Il capolavoro e la beffa: Powless alle stelle, Van Aert al tappeto

02.04.2025
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La cosa bella di Van Aert è che si è sempre fermato a parlare con i giornalisti. Quando vinceva, rispondendo alle domande di tutti con la comprensibile leggerezza. E assai più spesso quando perdeva, riconoscendone il lavoro. Ed è così anche oggi, dopo una corsa perfetta e avendo incomprensibilmente regalato a Neilson Powless la Dwars door Vlaanderen, con una scelta che definisce egoistica e che racconta tutta la sua voglia di rialzare la testa.

«Se sei davanti con quattro uomini e tre di loro appartengono alla tua squadra – dice ai microfoni subito dopo la corsa – se non vinci, hai sbagliato qualcosa. Sono stato troppo egoista in finale, perché volevo tanto vincere. Soprattutto dopo tutte le critiche che ho ricevuto e tutta la sfortuna che mi è capitata».

Guardandolo seduto per terra, con la schiena sulla transenna, oggi Wout ricorda Franco Ballerini nella Roubaix del 1993. Sognava di aver vinto, invece se l’era presa a Duclos Lassalle.

Powless vince, Van Aert china il capo, Benoot dietro si mette le mani sulla testa
Powless vince, Van Aert china il capo, Benoot dietro si mette le mani sulla testa

Lo stupore di Powless

Neppure Powless si aspettava un esito del genere, dopo la fuga con i tre diavoli gialli e neri che hanno preso in mano la corsa e l’hanno spezzata a metà con il piglio dei tempi migliori. Il direttore sportivo Van Dongen aveva raccontato a tutti che avrebbero soltanto voluto correre e vincere da grande squadra. Purtroppo il piano si è infranto a 5 metri dalla riga bianca.

«Mi sentivo molto forte- dice il vincitore, 28 anni e già vincitore di San Sebastian nel 2021 – ma non pensavo che avrei potuto vincere. Pensavo davvero di correre per il secondo posto. In fuga è stata una lotta continua, non sapevo se continuare o rialzarmi e aspettare i compagni che ancora avevo nel gruppo. Però mi sentivo molto bene, quindi ho preferito non rischiare lo sprint in un gruppo più numeroso. Per questo ho collaborato, anche perché se non l’avessi fatto mi avrebbero attaccato e probabilmente mi avrebbero staccato. Sono orgoglioso del modo in cui ho corso».

Powless è nella morsa dei tre Visma, collabora, ma il finale sembra scritto
Powless è nella morsa dei tre Visma, collabora, ma il finale sembra scritto

Capolavoro all’ultima curva

La volata è stato un capolavoro di freddezza, per il californiano che nel 2017 si presentò a Negrar di Verona e vinse il Palio del Recioto senza che nessuno sapesse chi fosse. Questa volta la consapevolezza era leggermente superiore, ma nessuno dei tre corridori della Visma-Lease a Bike al comando poteva aspettarsi il colpo di mano. Solo Jorgenson, anche lui americano, alla fine ha ammesso che aver puntato solo sulla volata sia stata la scelta sbagliata, perché consapevole che Powless sia molto esplosivo.

«Sapevo che avrebbero scommesso su Van Aert – dice ancora Powless – ma non avrei mai pensato che sarei riuscito a batterlo in volata in questo tipo di gare. Sono uscito dall’ultima curva in ultima posizione, ma con grande velocità e l’ho mantenuta perché sapevo di dover lanciare subito lo sprint. Sono tornato al livello che mi appartiene e questa vittoria mi darà la fiducia per lottare anche domenica al Giro delle Fiandre».

Pedersen ha ammesso di non essere riuscito ad agganciarsi ai tre della Visma, poi ha fatto il diavolo a quattro
Pedersen ha ammesso di non essere riuscito ad agganciarsi ai tre della Visma, poi ha fatto il diavolo a quattro

La sfiducia di Van Aert

Una fiducia che invece in questo momento Van Aert fa fatica a riconoscere. Il guaio è che a Waregem lo ha battuto certamente un buon corridore, che però in altri tempi avrebbe sbranato senza troppi problemi. Il meccanismo perfetto stenta a rimettersi in moto e dalle sue parole trapelano delusione e sfiducia.

«Per una volta – dice – ho pensato a me stesso. Non volevo rischiare di saltare e far vincere uno dei miei compagni di squadra e questo è stato un grosso errore. Non sono fatto così e per questo sono molto deluso. Bisogna sempre massimizzare le possibilità di vincere la gara come squadra: non l’abbiamo fatto e ne sono responsabile. Ho preso la decisione di sprintare, ma non l’ho fatto come pensavo, quindi bisogna anche prendersi le proprie responsabilità ed essere duri con se stessi».

Un selfie per Powless con Benoot: uno al settimo cielo, l’altro ancora frastornato
Un selfie per Powless con Benoot: uno al settimo cielo, l’altro ancora frastornato

La tattica sbagliata

Il racconto fatto dai massaggiatori è che il grande belga abbia avuto un crampo durante lo sprint, ma lui non ne parla, forse perché non vuole che suoni come una scusa. La sensazione, vedendo e rivedendo lo sprint, è che abbia girato a vuoto su un rapporto troppo agile. Come già gli accadde al mondiale di cross a Hoogerheide qualche anno fa contro Van der Poel.

«La colpa – conclude – non è certo di Tiesj e Matteo (Benoot e Jorgenson, ndr). Gli sono parso così sicuro che hanno fatto quello che gli ho chiesto. Se avessimo attaccato Powless negli ultimi 10 chilometri e fosse andata ancora male, almeno non avremmo avuto nulla da rimproverarci. Quella sarebbe stata la tattica giusta. Non posso giustificare il nostro finale. Avrò bisogno di un po’ di tempo per fare il bilancio di questa corsa».

Purtroppo per lui il tempo è l’unica cosa che in questo momento non abbonda. Fra quattro giorni si correrà il Giro delle Fiandre, una delle due corse in nome delle quali ha sacrificato la Sanremo e tutte le altre corse di marzo. Venerdì pomeriggio nell’hotel di Deerlijk si terrà la conferenza stampa prima della Ronde. E c’è da scommettere che parlarne non sarà tutto rose e fiori. 

Fiandre e Roubaix: quanto conta la squadra? L’opinione di Tafi

28.02.2025
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In una recente intervista rilasciata alla testata belga Het Nieuwsblad, Tiesj Benoot ha parlato dei piani della Visma-Lease a Bike per le prossime classiche di primavera. Tra le altre cose Benoot ha espresso la convinzione che la sua squadra sia la più attrezzata ad affrontare le gare del Nord, soprattutto il Fiandre e la Roubaix.

A partire ci siamo posti una domanda: ma quanto conta la squadra al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix? Conta più in una rispetto che in un altra? Per provare a rispondere abbiamo raggiunto al telefono Andrea Tafi, l’unico corridore italiano ad aver vinto queste due classiche monumento, la Roubaix nel 1999 e il Fiandre nel 2002.

Andrea Tafi è stato un grande uomo da classiche: qui il suo allungo alla Roubaix del 1999
Andrea Tafi è stato un grande uomo da classiche: qui il suo allungo alla Roubaix del 1999
Andrea, andiamo dritto al sodo. Quanto conta la squadra sulle pietre?

Tantissimo, in entrambe le gare. Si tratta di competizioni molto diverse naturalmente, ma alla fine la difficoltà è quasi uguale, cioè molto alta. E quando le gare si fanno dure essere in una grande squadra fa la differenza.

Quindi non vedi differenza tra le due per quanto riguarda l’importanza del lavoro tra compagni?

Il pavè della Roubaix tende a fare selezione naturale, o sei portato o no. Mentre il Fiandre è più una gara normale, passami il termine, devi essere forte ma anche intelligente nel dosare le forze e arrivare ancora fresco nei momenti decisivi. In entrambi i casi la squadra è fondamentale e senza non si va da nessuna parte. Per esempio io l’anno in cui ho vinto il Fiandre ho avuto un grande Daniele Nardello che mi ha protetto quando sono scattato nel finale. Ma lo stesso l’anno della Roubaix, la differenza l’hanno fatta i compagni che erano dietro di me.

Parigi-Roubaix 2024, Mathieu Van der Poel a ruota di Gianni Vermeersch
Parigi-Roubaix 2024, Mathieu Van der Poel a ruota di Gianni Vermeersch
Quasi più un aiuto passivo che attivo…

Ma non si tratta di un aiuto passivo, anzi. Quando alla Roubaix sono scattato a 46 km dall’arrivo l’ho fatto sapendo che alle mie spalle avevo corridori che mi avrebbero protetto in tutti i modi, e così è andata. In quelle corse sono aspetti davvero fondamentali. Faccio un altro esempio. Durante la Parigi-Bruxelles del ‘96 un certo Johan Museeuw è venuto da me e mi ha detto: «Vai, qui ci penso io». L’ho ascoltato e lui ha fatto di tutto per tamponare gli attacchi e poi infatti è arrivata la mia vittoria.

Un po’ quello che ha fatto Philipsen con Van Der Poel alle ultime due Roubaix. La vostra Mapei era davvero una corazzata, rimane leggendario il podio monocolore del 1996. Come si gestiva tutta quella qualità?

Eravamo un mix molto ben equilibrato e dentro la squadra c’era molta voglia di fare, è quella che ci ha portato ai successi. Partivamo in diversi che se la potevano giocare, poi faceva il capitano chi era più in condizione.

Tra gli anni ’90 e i primi 2000 la Mapei dominava nelle classiche: qui il famoso arrivo in parata alla Roubaix del ’96: 1° Museeuw, 2° Bortolami, 3° Tafi
Tra gli anni ’90 e i primi 2000 la Mapei dominava nelle classiche: qui il famoso arrivo in parata alla Roubaix del ’96: 1° Museeuw, 2° Bortolami, 3° Tafi
Quindi si decideva anche durante la corsa?

Certo, appunto perché eravamo una squadra fortissima era difficile fare una previsione prima di partire. Non potevi dire a Museeuw, a Ballerini e forse neanche a me di lavorare per un altro. Si davano le indicazioni sul bus e poi si vedeva, decideva la strada. Ma sempre con grande spirito di squadra. Per esempio l’anno in cui ho vinto il Fiandre non dovevo essere io il capitano, ma le situazioni di corsa ci hanno portato a cambiare strategia. E’ anche vero che forse ce lo potevamo permettere.

Torniamo ai tempi d’oggi. Sei d’accordo con Benoot sul fatto che la Visma sia la squadra più attrezzata per le pietre?

Sicuramente sono forti, ma non sono i soli. In generale le squadre belghe e olandesi, come la Alpecin-Deceuninck di Van Der Poel, sono le più forti perché quella è casa loro, conoscono le strade, molti corridori abitano lì, e in generale ci tengono moltissimo. Secondo me però ci saranno anche altre formazioni da tenere d’occhio, delle outsider, come la Tudor di Cancellara, uno che da quelle parti ha fatto grandi cose.

Secondo Tafi una delle sorprese di questa primavera potrebbe essere la Tudor Pro Cycling, magari con Alaphilippe al Fiandre
Secondo Tafi una delle sorprese di questa primavera potrebbe essere la Tudor Pro Cycling, magari con Alaphilippe al Fiandre
Magari con Alaphilippe al Fiandre?

Perché no. Lui certamente ha voglia di riscatto, di rifarsi dopo gli ultimi anni sfortunati. La Tudor sta facendo i giusti step, un passo alla volta, sono convinto che possano fare bene. Poi come si sa, le gare le fanno i corridori e non si può mai sapere. Anche perché le corse importanti iniziano adesso, da ora in poi si vedrà un po’ alla volta la condizione con cui i vari protagonisti arriveranno ai grandi appuntamenti.

Quindi non ci dai un pronostico per le due classiche monumento sulle pietre? 

Secondo me adesso è ancora troppo presto, non si può dire. Ma la Milano-Sanremo potrà già darci delle indicazioni e allora ne sapremo qualcosa di più. 

Fiandre, quale clima in casa Visma? «Siamo tristi ma lotteremo»

29.03.2024
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GENT (Belgio) – Tra pochi minuti andrà in scena la partita della “serie A” belga fra il KAA Gent e gli ospiti dello Standard Liegi, in una sorta di Fiandre contro Vallonia. Noi ciclisti diremmo Fiandre contro Ardenne. Ed è proprio qui, nella Ghelamco Arena, lo stadio che ospita questo match, che la Visma-Lease a Bike ha tenuto la conferenza stampa in vista del Giro delle Fiandre.

Marianne Vos sembra l’unico raggio di sole in questo momento per la Visma – Lease a Bike. Qui la sua vittoria alla Dwars door Vlaanderen
Vos sembra l’unico raggio di sole in questo momento per la Visma – Lease a Bike. Qui la sua vittoria a Waregem

Prima le donne

Tutto è molto maestoso. Ci si attendeva un clima ben più festoso, ma le fratture di Wout Van Aert hanno dannatamente appesantito tutto.

Non è però così per le donne, almeno sembra. Per fortuna Marianne Vos porta leggerezza e sorrisi. La campionessa olandese è tornata a ruggire come non si vedeva da un po’. Lei stessa ha parlato di un bel momento. E’ tornata sul discorso dell’operazione alle gambe che quasi poteva fermare la sua carriera e ha guardato avanti.

«Ho deciso – ha detto Marianne – da un momento dall’altro di riprendere, di buttarmi. Mi sento bene, non vedo l’ora che arrivi domenica. Il Fiandre è un obiettivo per molte. E’ chiaro però che rispetto alla Dwars door Vlaanderen è un’altra corsa».

Domenica Marianne potrebbe tornare a vincere la Ronde dopo 11 anni. Sarebbe un record. Al suo fianco c’era anche Fem Van Empel. Loro due sono l’osso duro della Visma in rosa.

Zeeman e Niermann durante la conferenza stampa presso lo stadio del KAA Gent
Zeeman e Niermann durante la conferenza stampa presso lo stadio del KAA Gent

Van Aert al centro

Qualche minuto dopo ecco entrare il capo dei tecnici dei gialloneri, Meerijn Zeeman. Si presenta in compagnia di un altro diesse, Grischa Niermann.

La domanda sostanzialmente è una: come cambierà la corsa della Visma – Lease a Bike senza Van Aert? Rispondere non è facile. Alla fine, gira che ti rigira si parla sempre di Van Aert, nonostante Matteo Jorgenson si sia portato a casa la Dwars door Vlaanderen, l’ultima corsa che precede la Ronde. Addirittura a Zeeman si chiede del Giro d’Italia: se Wout ci sarà o meno.

«Siamo tristi – ha detto Zeeman – ma già abbiamo vissuto momenti così. Ricordiamo quando Primoz Roglic cadde al Tour de France. In quel momento pensavamo fosse tutto finito e invece riuscimmo a portare a casa il secondo posto con Jonas Vingegaard. Io vedo sette ragazzi molto motivati per domenica.

«Abbiamo un mix di sentimenti. C’è il nostro capitano in ospedale ed altri ragazzi qui pronti a lottare. Cosa possiamo fare se non cercare di fare un buon piano per domenica e anche per la Roubaix. Ma come ho detto non è la prima volta che subiamo incidenti duri».

Zeeman non si sbilancia sul Giro. Ammette che onestamente è difficile, ma neanche si può tracciare un cammino in questo momento per poter stabilire il “piano B”, cioè il Tour.

«L’importante – prosegue – è che ora Wout si riprenda bene, che possa tornare a casa dalla famiglia. E’ stato operato e so che aveva molto dolore. Non sappiamo neanche quando tornerà in bici».

Dwars door Vlaanderen: la caduta che ha messo fuori gioco Van Aert (immagini Eurosport)
Dwars door Vlaanderen: la caduta che ha messo fuori gioco Van Aert (immagini Eurosport)

Nonostante Wout

Lo spettacolo deve andare avanti, come si dice in questi casi e il Giro delle Fiandre incombe. Con o senza Van Aert, c’è una corsa fantastica da godersi. Certo, la Visma-Lease a Bike, Jorgenson a parte, non se la passa bene. Malanni di stagione, nasi rotti, Van Aert in quel modo, cadute… Non ci saranno neanche Tratnik e Laporte.

«Noi cercheremo di fare il nostro meglio. Non era questa la squadra che immaginavamo di schierare a ottobre e novembre quando stiliamo i nostri piani, ma non abbiamo alternative. Combatteremo», ha aggiunto Niermann.

Qualche botta anche per Benoot dopo le ultime gare, ma il belga sembra tenere bene

Il Belgio sulle spalle

E combatteremo è anche il grido di battaglia di Tiesj Benoot. Il corridore all’improvviso si ritrova come la miglior speranza del Belgio. Senza Van Aert, ma anche senza Stuyven (per non contare Remco) e Philipsen che ha dato forfait, un giornalista belga ha definito la situazione come un dramma nazionale.

Lo stesso Benoot si tocca le botte quando, entrando nella sala della conferenza, parlotta con uno del suo staff.

«Non siamo i favoriti, ma lotteremo – dice il re della Strade Bianche 2018 – ho sentito Wout l’altro giorno ed era sotto morfina. E anche io ho diverse botte sul corpo. Almeno non toccherà a noi controllare la corsa, posto che con Jorgenson e gli altri ragazzi abbiamo giocato bene le nostre carte nelle ultime gare».

Girava voce, e Benoot stesso non nega, che fosse stato lui a innescare veramente la caduta del compagno Wout. Tiesj si sentiva molto in colpa. Poi in realtà la dinamica è stata diversa e lo stesso Benoot si dice ora più sereno. Almeno questo è un punto a suo favore.

«Wout farà il tifo per noi», ha concluso Benoot.

Matteo Jorgenson (classe 1999) è pronto a giocare un ruolo di jolly per questo Fiandre
Matteo Jorgenson (classe 1999) è pronto a giocare un ruolo di jolly per questo Fiandre

Jorgenson in agguato

Matteo Jorgenson appare più rilassato. Entra, si siede, attende che Benoot finisca la sua conferenza  e intanto si fa portare dell’acqua.

«Domenica – dice l’americano – preferisco una corsa dura. Credo sia più adatta a me. Sto bene. Ma più che l’io conta la squadra. Conta che uno di noi riesca a vincere. Certo, fa un certo effetto ritrovarsi all’improvviso tra i favorti per il Fiandre».

«La soluzione per battere Van der Poel? Una bella domanda! E’ impressionante. Super. Quando parte e va all’attacco, non è facile seguirlo. Serve una squadra e un buon piano. Il nostro staff ci lavora tutto il giorno. Però posso dire che con Tiesj mi trovo molto bene. In queste ultime settimane ci siamo avvicinati molto e anche l’altro giorno in gara mi ha dato un sacco di consigli. Mi diceva la corsa pezzetto per pezzetto. Mi aspetto una corsa che esploda presto».

Prima di congedarsi, un giornalista francese gli fa notare che mai nessun americano ha vinto il Fiandre. Jorgenson un po’ spaesato, ma non senza una celata ambizione, replica: «Non lo sapevo», sorride e va per la sua strada. Intanto i tifosi iniziano ad arrivare allo stadio. Domenica saranno sulle strade a tifare, magari proprio per Benoot.

Podere San Giuseppe, un angolo di tranquillità da vivere in sella

05.04.2023
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In cima ad una collina, nel cuore della Toscana, sorge il Podere San Giuseppe. Un nido per ciclisti e amanti della natura che vogliono ricaricare le pile e godersi del tempo per sé, la propria famiglia o compagni di squadra. Situata nel Comune di Montalcino, la proprietà svetta dominando un panorama mozzafiato arricchito dalle strade bianche che ogni anno vengono animate dall’Eroica e dall’omonima corsa. Qui gastronomia, natura e sport si incontrano all’insegna di un’esperienza unica da vivere insieme alla propria bicicletta da corsa, Mtb o gravel che sia. Consociamo il Podere attraverso le parole del proprietario Gian Paolo Sandrinelli

Situato nel Comune di Montalcino il Podere si trova nel cuore della Toscana

Il Podere

«E’ un podere – spiega Sandrinelli – costruito nei primi anni del ‘900 in cima ad una collina nel Comune di Montalcino e intorno non c’è niente. Ci sono sette appartamenti. Ogni unità ha due camere matrimoniali e ognuna ha il bagno privato. Sono grandi e dotati di tuti i comfort. La struttura storica ha un parco privato dove ci sono due piscine che dominano il panorama. Un salone con una cucina comune dove si può mangiare tutti assieme e questo è comodo per le squadre che ci vengono a trovare

«La vista che ha questa struttura – afferma – è unica. E’ appunto in cima alla collina e non ha impedimenti a 360 gradi. Domina la Val d’Orcia, guarda verso Siena e Pienza che si vedono illuminate la notte».

Caratteristiche che rendono questi sette appartamenti una meta perfetta per chi vuole conoscere il cuore verace della Toscana. E’ possibile raggiungere le famose regioni vinicole e città pittoresche come Montalcino, Siena e Montepulciano. Le sorgenti termali sgorgano nell’ex piazza del paese di Bagno Vignoni. Il Parco Naturale della Maremma, con le più belle spiagge della Toscana meridionale, è raggiungibile in poco più di un’ora. E infine la vicina Firenze, culla del Rinascimento. 

Per la bici

Al Podere San Giuseppe la bici è di casa. Le strade sono libere dal traffico e immerse in terre uniche. E’ infatti possibile incontrare luoghi meravigliosi come Montalcino, Pienza, Bagno Vignoni raggiungendoli a colpi di pedale. 

Per gli amanti di questo sport, sono numerosi i percorsi adatti a tutte le esigenze e preparazioni. Chi sceglie questa meta si può rilassare facendo lunghe passeggiate in bicicletta nei percorsi immersi nel verde tra le colline senesi. Tratti misti di asfalto e sterrati tra oliveti, vigneti e morbide salite saranno gli scenari usuali delle escursioni in bicicletta. E’ inoltre possibile noleggiare presso punti convenzionati qualsiasi tipologia di bici. E se qualcuno ne avesse bisogno il Podere vanta collaborazioni con atleti ex professionisti del calibro di Alessandro Bertolini, Daniele Righi che accompagneranno i gruppi di ciclisti in esplorazione.

Le colline si perdono a vista d’occhio
Le colline si perdono a vista d’occhio

Arrivano i pro’

Il Podere San Giuseppe gode già di ospiti illustri che di ciclismo vivono e hanno “approvato” la struttura. «L’anno scorso – racconta Sandrinelli – è stato ospite qui da noi, Tiesj Benoot della Jumbo-Visma a fare un po’ di recupero dopo l’incidente di Livigno. Siamo stati meta anche di importanti aziende come Smith Optics, produttrice di occhiali da sole, maschere e caschi. In inverno abbiamo avuto il piacere di ospitare il team di Specialized e tutto l’entourage direttivo.

«Insomma, un posto meraviglioso dove si può fare attività fisica, fare riunioni in tranquillità, team building o ritiri per le squadre. Si adatta a tutte le tipologie di ospiti che si vogliono godere un periodo di tranquillità con la possibilità di pedalare e vivere queste colline.

«In occasione dell’Eroica – conclude – ospiteremo ad ottobre un team di professionisti, di cui al momento non si può fare il nome, che ha scelto Podere San Giuseppe per vivere questa esperienza sulle strade bianche. Un onore per noi».

Basta rilassarsi 

Sfogliando le pagine del sito online dove è possibile conoscere la struttura, si possono consultare anche i servizi che mette a disposizione la struttura. Tra questi ci sono attività di ogni genere.

A partire dalle degustazione enogastronomica con assaggi di ogni tipo, ad esempio una bruschetta con dell’ottimo olio biologico della Fattoria, dei formaggi pecorini tipici delle tradizioni locali ed un calice di buon vino come per esempio il Brunello, prodotto a pochi passi. 

Il Podere San Giuseppe offre ai suoi ospiti la possibilità di partecipare ad un corso di fotografia tenuto da un fotografo professionista, partner della struttura. Oppure un’esperienza yoga, per trascorrere l’intero periodo di soggiorno all’insegna della meditazione. E ancora, sono a disposizione 30 cavalli ben domati, ben allenati, ben curati, preparati con professionalità e passione per ogni livello di esperienza. Insomma, a chi sceglie Podere San Giuseppe come propria meta, una volta arrivati qui basta rilassarsi. 

PodereSanGiuseppe

Benoot è tornato: il collo è a posto, le gambe girano

11.03.2023
5 min
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Tjesi Benoot era partito per la Tirreno-Adriatico come capitano della Jumbo-Visma. Primo a Kuurne e terzo alla Strade Bianche, non poteva immaginare che Roglic sarebbe tornato in così grande spolvero. Rivederlo davanti a lottare ha dato alla squadra la certezza di aver recuperato un uomo chiave dopo il brutto incidente di Livigno dello scorso agosto.

«La condizione è buona – aveva detto dopo la crono – dopo settimane in cui pensavo che non sarei stato mai più un corridore. Primoz è arrivato all’ultimo minuto, non sappiamo bene cosa aspettarci, ma è un top player, con lui non si sa mai. I prossimi giorni mostreranno chi di noi sarà battuto in classifica. Partiamo con ambizione, vedremo dove andremo a finire».

La strada ha detto che Roglic e Kelderman si sono trovati più a loro agio sulle pendenze fra l’Abruzzo e le Marche, ma Benoot non molla il suo buon umore. E quando lo incontriamo al via della tappa di Osimo, il suo passivo in classifica è pesantissimo per aver lavorato ieri per Roglic e aver perso 35 posizioni.

Tutto nei piani?

Fino a due giorni fa ero quarto, ma se riusciamo a vincere con Primoz, va più che bene. Di certo non mi ha fatto male andare in profondità nello sforzo questa settimana, in vista delle classiche.

Non vinci spesso, ma a Kuurne è andata bene…

E’ stato bellissimo, sono anche passato nel bar dei tifosi. Però sono stato anche attento a non fare cose strane, perché questo di solito è il periodo dell’anno in cui ci si ammala

Da una frattura al collo alla vittoria in una classica. Ti sei tolto un peso?

Ero già andato bene il giorno prima alla Omloop Het Nieuwsblad, la vittoria di Kuurne è stata una conferma. Il sabato le mie gambe giravano come volevo e domenica sono stato capace di vincere e riscattarmi da quella sfortuna.

Tiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superate
Tiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superate
Eri appena arrivato dal Teide, ormai non se ne fa più a meno?

Pensare che l’altura sia alla base di tutto lo trovo eccessivo. Secondo me rappresenta il 10 per cento del lavoro totale. Il resto è composto da allenamento, alimentazione, materiale, conoscenza del percorso, tattica… E ovviamente dal livello dei corridori di cui si parla.

Come mai secondo te il peso della corsa è spesso sulle vostre spalle?

Non lo so, però mi sono accorto che lasciano a noi la corsa. Fortunatamente come squadra lo fronteggiamo bene e tutto sommato è meglio gestire la corsa che sprecare energie con avversari che non vogliono stare al passo.

Sei arrivato terzo nella Strade Bianche che avevi già vinto nel 2018: in cosa sei diverso da quel corridore?

Fisicamente sono migliorato, ma il livello generale è molto più alto. La più grande differenza è la mia esperienza. Mi avvicino alle gare con più calma e non ho paura di rischiare, pur di vincere. In passato avrei potuto tirare tutto il giorno anche per una certa piazza d’onore. Ora penso alla vittoria, come a Kuurne, e corro qualche rischio di più per salvare le forze.

Nella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da Ganna
Nella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da Ganna
Cosa cambia se, come a Siena, in squadra non c’è Van Aert?

Senza Wout, le aspettative della squadra sono un po’ inferiori. Con lui lì si corre sempre per vincere. Per questo il podio è stato un buon risultato. Non nascondo di aver sentito un po’ di pressione, ma non me ne sono preoccupato. Dopo aver vinto, mi sono molto tranquillizzato.

Ora che Wout è tornato, pensi di poter lottare per qualche altra gara in futuro?

Sono già arrivato tra i primi cinque in ogni gara di un giorno che ho corso, tranne la Liegi. L’anno scorso sono arrivato terzo nell’Amstel e a San Sebastian, secondo alla Dwars door Vlaanderen, dove potevo davvero vincere. A Kuurne probabilmente nemmeno mi aspettavo di vincere, ma è andata bene.

Alla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia Roos
Alla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia Roos
Abbiamo visto un Van Aert un po’ sotto tono, che idea ti sei fatto?

E’ vero, ma non siamo affatto preoccupati per questo. Ero lì quando si è ammalato. Non si è allenato per due giorni e causa di questo non ha potuto allenarsi. E’ arrivato qui. Ha avuto tre giorni per recuperare e ora è lanciato verso la primavera.

Si comincia a pensare che siate in grado di decidere le corse da soli.

E’ importante che continuiamo ad avere dubbi per migliorare. Nel primo ritiro è stata usata la similitudine del coniglio e delle volpi. Negli ultimi anni siamo stati le volpi che inseguono il coniglio. Oggi siamo il coniglio che corre davanti alle volpi. Gli obiettivi più grandi sono avanti nella stagione, questo ci permette di mantenere la concentrazione.

Van der Poel, Alaphilippe e il plotone degli sconfitti

05.03.2023
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Mentre Pidcock se ne andava con un sorriso grande così, le vie del centro di Siena si riempivano del solito struscio. Ogni tre passi, camminando dalla sala stampa alla macchina, sentivi però parlare della Strade Bianche appena conclusa. Nel frattempo, il plotone degli sconfitti riguadagnava la via dell’hotel, rimuginando e meditando rivincite più o meno immediate. Su tutti Van der Poel, il favorito per eccellenza, anche se lui per primo ha fatto di tutto per allontanare da sé il calice della responsabilità.

«Dopo tutto – dice Mathieu Van der Poel – le sensazioni non erano poi così male. Personalmente non mi aspettavo di vedere già la miglior versione di me stesso. Sono abbastanza forte per correre, ma non per vincere una corsa così dura, che per giunta era la prima gara su strada dell’anno. Ho bisogno di costruirmi una base più solida. Sono sopravvissuto bene allo sterrato più duro, ma le gambe non erano abbastanza buone per rispondere all’attacco decisivo».

Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti
Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti

Ritardo previsto

Non si può dire che non ci abbia provato. Al punto che quando Tom Pidcock davanti aveva già preso un margine preoccupante, è stato lui a forzare la mano, sperando di avere risposte che invece non sono arrivate.

«Se sono preoccupato per le prossime settimane? No. Dopo tutto – prosegue Van der Poel – non sono troppo deluso. La prossima settimana continuerò a costruire la forma alla Tirreno-Adriatico, che è esattamente quello che avevamo in mente quando abbiamo pianificato il mio calendario. Sapevamo da tempo che il periodo tra i mondiali di ciclocross e la Strade Bianche sarebbe stato troppo breve. Sarebbe stato meglio avere più compagni nel gruppo di testa, ma non voglio prenderlo come scusa. Non ho avuto le gambe. L’avevo anche detto ieri, siete voi giornalisti semmai ad aver immaginato che potessi vincere…».

Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata
Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata

Rammarico Benoot

Tiesj Benoot è arrivato terzo e potrebbe esserne felice, ma è salito e scesi da quel podio con lo sguardo costernato di chi avrebbe voluto e potuto fare di più. Così almeno dice.

«Alla partenza – spiega – avrei detto che un podio sarebbe stato una buona cosa, ora invece so che avevo le gambe per vincere. E’ una doppia sensazione, ora sta venendo fuori un po’ di delusione, che domani potrebbe lasciare posto all’orgoglio. Il rammarico è che forse, essendo in due, potevamo fare meglio. Anch’io ho commesso degli errori.

«Dovremo rivedere la corsa insieme – aggiunge parlando del compagno Attila Valter in corsa al suo fianco – perché quando ci sei dentro è difficile mantenere una visione d’insieme. E’ stato un errore da parte nostra che nessuno dei due sia andato via con Pidcock, che tuttavia è stato il migliore. Penso che siamo stati entrambi tra i migliori in gara, lo abbiamo dimostrato. Peccato però che alla fine non abbiamo raccolto abbastanza».

Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra
Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra

Le scuse di Attila

Gli fa eco Attila Valter, passato proprio quest’anno dalla Groupama-FDJ alla Jumbo Visma e già pimpante e potente come tutti i suoi nuovi compagni di squadra. Anche questa volta i gialloneri d’Olanda hanno offerto una prova di grande esuberanza atletica, pur fermandosi al terzo posto con Benoot. Perché non si sono messi d’accordo per andare a prendere Pidcock?

«Dovevo comunicare meglio con Tiesj – dice l’ungherese Attila Valter – e decidere di sacrificarmi per lui. Il podio non è abbastanza per gli standard della Jumbo-Visma. Però posso essere soddisfatto della mia prestazione odierna. Concludo quinto alla mia seconda Strade Bianche, l’anno scorso era arrivato quarto. Se mi confronto con Nathan Van Hooydonck, posso ancora migliorare. Lui conosce Tiesj da tempo e si sarebbe comportato diversamente. Dateci ancora qualche corsa e andrà molto meglio. Alla fine è solo la mia prima gara con lui».

Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato
Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato

Problema di gambe

E poi c’è Alaphilippe e quella frase di Bramati alla vigilia: «Sabato sarà diversa». Il francese non ha mai brillato nel vivo della corsa, lasciando che a seguire Bettiol fosse Bagioli.

«Come mi sento?», così debutta il francese, che sul traguardo di Siena si è piazzato 43° a 5’52”. «Sono stanco. Abbiamo provato a fare la gara – dice – e con la squadra siamo sempre stati ben piazzati. Sfortunatamente, ho sentito presto che le mie gambe non erano eccezionali. Ho fatto quello che potevo, ma non è stata una giornata fantastica. Non voglio trovare scuse. Ero sempre al posto giusto grazie ai miei compagni di squadra, ma le gambe non erano abbastanza buone per stare davanti. Continuo ad amare questa gara, anche se oggi ero un po’ meno in forma. Se sono preoccupato per le corse fiamminghe? No, perché dovrei? Ci sono cose peggiori nella vita».

Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock

Formolo nei 10 

Il primo italiano all’arrivo è stato Davide Formolo, nono a 1’23”. La sua corsa doveva essere in appoggio per Tim Wellens, che è arrivato a Siena dopo il quinto posto di Kuurne. Poi in realtà il belga è finito alle spalle del veronese.

«E’ stata veramente dura – dice Formolo – sul Sante Marie abbiamo perso un attimo come squadra, allora ho dovuto chiudere sulla fuga di Bagioli. Poi sfortunatamente Wellens ha avuto un problema meccanico ed è rimasto indietro, ma a quel punto aveva già speso tanto. Già prima sarebbe stato difficile battersi con i migliori, a quel punto era andata. Quando è partito Pidcock, era impossibile tenerlo. Mi dispiace perché forse potevamo vincere la corsa, per cui adesso ci concentreremo sulla Tirreno-Adriatico, dove arriverà anche Almeida. Mamma quanto sono stanco…».