Pablo Torres, il racconto di un’impresa (quasi) totale

29.08.2024
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Non ce ne voglia l’inglese Joseph Blackmore, ma in qualche modo Pablo Torres esce come vincitore morale del Tour de l’Avenir. Lo spagnolo ha infiammato la corsa francese: ha vinto due tappe, la maglia bianca e soprattutto è stato autore di un epilogo al cardiopalma sul Colle delle Finestre.

Anche il suo coach, Giacomo Notari, lo seguiva con apprensione da casa. Sapeva ciò che poteva fare e quanto avevano lavorato sodo. Vedersi sfumare il grande obiettivo per dodici miseri secondi non deve essere stato facile, neanche per chi era da casa appunto. Soprattutto perché Torres era stato secondo già al Giro Next Gen e aveva ben figurato al Giro della Valle d’Aosta.

«Però – ci racconta Torres – io alla fine sono stato contento. Ho vinto due tappe, la maglia di miglior giovane ed è stata una grandissima esperienza che mi servirà moltissimo per il futuro». Una risposta simile dice già molto sulla mentalità innata da campione che può avere un ragazzo. Non pensa a quello che non è stato, su cui non può fare nulla, ma a quello che potrà essere.

Disastro a Condove

Il Tour de l’Avenir Pablo Torres non lo ha perso sul Finestre, ma il giorno prima. Nella tappa che arrivava in Italia, a Condove, lo spagnolo era rimasto sorpreso dall’attacco in testa al gruppo ad inizio frazione. Un attacco propiziato tra l’altro dagli azzurri.

«C’era una discesa molto veloce – riprende Torres – e c’erano molti attacchi. Ho pensato di stare coperto. Non ho risposto subito io ma ho pensato di stare con la squadra. Poi però sono rimasto con un solo compagno. Sulla seconda salita, un Gpm di seconda categoria, eravamo arrivati a 30”. La fuga dopo la discesa ha continuato a prendere spazio. Io ci ho provato anche da solo ma non sono riuscito a rientrare».

E infatti, all’imbocco del lunghissimo Moncenisio, il ritardo di Torres dalla fuga, dove dentro c’era anche Blackmore, era quasi di 3′. Lui, tutto e completamente da solo (e con due borracce, senza ammiraglia dietro almeno nella prima parte) è riuscito ad arrivare fino ad un minuto dalla testa. Ma una volta in cima iniziava la lunga discesa e il fondovalle: si capisce bene che uno scalatore da solo non può fare molto. A Condove l’orologio segnava 4’58” di ritardo.

«Quella sera, quando ho perso la maglia gialla ero un po’ deluso in effetti. Durante la corsa sapevo che la situazione era complicata. Ma era difficile fare di più. A quel punto abbiamo parlato con la squadra e speravamo almeno di riprendere il podio il giorno dopo, di fare il massimo possibile».

Finestre da record

E da qui nasce l’impresa del Colle delle Finestre. Pablo dà fondo a tutto quello che ha e sigla un tempo che lo vede fare il record assoluto della scalata: quasi 2′ meglio di Rujano, che deteneva il primato siglato nel 2011, e oltre 4′ meglio di Froome nel 2018. Si stima abbia sviluppato 6,3 watt/chilo per 60′. Roba da elitaria da Giro e Tour.

«Se quel giorno pensavo alla maglia gialla? Quello che sapevo è che stavo bene, mi ero preparato in altura (Sierra Nevada, ndr) e che il Colle delle Finestre era una salita dura e lunga. Una salita che sarebbe durata almeno un’ora, quindi ci sarebbe stato dello spazio per recuperare, almeno per il podio. I miei compagni hanno tirato molto prima della salita e io ho cercato di fare il possibile. Ma per recuperare tanto terreno bisognava scattare presto e con un ritmo molto alto sin da subito. Quando sono partito mi facevano male le gambe. Ho pensato che avrei dovuto superare quel momento. Così ho rallentato e ho cercato un ritmo con cui sapevo che sarei potuto arrivare sino in cima».

Il podio finale dell’Avenir: 1° Jospeh Blackmore (Gran Bretagna), 2° Pablo Torres (Spagna) a 12″, 3° Tijmen Graat (Olanda) a 50″ (foto Tour de l’Avenir)
Il podio finale dell’Avenir: 1° Jospeh Blackmore, 2° Pablo Torres a 12″, 3° Tijmen Graat a 50″ (foto Tour de l’Avenir)

Tra presente e futuro

Ma chi è Pablo Torres? Madrileno, è un classe 2005 (di novembre). Fino allo scorso anno correva nell’US Ciclista San Sebastian de los Reyes. Da piccolo si barcamenava tra calcio e ciclismo, ma poi a forza di guardare le gare in tv con il nonno e stando in una famiglia in cui la bici era già presente, il ciclismo ha preso il sopravvento.

E’ curioso notare come Pablo abbia qualcosa in comune sia con Remco Evenepoel, il calcio, che con Tadej Pogacar, la squadra. Torres corre infatti per il UAE Emirates Gen Z. «Ma Tadej è il mio idolo. Ancora non ci sono stato, ma spero di arrivare presto nella prima squadra».

Come accennavamo e come si confà ai campioni, Pablo Torres già guarda avanti e di questa sfida mette in tasca il meglio. «E’ stata un’esperienza molto bella e in cui ho imparato tanto. Mi servirà certamente per il futuro». Tra l’altro, proprio ieri uno dei tecnici e talent scout della UAE Emirates, il noto Matxin, ha detto che a fine Vuelta valuteranno se far passare subito in prima Torres, o lasciarlo alla Gen Z ancora una stagione come previsto. Due podi nei “grandi Giri under 23” cambiano le carte in tavola. Come fu l’anno scorso con Del Toro del resto…

Adesso per Torres si profilano le altre gare.

«Sarò in Italia: prima al Giro del Friuli e poi, più in là, farò anche il Piccolo Giro di Lombardia. Il mondiale? Spero di essere selezionato. In quel caso lo preparerò al massimo».

Villa chiede miglioramenti, Giaimi è pronto e risponde

30.03.2024
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Per Luca Giaimi la prima stagione fra i “grandi” finora è prevalentemente trascorsa su pista. Marco Villa ne ha fatto un pezzo pregiato del gruppo del quartetto, pensando già al futuro, al dopo Parigi quando si dovrà capire anche chi farà ancora parte del progetto olimpico fra i senatori. A Hong Kong, nella seconda prova di Nations Cup, i risultati non sono stati pari alle attese, Villa lo ha ammesso senza peli sulla lingua com’è solito fare. E lo stesso Giaimi, che già aveva assaggiato la nazionale anche agli europei correndo la prova individuale, non nasconde di essere rimasto deluso dal risultato.

«E’ stata la mia prima esperienza agonistica nell’inseguimento a squadra nella nazionale maggiore e sicuramente è molto diverso rispetto a quanto ho vissuto fino all’anno scorso, con gli juniores. Sono entrato in un gruppo con compagni diversi, alcuni già affiatati fra loro e altri più o meno nuovi. Diciamo che alla fine non avevamo ancora stabilito quel feeling, quegli automatismi necessari per poter tirare fuori il meglio e in gara si è visto».

Per Giaimi finora 3 gare su strada con la squadra maggiore. Pochi risultati ma tanta esperienza in più
Per Giaimi finora 3 gare su strada con la squadra maggiore. Pochi risultati ma tanta esperienza in più
Che cosa hai trovato di cambiato rispetto alle tue esperienze passate, ricordando che il quartetto juniores da te guidato è primatista mondiale?

Molto perché lì c’era un amalgama che si era cementato nel tempo. La distanza è la stessa, ma noi correvamo anche in 3’53”, a Hong Kong abbiamo fatto 3’56” e questo dimostra come i problemi siano stati legati proprio alla connessione ancora parziale fra di noi. Nell’inseguimento a squadre è molto legato agli automatismi: noi riuscivamo a tenere fino all’ultimo chilometro, poi sia in qualificazione che nel primo turno ci siamo sfaldati. Devo dire che a furia di provare già vedevo miglioramenti e credo che col passare delle settimane ci troveremo sempre meglio e scaleremo le classifiche.

Villa fa dell’abitudine al gesto il suo mantra. Era così anche per voi da juniores?

Sicuramente, abbiamo lavorato con grande assiduità da dicembre ad agosto, eravamo arrivati al punto che salivamo in pista con grande tranquillità sapendo che dovevamo solo ripetere quel che facevamo in allenamento, era quasi una formalità. Ma sono meccanismi che si acquisiscono con il tempo. Per questo sono ottimista.

Il ligure è arrivato alla Uae sull’onda di molti squilli internazionali. Qui al Watersley Junior Challenge (foto Instagram)
Il ligure è arrivato alla Uae sull’onda di molti squilli internazionali. Qui al Watersley Junior Challenge (foto Instagram)
Il cittì ha sottolineato dopo Hong Kong come vuole vedere da te miglioramenti dal punto di vista tecnico. A che cosa si riferisce?

Villa ha ragione, anch’io mi sono accorto che ci sono cose che devo migliorare, ad esempio la mia posizione durante la fila indiana per coprire meglio gli altri e prendere meno aria oppure il mio modo di muovermi dalla fila al momento del cambio. Sono piccole cose dalle quali però si può guadagnare molto in termini di tempo e rendere la prestazione più performante, ma sono automatismi che si acquisiscono solo girando insieme.

Come ti sei trovato a Hong Kong?

Io avevo l’esperienza dei mondiali juniores di Cali dello scorso anno dove c’era grande tifo. In Asia abbiamo sì trovato tanta gente, ma in un clima molto più asettico, senza troppa pressione neanche quando gareggiavano gli specialisti di casa nelle prove di velocità. Con il gruppo azzurro è stata comunque una bella esperienza, abbiamo legato molto.

Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Tu d’altronde ti eri già avvicinato al gruppo quest’inverno con il ritiro a Noto…

Sì, li ci eravamo conosciuti, era stato importante anche da questo punto di vista. Anche con Ganna e Milan. Anzi con Jonathan eravamo in camera insieme e avevamo legato molto, mi ha dato anche importanti consigli proprio a proposito del quartetto, è stato un punto di riferimento.

Con i ragazzi del devo team Uae invece ancora non hai avuto occasione di correre…

No, le uniche tre gare che ho fatto finora sono state con il team maggiore, fra Spagna e Belgio. Avrò occasione ora con le classiche italiane U23: Belvedere, Recioto e Piva, saranno importanti al di là del risultato proprio per approfondire la conoscenza e l’unione fra noi ragazzi. Abbiamo fatto il ritiro insieme a a dicembre dove avevo trovato in Guatibonza un amico, poi avevo ritrovato Staes che avevo conosciuto nelle cronometro da junior.

Il 19enne ora punta forte sulle classiche italiane U23, a cominciare dal Belvedere
Il 19enne ora punta forte sulle classiche italiane U23, a cominciare dal Belvedere
Fra le tre gare qual è quella che si adatta meglio alle tue caratteristiche?

Credo il Belvedere, è più accessibile e vorrei fare bene soprattutto lì anche perché è la prima, per vedere come sto a questo punto. Per me aprile è un mese molto importante, proprio per le gare italiane ma anche per cominciare a mettere qualche mattoncino nella mia stagione che avrà altri mesi topici a giugno con il Giro Next Gen e i tricolori e a settembre quando spero di essere convocato per i mondiali.

Ad aprile ci sarà anche la terza tappa di Nations Cup su pista a Milton…

Sì, è un mese importante anche per questo. Io sono convinto che potremo fare meglio che a Hong Kong, che i progressi di cui dicevo prima si vedranno. Io penso che una Top 5 sia nelle nostre corde. Poi ci sarà anche la Gand-Wevelgem di categoria a fine mese che mi incuriosisce e mi intriga molto.

Per Giaimi, qui in nazionale junior su strada nel 2023, una prima parte di stagione vissuta in azzurro
Per Giaimi, qui in nazionale junior su strada nel 2023, una prima parte di stagione vissuta in azzurro
Ti sei posto qualche obiettivo particolare?

Non voglio parlare di risultati. Se devo proprio dire, vorrei che si vedano progressi nei miei meccanismi di lavoro con i compagni. Alla pista credo moltissimo, nello stesso team incoraggiano la mia doppia attività che continuerò a fare per lungo tempo. Voglio dimostrarmi affidabile, che Villa veda i miei progressi tecnici. Ci tengo molto…

Glivar, primo anno con Pogacar e già inizia a vincere

06.02.2024
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Di Gal Glivar avevamo già avuto modo di occuparci dopo il clamore suscitato lo scorso anno dalle sue vittorie nella prima parte di stagione. Si parlava di lui come del nuovo Pogacar, l’ennesimo talento emerso dal prolifico movimento sloveno. Da allora il 21enne ha cambiato squadra, entrando nell’universo della Uae attraverso la porta del devo team, ma sin dalle prime battute ha fatto vedere di che pasta è fatto, andandosi a prendere il Tour of Sharjah.

Miglior inizio di stagione non ci poteva essere: «Mi sono preparato bene durante l’inverno – racconta subito dopo il suo ritorno a casa – prima della partenza si era deciso che sarei stato il leader della squadra per via della mia forma. E’ stato bello arrivare con un piano alla corsa e seguirlo fino alla vittoria finale».

Seconda tappa del Tour of Sharjah, vince il francese Barbier. Alle sue spalle Bonifazio (a destra) e Glivar (a sinistra)
Seconda tappa del Tour of Sharjah, vince il francese Barbier. Alle sue spalle Bonifazio (a destra) e Glivar (a sinistra)
Che ambiente hai trovato nella corsa araba, che cosa ti ha colpito di più del Paese e della gente?

E’ un posto che sta davvero crescendo nel ciclismo ed è incredibile vedere tanti ciclisti lì tifare per noi e per la nostra squadra. Le persone erano fantastiche, ci hanno fatto sentire davvero a casa. Sono tutti così gentili ed è bellissimo correre in questo Paese. Abbiamo trovato molto pubblico alla partenza come anche alla fine delle tappe. C’erano tante persone, anche persone importanti degli Emirati Arabi Uniti, si vede che ci tengono alla gara e tengono che noi del team di casa facciamo bella figura.

Che livello di corsa era, quanta concorrenza hai trovato?

C’erano 165 corridori provenienti da molte nazioni. C’erano molte squadre asiatiche e alcune professional europee. Quindi il livello era piuttosto alto e questo mi incoraggia molto, so di aver fatto qualcosa d’importante.

Il podio finale con molti sceicchi del luogo. Glivar ha vinto con 22″ su Heidemann (GER) e 37″ su Budyak (UKR)
Il podio finale con molti sceicchi del luogo. Glivar ha vinto con 22″ su Heidemann (GER) e 37″ su Budyak (UKR)
Noi c’eravamo sentiti nello scorso giugno, tu da agosto sei alla Uae. Che cosa è cambiato?

Ho fatto qualche mese con la squadra maggiore, ora sono nel devo team. Questo è il nuovo progetto del gruppo arabo ed è un progetto straordinario, che permette di crescere e fare le proprie esperienze guardando anche ai più grandi. Io venivo dal team sloveno dell’Adria, passando in una realtà così grande sono rimasto attonito. E’ la migliore squadra del mondo con i migliori ciclisti. Ha tutto ciò di cui abbiamo bisogno, la migliore attrezzatura, la migliore alimentazione, il miglior allenatore. Non c’è situazione migliore per crescere.

In base a questi mesi e soprattutto all’ultima vittoria, continui ad essere un corridore per corse a tappe?

A dir la verità ho sì vinto la classifica generale, ma non mi vedo come un corridore da classifica generale. Le mie caratteristiche sono migliori per le classiche come le gare lunghe con salite brevi, come la Liegi-Bastogne-Liegi. Queste sono le gare che amo di più.

La gara negli Emirati ha visto la Uae Gen Z correre in protezione di Glivar (foto Tour of Sharjah)
La gara negli Emirati ha visto la Uae Gen Z correre in protezione di Glivar (foto Tour of Sharjah)
Come ti trovi a correre con Pogacar e quali sono i rapporti con lui?

E’ davvero un grande corridore, ma prima di tutto una brava persona, quindi è davvero bello allenarsi con lui. E’ rilassato e professionale ma anche molto veloce. Molto… Quindi se voglio allenarmi con lui devo dare il massimo tutto il giorno e io non sono al suo livello. Per questo non ci alleniamo molto insieme. Almeno per adesso, devo ancora crescere e migliorare.

Tutti dicono che la Uae è una squadra di campioni dove quindi è più difficile trovare spazio per un giovane. E’ vero?

Sì, la squadra ha molte stelle, ma anche molti aiutanti come il mio buon amico Domen Novak della squadra maggiore. Mi alleno molto con lui, ma la squadra è davvero ottima per lo sviluppo perché lavoriamo con le stesse persone e siamo davvero connessi con il team principale.

Lo sloveno ha capitalizzato il successo nella crono. Lo vedremo all’opera a Murcia e Almeria
Lo sloveno ha capitalizzato il successo nella crono. Lo vedremo all’opera a Murcia e Almeria
La seconda parte di 2023 non ti aveva visto protagonista come la prima. E’ stato il contraccolpo del passaggio di squadra?

Dopo i campionati nazionali ho avuto il Covid che mi ha lasciato dei problemi ai polmoni, mi allenavo ma non ritrovavo la mia forma. Essa è arrivata solo alla fine della stagione, ero di nuovo ad un buon livello al Giro della Croazia. A quel punto hanno deciso che mi avrebbero portato al devo team.

Tu sei considerato già l’erede di Pogacar anche se siete entrambi molto giovani. Ma ci sono in Slovenia altri ragazzi al vostro livello?

Non abbiamo un grande bacino di corridori come Italia, Spagna o Francia. Ma abbiamo molto potenziale in quelli che emergono e approdano fra i professionisti e penso che tra qualche anno il ciclismo sloveno salirà di livello anche dal punto di vista numerico.

Ora che cosa ti aspetti da questa stagione?

Il nostro programma prevede di vincere gare con il team Gen Z e di fare esperienza con tutti i corridori del team WT. Quindi farò metà gare con il team di sviluppo e metà con quello principale. Il tutto al fine di migliorare, fare esperienza e imparare il più possibile. Magari ripetendo quanto avvenuto negli Emirati anche un po’ più vicino a casa…

Sambinello: toccata e fuga nel mondo dei grandi

22.12.2023
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Enea Sambinello è tornato tra i banchi di scuola, come un normale ragazzo di 17 anni fa ogni giorno. Oggi, prima delle vacanze di Natale, ha fatto un’interrogazione di italiano su Machiavelli, Ariosto e Tasso. Ultima fatica prima di tornare tra i banchi l’8 gennaio. Prima, però, Sambinello, che si appresta ad iniziare il suo secondo anno da juniores, ha fatto un salto in Spagna. Più precisamente è andato nel ritiro del UAE Team Emirates, quattro giorni. Un’immersione totale nel mondo del team più vincente del 2024. 

Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna
Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna

Dei cambiamenti

Intanto Sambinello per il prossimo anno ha già messo in atto un cambiamento. Nel 2024, infatti, non sarà più con la Work Service Speedy Bike, ma con il team Pirata Vangi.

«Una decisione – racconta Sambinello – arrivata con il cambio di team da parte del mio diesse Matteo Berti. E’ stato lui ad andare al team Vangi, insieme a Fabio Camerin, ed io li ho seguiti. Mi è sembrata la scelta giusta, anche perché ero andato alla Work proprio perché c’erano loro, ed ho voluto continuare questo percorso».

«Mi è già arrivata la bici per il prossimo anno, una Guerciotti Eclipse S. Sto facendo qualche adattamento per la posizione, tra poco inizierò a spingere un po’ di più».

Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Come sei finito al ritiro della UAE in Spagna?

Conosco bene Andrea Agostini (con lui a sinistra in foto di apertura, ndr). Da esordiente ho corso con il team Fausto Coppi. Ero in squadra con suo figlio, che ha la mia stessa età e con il quale sono molto amico. Mi hanno contattato perché erano contenti di come stessi andando. Ho avuto questa occasione e l’ho colta al volo.

Che esperienza è stata?

Fantastica! Sono stato catapultato in un mondo surreale. Un qualcosa che sogni fin da quando sei bambino. Ho visto Pogacar da vicino, perché partecipavo anche alla riunione la sera. Era uno dei pochi momenti in cui sono stato in contatto con i grandi. Sono rimasto molto colpito dal fatto che tra staff e corridori si trattano tutti allo stesso modo.

Con chi hai parlato di più?

Ulissi. Ho parlato con lui perché ha corso da junior alla Vangi. Mi ha dato qualche consiglio e abbiamo mandato una foto insieme al presidente. Mi ha detto ottime cose sul team e mi ha chiesto di chiedergli qualche consiglio se vorrò.

Altri?

Un altro con cui ho parlato e che mi ha colpito per il suo atteggiamento è stato Del Toro. E’ al primo anno da pro’ ma ha una grande umiltà. Per farvi un esempio: eravamo in stanza insieme e sono venuti i ragazzi di Scicon a dargli gli occhiali. Lui avrà detto grazie una quindicina di volte, non ha dato per scontato che questa cosa gli fosse dovuta. Mi ha chiesto dove abitassi, perché lui vive a San Marino. Ci siamo ripromessi, questa estate, di fare una pedalata insieme. 

Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Tu hai pedalato con il Devo Team in quei giorni? 

Sì, a parte il primo giorno che ero in ritardo a causa dell’aereo e ho pedalato con i ragazzi di un team junior spagnolo. Dei ragazzi del team Gen Z conoscevo già Luca Giaimi, quest’anno ci siamo incontrati tanto alle corse. Abbiamo parlato della gestione della squadra, dello staff, del calendario… Lui è super contento di come lo stanno trattando.

Tu arrivi da una squadra juniores e ti sei ritrovato catapultato in quel mondo, che cosa hai notato in quei giorni?

E’ tutto curato nei minimi dettagli, ed è giusto che sia così. C’è tantissimo staff, tra corridori e addetti ai lavori saremo stati più di cento. Anche i test sono a 360 gradi. Ad esempio abbiamo fatto dei test per misurare la “core stability” per capire quali aspetti migliorare anche al di fuori della bici.

Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Eri lì nei giorni in cui Pogacar ha annunciato che verrà al Giro d’Italia, che aria si respirava?

C’era incertezza. Si percepiva che la decisione sarebbe stata quella di venire in Italia ma non c’erano certezze. Per il nostro Paese è un evento fantastico, non vedo l’ora che arrivi. Sicuramente andrò sulle strade a vederlo, non so ancora dove ma ci andrò. Vi racconto l’ultimo aneddoto.

Dicci pure. 

Quando c’è stato l’annuncio ero con due juniores spagnoli. Ci siamo confrontati e mi hanno detto che per loro il Giro è più bello del Tour. Anche per loro la presenza di Pogacar è un’ottima cosa, un evento bellissimo per il movimento italiano…