La perfezione in 10″: la velocità secondo Napolitano

29.11.2022
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Nel giovane gruppo dei velocisti azzurri di cui si parlava nei giorni scorsi con Quaranta e stamattina con Diego Bragato, quelli che trasmettono più esperienza sono Matteo Bianchi e Daniele Napolitano, sebbene il primo abbia 21 anni e il secondo appena 19. Napolitano è di Torino e il velodromo Francone è sempre stato il suo parco giochi, con il supporto di Dario Zampieri, campione italiano del keirin nel 2017 e oggi tatuatore. Il fulmine sul polpaccio sinistro glielo ha disegnato lui, mentre è stato il team della famiglia Ceci a far salire in alto il suo tasso tecnico, in quel periodo nebbioso in cui i velocisti erano a rischio estinzione.

«Tre anni fa – dice Napolitano – c’eravamo solo Matteo Bianchi ed io, quindi non c’era grande voglia di fare risultato perché eravamo da soli in due categorie diverse. Era più difficile. Adesso che si è creato un gruppo. Ci siamo noi e se ne aggiungeranno altri. C’è più stimolo, c’è competizione in allenamento e c’è tanta voglia di far bene, perché siamo sei che hanno dimostrato di andare forte».

Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti
Napolitano (a destra) e Bianchi: l’arrivo nel velodromo di Noto dei due velocisti più esperti

Allo stesso modo in cui Bianchi e Predomo corrono con la Campana Imballaggi-Geo&Tex Trentino, dal 2022 Napolitano è tesserato con il Team Colpack-Ballan, che già in precedenza aveva lanciato la carriera di Filippo Ganna e poi si era fatto carico del gruppo di endurance in cui correvano Consonni e Lamon. Oggi gli specialisti sono rimasti in due: Davide Boscaro, che corre nella continental, mentre Napolitano è nel team U23.

Anche tu, come Bianchi, avevi pensato di andare in Svizzera?

Avevo chiesto, mi ero informato, ma soprattutto perché nel periodo invernale Montichiari è chiuso quasi tutti gli anni per lavori. Quindi volevo avere un altro posto per andare ad allenarmi. Sarei andato per conto mio, pagando tutto di tasca mia.

Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Agli europei Napolitano ha trovato anche Boscaro, compagno di club (foto Team Colpack)
Poi cosa è successo?

Mentre ero lì che ci pensavo, per fortuna è arrivato Ivan Quaranta e ci ha offerto di lavorare tutti insieme, così ho preferito seguire lui che farmi consigliare da un altro che poi non sai mai come va a finire.

E di colpo è rinata la velocità…

Il settore veloce per me è stato sempre molto bello da vedere, bello da vivere. Vedere le gare degli altri mi ha sempre appassionato. E adesso, avendo un gruppo di tutte le età, da Stefano Moro che è elite agli junior di primo anno, ci sono i ragazzini ancora grezzi che devono imparare e i più grandi che possono insegnargli qualcosa. E’ comunque aggiungere qualcosa che il tecnico non sa: un atleta che corre molto durante l’anno, per esempio ti può insegnare qualche malizia.

Quanto dura la costruzione di quei 10 secondi di gara?

Tanto! Passo tanto tempo in palestra, ci sto anche tre ore e mezza. Mi piace stare lì a fare un bel carico. E poi comunque anche noi facciamo i nostri 80-90 chilometri con i vari lavori. Mentre in pista si fanno giornate da 6-7 ore ogni volta. Lavori tanto finché non scendi di un decimo, finché non arrivi ai tempi per qualificarti. Tanti pensano che dietro una volata da 9-10 secondi ci sia solo il provare in pista, invece è molto più complesso di quello che sembra. Perché porti il tuo corpo al limite per quei 10 secondi e devi essere al massimo delle tue condizioni perché non hai il tempo di pensare e gestirti. In quei 10 secondi devi essere a tutta, dare tutto e non sprecare niente.

Gli scalatori hanno l’assillo del peso…

Noi, a differenza di uno stradista che magari fa uscite di 5-6 ore, facciamo molti lavori a secco più brevi in pista, quindi ovviamente dobbiamo stare molto attenti all’alimentazione. Facciamo molti più pasti al giorno di quelli che fa uno stradista. Lo stradista fa due ore in più e perde un po’ di massa grassa. Noi abbiamo questi lavori, poi si fanno 30-40 minuti di pausa, poi si risale in pista. Non hai tempo veramente di consumare la massa grassa, quindi è molto importante mangiare bene. Devi arrivare al momento in cui serve, perché devi fare le prove di gara o devi correre, che il tuo corpo ha energia da vendere.

Un altro modo di mangiare?

Sì, noi mangiamo molte proteine. Io personalmente mangio piatti non tanto abbondanti, però mangio più volte al giorno. Faccio colazione, poi lo spuntino tra la colazione e il pranzo, pranzo, la merenda e la cena. Sono di media in 5-6 pasti al giorno, ma c’è chi ne fa anche di più. Perché bisogna sempre mantenere il corpo con la giusta energia.

Velocità tornata di moda? La ricetta di Quaranta

21.11.2022
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«L’altro giorno eravamo qui in palestra e ho visto due ragazzetti di 14-15 anni. Qui in Sicilia hanno il culto del body building e tanti ragazzi passano il tempo in palestra. Così gli ho chiesto se fossero capaci di andare in bicicletta. E quando hanno detto di sì, li ho invitati a venire in pista. Se quelli che fanno velocità non vai a cercarli, non li trovi. E io quasi quasi vado in giro a suonare i campanelli…».

Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare
Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare

La chiamata di Dagnoni

Ivan Quaranta è a Noto con gli azzurri della pista. Con lui, lo staff performance della FCI. Fino a ieri Michelusi, oggi invece è arrivato Bragato. Mattina palestra, pomeriggio pista. Certi giorni anche strada, perché il fondo comunque serve. Il gruppo della velocità è numeroso e agguerrito, le cose si stanno muovendo.

«E’ iniziato tutto – racconta Quaranta, in apertura alla pressa con Matteo Bianchi – quando mi ha chiamato Cordiano Dagnoni. Serviva una persona in più accanto a Marco Villa, che seguisse le discipline veloci. Qualcosa s’era già fatto negli anni precedenti, perché Predomo aveva preso un bronzo nella velocità e Bianchi era stato terzo nel chilometro da junior. Serviva un tecnico che ci mettesse la testa al 100 per cento. E’ nato tutto da passione, competenze e tempo, dopo una prima fase di studio».

Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Studio?

In trent’anni è cambiato tutto, le velocità, la tattica, i rapporti, i materiali, le preparazioni. All’inizio è stato molto importante Marco Villa, perché girando vedeva quel che facevano gli altri. Poi Diego Bragato. Alle prime Coppe del mondo, soprattutto a Glasgow, sembravo un paparazzo. Andavo in giro con la macchina fotografica a spiare le altre Nazioni. Ho fatto un miliardo di foto e filmati e prendevo i tempi mentre si allenavano. Ho fatto settimane in pista dalla mattina alla sera. La seconda fase è stata quella del reclutamento.

Come ti sei mosso?

Sono andato a parlare con la società e in particolar modo con la Campana Imballaggi-Geo&Tex, che aveva già tesserato Predomo e Bianchi. Ho parlato con Napolitano, che va forte e detiene il record italiano juniores sulla velocità. Ho iniziato a prendere contatto con i corridori, per non entrare in modo troppo diretto. Ho parlato con le famiglie, con i genitori che pretendono di allenare i figli, per fargli capire che sono preparato. Poi abbiamo iniziato a lavorare seriamente, questi ragazzi sono atleti al 110 per cento.

Sono venuti subito i risultati?

Abbiamo fatto il record italiano nel team sprint alla prima gara. Bianchi si è migliorato sul chilometro, abbiamo vinto subito delle Classe 1 e Classe 2. Li ho portati in giro per fare esperienza, avevano bisogno di correre. Un velocista corre poco, 5-6 competizioni in un anno, quindi più corrono e meglio è. Quando sono arrivati i primi risultati, sono arrivate anche le motivazioni. E si è messo in moto questo meccanismo, che ci ha portato a vincere quattro campionati europei e due titoli mondiali.

Ti aspettavi così presto?

Ora posso dire che su Predomo avrei scommesso. Vincere un mondiale è difficile. Fino a che sei in Europa, vedi chi vince i titoli nazionali e che tempi fanno, quindi sai cosa ti aspetta. Però non puoi sapere chi c’è dall’altra parte del mondo. Malesia, Cina, Burkina Faso. Il record del mondo ce l’ha un atleta di Trinidad e Tobago. E’ diventato tutto più difficile, ma Predomo aveva già fatto terzo lo scorso anno, quindi in un podio ci credevo.

Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Se lo aspettavano anche loro?

Ho cercato di non far trapelare questa fiducia per tenere alta la tensione. Però vedevo che miglioravano giorno dopo giorno. Siamo lontani dagli elite, ma dobbiamo confrontarci con quelli della nostra età. Per ora la cosa principale è stata aver creato un bel gruppo di lavoro. In primis però ci vogliono i cavalli buoni, perché sennò puoi essere il miglior tecnico del mondo, ma non va da nessuna parte. 

Con Villa come va?

Marco ci appoggia. Lo stresso 24 ore al giorno, per una bicicletta o una ruota in più, per andare a fare una gara, convocare un corridore, fare due giorni in più di ritiro. Lui deve rendere conto, ma alla fine lo convinco sempre. Vede che stiamo lavorando bene ed è felice del nuovo gruppo che sta crescendo.

Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Cosa si può dire del Quaranta tecnico?

Cerco di essere più serio, perché ormai ho 48 anni, ma il carattere è sempre lo stesso. I corridori vedono in me uno che la pensa come loro. Questa è una delle più grandi qualità che ha un ex ciclista, anche se non è detto che un buon ex corridore diventi un buon tecnico. Devi studiare, applicarti, dobbiamo essere aggiornati.

La velocità sta diventando attraente per i giovani?

Vedendo i risultati, ci sono anche allievi che passano juniores, che chiedono di venire in pista. Anche qualche junior che passa da primo a secondo anno. Una bella mano ce la sta dando Tommaso Lupi, cittì della BMX. E’ il segno di un movimento che diventerà competitivo in tutto il mondo. Se oggi dovessimo fare un’Olimpiade under 23, saremmo sicuramente da podio in tutte le discipline. Perciò se non sarà per Parigi, sarà per quelle dopo.

Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
E le ragazze?

Vivono una fase di transizione. Il WorldTour è nato da poco, quindi la ragazzina veloce pensa di fare il Giro d’Italia o il Tour de France. Una grossa mano possono darcela i corpi militari. Chi più chi meno, questi ragazzi si sistemeranno tutti, nell’Esercito, nella Polizia di Stato, nelle Fiamme Azzurre, che sono i tre corpi che più credono nel ciclismo. Se i ragazzi e le ragazze vedono che facendo velocità in pista ti sistemi per tutta la vita, allora anche noi diventiamo interessanti.

Qualcuna c’è…

C’è Miriam Vece, molto motivata a rientrare in Italia. Per lei sarà importante allenarsi con gli uomini, perché tecnicamente può migliorare, soprattutto nel keirin. Tutti abbiamo qualche paura, la sua è quella di fare le volate di gruppo. Poi c’è Fabiola Ratti, che ha fatto quinta al mondiale dei 500 metri. C’è un bel gruppetto di ragazzine, come Paccalini, Bertolini, e Bolognesi. Poi c’è anche Giada Capobianchi. Lei corre a livello internazionale e ha fatto dei buoni piazzamenti nelle Classe 1 e potrebbe essere importante, per esempio in un team sprint come prima frazionista. Alla fine è tutto un fatto di lavoro. E in questo i miei ragazzi non hanno paura di far fatica.

Federico Morini, Michele Scartezzini, ritiro Noto, 2020

Scartezzini, la bilancia e il cronometro sovrano

18.12.2020
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La Sicilia è un buon posto per allenarsi e riflettere, pensa Scartezzini dalla sua stanza d’hotel a Noto. Il quartetto dell’inseguimento è volato giù dal 7 dicembre e rimarrà fino a domani, poi si sposterà a Formia per gli ultimi quattro giorni di lavoro prima di Natale.

«Stiamo facendo prevalentemente strada – dice il veronese, che nella foto di apertura è con Federico Morini – ma solo ieri siamo andati in velodromo per provare un po’ di partenze. Era pieno di bambini venuti a vederci e a girare in pista. Come quando arriva in paese la Juventus. E’ un altro mondo. Caldo, percorsi pedalabili. Siamo sempre in maglietta e pantaloncini. Eravamo già venuti a Noto per un solo giorno l’anno scorso durante un raduno sull’Etna, ma in questa fase l’altura non serve».

Michele Scartezzini, individuale a punti, mondiali Berlino 2020
Michele Scartezzini impegnato nell’individuale a punti ai mondiali di Berlino 2020
Michele Scartezzini, individuale a punti, mondiali Berlino 2020
Scartezzini nell’individuale a Berlino 2020

Agli ordini di Marco Villa, in questo angolo incantato d’Italia più a sud dell’Africa, ci sono Scartezzini, appunto, più Bertazzo, Lamon, Simion (fresco di firma con la Giotti Palomar), Plebani, Pinazzi, Gidas Umbri e Tommaso Nencini. Come dire lo zoccolo duro dell’inseguimento a squadre, più qualche giovane e senza i due o tre nomi da aggiungere in vista di Tokyo: Consonni, Ganna, Milan e Viviani.

Cominciate a essere in tanti…

Si è visto al mondiale. Siamo un gruppo forte con esigenze diverse. Noi che siamo qua abbiamo corso poco e abbiamo bisogno di fare allenamenti di sostanza, mentre Viviani, Ganna e Consonni tutto sommato hanno avuto una stagione frenetica ma quasi normale. E comunque non è più come una volta, la differenza tra stradisti e pistard si sta facendo più netta.

Che cosa intendi?

Io ormai faccio quasi solo pista. In allenamento non serve che faccia chissà quali dislivelli, come se dovessi prepararmi per una gara a tappe. Mi sto concentrando molto più sulla forza rispetto a un tempo, che mi agevola per le partenze. Debutterò in Argentina alla Vuelta San Juan, ma sarà per avvicinarmi meglio al calendario della pista. Siamo tanti per quattro posti, prima o poi saremo scelti sulla base dei tempi che saremo in grado di fare.

Nazionale a Noto Cinelli
La nazionale di Marco Villa a Noto per la seconda volta
Nazionale a Noto Cinelli
La nazionale di Villa a Noto per la seconda volta
Quindi la prima sfida è interna?

Prima dell’europeo mi sentivo davvero in palla e non tutti fra noi andavano allo stesso modo. Se il Covid non ci avesse decimato, durante gli allenamenti ci sarebbe stata la selezione. Poi magari stavo lo stesso a casa perché altri andavano meglio, ma l’importante era sapere di aver fatto tutto il massimo.

Non ti dà fastidio pensare che probabilmente alla fine arriveranno gli altri quattro dalla strada e tanto lavoro sarà vanificato?

No, per due motivi distinti. Il primo è che le Olimpiadi sono una cosa immensa, ma l’anno prossimo ci sono anche gli europei, i mondiali e un calendario molto ricco. Il secondo è che davanti a un atleta capace di fare tempi migliori, hai poco da restarci male. Certo, sportivamente rosichi. Siamo cresciuti insieme nello stesso gruppo, è brutto che qualcuno parta e qualcuno no. Però è lo sport. Non ne conosco tanti di fenomeni, ma noi ne abbiamo un bel concentrato. E se di colpo arriva uno come Milan, che dopo un solo anno in pista fa certi tempi, posso solo togliermi il cappello.

Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020
Per Scartezzini, momento di sosta con vista mare durante il ritiro che finirà domani
Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020
Sosta con vista mare, ma domani si riparte
Le Olimpiadi, dicevi…

Per la prima volta sono alla nostra portata. Prima le vedevamo come irraggiungibili. A Londra ci andò Viviani e fece anche bene. A Rio arrivammo quasi per caso. Intorno a noi erano tutti serissimi, noi sembravamo superficiali. Ma adesso che siamo nella situazione per cui la medaglia è alla nostra portata, vogliamo esserci a tutti i costi. Sarà una sfida anche fra noi, altrimenti sarebbe troppo facile, ma non sarà certo l’esclusione a chiudere la mia carriera. Sono nelle Fiamme Azzurre. Mi hanno preso per la pista e posso lavorare sereno. Se salto Tokyo, c’è Parigi quando avrò 32 anni. Non sono un atleta tanto sfruttato. Sto facendo molta meno strada, perché ho individuato la mia dimensione. Non serve sfinirsi sulle salite per fare qualche risultato di là e poi spremersi per tirare fuori qualcosa su pista. Una volta che ho capito questo, ho cominciato a cambiar pelle.

Che cosa significa?

Nel 2019 pesavo circa 62 chili, ma agli europei mi ero sentito spesso in debito di forza. Così sono andato da una nutrizionista. Le ho spiegato che volevo privilegiare l’aspetto della forza, per la durata delle prove che devo fare. Da allora ho messo su circa 10 chili di massa magra. Adesso ho più forza, ma ammetto che inizialmente mangiare così tanto mi faceva quasi star male.

Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020, cannolo, colore
Un ritiro in Sicilia significa anche stare bene. Bella la Spagna, ma non c’è storia…
Michele Scartezzini, ritiro Noto 2020, cannolo, colore
Un ritiro in Sicilia può essere anche piacevole…
Mangiare e basta?

Mangiare, ma non a caso. E palestra. Da quando ho cominciato, mangio 500 grammi di alimenti pesati a crudo, nel senso che quando poi vengono cotti, con l’aggiunta dell’acqua il peso aumenta. E poi ho lavorato sul tronco, perché in partenza certi sforzi di gambe si ripercuotono sulla schiena. In sostanza sono alto 1,83 e ora peso 72 chili con la mezza idea di arrivare a 75. Non sono più un passista scalatore, ma se osserviamo lo sviluppo degli stradisti ci si accorge che gli scalatori da 58 chili stanno scomparendo e quelli che fanno classifica sono tutti intorno ai 70 chili. Perché con l’avvento delle compact, più del peso conta la potenza. Se sul Mortirolo riesci a demoltiplicare i rapporti fino a trovare la cadenza che ti fa esprimere al meglio i tuoi watt, non serve essere leggerissimi come quando avevi soltanto il 25.

Cinelli Vigorelli

Velodromo di Noto Cinelli, una storia di passione

17.11.2020
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La Sicilia è terra di arte, cultura, buon cibo e mare e paradossalmente sarebbe anche terra di velodromi. Non molti sanno che in Sicilia sono presenti ben quattro velodromi: Palermo, Paternò, Vittoria e Noto. Di questi solo l’ultimo citato è in attività e lo si deve alla passione e l’impegno di alcune persone e di Cinelli.

Per farci raccontare questa storia abbiamo contattato l’avvocato Marcello Marina che ci ha svelato come abbia fatto a coinvolgere Cinelli nell’attività del velodromo di Noto.
«Sono un appassionato di ciclismo e sono amico di Antonio Colombo il patron di Cinelli – ci spiega Marcello Marina – anche io faccio parte del Board della società Gruppo Spa che gestisce Cinelli e Columbus. Tutto è iniziato cinque anni fa quando ho aperto anche un negozio di bici Cinelli a Catania, si chiama 110+Rpm. Ci siamo dedicati allo scatto fisso e al gravel, quello che io chiamo il ciclismo alternativo»

Antonio Colombo con le Cinelli Vigorelli
Antonio Colombo al velodromo di Noto Cinelli con la flotta di Vigorelli
Antonio Colombo con le Cinelli Vigorelli
Antonio Colombo al velodromo di Noto Cinelli con le Vigorelli
Ma come è nata la collaborazione con il velodromo?

Tre anni fa incuriosito dalle vicende locali lessi che il sindaco di Noto Corrado Bonfanti aveva ottenuto dei finanziamenti per ristrutturare il velodromo. Lo contattai dicendogli che ero interessato all’iniziativa e che mi sarei adoperato per supportarlo.

In che modo lo hai supportato?

Chiamai Antonio Colombo gli spiegai tutto e lo invitai a Noto. La cosa gli piacque moltissimo. Devi sapere che Noto è famosa per l’arte, la Cattedrale è Patrimonio dell’Unesco e il velodromo è in centro città. E’ stato facile unire Cinelli che rappresenta l’arte della bicicletta con Noto che è una città d’arte.

Cinelli Vigorelli Cattedrale di Noto
La Cinelli Vigorelli davanti alla stupenda Cattedrale di Noto
Cinelli Vigorelli Cattedrale di Noto
La Cinelli Vigorelli davanti alla Cattedrale di Noto
In che modo Cinelli supporta l’attività del velodromo

Cinelli ha fornito 40 biciclette Vigorelli tutte graficate appositamente per il velodromo di Noto. Prima del Covid avevamo iniziato ad organizzare una serie di attività con il Cinelli Team per fare eventi di promozione. Abbiamo organizzato gare di Scratch e velocità e le abbiamo combinate con iniziative gravel. L’obiettivo è fare diventare il velodromo un centro di incontro, una palestra di ciclismo. Affinché il velodromo si sostenga c’è bisogno che vengano a pedalarci gli amatori. Tu pensa che mentre i figli si allenavano con il Professore La Rosa, che segue le categorie giovanili, i padri prendevano una Vigorelli e giravano nel velodromo. Solo coinvolgendo gli amatori si possono fare progetti di lungo termine.

Quindi il velodromo come scuola di ciclismo, giusto?

Sì, esatto. E ti dico di più, con il clima che abbiamo in Sicilia possiamo fare attività tutto l’anno. Pensa cosa vuol dire per gli atleti del Nord Europa. Non solo trovano il clima giusto, ma anche uno scenario fatto di arte, cibo e bellezza. Il velodromo può diventare un motore del turismo. Mi piacerebbe che in Italia riuscissimo a fare sistema e a creare un Trofeo Italiano della Pista itinerante, con il Vigorelli capofila. Questo darebbe visibilità agli impianti italiani anche all’estero e aiuterebbe tutto il movimento.

Marcello Marina al velodromo Noto Cinelli
Marcello Marina coordina una delle attività serali svolte nel velodromo
Marcello Marina al velodromo Noto Cinelli
Marcello Marina coordina una delle attività serali

L’esperienza del Professore

Oltre all’avvocato Marcello Marina abbiamo sentito anche il Professore La Rosa, 75 anni di cui la maggior parte passata sulle piste dei velodromi. E’ il responsabile del velodromo di Noto e segue l’attività delle categorie giovanili.

«In Sicilia avremmo grandi potenzialità, ma ci servirebbe che riaprissero i velodromi di Palermo e Vittoria. Pensa che il velodromo di Noto è tecnicamente buono, è dotato di illuminazione, con la pista in cemento con una sopraelevata di 35,5 gradi ed è omologato anche per le Olimpiadi. Sono venute anche le nazionali di Villa e Salvoldi a girare qui, la pista è buona. Pensa che quello di Vittoria sarebbe ancora più all’avanguardia. Peccato che il comune di Vittoria è commissariato e quindi le priorità sono altre».

Giovani su Cinelli Vigorelli
I giovani accorrono da tutta la Sicilia per svolgere attività su pista
Giovani su Cinelli Vigorelli
I giovani arrivano da tutta la Sicilia per allenarsi in pista
In che stato è l’attività in Sicilia?

I numeri sono più bassi rispetto ad altre regioni del Nord, anche se su pista c’è un buon movimento. Tieni presente che tutti i martedì e giovedì il velodromo è aperto e vengono gruppi di ragazzi da tutta la Sicilia, ma come puoi immaginare le distanze sono grandi e le strade non sempre ottime. Ci sono state molte richieste per venire a girare il sabato e la domenica e noi siamo stati sempre disponibili, proprio per aiutare tutto il movimento regionale a crescere. A Noto ci sarebbe una palazzina di servizi con una mini foresteria, ma non è terminata. Sarebbe importante averla operativa, così i ragazzi che vengono dalle zone più lontane potrebbero fermarsi a dormire una notte.

Cinelli Vigorelli
La grafica delle Cinelli Vigorelli è stata pensata appositamente per il velodromo di Noto
Cinelli Vigorelli
Grafica dedicata per le Cinelli Vigorelli
Cosa pensa delle iniziative di Cinelli di aprire il più possibile anche agli amatori?

E’ positivo, ben vengano gli amatori, poi capita spesso che i ragazzi si allenano e i loro padri si fermino a girare in pista. Cinelli aveva iniziato a fare delle iniziative e sono andate bene, i risultati si iniziavano a vedere, c’era interesse. Adesso con il Covid ci si è dovuti fermare, ma speriamo di ricominciare presto. Ce ne fossero di sponsor come Cinelli, così magari potremo riaprire anche altri velodromi.

E noi speriamo che si possa ripartire al più presto.