L’integrazione di Tadej: carbo, caffeina e succo di barbabietola

18.07.2023
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SAINT GERVAIS MONT BLANC – La cronometro individuale di oggi, come ci ha detto ieri Adriano Malori, potrebbe essere decisiva. Va preparata a puntino sotto ogni aspetto. Da quello tecnico a quello alimentare e dell’integrazione. Lo staff di Tadej Pogacar ieri era a pieno regime in tal senso. I meccanici erano sulle bici e i nutrizionisti già pensavano al piano alimentare per oggi.

Gorka Prieto-Bellver è appunto il nutrizionista della UAE Emirates e sa bene che in tutto ciò gioca un ruolo centrale l’integrazione. Il loro partner ufficiale è Enervit. Prieto-Bellver ci mostra come e quali sono gli integratori principali che entrano in gioco oggi pomeriggio e come questi si conciliano con l’alimentazione.

Ricordiamo che è una crono particolare: viene dopo il giorno di riposo, è esplosiva ma non si può andare a tutta dall’inizio alla fine. Ed in più il caldo si fa sentire anche a queste latitudini. Non è insopportabile, ma c’è. Senza contare che è elevato il tasso di umidità.

Gorka Prieto-Bellver, nutrizionista della UAE Emirates, team che lavora con Enervit
Gorka, come si prepara a livello di alimentazione e integrazione questa cronometro?

Iniziamo alla mattina. Gli prepariamo un succo di barbabietole che contiene un’alta quantità di nitrati. Questi aumentano il flusso sanguigno e sono ideali per una crono così corta ed esplosiva. Poi fanno una colazione un po’ diversa.

Cosa intendi?

Sostanzialmente che è minore per quantità. Mangiano le stesse cose degli altri giorni (cerali, omelette…, ndr) ma di meno proprio perché ci sono da fare meno ore. E la stessa cosa a pranzo (riso e piccolissime dosi di proteine, ndr). A quel punto prendiamo Enervit Isocarb.

Quando lo prendono di preciso?

All’inizio del riscaldamento. Noi glielo prepariamo con del ghiaccio, come fosse una granita, anche per rinfrescare i ragazzi. Assumono una borraccia preparata con 50-60 grammi di carboidrati in rapporto 2:1, glucosio e fruttosio. Successivamente prendono anche la caffeina durante il riscaldamento. Pronti per spingere meglio poi durante la gara.

E’ noto che lo sloveno soffre il caldo, l’integrazione dei sali minerali è importantissima per lui
E’ noto che lo sloveno soffre il caldo, l’integrazione dei sali minerali è importantissima per lui
Anche per la caffeina: quando e quanta ne prendono?

La assumono 45′-50′ prima dello sforzo e la prendono in base al peso del corridore. Noi ci regoliamo sui 3 milligrammi per chilo.

Questa Gorka è senza dubbio una crono particolare. Ieri in conferenza stampa Pogacar stesso ha detto che si aspetta una durata di circa 25′ quindi è corta, ma non cortissima, in più viene dopo il giorno di riposo. Cosa cambia per il nutrizionista in tal senso?

Alla fine cambia poco, cambiano solo le quantità di cibo. Abbiamo aggiustato le grammature di cibo per ognuno dei nostri atleti sempre in base al peso e quanto hanno fatto oggi (ieri per chi legge, ndr), vale a dire una pedalata di circa un’ora e mezza.

E dopo la crono come si rientegra?

Prima utilizziamo gli integratori, quindi maltodestrine e proteine, e poi integriamo con il cibo che normalmente c’è a tavola, le cui quantità variano in base alla tappa fatta.

Durante il riscaldamento pre-crono, l’integrazione vive un passaggio fondamentale (foto Instagram)
Durante il riscaldamento pre-crono, l’integrazione vive un passaggio fondamentale (foto Instagram)
Invece alla vigilia per quanto riguarda l’integrazione cosa hanno preso?

Il magnesio di Enervit, un ottimo prodotto. Ed è una cosa che facciamo sempre, non solo per la crono, anche perché questo li aiuta a rilassare il muscolo.

Per quanto riguarda l’idratazione cosa vedremo? Avranno la borraccia?

E’ da valutare. In teoria fino a 40′-45′ non hanno bisogno d’integrazione, anche perché già partono col pieno. Ma dipende anche da cosa dice il biomeccanico: serve o no, in base anche a chi fa la crono forte, se serve ridurre il peso oppure no. Ma in quel caso mettiamo dell’acqua o al massimo un po’ di Isocarb. Ma, ripeto, se questa crono è inferiore ai 45′ non serve prendere carboidrati.

Per Pogacar e per il mondiale: parole chiare di Trentin

17.07.2023
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SAINT GERVAIS LES BAINS – Tanto lavoro si fa per qualche buon motivo. Prima chiaramente c’è da vincere il Tour con Pogacar, rinunciando alle proprie chance. Poi però c’è il mondiale di Glasgow, cui Matteo Trentin non può certo essere indifferente. I motivi sono due. Il primo è che l’ultima volta che ha corso da quelle parti, ha vinto il campionato europeo su Van der Poel e Van Aert. Il secondo è che l’ultimo mondiale nel Regno Unito lo aveva praticamente vinto, ma si fece infilare da Mads Pedersen. Detto adesso che il danese vince anche tappe al Tour, potrebbe non essere troppo strano, ma allora fu una bella beffa.

«Per adesso siamo qua – sorride il trentino – tutti molto tranquilli. Abbiamo passato secondo me il punto in cui magari eravamo più in difficoltà, vale a dire la prima settimana. Tadej veniva da un infortunio e adesso sicuramente, mano a mano che passa il tempo, starà sempre meglio. Quindi cos’altro dire? Siamo fiduciosi».

La caduta di San Sebastian lo ha fatto penare con il ginocchio destro
La caduta di San Sebastian lo ha fatto penare con il ginocchio destro

Come nel 2018

Sul ginocchio destro porta un bendaggio, la fisionomia è quella tipica del Tour de France che ti asciuga anche se non ne hai voglia. In questi giorni il lavoro di Trentin è chiaro: tirare in pianura e fino alle prime rampe delle salite, poi farsi da parte. In un modo o nell’altro, anche un buon percorso di preparazione.

«Nei primi giorni purtroppo sono caduto – dice – quindi ho dovuto soffrire molto a causa della botta al ginocchio. Adesso piano piano sta andando per il meglio e quindi anche le gambe iniziano a girare come Dio comanda. Il mondiale avrà un percorso tecnico, un po’ simile a quello su cui corremmo l’Europeo e su cui prima erano stati fatti i Commonwealth Games, anche perché in quella città c’è poco più di qualche curva. Semmai, un fattore molto determinante sarà la pioggia. Se non ci sarà, forse sarà un po’ più facile di quando ho vinto l’europeo, perché si faceva tutto in circuito. Questa volta invece, abbiamo 100 e passa chilometri di trasferimento da Edimburgo, anche se non sembrano troppo tecnici».

Van Aert e Van der Poel hanno lavorato per i compagni, ma si sono anche allenati
Van Aert e Van der Poel hanno lavorato per i compagni, ma si sono anche allenati

Occhio a Van Aert e Vdp

Il Tour è un obiettivo per molti, ma anche una palestra. E così, scorrendo avanti e indietro per il gruppo, Trentin si è accorto di non essere l’unico a pedalare con un secondo fine nella testa.

«Nel 2018 a Glasgow – appunta – mi lasciai dietro Van der Poel e Van Aert, un bel podio da avere nella foto. E credo che anche questa volta fra i protagonisti ci saranno quei due. Li ho visti pedalare molto bene, ognuno fa il suo. Van Aert lavora per Vingegaard, mentre Van der Poel finora ha fatto un grande lavoro per Philipsen. Ora vediamo cosa farà nella terza settimana, dove sicuramente avrà libertà e lo vedremo molto di più».

Ai mondiali di Wollongong 2022, Trentin era il regista in corsa e Bettiol una delle punte. Sarà ancora così?
Ai mondiali di Wollongong 2022, Trentin era il regista in corsa e Bettiol una delle punte. Sarà ancora così?

Getxo poi Barberino

Non resta che finire il Tour, insomma. Poi tirare un po’ il fiato e preparare la valigia per Glasgow, non prima di aver fatto una tappa in Spagna.

«La settimana dopo il Tour – conferma Trentin – dovrei correre a Getxo e poi andare al mondiale, passando per il ritiro di Barberino del Mugello. Ma prima abbiamo ancora da fare qui, lasciatemi andare. Al Tour ci sono sempre un sacco di cose da mettere a posto».

Chissà se alla fine Vingegaard rimpiangerà Roglic

14.07.2023
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GRAND COLOMBIER – Nove secondi, stasera è questo il margine che separa Vingegaard da Pogacar. Kwiatkowski ha vinto la tappa (foto di apertura), lo sloveno ha cambiato atteggiamento e da pugile sfrontato che era, si è messo a lavorare l’avversario ai fianchi. Il passo del UAE Team Emirates sull’ultima salita non è parso eccezionale, eppure gli uomini della Jumbo-Visma si sono staccati uno dietro l’altro. Alla fine Pogacar si è ritrovato con Majka e Yates, mentre alla maglia gialla è rimasto il solo immenso Sepp Kuss. Lo scatto finale di Tadej, che gli ha permesso di rosicchiare altri 4 secondi al danese, può essere letto come la possibilità di ottenere il massimo con lo sforzo minore. Oppure può avere il peso di un avvertimento.

L’attacco di Pogacar agli ultimi 500 metri vale 4 secondi e l’abbuono. Ora li dividono 9 secondi
L’attacco di Pogacar agli ultimi 500 metri vale 4 secondi e l’abbuono. Ora li dividono 9 secondi

La magia della folla

Kwiatkowski al centro della strada, prima ha aspettato i compagni abbracciandoli tutti, poi si è guardato intorno, godendosi la scena. Ha solcato la folla come nelle scene più belle del grande ciclismo e a 32 anni si è portato a casa il secondo successo del Tour, dopo quello del 2020 in cui batté Carapaz in un arrivo a due.

«Ma questo è diverso – sorride – qui sono arrivato da solo. La salita finale è stata un’esperienza folle. Quando sono entrato nella fuga, ho pensato che fosse un biglietto gratuito per arrivare ai piedi della salita. Ma non avrei mai pensato che quel gruppo avrebbe lottato per la tappa, perché la UAE Emirates stava tirando piuttosto forte. Devo ammettere però che anche per loro non è stato facile inseguire 19 corridori che girano in pianura per più di 100 chilometri.

«Il finale è stato uno degli sforzi più difficili della mia vita. Mi sono gestito bene, ho tenuto un buon ritmo e sapevo solo che sarebbe stato uno sforzo molto lungo. Senza tutti quei tifosi forse non ce l’avrei fatta. Negli ultimi chilometri non avevo la macchina dietro di me, quindi non riuscivo a sentire dalla radio cosa stava succedendo. E allora mi sono fatto guidare dal pubblico fino all’arrivo ed è stata una sensazione incredibile».

L’assenza di Roglic

Chi avesse rivisto di recente la serie Netflix sul Tour dello scorso anno non può esser rimasto indifferente di fronte alla tattica della Jumbo-Visma sul Galibier e poi sul Granon, nel giorno in cui Pogacar perse la maglia gialla e le speranze di vincere il terzo Tour. La squadra olandese organizzò una tenaglia straordinaria con Vingegaard e Roglic e Pogacar abboccò alla grande. Si sfinì in almeno sette rincorse su pendenze pazzesche e sotto il sole più cattivo dell’ultima estate. Si disse che avesse avuto il Covid, poi che abbia avuto una crisi di fame o che fosse disidratato, in realtà semplicemente, quei due lo demolirono e lui dovette piegarsi.

Questa volta però Roglic non c’è. Lo sloveno ha vinto il Giro e ora si prepara per la Vuelta. E forse la grande organizzazione della Jumbo non basta per trasformare quei ragazzi gialloneri in gladiatori. Va detto per onestà, che la tappa di oggi non era la più adatta a un fondista come Vingegaard, ma annuncia una serie di confronti durissimi. Ora c’è da capire pertanto se le sue parole siano dettate dall’astuzia o da vero benessere.

«Non sono affatto frustrato o deluso – dice Vingegaard – ma ci sarebbe piaciuto vedere la fuga arrivare fino al traguardo, in modo che non ci fossero più gli abbuoni, ma non è successo. Questa tappa non mi piaceva affatto, quindi in realtà sono solo contento di non aver perso troppo tempo. Sono molto soddisfatto. E’ stata una giornata molto buona per noi. Non vedo l’ora che arrivino domani e dopodomani: quelle tappe mi si addicono di più».

La UAE Emirates ha tirato per tutto il giorno. Attivissimo Trentin, che ha lavorato fino alla salita finale
La UAE Emirates ha tirato per tutto il giorno. Attivissimo Trentin, che ha lavorato fino alla salita finale

E Tadej motiva la squadra

Pogacar è sornione. Come faceva notare Martinelli nei giorni scorsi, ha sicuramente imparato la lezione dallo scorso anno, ma chissà se pensa di poter vincere il Tour con questi piccoli scatti o non abbia in mente anche lui qualcosa di più importante. Di sicuro la rivalità fra lui e Vingegaard è palpabile, bisognerà capire se Tadej saprà aspettare fino alla crono di martedì o cercherà la grande impresa.

«Alla fine – dice mentre gira le gambe sui rulli – è stata una giornata positiva anche per noi. Ho guadagnato pochi secondi, ma penso che il Tour sia ancora lungo e siamo in una buona situazione. Andiamo avanti giorno per giorno e proviamo a cogliere questo tipo di opportunità per guadagnare altri secondi. Oggi la squadra ha fatto davvero una buona prestazione e penso che tutti oggi possano prendere molta fiducia e motivazione. Anche se non abbiamo vinto, io la vedo proprio come una vittoria».

Equipe Enervit Magazine: curiosità e comunicazione

14.07.2023
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“La nutrizione dei Pro’: il dietro le quinte di UAE Team Emirates con Gorka Prieto”: è questo il titolo dell’ultimo contenuto pubblicato sull’Equipe Enervit Magazine, la sezione specifica prevista sul web ufficiale del brand italiano produttore di integratori alimentari sportivi, voluta appositamente dalla comunicazione Enervit per raccontare curiosità ed originali “dietro le quinte” legati alle proprie attività di marketing e alla presenza agli eventi supportati. Ad integrare il contenuto, che vi invitiamo a leggere, un video estremamente coinvolgente che in pochi secondi ci catapulta in corsa al seguito della UAE Emirates in occasione del recente Giro d’Italia.

“Come si nutre un Pro’?” E’ proprio da questa domanda, semplice, che prende il via l’intervista con Gorka Prieto-Bellver, nutrizionista del team UAE Emirates. Ed in poche righe ecco disponibile un racconto che ci svela quanto una idonea strategia nutrizionale rivolta ad un professionista WorldTour sia una chiave importantissima per sostenere un dispendio energetico importante, ma anche per favorire un adeguato recupero. Si racconta il timing di una giornata tipo, la definizione del piano nutrizionale per ogni singolo atleta, e questo sia nei periodi di allenamento quanto nelle cruciali giornate di gara. Ogni più piccolo dettaglio è analizzato, e nulla è davvero lasciato al caso…

I prodotti C2:1PRO 

L’occasione rappresentata da questa intervista è stata inoltre propizia per parlare una volta di più della nuova linea Enervit C2:1PRO. Tutti i prodotti della linea C2:1PRO, grazie alla loro formula a base di glucosio/fruttosio in rapporto 2:1 consentono agli atleti più esigenti di superare i 60 grammi di carboidrati per ora, spingendosi anche oltre ai 90 grammi/ora (+50%) ottimizzando così le proprie performance ma al tempo stesso minimizzando il rischio di stress intestinali.

“La nutrizione dei Pro'” è l’argomento affrontato sull’Equipe Enervit Magazine con Prietro Gorka
“La nutrizione dei Pro'” è l’argomento affrontato sull’Equipe Enervit Magazine con Prietro Gorka

«I nuovi prodotti piacciono a tutti – ha ammesso Gorka Prieto – ed i Carbo Jelly in particolare sono davvero buoni e molto apprezzati dai nostri corridori. Come nutrizionista posso dire che questa nuova linea Enervit ci sta aiutando molto. Gli atleti sono veramente contenti e gradiscono tutte le formulazioni, sia in termini di gusto che, soprattutto, per la possibilità di raggiungere facilmente quantità elevate di carboidrati senza il rischio di nessun fastidio gastrointestinale».

Enervit

Pogacar a Vingegaard: «Adesso la vediamo»

11.07.2023
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Vingegaard ha detto che non è preoccupato di aver perso quei pochi secondi e che le tappe alpine che arrivano sono più adatte a lui. «Bene – dice Pogacar con un sorrisetto sottile – vedremo sulle Alpi a chi si adattano meglio quelle salite. Piacciono anche a me, ho fatto le ricognizioni, alcune montagne le ho già fatte in corsa. Ogni anno miglioro anche nelle lunghe esposizioni al caldo. Dobbiamo aspettare e vedere cosa succederà nell’ultima settimana».

Giorno di riposo, il primo. Il Tour sembra iniziato da un mese, tante sono state finora le emozioni smosse da quei due e dai poveretti che cercano di stargli dietro. Quei pochi metri guadagnati sul Puy de Dome hanno lasciato nella mente dello sloveno il senso di potercela fare. Vingegaard e la sua squadra sembrano una barriera inscalfibile, ma da un paio di giorni Pogacar ha intravisto una breccia e tanto basta per infilarsi dentro, cercando di spaccare il muro.

Pogacar ha 24 anni ed è professionista dal 2018. Ha vinto due Tour
Pogacar ha 24 anni ed è professionista dal 2018. Ha vinto due Tour
E’ cambiata la tua motivazione?

Sento qualcosa di speciale, ma non so se sia legato a Jonas. Mi sento meglio ogni giorno. Oggi (ieri, ndr) è stato un buon giorno di riposo e sono pronto per tornare a correre. Sono davvero contento finora di questo Tour, posso solo migliorare.

Si dice che non avendo corso prima, potresti soffrire nella terza settimana. Sei preoccupato?

No, per niente. Anzi, penso che l’ultima settimana dovrebbe essere anche migliore della prima. Ho una buona base, in primavera stavo davvero bene, quindi la resistenza c’è. Mi sarebbe piaciuto fare qualche corsa prima del Tour, ma sono due cose diverse. Confido di stare bene nella terza settimana. Intendiamoci, potrebbe anche succedere che peggiorerò, ma non credo.

Sei sorpreso per le tue prestazioni visto che vieni da una lunga inattività?

No, non sono sorpreso. Mi sono stupito semmai quando ho perso terreno sul Marie Blanque. Sapevo che stavo bene, invece qualcosa non è andata. Mi conosco, andrò sempre meglio.

Sul Marie Banque, il cedimento inatteso di Pogacar, arrivato a Laruns 1’04” dopo Vingegaard
Sul Marie Banque, il cedimento inatteso di Pogacar, arrivato a Laruns 1’04” dopo Vingegaard
Come definiresti la tua rivalità con Vingegaard?

Bella. Già l’anno scorso, è stato uno dei migliori Tour di sempre e penso che quest’anno sia successo molto già nella prima settimana. E’ un buon momento. Sganciamo bombe quotidianamente l’uno sull’altro. Abbiamo vinto una tappa ciascuno, mi sto proprio divertendo.

Sembra che tu corra con molta più avvedutezza degli anni scorsi. Perché questo cambiamento?

Finora ho fatto tre Tour de France e ogni edizione ti dà esperienza in più. E’ bello vincere una corsa con 50 chilometri di fuga solitaria, ma siamo al Tour de France e bisogna essere consapevoli. Ci sono tre settimane e ogni giorno puoi pagare il prezzo per lo sforzo fatto il giorno prima. Devi correre davvero con la testa, non puoi semplicemente impazzire e pensare di ottenere tutto in un solo giorno.

Stai invecchiando? Nel 2021 hai vinto con una fuga di 48 chilometri a Le Grand Bornand…

Sì, probabilmente sto diventando vecchio. Infatti (sorride, ndr), è il mio ultimo anno con la maglia bianca.

Le discese sono veloci e insidiose, giusto rischiare tanto? Lui è Adam Yates, gregario extra lusso
Le discese sono veloci e insidiose, giusto rischiare tanto? Lui è Adam Yates, gregario extra lusso
Adam Yates sarà a tua disposizione o farà la sua corsa?

Averlo accanto può essere un vantaggio. E’ in super in forma e penso che stia migliorando sempre di più. Quindi penso che nelle prossime tappe possiamo correre d’intesa. Adam è un grande compagno di squadra e averlo così vicino in classifica generale mi toglie pressione di dosso.

Sei entrato in questo Tour dicendo che non hai niente da perdere, la pensi ancora così?

E’ più divertente correre senza niente da perdere rispetto a dover difendere una maglia gialla. Ora che siamo nel cuore del Tour, non sembra così diverso. Ti concentri solo sulle corse, ma di sicuro ho avuto meno pressione arrivando al Tour. E’ stata una sensazione un po’ diversa rispetto a quando avevo il titolo da difendere.

In casa Jumbo Visma hanno detto che sul Puy de Dome hai fatto i tuoi migliori 35 minuti. Sei d’accordo?

Non lo so. Non conoscono tutti i miei allenamenti o tutti i miei dati di gara, quindi non sanno tutto su di me. Quindi non possono presumere certi numeri con esattezza. Però posso dire che è stata un’ottima prestazione, forse davvero la migliore.

La Jumbo-Visma sembra una barriera inscalfibile, ma Pogacar pensa di aver aperto una crepa
La Jumbo-Visma sembra una barriera inscalfibile, ma Pogacar pensa di aver aperto una crepa
Come sta Urska?

Sta molto meglio, oggi è andata di nuovo in bici. Non è in condizioni perfette, avrà bisogno ancora di qualche giorno per riprendersi. Quando perdi il manubrio ad altissima velocità è uno degli incidenti peggiori. A volte penso alle discese, come domenica, quando andavamo a 90 all’ora in gruppo sull’ultima grande discesa prima del Puy de Dome. Meglio non pensare a ciò che può succedere e che tutto possa andare in malora. E’ il nostro lavoro. Abbiamo cercato di essere rispettosi in gruppo e affrontarla con più calma, ma a volte è tutto così caotico. E allora ti chiedi se ne vale la pena.

E’ tutto così caotico, al punto da chiedersi se ci sia ancora tempo per fare i propri bisogni…

Normalmente nel ciclismo tradizionale succede che quando la maglia gialla si ferma, tutti si fermano con la maglia gialla e poi rientrano (sorride, ndr). Poi ci sono quelli che la fanno dalla bici. Personalmente, provo a fermarmi al massimo due volte per tappa, sempre quando c’è un momento in cui sai che puoi rientrare abbastanza velocemente. Oppure quando c’è più gente che si ferma, mai da solo. E se hai bisogno di fare qualcosa di grosso, sei fottuto. E’ difficile rientrare.

Cosa ti aspetti dalla Jumbo Visma?

Proveranno di tutto per preparare un grande attacco. Proveranno a farmi crollare di nuovo, ma staremo a vedere. Preferisco andare avanti giorno per giorno, sono motivato e pronto a tutto. Anche per le loro tattiche, cercherò di essere pronto qualsiasi cosa facciano.

Gran morale sul Puy de Dome e anche grande caldo: forse il solo punto debole di Pogacar
Gran morale sul Puy de Dome e anche grande caldo: forse il solo punto debole di Pogacar
E’ vero che per il prossimo anno stai ragionando di fare il Giro, lasciando che Almeida venga in Francia, dato che il Tour finisce solo tre giorni prima delle Olimpiadi?

Lo vedremo. Almeida è un ottimo corridore e quest’anno l’ha dimostrato al Giro. E’ pronto per andare al Tour e magari l’anno prossimo sarà possibile. Penso che lo voglia da molto tempo. Potremmo farlo insieme, come quest’anno sono con Adam Yates. Con Almeida ho fatto poche gare, ma abbiamo buoni rapporti. Sarà l’argomento di cui discutere fra otto mesi o giù di lì. Adesso no, per favore. Domani (oggi, ndr) ricomincia il Tour de France.

Corazzata Jumbo. UAE più forte in salita. Sorpresa Lidl

01.07.2023
7 min
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Si dice sempre che al Tour de France vanno i migliori corridori e probabilmente è vero. Ma qualche eccezione può esserci. La squadre si tirano a lucido per la Grande Boucle. Dai pullman che cambiano livrea, come quello della Jumbo-Visma, alle maglie rifatte per l’occasione, come hanno optato diversi team tra cui Bahrain-Victorious e Movistar, tra l’altro bellissime.

Ma al netto dei colori, nel vero senso della parola, resta la sostanza delle formazioni presentate. Chi c’è, chi non c’è. Chi è più forte e perché? Un’analisi che facciamo con Moreno Moser. Il trentino non solo ha passato in rassegna le squadre, ma ci ha detto qualcosa di più su alcuni corridori. Parola dunque al Moreno.

Moreno Moser (classe 1990) ha corso fino al maggio 2019. Ora è anche un commentatore per Eurosport (foto Instagram)
Moreno Moser (classe 1990) ha corso fino al maggio 2019. Ora è anche un commentatore per Eurosport (foto Instagram)
Moreno, chi c’è, chi manca: che squadre vedi?

Il livello è molto alto, come al Giro d’Italia del resto, ma quello che fa differenza al Tour, e di conseguenza nell’andamento della corsa, sono gli uomini che completano le squadre. Uomini che mediamente sono più forti, anche per fare i gregari. Al Giro c’è il capitano e poi una bella differenza fra lui e gli altri. In Francia no. In Francia la fuga è più interessante, più difficile da riprendere, in quanto gli attaccanti spesso sono gli uomini delle classiche. E questo rende la corsa meno scontata.

Chiaro, si alza il livello medio…

E fanno la fanno differenza in un grande Giro. Non ci sono solo quei due o tre uomini di classifica, da quando hanno iniziato a mettere le tappe mosse la qualità è aumentata. Prima Petacchi vinceva nove tappe, perché ce n’erano 12 per velocisti. Con altri percorsi entrano in ballo altri protagonisti.

Si dice che al Tour ci vada sempre la squadra più forte, ma in casa Ineos Grenadiers non ci sembra così. Quella del Giro era più forte secondo noi. Sei d’accordo?

Assolutamente sì. La Ineos deve inventarsi qualcosa. Non viene al Tour per la maglia gialla, a meno che non accada qualcosa d’incredibile. Magari potranno portarsi a casa un paio di tappe. Chiaro, un Bernal, un Martinez proveranno a fare classifica, ma senza il supporto dei compagni. Poi possono anche essere più pericolosi quando corrono così. Penso a Kwiatkowski che corre con un occhio davanti e uno dietro, anche quando deve controllare la squadra. In questo Tour ha un ruolo importante e magari riuscirà a trovare i suoi spazi già da oggi. Uno come lui vince anche “non di gambe”. O non solo con quelle almeno.

Egan Bernal, così come i compagni Pidcock e Martinez non danno certezze per la classifica
Egan Bernal, così come i compagni Pidcock e Martinez non danno certezze per la classifica
Passiamo al piatto forte: la sfida tra UAE Emirates e Jumbo-Visma…

Entrambe sono belle squadre. La UAE ha Majka che è un ottimo corridore, idem Yates che in teoria è un capitano. Soler, Grosschartner… Poi è ovvio: la Jumbo resta una corazzata che fa sempre paura. Però a livello di squadra credo che la UAE sia più forte in salita.

Agli olandesi mancano Roglic e Kruijswijk, però hanno Kelderman e Kuss, che se fosse quello del Giro…

Esatto, poi hanno anche Van Aert che può fare qualsiasi cosa, ma non credo abbia i numeri per certe salite. Per me loro pensavano di avere Kruijswijk e in qualche modo questa formazione è un aggiustamento. Tuttavia credo anche che abbiano fatto la squadra in base al percorso.

Cioè?

Non è come al Giro che c’erano tanti salitoni: qui le salite non mancano, ma ci sono più tappe mosse che tapponi e quindi hanno costruito la formazione in base a queste esigenze, consci di pagare qualcosa in salita. E quindi Van Aert, che non è uno scalatore puro, è ottimale. Mentre la UAE Emirates ha i passisti o gli scalatori puri.

A ruota di Pogacar una squadra solida e fortissima in salita
A ruota di Pogacar una squadra solida e fortissima in salita
Ci sono poi altre squadre buone, pensiamo alla Bora-Hansgrohe e alla Bahrain-Victorious. Cosa ne pensi?

Belle squadre, ma scendiamo di tanto. Questo Tour, salvo imprevisti, è un discorso a due. Vingegaard e Pogacar sono di un altro pianeta, fanno un altro sport. Quest’anno dovunque abbiano corso, hanno dominato e Pogacar lo ha anche battuto, con un certa cattiveria agonistica come a dire: «Il re sono io!». Per assurdo l’incidente alla Liegi potrebbe riequilibrare le cose e aggiungere narrazione alla corsa. Dicono che Vingegaard potrebbe approfittare del fatto che Tadej sia meno in condizione sin dalle prime frazioni…

E Pogacar ha detto che sta bene, ma non è al top…

Secondo me in casa UAE stanno facendo della strategia, dicendo che non si possono fare miracoli, che non partono favoriti. Che Adam Yates è pronto a fare il capitano… Alla fine Tadej potrebbe essere più fresco di Vingegaard e potrebbe uscire nella terza settimana. Spero solo che non abbia accelerato troppo i tempi. Comunque ha vinto i titoli nazionali con margini enormi. Spero non sia caduto in questo errore. In generale dico che è bello questo duello. Ed è bello che si rinnovi già da due o tre anni: lo sport vive di queste sfide prolungate.

Moreno, passiamo ad altre squadre o altri corridori: chi ti piace?

Mi piace il giovane della Lidl-Trek, Mattias Skjelmose. Ha fatto bene allo Svizzera, ha una buona gamba. Poi c’è Landa, ma su di lui non so cosa dire. E’ difficile parlarne. In salita è forte, fortissimo. Se si facessero le corse come tra gli allievi, col piattone e la salita finale sarebbe lo scalatore più forte al mondo o quasi. Invece gli manca sempre qualcosa. Poi ci sono tanti altri, a cominciare da Hindley. Vanno considerati anche O’Connor, Gaudu, Bardet, Mas… ma tutti loro non danno certezze.

La Lidl-Trek ha corridori di qualità e in forma: è fra le squadre preferite da Moser
La Lidl-Trek ha corridori di qualità e in forma: è fra le squadre preferite da Moser
Tra questi, forse Mas ha qualcosa in più, ma paga qualcosa in termini di squadra…

Però è anche vero che uno come lui “sta lì”. Non deve fare le azioni. Deve correre di rimessa. Ma torniamo al punto di prima: salvo imprevisti, cadute o malattie, nessuno può impedire a quei due di giocarsi la vittoria.

Una squadra forte, ma da valutare secondo noi è la EF Education-Easy Post. Hanno Carapaz che nelle ultime stagioni ha dimostrato di lottare anche a livelli altissimi, ma poi portano Bettiol, Powless, Cort… che vanno a caccia di tappe…

Con Pogacar e Vingegaard quasi tutte le squadre sanno che non potranno vincere e allora si regolano portando una formazione per vincere le tappe. Perché okay il piazzamento, ma un quarto o un quinto posto senza neanche una vittoria di tappa lascia l’amaro bocca. Un podio senza tappe è già diverso. Alla fine hai la foto che conta, ma senza sei “invisibile”. Senza un successo di tappa il quarto posto lo apprezziamo noi addetti ai lavori, la gente no. Agli sponsor fa piacere la foto dell’arrivo con quella bici, quelle scarpe, quegli occhiali… specialmente al Tour. Io capisco invece la EF.

Altri team?

Ce ne sono tanti che ci potranno far divertire. Mi vengono in mente la Intermarché-Circus con Girmay e la Alpecin-Deceuninck con Van der Poel, ma certo non aspettiamoci un Tour divertente come quello dell’anno scorso perché sarebbe alto il rischio di restare delusi! Poi se accade tanto meglio. Ma ora che ci penso una squadra che mi piace tanto nel suo insieme c’è.

Riuscirà Sagan a vincere ancora una tappa? «Bello, ma difficile», per Moreno Moser
Riuscirà Sagan a vincere ancora una tappa? «Bello, ma difficile», per Moreno Moser
Quale?

La Lidl-Trek perché ha tanti uomini bravi. Ciccone sta andando veramente forte e può vincere una o più tappe e può pensare davvero di portare a casa la maglia a pois. Ci sono poi corridori come Pedersen, Simmons, Juan Pedro Lopez e questo Skjelmose, come ho detto prima.

Capitolo velocisti. Una volta il Tour era una manna per loro, adesso hanno meno chance. Chi vedi favorito anche al netto della squadra che hanno alle spalle?

Il mio preferito in assoluto è Jasper Philipsen e per me e dominerà lui gli sprint. Poi c’è il solito Jakobsen (Soudal-Quick Step). E c’è Ewan che ha lavorato bene con il nuovo treno della sua Lotto-Dstny. Senza dimenticare Van Aert che alla bisogna si butterà dentro, anche se non mi sembra avere la stessa gamba dell’anno scorso. E poi c’è il sogno…

Spara!

Peter Sagan. Sarebbe bellissimo per lui, anche al netto delle recenti vicissitudini, e per il movimento intero se riuscisse a chiudere la carriera con un trionfo al Tour, ma la vedo dura.

Il segreto per durare è nell’umiltà: parola di Ulissi

21.06.2023
6 min
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In un giorno di maggio, per la precisione nel giorno della partenza del Giro da Napoli, ragionando con Diego Ulissi venne fuori un concetto su cui nei giorni successivi avremmo ragionato a lungo.

«Non ce ne sono poi molti di corridori italiani con il mio palmares – disse il toscano – eppure sembra che nessuno se ne accorga e si parli sempre di altri».

Diego Ulissi compirà 34 anni il 15 luglio. E’ alto 1,75 e pesa 63 chili. In carriera ha centrato 45 vittorie
Diego Ulissi compirà 34 anni il 15 luglio. E’ alto 1,75 e pesa 63 chili. In carriera ha centrato 45 vittorie

L’umiltà vincente

Non era una richiesta di popolarità: chi conosce Diego sa quanto sia felice lontano dai riflettori. Ma di certo testimoniava l’andazzo di questo ciclismo che si stupisce per i piccoli gesti dei più giovani e magari dà per scontata la solidità degli atleti più maturi. Spesso questo crea problemi, nella misura in cui l’esaltazione prematura fa saltare la verticalità dei rapporti e l’anzianità che un tempo “faceva grado” viene da alcuni tollerata con fatica.

«Le carriere si sono accorciate – commenta – è inutile girarci intorno e io non voglio nemmeno andare avanti chissà quanto. Sono il primo a dire che in un futuro anche molto vicino, prima di quello che si pensi, potrei dire basta. Sono passato giovane, di anni ne ho fatti, mi sono preso le mie soddisfazioni e andare avanti a oltranza lo troverei patetico. Verrà il giorno in cui vorrò mettermi a sedere a godermi i sacrifici che ho fatto in questi anni. E intanto mi muovo in questo gruppo in cui vedo molta anarchia e mancanza di umiltà, che in teoria dovrebbe essere la base di tutto. Insomma, se il futuro è questo, un po’ mi preoccupa, diciamo così».

Al Tour of Oman, per Ulissi anche una soddisfazione personale a Yitti Hills
Al Tour of Oman, per Ulissi anche una soddisfazione personale a Yitti Hills

La sfida tricolore

Pochi giorni fa, il livornese che vive a Lugano con sua moglie e le due bambine, ha sfiorato il successo al Giro di Slovenia, che in passato ha già vinto per due volte. Si è piazzato terzo a 23 secondi da Zana: un distacco in apparenza esiguo, ma difficile da colmare. Per cui a questo punto, dopo aver corso le classiche in appoggio a Pogacar e il Giro per Almeida, non resta che il campionato italiano e poi si potrà tirare un po’ il fiato.

«La verità – sorride – è che in Slovenia Zana era superiore a tutti. Io ero lì alla pari con gli altri, però il terzo giorno ho picchiato una bella botta e mi sono fatto male alle costole. Ne sto pagando ancora il conto e di sicuro l’ho pagato nei giorni successivi. Il campionato italiano capita in un periodo di buona forma, ho le gambe buone però sono anche stanco. Onestamente ho voglia di tirare il fiato. Perciò andrò sicuramente in Trentino per fare bene, anche se partirò il giorno prima. Non credo serva andare a vedere il percorso con troppo anticipo. So che è impegnativo e poi avrò tempo di impararlo girandoci sopra in corsa».

Al Giro Ulissi ha corso in appoggio per Almeida: il portoghese gli va a genio per l’interpretazione di gara (foto UAE Team Emirates)
Al Giro Ulissi ha corso in appoggio per Almeida: il portoghese gli va a genio per l’interpretazione di gara (foto UAE Team Emirates)

Il Giro con Almeida

La corsa rosa è andata bene, anche se rispetto al Diego Ulissi capace di vincere otto tappe negli anni scorsi, quello visto quest’anno è stato più un uomo squadra, votato alla causa di Almeida. Una sola fuga “vera” nel giorno del Bondone e poi sempre nei ranghi, come da richiesta.

«Stare sempre vicino a Joao – spiega – è stato parecchio dispendioso, non c’è mai stata una tappa in cui abbia potuto tirare il fiato, magari fare gruppetto e risparmiarmi. Niente di tutto questo. Però alla fine è andata benissimo così, perché ho sentito belle sensazioni per tutto il tempo. Sono stato di grande aiuto e di questo sono contento, perché abbiamo ottenuto un grande risultato. Allo Slovenia ho dimostrato di avere ancora una buona gamba. Per sabato servirà anche fortuna, perché partiamo solo in quattro (con lui ci saranno Trentin, Formolo e Covi, ndr) e non sarà una gara semplice da gestire».

Al Giro di Slovenia il terzo posto finale è venuto sullo slancio della buonacondizione di Ulisssi al Giro d’Italia
Al Giro di Slovenia il terzo posto finale è venuto sullo slancio della buonacondizione di Ulisssi al Giro d’Italia

Tre talenti di casa

In questa fase di riposo, che come abbiamo visto autorizza i primi bilanci, la curiosità è capire come ci si muova e che cosa abbia notato nei tre giovani talenti di casa UAE Team Emirates, che stanno monopolizzando il ciclismo: da Pogacar ad Ayuso, passando per Almeida.

«Sono felicissimo della carriera che ho fatto – conferma Ulissi – le mie 45 vittorie non sono poche, ho le 8 tappe del Giro, l’Emilia, la Milano-Torino e anche Montreal. Continuerò a divertirmi e andar forte fino a che ne avrò voglia. La squadra è felicissima di me, anche perché sono qui da una vita, da sempre (Diego divenne professionista nel 2010 nell’allora Lampre, che negli anni è diventata UAE Emirates, ndr).  Quanto ai nostri giovani, Pogacar è su un pianeta a sé. E’ irraggiungibile, è un fenomeno: quello che fa lui, al momento non lo fa nessuno. Può vincere i grandi Giri, come pure il Fiandre, la Sanremo e il Lombardia. Ayuso sta crescendo alla grande. Già l’anno scorso ha ottenuto un grande podio alla volta e nonostante quest’anno sia partito in ritardo per dei problemi fisici, ci ha messo davvero poco per vincere gare importanti. E poi c’è Almeida, che mi piace molto per come interpreta la gara. Penso che abbia ampi margini di crescita e può davvero arrivare a vincere un grande Giro. Cosa dire? Per fortuna ce li abbiamo tutti noi…».

Oltre a Ulissi e Covi, qui sopra, nella UAE Emirates dei tricolori ci saranno anche Trentin e Formolo
Oltre a Ulissi e Covi, qui sopra, nella UAE Emirates dei tricolori ci saranno anche Trentin e Formolo

Un’estate al mare

Dice di aver parlato con Bennati di un eventuale impegno ai mondiali, che fatti ad agosto scombussolano un po’ la sua routine. Dice che comunque quest’anno non farà il Polonia, ma dopo agosto il suo programma sarà prevalentemente popolato di classiche. E poi, questa volta con gli occhi che luccicano, aggiunge che dopo il campionato italiano se ne andrà al mare di casa sua, giù a Donoratico.

«La montagna è bella – ride come un bambino – ma io sono un uomo di mare e preferisco riposarmi nei posti in cui sono nato, che ci posso fare?».

Se la ride, le vacanze sono nel mirino. Genuino, schietto, riservato e fortissimo come sempre. Ciao Diego, ci vediamo sabato sul percorso tricolore di Comano Terme.

Dal Tour de Suisse un Ayuso formato gigante

21.06.2023
5 min
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Il recente Tour de Suisse ha segnato un altro tassello in quanto a ricambio generazionale. Se Remco Evenepoel è ormai un “veterano”, Mattias Skjelmose, il vincitore, e Juan Ayuso, secondo, sono ancora dei novellini.

In particolare Ayuso è un classe 2002. Juan non lo scopriamo adesso. Lo abbiamo seguito da vicino nel Giro U23 del 2021 e lo scorso anno si è preso il podio della Vuelta. Però stavolta il corridore della UAE Emirates  entra di fatto tra i giganti. E’ stato l’unico a vincere due tappe. A sfiorare il successo finale dopo una giornata di “crisi” e, soprattutto, a battere Remco a crono.

La grinta di Ayuso (classe 2002) sull’arrivo di La Punt, dopo aver staccato tutti sull’Albula
La grinta di Ayuso (classe 2002) sull’arrivo di La Punt, dopo aver staccato tutti sull’Albula

Ayuso il meticoloso

Una prestazione così non poteva certo passare inosservata. Viene da chiedersi dove potrà arrivare già quest’anno il talento spagnolo. Che nel lungo periodo andrà lontano… beh, quello si sa già! 

«Sapevamo che Juan stesse bene – commenta Fabrizio Guidi, che lo ha diretto dall’ammiraglia in Svizzera – che andava forte. Oggi gli strumenti ci dicono molto, ma da qui a vincere una tappa di montagna e una crono… non era semplice. E poi non contano solo i numeri.

«Di questo ragazzo mi è piaciuta e mi piace la meticolosità. Juan è attento ai dettagli in qualsiasi cosa faccia: dagli allenamenti alla strategia in corsa fino ai materiali. E poi ama la vita da atleta. Correre gli piace».

Che sia un… animale da gara ce lo aveva detto in tempi non sospetti anche Gianluca Valoti, suo diesse alla  Colpack Ballan: «Fermarlo a volte è impossibile». 

Hirschi in testa a tirare e Ayuso in coda, verso Leukerbad. Quel giorno lo spagnolo ha pagato oltre 50″ (abbuoni inclusi) a Remco e Skjelmose
Hirschi in testa a tirare e Ayuso in coda, verso Leukerbad. Quel giorno lo spagnolo ha pagato oltre 50″ (abbuoni inclusi) a Remco e Skjelmose

Tre momenti chiave

Evidentemente nell’era dei fenomeni bisogna inserire di diritto anche Ayuso. «Fa parte – dice Guidi – di quella schiera di giovani che si presentano alla scena dei pro’ già pronti. Acquisiscono esperienza in modo più rapido. E in questo Juan è una spugna.

«Per esempio nel giorno della sua “crisi” (terza tappa, ndr), quando ha avuto freddo in discesa. Ha capito molte cose, soprattutto l’importanza della squadra, dei compagni. Quel giorno fu Hirschi a salvarlo. Poi ha recuperato bene nel finale, ma è stata comunque una lezione importante. E quando dico lezione non intendo punizione, ma apprendimento. Perché poi certe esperienze è bene viverle da pro’. Uno come lui, da dilettante, prende e vince con 10 minuti. Se ha problemi, recupera. Tra i pro’ no, non è così».

Per Guidi, il giorno della crisi è uno dei tre momenti chiave dello Svizzera di Ayuso, insieme alla vittoria di tappa e quella finale della crono.

Fabrizio insiste sul fatto che Ayuso abbia corso pochissimo quest’anno. E questo ha complicato le cose. Per certi aspetti al via dello Svizzera era sin troppo fresco. Prima della corsa elvetica, lo spagnolo aveva preso parte solo al Romandia, tra l’altro sempre in Svizzera. E anche in quel caso era riuscito a dare una zampata, proprio nella crono. Stavolta però il livello era ben più alto.

Nella crono finale Juan ha staccato Remco di 8″ e di 9″ Skjelmose
Nella crono finale Juan ha staccato Remco di 8″ e di 9″ Skjelmose

Doti di recupero

«Il fatto che Juan abbia gareggiato poco lo ha fatto arrivare al via del Tour de Suisse con poco rodaggio. Gli sono mancati quei primi 2-3 giorni. Ed è lì che abbiamo perso la corsa. Il quarto giorno, quando ha pagato dazio, è stata una conseguenza del grande dispendio energetico del giorno precedente.

«Poi le cose sono cambiate. E’ scattato il campione che è in lui. Ha preso il ritmo gara, sono emerse le sue enormi doti di recupero e ha fatto quel che ha fatto. Questo vuol dire che hai un motore grosso così, altrimenti ti affossi».

Sull’Albula, Juan ha fatto un numero da capogiro. Ha staccato tutti, Remco e company inclusi. Una vittoria di forza e tenacia. Una vittoria da campione nel Dna. Come a dire: “Ieri le ho prese? Bene, oggi vi faccio vedere io”. Non tutti sono in grado di ragionare così.

«E anche la crono finale – prosegue Guidi – quegli otto secondi di vantaggio su Evenepoel sembrano pochi. In realtà c’è dentro un mondo. Non c’è solo un mare di watt, c’è anche la capacità di saper soffrire». E una grande attenzione verso questa disciplina che da quest’anno regna in UAE Emirates.

Aver battuto Remco a crono lancia Ayuso tra i super di questa era
Aver battuto Remco a crono lancia Ayuso tra i super di questa era

Favola Tour?

Ayuso sta benone dunque. I malanni sembrano del tutto alle spalle. E adesso dove potrà arrivare? Dovrebbe fare la Vuelta, ma in teoria c’è il Tour che chiama. Parte dalla Spagna e sembra fatto apposta per una nuova favola, una favola stile Pogacar. Juan potrebbe starci bene nella formazione per la Grande Boucle.

«Ci starebbe bene: e come fai a dire di no? Fisicamente Juan sarebbe pronto, è chiaro. Ma poi ci sono altre dinamiche di squadra, altri programmi. Ed è giovane».

E’ giovane: anche il suo compagno Pogacar era giovane quando fu buttato nella mischia del Tour (che vinse) dopo il podio della Vuelta l’autunno precedente. Semmai Pogacar all’epoca non aveva in squadra… Pogacar, un campione di tale peso che giustamente catalizza ogni attenzione.

Ma questo è un altro discorso. Quel che conta è che Ayuso sta mostrando chi è tra i professionisti, con la stessa grinta con cui attaccava strade ed avversari tra gli under 23. E quella vittoria a crono su Evenepoel non è cosa da poco.

«Anche in questo caso – conclude Guidi – un particolare che mi è piaciuto di Ayuso è che non è stato tanto lì a dire: “Ho vinto la crono su Evenepoel”, il quale comunque veniva dalle sue vicissitudini del Giro d’Italia, quanto piuttosto si è chiesto: “Dove ho perso il Giro di Svizzera? Dove posso fare meglio?“. Poi è chiaro, magari dentro di sé era contento, ma fin lì non ci leggo!».

ESCLUSIVO / Pogacar, ultima rifinitura prima della sfida

20.06.2023
6 min
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SESTRIERE – L’ultima pedalata in altura di Tadej Pogacar prima del Tour de France. Una nebbiolina avvolge il Colle mentre nelle grandi città già si boccheggia per il caldo estivo, scoppiato con qualche settimana di ritardo. Le 9 sono passate da qualche minuto e, quando entriamo all’Hotel Lago Losetta, troviamo il Uae Team Emirates seduto a tavola per colazione

Si ride e si scherza e il re delle Grande Boucle 2020 e 2021 ha il volto disteso mentre dialoga con il team manager Joxean Fernandez, per tutti “Matxin”, prima del blando allenamento che l’attende al termine di un fitto periodo di raduno. Al suo fianco ci sono alcuni dei fidi gregari che lo scorteranno al Tour de France, dal polacco Rafal Majka allo spagnolo Marc Soler, passando per gli ultimi arrivati in squadra in questo 2023: Adam Yates, reduce da un buon Delfinato, e il campione austriaco Felix Grosschartner. 

Prima dell’allenamento, due parole con Matxin, che sta seguendo la ripresa di Pogacar (foto Matteo Secci)
Prima dell’allenamento, due parole con Matxin, che sta seguendo la ripresa di Pogacar (foto Matteo Secci)

Due parole con Matxin

I corridori si avviano in stanza per prepararsi all’allenamento, mentre Matxin si intrattiene con noi e risponde alla domanda più in voga del momento tra gli appassionati del pedale e non solo: come sta Pogacar?

«Bene – risponde – la sua condizione sta crescendo. Abbiamo fatto un ritiro a Sierra Nevada, poi abbiamo svolto una ricognizione delle tappe della terza settimana del Tour e, per non andare di nuovo a Sierra, anche per motivi logistici, siamo venuti qui. Ora farà le due gare del campionato nazionale e poi si parte per il Tour de France». 

Sestriere fortunata

Nella scelta del Sestriere chissà che non abbia pesato anche la cabala, come scherza il proprietario della struttura e direttore del Sestriere Sport Center, Gianfranco Martin.

«E’ la terza volta che vengono qui da noi – racconta con un sorriso l’ex sciatore azzurro, vincitore dell’argento in combinata ad Albertville 1992 – e le ultime due volte, nel 2020 e nel 2021, direi che è andata bene. Ieri sera, insieme al sindaco di Sestriere Giovanni Poncet, gli abbiamo regalato il gagliardetto e il libro dei 90 anni del Comune: speriamo che Sestriere porti bene anche stavolta».

Izoard per quattro

Il meccanico della squadra Gabriele Campello ci mostra l’itinerario dell’allenamento odierno che prevede il Monginevro e poi l’Izoard dal versante di Guillestre, rientrando poi su Sestriere da Briancon per un’uscita che supererà le cinque ore. Alle 10,38 si apre la porta del garage e spuntano fuori Soler, Grosschartner, Majka e un imbardato Yates. Tadej non c’è, ma nessun allarme: oggi soltanto un po’ di scarico, prima delle due fatiche dei campionati sloveni che fungeranno anche da test per il Tour. Quattro chiacchiere pre-partenza, tempo di impostare la traccia sul ciclocomputer e poi il gruppetto Uae scompare nella nebbia che ormai va diradandosi. 

Ecco Tadej

Alle 11,08, la porta del garage dell’hotel Lago Losetta si riapre e stavolta spunta un ciuffetto inconfondibile. Rispetto ai compagni, Tadej tira dritto, solleva la zip dell’antivento e si lancia in picchiata in direzione Cesana. Il suo menù odierno è decisamente più blando dopo una settimana e mezzo su e giù per le montagne. Stavolta niente Izoard, ma una girata in direzione Oulx e Val di Susa per testare la gamba. La faccia, una volta indossato casco e occhiali, non è più quella sorridente della colazione, ma concentrata e focalizzata sull’imminente campagna francese. L’obiettivo è ben fisso nella mente e ha un solo colore: il giallo

Per Pogacar allenamento di un’ora e mezza, restando sul territorio italiano (foto Matteo Secci)
Per Pogacar allenamento di un’ora e mezza, restando sul territorio italiano (foto Matteo Secci)

La squadra è fatta

I giochi ormai sono fatti per il Tour, ce l’ha confermato un’oretta prima anche Matxin, che non si è sbilanciato sui nomi, pur sorridendo alle domande sul baby fenomeno Ayuso.

«I corridori – ha spiegato – sanno già chi è in squadra e chi è riserva e stasera facciamo l’ultima riunione operativa con il gruppo Tour, per cui arriveranno anche i direttori sportivi Andrej Hauptman, Marco Marcato e ci sarà anche Simone Pedrazzini. Facciamo un briefing tranquilli prima di cena e domani Tadej va direttamente in Slovenia».

Dopo quest’ultimo allenamento, domani Pogacar andrà in Slovenia per il doppio campionato nazionale: crono e strada (foto Matteo Secci)
Domani Pogacar andrà in Slovenia per il doppio campionato nazionale: crono e strada (foto Matteo Secci)

Via il tutore

Il particolare che salta subito all’occhio ammirando pedalare il vincitore di quattro Monumento (l’ultima la scorsa primavera, il Fiandre) è che il suo polso sinistro non è più coperto dal tutore che l’ha accompagnato nelle ultime settimane, soprattutto nelle uscite con la bici da crono. Un ulteriore segnale che l’asso sloveno si sta tirando a lucido in vista della sfida con Jonas Vingegaard.

Basta un leggero cavalcavia della Valsusa per vedere che il colpo di pedale è quello di chi promette spettacolo al Tour e ha tutte le intenzioni di riprendersi il trono. La caduta della Liegi-Bastogne-Liegi sembra ormai un lontano ricordo, laggiù all’orizzonte, dietro alle Alpi, si possono quasi scorgere i Campi Elisi.