Per qualche giorno, Lenny Martinez è stato descritto come la vera novità della Vuelta, almeno a partire dal secondo posto all’Observatorio Astrofisico de Javalambre, quando ha conquistato la maglia di leader. Il più giovane leader di sempre in testa a un grande Giro, con i suoi vent’anni e i 52 chili che ne hanno fatto per giorni la mascotte d’acciaio in testa al gruppo. La coincidenza più curiosa è legata al calendario. Lenny infatti ha conquistato la maglia rossa il 31 agosto, lo stesso giorno in cui da La Spezia partiva il Giro della Lunigiana: la corsa che lo rivelò al pubblico italiano (è singolare che nel video contenuto nell’articolo di allora, parlasse già della Vuelta). La bella favola è durata per due tappe, fino al giorno di Xorret de Catì, quando Roglic ha alzato le braccia e in testa alla Vuelta è passato Sepp Kuss.
I giorni successivi sono stati sempre più pesanti. Per qualche giorno, Martinez è rimasto intorno alla quinta posizione, finché si è messo di mezzo il Tourmalet e quel giorno il suo passivo è stato più pesante di quanto le sue esili spalle potessero sopportare. Oggi il francese riparte dalla 19ª posizione, con un distacco di 36’24” da Kuss. La terza settimana è vera terra di nessuno, l’Angliru di domani rischia di essere uno scoglio insormontabile.
Martinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorniMartinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorni
Quando hai capito che la fatica stava prendendo il sopravvento?
Mi sono sentito bene fino al primo giorno di riposo, poi non ho più avuto le stesse sensazioni dell’inizio. Qualcosa non funzionava bene e lo sentivo, il mio corpo ha iniziato a soffrire. Mi sono ammalato per la tanta fatica due giorni prima di prendere la maglia rossa e il fisico non ha retto. Sono crollato completamente nella tappa del Tourmalet e anche il giorno dopo. E’ stato davvero difficile, dopo tutto il lavoro dei miei compagni dall’inizio di questa Vuelta. Ma il corpo non ce la faceva e non mi era rimasto niente nelle gambe.
Per fortuna avevi bei ricordi da coltivare…
Il momento più bello della Vuelta è stata la tappa in cui ho preso la maglia rossa. Sono arrivato secondo, quasi la mia prima vittoria di tappa in un grande Giro dietro un grande Sepp Kuss. La tappa era molto difficile, ho finito molto stanco, ma anche molto felice. Il ritmo è stato molto alto per tutto il giorno.
Il secondo posto nella sesta tappa alle spalle di Kuss ha lanciato il francese sulla ribaltaA fine giugno la vittoria sul Ventoux lo ha lanciato verso l’estateIl secondo posto nella sesta tappa alle spalle di Kuss ha lanciato il francese sulla ribaltaA fine giugno la vittoria sul Ventoux lo ha lanciato verso l’estate
Sei sempre riuscito a dormire e mangiare bene?
All’inizio andavo a letto presto e cercavo di stare attento, però man mano che la Vuelta procedeva, andavo a letto un po’ più tardi (prima di mezzanotte comunque). Spesso infatti le partenze sono tardi ed è possibile svegliarsi la mattina verso le 9,30. Quanto al mangiare, abbiamo al seguito uno chef che cucina davvero bene. Questo ci permette di mangiare con piacere, è come essere in un ottimo ristorante, ma con i cibi giusti per la bici.
Stai mangiando tanto?
Cerco sempre di mangiare molto. In una corsa a tappe così dura, è possibile non avere più appetito a causa della stanchezza, ma bisogna comunque sforzarsi. Ho bisogno di mangiare molto, nonostante il mio corpo sia così piccolo.
La maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a KussLa maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a Kuss
Sei più nervoso per l’inizio della terza settimana o perché domani ci sarà l’Angliru?
La terza settimana è un bel mistero, non so come reagirà il mio corpo e quando sei leader di una squadra, devi esserlo ovviamente in ogni tappa di montagna. Se un giorno non stai bene, perdi tutto, soprattutto con il livello che c’è qui alla Vuelta.
Pensi che tutto questo alla fine si tradurrà in una buona scuola?
Sì, per ora la prima parte della Vuelta mi ha insegnato una volta di più a correre da leader in un grande Giro. Nella nostra squadra ci sono tanti giovani come me e anche loro hanno imparato ad esempio a difendere la maglia di leader. Spero che anche loro abbiano vissuto grandi emozioni come me.
A saper leggere nei post condivisi sui social, si riescono a intercettare gli stati d’animo delle persone. Per cui la foto di pochi giorni fa attraverso cui Davide Cimolai, attualmente alla Vuelta, esprimeva quanto gli manchi sua figlia Nina, che ha appena compiuto due mesi, la dice lunga sull’entusiasmo con cui il veneto sta vivendo la corsa spagnola. La classifica è spietata e lo colloca in penultima posizione, a 3 ore 10’01” da Kuss. Ma se questo può essere un dato poco indicativo, le sue sensazioni e i numeri in corsa dicono altro.
«Nina era nata da un mese – ammette Cimolai – e sono subito andato via di casa, però vabbè. In compenso questa Vuelta è una delle corse a tappe di livello più alto che abbia mai fatto. Sul piano dei numeri e dei wattaggi lo standard è altissimo. Personalmente sto bene, altrimenti sarei già andato a casa. Ma guardavo che domenicanelle prime due ore di corsa, ho fatto il mio record degli ultimi 7 anni sui 90 minuti: 339 watt medi».
Con questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la VueltaCon questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la Vuelta
Ed eravamo pur sempre alla fine della seconda settimana…
Alla quindicesima e dopo due tappe durissime come quella di venerdì e sabato. Vedendo come sono state disegnate le tappe di questa Vuelta, le squadre hanno deciso di sacrificare i velocisti per portare gente che va di più in salita. Magari questo ha influenzato e sta influenzando le tappe, perché alla fine io con i miei valori mi ritrovo sempre dietro con gli ultimi. Faccio i miei record di sempre e mi ritrovo dietro con altri 30 corridori. Per fortuna sto bene…
Con quale obiettivo sei partito per la Spagna?
Quest’anno mi sono specializzato nel fare l’ultimo uomo, quindi l’obiettivo era provare a vincere con Coquard. Purtroppo le cose sono andate male, lui si è ritirato il quinto giorno per una caduta e io ho provato a buttarmi dentro. Ho pensato che non essendoci i treni dei grossi velocisti, avrei potuto fare delle volate un po’ più facili rispetto al Giro e alla Tirreno. Invece no. Ne parlavo anche con Dainese e qua le volate sono più caotiche che al Giro. Non c’è controllo, quindi il problema è prendere posizione e purtroppo è una cosa che non riesco a fare da solo. E’ veramente uno dei grandi Giri più difficile della mia carriera.
Si tiene duro anche per rinnovare il contratto?
Anche per quello sicuramente. Dovrei rimanere qua (alla Cofidis, ndr), però finché non firmo…
Ti trovi bene in questo ruolo?
Mi reputo un ragazzo intelligente e a 34 anni bisogna capire qual è il proprio ruolo in squadra. Mi sono trovato bene ad aiutare Brian, anche perché so che è un vincente. E’ normale che vorrei giocarmi le mie carte, è sempre bello fare un piazzamento. Però a una certa età bisogna decidere cosa è meglio fare e io ho deciso così. Spero che la scelta venga apprezzata dalla squadra.
Dopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna NegraDopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna Negra
Quante tappe restano alla portata di Cimolai?
L’ultima a Madrid e quella di venerdì a Iscar. Anche lì dovrò essere bravo ad arrangiarmi, perché con tutto il bene che voglio ai miei compagni e tutto il bene che vogliono a me, non hanno le caratteristiche per aiutarmi. Siamo venuti con una squadra attrezzata per le fughe e fortunatamente abbiamo vinto, per le volate vedremo cosa tirare fuori.
Come si vive dall’interno il mega controllo Jumbo sulla corsa?
E’ difficile, perché dal mio punto di vista praticano un altro ciclismo, nonostante io non sia l’ultimo arrivato. In salita hanno un altro passo. Normalmente nei grandi Giri faccio gruppetto perché voglio farlo, per salvare un po’ di energie. Qui alla Vuelta sono costretto a farlo e impegnarmi a tutta, per non arrivare fuori tempo massimo. Siamo ai livelli del Tour de France e torniamo sempre al solito discorso che il ciclismo è cambiato. Siamo sempre al limite col tempo massimo e alla fine è dura, non lo nego.
Stanno mettendo in difficoltà un po’ tutti, non solo i velocisti. E anche Evenepoel ha fatto la fine di Pogacar al Tour…
Guardavo i numeri rispetto all’anno scorso e nel 2022 siamo andati molto più piano. Per cui, venendo al discorso di Pogacar ed Evenepoel, uno può avere talento, può avere tutto, però in un grande Giro bisogna limitare qualsiasi sparata di troppo. Per quanto io reputi Evenepoel un fenomeno, per quanto abbia solo 23 anni e sia un grande campione, se ti ritrovi contro una Jumbo con Vingegaard e Roglic, devi saperti gestire.
In questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimoIn questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimo
Vingegaard, Roglic e Kuss, che ha fatto anche Giro e Tour, eppure ancora va fortissimo…
Credo che lui i nemici li abbia in casa, anche se mi auguro che decidano di proteggerlo, perché se lo merita per tutto quello che ha sempre fatto. Insomma, ecco la storia della Vuelta 2023.
Per dare un voto aspettiamo Madrid?
E’ chiaro che un podio alzerebbe notevolmente il giudizio complessivo. Però bisogna essere anche onesti nel dire: «Okay ragazzi, io più di così sto non posso dare. Sto nel mio piccolo, sto migliorando, ma se il livello è così alto, cosa puoi farci di più?». Ci sono ancora due volate, però sicuramente noi velocisti arriveremo lì stanchi morti noi. Tranne Groves, che ha una condizione veramente stratosferica: non solo in volata ma soprattutto in salita, ha dimostrato di veramente di essere un corridore con la C maiuscola.
Ci sarebbe stato bisogno di Evenepoel per dare a questa Vuelta una parvenza di suspence. E così adesso, pur sapendo che sia pressoché impossibile che rientri nei giochi, siamo tutti lì a chiederci se il belga potrà dare il suo contributo per rendere decisivo l’Angliru di mercoledì. Il guaio della corsa spagnola infatti, che è disegnata per non concedere spazio a vincitori improvvisati, è che tutti i più forti corrono con la stessa maglia: quella della Jumbo-Visma. Questo di fatto li neutralizza, permettendo a un ottimo corridore come Kuss di sognare in grande. E se finora il miglior risultato dell’americano era stato l’ottavo posto del 2021 alle spalle di capitan Roglic, ora la Vuelta rischia di vincerla davvero.
Anche Pogacar al Tour (Courchevel) pagò il riposo, la crono del giorno dopo e i continui scatti contro VingegaardAnche Pogacar al Tour (Courchevel) pagò il riposo, la crono del giorno dopo e i continui scatti contro Vingegaard
La lezione di Pogacar
Anche Tadej Pogacar, che di Tour ne ha pur vinti due, si è accorto che contro la Jumbo-Visma non è più tempo di gesti sconsiderati. I “calabroni” hanno eletto la concretezza ad arma suprema e corrono con il massimo cinismo, trangugiando estratto di barbabietola dopo ogni arrivo. Colpiscono quando serve e guidano il gruppo nel tempo che resta. Niente di troppo inedito: il Team Sky si muoveva in modo identico.
Evenepoel non l’ha ancora capito. E se nelle corse di un giorno gli riesce ancora la giocata ad effetto, nelle grandi corse a tappe continua a commettere errori da eccesso di esuberanza. Il belga una Vuelta l’ha pur vinta, quella del 2022. Però aveva davanti solo Roglic al rientro dopo la caduta del Tour, che per giunta sul più bello decise di… suicidarsi (la caduta di Tomares resta fra i misteri mai spiegati).
Questa volta invece si è trovato sulla strada un buon Vingegaard e un ottimo Roglic e non ha capito che certe cose non può (ancora) farle. In questo ciclismo dei massimi livelli, ogni azione di troppo svuota il serbatoio. Non avere accanto un campione da grandi Giri da cui imparare e sull’ammiraglia qualcuno che ne abbia guidato uno alla vittoria è una lacuna che la Soudal-Quick Step dovrebbe colmare alla svelta. Altrimenti Remco se ne va.
Attenzione: nessuno vuole imporre al belga di vincere il Tour, si diventa grandissimi anche senza. Finora ne ha parlato soltanto lui. Ma la strada è lunga e parte proprio dal capire che non è sbagliato avere dei limiti: anzi, è il punto di partenza per superarli.
Ayuso e Uijtdebroeks sono le forze nuove di questa Vuelta: a loro il compito di lottare sino in fondoCon tre così sulla ruota, dove vuoi andare? Per Ayuso un compito piuttosto gravoso…Ayuso e Uijtdebroeks sono le forze nuove di questa Vuelta: a loro il compito di lottare sino in fondoCon tre così sulla ruota, dove vuoi andare? Per Ayuso un compito piuttosto gravoso…
Gregari extra lusso
Leggendo la classifica generale, si apre però la porta su una serie di considerazioni. La prima è che i rivali dichiarati della vigilia, da Mas ad Ayuso, passando per Almeida, Buitrago e Landa, hanno nuovamente mostrato la loro poca consistenza: ciascuno con le sue motivazioni. Ayuso ad esempio è così giovane (e come lui anche Uijtdebroeks) che sarebbe ingiusto puntare il dito: da loro ci aspettiamo che continuino a correre non in difesa delle posizioni acquisite, ma per scardinare la situazione imparando a prendersi le misure. Ayuso può ancora puntare al podio, se Kuss avrà un passaggio a vuoto. Il belga invece potrebbe voler fare meglio del compagno Vlasov e (in un duello belga) dello stesso Evenepoel.
In ogni caso, non è davvero semplice immaginare di attaccare il leader della corsa in salita, se fra i suoi gregari c’è uno che ha vinto per due volte il Tour e un altro che ha vinto il Giro d’Italia e per tre volte la Vuelta.
«Prima del via – ha spiegato Kuss – il piano era di correre per i nostri due capitani, ma ora le opzioni sono diventate tre. Le gambe sono buone, anche meglio di una settimana fa. Ogni giorno mi sento meglio, con ancora più voglia. Oggi il leader sono io, ma di noi tre, deve vincere il più forte. Ci sono ancora tappe molto difficili: io mi sento pronto per raccogliere la sfida, ma se vedo che non è possibile, ci sono Primoz e Jonas pronti a subentrare».
Vingegaard è ben contento di supportare Kuss, così pure Roglic. Fra i tre ci sono amicizia e gratitudine reciprocaVingegaard è be contento di supportare Kuss, così oure Roglic. Fra i tre ci sono amicizia e gratitudine reciproca
Il sogno di Kuss
Il sogno di Kuss è lo stesso di tanti gregari fortissimi che in anni diversi tentarono la sorte, mettendosi in proprio. Viene da pensare a Wouter Poels e Porte che lasciarono Sky cercando fortuna per sé. Oppure ai gregari di Armstrong, da Heras a Hamilton passando per Landis. E dato che in quel caso il capo non permetteva loro di brillare di luce propria, anche loro si staccarono e si misero in proprio. Il solo che riuscì a coronare il suo sogno, rimanendo nella squadra americana, fu Heras nel 2003, che vinse la Vuelta, ma in assenza del texano.
Alla Jumbo-Visma c’è ben altro rispetto. E dato che l’americano in maglia rossa ha scortato in precedenza Roglic alla vittoria del Giro e poi Vingegaard al Tour, nonostante i due potrebbero pretendere di avere in mano la squadra, sembrano davvero contenti di concedergli la chance che, in ogni caso, Sepp si è conquistato e sta difendendo con le sue forze. Kuss ha il contratto fino al prossimo anno: lo prolungheranno subito oppure qualcuno cercherà di portarlo via?
Nibali vinse il Tour 2014 grazie a una solidità eccezionale e al coraggio di attaccare FroomeNibali vinse il Tour 2014 grazie a una solidità eccezionale e al coraggio di attaccare Froome
La storia si ripete
Purtroppo per la Vuelta, questa gestione rischia di addormentare la corsa. Evenepoel sarebbe servito esattamente a questo, con la sfrontatezza come arma per far saltare gli schemi dello squadrone invincibile. Certi blocchi non li batti con le stesse armi: devi trovare il mondo di portarli sul terreno sudato e sporco del corpo a corpo. E Remco, quando sarà maturato e avrà l’autonomia atletica per poterlo fare, è uno dei pochi al mondo a non aver paura di provarci. Come fece Nibali sul pavé per far saltare gli schemi di Froome. Come Pantani per mandare in tilt Indurain, Ullrich e Armstrong. Prima che qualcuno trovasse il modo per toglierlo di mezzo.
«Anche caratterialmente, per quanto possa essere un campione – riflette Cattaneo – Evenepoel rimane sempre un ragazzo di vent’anni. Non può ancora avere il carattere di un uomo di trenta. L’altro giorno è stato devastante per lui, bruttissimo per noi. Però io credo che proprio quella tappa, come avevamo già visto al Tour con Pogacar, ha dimostrato che sono campioni, ma anche esseri umani e come tali hanno giorni sì e giorni no. E questo, dal punto di vista del tifoso, è una cosa che esalta il ciclismo. Sembrano intoccabili, ma si dimentica che sono ragazzi…».
Come sia stato iniziare la risalita dall’inferno a 24 ore dalla crisi più nera è però quello che fa la differenza fra un campione e una persona normale. Al netto di tutte le osservazioni possibili che si possono muovere all’indirizzo di Evenepoel, una reazione “cattiva” come quella di ieri non è cosa comune. Puoi farla se hai tanto motore e probabilmente una volta ritrovata la libertà mentale. Noi abbiamo cercato di capirla attraverso il racconto di Mattia Cattaneo: testimone silenzioso della disfatta e potente guida nel momento della riscossa. Il bergamasco ha 33 anni, è professionista da 11 e ha visto tanto ciclismo: quanto basta per leggere con noi nei due giorni pazzeschi di Evenepoel.
Cattaneo è con la Soudal dal 2020, è professionista dal 2013. Qui scherza con Remco al via della VueltaCattaneo è con la Soudal dal 2020, è professionista dal 2013. Qui scherza con Remco al via della Vuelta
Due giorni sulle montagne russe. Prima siete andati giù e ieri siete tornati su…
Diciamo che ci voleva. Specialmente per lui, moralmente credo che gli servisse questa sorta di rivincita.
Si è capito che cosa sia successo l’altro giorno?
Onestamente no, credo che abbia semplicemente avuto un passaggio a vuoto nel giorno sbagliato. Ho sempre detto che in un grande Giro capita sempre la giornata in cui non vai. Se ti capita nella tappa piatta, riesci a salvarti. Se hai la sfortuna che succede in una tappa super esigente come quella del Tourmalet, abbiamo visto tutti quello che è successo.
Ieri Nibali ha fatto qualche ipotesi su cosa potrebbe essere successo dopo il giorno di riposo.
Ho letto l’articolo, quello che dice Vincenzo è possibile, però è difficilissimo da dimostrare. Siamo seguiti in tutto e per tutto, anche dal punto di vista dell’alimentazione. Calcolano quello che consumi e mangi in base a quello. Come però dice Vincenzo, il giorno di riposo è sempre molto delicato. Il tuo corpo è abituato a girare sempre a tutta e quel giorno può farti bene, nel senso che ti fa recuperare, o può farti male. Magari ti blocca, ti scombussola, ma resta difficile da capire. Probabilmente la causa non si saprà mai, si possono avere delle ipotesi, ma poco più.
Primi chilometri del tappone del Tourmalet, Evenepoel sta bene: nulla lascia presagire il crolloPrimi chilometri del tappone del Tourmalet, Evenepoel sta bene: nulla lascia presagire il crollo
Sul momento si poteva pensare che si fosse ammalato di nuovo.
Penso che ieri abbia dimostrato che comunque sta bene (sorride, ndr).
Era previsto che andaste in fuga o vi siete trovati nel posto giusto?
Onestamente era previsto che avremmo provato, però non in modo così “cattivo”. In gara le situazioni si creano, la fuga è venuta fuori e Remco ha fatto quel numero spaziale.
Questo tipo di reazione l’ha avuta la sera o è nato tutto a colazione?
In realtà già la sera. Magari nell’immediato era parecchio giù, però poi a cena ci siamo messi tutti ad aiutarlo perché stesse su di morale. E’ logico che avrà passato una notte difficile, però la mattina aveva già lo sguardo diverso. Credo che la differenza tra un campione e un corridore normale stia proprio lì. Il campione vuole sempre dimostrare qualcosa. A chi me l’ha chiesto, ho detto che ieri nessuno avrebbe potuto batterlo. Era come Van der Poel al mondiale. Poteva andare o non andare in fuga, ma avrebbe vinto comunque, perché era in uno di quei giorni in cui va forte in discesa, in pianura, in volata… dappertutto, capito?
Come è stato per te restargli accanto nella… processione del Tourmalet e poi ieri?
Io cerco sempre di fare il mio lavoro, ma logicamente il giorno del Tourmalet non è stato facile. Vedevo che non riusciva a spingere e poi ho visto subentrare anche il fattore mentale. Allora ho cercato di stargli più vicino possibile, mentre ieri ho semplicemente fatto il mio lavoro, cercando di dare il massimo.
Sul traguardo del Tourmalet, il passivo di Evenepoel è di 27’05”: la squadra è tutta attorno a luiSul traguardo del Tourmalet, il passivo di Evenepoel è di 27’05”: la squadra è tutta attorno a lui
Più facile ieri che il giorno prima, probabilmente…
Per me sì, soprattutto mentalmente. Non è facile vedere uno come lui che soffre così tanto, non è facile in generale vedere le persone quando soffrono. Però un conto è fare gruppetto, perché lo vuoi e vai all’arrivo cercando di risparmiare energie, un conto è prendere una legnata così e doverla portare al traguardo. Cambia decisamente.
Parlavate o andavate avanti in silenzio?
All’inizio siamo andati avanti in silenzio, poi pian piano si è incominciato un po’ a parlare. Abbiamo cercato di supportarlo moralmente il più possibile, aveva intorno praticamente tutta la squadra.
Domanda facile, la risposta forse meno. Remco ha 23 anni, si è cucito addosso un personaggio invincibile. Possibile che abbia avuto un crollo psicologico?
Io posso solo dare il mio punto di vista, quindi da esterno. Remco vive in un Paese in cui il ciclismo è come per noi il calcio. Perciò qualsiasi cosa fai bene, sei sulle stelle. Se invece fai male sei, sei nella… nel fango. Questo crea anche una pressione mediatica. Se la Juventus non fa un cavolo, è una squadra da buttare. Quando vince Champions e campionato, per i media è normale. In Belgio, Evenepoel è il Cristiano Ronaldo del ciclismo. Qualsiasi cosa faccia, bella o brutta, piovono articoli su articoli e questo crea inevitabilmente una pressione. Ma lui è giovane, giovanissimo. Quindi secondo me dovrà imparare a gestire questi passaggi. Deve essere consapevole che oggi sei un campione e domani non sei nessuno. Però un conto è la capacità di… sbattersene di un corridore che ha 30 anni e ha capito certi meccanismi, altro quando, passatemi il termine, sei ancora un bambino.
Ieri verso Larra-Belagua, tutto cambia di nuovo. Evenepoel attacca, con lui Bardet: il belga vince per distaccoIeri verso Larra-Belagua, tutto cambia di nuovo. Evenepoel attacca, con lui Bardet: il belga vince per distacco
I media amplificano ogni cosa.
E alla fine i due soli giorni neri nella carriera di uno come Remco faranno più rumore dei 250 mila di noi persone normali. Esattamente così.
Peccato solo che abbia perso 27 minuti e ora sia inimmaginabile riaprire la Vuelta.
Credo che in quel momento fosse davvero impossibile mentalmente per un per uno come lui tenere duro e soffrire per arrivare a 15 minuti. Il guaio è che è crollato sulla prima salita. Fino al Col de Spandelles eravamo lì, poi di colpo Remco ha detto basta. Se fosse successo anche solo a metà di quella salita, la avremmo gestita diversamente. Hai la discesa, poi resta solo il Tourmalet. Invece mancava una vita per andare al traguardo.
Che tipo di Vuelta ti aspetta d’ora in avanti?
La Vuelta come se fossi ancora all’Androni (ride, ndr). Vabbè, ci proveremo sempre. Logicamente gli obiettivi sono cambiati, però credo abbiamo dimostrato di aver reagito e di avere nuovi stimoli. Cercheremo di vincere altre tappe, in fuga o quello che sarà.
Dopo essere stato in fuga con Evenepoel, a Larra-Belagua Cattaneo taglia il traguardo a 16’21” dal suo capitanoDopo essere stato in fuga con Evenepoel, a Larra-Belagua Cattaneo taglia il traguardo a 16’21” dal suo capitano
Magari provi a vincere anche tu?
L’importante è fare risultato, ma certo non nascondo che mi piacerebbe vincere una tappa. La condizione c’è, però ci vuole fortuna. Di sicuro ci provo e poi vediamo.
Allora in bocca al lupo. A che ora si parte oggi?
Evviva il lupo. Si parte alle 13,20. Ieri siamo andati a cena tardissimo dopo 150 chilometri di trasferimento su strada normale, oggi si parte tardissimo. Alla Vuelta ci sono orari belli tosti. Quanto sarebbe bello partire un’ora prima e andare a letto a orari normali…
«Ieri ho avuto una giornata e una serata molto difficili – dice tutto d’un fiato Remco Evenepoel – non sono riuscito a dormire molto e ho passato una notte molto brutta. Mi preoccupavo continuamente e mi svegliavo ogni ora. Avevo solo pensieri negativi. Volevo ritirarmi, ma Oumi mi ha costretto a prometterle che avrei continuato per lei. Non avrei potuto farcela senza il suo sostegno e quello dei dirigenti e compagni di squadra. Hanno continuato a credere in me e dicevano costantemente: un vero campione risponde sempre. Questo è per tutti coloro che continuano a credere in me. E non è ancora finita».
Commosso all’arrivo, con quell’essere teatrale che contraddistingue RemcoCommosso all’arrivo, con quell’essere teatrale che contraddistingue Remco
Al telefono con Nibali
Come sia che a distanza di 24 ore dalla crisi più terrificante della sua carriera, Remco sia riuscito ad andare in fuga e ad arrivare da solo su un traguardo di montagna resterà a lungo motivo di dibattito. Va bene: quando hai mezz’ora di svantaggio, ti lasciano andare, ma ugualmente non saresti capace di andare sino in fondo nella tua fatica. Che cosa lo ha tradito ieri, al punto da accusare un passivo di 27 minuti?
Dato che si cammina nel terreno delle ipotesi, abbiamo provato a vederci chiaro con l’aiuto di Vincenzo Nibali. Quelle che seguono sono teorie dal di fuori, cercando di capire che cosa potrebbe essere successo ieri. Lo Squalo visse tutto il Giro del 2016 senza uno spiraglio di luce: qualcosa lo bloccava. Poi di colpo tornò la luce e in tre tappe ribaltò un risultato che sembrava ormai immutabile.
Con Nibali abbiamo provato a capire che cosa sia successo ieri a Remco EvenepoelCon Nibali abbiamo provato a capire che cosa sia successo ieri a Remco Evenepoel
E’ possibile che abbia pagato la pressione psicologica di dover vincere a tutti i costi?
Siamo nel campo delle ipotesi, questo diciamolo chiaramente. Che Remco sia esuberante lo sappiamo e magari politicamente gli sarebbe convenuto stare più abbottonato davanti a uno che ha vinto per due volte il Tour. I rivali vanno sempre studiati e rispettati. Tanti mi prendevano quasi in giro perché alla Vuelta del 2013 mi feci battere da Horner, ma io non lo sottovalutai affatto. Fu davvero il più forte e non batté solo me, ma tutti i migliori di quel tempo. Poi magari i rivali li punzecchiavo, ma sempre tenendo un basso profilo. Anzi, a volte mi incavolavo…
Quando?
Quando i giornalisti mi attribuivano dichiarazioni troppo altisonanti. Io non ho mai usato certe parole. Per contro bisogna dire che il modo di correre di Remco è spettacolare, ma forse è più utile nelle classiche che nelle corse a tappe. Se però ti metti a fare i traguardi volanti, allora vuol dire che sei poco sicuro. Anche io ho avuto i momenti in cui soffrivo, ma quando era necessario menavo forte.
L’arrivo di Cattaneo nella fuga ha dato nuovo impulso all’azione e lanciato RemcoL’arrivo di Cattaneo nella fuga ha dato nuovo impulso all’azione e lanciato Remco
Che cosa può essere successo ieri?
Se prendi mezz’ora, vuol dire che sei saltato del tutto. E qui forse potrebbe entrarci anche l’alimentazione. Ormai si va avanti solo con rifornimenti liquidi, ma se sei in crisi, i liquidi non sono l’ideale. Bere e mangiare è difficile, per questo se a inizio tappa hai mandato giù qualcosa di solido, ti aiuta anche a trattenere i liquidi. Non sono un nutrizionista, ma nell’ultima parte della mia carriera, iniziavo la corsa mandando giù qualcosa di solido e poi prendevo i liquidi. Era una strategia concordata con Erica Lombardi e mi trovavo bene.
Perché secondo te Evenepoel è andato fortissimo fino al giorno di riposo, poi ha fatto una bella crono e poi è colato a picco?
Ne parlavamo ieri a Squalo TV con Sobrero e Piccolo. Quando metti in fila il giorni di riposo e poi una crono, è come se riposassi per due giorni. La crono ti dà un’attivazione minima, perché è breve. Vieni da giorni in cui sei abituato a fare 4-5 ore, mangi di più e il giorno successivo può arrivare la crisi.
La Jumbo-Visma ha gestito senza affanno: i primi tre posti della classifica sono ancora suoiLa Jumbo-Visma ha gestito senza affanno: i primi tre posti della classifica sono ancora suoi
In realtà dopo la crono però c’è stata una tappa veloce.
In una tappa di montagna bruci circa 4.000 kcal e sono di zuccheri e grassi. In una crono ne vanno via a dire tanto 1.000, mentre nella tappa veloce come quella vinta da Molano arrivi a consumare 2.500 kcal, quindi sono tappe che passano come se non avessi acceso il motore. Sono ipotesi di quello che può essere successo, ma hanno una parte di fondamento. Se poi fa caldo, è un attimo anche prendersi qualcosa.
Un raffreddore come Almeida, ad esempio?
Dopo lo sforzo intenso di un arrivo, c’è la finestra temporale in cui è facilissimo ammalarsi, perché le difese immunitarie sono basse. Per questo tante volte andavo prima a fare la doccia calda e poi venivo alle interviste. Non ero arrabbiato, solo curavo questi dettagli.
Con Bardet hanno diviso il peso della fuga: il francese ha chiuso secondo a 1’12”Con Bardet hanno diviso il peso della fuga: il francese ha chiuso secondo a 1’12”
Evenepoel commosso
Commosso dopo la vittoria, Evenepoel ha detto parole molto interessanti, che avvalorano il fatto che quel blackout sia stato frutto della pressione eccessiva o della difficoltà a carburare, ottimamente spiegata da Nibali.
«Nella prima parte della fuga – ha detto – siamo andati a tutto gas, ma mi sentivo molto bene. Questa è sicuramente una delle vittorie più emozionanti della mia carriera. Oggi volevo fare quello che meglio mi rappresenta, cioè andare forte e provare a vincere. La classifica è completamente rovinata, ma questa Vuelta può essere decisamente migliore. Come posso spiegare questa svolta? Nessuna idea. Volevo rimettere a posto la situazione, penso che sia tipico del mio carattere. Questo dimostra che ieri ho avuto una giornata davvero brutta, ma oggi ho pedalato a un livello superiore a quello degli ultimi due anni. Stiamo parlando di un livello altissimo, la Vuelta può essere ancora migliore».
Vingegaard, Kuss e poi Roglic. Già sembra insolito che succeda alla Roubaix, figurarsi sulla cima del Tourmalet. Oggi alla Vuelta va così, con la Jumbo-Visma che domina e gioca con gli avversari. Qualcosa di mai visto, ma niente di strano, considerato il livello degli atleti in ballo. Negli ultimi due anni uno solo ha provato a contrastarli – Tadej Pogacar – che però non è alla Vuelta. E anche lui comunque negli ultimi due Tour ha dovuto chinare il capo.
L’altro grande favorito, Remco Evenepoel, è uscito di scena prima ancora che la tappa entrasse nel vivo e a pensarci bene è questa la vera notizia. Si è staccato con tutta la squadra a 90 chilometri dall’arrivo ed è arrivato dopo 27 minuti. Nei giorni scorsi la Soudal-Quick Step aveva escluso che stesse male, soprattutto dopo che era andato a casa Bagioli, vedremo che cosa verrà fuori stasera. Di sicuro doveva essere il giorno in cui scoprire le sue attitudini per le salite lunghe e stando al risultato, l’esame andrà quantomeno ripetuto. Anche per lui e i suoi 23 anni tuttavia, il livello di Vingegaard, Roglic e del sorprendente Kuss è ancora troppo alto. Ma quanto va forte Kuss, che ha fatto il Giro e anche il Tour?
A più di 90 chilometri dall’arrivo, Evenepoel alza bandiera bianca: basta guardarlo, non è giornataA più di 90 chilometri dall’arrivo, Evenepoel alza bandiera bianca: basta guardarlo, non è giornata
Ayuso testa dura
Alle loro spalle ha provato a tenere alta la testa il solo Juan Ayuso, che di anni ne ha appena venti ed è stato il solo fra quelli del gruppetto di testa a provare una reazione. Sul traguardo c’è arrivato quarto a 38 secondi. Non abbastanza per sognare in grande, ma quanto basta per coltivare la possibilità di un piazzamento a ridosso dei marziani.
«Vanno forte davvero – dice Manuele Mori che ha seguito lo spagnolo dall’ammiraglia del UAE Team Emirtates – non c’è niente da dire, ma anche Ayuso va forte. Rischiano di far primo, secondo e terzo, anche perché Juan è rimasto uno contro tre, purtroppo. Almeida invece sta prendendo l’antibiotico, perché da due giorni non si sente bene. Da dopo la crono ha iniziato a combattere col mal di gola. Se c’era lui, per la gamba che aveva, era lì di sicuro e allora eravamo in tre contro tre. E poi al conto della sfortuna, va aggiunta la caduta di Jai Vine. Ma adesso bisognerà cercare di inventarsi qualcosa, anche se non è facile. Ayuso sta bene, due giorni fa è caduto pure lui e oggi l’ha sentita. Però è l’unico che ci ha provato, gli altri stavano passivi. Dispiace anche per Remco, non se lo aspettava nessuno. Lui poteva essere un valido alleato…».
Uno sguardo alla classifica per Ayuso prima di salire sui rulli. Anche lui ha vent’anni e chiude al quarto postoGiornata nera per Almeida sul Tourmalet, arrivato a 6’47”: il portoghese è sotto antibiotici da due giorniUno sguardo alla classifica per Ayuso prima di salire sui rulli. Anche lui ha vent’anni e chiude al quarto postoGiornata nera per Almeida sul Tourmalet, arrivato a 6’47”: il portoghese è sotto antibiotici
La resa di Remco
Nei primi minuti dopo l’arrivo, il belga non ha trovato la voglia di parlare e lo si può ben capire. In ogni caso il suo carisma di leader è stato confermato dal fatto che tutti i compagni gli siano rimasti intorno, a conferma del fatto che se anche la classifica è persa, si lotterà per altri risultati. Sempre sperando che Remco non prenda la palla al balzo per lasciare la compagnia.
«Ovviamente siamo delusi – ha detto Pieter Serry – Remco ha avuto una brutta giornata, non c’è certamente nulla di cui vergognarsi. Ha vissuto una stagione fantastica, solo perché non ha reso oggi non significa che non ci riuscirà in futuro. Ha dato una spiegazione? Non proprio. Mi ha semplicemente chiesto scusa”. Cos’altro dovrebbe dire? Se non va, non va. L’intenzione ora è girare l’interruttore e provare a vincere un’altra tappa. Questa finora è sempre stata la mentalità nella nostra squadra».
«Non c’è molto da dire su questa tappa – ha aggiunto il diesse Klaas Lodewyck – è stata semplicemente una brutta giornata per Remco: non era malato né ferito. E’ un peccato, ma può succedere. Il ciclismo non è correre su un simulatore, siamo tutti esseri umani. Stasera ci siederemo tutti insieme, valuteremo cosa è successo e troveremo nuovi obiettivi per il resto della gara».
Roglic si è piazzato terzo a 33″ da Vingegaard, come al solito generoso. Forse anche troppoEra chiaro che Vingegaard fosse l’uomo su cui puntava oggi la Jumbo-Visma, la vittoria è parsa molto facileKuss è uscito dal gruppetto di testa, avvicinando Vingegaard e chiudendo a 30″. Quanto va forte?Roglic si è piazzato terzo a 33″ da Vingegaard, come al solito generoso. Forse anche troppoEra chiaro che Vingegaard fosse l’uomo su cui puntava oggi la Jumbo-Visma, la vittoria è parsa molto facileKuss è uscito dal gruppetto di testa, avvicinando Vingegaard e chiudendo a 30″. Quanto va forte?
La dedica di Vingegaard
Ben altro sentire nel clan dei vincitori, con le strade francesi che restano favorevoli a Vingegaard, commosso e sfinito dopo l’arrivo. Dominati gli ultimi due Tour, il danese è venuto a prendersi una vittoria sul Tourmalet, su cui la Vuelta ha sconfinato. Questa volta però non ci sono state scene di abbracci familiari dopo l’arrivo ed è proprio lui a spiegare il perché.
«Questo è il posto migliore – ha sorriso Jonas – per la mia prima vittoria di tappa alla Vuelta. Ha reso la giornata ancora migliore. Sono così felice perché oggi è il compleanno di mia figlia e volevo vincere per lei. Sono felice, questa è una vittoria per Frida. Il nostro piano era di guadagnare tempo quando se ne fosse presentata l’opportunità e anche questo ha funzionato. E’ stato anche meglio di quanto avessimo previsto».
Uijtdebroeks quinto sul Tourmalet a 38″ da Vingegaard: ha vent’anni, un battesimo specialeUijtdebroeks quinto sul Tourmalet a 38″ da Vingegaard: ha vent’anni, un battesimo speciale
La grinta di Uijtdebroeks
In questa sorta di antologia di voci dal Tourmalet, non si può non sottolineare anche la prestazione di Cian Uijtdebroeks. Il giovane belga, quinto all’arrivo, ha vent’anni come Ayuso che l’ha preceduto e nel 2022 ha vinto il Tour de l’Avenir: non è sempre immediato riuscire a confermarsi a certi livelli.
«Mi sono sentito benissimo fin dall’inizio – ha detto – e sull’ultima salita è come scattato un interruttore. Non ho pensato più a niente e ho cercato di tenere duro il più possibile. Seguire Vingegaard non era possibile, sarei scoppiato. Quindi ho semplicemente provato a stare con gli altri. Quando ho ricevuto la notizia che Vingegaard e compagni avrebbero partecipato alla Vuelta, ho pensato che la classifica fosse un capitolo proibito, ma è fantastico aver potuto partecipare a questa tappa. Le gambe mi fanno male, soffro di piaghe al soprassella, ma la testa sta benissimo. E’ un processo di apprendimento fantastico».
Il video di Ganna che al via della tappa di ieri porta a spalla la Trek di Mosca e pedalando la deposita davanti al cambio ruote Shimano ha fatto il giro del web, diventando virale. I due non sapevano che di lì a poco sarebbero andati in fuga verso Laguna Negra, perché al momento erano presi soprattutto a farsi due risate.
«Uno scherzetto – ride Mosca durante i massaggi dopo la tappa – di quelli che fai quando puoi, quando si è un po’ tranquilli. Gli ho rubato il Garmin, perché alla firma avevo la bici accanto alla sua. Ho visto che non aveva il filo, l’ho preso e gli ho detto: “Tieni, se vuoi te lo vendo”. Lui non ha capito subito che era suo, poi però mentre eravamo sul palco, ho visto che tirava su la mia bici, dopo aver firmato qualche autografo. E mi ha fatto ciao-ciao con la mano…».
Questa la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente viraleQuesta la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente virale
Dice che Cerea sta facendo un massaggio profondo e che in certi momenti gli fa anche male, ma va bene, almeno domattina (oggi, ndr) avrà le gambe sciolte. La Vuelta è ancora lunga e il compito del corridore piemontese, di cui pochi giorni fa è stato annunciato il rinnovo del contratto fino al 2025, è quello di entrare nelle fughe e tirare le volate per Edward Theuns.
Al momento dello scherzo avevate già previsto di andare in fuga insieme?
No, ognuno fa la sua corsa. Però non è che ci voglia un genio a capire che se loro vogliono andare in fuga con Thomas, è Pippo quello che la porterà via. Anche perché onestamente, la fuga l’ha proprio portata via lui. Aveva già provato prima con Bernal, ma credo ci fosse dentro qualcuno troppo vicino in classifica e la Jumbo ha chiuso subito. Poi dopo 30 chilometri ha portato via quella giusta. Ha fatto tutto lui. E sulla salita finale, mi ha fatto morire. Pensavo di star bene, poi l’ho visto passare davanti a tirare… Ma gliela farò pagare questo inverno, in qualche uscita me ne ricorderò (ride, ndr).
Decimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirareDecimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirare
Come sta andando questa Vuelta per te?
Benone, direi. Tendenzialmente siamo venuti qua con l’obiettivo delle tappe e comunque ci stiamo provando ogni giorno. Chiaro che oggi (ieri, ndr) ci siamo trovati davanti Vergaerde ed io e non eravamo i due migliori per essere in una fuga con arrivo in salita. Però alla fine, dopo 60 chilometri di scatti, ci sta che non tutto vada secondo i piani. Anche perché lui ed io siamo qua per le tappe di pianura e finora nelle tre volate è andato tutto abbastanza bene. Vediamo domani a Saragozza se ne faremo un’altra buona, ma non credo avremo problemi a recuperare le fatiche di oggi.
Non sembrano volate con un treno che la fa da padrone, giusto?
Di molto organizzata c’è la Alpecin, per cui sono volate tanto caotiche proprio perché c’è una squadra sola che prova a controllarle. L’ultima volta c’è stata una caduta ai 5 chilometri e siamo rimasti tutti dietro. Per mia fortuna però, ho trovato Vlasov che era rimasto dietro, quindi la Bora ha fatto tutto il lavoro e ci riportato dentro a 1,5 chilometri dall’arrivo. E io mi sono ritrovato a ruota di Theuns e sono riuscito a tirargli la volata. Quindi ho avuto anche un po’ di fortuna.
Nella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppoNella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppo
Cosa si può dire delle polemiche sulla sicurezza e le varie neutralizzazioni?
Devo dire che le polemiche alla fine sono sempre fatte da chi non è sulla strada o in gruppo. Nella tappa di Barcellona, purtroppo, la sfortuna è stata che ha piovuto proprio la sera della cronometro ed è venuta giù tutta l’acqua che non era caduta negli ultimi tre mesi. Fino a poche ore prima c’erano 35 gradi. Il giorno dopo è veramente piovuto tanto e la strada, come succede nelle località di mare quando non piove da tanto tempo, era scivolosa e il finale di tappa era in ogni caso troppo pericoloso. Fortunatamente siamo arrivati a questa via di mezzo, per cui i tempi della generale sono sati presi ai 9 dall’arrivo, perché quelli di classifica non devono rischiare. Se metti un gruppo di 170 corridori alla prima tappa della corsa, dove tutti sono freschi e motivati, è chiaro che tutti i velocisti ci avrebbero provato e anche gli uomini di classifica avrebbero provato a tenere. E su quelle strade non c’era posto per tutti.
Invece l’altro giorno a Caravaca de la Cruz, con la neutralizzazione ai due chilometri?
Gli organizzatori hanno fatto una bella scelta. Chiaro che poi vengono le polemiche, perché uno dice che con l’arrivo in salita c’era margine per passare in sicurezza. Ma sinceramente, già noi corridori non siamo dei geni, per una volta che usiamo il cervello non è che ci si può dire tanto. Se è pericoloso, perché devo rischiare quando ormai la tappa è andata, la generale è già definita e a 200 metri dall’arrivo c’è una curva con il fango? Io sono passato dopo 80 corridori e ce n’era ancora parecchio. Immagino che i primi l’abbiano visto anche meglio, mentre nel parcheggio dopo l’arrivo si sono infossate le ammiraglie. Bisogna dire un’altra cosa sugli organizzatori…
La pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatoriLa pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatori
Che cosa?
Stanno facendo delle gran belle cose, in quanto a sicurezza per noi. Ci sono delle discese dove vedi i materassi per fermare eventuali cadute, ci sono i segnalatori e tutto quel che serve. Poi è chiaro che ci sono sempre problemi, si può sempre migliorare, però per ora non possiamo lamentarci. Loro hanno questo modo di fare gli arrivi in mezzo al nulla, ma è una loro scelta: a noi non cambia molto.
Com’è stare in fuga, che ambiente c’è là davanti, che pubblico?
Oggi per la prima volta in una salita sono arrivato quando ancora la gente faceva veramente il tifo. Quando passi nel gruppetto è diverso, invece anche se all’ultimo chilometro ero già un po’ indietro, è stato bello vedere l’entusiasmo dei tifosi, quello vero.
L’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzoL’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzo
Che effetto fa aver rinnovato il contratto per altri due anni?
Diciamo che è stato ufficializzato solo ora, però io avevo parlato con Luca Guercilena nel periodo della Sanremo e abbiamo impiegato veramente due minuti a trovare l’accordo. Io gli ho chiesto quale fosse la loro idea, lui si è detto contento del mio lavoro e che volevano tenermi. Il mio ruolo in squadra ormai è ben definito e fortunatamente è abbastanza solido. Sono contento, finalmente mi sento ritrovato dopo l’incidente. Purtroppo vado ancora un po’ troppo piano in salita, ma secondo me io vado forte come nel 2021, è il gruppo che ha accelerato…
Si va avanti fra altre battute. Sulle prossime fughe e le volate. Sulla campagna acquisti della Lidl-Trek e sulla compagna Elisa Longo Borghini ormai prossima al rientro, che intanto manda avanti tutto quello che serve per il matrimonio di ottobre. C’è la leggerezza del dopo tappa e c’è la serenità di aver trovato un ruolo ben definito in cui muoversi bene. Il resto sarà la strada a dirlo. A partire da quella verso Saragozza. Si parte alle 13,58, arrivo previsto per le 17,30. Lungo il percorso un paio di salitelle e l’annuncio di un’altra volata.
Forse è semplicemente un fatto di stile o la differenza fra un campione e un personaggio. Sta di fatto che quando Ganna perse per 12 secondi il mondiale di Stirling, ammise di aver dato tutto e rese così merito a Evenepoel campione del mondo. Invece nella crono di Valladolid, che nel pomeriggio ha visto la vittoria del piemontese per 16 secondi sul belga, Remco ha ammesso che la vittoria è stata meritata, ma ha aggiunto di non aver fatto la crono migliore. Come se per lui l’unica opzione possibile sia la vittoria…
Evenepoel può essere soddisfatto per quanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia moltoEvenepoel può essere soddisfatto per iquanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto
Bigham aveva capito
Filippo Ganna ha vinto la crono di Valladolid, coprendo i 25,8 chilometri in 27’39” alla media di 55,986, quasi in tabella con il record dell’Ora. Seduto sulla hot seat, Pippo ha vissuto l’arrivo di Evenepoel con tutta la tensione del caso e quando il campione del mondo ha tagliato il traguardo, il gesto di asciugarsi il sudore dalla fronte ha confermato il suo stato d’animo.
Alla partenza, fra gli uomini dello staff Ineos Grenadiers c’era anche Daniel Bigham, precedente titolare dell’Ora, che dal piemontese è stato battuto nella finale iridata dell’inseguimento ai mondiali di Glasgow. E proprio scambiando qualche battuta con i giornalisti, proprio Bigham si è subito detto sicuro della vittoria dell’italiano.
«E’ stata la crono perfetta per me – ha detto Ganna dopo aver avuto la certezza del successo – veloce e con un ottimo asfalto. Dopo il Giro, il mio sogno è stato quello di venire qui e vincere. Però finiti i mondiali non ero certo che la squadra mi volesse, ma io ero determinato a correre la Vuelta accanto a Thomas, dopo essermi ritirato dal Giro. Restano due settimane e probabilmente sarà difficile lottare per una buona classifica (il gallese al momento è 21° a 13’05”, ndr), ma faremo del nostro meglio per puntare a vincere una tappa».
La cura estrema dei dettagli e la voglia di rivincita: così Ganna ha battuto Evenepoel per 16 secondiLa posizione perfetta e l’atteggiamento subito aggressivo: per il piemontese media finale di 55,986La cura estrema dei dettagli e la voglia di rivincita: così Ganna ha battuto Evenepoel per 16 secondiLa posizione perfetta e l’atteggiamento subito aggressivo: per il piemontese media finale di 55,986
Una piccola rivincita
Il giro dei microfoni con la transenne davanti consente di cogliere le tante sfumature nella curiosità dei colleghi e nelle risposte del vincitore, che passa dall’italiano all’inglese con il piglio di chi alle interviste flash c’è ormai abituato.
«Il campionato del mondo è una cosa – dice Ganna – oggi un’altra. Credo che Remco abbia sprecato un po’ di più rispetto a me durante questi nove giorni. Negli arrivi in salita, io sono riuscito a risparmiare e ad arrivare alla crono con più gamba, in ogni caso oggi ho avuto una piccola rivincita dopo tanti secondi posti. Riuscire a vincere è un momento di gioia sia per me che per il team. Dà tanto morale anche in vista delle prossime due settimane, che saranno molto dure. Speriamo ora di poter dare un valore aggiunto ai compagni e che le motivazione aiutino a trovare una buona gamba, magari per entrare in una fuga».
Ottima la crono di Roglic: terzo al traguardo con 36″ da Ganna. In classifica 25″ dietro EvenepoelLa crono di Combloux al Tour è un ricordo: Vingegaard si piazza 10° a 1’18” (con 1’12” da Evenepoel)Ottima crono anche per Mattia Cattaneo, che si è piazzato 6° a 1’09” da GannaDopo la fuga di domenica a Caravaca, per Sobrero un 15° posto nella crono a 1’44” dall’illustre cognatoTiberi invece ha chiuso la crono 16° a 1’46” da Ganna, a 52,623 di media. Una prova positivaOttima la crono di Roglic: terzo al traguardo con 36″ da Ganna. In classifica 25″ dietro EvenepoelLa crono di Combloux al Tour è un ricordo: Vingegaard si piazza 10° a 1’18” (con 1’12” da Evenepoel)Ottima crono anche per Mattia Cattaneo, che si è piazzato 6° a 1’09” da GannaDopo la fuga di domenica a Caravaca, per Sobrero un 15° posto nella crono a 1’44” dall’illustre cognatoTiberi invece ha chiuso la crono 16° a 1’46” da Ganna, a 52,623 di media. Una prova positiva
Nove giorni orribili
Evenepoel si consola con la classifica generale, che però lo ha visto guadagnare meno di quanto forse si aspettasse. Appena 20 i secondi presi a Roglic contro i 48 dello scorso anno, a conferma che forse lo sloveno del 2022 fosse arrivato in Spagna ancora con gli acciacchi del Tour.
«I primi nove giorni – prosegue Ganna – sono stati dannatamente orribili. Per le tante cadute, abbiamo perso due compagni (De Plus e Arnensman, ndr) e non è stato bello, ma ora speriamo di poter essere fortunati e provare a tornare in gioco. Penso che sicuramente siamo motivati. Ieri ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Okay ragazzi, la prima parte è andata. Ora pensiamo alle prossime due settimane”.
«Il duello con Remco è stato incredibile, a un livello altissimo. Ho sofferto molto sulla hot seat per l’attesa, ma alla fine è arrivata finalmente la vittoria. E’ un risultato che fa bene al morale, anche se ovviamente lui è un grande cronoman, ogni anno mi costringe a migliorare e oggi penso di aver fatto il massimo di sempre».
Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su SolerKuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler
Il massimo possibile
La Vuelta riparte domani con l’arrivo in salita a La Laguna Negra-Vinuesa e di sicuro Sepp Kuss sarà chiamato a un’altra difesa, mentre forse Evenepoel correrà di rimessa per assorbire le fatiche di oggi. Noi ci godiamo gli ultimi scampoli della vittoria azzurra, in una crono che ha visto primo il nostro gigante, secondo il campione del mondo e terzo il campione olimpico. In fondo, Remco avrebbe fatto più figura togliendosi il cappello.
«Adesso voglio prendermi cura della squadra – sorride Ganna – perché abbiamo lottato molto per arrivare qui in buona forma e con buone gambe. Speriamo che ora possa cambiare qualcosa e possiamo iniziare ad avere fortuna. La sensazione delle gambe non è stata super, ma alla fine il tempo e la velocità sono stati abbastanza buoni. Abbiamo lavorato molto per non commettere il minimo errore, più di questo non potevo fare».
Pogacar concede il bis iridato facendo esplodere la corsa ai 104 dall'arrivo e poi restando da solo ai meno 67. Podio con Evenepoel e Healy. Sesto Ciccone
E’ certo che Ganna correrà la crono con il coltello fra i denti, ma Evenepoel non sarà da meno. Il campione del mondo correrà per la vittoria di tappa e per mettere quanto più tempo possibile fra sé e gli altri uomini di classifica. Pippo partirà alle 15,09, Remco alle 16,56 e questa volta l’ordine di partenza è dettato dalla classifica e non da tattiche o sorteggi.
Il giorno di riposo è ormai alle spalle, ma è servito per fare qualche domanda più approfondita al belga che per disposizione della squadra in queste occasioni incontra i media unicamente attraverso conferenze stampa virtuali. Il Covid ha spalancato le porte a questa possibilità e tanti hanno pensato bene di farne una tradizione.
L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtualeL’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
Ciao Remco, come stai?
Sto bene. Le sensazioni rispetto alla vigilia della crono dei mondiali sono diverse, perché abbiamo avuto nove giorni di tappe difficili, quindi in tutti c’è un po’ di stanchezza. Penso che sia un approccio diverso, ma comunque è un giorno che mi piace.
L’anno scorso ad Alicante rifilasti 48 secondi a Roglic, cosa possiamo aspettarci da Valladolid?
Non ho fatto ricognizioni, prima di tutto perché il percorso non sembra essere molto tecnico, in secondo luogo perché era piuttosto difficile arrivarci. Dovevi prima volare a Madrid e poi prendere un volo o guidare fin qui. Mi sono fatto un’idea. I primi 5 chilometri sono in città, poi c’è una piccola salita di 6-700 metri, quindi una discesa e poi andremo su e giù quasi sempre sulla stessa strada nazionale verso il traguardo. Sarà una crono veloce, che ha bisogno di ritmo perché durerà circa mezz’ora, 27-28 minuti. Penso che possano esserci alcune differenze interessanti. Non è previsto vento, mi aspetto che vinca uno specialista.
Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Per te sarà la tappa più importante?
Non necessariamente, ma mi piacerebbe vincere, soprattutto in maglia iridata. E’ una tappa che abbiamo preparato bene e non vediamo l’ora di fare. Non penso che il risultato sarà cruciale per le tre settimane, ma resta una giornata molto importante per la classifica generale.
Pensi che Kuss possa restare un rivale per la classifica?
E’ considerato uno dei migliori scalatori al mondo e se riesce a fare una buona crono, sarà un cliente piuttosto difficile e decisamente importante. Però lo abbiamo già visto in lieve difficoltà nelle ultime due tappe di montagna, quindi lo considero un outsider, soprattutto visti gli altri leader del Team Jumbo-Visma. Ovviamente non è facile correre contro tre scalatori così forti. Non è facile escogitare sempre dei piani diversi, soprattutto se lavorano bene insieme come hanno fatto sinora.
Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun dannoVittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Nella classifica ci sono ancora nomi di outsider: cosa ti pare ad esempio di Lenny Martinez?
Penso che per lui e gli altri giovani sia una delle prime volte che fanno una gara di 9 giorni consecutivi. Ora hanno approfittato del riposo, ma se ne annunciano altri 5-6 veramente duri. E’ giusto che provino a scoprire i loro limiti. Lenny ha preso la maglia rossa e per poco non vinceva una tappa, sembra che sappia davvero cosa fare. Ma la Vuelta dura tre settimane, bisognerà vedere come recupererà giorno dopo giorno fino alla 21ª tappa.
E’ prevedibile che farai fronte comune con Ayuso e Mas per contrastare i corridori della Jumbo?
Di sicuro possono diventare molto importanti nelle prossime due settimane, perché è sempre un po’ più facile lavorare insieme che risolvere tutti i problemi da solo. La Jumbo ha ancora tre punte, quindi dobbiamo trovare un modo per lavorare contro di loro. Dovremo vedere giorno per giorno e poi vedere come sarà la classifica dopo la crono e soprattutto dopo le tappe 13 e 14 (arrivi pirenaici sul Tourmalet e Belagua, ndr).
Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Si può fare un paragone fra la tua forma del Giro e qui alla Vuelta?
E’ molto difficile, perché sono momenti diversi della stagione. Però penso che la forma sia più o meno la stessa. Prima del Giro stavo benissimo e ho vinto la Liegi. Questa volta ho vinto il mondiale della cronometro. Sto bene, sono nella forma che volevo.
Nella tappa di domenica Cattaneo ti ha tenuto davanti nella fase dei ventagli e poi in salita. Che cosa pensi di lui?
Mattia è una persona molto importante per me. Può andare molto forte in pianura e ha una grande potenza in salita. Nelle ultime due tappe ha messo sotto pressione e portato al limite tutti gli altri scalatori. Sono super felice che abbia prolungato il contratto, lo vorrei avere con me per tutta la mia carriera.
Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con séCattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Il Covid ti ha impedito di finire il Giro e di provarti su salite lunghe. Che cosa ti aspetti dalle tappe sui Pirenei?
Le montagne molto lunghe sono ancora un punto interrogativo. Penso che la settimana scorsa ho dimostrato di andare bene nelle salite di 30 minuti. Nella tappa in cui ho perso un po’ di tempo, all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, ho espresso un’ottima potenza, ma ho avuto 5 minuti in cui non riuscivo a fare velocità, nel momento in cui Roglic ha attaccato. Nelle ultime due tappe di montagna, ci sono state salite di circa 15-20 minuti e sono andato abbastanza bene. Il prossimo test sarà su salite di 45 minuti-un’ora.
Che cosa ti aspetti?
Normalmente sono sforzi cui dovrei adattarmi abbastanza bene, perché ad esempio il campionato del mondo crono è durato 55 minuti e ho espresso un’ottima potenza. Ad Andorra durante l’ultimo ritiro ci ho lavorato, ma la corsa è un’altra cosa. Rimane la domanda su come risponderò quando le montagne saranno una dietro l’altra. Non resta che aspettare e vedere…
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