Felt presenta la sua nuova bici da triathlon: la IAx. Il marchio che opera sotto Pierer Mobility, è uno dei più importanti in questa disciplina. Un modello nato da tanta esperienza e che si integra in maniera chiara con la gamma Felt. IAx è una bici in grado di unire esperienza, tecnica elevata e pratica. Infatti risulta accessibile e semplice, in grado di soddisfare sia la praticità che le esigenze di alte prestazioni dei triatleti di tutto il mondo.
La forcella del modello IAx ha un design standard, così da avere una bici stabile in ogni condizione di ventoLa forcella del modello IAx ha un design standard, così da avere una bici stabile in ogni condizione di vento
Storia
Il nuovo modello di casa Felt nasce dalla storica B2 e dalla IA 2.0. Quest’ultima, realizzata su misura per la triatleta Paula Newby-Fraser. Nel corso degli ultimi anni, Felt ha costruito telai all’avanguardia per il mondo del triathlon e non solo. La IAx prende forma dalla piattaforma IA, che con il suo design ha stabilito nuovi standard nel mondo del triathlon.
Il modello IA originale è un punto di riferimento per questa disciplina, grazie alla sua velocità e alle sue prestazioni. Felt ha voluto fare un ulteriore passo in avanti, per estendere la sua tecnologia e le sue prestazioni ad un maggior numero di utenti.
Su questo modello si può montare anche il gruppo SRAM Rival eTap AXS, con monocoronaSu questo modello si può montare anche il gruppo SRAM Rival eTap AXS, con monocorona
Pratica e veloce
L’obiettivo principale era ottenere la stessa velocità dell’iconica IA. Il nuovo modello IAx presenta un design estremamente aerodinamico, con un’area frontale che utilizza una forcella tradizionale. Una scelta che si allontana dalla classica forma a cono presente sui modelli IA e IA 2.0.
La scelta della forcella si sposa con la necessità del triatleta di avere una bici stabile in ogni condizione di vento e con una maggiore accessibilità. Grazie al design semplificato e alla facilità di imballaggio e rimontaggio delle componenti, viaggiare con la IAx non è mai stato così semplice.
Il modello IAx ha avuto un’ampia modellazione CFD con test nella galleria del vento, passaggio che ha contribuito a migliorarne le prestazione aerodinamiche. Ma non c’è stato solamente questo dettaglio. Felt ha curato molto anche l’accessibilità al portaoggetti posizionato sul tubo orizzontale. Si chiama CALpac 2.0 e garantisce la presa facile e veloce degli elementi essenziali per alimentazione e idratazione. Inoltre il set BTSpac, posto dietro al tubo sella, offre una soluzione ottimale per immagazzinare il kit di attrezzi per la riparazioni delle forature.
Prosegue la ricerca di Selle Italia nell’ambito dei prodotti con cover stampata: ecco la nuovaWatt 3D, la prima sella per il triathlon in 3D. Questo nuovo modello presenta la stessa forma della Watt già in collezione caratterizzate dal design aerodinamico che consente di mantenere una posizione di pedalata precisa ed efficiente anche per i 180 chilometri della frazione ciclistica di un triathlon. Scopriamo le innovazioni e i benefici di questa tecnologia, ormai asso nella manica del brand trevigiano.
La tecnologia Superflow riduce i disturbi fisici causati da una prolungata pressione sulla zona perinealeLa tecnologia Superflow riduce i disturbi fisici causati da una prolungata pressione sulla zona perineale
Il terzo successo
Dopo i successi di SLR Boost 3D presentata lo scorso anno e il lancio di Novus Boost Evo 3D, la nuova Watt 3D conserva la stessa forma di successo della versione precedente, ma con la copertina in 3D sviluppata con tecnologia Carbon DLS. Questa tecnologia ha permesso la realizzazione di zone di cushioning differenziato, create in base alla zona di contatto delle ossa ischiatiche sulla sella.
Questo perché la posizione che si tiene su una bici da triathlon impone l’utilizzo di un’attrezzatura specifica che consenta da una parte la massima espressione di performance, ma dall’altra anche il miglior comfort, visto che la frazione ciclistica può durare anche molte ore. Il pattern proprietario, quello utilizzato per Watt 3D è diverso da quello utilizzato per SLR Boost 3D e da quello per Novus Boost Evo 3D, perché differente è l’applicazione d’uso.
Superficie ad alto coefficiente anti scivolo che assicura durante la corsa un ottimale livello di aderenza alla sellaPeso ridotto del 15% rispetto ai telai tradizionali Superficie ad alto coefficiente anti scivolo che assicura durante la corsa un ottimale livello di aderenza alla sellaPeso ridotto del 15% rispetto ai telai tradizionali
Due versioni
Prestazioni elevate in sinergia con un design unico declinato in due versioni. Dotata di inserto anti-slittamento per garantire il posizionamento fisso sulla sella, Watt 3D è disponibile con telaio in carbonio per la ricerca della massima performance. Oppure c’è anche con telaio in TI316, di resistenza e durata aumentate fino al 25% e peso ridotto del 15% rispetto ai telai tradizionali, con diametro 7 millimetri.
Entrambe le selle hanno un foro centrale Superflow, che riduce la pressione nella zona perineale. Entrambe sono disponibili in un’unica taglia U3 idmatch. Le misure sono di 255 millimetri in lunghezza e 133 in larghezza. Il peso si attesta in 222 grammi per la versione in carbonio e di 256 grammi per quella in TI316. Il prezzo consigliato al pubblico per la Watt 3D con rail in carbonio è di 399,90 euro mentre per quella con rail in TI316 è di 319,90 euro.
Q36.5 procede nel suo inarrestabile percorso di affermazione nel mondo del ciclismo. Da una parte abbiamo il team professional che sta ben figurando alla sua prima stagione nel mondo dei professionisti. Dall’altra prodotti sempre più innovativi destinati a soddisfare le richieste di sportivi sempre esigenti. Ora l’azienda bolzanina ha deciso affacciarsi anche nel mondo del triathlon affiancando la forte campionessa svizzera Daniela Ryf.
Q36.5 ha deciso di affacciarsi anche nel mondo del triathlon, affiancando la campionessa svizzera Daniela Ryf.Q36.5 ha deciso di affacciarsi anche nel mondo del triathlon, affiancando la campionessa svizzera Daniela Ryf.
Un palmares eccezionale
Per quanti ancora non la conoscono, è bene ricordare che Ryf ha saputo conquistare per ben quattro volte il campionato mondiale Ironman alle Hawaii. In carriera ha vinto in totale dodici titoli mondiali ed è considerata un’icona di spirito combattivo, serietà, passione e determinazione. In ben due occasione è stata inoltre nominata “sportiva svizzera dell’anno”.
Nell’ambito della nuova collaborazione con Q36.5, Daniela Ryf parteciperà alle prossime gare indossando il nuovo Body Triathlon del marchio bolzanino.
Uno dei prodotti che andrà ad utilizzare sono le Unique Road ShoesUno dei prodotti che andrà ad utilizzare sono le Unique Road Shoes
Più di una ambassador
Nelle intenzione di Q36.5, Ryf non dovrà rivestire solamente il ruolo di ambassador del brand. Dovrà infatti contribuire con i propri feedback allo sviluppo di nuovi prodotti. A confermarlo è lo stesso Luigi Bergamo, CEO di Q36.5.
«E’ molto stimolante lavorare con i triatleti – ha dichiarato – perché sono orientati alla performance e prestano attenzione a molti dettagli importanti e a ciò che può essere migliorato. Vediamo la collaborazione come un’eccellente opportunità per testare il nostro abbigliamento e renderlo ancora più innovativo. Il dialogo settimanale con Daniela Ryf è molto importante per noi. Insieme testiamo gli indumenti e i materiali funzionali direttamente in galleria del vento. In questo modo, possiamo rendere la nostra collezione triathlon ancora più performante».
La Ryf potrà contare sulla qualità e la tecnica dei prodotti triathlon di Q36.5La Ryf potrà contare sulla qualità e la tecnica dei prodotti triathlon di Q36.5
Non solo body
Il Body Triathlon di Q36.5 si caratterizza per la sua vestibilità e la qualità del tessuto scelto per realizzarlo. Il duplice obiettivo che è stato ottenuto è quello di ottimizzare l’aerodinamica e favorire la regolazione del calore. Grazie alla funzionalità del nuovo body, la Ryf ha potuto continuare ad allenarsi anche a temperature inferiori allo zero.
Queste le sue prime parole dopo aver indossato il nuovo body: «La funzionalità dell’abbigliamento è impressionante: regola la temperatura per non surriscaldarsi in salita e protegge perfettamente il corpo dal vento e dal freddo in discesa”».
Oltre al body, Q36.5 ha pensato anche alle scarpe. Daniela Ryf si allena e gareggia con il modello Unique. «Le scarpe Unique – ha commentato – sono facili da indossare e garantiscono una tenuta comoda e sicura del piede senza causare punti di pressione o intorpidimenti».
Parlando più in generale della sua collaborazione con Q36.5, la forte triatleta svizzera si è espressa in questo modo: «Sono molto entusiasta di collaborare con Q36.5. La loro attenzione ai materiali e all’innovazione tecnologica applicata all’equipaggiamento da ciclismo e triathlon è straordinaria. Indossare Q36.5 farà davvero la differenza quando si tratterà di stabilire un nuovo record mondiale. Sono certa che i prodotti e il know-how scientifico di Q36.5 mi aiuteranno in modo ottimale a superare i miei limiti».
L’obiettivo stagionale per la Ryf sarà la conquista del quinto titolo mondiale IronManL’obiettivo stagionale per la Ryf sarà la conquista del quinto titolo mondiale IronMan
Calendario definito
La stagione 2023 della Ryf prevede molti appuntamenti già messi in agenda. La svizzera ha però puntato la sua attenzione in particolare su due obiettivi. Dopo aver vinto l’edizione di Kona già quattro volte, gareggerà per inseguire la sua quinta vittoria IronMan ai campionati del mondo previsti a ottobre. Il secondo grande obiettivo sarà quello di battere il record mondiale sulla lunga distanza, attualmente fissato a 8h18’13”.
Il nuovo Body Triathlon e le scarpe Unique sono disponibili online sul sito www.q36-5.com e nei migliori negozi di ciclismo.
Si è parlato non poco del post Roubaix di Cameron Wurf. E giustamente ci verrebbe da dire! Il corridore della Ineos Grenadiers infatti dopo essersi sciroppato 256 chilometri (di cui 55 sul pavé) ha pensato bene di aggiungere alla sua attività sportiva una mezza maratona. Qualcuno gli ha dato del folle, in realtà è stato molto meno folle di quel si possa pensare. Vediamo perché.
Anzi non una “mezza”, ma 400 metri di più per essere precisi. L’australiano infatti ha corso a piedi per 21,6 chilometri. Ma perché? Wurf è (anche) un triatleta. Tempo fa aveva smesso di essere un pro’. Al termine della stagione 2014, per sei anni è stato un triatleta a tutti gli effetti. Ha ripreso a correre nel 2020. Nel 2016 ha disputato il suo primo Ironman e non a caso è rientrato con la Ineos Grenadiers, squadra che da sempre cura molto la cronometro.
La doppia attività di Wurf postata su Strava: prima la Roubaix, poi la mezza maratona a piedi (passo 4’06” al chilometro)La doppia attività di Wurf postata su Strava: prima la Roubaix, poi la mezza maratona a piedi (passo 4’06” al chilometro)
Wurf e l’Ironman
Ma facciamo però chiarezza sul tema dell’essere triatleta. Cameron infatti è uno dei migliori nell’IronMan, vale a dire il triathlon originario: quello che ha dato il via a questa disciplina, 3,8 chilometri di nuoto, 180 in bici e la maratona (42,195 metri) di corsa. E solitamente chi primeggia in questo tipo di triathlon non fa parte di coloro che puntano alle Olimpiadi (1,5 chilometri di nuoto, 40 in bici, 10 di corsa). Quello è un altro mondo. Un po’ come le marathon e il cross country in mtb.
«Sto cercando di migliorare la mia condizione in vista dei mondiali di Ironman – ha detto Wurf a Sporza – dopo la Roubaix avrei voluto correre un po’ di più, ma ormai si era fatto buio».
Wurf, ironicamente, aveva poi commentato sui suoi canali social: “Ora ho fame”. E poi aveva pubblicato su Strava la sua “mezza”.
Buon nuotatore, super ciclista (è suo il record della frazione in bici dell’Ironman), Cameron è anche un ottimo podista (foto Instagram)Buon nuotatore, super ciclista (è suo il record della frazione in bici dell’Ironman), Cameron è anche un ottimo podista (foto Instagram)
Professionalità massima
Qualcuno ha criticato questa impresa istrionica. L’accusa? Poteva fare di più per Ganna. Se finisce una Roubaix e poi ha la forza di correre evidentemente non ha dato tutto.
In realtà lo stesso Wurf ha spiegato che prima di tutto ha corso per Pippo. Ha cercato di proteggerlo e di portarlo avanti. Poi quando la corsa è esplosa e Ganna era al sicuro, davanti con i big, Cameron ha iniziato la sua Roubaix.
«Negli ultimi 80 chilometri – ha continuato Wurf – ho iniziato a pensare al mio allenamento a piedi. Dopo la Foresta di Arenberg il mio compito era finito. Senza contare che proprio davanti a me c’è stata la caduta di Wright e Van Baarle. Da lì sarei stato comunque tagliato fuori. Arrivare al velodromo non dico che sia stata una passeggiata, ma neanche ho dovuto forzare al massimo».
Alla fine il trentanovenne della Tasmania, dove il triathlon è qualcosa di “sacro”, ha chiuso la Parigi-Roubaix nelle retrovie a 22’44” da VdP.
Posizioni a crono a confronto: su strada è più schiacciato…Nel triathlon invece, dovendo fare 180 chilometri, la posizione è meno estrema, ma comunque eccellenteE la bici? Il telaio è lo stesso: Pinarello Bolide, ma con qualche accorgimento per manubrio e portaoggettiPosizioni a crono a confronto: su strada è più schiacciato…Nel triathlon invece, dovendo fare 180 chilometri, la posizione è meno estrema, ma comunque eccellenteE la bici? Il telaio è lo stesso: Pinarello Bolide, ma con qualche accorgimento per manubrio e portaoggetti
Obiettivo Nizza
Cosa può davvero ottenere Wurf all’Ironman iridato di Nizza del prossimo 10 settembre? Cameron viene da un undicesimo posto. Il suo obiettivo è migliorare, ma nel triathlon come il ciclismo l’asticella si è alzata parecchio. Americani, sudafricani e molti suoi connazionali appartengono a team semiprofessionistici. O meglio, grazie a degli sponsor personali riescono ad allestirsi degli staff per fare la vita da atleti a tempo pieno ed essere di fatto dei pro’.
«Lo scorso anno – ha detto Wurf – sono stato al di sotto delle mie aspettative e per questo cerco di fare questo tipo di allenamenti estremi. Voglio alzare il mio livello. Il mio obiettivo è quello di centrare una top cinque. E quanto fatto la domenica della Roubaix è abbastanza simile ad un Ironman».
Tra gara e mezza maratona in allenamento, Cameron è stato in attività per circa sette ore e mezzo. La durata media di un Ironman per un atleta del suo livello è di circa otto ore, molto dipende poi dalle condizioni meteo, del mare, dalle caratteristiche del percorso (specie in bici)… Per questo possono esserci anche differenze di 20’, in più o in meno per atleta, a parità di condizioni fisiche dello stesso.
A conti fatti dunque Wurf e la Ineos – ricordiamolo che in tempi di marketing nulla è vano – non sono stati poi così folli.
Abbiamo constatato tramite le due testimonianze di Samuele Rivi che gli integratori Dinamo sposano benissimo le esigenze dei corridori. Così come ci siamo resi conto che la loro originalità ha bisogno di tempo per fare breccia nel gruppo, dove anni di consuetudini spingono gli atleti a fare e mangiare quel che si è sempre fatto e mangiato. Salvo stravolgere le abitudini quando la squadra vincente di turno indica una via alternativa. Per questo e visto l’interesse dell’azienda lombarda anche verso la corsa a piedi, questa volta spostiamo l’attenzione sul triathlon.
I lettori più attenti ricorderanno che a metà aprile avevamo raccontato l’avventura di Domenico Passuello, ex pro’ alla Quick Step e ora campione italiano di specialità, ai mondiali di duathlon. Così lo abbiamo ricontattato, proponendogli di effettuare un test con i prodotti Dinamo, curiosi di riceverne i feedback. Il dialogo che segue racconta due mesi (circa) di allenamento.
Abbiamo chiesto a Domenico Passuello di provare gli integratori Dinamo con l’occhio del triatletaAbbiamo chiesto a Domenico Passuello di provare gli integratori Dinamo con l’occhio del triatleta
Intanto le impressioni generali, cosa ti è parso?
Ho trovato una grande facilità di uso. Normalmente quando faccio tanti chilometri, alterno gli alimenti. Posso fare come si usava un tempo, quindi mangio qualche paninetto o il pezzo di crostata. Invece adesso mi veniva da mangiare continuamente queste barrette. Perché sono pratiche e soprattutto, visto che non sono ricoperte da cioccolato, non hanno il problema di sciogliersi con il caldo.
Dal punto di vista nutrizionale?
Hanno delle buonissime calorie, carboidrati e grassi bilanciati, che non è facile. Ma soprattutto sono buone, mentre quelle non ricoperte di solito sono tremende. Queste si sciolgono in bocca. Di solito la barretta è anche un po’ difficile da buttare giù, specialmente se è molto complessa. Invece queste praticamente le ho macinate. E poi ci sono i gel. Apparentemente sembrano simili agli altri, però in realtà io non mi sento questo pastone nello stomaco. E considerate che mi capita di prenderne anche dieci insieme.
Che cosa?
Anche nel triathlon o nel duathlon, dobbiamo viaggiare come fanno ora anche nel ciclismo, quindi con un quantitativo molto alto di carboidrati l’ora. Però abbiamo il limite di non avere dietro l’ammiraglia, sia nella corsa sia in bici. E anche il limite che i rifornimenti previsti dall’organizzazione non sempre sono all’altezza. Per cui preferibilmente portiamo le nostre cose, mettendole dove si può. E con i gel facciamo così. Di solito abbiamo due borracce e in una delle due vuotiamo 10 gel e li allunghiamo con l’acqua. Ce la teniamo lì e ad ogni sorso buttiamo giù 50 calorie, 30 grammi di carboidrati. Facciamo il conto di quanti ce ne servono e con quella borraccia riusciamo a coprire un po’ di ore. Poi magari mangiamo anche il solito, abbiamo l’aggiunta di altri gel…
Nella corsa si usano preferibilmente i gel, a meno di non dover disputare delle ultramaratoneNella corsa si usano preferibilmente i gel, a meno di non dover disputare delle ultramaratone
Non è pesante?
In generale quando prendi tutta questa roba non usi il misurino: bevi e basta e potresti aver problemi di stomaco. Invece con i gel Dinamo mi sono trovato benissimo. Sono leggeri e non sono… papponi un po’ mielosi. Anzi, Dinamo ha un gel al gusto di miele, ma quello è buono come alternativa, perché essendo un po’ salato rompe il gusto di integratori che sono tutti dolci.
Il salato da affiancare al dolce, interessante…
Ci sono ad esempio le mandorle con la masala, una spezia. Sono eccezionali in bici e anche con un prosecco accanto. Scherzo, ovviamente, però sulla bici abbiamo un piccolo box di plastica in cui portiamo dietro qualche scorta. E durante lo sforzo c’è bisogno anche di grassi buoni e se riesci a portare anche qualcosa che gratifica il palato non è male. Spesso non riesci ad alimentarti di continuo per tanti motivi e se c’è qualcosa che rompe tutto quel dolce, ti aiuta ad andare avanti.
Nella corsa si mangia come in bici?
Nella corsa si usano prevalentemente i gel, a meno che tu non faccia le ultramaratone in cui c’è bisogno di un supporto più sostanzioso. Invece, se posso, ho trovato molto interessanti anche i prodotti Dinamo da usare nella vita quotidiana. Sono buonissimi e a me sembra di sentire un gran benessere fisico. Aggiungiamo che uscivo dal Covid, quindi mi sono sentito particolarmente bene. Difficile da descrivere e far capire, ma resta la sensazione. Diciamo che certe prestazioni sono capace ugualmente di farle, ma cambia l’usura dell’organismo. La macchina da corsa va comunque a 200 all’ora, ma se usi l’olio giusto, il motore si usura meno.
Alla fine dell’allenamento, l’uso delle capsule Post-Activity agevola il recuperoA fine allenamento, l’uso delle capsule Post-Activity agevola il recupero
Cosa hai provato dei prodotti per il recupero?
Ho usato terra le capsule Post-Activity e a livello muscolare mi hanno dato un bel benessere. Come è buonissima la tisana di corteccia, il Lapacho. Quello è veramente eccezionale, infatti l’ho ordinato. Regola la sudorazione e mi dà l’idea che svolga una bella azione drenante. Faccio un esempio pratico. Di solito mi sveglio di notte perché devo fare la pipì e magari mi fa male perché l’ho trattenuta. Da quando prendo quella tisana, che secondo me è anche un buon antinfiammatorio, non ho più problemi. La sensazione è che siano prodotti che supportano la prestazione, ma siano capaci di ripristinare l’equilibrio del corpo.
A questo punto arriva l’avvocato del diavolo: sei sempre stato sincero?
Ecco, vorrei fosse chiaro che questa intervista non è una marchetta, non avrebbe avuto senso farla. Abbiamo fatto un test. Posso dire che sono prodotti più costosi della media, ma sono un tipo di integratori che io comprerei per conto mio. Da quando li ho assaggiati mi hanno risolto il problema del gusto e della leggerezza. Il gel al caffè è buonissimo. Sono prodotti naturali e anche quando devo prenderne tanti, non sento tutto questo… dolcione in bocca, come succede con altre marche. I corridori sanno cosa vuol dire avere in bocca e nello stomaco quei gel che non vanno giù e devono bere una Coca Cola per scioglierli e digerirli.
Ai primi di aprile, Passuello ha vinto il campionato italiano di Duathlon a PesaroAi primi di aprile, Passuello ha vinto il campionato italiano di Duathlon a Pesaro
Che cosa significa che sono naturali?
Un conto è fare una corsetta di 10-15 chilometri e prendi un gel. Un conto, come capita a me, è fare allenamenti tirati di 25 chilometri, con dentro ripetute da 1.000 metri. E se ti alleni a 35 gradi, con il caldo che ti scioglie la pelle, e prendi 2-3 gel, lo senti subito se ti danno fastidio. Ecco, li ho provati in modo anche un po’ estremo. Le barrette in tasca non si sciolgono. E anche i gel li ho digeriti facilmente. Non ho avuto la sensazione di mandare giù prodotti chimici.
Dopo aver vinto i campionati italiani ai primi di aprile, il 7 maggio Domenico Passuello prenderà parte al mondiale di duathlon a Viborg, in Danimarca. In una stessa frase i ricordi si condensano e si intrecciano. A Viborg un secolo fa si svolse il primo team building alla Riis, con i corridori della CSC (Basso, Lombardi e Peron fra loro), vestiti e armati come militari per combattere dei finti terroristi. E poi c’è quel nome, Domenico Passuello, che riporta la memoria al 2000, quando correva fra gli under 23 e agli anni successivi quando approdò alla Quick Step. Il suo nome potrebbe dire anche poco oggi nel ciclismo, ma nel triathlon è uno di quelli che contano, seguendo il cammino che prima di lui è stato di Massimo Cigana.
«Ho visto che in Danimarca ci sarà questo mondiale molto duro – spiega – e ho capito che c’era l’occasione per essere coinvolto. La Federazione mi ha dato carta bianca per la mia affidabilità degli ultimi anni e secondo me possiamo fare bene. La vittoria al campionato italiano di Pesaro è stata inattesa, perché a 5 settimane dal mondiale la condizione non era al massimo, ma insieme è stata anche una conferma. Il duathlon come pure il triathlon è uno sport molto esatto. Devi stare a 12 metri dal corridore davanti e i giudici controllano. I conti sono abbastanza attendibili. Insomma, sono fiducioso».
Ai primi di aprile, Passuello ha vinto il campionato italiano di Duathlon a Pesaro
Sul podio di Pesaro, Passuello premiato come vincitore assoluto e della sua categoria
Ai primi di aprile, Passuello ha vinto il campionato italiano di Duathlon a Pesaro
Sul podio di Pesaro, Passuello premiato come vincitore assoluto e della sua categoria
Chi è Passuello?
Già, si chiederanno i più, ma chi è questo Passuello? Suo padre Giuseppe, classe 1951, era un corridore e così a un certo punto anche Domenico, livornese classe 1978, salì sulla bici e seguì tutta la trafila fino al professionismo. Lo conoscemmo ai tempi del Team Casprini, squadrone under 23 costruito da Franco Gini, con Daniele Tortoli sull’ammiraglia (due figure di spicco che non ci sono più). Un corridore di talento, un po’ incostante forse, con una decina di vittorie nei dilettanti, che nel 2002 arrivò alla Colombia-Selle Italia di Savio e l’anno dopo alla Quick Step in cui ancora correvano Paolo Bettini, Bramati e Paolini (nella foto di apertura alla Freccia Vallone del 2003).
Come fu che dal ciclismo passò al triathlon e il cammino fino alla convocazione ai mondiali di duathlon è il motivo di questo viaggio, a metà fra ricordi e futuro.
Nel 2001 Passuello ha corso alla Maltinti, vincendo 10 corse, l’anno dopo il passaggio tra i pro’Nel 2001 Passuello ha corso alla Maltinti, vincendo 10 corse, l’anno dopo il passaggio tra i pro’
Perché lasciasti il ciclismo?
Perché dopo l’anno in Quick Step, rimasi scottato e non ho più trovato la squadra giusta. Andai all’Amore&Vita e feci anche qualche risultato, ma con biciclette che non andavano e situazioni lontane dal mondo che volevo. Certe squadre per un verso vanno ringraziate, per altri è difficile rimettersi davvero in gioco.
Iniziasti subito col triathlon?
No, passai parecchio tempo senza fare sport. E’ naturale, quando investi tutto su qualcosa, è brutto dover rinunciare sul più bello. Anche quando correvo in bici, mi piaceva andare a piedi. E un giorno mi misi a nuotare finché mi proposero di provare col triathlon. Era il 2005, si vide che avevo qualcosa di più. La corsa c’era, il ciclismo era il punto forte, il nuoto il tallone d’Achille. Uscivo sempre tardi dall’acqua e mi toccava ogni volta rincorrere. Un anno che correvo in un team spagnolo, feci secondo al campionato nazionale di Spagna. Finché cominciai a vincere i campionati italiani. E oggi che ho 44 anni, ho un rendimento migliore di quando ho cominciato.
Pur essendo uno dei più forti, ha dovuto comprare da sé la sua Trek, il casco e le scarpe
Passuello correva a piedi anche quando faceva il corridore, il vero scoglio è stato il nuoto
Pur essendo uno dei più forti, ha dovuto comprare da sé la sua Trek, il casco e le scarpe
Passuello correva a piedi anche quando faceva il corridore, il vero scoglio è stato il nuoto
Si può parlare di professionismo?
All’inizio iniziai a firmare dei contratti a termine. Lavoravo, ci poteva stare. Oggi, dopo qualche anno, posso dire che non ci sono risultati economici enormi, ma sono riuscito a farne un mestiere. Se fossi tedesco, sarebbe meglio. In Germania la popolarità del triathlon è inimmaginabile.
Tanto di più?
Per capirci, nonostante io abbia vinto tre Ironman, svariati campionati italiani e altri titoli internazionali, la bicicletta ho dovuto comprarmela. Il casco da crono m lo sono comprato. Le scarpe Shimano me le sono comprate. Gli integratori devo comprarli. Ho un team di Milano che mi appoggia, il Tritaly Triathlon, cui devo tanta gratitudine, ma mi chiedo perché gli sponsor non investono su un atleta che fa questi risultati? Ho mandato qualche mail in giro, ma con nessun risultato. Non posso essere io a occuparmi di marketing, io devo allenarmi e gareggiare.
Nel 2015, Passuello primo all’Ironman di Taiwan
Ancora nel 2015 arriva l’Ironman di Putrayaja
Nel 2017 per Passuello arriva invece la vittoria all’Ironman di Qujing in Cina
Nel 2015, Passuello primo all’Ironman di Taiwan
Ancora nel 20’15 arriva l’Ironman di Putrayaja
Nel 2017 per Passuello arriva invece la vittoria all’Ironman di Qujing in Cina
Hai più partecipato a gare di bici?
Qualche Gran Fondo ogni tanto, ma solo per tenermi in allenamento. E perché a qualche sponsor tecnico fa piacere di vedermi lì.
Il mondiale può cambiare le cose?
E’ una speranza, che magari la maglia azzurra mi faccia conoscere un po’ anche in Italia. In effetti ho gareggiato tanto a livello internazionale, la gente non sa chi io sia. Vediamo se un bel risultato cambierà le cose. Di certo, nel ciclismo ci sono giornalisti e siti che se ne occupano, mentre nel triathlon la divulgazione è al minimo. Qualche articolo me lo sono scritto da solo. Qualcun altro mi ha chiesto soldi per scrivere di me.
Suo padre Giuseppe è stato professionista dal 1977 al 1986Suo padre Giuseppe è stato professionista dal 1977 al 1986
Cosa ti resta del ciclismo?
Tantissimo, soprattutto il metodo di lavoro. L’alimentazione, il riposo, la gestione della settimana. Nel ciclismo c’è più disciplina, qui solo nella corsa si tende a essere molto scientifici. Ma c’è da studiare tanto, perché solo con le doti atletiche non sarei arrivato lontano. Nel frattempo ho preso la licenza da Ironman Coaching, che mi aiuta nella preparazione e magari servirà in futuro. Però adesso mi concentro sul mondiale. Magari il 7 maggio sarà davvero un giorno importante e in qualche modo si pareggerà il conto.
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In gruppo non ci sarà più Francesco Villa, che iniziò nel 1992 da meccanico e ha finito da autista. Il suo viaggio fra i campioni, il nostro nei ricordi
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Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono meno lontane di quanto si possa pensare e gli atleti sono già al lavoro per guadagnarsi il pass olimpico. Tra questi c’è anche Jonas Schomburg, tedesco classe 1994, specialista nella distanza del triathlon Olimpico e già protagonista alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nella sua rincorsa alla qualificazione per la rassegna olimpica francese, Schomburg potrà contare sul supporto tecnico del Reparto Corse Bianchi, una vera eccellenza dell’azienda di Treviglio. Tramite l’accordo con il tedesco, Bianchi conferma così il proprio DNA racing anche nel triathlon Olimpico.
La nuova sede Bianchi di TreviglioLa nuova sede Bianchi di Treviglio
Il meglio di Bianchi
Bianchi ha deciso di mettere a disposizione di Jonas Schomburg i seguenti tre modelli: Specialissima, Oltre XR4 e Aquila.
Con le sue qualità all-rounder, Specialissima si caratterizza per la sua leggerezza e offre al tempo stesso la rigidità ideale per trasferire tutta la potenza sull’asfalto, soprattutto nelle frazioni caratterizzate da salita.
Oltre XR4 è invece il modello aero per eccellenza di Bianchi, perfetto su segmenti veloci.
Aquila è infine il modello da crono. Presenta forme appositamente disegnate per ricercare la massima aerodinamicità, garantendo un’ottima configurazione anche per il triathlon Olimpico che prevede un tratto bici di 40 chilometri (preceduto da 1.500 metri di nuoto e 10 chilometri di corsa).
Jonas Schomburg con il telaio Aquila, la bici da crono
Qui con la Oltre XR4, modello aerodinamico
Jonas Schomburg con il telaio Aquila, la bici da crono
Qui con la Oltre XR4, modello aerodinamico
Ispirato da Pantani
Jonas Schomburg nei giorni scorsi ha fatto visita alla sede Bianchi di Treviglio. Nell’occasione non ha mancato di sottolineare l’orgoglio per essere stato scelto da un marchio così importante.
«E’ un onore – ha detto il tedesco – entrare a far parte della famiglia Bianchi. Rappresentare un brand così iconico e ricco di know-how tecnologico mi motiva moltissimo e allo stesso tempo mi carica di responsabilità. Marco Pantani e Lothar Leder sono gli atleti che mi hanno ispirato da giovane e, infatti, la bici è il mio punto forte tra le tre specialità del triathlon. Non vedo l’ora di portare, con orgoglio, lo spirito Bianchi in tutto il mondo nel mio percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024.
«Ho la possibilità di scegliere tra tre modelli dalle caratteristiche diverse – ha concluso – ciascuno appositamente progettato per differenti situazioni di gara. Valuterò in base al tracciato quale utilizzare. Avere un partner come Bianchi verso le Olimpiadi di Parigi 2024 è un onore».
Fabrizio Scalzotto CEO di Bianchi, ha accolto Schomburg nella sede di TreviglioFabrizio Scalzotto CEO di Bianchi, ha accolto Schomburg nella sede di Treviglio
Una scelta strategica
La scelta di affiancare Jonas Schomburg nella sua rincora alle Olimpiadi di Parigi 2024 permetterà a Bianchi di portare il proprio know-how nel triathlon e nello stesso tempo di rafforzare la propria presenza nel mercato tedesco. A sottolinearlo è lo stesso Fabrizio Scalzotto, CEO del brand.
«Siamo molto felici – ha commentato – di annunciare questa partnership con Jonas Schomburg perché ci permette di portare l’esperienza Reparto Corse nell’élite del triathlon. Affiancheremo Jonas nel suo percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024, con l’obiettivo di raccogliere vittorie e presentarci ai nastri di partenza della prova olimpica. Dal punto di vista strategico, inoltre, questo accordo è importante per rafforzare la nostra presenza sul mercato tedesco, dove vogliamo essere sempre più protagonisti».
Il primo appuntamento stagionale che vedrà protagonisti Jonas Schomburg e Bianchi è previsto il prossimo 11 marzo a Miami nel circuito Clash Endurance.
Un caso tecnico sta agitando il dopo Roubaix della Arkea e di Bianchi. Le parole di Senechal hanno sollevato un vespaio. La colpa è davvero dei meccanici?
Il triathlon è uno sport complesso, dove tutti gli ingranaggi devono combaciare perfettamente ed essere oliati al punto giusto. Ogni singola disciplina deve essere svolta al meglio delle prestazioni: fisiche e mentali. Ma anche la tecnologia vuole la sua parte, un mezzo performante aiuterà gli atleti ad esprimersi al meglio e a guadagnare secondi preziosi.
Nella sezione in bici i chilometri da percorre, in media, sono 40. Per dare un riferimento: il campionato italiano a cronometro quest’anno misurava 45,7 chilometri. Insomma, uno sforzo non indifferente se si considera che dopo bisognava correre una mezza maratona…
La sessione di ciclismo è l’unica dove la differenza non la fa solamente la condizione dell’atleta ma anche il mezzo. Per questo Trek ha sviluppato e studiato la Speed Concept, la bici più veloce mai testata nella galleria del vento.
Studiata in galleria del vento la Speed Concept garantisce un risparmio di 16 watt rispetto al modello precedenteLa Speed Concept è stata perfezionata e sviluppata nella galleria del vento
Una soluzione completa
E’ risaputo che durante le gare di triathlon, a differenza delle classiche cronometro, l’atleta ha bisogno di idratarsi e mangiare. Proprio per questo sul tubo orizzontale è possibile inserire un contenitore, chiamato Bento Box, nel quale possono essere inseriti fino ad 8 gel.
Insieme alla Bento Box, è disponibile anche la borraccia aero per il tubo obliquo, con una capienza di 700 millilitri. In più c’è anche il kit per le forature perché si sa, nel triathlon non c’è l’ammiraglia…
Così come le altre bici Trek anche la Speed Concept è dotata del sistema IsoSpeed che rende la bici più confortevole del 40 per cento. Mentre l’inclinazione del cannotto dello sterzo è ottimizzata per rendere la bici guidabile e performante nonostante il peso dell’atleta sia molto sbilanciato in avanti.
Contenitore Bento Box che può contenere fino ad 8 gel
Kit per le forature, indispensabile nel triathlon dove non c’è l’ammiraglia
Borraccia da inserire nel tubo obliquo, studiata in galleria del vento non produce deficit aerodinamici
Bento Box che contiene fino ad 8 gel
Kit di cambio ruota
Borraccia da inserire sul tubo obliquo, capienza da 700 millilitri
Facile da personalizzare
Le geometrie e le regolazioni dellaSpeed Concept sono facili da modificare e si adattano perfettamente a quasi tutti gli atleti. La nuova nata in casa Trek è comoda anche da trasportare nei lunghi viaggi. Infatti, il manubrio è facilmente estraibile e la bici non perde le geometrie impostate.
Il risparmio di energie che si riesce ad avere è incredibile, ben 16 watt di vantaggio rispetto al modello precedente.
Per chi fosse interessato è possibile inserire una borraccia tra gli appoggi per i gomiti dalla quale l’atleta può bere tramite una cannuccia. Un posto comodo che non incide sull’aerodinamica, come dimostrato dagli studi in galleria del vento. La borraccia ha una capienza di 700 millilitri ed è venduta separatamente.
La nuova Speed Concept è disponibile in quattro modelli: SLR 9 eTap, SLR 9, SLR 7 eTap e SLR 6 eTap.
«Mi sono sentita finita, arrivata». A volte si raggiungono i propri limiti prima del previsto ed è proprio in questo momento che non bisogna darsi per vinti ma cercare di trovare la situazione più congeniale per se stessi. Così come ha fatto Silvia “Polly” Pollicini, ciclista della Valcar-Travel&Service (in apertura foto @twilcha), che in un certo senso ha appeso la sua Cannondale al chiodo…
Verso l’arrivo al Flanders Diamond Tour, Polly assieme a Eleonora Gasparrini, a 18″ dalla WiebesVerso l’arrivo al Flanders Diamond Tour, Polly assieme a Eleonora Gasparrini, a 18″ dalla Wiebes
Com’è entrato lo sport nella tua vita?
Mio padre è un insegnante di educazione fisica. Fin da piccolissima ho praticato diversi sport partendo dal nuoto fino ad arrivare a quello che, finora, è stato l’amore più grande della mia vita: il ciclismo.
E il triathlon?
Quando avevo sei anni un ragazzino con cui sciavo mi parlò di questo strano sport. Suo zio era il presidente della Valle D’Aosta Triathlon e andai un’estate a fare un mini camp di allenamento con tanti bambini. Mi divertii così tanto, da obbligare mio padre ad iscrivermi. Smisi all’età di quindici anni, quando capii che il ciclismo era il mio sport.
Cosa ti catturava della bici ?
Gradualmente mi resi conto che, non so per quale motivo, il ciclismo dei tre era lo sport che mi piaceva di più e a dodici anni mi imposi di allenarmi per fare la ciclista. Anche se, per divertimento, qualche garetta di triathlon continuai a farla ancora.
Elisa Balsamo è la sua migliore amica, come racconta Polly nell’intervista (foto Instagram)Elisa Balsamo è la sua migliore amica, come racconta Polly nell’intervista (foto Instagram)
Tre aggettivi per definire i due sport.
Il triathlon è particolare, faticoso ed entusiasmante. Il ciclismo è intenso, faticoso, ti direi che “distrugge l’anima” (ride, ndr) ma è più appropriato dire… appassionante.
Qual è la differenza principale ?
Sono entrambi sport molto duri, ma quando ero piccola percepivo il ciclismo più semplice perché unico e non composto da tre sport diversi.
La Valcar…
E’ la mia famiglia. Da junior di secondo anno venni chiamata per entrare a farne parte e accettai volentieri, l’anno dopo partì il progetto UCI. Ero al primo anno elite e rimasi in squadra. E proprio grazie ad essa iniziai a crescere tanto atleticamente e come persona.
Nel 2020 ha corso anche la gand in una stagione “magra” a causa del Covid: solo 14 gareNel 2020 ha corso anche la gand in una stagione “magra” a causa del Covid: solo 14 gare
Elisa Balsamo…
E’ la mia migliore amica. Ci siamo conosciute in Valcar e per sei anni siamo state compagne di stanza. Con il tempo si è poi instaurato questo rapporto di amicizia e fedeltà molto intenso e molto bello. Quando ha alzato le mani al cielo quel giorno, al mondiale (le vengono i brividi, ndr) ho pianto tutte le lacrime che potevo piangere. La considero come una sorella, è stata un’emozione bellissima vederla con quei colori. Ancora non ci credo e penso nemmeno lei. E’ molto utopica come cosa, ma è successo davvero!
Lasciare il ciclismo, perché?
Ho 22 anni e purtroppo quest’anno ho avuto la sensazione di essere arrivata, finita come atleta, di non poter andare oltre. Vedevo che le altre invece continuavano a crescere, probabilmente per il fatto che madre natura mi ha fornito un limite di capacità che ho raggiunto. Sentirmi così mi ha fatto stare male, da maggio ho pensato tanto. E mi sono detta: «Perché non ricominciare da zero e trovare qualcosa in cui devo crescere per non sentirmi finita?». Così mi è ritornato in mente il triathlon da cui ero scappata via a quindici anni (sorride, ndr). Si dice che tornare a casa fa sempre bene. Non ho la sfera di cristallo, non so come andrà, ma per scoprirlo devo provarci. Una cosa è certa: volevo cambiare quella sensazione che avevo e questa è la soluzione che mi piace di più.
In quale team andrai e con quali obiettivi ?
La Raschiani Triathlon di Pavia. In primis cercherò di trovare il mio posto all’interno di questo sport, per capire anzitutto per quali distanze sono più adatta e poi crescere tanto per valutare degli obiettivi più concreti.
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Hai già ripreso gli allenamenti di corsa e nuoto ?
Ho sempre corso e nuotato nei periodi di off season, ma il mio punto debole al momento è la corsa. Il nuoto, a mio avviso, è uno sport in cui si migliora più facilmente, dovrò riprendere un po’ di acquaticità, ma ho tanta tecnica. Per la corsa ci vorrà un po’ più di tempo. L’altro giorno ho fatto sei chilometri di corsa e quando ho finito mi facevano male le gambe da impazzire (ride, ndr).
Quale grande emozione ti viene in mente se pensi al tuo percorso ciclistico ?
La prima, da juniores, quando Elisa Balsamo vinse il campionato italiano. Io ero stata in fuga con lei tutto il tempo, l’avevo aiutata, quando l’ho vista con le braccia al cielo ho iniziato a piangere e non riuscivo più a smettere. Mi mancheranno le mie compagne.
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