Frigo fissa gli obiettivi: Vuelta per le tappe e per una maglia azzurra

19.08.2025
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Se sarà quella della svolta lo sapremo solo più avanti, ma di sicuro il 2025 di Marco Frigo è una stagione che gli sta dando risposte e certezze nel suo percorso di crescita, oltre ad avergli regalato la gioia della prima vittoria da pro’. Ancora pochi giorni di rifinitura, poi sabato sarà al via de La Vuelta dimostrando il suo profondo feeling con le gare a tappe.

Fatta eccezione per la Milano-Sanremo e il campionato italiano a crono, il 25enne di Bassano del Grappa quest’anno ne ha disputate sei accumulando più di 50 giorni di corsa. E l’annata paradossalmente sta entrando nel vivo adesso per il ragazzo della Israel-Premier Tech. Dopo averlo visto in azione dal vivo al Tour de Pologne, siamo tornati a sentire che ulteriori mire si sia posto Frigo per le prossime settimane.

In Polonia nella crono conclusiva, Frigo ha guadagnato posizioni nella generale, chiudendo settimo
In Polonia nella crono conclusiva, Frigo ha guadagnato posizioni nella generale, chiudendo settimo
Marco in Polonia sei stato uno dei protagonisti e con la crono finale hai rafforzato una bella top 10. Te lo aspettavi?

Arrivavo da un buon Baloise Belgium Tour (quinto in generale a 11” da Baroncini, ndr) e quindi ero abbastanza fiducioso di quel buon momento. Il Tour de Pologne mi ha dato la consapevolezza che lavorare duramente paga sempre e che un mese di altura a Livigno fatta bene ha dato i frutti sperati. In realtà avevo qualche punto di domanda perché quando si scende è sempre così, nonostante le sensazioni fossero positive.

Avendo chiuso a poco più di 10” dal podio, col senno di poi senti che avresti potuto osare di più?

Bisogna fare un discorso equilibrato. Di base sono contento e soddisfatto perché ho preso una bella iniezione di fiducia. Non dico che torno dal Pologne come un nuovo corridore, però adesso so che in certe corse posso stare davanti con i migliori. Però sì, riguardando ora certe tappe, forse avrei potuto agire diversamente.

Frigo al Baloise Belgium Tour ha conquistato un secondo posto di tappa e il quinto nella generale
Frigo al Baloise Belgium Tour ha conquistato un secondo posto di tappa e il quinto nella generale
In che modo?

Diciamo che per inesperienza non ho giocato i finali di tappa al meglio. Penso a Zakopane in cui ci ho provato forse troppo presto. Avevo paura di sbagliare. Tuttavia non lo vedo come rimorso, quanto più come un prezioso insegnamento per il futuro. La seconda tappa, quella di Karpacz, è stata però quella che mi ha fatto scattare la molla.

Spiegaci pure.

Ero partito per la Polonia con l’intento di curare la generale e sapevo che già al secondo giorno ci si poteva giocare qualcosa di importante con l’ultimo chilometro all’insù. Nel finale quando hanno lanciato lo sprint, sono rimasto troppo indietro. Le gambe c’erano e ne ho superati tanti verso il traguardo, ma ho chiuso più staccato di quello che speravo (tredicesimo a 9” da Lapeira, ndr). Quella frazione è stata spartiacque almeno per me. L’ho chiusa con tanta rabbia e altrettanta convinzione che avrei potuto fare molto meglio da lì alla fine.

Frigo sarà al via della Vuelta per puntare alle tappe, grazie alla consapevolezza ottenuta al Pologne
Frigo sarà al via della Vuelta per puntare alle tappe, grazie alla consapevolezza ottenuta al Pologne
Ora c’è La Vuelta. Marco Frigo ha già fissato gli obiettivi?

Sì, certo. Come squadra partiamo per puntare ai successi parziali senza guardare alla classifica generale. Anche io parto con questo intento. Per me ogni tappa sarà una buona occasione per tentare l’azione giusta, ovviamente cercando di sfruttare i momenti di libertà per gli attaccanti. Non faccio programmi particolari, vedremo solo che piega prenderà la corsa.

Conosci già che calendario avrai dopo?

Ci saranno le classiche italiane, saprò più avanti quali correrò. Ho però un altro obiettivo da centrare, che volendo potrebbe passare dalle mie prestazioni alla Vuelta.

Frigo ha vestito l’azzurro l’ultima volta al Memorial Pantani 2023. Vorrebbe indossarlo ancora per l’europeo in Ardeche
Frigo ha vestito l’azzurro l’ultima volta al Memorial Pantani 2023. Vorrebbe indossarlo ancora per l’europeo in Ardeche
Qual è?

Mi piacerebbe correre l’europeo in Ardeche e vorrei conquistarmi una maglia azzurra. Penso di essere adatto al percorso e di poter essere un uomo importante per la nazionale in appoggio a chi sarà il capitano. Anche tirare tutto il giorno o quando sarà il mio turno. Mi ero già sentito col cittì e gli avevo dato la mia disponibilità ad una chiamata se fossi arrivato con una buona forma. So che Marco (Villa, ndr) verrà a vedere le prime tappe che si correranno in Piemonte e già lì vorrei dargli qualche segnale positivo.

Mollema, parole mai scontate e qualche consiglio ai giovani

18.08.2025
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RYBNIK (Polonia) – Ci sono sempre curiosità per raccontare ed amare un corridore a tratti anticonformista come Bauke Mollema nel ciclismo di oggi. Facciamo un salto indietro di due settimane tornando alla prima tappa del Tour de Pologne con un simpatico retroscena.

«Quando è stata ripresa la fuga, forse troppo presto – ci aveva confidato Jacopo Mosca – abbiamo spinto moralmente Bauke a tentare un’azione smuovendo nuovamente le acque in vista del primo e unico “gpm” della giornata. Lui è stato al gioco, scollinando per primo e andando a prendersi la maglia a pois azzurri. Solo dopo la cerimonia delle premiazioni, abbiamo scoperto con sorpresa che era la prima volta che indossava una maglia da miglior scalatore. Se pensate a tutto quello che ha vinto e che è uno scalatore, è davvero strano che non gli fosse mai successo in passato».

Nelle frazioni successive l’olandese della Lidl-Trek non è riuscito a conservare la leadership nella speciale classifica, ma in Polonia, malgrado abbia dovuto abbandonare per motivi di forza maggiore, stava cercando di trovare la migliore condizione per la parte finale della stagione. Mollema il prossimo 26 novembre compirà 39 anni e sente che ha ancora voglia di restare in gruppo. Con lui è stata l’occasione di parlare anche di altro e come sempre le sue risposte non sono state scontate.

Com’è stata la tua stagione finora?

E’ stata abbastanza corta, non ho corso molto, facendo pochissime gare tra giugno e luglio. Diciamo pure che più o meno la mia stagione è iniziata proprio in Polonia. Per la verità sia l’anno scorso che quest’anno non ho fatto alcuna grande gara a tappe. A maggio avrei dovuto correre il Giro, ho cercato di arrivare con una forma buona, ma la squadra ha deciso di portare altri compagni. Non è stato un problema. Ora sono pronto e fresco per questa ultima parte di stagione.

Cosa prevede il tuo calendario agonistico?

Il mio grande obiettivo sarà il mondiale in Rwanda. Con ogni probabilità dovrei correrlo, ne avevo parlato col cittì. Come avvicinamento farò il Tour of Britain (ad inizio settembre, ndr) e poi vedremo come sarà il mio programma. Vado alle prossime gare molto motivato.

Il tuo contratto scade a fine 2026 e si dice che ti ritirerai a fine della prossima stagione. Puoi dirci qualcosa di più preciso?

Sì, è vero. O meglio, non è ufficiale, ma molto probabile. Al momento non ho ancora pensato a cosa farò dopo il ritiro. Per il momento mi piace ancora pedalare e correre ed è normale che per andare avanti ci vogliano degli obiettivi da perseguire. Anzi, mi sono mancati negli ultimi due anni questi obiettivi. Mi è mancato allenarmi e soffrire in allenamento per raggiungerli. Credo che penserò a cosa farò dopo col passare dei prossimi mesi. Di sicuro fino a quando correrò, lo farò senza stress come ho sempre fatto.

Secondo Mollema i giovani di adesso sono troppo concentrati sul ciclismo. Dovrebbero viverlo con più distanza e relax
Secondo Mollema i giovani di adesso sono troppo concentrati sul ciclismo. Dovrebbero viverlo con più distanza e relax
Ti vedi come diesse in ammiraglia?

Onestamente no (dice sorridendo, ndr), ma neanche in altri ruoli nel ciclismo. Quando smetterò, starò a casa a trascorrere del tempo con la mia famiglia, visto che in tutti questi anni non l’ho potuto fare. Poi mai dire mai, però sono convinto di questa mia scelta.

Hai vinto tante gare importanti in carriera e ottenuto molti risultati di prestigio, ma Bauke Mollema che tipo di corridore è stato veramente?

Ho iniziato la mia carriera focalizzandomi principalmente sulle classifiche generali delle gare a tappe e sulle frazioni di salita. Quando ero veramente in forma potevo puntare a questi obiettivi e qualcosa sono riuscito a fare. Col passare delle stagioni, sono diventato un corridore da classiche o da singole tappe. Ho seguito il mio corpo che cambiava e che mi dava dei segnali, quanto meno dal punto di vista degli sforzi. Vedevo che ero più competitivo ad esempio su salite di massimo 10/15 minuti anziché in quelle da 30/40 minuti o più. E questo lo capivo anche all’inizio di una stagione. Ripeto, quando stai bene sei capace di fare tutto, però in generale io sono stato un corridore da gare di un giorno o per le tappe di un Grande Giro.

Invece ti senti di dare dei consigli ai giovani corridori?

Ci sono veramente tantissimi giovani e forti atleti, non solo tra i pro’. Li vedo però un po’ troppo concentrati su ogni gara. Vogliono fare il massimo in ogni corsa e se non ci riescono per loro diventa un problema. Naturalmente questi ragazzi sono professionali in tutto, tra allenamento e nutrizione, ma forse troppo. Secondo me sono anche troppo dentro al ciclismo. E questo non ti permette di vivere con tranquillità quello che stai facendo.

Dopo il ritiro Mollema non si vede su una ammiraglia come diesse. Più importante trascorrere il tempo con la famiglia
Dopo il ritiro Mollema non si vede su una ammiraglia come diesse. Più importante trascorrere il tempo con la famiglia
C’è una ricetta per questo problema?

Dovrebbero prendere il ciclismo con più… relax o prendere un po’ più di distanza da questo tipo di ciclismo. Anche perché c’è il rischio che la carriera diventi più corta del previsto se non trovi il tempo di divertirti o goderti la vita con più serenità. Ho visto ragazzi che hanno avuto e fatto capricci o gesti pazzi per la bici. Attenzione, è bellissimo il lavoro che facciamo, ma non bisogna esagerare. I giovani di oggi dovrebbero concentrarsi sugli obiettivi veramente più importanti per non finirsi e correre più tempo possibile.

Il bilancio di Lang, che lavora già al Tour de Pologne di domani

15.08.2025
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WIELICZKA (Polonia) – Terminato uno, ne ha iniziato subito un altro con in mezzo solo un giorno di apparente riposo. A ruota dell’82° Tour de Pologne maschile è scattato subito quello femminile, conclusosi ieri con la vittoria nella generale (e di due delle tre tappe) di Chiara Consonni. Per Czeslaw “Cesare” Lang questa prima metà di agosto è stata dedicata alle sue “creature” (in apertura foto Szymon Gruchalski).

Non è solo il presidente della sua società organizzatrice e il direttore della corsa, Lang è letteralmente un’icona nazionale. Quando si parla con l’ex argento olimpico di Mosca 1980 si viene travolti dalla sua passione per il ciclismo ed il suo Paese, che ha aiutato a far crescere in modo esponenziale negli ultimi decenni. E lui, di conseguenza, è acclamato dagli appassionati.

Quelli del Tour de Pologne diventano innanzitutto giorni di festa, oltre che una gara quasi sempre aperta fino in fondo. Rispetto al passato “Cesare” non pedala più prima delle tappe, ma si tiene in forma come nonno correndo appresso a Carolina, l’ultima nipotina arrivata e figlia di Agata e John Lelangue. Tuttavia fare un bilancio con lui è un passaggio irrinunciabile, perché non ha mai problemi e paure nel parlare.

Chiara Consonni ha conquistato 2 tappe e la generale del recente Tour de Pologne Women davanti a Zanetti e Schweinberger
Chiara Consonni ha conquistato 2 tappe e la generale del recente Tour de Pologne Women davanti a Zanetti e Schweinberger
E’ stato un Tour de Pologne incerto che si è deciso all’ultima tappa.

E’ stato molto interessante. La nostra gara ha questa caratteristica che va a scoprire tanti nuovi talenti. La gara resta aperta per tanti corridori che arrivano da noi con una bella condizione. Le grandi corse a tappe sono dedicate principalmente agli scalatori con squadre che lavorano solo per loro. Da noi invece c’è più libertà, ogni formazione ha più di una soluzione, più di un leader. E si finisce per lavorare per chi sta meglio nelle tappe finali. Grandi corridori come Kwiatkowski, Majka, Vingegaard, Almeida, Sagan, Evenepoel sono passati da noi che non erano ancora i campioni che sono poi diventati.

Bisogna essere bravi quindi a prevedere un certo tipo di corsa?

Avete visto che quest’anno abbiamo disegnato un percorso abbastanza duro in quasi tutte le tappe. Questo è dovuto anche al livello dei corridori che è molto alto. Pertanto devi inserire una cronometro individuale all’ultima tappa per definire la classifica. Però mi ha colpito in particolare un altro aspetto.

Quale?

La cosa che mi è piaciuta di più di questo Tour de Pologne è stato vedere ancora più pubblico sulle strade e nelle piazze di partenza o arrivo. Il doppio rispetto alle ultime edizioni. Al traguardo di Zakopane ad esempio c’è stata davvero tantissima affluenza. Si vede che in Polonia il ciclismo sta crescendo sempre di più.

Quanto di tutto questo è merito di Czeslaw “Cesare” Lang?

Non saprei (sorride, ndr). Quando negli anni ‘80 sono passato pro’ in Italia, qua in Polonia correvano solo contadini che portavano il latte sulla canna della bici per venderlo. Quando ho smesso di correre, sono stato il primo a portare la Mtb nel mio Paese aprendo un negozio in cui vendevo le bici di Ernesto Colnago. Nessuno conosceva quel tipo di bici, ma si sono subito appassionati e hanno iniziato a partecipare a gare di Mtb.

Czeslaw Lang abbraccia Rafal Majka che ha disputato il suo ultimo Tour de Pologne. L’atleta della UAE si ritirerà a fine stagione
Czeslaw Lang abbraccia Rafal Majka che ha disputato il suo ultimo Tour de Pologne. L’atleta della UAE si ritirerà a fine stagione
Senti di essere stato un riferimento anche a livello organizzativo?

Alcuni hanno preso spunto da me per organizzarle e si è creata una bella rete di eventi e organizzatori. Il ciclismo cresce se si fanno gare, anche le più piccole. Penso che questo ora sia un po’ il problema in Italia. Da dilettante ricordo che da voi c’era una corsa in ogni paese per qualsiasi categoria. Adesso le regole per gli organizzatori sono più dure e rigide: farle è un rischio, quindi nessuno vuole impegnarsi più. Una nazione come l’Italia che ama il ciclismo, credo che in generale stia iniziando a soffrire più del dovuto questa situazione di mancanza di gare. E’ come la mancanza di teatro per gli attori, ad iniziare da piccoli per far crescere altri.

Anche il Tour de Pologne Women ci è sembrato che sia cresciuto tanto già rispetto all’anno scorso?

Assolutamente sì. Ci siamo concessi solo un giorno di pausa per i trasferimenti tra la fine della gara maschile e l’inizio della femminile. Tutta la scenografia che si è vista per gli uomini l’abbiamo allestita anche per le donne. Abbiamo avuto due ore di diretta su Eurosport e su un altro canale sportivo polacco. Non poco, senza contare il buon livello qualitativo dei team al via. Quest’anno è stato senza dubbio un grosso sforzo fare i due Tour de Pologne attaccati, però così facendo abbiamo già avuto la conferma della crescita della corsa femminile.

Negli ultimi giorni è stato vostro ospite Francesco Moser. Rivedremo a breve le montagne trentine al Tour de Pologne come nelle prime due frazioni del 2013?

Fra tre anni faremo il centenario della nostra gara, nata appunto nel 1928. Fra tre anni però sarà anche anno olimpico e ne stiamo già parlando anche con la regione Trentino. Sapete che la promozione del territorio attraverso lo sport è molto valida. Prima di fare quelle due tappe dodici anni fa, i turisti polacchi erano al decimo posto in Trentino, ma solo dall’anno successivo i nostri viaggiatori avevano scalato moltissime posizioni. Ora il turismo polacco conosce bene Madonna di Campiglio o Lago di Garda e quei posti sono pieni di nostri connazionali. Conviene a tutti…

Cosa intendi?

Non solo alla regione, ma anche a noi organizzatori che porteremmo così nel disegno della corsa quelle montagne mitiche che in Polonia non abbiamo per la diversa morfologia del territorio. Daremmo qualcosa in più. Le grandi montagne che tutti si aspettano in una gara importante.

Sappiamo che sei sempre stato attento e meticoloso nello scegliere i percorsi delle tappe. Per l’anno prossimo hai già un’idea del tracciato?

Abbiamo l’intenzione di partire dal Mar Baltico, dobbiamo capire se Danzica o Gdynia (ultime apparizioni rispettivamente nel 2014 e 2004). Poi ad esempio ho visto che attorno a Bukowina c’è la possibilità di fare un circuito nuovo di una ventina di chilometri da ripetere 7/8 volte, con un arrivo inedito, quasi da campionato del mondo. Ho già visto le strade e ho tutto in testa. Aspetto ora le richieste delle città che vogliono essere sedi del Pologne poi vedremo. Abbiamo tanto da fare. Mentre gli altri riposeranno, io inizierò a girare per il Paese e trovare il nuovo percorso.

Una chiacchierata con Froome, tra tifosi, consigli e futuro

14.08.2025
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RYBNIK (Polonia) – Riveste sempre un’aura particolare Chris Froome quando lo incontri. Non è più quello di qualche anno fa, la brutta caduta nella ricognizione della crono del Delfinato del 2019 lo ha introdotto in una parte di carriera che meritava di non arrivare in quel modo. Nonostante tutto, non è mancato per lui il calore della gente al Tour de Pologne (in apertura autografa un libro dedicato a Marco Pantani).

Ogni mattina al bus della Israel-Premier Tech c’erano sempre tante persone, bambini compresi, che aspettavano di poter chiedere una foto, un selfie, un autografo o anche un semplice saluto al 40enne keniano d’Inghilterra. E lui sempre disponibile nel concedersi e poi gentile nel ringraziare del loro interessamento. Anche al podio-firma era tanto acclamato. Per contro quando Froome si portava in linea di partenza tendeva a restare più per conto proprio, magari per dare un’ultima occhiata alla bici, che scambiare due battute di compagni e colleghi. Forse per qualcuno incute una certa soggezione o forse i suoi pensieri sono già rivolti altrove. Notando tutto ciò da vicino, abbiamo voluto fare una chiacchierata con Chris su alcuni temi.

Froome è in scadenza di contratto a fine 2025. Nel prossimo futuro vuole aprire una scuola di ciclismo in Africa
Froome è in scadenza di contratto a fine 2025. Nel prossimo futuro vuole aprire una scuola di ciclismo in Africa

Pogacar come Froome

Lo scorso 27 luglio Pogacar ha conquistato il suo quarto Tour de France, proprio come lui. Froome sa come si vivono quei momenti a partire da ogni piccolo dettaglio. Ad esempio nel 2013 iniziò a vincere con una certa regolarità le gare a tappe, anche le più brevi. Volle farlo anche per capire soprattutto quanto tempo gli avrebbe portato via il protocollo delle cerimonie dal recupero per il giorno dopo.

Un paio d’ore circa che avrebbe dovuto imparare a gestire nelle stagioni successive, specialmente al Tour. Prendere una maglia comporta certi obblighi e infatti non c’è da stupirsi se Pogacar in Francia abbia “lasciato” quella a pois a Wellens nei primi giorni o non si sia dannato più di tanto per difendere la gialla in alcune frazioni, per non spendere troppe energie psicofisiche. La stanchezza apparsa addosso allo sloveno è lo spunto per le considerazioni di Froome.

Per Froome è normale che Pogacar apparisse stanco a fine Tour. L’inglese sa come si vivono e gestiscono stagioni al top
Per Froome è normale che Pogacar apparisse stanco a fine Tour. L’inglese sa come si vivono e gestiscono stagioni al top

«Devo essere sincero – ci risponde – che non ho fatto caso più di tanto a come appariva Pogacar, però credo che fosse normale che sembrasse stanco. Lui sta correndo ad alto livello da sempre ed ogni anno di più. Anzi, ogni anno gli viene richiesto qualcosa in più. In un certo senso mi ci rivedo un po’. Ricordo che quando ho vinto di seguito Tour de France, Vuelta e Giro d’Italia tra 2017 e 2018, ero poi arrivato in Francia stanco e scarico psicofisicamente, nonostante avessi ancora una buona condizione (chiuderà terzo al Tour dietro Thomas e Dumoulin, ndr).

«In quel momento – prosegue Froome nel suo ragionamento – capisci che devi iniziare a dire “no” a qualcosa o comunque pianificare in maniera diversa la tua stagione rispetto a prima. Questo chiaramente è il mio punto di vista. Per me, per quella che è la mia esperienza, l’unica maniera per restare lucidi e attenti in tanti anni di lavoro schematico è la motivazione. Avere stimoli nuovi ti aiuta a non perdere di vista i tuoi obiettivi, però attenzione a quello che dicevo prima. Non bisogna forzare troppo dal punto di vista mentale, perché è molto dispendioso e diventa tutto più difficile.

In carriera Froome ha vinto 4 Tour, un Giro e 2 Vuelta e un totale di una cinquantina di gare. Dal 2020 è alla Israel
In carriera Froome ha vinto 4 Tour, un Giro e 2 Vuelta e un totale di una cinquantina di gare. Dal 2020 è alla Israel

Ciclismo in evoluzione

Che il ciclismo stia cambiando lo si vede ad ogni gara ogni anno e lo si dice da tempo. Froome è stato uno dei primi interpreti di un certo tipo di evoluzione metodologica, anche se è curioso vederlo sempre indossare pantaloncini e maglia anziché gli ormai tradizionali body da gara.

«E’ un ciclismo – sottolinea facendo un confronto generazionale – che è cambiato molto da almeno 5/6 anni. Adesso è estremamente programmato su tutto, molto calcolato al millesimo, specie su allenamenti, dati in corsa e alimentazione. Direi senza dubbio molto più dei miei tempi. Ora ci sono davvero tanti ragazzi giovani che vanno forte, ma è tutto il ciclismo moderno che va forte. Per me non è semplice, la differenza di età si sente, però finora mi è piaciuto correre in mezzo a loro e per il momento continuo».

Africa e futuro

Gli assist per le ultime domande ce le fornisce lui direttamente. A fine 2025 scade il contratto e ancora non si sa se l’anno prossimo lo vedremo ancora col numero sulla schiena. I giornalisti britannici presenti al Tour de Pologne dicono che questa sarà la sua ultima stagione, salvo ripensamenti. Chris glissa sull’argomento. L’impressione non è tanto perché non voglia dirlo, ma perché sa che alcune situazioni non bisogna mai darle per scontate. Tuttavia è già convinto di quello che farà quando non sarà più un corridore.

«Sono in scadenza di contratto – ci dice serenamente prima di salutarci – e non so se continuerò o meno, di sicuro quando smetterò, come avevo detto già da tempo, voglio aprire una scuola di ciclismo in Africa. Voglio permettere a tanti ragazzi di pedalare e poter inseguire una carriera. Credo che sia un Continente in crescita, soprattutto in quella parte di Africa. Penso ai maratoneti e mezzofondisti etiopi o keniani. Secondo me ci sono talenti del genere anche adatti al ciclismo, solo che non avevano la possibilità di poter correre in bici prima. Non correrò il mondiale in Rwanda ed è chiaro che mi sarebbe piaciuto essere al via, però non è un grosso problema perché non cambia i miei programmi. Il mio vero obiettivo è quello di sviluppare un bel progetto che sono convinto porterà nuovi corridori interessanti».

Cosa c’è nel momento buio di Bettiol? Cerchiamo di capire

13.08.2025
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Nervoso, a dir poco. Chi lo ha visto al Tour de Pologne ha raccontato di un Alberto Bettiol sopra le righe, teso e dalle reazioni brusche. Le critiche sul corridore toscano fioccano da parte di tifosi e giornalisti stranieri: pochi al di fuori della cerchia degli amici sono disposti a fargli credito. Se non lo conoscessimo da quando era un ragazzino, probabilmente saremmo tentati di abboccare. Ma Bettiol non è così o almeno non è solo questo. E allora ci siamo messi a ragionare.

La XDS Astana lo ha preso il 15 agosto del 2024 perché facesse punti. Lo pagano tanto, per cui è logico che si attendano risultati, che però ancora non sono arrivati. Da quando Bettiol ha cambiato squadra, il miglior risultato è stato il terzo posto nella crono del Romandia: l’unico podio negli ultimi 12 mesi. Non serve andare tanto indietro per ricordare che ad aprile 2014, Nibali e i corridori dell’Astana ricevettero una lettera di richiamo. Vincenzo, che l’anno prima aveva vinto il Giro e fatto secondo alla Vuelta, era passato attraverso la primavera senza risultati. Vinokourov, che sorride in cima al Mont Ventoux ma non è un tipo facile, scrisse la lettera e la reazione, diretta o casuale, fu che Nibali vinse il Tour. Dopo gli anni di good job fortemente ottimistici alla Ef Pro Cycling, qual è stato l’adattamento di Bettiol allo squadrone kazako, che ha serio bisogno di punti per restare nel WorldTour e sopravvivere? E come vive, essendo una persona corretta, il non riuscire nel compito nonostante il grande impegno?

Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Franceschi e a destra Balducci con Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020
Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Balducci e Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020

Il Bettiol da decifrare

C’è un uomo che più di tanti altri può leggere negli atteggiamenti di Bettiol ed è Gabriele Balducci, che l’ha avuto da under 23 alla Mastromarco e da allora non l’ha più mollato. Da corridore (Balducci è stato pro’ dal 1997 al 2008, con 12 vittorie) e poi da tecnico, il pisano è cresciuto alla scuola sobria di Marcello Massini e quel che ha imparato ha cercato negli anni di trasmetterlo ai corridori a lui più vicini. Balducci sta male se un campione nega l’autografo a un bambino, figurarsi sentire i racconti degli atteggiamenti di Bettiol arrivati dalla Polonia.

Tuttavia non lo abbiamo chiamato per averne la giustificazione, ma per cercare di decifrare il Bettiol cupo degli ultimi tempi: quello che anche chi scrive fatica a riconoscere e per questo cerca una chiave di lettura.

Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Baldo, che cosa non sta funzionando?

Un insieme di cose. Intanto il diverso rapporto con la squadra. Prima parlavamo con Charly (Wegelius, ndr) ed era quasi un discorso fra amici. Adesso è diverso. Mazzoleni è bravissimo, lo staff è di primissimo ordine, ma è tutto più professionale. Io non c’ero al Polonia, ma ho visto delle cose di cui parlerò con Alberto. Sono stato al Teide quest’anno e abbiamo lavorato benissimo. Sono stato lassù 25 giorni con lui ed era forte. Poi siamo andati in Belgio alla Het Nieuwsblad ed è andato tutto male, la stagione è partita subito col piede sbagliato. Sono venuti fuori problemi fisici e ci siamo fermati. Abbiamo ripreso al Coppi e Bartali ed è stato tutto un rincorrere. Con Mazzoleni abbiamo dovuto cambiare continuamente programma, senza più sapere che cosa avremmo fatto.

Al Romandia però c’è stato qualche segnale…

E’ andato molto bene, ma ormai avevamo deciso di non fare il Giro. Magari è stato anche giusto, nel senso che Maurizio pensava ai punti. Così siamo andati in Francia, per correre Morbihan, Tro Bro Leon e Dunkerque, che però si sono rivelate corse più difficili del Giro. A Dunkerque c’era un tempo da lupi e Alberto ha preso un virus incredibile con tanto di bronchite. Ha continuato a rincorrere e alla fine siamo arrivati al punto di dover rinunciare anche al Tour de France. Ora che sono nella squadra e la vivo da dentro, vedo che il ciclismo è diventato davvero impressionante e non ammette eccezioni.

Questa rigidità è un problema?

Parliamoci chiaro: Alberto è ancora un corridore come garba a noi. A volte, si regola con le sensazioni, ma deve capire che il ciclismo è cambiato anche per lui. Specialmente quest’anno, in una squadra che lo ha preso con l’obiettivo ben preciso dei punti. Non puoi improvvisare tanto e questo gli ha reso la vita un po’ più complicata. Abbiamo trovato un gruppo spettacolare. Ci siamo messi in mano allo staff della nutrizione, con Luca Simoni. Per Alberto il cibo è sempre stato un problemino e diciamo che non è entusiasta del fatto di dover pesare quello che mangia.

Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Il fatto di non venirne a capo spiega il nervosismo?

Non sono andato in Polonia ma, come ho detto, mi sono ripromesso di parlargliene. Sono stato con lui a Verbania quando si faceva la rifinitura ed era abbastanza tranquillo. Diciamo che è andato forte e questo fa pensare che la seconda parte di stagione andrà meglio, ma la sensazione che avremmo potuto giocarcela meglio rimane.

Però Vinokourov ha anche detto che Alberto non farà la Vuelta: non è un problema uscire dal 2025 senza neppure un Grande Giro?

Il programma prevede il Renewi Tour, poi il Canada. E’ il discorso dei punti, sempre quello. Abbiamo parlato di cosa significhi non fare un Grande Giro a 32 anni, perché a prima vista potremmo anche pensare che sia un guaio. Però per quello che si vede, non è del tutto vero. Ciccone è stato fermo due mesi e ha vinto San Sebastian. Con alture, nutrizionismo, tabelle d’allenamento e quant’altro, oggi i corridori riescono a prepararsi ugualmente. Secondo me, Bettiol finirà la stagione in modo positivo.

Ogni volta che parlava di Pozzato, Cancellara diceva che la sua molla fosse la rabbia, che però non ti permette di durare. Bettiol sembra pieno di rabbia, come mai?

Lo vedo anch’io. Alberto l’ho conosciuto da bambino, un po’ come te. L’ho preso al secondo anno da junior e poi l’ho sempre seguito. Nel frattempo sono passati gli anni e sono cambiate anche le responsabilità. Parliamoci chiaro: guadagna dei bei soldi e quindi le attese sono cresciute, ma io sono certo che l’Alberto che conosco ci sia ancora. E’ chiaro che dentro si logori un po’ di più. Magari qualcuno pensa che non sia una bella persona, ma mi piacerebbe far capire che non fa così perché gli piace farlo.

Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
E’ credibile che Vinokourov abbia iniziato a chiedergli delle risposte diverse?

Vinokourov lo conosciamo tutti, è esigente. Per cui ci sta che si aspetti delle risposte, che magari gli americani non chiedevano. A Vaughters sembrava che stesse bene tutto. Sento quello che mi dicono e ora dobbiamo essere bravi a gestire questa cosa. Durante il Tour de Pologne sono stato zitto, non ho detto una parola. E credo che da qui si ripartirà bene. C’è Plouay, c’è il Renewi Tour, c’è il Canada, ci sono corse veramente belle per dare più peso a questa stagione. E io credo che andrà così.

Il Pologne è di McNulty. Gianetti: «Una vittoria per Baroncini»

10.08.2025
6 min
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WIELICZKA (Polonia) – Le miniere di sale che fanno da cornice alla crono conclusiva del Tour de Pologne cristallizzano la vittoria di McNulty nella generale, il solito dominio UAE ed una bella giornata per gli italiani che salgono sul podio di tappa e finale.

Il baffuto statunitense rovina una possibile tripletta tricolore sul traguardo di Wieliczka. Prima del suo arrivo, davanti a tutti a comandare i 12,5 chilometri della prova contro il tempo ci sono nell’ordine Milesi, Sobrero e Tiberi. Ci vuole quindi una grande prestazione di McNulty per batterli e per sfilare contemporaneamente la maglia gialla a Langellotti.

Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale
Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale

Il pensiero a “Baro”

Il successo di McNulty – il numero 72 stagionale per la UAE Emirates-XRG – ha un sapore decisamente speciale ed un destinatario ben preciso: Filippo Baroncini. Proprio negli istanti in cui si stava chiudendo la lunga cerimonia protocollare delle premiazioni della gara, partiva il volo per l’Italia con a bordo il ragazzo di Massa Lombarda. Per l’occasione era arrivato in Polonia anche Mauro Gianetti, general manager della squadra.

«Questa vittoria – ci dice in mixed zone – la dedichiamo col cuore a Filippo. Per tutta la settimana tutti i nostri corridori non facevano altro che chiedere informazioni su di lui. I ragazzi qua in Polonia li ho visti molto pensierosi. La nostra squadra vive di grandi emozioni e in questi giorni c’era un tono più basso del solito per un sentimento triste. Tutti ci tenevano a conquistare la corsa per lui.

«I compagni che lo hanno visto subito per terra dopo l’incidente – continua Gianetti – ci sono rimasti molto male naturalmente. Per chi invece non c’era e sapeva che era in ospedale intubato non era una bella cosa. Non abbiamo grande voglia di esultare, però credo che il vero successo straordinario sia il trasporto di Filippo in Italia in queste ore a Milano dove verrà preso in consegna dall’ospedale Niguarda per l’operazione e per tutte le cure del caso».

Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione
Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione

Passione per la vita

L’incidente occorso a Baroncini ha scosso tutti e tutti si sono fatti sentire per fare sentire la propria vicinanza ad un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato.

«Filippo sta bene – riprende Gianetti – ha tutti i parametri vitali a posto. Sarà una questione di tempo, di pazienza e di passione per la vita. Tornerà più forte di prima. Sono venuto perché lo volevo vedere, stare vicino a lui e alla famiglia. E’ stata un’impressione impattante.

«Quando entri in quei reparti di cure intensive – prosegue – e vedi uno dei tuoi ragazzi in quelle condizioni è una brutta sensazione. Devo dire che il reparto dell’ospedale di Walbrzych è stato veramente eccezionale. Hanno preso veramente a cuore la situazione di Filippo e lo hanno seguito ogni secondo. Hanno fatto bellissime cose, stabilizzandolo. Grazie a questi interventi lui sta bene e può essere fiducioso».

McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe
McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe

UAE pronta per la Vuelta

All’orizzonte per la UAE c’è la campagna spagnola che partirà dal Piemonte. Come sempre il team di Gianetti andrà per vincere e arrotondare il proprio bottino.

«La Vuelta – spiega il general manager – è una delle gare più importanti per noi di tutto l’anno. Almeida si è dovuto ritirare dal Tour per una caduta e sta preparando a puntino la corsa spagnola. Vuol provare ad essere protagonista e dovrà combattere con corridori di altissimo livello a partire da Vingegaard. Avremo il rientro in una grande corsa a tappe di Ayuso, che purtroppo ha dovuto abbandonare il Giro prematuramente. Si sta preparando molto bene anche lui e può essere una valida alternativa per la generale.

«Rispetto al 2024 di questo periodo – Gianetti risponde ad un dato statistico – siamo in vantaggio di una decina scarsa di vittorie in più. Sarebbe bello raggiungere il record delle 85 (che appartiene alla HTC High Road nel 2009, ndr), ma credo che le 100 siano un po’ esagerate (sorride, ndr). Cerchiamo di prendere giorno per giorno e non guardare troppo lontano».

Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero
Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero

A proposito di McNulty

Brandon McNulty è il primo americano, nonché extra europeo ad entrare nell’albo d’oro del Tour de Pologne. Con la crono e la generale ha conquistato i primi due successi stagionali che diventano venti da quando è pro’. Gianetti ci saluta spendendo grandi parole su di lui.

«E’ un ragazzo – conclude – che ha fatto una grande crescita e sempre dietro le quinte. Quest’anno ha fatto un Giro d’Italia straordinario a disposizione di Ayuso prima e Del Toro poi finendo nella top 10. Non si tira mai indietro, sa sacrificarsi. Qui ha avuto occasione per fare classifica e non ha sbagliato. Ieri gli è sfuggita la vittoria a Bukowina perché è stato bravissimo Langellotti. Oggi ha fatto una grande crono vincendo anche la generale. Brandon ha ancora del margine, può ancora migliorare. Con questo successo in una gara così importante come il Pologne, sono sicuro che prenderà una grossa iniezione di fiducia per il suo futuro e lo vedremo protagonista in un grande giro».

Italiani in alto

Li abbiamo seguiti tutta la settimana e alla fine gli italiani hanno saputo essere protagonisti. Dopo il traguardo mentre Milesi era sulla hot seat, abbiamo seguito le fasi conclusive della crono con Sobrero e Tiberi sia per i piazzamenti parziali che generali. Sul podio di giornata ci vanno Milesi e Sobrero (rispettivamente a 12” e 15” da McNulty) e su quello finale salgono Tiberi e Sobrero (rispettivamente a 29” e 37” dallo statunitense).

«Sono abbonato al secondo posto – scherza Milesi in mixed zone – anche se credo che sia la prima volta che batto Sobrero a crono e quindi va bene così. Battute a parte, sono felice delle prestazioni che ho avuto in questi giorni. Negli ultimi due giorni purtroppo non mi sono sentito tanto bene, ma credo che anche senza problemi McNulty avrebbe vinto lo stesso. Da domani saprò il resto del calendario della stagione».

«Oggi – racconta soddisfatto Sobrerocon questo doppio podio chiudo un cerchio col Tour de Pologne del 2022 come vi dicevo ieri. Al di là del risultato, ho il morale alto per partire “da casa” dalla Vuelta.

«Sono partito a tutta – confida Tiberi con un sorriso – per arrivare a tutta. Non mi sono risparmiato in questa gara, però sono stato attento a non “limare” troppo per non rischiare di cadere o compromettere l’avvicinamento alla Vuelta. Sarebbe stato bello avere tre italiani nei primi tre di tappa, però dobbiamo essere contenti tutti per esserci saliti in due sui due podi».

Numero di Langellotti che va in giallo. E si rivede un bel Sobrero

09.08.2025
5 min
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BUKOWINA TATRZANSKA (Polonia) – La fiondata che piazza Victor Langellotti è di quelle che vale la classica accoppiata tappa e maglia. Il monegasco della Ineos-Grenadiers sorprende tutti con un numero favoloso nell’ultimo mezzo chilometro andando a conquistare la sesta tappa del Tour de Pologne e la leadership della corsa.

A 750 metri dal traguardo sembrava che McNulty con un deciso allungo avesse mandato i titoli di coda della giornata disputata a grande ritmo, specie nel finale. Invece no. Mentre un generoso Tiberi (poi quinto all’arrivo) perdeva le ruote dello statunitense della UAE Emirates e tutti gli altri erano un po’ al gancio, Langellotti sbucava quasi dal nulla con la sparata decisiva superando tutti e trionfando a braccia alzate, centrando il terzo successo in carriera, primo nel WorldTour. Ora guida la generale con 7” su McNulty e 20” su Tiberi, ma i primi dieci (con tanti italiani) sono racchiusi in meno di mezzo minuto.

Di nuovo davanti

Tra i nostri che avevamo messo sotto osservazione in questa 82a edizione del Tour de Pologne c’era anche Matteo Sobrero. Una chiacchiera quasi ogni giorno per capire come stesse e se avesse recuperato appieno dal brutto infortunio di marzo. Le impressioni sembravano positive, tuttavia mancava il risultato come lui stesso ci aveva detto. Ed eccolo qua, l’ottavo posto in cima a Bukowina che lo proietta nella stessa posizione anche nella generale.

«Oggi era l’ultimo giorno in cui si poteva attaccare – racconta Sobrero mentre è sui rulli sulla bici da crono e ringrazia i suoi compagni di squadra – quindi ci aspettavamo una tappa dura. Nel finale la Bahrain aveva tre corridori, idem la UAE e sapevamo che sarebbero stati loro a fare la corsa e attaccare. Stamattina sono rimasto solo io a fare classifica perché Finn (Fisher-Black, ndr) aveva la febbre ed è andato a casa. Noi abbiamo corso su di loro e visto che da due giorni mi sentivo bene, negli ultimi chilometri sono stato attento alla situazione.

«Ci sono stati tanti scatti – prosegue l’analisi – ma non potevo seguirli tutti. Sono contento, anche se forse potevo osare di più nell’ultimo chilometro perché ho capito che le gambe c’erano. Tuttavia penso che possano essere energie risparmiate per la crono di domani. Darò tutto e quello che sarà, sarà. Comunque, come vi avevo detto nei giorni scorsi, tornare a fare un Pologne a questo livello significa tanto. Ho corso senza pressione, mi sono guadagnato questa attuale top 10 e al momento mi sono tolto un peso. Finalmente è tornato Matteo e questa è la cosa più importante».

Percorso rispettato

Il programma di Sobrero per riprendere una buona condizione passava per la Polonia. E’ una gara che conosce e con la quale forse ha piccolo conto in sospeso dal 2022. Lui non vuole saldarlo a tutti i costi, però sa che il morale è già comunque buono.

«Sappiamo – va avanti – che questa corsa spesso si decide sul filo dei secondi e forse questa circostanza mi ha permesso di crescere ulteriormente di condizione. Mi ricordo che tre anni fa avevo vissuto qualcosa di simile quando dopo la crono del penultimo giorno ero quarto nella generale, poi in quello successivo mi ero ammalato ed ero uscito di classifica.

«Ero arrivato al Pologne – spiega dopo aver ricevuto una stretta di mano sia dal suo procuratore Lombardi che dal diesse Cesare Benedetti – da un periodo di altura a Livigno con la squadra. Ho corso a San Sebastian, ma dovevo affinare la preparazione in vista della Vuelta, che è l’obiettivo di questa parte di stagione. Per il momento sta andando tutto secondo i piani».

Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)
Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)

Recupero, altura e Vuelta

Dopo un inizio di anno problematico, Sobrero è anche felice di aver trovato anche una buona condizione mentale oltre che fisica. In un ciclismo che va sempre a tutta, quando ti fermi per un lungo e brutto infortunio, puoi avere periodi difficili. La squadra lo ha aiutato dandogli il necessario supporto col medico sociale, così come la fidanzata e la famiglia. E poi contano anche gli amici, o meglio gli amici-colleghi-parenti. Infatti si parla di una prossima altura a Macugnaga con Ganna e Pellizzari.

«E’ vero – risponde Matteo con un sorriso – ne stiamo parlando per capire come organizzarci. Sarebbe un gran bel gruppo di lavoro. In ogni caso sarebbe solo una settimana di ritiro tra fine Polonia e inizio Vuelta. Devo ancora parlare con la squadra dei programmi tra le due gare.

«Da lì in avanti – continua – andremo dritti alla Vuelta che parte dal Piemonte. L’obiettivo per me potrebbero essere alcune tappe, però principalmente andrò in supporto a Jai (Hindley, ndr) che punta alla generale. Poi vedremo il nostro Giulio cosa ci combina (dice sorridendo e riferendosi a Pellizzari, ndr). A grandi linee i piani sono questi.

«Mentre per il resto della stagione – conclude Sobrero – dovrò ancora deciderlo con la squadra. Se penso che in primavera non potevo pedalare e mi sentivo un leone in gabbia, adesso sono contento di non essermi fatto prendere dalla foga e aver saputo gestire tutte quelle energie per rientrare in modo graduale. Domani ci sono 12,5 chilometri a crono da fare a tutta, poi penserò ai prossimi impegni».

La settima ed ultima frazione del Tour de Pologne sarà appunto la cronometro individuale con partenza e arrivo alle miniere di sale di Wieliczka, che deciderà tutto. L’avvio è il leggera salita, ma è un percorso adatto agli specialisti e agli uomini di classifica che si sentono a proprio agio in prove contro il tempo. Si parte con distacchi contenuti alle spalle di Langellotti: per tanti corridori è lecito sperare e sognare di fare il colpaccio.

Sfreccia Brennan, ancora terzo Bagioli con lo zampino di Mosca

08.08.2025
5 min
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ZAKOPANE (Polonia) – Una volata lanciata per sbaglio ai 300 metri si trasforma in una vittoria ineccepibile per Matthew Brennan sul traguardo della quinta frazione del Tour de Pologne, la più lunga della corsa con i suoi 206 chilometri.

«Sono stato un po’ avventato a lanciare una volata così lunga, ma ho dovuto tirare dritto fino alla fine rischiando qualcosa», ha affermato l’inglese della Visma Lease a Bike che ha compiuto 20 anni due giorni fa e che oggi ha conquistato il nono successo nella sua prima stagione da pro’. Mentre il francese Lapeira zitto zitto non perde un colpo e mantiene ancora la leadership della gara, dietro Brennan sono finiti Turner e Bagioli, senza poter prendere la sua ruota.

Bagioli (ancora terzo in volata) ora vuole centrare una top 10 nella generale (foto Tour de Pologne)
Bagioli (ancora terzo in volata) ora vuole centrare una top 10 nella generale (foto Tour de Pologne)

Mosca apripista

I finali di tappa in Polonia hanno sempre regalato emozioni e tentativi da finisseur. Quando sull’ultima salita posta a 10 chilometri vengono ripresi in sequenza Plotwright e Artz, fuggitivi superstiti, nella successiva discesa partono i contrattacchi. Quello più convinto scatta ai -8 per merito di Bettiol che porta con sé Christen. Il toscano della XDS-Astana mena a tutta per lasciare il segnale che gli chiedeva la squadra e Shefer. Non ha troppa collaborazione e poco prima dei duemila metri il gruppo torna su di loro. Bettiol chiuderà ottavo e contrariato.

Chi invece sorride è Bagioli che trova il secondo podio in tre giorni. A tirargli la volata è Jacopo Mosca che ci racconta gli ultimi attimi.

«Il nostro piano di oggi – dice il piemontese della Lidl-Trek – prevedeva di portare allo sprint Teutenberg. Sull’ultima salita era rientrato dopo essersi staccato, così a 2 chilometri dalla fine Oomen ha preso la testa per noi tirando fino ai 700 metri. Lì sono entrato in azione io pensando poi di lasciare il posto a Bagioli per Teutenberg. Invece Tim non aveva buone gambe e così “Bagio” si è dovuto arrangiare. Peccato perché avrei potuto tirare di più e magari ottenere un risultato migliore. Comunque Brennan va forte su questi arrivi e noi dobbiamo essere soddisfatti del podio di Andrea».

Mosca ha tirato la volata a Bagioli e domani sarà ancora pronto a supportarlo nell’arrivo verso Bukowina
Mosca ha tirato la volata a Bagioli e domani sarà ancora pronto a supportarlo nell’arrivo verso Bukowina

Piano B come Bagioli

La Lidl-Trek era venuta al Pologne con Vacek leader, ma la brutta caduta della terza tappa l’ha messo fuori gioco, dopo che il giorno prima aveva dovuto abbandonare Kirsch. Nel team statunitense però c’era già pronta l’alternativa.

«Adesso – spiega Bagioli con un sorriso – ricade su di me la pressione. Anche oggi ho cercato di gratificare al meglio il grande lavoro che hanno fatto Mosca, Mollema e Oomen. Battute a parte, dopo il ritiro di Mathias abbiamo discusso in squadra per capire se potevo fare classifica oppure puntare alle tappe. Ho risposto che volevo curare la generale, anche perché la top 10 è ancora fattibile. La tappa di domani (la settima che arriva in salita a Bukowina, ndr) la conosco bene perché c’è quasi tutti gli anni. Sicuramente domani la classifica verrà stravolta ed io vedrò come muovermi. Ne parleremo con i diesse, comunque il morale è buono».

«Secondo me – prosegue – domani uomini come Tiberi, Christen oppure Bettiol, che sta dimostrando di andare forte, tenteranno qualcosa sull’ultima salita. Non bisogna escludere però Lapeira che sta facendo una grandissima gara, specie dopo le botte rimediate l’altro giorno nella caduta. Non so come vada a crono, ma in salita ha una buona gamba e sa stare con i migliori. E’ ancora tutto aperto».

Manovre tattiche

Se Bagioli dovrà essere il finalizzatore della Lidl-Trek al Pologne, dove sta preparando la Vuelta per concentrarsi su qualche tappa e per supportare Ciccone e Pedersen, ritorniamo con Mosca su quello che potrebbe succedere nella frazione montana di Bukowina. Domani conterà la squadra, poi domenica ognuno dovrà vedersela con le proprie gambe nella crono di Wieliczka.

«Domani sulla carta – commenta Jacopo – sarà la Decathlon a controllare la corsa perché hanno la maglia. Credo che ci sarà una bella battaglia, soprattutto ad inizio tappa. Anche UAE, che hanno un paio di punte con Christen e McNulty, e Barhain-Victorious con Tiberi e Pello Bilbao credo che dovranno tentare qualche azione. Noi sicuramente possiamo provarci a stare davanti, ma non possiamo tenere chiusa la corsa perché siamo in cinque.

«Sono d’accordo anch’io – conclude con un aneddoto che profuma di stima e amicizia – nel dire che la gara è ancora tutta da decidere. Il mio favorito rimane “nutellino” Tiberi, che chiamo ancora così per nostri motivi quando eravamo compagni di squadra. Vedo che pedala bene in salita e a crono va forte. Naturalmente spero che a vincere possano essere le nostre maglie e faremo di tutto per farlo, ma se non dovesse essere così avrei piacere che fosse proprio Antonio a conquistare il Tour de Pologne».

La tanto annunciata sesta tappa del Tour de Pologne prevede 147,5 chilometri con sei “gpm” di prima categoria ed arrivo in salita ai 943 metri di Bukowina Tatrzanska. Il meteo prevede sole, vento laterale ed i 2900 metri di dislivello suggeriranno i big della generale ad uscire allo scoperto. Sulla montagna in cui in passato Evenepoel e Almedia hanno ipotecato il successo finale, qualcuno potrebbe fare altrettanto.

Magnier domina la volata e fa contenti mamma e papà

07.08.2025
5 min
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CIESZYN (Polonia) – Un ruggito da T-Rex risuona sul viale del traguardo della quarta tappa del Tour de Pologne. Paul Magnier agguanta la vittoria dominando la volata quasi per distacco su Turner e Teutenberg, grazie ad una potente zampata partita a 150 metri col finale in leggera ascesa. Il tipico arrivo che preferisce il 21enne della Soudal Quick-Step.

La sua esultanza con mani e voce va ad imitare il verso del dinosauro comparso sulle maglie della squadra (oltre che come mascotte il giorno della team presentation) per rendere omaggio ad un prodotto dello sponsor principale. Magnier però è tutt’altro che un dinosauro, lui è uno dei talenti più cristallini del panorama internazionale. Dopo il secondo posto al fotofinish della prima tappa alle spalle di Kooij, il francese voleva rifarsi e sapeva che a Cieszyn c’era l’altra ed unica occasione. Per lui quello odierno è il decimo successo in carriera ed il primo nel WorldTour.

Nel retropalco, Paul Magnier parla della gara e della vittoria con mamma Sabine e papà Laurent
Nel retropalco, Paul Magnier parla della gara e della vittoria con mamma Sabine e papà Laurent

Davanti a mamma e papà

In queste prime tappe, l’arrivo dei pro’ è stato anticipato dal Tour de Pologne Junior, ovvero ragazzini tra gli 11 e 14 anni che corrono accompagnati dai propri genitori. Oggi Paul ha fatto qualcosa di simile davanti a mamma Sabine e papà Laurent.

«Siamo davvero tanto felici – ci dicono nel retro podio con grande cortesia e grandi sorrisi – perché sapevamo che ci teneva a vincere per noi. Siamo arrivati in Polonia lunedì per seguire Paul in tutte le tappe, ma senza assillarlo. E’ anche un’opportunità per noi per viaggiare e vedere una bella gara».

Infatti Paul rimane sorpreso nel vedere la madre nella bolgia dopo lo sprint. La abbraccia e il padre farà altrettanto con lui poco prima di salire sul podio. E’ un piccolo ritrovo di famiglia, loro chiacchierano e gli lasciamo il giusto spazio.

Milesi ci ha riprovato anche nel finale della quarta tappa. La gamba c’è, manca solo il grande risultato
Milesi ci ha riprovato anche nel finale della quarta tappa. La gamba c’è, manca solo il grande risultato

Volata anticipata

Anche il finale della quarta frazione è un piccolo braccio di ferro tra fuggitivi e gruppo. Verso l’arrivo bisogna affrontare per 4 volte un circuito cittadino di poco più di 6 chilometri. Appena ci si entra un Milesi indomabile evade dal gruppo ripiombando su Maciejuk, ultimo della fuga di giornata. Il bergamasco della Movistar vuole completare l’opera sfumata il giorno prima per una discussa neutralizzazione. Si dà i cambi col polacco della Bahrain Victorious e sembrano guadagnare. A 2,3 chilometri dalla fine vengono inghiottiti dal plotone tirato dagli uomini della Ineos-Grenadiers.

Piccolo inciso. Visto che (così si vociferava) l’UCI in mattinata aveva messo sotto indagine la volata di ieri di Turner, che era staccato al momento della neutralizzazione, forse il team inglese vuole conquistare una vittoria indiscutibile.

«E’ stata una tappa dura – spiega Magnier – con salite dure a metà, in cui ho sofferto un po’. Tuttavia ero fiducioso di fare bene perché ho continuato a spingere, poi nel circuito finale ho mantenuto una buona posizione. Questo mi ha permesso di risparmiare energie per lo sprint. Ho sentito di avere grandi gambe. Sono contento di questa vittoria così importante».

Lapeira è uscito indenne dalla grossa caduta della terza tappa e mantiene la maglia gialla di leader della generale
Lapeira è uscito indenne dalla grossa caduta della terza tappa e mantiene la maglia gialla di leader della generale

Caratteristiche e futuro

Paul è nato in Texas a Laredo, città di 270 mila abitanti esattamente sul confine col Messico, tanto da essere divisa in due. Suo padre è un ingegnere, nel 2004 era già negli Stati Uniti come dipendente di una grossa industria e la moglie lo aveva seguito. Ecco spiegata questo luogo di nascita così esotico, ma la famiglia Magnier vive a Grenoble. Terreno e percorsi per affinare le proprie caratteristiche da corridore non mancano. Paul ha un contratto con la squadra fino al 2027 e fino ad allora sarà certamente un pezzo forte della Soudal.

«Non so se sono il futuro della squadra – ci dice in mixed zone – però so che loro credono in me, come io in loro. Sicuramente penso in futuro di poter ottenere buoni risultati in corse che hanno un finale come le grandi classiche. Sono contento che la squadra voglia costruire qualcosa attorno a me dopo che Remco ci lascerà, anche se per le mie caratteristiche cambia poco. Gli obiettivi saranno le classiche e fare il meglio possibile.

«L’anno prossimo saremo tanti velocisti – ci risponde riferendosi all’arrivo di Stuyven e al probabile ingaggio di Dainese nel treno di Merlier – e sarà un po’ come in passato. La Soudal ha già dei velocisti leader ed io credo che spingerò forte per capire i miei limiti, ma sono certo anche che loro mi aiuteranno tanto a crescere in grande gare. E’ difficile dirlo, ma penso che ci aiuteremo l’uno con gli altri per ottenere più vittorie possibile».

Paul firma le nuove maglie della Soudal indossate anche dalla mascotte T-Rex durante la team presentation
Paul firma le nuove maglie della Soudal indossate anche dalla mascotte T-Rex durante la team presentation

Il prossimo Boonen?

Dopo il Pologne, tra le tante corse dovrebbe correre il Deutschland Tour, il Renewi e a Plouay. Paul Magnier intanto vuole diventare un corridore da classiche, lo dice senza problemi, sfruttando le sue doti di passista-veloce o di velocista moderno, se preferite.

«Il mio idolo è sempre stato Tom Boonen – conclude con un sorriso – e magari potessi fare anche solo una parte della sua carriera. Ora però penso a migliorare step by step e divertirmi correndo. Non penso che correrò l’europeo in Ardeche perché forse è troppo duro per me e non ne ho parlato col nostro cittì. Ho altri programmi per il resto della stagione e l’obiettivo resta sempre quello di conquistare altre vittorie».

La quinta tappa del Tour de Pologne sarà quella più lunga. Una cavalcata di 206 chilometri con partenza da Katowice ed arrivo a Zakopane. E’ una frazione che potrebbe vedere arrivare la fuga, ma che dovrebbe smuovere la generale, sempre comandata da Lapeira (uscito indenne dalla grande caduta di ieri). Le salite lunghe non mancano e a 10 chilometri dalla fine si scollina oltre i 1.100 metri. Potrebbe essere un trampolino di lancio per qualche attaccante.