Stefano Giuliani, il trofeo Matteotti e una certa idea di ciclismo

23.09.2024
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Il 15 settembre scorso si è corsa la 76ª edizione del Trofeo Matteotti, con la vittoria del venezuelano Orluis Aular davanti ad Alessandro Covi e Aleksej Lutsenko.

Il Matteotti è un trofeo dalla storia gloriosa, con un albo d’oro che annovera nomi come Ercole Baldini, Felice Gimondi, Roger De Vlaeminck e Francesco Moser, solo per citarne alcuni. Da sette anni l’organizzazione è nelle mani di Stefano Giuliani, abruzzese doc, con un notevole passato da corridore prima e dirigente poi. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per farci raccontare qualcosa di cosa voglia dire, al giorno d’oggi, organizzare un evento di questo calibro (e non solo).

Ecco Stefano Giuliani, qui in compagnia di Nibali e Vegni
Ecco Stefano Giuliani, qui in compagnia di Nibali e Vegni
Stefano, com’è nata la tua avventura al Trofeo Matteotti?

Premetto che non nasco come un organizzatore di gare. Cerco di esserlo, di farlo al mio meglio, con la passione che ho sempre messo nel ciclismo. Prima da corridore e poi da direttore sportivo. Tutt’oggi ho anche una squadra da seguire, il Team Vini Monzon-Savini Due-OMZ, e non è sempre facile tenere tutto assieme. Però ecco, sicuramente il “mio” Matteotti è nato da questa grande passione.

Nello specifico in che modo?

Io sono sempre stato uno che ama le sfide e dopo aver concluso l’avventura alla Vini Fantini nel 2017 ho vissuto qualche mese un po’ difficile. Poi ho sentito che Renato Ricci, l’allora presidente del Trofeo Matteotti, voleva lasciare, e allora ho colto l’occasione. Nel frattempo, pochi giorni dopo, ho saputo anche che diversi corridori della Vini Fantini erano rimasti a piedi, e allora ho deciso di fondare anche un’altra squadra.

E comunque finora sei riuscito a tenere assieme tutto.

Se io resisto ancora è perché ho idee diverse, un po’ come Silvio Baldini, l’allenatore di calcio mio conterraneo. Mi metto in gioco, con impegno e professionalità. Diciamo che in quanto ex corridore ti rimane sempre quella tigna, quella voglia di competere e dimostrare qualcosa. Io faccio tanto, anche troppo forse. Mi dicono che sono un artista, ma la mia disorganizzazione è comunque organizzata, come credo si sia visto durante gli anni alla Vini Fantini. Quando i ragazzi vincevano li portavo in discoteca, perché questa era la mia idea di ciclismo e di vita, in barba al pensiero degli altri. Però negli ultimi sei anni non ho avuto il budget per prendere in squadra corridori di qualità, perché è sempre più difficile  per le continental come la nostra.

Al via del Matteotti 2024, la mamma di Simone Roganti, pescarese scomparso il 30 agosto
Al via del Matteotti 2024, la mamma di Simone Roganti, pescarese scomparso il 30 agosto
Ora la tendenza è di passare direttamente da juniores a elite.

Esatto, infatti una realtà storica come la Zalf chiude. E’ molto difficile. Dopo il Covid le aziende fanno più fatica ad investire a livello più basso, eppure è da quello che poi nascono i campioni. Ora come ora a dir la verità sto pensando di chiudere la squadra, se i regolamenti non cambiano non so se continuerò un altro anno. In pochi anni in Italia siamo passati da avere 16 professional a 3. E poi anche noi del settore dovremmo metterci più in gioco, secondo me.

In che senso?

Nel senso che io sono fatto alla mia maniera e non è che tutti debbano fare come me. Ma se ognuno o anche solo qualcuno dei ds o degli ex atleti organizzasse un evento come il Matteotti nella sua terra, o creasse un bike park come ho fatto io, credo che il ciclismo italiano sarebbe meno in crisi. Il ciclismo ci ha dato tanto, e secondo me è giusto ricambiare. Almeno, questo è quello che sembra a me e che cerco di fare.

Torniamo un attimo al Trofeo Matteotti. Quali sono i suoi punti di forza secondo te?

Intanto il Matteotti ha un budget molto piccolo rispetto ad altre gare simili. Eppure siamo comunque riusciti a portare negli ultimi anni 6 squadre WorldTour e 7 professional. Ovviamente ne vorrei di più, ma trovare l’incastro perfetto nel calendario non è facile. Poi, una cosa a cui tengo molto, è che puntiamo molto sulla sicurezza, e abbiamo deciso di correre in un circuito, che credo sia il futuro. Serve al pubblico, per godersi al meglio lo spettacolo, e serve agli organizzatori, per garantire appunto il massimo livello di sicurezza.

Siamo quasi alla fine. Qual è il tuo più bel ricordo del Trofeo Matteotti?

Ti racconto una cosa. Da piccolo io al Matteotti raccoglievo le borracce perché passava sotto casa mia. Rincorrevo Gimondi con la graziella e sono ricordi che ancora mi fanno emozionare. Ecco perché questo Trofeo l’ho sempre sentito molto. Da corridore ho fatto due podi e diversi piazzamenti, poi l’ho vinto due volte da DS con la Farnese. Per dire che da bambino non avrei mai pensato che da grande avrei fatto questa carriera, che mi ha portato a vincere tappe al Giro e poi, ora, ad organizzare io stesso il Matteotti. Un po’ credo al destino che mi ha fatto trovare al posto giusto nel momento giusto.

Ricordavi appunto che tu sei abruzzese, quindi questa gara per te ha un’importanza particolare.

Esatto. L’Abruzzo è la mia terra e voglio convincere tutti ad investire qui, perché ha moltissime possibilità. Il mio sogno è che il Matteotti diventi un evento di punta in cui magari poter vedere all’opera corridori come Pogacar o Evenepoel. Come un altro grande, grandissimo sogno sarebbe quello di portare qui il mondiale.

Lo immagini già?

Il nostro percorso sarebbe perfetto, con un circuito di 13 chilometri senza neanche un’auto parcheggiata e molto protetto, perché ripeto la sicurezza è fondamentale. Abbiamo 200 volontari della Protezione Civile, le doppie transenne, la grande collaborazione della Polizia e delle amministrazioni. Insomma, tutto quello che serve per fare diventare il Matteotti un grande appuntamento internazionale.

Questa la vittoria di Arta Terme del Giro 1988 di cui parla Giuliani, nata dopo il gelo del Gavia
Questa la vittoria di Arta Terme del Giro 1988 di cui parla Giuliani, nata dopo il gelo del Gavia
Un sogno che, con la tua grinta e la tua passione, potrebbe davvero realizzarsi.

Vedete, io ho vinto tappe con fughe da 150 chilometri, so che quello che ci vuole sono passione e audacia. Di nuovo, noi del settore dobbiamo ridare qualcosa al ciclismo, perché il ciclismo ci ha insegnato molto. Mi ricordo che al Giro dell’88 durante la famosa tappa del Gavia ho sofferto tantissimo, ma ho tenuto duro perché avevo responsabilità verso la mia famiglia, avevo già due figli. Due giorni dopo ho vinto la tappa più bella di quel Giro, ad Arta Terme. Quello mi ha insegnato a non mollare durante le difficoltà. Da allora non mi faccio scoraggiare da niente, il ciclismo insegna a cadere e a rialzarsi e questo mi rende molto orgoglioso.

Dalla Valle tra i pro’: merito di Giuliani e della Giotti Victoria

16.01.2023
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Il 2023 vede un bel rientro nel gruppo dei professionisti, si tratta di Nicolas Dalla Valle. Nella stagione scorsa il veneto aveva fatto quel passo indietro, ritornando tra le continental. Il 2021 era finito con la mancata riconferma alla Bardiani. La squadra da cui ripartire, invece, aveva il nome di Giotti Victoria. Quando succede una cosa del genere, è difficile reagire e riallacciare il filo che si era interrotto. Ma Dalla Valle, dopo appena una stagione, torna in una squadra professional: la Corratec.

Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato professionista con la Bardiani nel 2020, per lui un biennio sfortunato
Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato con la Bardiani nel 2020
Immaginiamo tu sia contento di essere tornato tra i professionisti…

Sì, e lo sono ancor di più perché correrò in una squadra che ambisce ad un determinato calendario. Me ne sono accorto la scorsa stagione di quanto sia fondamentale fare delle corse di buon livello per continuare a crescere. 

Come è iniziato questo 2023?

Bene, il tempo è clemente e pedalare diventa meno faticoso. Ripartirò a correre il 30 gennaio al Saudi Tour, quindi manca ancora poco e si ricomincia.

Alla Giotti hai avuto come diesse Stefano Giuliani, come ti sei trovato con lui?

In realtà lo conosco da sempre, sia per nome che per fama. E’ stato anche diesse di mio padre Gabriele alla Mobilvetta tra il 1998 ed il 1999. Giuliani è una figura molto carismatica e con tanta voglia di fare, quando ci siamo parlati mi ha dato subito fiducia e mi ha promesso anche un buon calendario. E così è stato, per una continental non è mai semplice ma Stefano ha avuto il merito di mantenere la promessa fatta. Nel 2022 ho fatto 55 giorni di corsa. 

Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Come trasmette il proprio carisma alla squadra?

Lui è una persona molto seria e professionale, il suo lavoro lo fa sempre al massimo. Punta ad essere una figura di riferimento per tutti i suoi ragazzi. Una cosa che mi ha sempre colpito è che nelle sue squadre siano passati tanti corridori come me in cerca di riscatto e che molti sono riusciti a ricostruirsi. Sapete, quando ce la fa uno o due magari non ci si fa molto caso, ma quando iniziano ad essere di più vuol dire che del merito c’è.

In che modo secondo te riesce a “ricostruire” i corridori?

Giuliani è molto esigente, pretende sempre il massimo impegno, però non è mai esagerato, è in grado anche di premiare i ragazzi trovando sempre il momento giusto. Vi faccio un esempio: al Sibiu Tour, dopo la prima tappa, lunga 210 chilometri e corsa sotto la pioggia, dove ero arrivato secondo, al posto della pasta, a cena, ci ha fatto trovare una pizza. E’ un modo per premiare gli sforzi che fa bene al morale di un corridore.

Nel biennio alla Bardiani non hai avuto così tanta continuità.

Sono state due stagioni sfortunate (il 2020 ed il 2021, ndr), nelle quali non ho trovato la possibilità di mettermi in mostra. La prima annata con i Reverberi ho messo insieme 29 giorni di corsa, la seconda 32. La continuità aiuta a crescere e migliorare corsa dopo corsa.

Come si affronta il ritorno nella categoria continental?

Lo si vive sempre come una sconfitta, Giuliani in questo è stato bravo insegnandomi che non lo è affatto. La prima cosa da fare è ricostruirsi, analizzarsi ed accettare i propri sbagli. Si tira una bella linea sul passato e si inizia da zero. 

Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
A 24 anni, una volta tornato in una continental c’è il pensiero che possa essere l’ultima spiaggia?

Certo, questo pensiero deve esserci perché la realtà va affrontata. Ma non bisogna farsi abbattere, bensì trarne motivazione e spinta. La prima vittoria mi ha dato una grande mano per ritrovare la fiducia, anche se devo essere sincero: sentivo che qualcosa si stesse sbloccando anche prima. 

Come è arrivata la possibilità Corratec?

Il mercato del ciclismo è sempre difficile e c’erano tanti fattori da considerare: l’età ed il fatto che ci sia una crisi tra le squadre e molte chiudono. A 25 anni sei considerato vecchio e questo non aiuta, però i buoni risultati ottenuti (quattordici top 10, due vittorie, tre secondi posti e due terzi posti, ndr) mi hanno permesso di guadagnarmi il mio spazio. Giuliani mi ha dato una mano anche in questo visto che grazie a lui, nel mese di settembre, sono riuscito ad entrare in contatto con Fondriest ed Alberati.

Da quanto abbiamo capito il calendario ed i risultati sono stati i fattori che ti hanno permesso di emergere.

Sì, è innegabile. Correre il Tour of Hellas, il Giro di Ungheria e tutte le corse a tappe in Romania, più quelle italiane mi ha dato un qualcosa in più. La fiducia di cui parlavamo anche prima passa dal fare corse di alto livello.

Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo definire quelle gare come di “alto livello”.

La realtà è che lo sono, nel tempo sono sempre migliorate. Al Giro di Ungheria c’erano velocisti di primo livello: Kooij, Viviani, Groenewegen, Jakobsen… Al Sibiu Tour erano presenti ben sei squadre WorldTour, mentre in Grecia le WorldTour erano due ma c’erano tante professional: come la Drone-Hopper, la Bingoal, Caja Rural e Novo Nordisk.

Ritornare tra le professional lo consideri un arrivo?

No. E’ una possibilità che la Corratec mi sta dando, un’altra ripartenza, diversa da quella che ho fatto l’anno scorso con la Giotti, ma sempre di una ripartenza si tratta. 

E’ stata più difficile la ripartenza dell’anno scorso o lo sarà più quella di quest’anno?

Sono due cose molto diverse. Da un lato c’era la sconfitta per non essere riuscito a rimanere tra i professionisti. Questa la considero una ripartenza vittoriosa, l’obiettivo era quello di tornare nel ciclismo dei grandi e ci sono riuscito, ora devo dimostrare di poterci rimanere. 

Si sblocca Dalla Valle: doppietta e fiducia ritrovata

15.08.2022
4 min
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«Se incontrassi il Dalla Valle che correva alla Bardiani – dice sorridendo – gli direi di non mollare e di insistere. Che si può arrivare dove si vuole».

Nicolas Dalla Valle, 24 anni da Cittadella, vincitore di due tappe al Tour of Szeklerland. La prima e l’ultima. Lo Szeklerland è una regione nel cuore della Romania e i suoi abitanti, gli Szekler, hanno origini ungheresi, al punto che si è spesso dibattuto sulla loro origine. Alcuni riscontri storici e leggende popolari dicono che siano discendenti diretti di Attila. Si dice che il principe Csaba fosse figlio di Attila, re degli Unni.

Dopo la vittoria nella prima tappa, per Dalla Valle è arrivata anche la maglia di leader
Dopo la vittoria nella prima tappa, per Dalla Valle è arrivata anche la maglia di leader

Voglia di riscatto

Ci eravamo lasciati con l’intervista di metà luglio, quando dopo il Sibiu Tour, assieme alla condizione erano venuti il morale e la sensazione che la vittoria fosse in arrivo. Mancava da anni, da quando, lasciata la Colpack e fatto uno stage con la UAE Emirates, Nicolas si era accasato al Tyrol KTM Cycling Team. Era stato un anno positivo, al punto che per il 2020 aveva firmato il contratto con la Bardiani, senza sapere del Covid in arrivo e di andare incontro a due anni di poche corse e magre soddisfazioni.

«Vincere due tappe non è da tutti i giorni – racconta – già a Sibiu era andata bene. Sapevo che si trattava di restare concentrati e di lavorare bene. Vincere dà qualcosa in più, sono stimoli importanti. La condizione sale. Vengo da due anni in cui non sono riuscito a dimostrare chi sono. Ora vedo la possibilità di riscatto. Sono nella squadra giusta, un ambiente familiare in cui si può parlare di tutto».

Nel 2019 correva ancora con il Tyrol Cycling Team e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale
Nel 2019 correva ancora con il Tyrol Cycling Team e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale
La Giotti Victoria-Savini è una squadra che punta al rilancio dei suoi corridori, qual è la tua speranza oggi?

Quella di salire un altro gradino. Non ho un procuratore, ma Stefano (Giuliani, ndr) mi sta dando una mano a trovare una squadra più grande. I risultati sono arrivati.

Raccontaci qualcosa in più della corsa…

Ho trovato percorsi quasi tutti alla mia portata, a parte il quarto giorno che c’era l’arrivo in salita. La prima tappa l’ho vinta in volata. Il secondo giorno sono rimasto tagliato fuori per un problema meccanico. Ma l’ultimo giorno, visto che avevo più fiducia, anziché aspettare la volata sono partito all’inizio dell’ultimo giro. Il gruppo non mi ha lasciato spazio, ma ho vinto lo stesso.

La tua squadra ha matrice rumena, come sono state accolte le vittorie?

E’ stata una bella vetrina, gli sponsor sono di lì, quindi la vittoria in casa vale doppio.

Per la GIotti Victoria-Savini, squadra rumena, due vittoria in casa valgono doppio
Per la GIotti Victoria-Savini, squadra rumena, due vittoria in casa valgono doppio
Quali differenze ci sono fra Dalla Valle di oggi e quello degli ultimi due anni?

Sicuramente anno dopo anno c’è stata una crescita. Vengo da due anni in cui ho corso poco (63 giorni fra 2020 e 2021, 44 finora nel 2022, ndr) ed è difficile essere competitivi al massimo senza gareggiare. Sicuramente queste corse sono la base da cui ripartire. I vantaggi di un anno ben fatto li trovi soprattutto nella stagione successiva.

A luglio dicesti che il grande obiettivo saranno le classiche in Veneto di fine stagione, confermi?

Sicuramente sì. Infatti entro un paio di giorni salirò a Livigno per fare 12-13 giorni di preparazione ben fatti. Voglio lavorare bene per il finale di stagione.

Come avete festeggiato dopo la seconda vittoria?

In modo sobrio, anche perché nel pomeriggio ha cominciato a piovere. Però una pizza ce la siamo concessa.

Prima tappa a Debrecen, Dalla Valle batte Daniel Skerl, del CT Friuli
Prima tappa a Debrecen, Dalla Valle batte Daniel Skerl, del CT Friuli

Rimettersi in gioco

La chiosa spetta a Stefano Giuliani, comandante di lungo corso, capace di leggere in fondo agli occhi dei suoi corridori e tirare fuori quello che altrove è passato inosservato.

«Nicolas è un ragazzo in possesso di ottime qualità tecniche – spiega – bisogna avere la costanza per arrivare al massimo risultato. La speranza è che qualche squadra professional possa notare le sue performance. La nostra filosofia è quella di far salire nelle categorie superiori chi merita e nel nostro piccolo queste vittorie danno morale non solo all’atleta ma alla squadra e allo staff. Abbiamo la costanza di non mollare e questo ci fa ben sperare per il finale di stagione. L’appetito vien mangiando!».

E ora Dalla Valle vuole un finale di stagione col botto…

12.07.2022
5 min
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Anche quest’anno il Sibiu Cycling Tour, vinto da Giovanni Aleotti, ha visto i corridori italiani protagonisti. In Romania, in una delle corse parallele al Tour de France, i corridori nostrani si sono sempre ben distinti e quest’anno fra i protagonisti c’è stato anche Nicolas Dalla Valle, il giovane della Giotti Victoria che ha colto un prestigioso secondo posto nella prima tappa mostrando anche nelle altre frazioni una gamba non da poco.

Si dirà: bella forza, i big sono tutti in Francia… E’ vero, ma è anche vero che la gara rumena si va via via affermando e a testimoniarlo è lo stesso Dalla Valle, alla sua terza presenza consecutiva: «In questi anni ho notato che il livello è sempre più alto, tanto è vero che quest’anno c’erano ben 6 formazioni WorldTour, il che significa che coloro che non sono andati al Tour si sono presentati in Romania vogliosi di farsi vedere e magari far capire ai loro capi che meritavano più considerazione. Risultato? Gare più qualitativamente elevate e grande battaglia in ogni frazione».

Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore su Dalla Valle e Piccolo (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore su Dalla Valle e Piccolo (foto Max Schuz)
Un test impegnativo per un team continental come il vostro…

Molto, ma anche gratificante. Sono queste gare che ti aiutano a crescere e che mi fanno capire che la scelta fatta è stata quella giusta. E’ una corsa impegnativa, sia per le distanze delle frazioni, alcune davvero molto lunghe sia per i dislivelli, perché anche in Transilvania ci sono belle asperità. Ne è scaturita una gara selettiva nella quale bisognava sempre essere all’erta. Io sono andato bene nella prima tappa ma avrei voluto giocarmene anche un’altra, solo che non siamo riusciti a chiudere al momento giusto e ci è partita la fuga. Poi c’è la faccenda del prologo…

Che cosa è successo?

Era una piccola crono di 2,3 chilometri, ho chiuso 13° ma avrei potuto fare molto meglio, solo che non avevamo con noi le bici da crono, quindi ho gareggiato con la bici classica. Semplicemente non l’avevamo portata. Nella frazione finale, quella della fuga di cui sopra, ho comunque chiuso 7° nello sprint di gruppo e 7° nella classifica finale a punti. Sono tutti bei segnali, che mi dicono che il passo è quello giusto.

Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle è nato il 13 settembre 1997 a Cittadella (PD). Quest’anno ha ottenuto già 6 Top 10 (foto Instagram)
Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle è nato il 13 settembre 1997 a Cittadella (PD). Quest’anno ha ottenuto già 6 Top 10 (foto Instagram)
Come hai visto Aleotti?

Andava veramente forte, quella gara la conosce bene, l’ha vinta anche lo scorso anno e poi si vedeva che venendo dal Giro d’Italia aveva una marcia in più. Io comunque sono sempre contento quando un italiano vince…

Si correva in Romania, non troppo lontano quindi dal teatro di guerra ucraino: com’era l’atmosfera tra la gente del posto?

A dir la verità ho trovato una grande tranquillità, organizzazione precisa e senza fronzoli e una situazione sociale molto serena. Il giorno della partenza dalla Romania ho fatto un giro della città a Timisoara e sinceramente non si respirava un’atmosfera pesante. A metà maggio avevo corso al Giro d’Ungheria e siamo arrivati ad appena 50 chilometri dal confine, ma anche lì non abbiamo sentito particolare tensione.

Dalla Valle Bardiani 2021
In due anni alla Bardiani (qui con Roberto Reverberi) il veneto aveva ottenuto due podi
Dalla Valle Bardiani 2021
In due anni alla Bardiani (qui con Roberto Reverberi) il veneto aveva ottenuto due podi
Proprio in Ungheria eri finito secondo nella classifica degli scalatori, ma è vero che in questa stagione ti sei messo in evidenza con 6 presenze in Top 10 anche in gare qualificate come l’Adriatica Ionica Race. A che cosa si deve questa crescita?

Credo che molto dipenda all’attività che facciamo, molto intensa e con prove sia in Italia che all’estero. Il 2021 era stato un anno disgraziato, fra covid, mononucleosi, frattura a un gomito… Quest’anno stiamo facendo un calendario superlativo per un team continental come il nostro, con tante occasioni di confronto con le squadre più grandi e secondo me questo è un aspetto fondamentale. Io sento crescere la condizione corsa dopo corsa e questo mi dà sempre più morale.

Che cosa ti aspetta ora?

Luglio è un mese di stacco, nel quale andrò in altura per preparare gli impegni di agosto, quando torneremo in Romania, poi ci sarà la trafila delle gare italiane di fine stagione e lì ci tengo a fare bene, a continuare sulla scia dei risultati ottenuti ma anche con qualcosa in più perché magari sarebbe ora di mettere la firma su una corsa.

Dalla Valle Uae 2019
Per Dalla Valle anche un periodo da stagista alla Uae Team Emirates nel 2019
Dalla Valle Uae 2019
Per Dalla Valle anche un periodo da stagista alla Uae Team Emirates nel 2019
La scelta di cambiare è stata quella giusta?

Il clima in squadra è ottimo, abbiamo tutto per emergere e soprattutto abbiamo chiarezza su quel che sarà il calendario, quindi possiamo allenarci con cognizione di causa. Il calendario è intenso, quando corri poco e non hai chiaro su che cosa puntare, la condizione va a scemare. Io invece voglio mettermi in mostra.

C’è una gara particolare alla quale punti?

Una specifica no, vorrei far bene nelle gare italiane di fine estate-inizio autunno, magari entrare in qualche fuga buona. A ben guardare forse però un target c’è: le gare venete di fine stagione, che sono sì impegnative, ma su percorsi che conosco bene. Dare una zampata lì sarebbe proprio un bel colpo…

La testa va, la gamba non spinge: Monaco spiega…

07.06.2022
4 min
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In fuga nella tappa di ieri alla Adriatica Ionica Race (in apertura, al via da Ferrara con Scaroni), Alessandro Monaco sta faticosamente cercando di mettere insieme una stagione che gli permetta di rilanciarsi. Corridore di talento, il pugliese è uno di quei ragazzi sacrificati dalla Bardiani-CSF-Faizanè sull’altare della fretta. Passato professionista nell’anno del Covid con un ottimo curriculum, si è ritrovato a piedi a fine 2021 senza essersela potuta giocare. Ha lasciato posto ad altri che magari sfonderanno o magari faranno la sua stessa fine e si è accasato alla Giotti Victoria di Stefano Giuliani.

Ieri dopo la tappa ha chiacchierato a lungo con Giovanni Carboni, con cui ha trascorso i due anni alla corte di Reverberi e prima di parlare di sé ha dedicato un pensiero ai ragazzi della Gazprom.

«So purtroppo cosa significa essere a piedi – ha detto – oppure meglio… Non tanto essere a piedi quanto piuttosto lottare nelle difficoltà. Apprezzo questi ragazzi e posso veramente dire che li capisco. Alcuni come Scaroni e Carboni sono dei fratelli, degli amici. Cerco anch’io di essergli vicino, ma purtroppo questo non è un mondo facile. Però noi siamo veramente duri e, vada come vada, di sicuro un domani saremo degli uomini veri».

Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Parliamo di te, la fuga è stata un bel segnale di vita…

Spero di farne ancora per dimostrare che ci sono e dove potrei essere. Purtroppo nei finali manca sempre qualcosa. Ieri ho anticipato di sicuro per fare la tappa, ma anche perché il passo per tenere i primi non ce l’ho. Allora mi sono detto che magari anticipando sarei riuscito a rimanere agganciato. Purtroppo mi hanno preso ai piedi dell’ultima salita e ho patito a tenere il ritmo. Se mi avessero preso un paio di chilometri dopo, magari ci sarei riuscito, però le corse sono così. Io ci sono e cerco di dimostrare che ho voglia di fare, anche se mettersi in luce con gente che esce dal Giro è difficile.

Doveva essere la stagione del rilancio, come sta andando?

Ho alti e bassi e soffro purtroppo di un piccolo problema di salute che ho scoperto da poco e che devo risolvere, perché altrimenti è difficile andare avanti.

Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Di cosa si tratta?

E’ un problema che mi limita tantissimo, un fastidio e a volte un dolore a una gamba. Cerco sempre di trovare la grinta e di andare avanti, ma non è facile. Dopo un inizio di stagione buono, ho cominciato a sentire che qualcosa non andava e infatti era come pensavo e come pensavamo. E’ un problema di cui purtroppo soffre più di qualche ciclista e se non ti operi, limita tantissimo la prestazione.

Ne risenti in corsa?

Finché non mi prende, cerco di fare del mio massimo. Ci sono giorni che va bene e altri che ne soffro. Di base, non riesco a fare dei gran fuorigiri. Però se sono in fuga al mio passo, sembra tutto normale. Quando mi prendono i primi, non riesco ad aumentare il ritmo e lotto per restare agganciato. Purtroppo non decido io.

La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
Come prosegue la stagione dopo la Adriatica Ionica?

Adesso c’è il campionato italiano in casa, in Puglia. Di sicuro non è un percorso che mi si addice tanto, però voglio esserci per la mia terra. E poi sicuramente ci sarà il Sibiu Tour. La squadra è rumena, quindi ci teniamo tanto. Poi penso che farò un periodo di distacco, anche per approfondire questo problema.

Dalla bici alla moto, Simion regolatore con battesimo di fuoco

09.04.2022
5 min
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Paolo Simion è (quasi) sceso di bici ed è salito in moto. La storia del veneto va ad aggiungersi a quella di altri corridori che adesso “dirigono il traffico” in corsa. Paolo infatti è diventato uno dei regolatori, come prima di lui avevano fatto altri colleghi, da Allocchio a Velo, passando per la breve parentesi di Gasparotto, ora diesse alla Bora-Hansgrohe.

Capelli rossi, lentiggini e una voce squillante, l’ex stradista e pistard ha iniziato questa avventura nella famiglia Rcs Sport ufficialmente alla Strade Bianche. 

Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Paolo, raccontaci come è andata? E prima di tutto perché hai deciso di dire basta col ciclismo: avevi ripreso con la pista…

Avevo degli accordi con la squadra cinese (la Tianyoude, in cui già aveva militato in passato, ndr), ma le cose non erano per nulla chiare, soprattutto per quel che concerneva il calendario. E infatti in Asia è ancora tutto bloccato. In Cina in pratica è tutto fermo. Io già avevo investito un anno a tenere duro e ne avrei anche fatto un altro, ma poi mi sono fatto due conti. Quest’anno compio 30 anni e non posso più permettermi certe libertà come se ne avessi 21-22. Non dico che il sogno è passato, ma quasi…

Quindi dalla bici alla moto…

Sì, anche se in realtà non sono sceso del tutto. Mi hanno infatti contattato per fare la guida nel tandem in vista delle Paralimpiadi di Parigi 2024. A giorni inizierò il circuito, non ho molta esperienza ancora, ma cercherò di farla presto.

E l’aggancio con Rcs Sport come è avvenuto?

Mi hanno contattato direttamente dall’organizzazione su consiglio, credo, di Barbin, mio ex compagno di squadra. Loro cercano regolatori e due dei requisiti fondamentali per diventarlo sono: essere stato un corridore ed avere una tessera UCI da diesse. E io ce l’avevo di terzo livello. Un diesse infatti deve anche sapersi muovere con la macchina in corsa. In realtà con Rcs già c’era stato un contatto a dicembre. Avrei dovuto fare il debutto all’UAE Tour, ma prima di partire il tampone per il Covid risultò positivo e sono rimasto a casa, anche se non avevo assolutamente niente. Così ho iniziato con la Strade Bianche, la Tirreno e Sanremo. 

Un debutto di fuoco alla Strade Bianche…

Eh già, un bel “casino”! Iniziare all’UAE Tour sarebbe stato meglio, vista anche la tipologia delle strade più ampie e meno tortuose. La difficoltà maggiore è stata riconoscere le varie voci in radio. Ma già alla Tirreno le cose sono andate decisamente meglio.

Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Il regolatore dirige il traffico, ma ci dici di preciso in cosa consiste il tuo ruolo?

Siamo parte integrante dell’organizzazione e curiamo la sicurezza in gara, i movimenti di auto, moto, staffette, ammiraglie, fotografi… Serve un linguaggio sintetico e chiaro al tempo stesso. Quando devi spiegare una cosa non puoi fare una prosopopea!

Come ti muovi in corsa?

I regolatori sono quattro. Uno sta davanti alla fuga, uno dietro, uno davanti al gruppo e uno dietro al gruppo. Questo almeno in una situazione standard, tranquilla. Se invece la corsa scoppia e ci sono tanti gruppetti, si fa la spola tra un drappello e l’altro. Ci si assicura che le ammiraglie non si infilino in mezzo e facciano da punto da appoggio, si vede se c’è una staffetta o una moto della Polizia che possa “scortare” quello stesso drappello. Tutti noi facciamo riferimento a Velo ed Allocchio.

Ci sono dei meccanismi incredibili…

Esatto. Ma è bello e poi ho l’occasione di restare nel mio ambiente. Il must comunque è: se vedi qualcosa che necessita di un intervento, intervieni. Prendi la decisione. Non aspettare a chiedere. Se si può risolvere, risolvila subito. In corsa le cose cambiano nel giro di pochi secondi.

Avete una vostra radio?

In cuffia parliamo con il motociclista, poi ascoltiamo la radio della direzione con la quale possiamo comunicare tra noi. E possiamo ascoltare anche radiocorsa e se ci sono delle criticità possiamo intervenire anche con loro. La cosa di cui mi sono accorto è che in corsa tutto è talmente dinamico che anche se siamo in tanti, paradossalmente siamo sempre pochi! Inoltre direi che siamo ancora in una fase di rodaggio, per questo ci scambiamo spesso le posizioni. E’ importante prendere confidenza con le varie situazioni del gruppo.

Paolo, hai detto che hai seguito la Sanremo dalla moto: come è stato? E che differenze hai notato tra il farla in bici?

Che in moto è più semplice! E’ sempre fantastica. Già da corridore capisci che una corsa è qualcosa di diverso, ma in moto è unico. Ti accorgi delle velocità folli e colpisce vedere come tutti conoscano tutto: ogni curva, ogni buca, ogni salita.

Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Dove eri posizionato alla Classicissima?

Fino alla Cipressa sono stato dietro al gruppo. Poi dopo che si è rotto ho fatto la spola tra gruppetti fino al Poggio. A quel punto siamo risaliti sulla fuga per allontanare tutte le auto e le moto. Dovevano andare davanti perché in quei frangenti con le velocità alte e la discesa del Poggio è un attimo che si possano creare degli intoppi. L’obiettivo era liberare la strada il più possibile.

Ti sentiamo davvero entusiasta, Paolo!

E’ bello. La logistica del ciclismo, tutti i mezzi della carovana mi hanno sempre affascinato. S’imparano tante cose. Si hanno competenze trasversali su tanti aspetti della corsa. E sì: sono contento!

Con l’occhio dell’ex corridore chi ti ha colpito di più degli atleti?

Ho corso con campioni come Boonen o Cancellara, ma la facilità di pedalata di Pogacar fa paura. E’ una spanna sopra a tutti. Nel ciclismo di oggi, in cui con quei ritmi assurdi scollinano in 35 sulla Cipressa quando pochi anni fa sarebbero stati in tre, fare certe differenze è incredibile.

Dalla Valle e Monaco: alla Giotti Victoria per ritrovarsi

14.01.2022
4 min
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«Io sono un Bastian contrario nel ciclismo, ho le mie idee e nessuno me le toglie». A parlare è Stefano Giuliani, diesse e non solo della Giotti Victoria. Il suo è un team continental “atipico”, così lo definisce. La personalità non gli manca, chi lo conosce bene lo sa.

«Ho un mio modo di vedere e di intendere il ciclismo, non piace a tutti, ma a me sì. Anche con i corridori ho un rapporto diverso. Sulla bici non ci sono alibi o scusanti, anche io sono stato corridore, è una categoria che tende a nascondersi dietro a tante scuse…»

Il Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia del 2020 (foto Scanferla)
Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia 2020 (foto Scanferla)
Partiamo dal principio, come mai vi ritenete un team atipico?

Puntiamo su un calendario di corse internazionali legate alla categoria elite. Non disputiamo gare under 23, è una cosa che non ci interessa.

Come mai?

Io arrivo da tanti anni di esperienza nel professionismo, sono sempre stato abituato a lavorare in un certo ambiente, non riuscirei a rendere allo stesso modo. Mi piace lavorare con i corridori che hanno qualcosa da dimostrare, che vogliono rilanciarsi, con gente che ha fame.

E’ nata con questo intento la squadra?

Le situazioni che hanno contribuito alla nascita di questa squadra sono tante e delle più disparate. Volevo fare un team mio dove applicare i metodi che ritengo più giusti. Abbiamo sempre avuto corridori più grandi o maturi, ma con una caratteristica di base: la voglia di rivincita.

Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Come Dalla Valle e Monaco?

C’è da fare una premessa importante: noi non cerchiamo nessuno, sono i corridori a chiedermi di venire qui. Sono uno che parla apertamente e non si nasconde dietro false promesse per accaparrarsi il giovane di turno.

Come si allestisce la squadra?

Prima cosa conosco i corridori, ci parlo e faccio subito capire come si lavora qui. Io non obbligo nessuno a restare o a fare le cose, sono molto aperto, faccio correre i ragazzi come meglio credono. Devono essere loro a capire che l’unione fa la forza e che a volte è meglio aiutare un compagno che cercare un risultato. Siamo una squadra piccola che lotta con le grandi, bisogna remare tutti dalla stessa parte e chi non lo fa può scendere dalla barca, questo i miei corridori lo sanno.

Perché andare a lottare con i più grandi?

Come detto prima: a me piace recuperare i corridori che si sono “persi” o che vogliono dimostrare al mondo che valgono. Sono uno che ama le sfide, a volte mi fermo e penso ma chi me lo fa fare. La risposta è un po’ di sana follia e tanta, anzi, tantissima passione. Il ciclismo oggi è un po’ impazzito, non è possibile che a 23 anni un corridore smetta, e qui rispondo alla domanda di prima: perché Monaco e Dalla Valle.

Ritiene quindi che si stia esagerando nella ricerca dei talenti?

I corridori giovani quando vincono da junior o under 23 si sentono tutti dei fenomeni, poi ti scontri con la realtà e fa male. Da me i corridori non vengono trattati come campioni, ma come degli esseri umani… A volte sono rigido ma cerco di essere sempre un buon diesse, una figura paterna quando serve.

Quindi loro due, Monaco e Della Valle, li ritiene validi?

Sì, altrimenti non sarebbero qui. Dalla Valle ha fatto uno stage con una WorldTour (UAE Emirates, ndr) e poi due anni con una professional (Bardiani, ndr). Fa strano pensare non abbia trovato una squadra… Monaco, invece, ha corso poco nel 2020, poi ha preso il covid la scorsa stagione, ma alla Adriatica Ionica Race era andato forte e così dopo due giorni di colloquio qui a Pescara ho capito che avrebbe fatto al caso nostro.

Stefano Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo Vini Fantini, qui al Giro d’Italia 2015
Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo
Un calendario ampio ed internazionale come si costruisce?

E’ sempre più complicato, la cancellazione delle corse ha obbligato le squadre WorldTour a ripiegare su altre gare e per le professional o le continental c’è sempre meno spazio. Trovare gli sponsor è, anche questo, un lavoro difficile. Le aziende hanno altri problemi, poi le squadre WorldTour hanno alzato ancor di più l’asticella.

Più investimenti per loro vuol dire farne di più anche per gli altri per rimanere al passo.

E’ evidente, prima le squadre continental o professional se la cavavano con un budget più ristretto. La forbice si sta allargando, è come nel calcio, le prime 6-7 squadre hanno un budget e fanno un certo tipo di lavoro, le altre si arrangiano.