EDITORIALE / Guai a chi tocca la Sanremo

20.03.2023
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Non toccate la Sanremo (ma ridateci alla svelta la partenza da Milano). Si è detto per una vita che servisse un’altra salita nel finale per renderla più divertente, senza rendersi conto che bastava avere i corridori giusti. Forse non ci rendiamo tutti conto del grande ciclismo che stiamo vivendo e magari rileggere il finale della Classicissima può essere un’utile guida alla comprensione.

Sul Poggio si sono sfidati il corridore numero uno al mondo, re di due Tour de France e di due Lombardia. Il miglior cronoman del mondo, detentore del record dell’Ora e di quello mondiale dell’inseguimento individuale e a squadre. Il vincitore di due Giri delle Fiandre e di svariati mondiali di cross. Il vincitore di una Sanremo, di tappe al Tour, dell’ultima maglia verde, della Gand e dell’Amstel. Quale altra corsa nel calendario internazionale può fare un simile sfoggio di professionalità diverse e nobili?

La Sanremo vive per 200 chilometri in attesa degli ultimi 100: una costruzione necessaria
La Sanremo vive per 200 chilometri in attesa degli ultimi 100: una costruzione necessaria

La velocità di VDP

Quello che ha stupito è stato il modo in cui Van der Poel se l’è portata a casa. Pogacar infatti ha messo la squadra alla frusta sulla Cipressa. Si è detto che quel lavoro non abbia prodotto i risultati sperati: in realtà il ritmo del UAE Team Emirates ha ricordato a corridori come Pedersen, Mohoric, al giovane De Lie e al più esperto Sagan che cosa significhi arrivare al Poggio con le gambe stanche. Passare dal senso di forza e grandi sogni, all’improvviso blackout e le gambe dure.

A quel punto Pogacar ha piazzato due scatti, portando con sé soltanto Ganna, mentre alle sue spalle Van der Poel si è nascosto nella scia di Van Aert. E quando il Poggio finalmente spianava e tutti si aspettavano l’ennesimo attacco di Tadej, Mathieu ha piazzato il suo affondo. Un’accelerazione violentissima nel tratto in cui serviva calare il rapporto e fare velocità, nel momento in cui tutti gli altri, per stessa ammissione di Pogacar, erano ormai in rosso.

Il forcing sulla Cipressa del UAE Team Emirates (davanti c’è Ulissi) ha tagliato tante gambe
Il forcing sulla Cipressa del UAE Team Emirates (davanti c’è Ulissi) ha tagliato tante gambe

Già visto alla Tirreno

Si è parlato molto della condizione dell’olandese alla Tirreno-Adriatico e lui per primo ha raccontato il bisogno di andare più a fondo nella fatica per ritrovare la gamba giusta. E se questo è stato palese sulle salite, provate a riavvolgere il nastro e valutare con altro occhio le due volate tirate a Philipsen: quella di Foligno, ma soprattutto quella di San Benedetto.

Quel giorno Van der Poel ha sbrigato da solo la pratica che in un’altra squadra avrebbe richiesto almeno due uomini. Il suo lavoro è durato circa 700 metri, durante i quali è stato capace di una velocità che ha allungato il gruppo e servito a Philipsen lo sprint su un piatto d’argento. Da quel numero si poteva già capire parecchio: l’olandese è stato capace di sviluppare una velocità impossibile per gli altri. E sabato l’ha rifatto sul Poggio.

Ultima tappa della Tirreno: Van der Poel ha tirato per quasi 700 metri, Philipsen ha vinto: prove di Sanremo?
Ultima tappa della Tirreno: Van der Poel ha tirato per quasi 700 metri, Philipsen ha vinto: prove di Sanremo?

Van Aert riparte

Certo, uno così ti destabilizza. Pensi che sia alla frutta e ogni volta invece torna forte come sempre. Chissà che cosa possa averne pensato Van Aert, costretto a chinare il capo per l’ennesima volta. Ti aspetteresti che dopo la batosta subito ai mondiali di cross, sia sull’orlo di una crisi di nervi, invece le sue reazioni dopo la gara e il giorno successivo sono state nel segno di una grande tranquillità.

Ha riconosciuto il merito al rivale di sempre, poi si è concesso una domenica in famiglia (a proposito, sua moglie ha annunciato l’arrivo di un altro figlio che arriverà la prossima estate) e adesso si starà rimboccando le maniche per le sfide del Nord. Del resto, se sei consapevole di aver fatto il massimo, perché dovresti starci male se un altro ti batte? Sul momento ti rode, quello è il tuo rivale di sempre, ma dopo deve passare per forza.

Alfredo Martini, che ne avrebbe avuto da insegnare ancora per anni, era solito dire che il grande rammarico viene fuori se sai di essere arrivato alla gara senza aver fatto tutto quello che serviva.

Van Aert e Pogacar hanno dato il massimo: c’è poco da recriminare. Da entrambi, complimenti a Van der Poel
Van Aert e Pogacar hanno dato il massimo: c’è poco da recriminare. Da entrambi, complimenti a Van der Poel

La cicala e la formica

Bartoli l’ha spiegato benissimo: probabilmente Van Aert è più forte, ma Van der Poel è più vincente. L’uno non può vincere ciò che vince l’altro e viceversa. Van Aert è la formica: vince, lavora per la squadra e non perde un colpo. L’altro è la cicala: sembra che dorma e quando si sveglia è capace di capolavori. Per cui forse, al di là di approfondire se Van Aert abbia fatto bene o meno a usare il monocorona, in casa Jumbo Visma una riflessione potrebbero farla sull’impiego del gigante belga.

Se è vero che entrambi si sono presi un mese senza gare dopo il mondiale di cross, resta il fatto che alla Tirreno, Van Aert ha tirato tanto per Roglic, mentre Van der Poel ha avuto il tempo e l’occasione per mettere a punto la gamba. A Sanremo, Van Aert era stanco, Van der Poel aveva ancora riserva.

Pensando al 2022, il belga ha corso per 48 giorni, raccogliendo 4.565 punti UCI. L’olandese ha corso per 49 giorni, prendendone però appena 2.028. Questo perché Van Aert è sempre in prima linea, a vincere (9 vittorie), lavorare e piazzarsi: ricordate che lavorone e quante fughe fece al Tour vinto con Vingegaard? Mentre l’altro, furbo e sornione, fa il suo e quando serve, piazza la botta (5 vittorie 2022, con il Fiandre).

Resta da chiedersi semmai, con gente del genere in circolazione (aggiungendo anche Pidcock a Pogacar, Van der Poel, Van Aert e Ganna) se e quando in corse come la Sanremo ci sarà spazio per gli altri.

Due parole con Pogacar, aspettando le donne sul lago

19.03.2023
4 min
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Il numero uno al mondo, in jeans, felpa e scarpe da tennis si aggira per il raduno di partenza del Trofeo Binda. Per Tadej Pogacar si tratta ormai di una tappa obbligata, per seguire la sua compagna Urska Zigart che anche quest’anno corre con la Jayco-AlUla. Lo sloveno ha ancora mal di gambe dopo la Sanremo di ieri, ma appare straordinariamente rilassato. Se non lo conoscessi, lo prenderesti per uno dei tifosi che hanno raggiunto il Lago Maggiore qui a Maccagno. Bambini si accostano per fare una foto. E anche una signora a un certo punto si fa sotto e gli chiede di farsi fotografare con sua figlia, che fra poco correrà con la maglia della Top Girls Fassa Bortolo. Lei si vergogna, ma alla fine si avvicina. Tadej sorride e poi assieme ad Alex Carera si avvicina al pullman del UAE Team Adq per osservare le Colnago delle ragazze.

Ne approfittiamo per due parole, perché di più magari non ne concederebbe, visto che il giorno è di riposo e va anche bene. Ieri sul Poggio, Pogacar ha fatto un numero incredibile, con quel vento contrario e poi di lato. Ha tirato per tutto il finale della salita e poi, comprensibilmente, non ha più avuto gambe per inseguire Van der Poel, furbissimo nello scegliere l’attimo.

L’occasione per fargli due domande era troppo ghiotta, giusto due chiacchiere che vi raccontiamo
L’occasione per fargli due domande era troppo ghiotta, giusto due chiacchiere che vi raccontiamo
Tanto vento?

Parecchio, non è stata una passeggiata arrivare in cima. E non ci siamo fermati, non un rallentamento. Per questo lo scatto di Van der Poel è stato ancora più impressionante.

Mathieu ha detto che la Sanremo è per lui la gara più difficile da vincere.

Lo è anche per me. E’ la più facile da finire e la più difficile da vincere. E’ davvero lunga e per vincere hai bisogno di cogliere il momento giusto. Hai bisogno del giorno perfetto. Tutto deve essere fatto nel modo migliore e devi essere il più forte. Quindi sì, abbiamo visto ieri che anche per me è una delle gare più difficili da vincere. E ha vinto il più forte. Mathieu è stato meraviglioso, incredibile in salita, in discesa e fino al traguardo. Quindi sì, è stata una buona gara, ma non abbastanza.

Foto di gruppo con il UAE Team Adq, la squadra femminile degli Emirati
Foto di gruppo con il UAE Team Adq, la squadra femminile degli Emirati
La Cipressa non ha fatto male, il Poggio è l’unico punto in cui provare un attacco?

La squadra sulla Cipressa è stata impeccabile, difficile che si potesse fare di più. Il Poggio non è il solo posto in cui si possa provare, puoi attaccare ovunque, ma il maggior numero di possibilità ce l’hai sul Poggio, almeno per me. Forse nei prossimi anni proveremo tattiche diverse, ma vedrete che alla fine finiremo per concentrarci ugualmente sul Poggio.

Ti ha stupito, quando ti sei voltato, vedere Ganna invece di Van der Poel o Van Aert?

No, dico la verità. Sapevo che Ganna è forte e che era il leader per la Ineos. Restando lì con me, ha dimostrato di essere in super forma per le classiche. E in volata è stato fortissimo.

Pogacar con la sua felpa DMT si è presentato alla partenza del Trofeo Binda, per supportare la compagna Urska
Pogacar con la sua felpa DMT si è presentato alla partenza del Trofeo Binda, per supportare la compagna Urska
Hai fatto tutto il Poggio in testa, ti aspettavi un po’ di aiuto anche per inseguire Van der Poel?

Quando siamo arrivati in cima, speravo di avere un aiuto maggiore. Van Aert ha provato a fare la sua parte di lavoro. Io ho fatto del mio meglio, ma ero già fuori dalla mia zona rossa e più di così non potevo fare. Forse Filippo aveva gambe migliori di noi, ma alla fine avremmo dovuto impegnarci tutti e tre per avere la possibilità di riprendere Mathieu.

Oggi niente bici?

Oggi niente bici, solo divertimento. Domani un giretto ancora sul facile. E poi da martedì si comincia a lavorare per le classiche…

Gigantesco Ganna: la Classicissima è nel suo futuro

18.03.2023
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Una cosa Tosatto la dice giusta: stasera bisognerà festeggiare. Il secondo posto di Ganna vale quanto una vittoria, perché al primo assalto da leader in una Monumento, il Pippo nazionale è arrivato a un passo dal successo. Ha risposto alla violenza di Pogacar sul Poggio e se un errore ha commesso, è stato quello di non credere abbastanza nelle sue possibilità. Colpa derubricata: la prima volta è normale, è un semplice fatto di esperienza.

«Il finale è andato come avevamo immaginato – dice Tosatto – come volevamo. La squadra era tutta per Pippo e ha lavorato benissimo. Voglio solo dire bravo ai ragazzi e soprattutto a Filippo che sul Poggio, se guardiamo in che compagnia si è trovato, si è meritato un grande applauso. Sin da ieri sera gli avevo detto di stare attento allo scatto di Pogacar e lui l’ha preso. Quando poi è partito Van der Poel, ero convinto che Pogacar avrebbe chiuso. Invece avevano tutti le stesse gambe. Anzi, Van der Poel ne ha avute più di tutti perché ha vinto. Però di quelli dietro, Filippo è quello che stava meglio. Avevo paura della discesa perché sappiamo che Ganna non è un grande discesista, però oggi ha dimostrato un salto di qualità enorme».

Un secondo un po’ stretto

Ganna arriva e non si capisce se sia contento o stia rimuginando su cosa avrebbe potuto fare di più, tratto distintivo dei campioni che corrono per vincere e digeriscono a fatica il secondo posto. Accanto al pullman si aggira il suo manager Giovanni Lombardi, che poco fa spiegava di non aver mai avuto dubbi sulle capacità di Pippo nelle corse in linea e che sarà l’esperienza a dargli ciò che potrebbe essergli mancato oggi.

«Volevo restituire qualcosa alla squadra che ha creduto in me – dice il piemontese – sono felice ma un po’ rammaricato perché è l’ennesimo secondo posto della stagione. Comunque è stata una gara davvero bella, torneremo per provarci il prossimo anno. Sono contento perché quest’anno, anche con una settimana in meno di lavoro a causa dell’operazione agli occhi, sono riuscito a correre da protagonista. Forse avrei potuto fare di più, ma ho avuto paura di seguire Van der Poel. Era la mia prima volta in una situazione come questa».

L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più
L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più

Lo sprint migliore

Il bilancio deve essere considerato positivo. Non dimentichiamo le polemiche degli anni scorsi, quando gli veniva chiesto di tirare sul Poggio in favore di compagni che poi non stringevano nulla fra le mani. Forse non erano maturi i tempi, forse mancava la fiducia. Oggi è arrivato tutto insieme.

«Vado a casa con buone sensazioni – dice Ganna – in vista delle classiche. Essere riuscito a rimanere con quei tre grandi mi dà molto morale. Alla fine, Mathieu ha fatto un attacco fantastico, tanto di cappello. Io stesso ho fatto uno dei miei migliori sprint di sempre. Ovviamente quando arrivi secondo, sei un po’ deluso, ma alla fine resta un giorno che ricorderò con orgoglio. Adesso l’obiettivo è la Roubaix. Punto tutto sul pavé».

Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani
Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani

In Belgio con fiducia

Tosatto riceve messaggi, abbracci e complimenti. La Ineos Grenadiers ha perso Pidcock alla vigilia della corsa e scegliere di puntare tutto su Ganna è stato una necessità e insieme un grande atto di stima. Il fatto che dopo i mondiali su pista, Filippo e Cioni abbiano lavorato prevalentemente in ottica classiche fa capire che dietro c’è un progetto e che il progetto può dare ottimi frutti.

«Avevamo detto ieri sera – spiega ancora il direttore sportivo veneto – che volevamo questo finale. Se poteva attaccare sul Poggio? Credo di sì, ma non dimentichiamo che è la prima volta che Pippo è davanti sul Poggio, dunque bisogna solo fargli tanti applausi. Ho creduto che ce l’avremmo fatta. Pensavo che, finita la discesa, tra Van Aert, Pogacar e Pippo, cinque secondi sarebbero stati recuperabili. Poi magari si arrivava in volata e si faceva quarti. Viste le gambe che ha mostrato Pippo nel finale, un po’ di rammarico c’è, ma noi puntiamo sempre in alto e oggi ci siamo andati vicino.

«Lui era convinto. E io mi accorgo da piccoli dettagli che può fare la differenza, ma quali sono non chiedeteli, perché li tengo per me. E’ la prima volta che ha corso da leader alla Sanremo e poteva già vincerla. Era un segnale forte che doveva dare e che ha dato. Perciò adesso si va a festeggiare questo secondo posto, perché bisogna festeggiare. E dopo si va in Belgio con grande fiducia».

Fenomeno olandese e vento nemico, la resa di Pogacar

18.03.2023
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Al bus della UAE Emirates un anno dopo. E stavolta Tadej Pogacar non ha il consueto sorriso sulla bocca. Stavolta il campione sloveno ci è rimasto più male di quel che vuol far credere. Aveva fatto una corsa (semi) perfetta, ma alla fine quel contropiede di quell’altro fenomeno che è Mathieu Van der Poel ha chiuso i giochi.

Nel clan UAE Emirates ci sono però sorrisi compiaciuti. Ed è giusto. Ci hanno provato fino in fondo. Le parole di Matxin sono il riassunto preciso della giornata: «Pazienza. Ci abbiamo provato. Cosa dovevamo fare? Non sempre si vince».

Tadej fila sul bus. Una doccia, mille pensieri, ma presto tornerà disponibile
Tadej fila sul bus. Una doccia, mille pensieri, ma presto tornerà disponibile

La grinta non basta

Tadej cerca un po’ d’acqua mentre sfila con la sua bici dopo la linea del traguardo. Poi arriva al bus, apre la tendina e senza troppi sorrisi o convenevoli s’infila dentro. Pochi secondi dopo già si sente la doccia che va. 

Andrej Hauptman, il direttore sportivo che lo ha guidato in corsa – ha giusto il tempo di dargli una pacca sulle spalle.

«Una grande grinta, una grande voglia, ma non è bastato – dice allargando le braccia il diesse sloveno – Ma abbiamo fatto tutto per fare la corsa dura fino al punto in cui è partito Tadej. Però oggi Van der Poel, Van Art e Ganna sono stati veramente forti e l’hanno battuto».

«Noi dall’ammiraglia quando è partito gli abbiamo detto di andare a tutta fino in cima. Era la sua unica arma. Nessuna comunicazione».

Il diesse Hauptman (a sinistra) con Zhao Haoyang, uno degli addetti stampa della UAE Emirates
Il diesse Hauptman (a sinistra) con Zhao Haoyang, uno degli addetti stampa della UAE Emirates

Vento galeotto?

La chiave della corsa è stata tutta nell’insistenza di Pogacar sul Poggio. E’ il destino beffardo di chi è il più forte e meno veloce. Ti aspettano al varco e ti lasciano l’onere della corsa. «Sapete – va avanti  Hauptman – Pogacar non è un velocista e lì ha dovuto giocarsi tutto».

Però forse un mezzo cambio Pogacar se lo aspettava ed è questo che probabilmente lo lascia con un po’ di amaro in bocca.

In fin dei conti era lo “scricciolo” in mezzo ai giganti. In mezzo a gente che pesa 15 o 20 chili di più. E nonostante tutto era lui a tirare. Cimolai, dopo l’arrivo, ci ha detto che il vento tendenzialmente era a favore, ma anche laterale. E a ruota si stava “bene”. Questo non è dettaglio da poco. Questo significa che se stavi a ruota, come VdP, o comunque pedalavi nel lato coperto, risparmiavi molto di più. E Tadej non è stato a ruota di nessuno…

«Erano rimasti in quattro e ognuno ha fatto la sua corsa – ribatte Hauptman – Noi abbiamo guardato i nostri interessi e gli altri ai loro. In quel momento, noi abbiamo detto a Tadej: regolare fino a cima, poi vediamo». 

Grosschartner a tutta sulla Cipressa. Il forcing della UAE è stato però un po’ tardivo e forse meno intenso di quel ci si poteva attendere
Grosschartner a tutta sulla Cipressa. Il forcing della UAE è stato però un po’ tardivo e forse meno intenso di quel ci si poteva attendere

Cipressa, che guaio

«La nostra gara è andata come volevamo… più o meno – prosegue Hauptman – Non è stato tutto perfetto. Sulla Cipressa volevamo fare un’andatura più forte, però non tutto va come si vuole per filo e per segno. Sul Poggio sì, sulla Cipressa no».

«In pratica abbiamo preso la Cipressa un po’ troppo indietro, soprattutto Felix (Grosschartner, il più scalatore, colui che doveva fare il lavoro maggiore su quella collina, ndr) ed ha speso tante energie per arrivare nelle prime posizioni e ci è arrivato dopo un chilometro e mezzo di salita». E lì, gli UAE Emirates hanno perso un po’ di tempo e di watt per fare la corsa ancora più dura.

Grande sportività. Pogacar si è complimentato subito con Van der Poel
Grande sportività. Pogacar si è complimentato subito con Van der Poel

Spunta Tadej

Dopo un po’ ecco Pogacar riaffacciarsi come un anno fa dal bus. Lo sloveno è un campione anche in questo: ci mette sempre la faccia, bisogna dirlo. Dice di non avere rimpianti… 

«No, nessun rimpianto – dice Pogacar – Avevo un obiettivo oggi ed era quello di attaccare una volta che la squadra aveva terminato il suo lavoro. Ed oggi ha svolto un grande lavoro. Devo ringraziarli per aver organizzato un attacco così.

«Stavolta ho fatto un solo grande attacco. Lo scorso anno ne avevo fatti quattro. Magari l’anno prossimo farò qualcos’altro. E poi Mathieu è stato molto forte. E’ andato via e ha fatto il vuoto. Io ero in testa ed ero già al limite. E anche in discesa è stato più bravo di noi. Uscendo dalle curve lo vedevamo che scappava via e che rilanciava».

«Ripeto, io non ero abbastanza forte per andare via da solo ma. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma continuo ad avere grandi speranze per questa gara negli anni a venire. E ora? Ora il Fiandre e vincerà il migliore anche li!».

Pidcock e la Sanremo: un bel rebus e poi la resa

15.03.2023
5 min
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Doveva essere l’arma segreta della Ineos Grenadiers alla Milano-Sanremo, invece alla fine Tom Pidcock è stato costretto ad alzare bandiera bianca per i postumi della caduta nell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico. La sensazione che quel colpo, non inquadrato né testimoniato, potesse essere una cosa seria era nell’aria, ma nulla lasciava presagire la notizia. Anzi…

I gradini del pullman Ineos Grenadiers come sedile e un pugno di giornalisti raccolti intorno. Così Tom Pidcock aveva raccontato il suo avvicinamento alla Sanremo. Per il britannico la Corsa dei Due Mari non è stata la parentesi più felice, con la caduta assieme a Van Aert nel giorno di Tortoreto a scombussolare la sua rincorsa. E se il nono posto di Osimo, su un percorso da classiche del Nord aveva però detto che la condizione della Strade Bianche non era smarrita, la caduta nell’ultima tappa, che lo aveva costretto al ritiro, aveva messo invece in apprensione lo staff dello squadrone britannico.

Due giorni prima del via della Tirreno, Pidcock ha vinto la Strade Bianche su Madouas e Benoot
Due giorni prima del via della Tirreno, Pidcock ha vinto la Strade Bianche su Madouas e Benoot

Intanto si parlava di Sanremo, la Classicissima in cui Pidcock avrebbe diviso i gradi con Filippo Ganna. Un video su Instagram, che lo ritrae scendere come un super manico lungo una discesa piena di curve, suggeriva che avrebbe provato l’attacco giù dal Poggio. 

Che cosa pensi della Sanremo?

Forse è una delle corse più noiose, ma alla fine diventa una delle più eccitanti. Duecento chilometri da fare prima di correre i cento decisivi. Trecento chilometri nello stesso giorno, per risolvere tutto in quei pochi chilometri finali, anche questo la rende così bella.

Hai mai guardato una Saremo in tivù? Ricordi qualche edizione in particolare?

Le gare che guardavo di più quando ero giovane erano il Tour e la Roubaix, almeno quelle che ricordo di più. Ma ricordo alcune scene della Sanremo. Kwiatkowski che vince, ad esempio. Avere lui nella squadra è importante per l’esperienza.

Tutti si aspettano che attaccherai nella discesa del Poggio…

Di sicuro quello sarebbe un buon punto. Penso che tutti si aspetteranno qualcosa del genere, quindi forse non è la tattica migliore per cercare di vincere la gara, ma può essere sicuramente un tratto favorevole. Mohoric l’ha fatta sembrare piuttosto pericolosa, se devo essere onesto. Una discesa con i muri è sempre pericolosa, non è il posto più sicuro per andare a tutto gas. L’anno scorso Pogacar era sulla sua ruota e non ha voluto rischiare tutta la stagione, soprattutto volendo vincere il Tour de France. 

«Alla Sanremo 2022 – dice Pidcock – Mohoric ha fatto sembrare pericolosa la discesa del Poggio»
«Alla Sanremo 2022 – dice Pidcock – Mohoric ha fatto sembrare pericolosa la discesa del Poggio»
Come vedi la Sanremo in rapporto alle altre classiche?

La vedo sullo stesso livello del Fiandre e delle altre. Okay, la differenza è che cinque di loro sono chiamate Monumento e io penso che la Strade Bianche sarà la prossima a diventarlo. Non c’è dubbio. Pensavo che dovesse esserlo prima di vincerla e a maggior ragione ora che l’ho vinta.

Ti ispirano più le corse a tappe o le classiche di un giorno?

Nelle corse di un giorno c’è qualcosa di più speciale. L’atmosfera delle classiche è davvero unica, le corse a tappe al confronto sono più brutali.

Lo scorso anno per la Sanremo Mohoric ha usato un reggisella telescopico: pensi che possa servire?

Ho pensato di provarlo, ma onestamente su una bici da strada non vedo come se ne trarrebbe beneficio. Sai che devi mettere il peso sulla sella e sul pedale per girare velocemente in curva e se abbassi la sella, forse puoi abituarti, ma in qualche modo diventi meno stabile. Non credo che noi possiamo provarlo, ma credo che se Mohoric lo ha usato, qualche vantaggio lo avrà avuto.

Incerottato per la caduta con Van Aert, Pidcock punta sulla Sanremo. 1,70 per 58 chili, ha numeri da scalatore
Incerottato per la caduta con Van Aert, Pidcock punta sulla Sanremo. 1,70 per 58 chili, ha numeri da scalatore
Alla vigilia di una corsa importante hai qualche rito particolare?

Prima dei miei appuntamenti più importanti, mangio sempre un budino al caramello. E’ la mia tradizione. Lo abbiamo mangiato anche ieri sera, quindi sta diventando troppo usato. L’ho introdotto nel team e ora tutti lo adorano e lo vogliono sempre. Invece secondo me dovrebbe essere limitato alle occasioni speciali.

In che modo festeggi le vittorie più grandi?

Non lo so, non sono molto bravo a fare festa. Mi piace passare tempo con le persone. I miei compagni e la mia famiglia. Quando vinco sono solo contento, mi piace vivere il momento.

Il 9° posto di Osimo fa capire che la botta di Tortoreto è quasi recuperata. Peccato per la caduta l’ultimo giorno
Il 9° posto di Osimo fa capire che la botta di Tortoreto è quasi recuperata. Peccato per la caduta l’ultimo giorno
Quale scenario ti aspetti sul Poggio?

Negli ultimi anni abbiamo visto un gruppo sempre più grande, un numero sempre maggiore di corridori sulla cima. Non credo che succederà mai più che si troveranno in cima tre uomini da soli. E se succederà, il gruppo tornerà sotto velocemente. Forse Pogacar può riuscire a fare la differenza, ma è davvero difficile che possa creare un gap sufficiente per arrivare e dovrebbe comunque fare uno sforzo eccessivo.

Cosa pensi delle sue chance?

Non voglio dire che sia imbattibile, ma è molto difficile vincere una corsa quando c’è lui. Per contro, credo che tutti lo guarderanno e per lui diventerà tutto più complicato. Alla Sanremo tutti aspetteranno lui.

Pidcock a questo punto guarderà la Sanremo in televisione, alle prese con il protolocco per il recupero dalla commozione cerebrale. Osserverà il richiesto periodo di riposo e poi sarà sottoposto a nuova visita di controllo. Se le cose dovessero andare per le lunghe, anche la sua Campagna del Nord ne sarebbe compromessa…

E dalla Francia risponde Pogacar: Slovenia padrona

12.03.2023
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No, non è Eddy Merckx è Tadej Pogacar. Lo sloveno alla Parigi-Nizza ha fatto il Cannibale. Ma lui è così: vuol divertirsi, correre e se si vince tanto meglio. In questa edizione di quella che in Francia chiamano la “Corsa del Sole”, l’asso della UAE Emirates ha vinto la generale, tre tappe, la maglia bianca di miglior giovane e quella a punti. Ha lasciato quella di miglior scalatore al danese Jonas Gregaard ma solo perché andava a caccia dei Gpm nelle fughe del mattino. Infatti è finito “solo” secondo.

Se in Italia il connazionale Roglic dominava la Tirreno, Pogacar non stava a guardare in Francia dunque. Dall’inizio della stagione, Tadej ha inanellato tredici giorni gare e sette vittorie sull’arrivo, più due classifiche generali, quindi nove vittorie. Incredibile. Qualcosa davvero degno dei tempi di Eddy Merckx. Tra lui e il Cannibale ormai ballano solo le volate che molto spesso il belga faceva.

Andrea Agostini (classe 1970) è chief operating officer della UAE Emirates
Andrea Agostini (classe 1970) è chief operating officer della UAE Emirates

La psicologia conta 

Tadej ha dato show nella crono a squadre e ha conquistato tre tappe, le tre frazioni più dure. E soprattutto ha sempre voluto domare il suo rivale numero uno: Jonas Vingegaard, colui che ha “osato” defraudarlo del Tour de France 2022. 

Se vogliamo c’era in ballo anche una sorta di rivincita. Di predominio psicologico.

«Questo è il modo di correre di Tadej – ci dice Andrea Agostini, uno dei dirigenti della UAE Emirates – Quando va alle corse vuole vincere e questo penso sia la parte bella, quella che amano anche i suoi fans.

«Poi è vero, anche dal punto di vista psicologico era una partita a scacchi, è inutile che ci nascondiamo. Era importante dal punto di vista mentale non andare alle corse con un senso di inferiorità. Questa è la cosa che sapevamo noi, che sapeva benissimo anche Tadej. Ed era anche rischioso, perché poi se ci fossimo trovati davanti Vingegaard di nuovo? Stavolta è andata bene a noi sicuramente e questo riporta la posizione in parità tra i due da un punto di vista psicologico».

Tadej e l’istinto

E Agostini ha ragione sia quando parla dell’aspetto psicologico, sia quando accenna ai fans. Un corridore così, che attacca, che va d’istinto piace. Gli italiani – e non solo loro – si ricordano di Chiappucci, figuriamoci se c’è un atleta che oltre ad attaccare vince anche.

«Pogacar – continua Agostini – è un ragazzo che si gestisce bene, nel senso che comunque ascolta, quando facciamo le riunioni. Poi è chiaro che la tattica la fai in base agli uomini che hai e con un corridore come Tadej diventa più facile perché sai che è un finalizzatore. Tu diesse puoi realizzare la miglior tattica del mondo, ma se non hai chi la porta a termine è difficile vincere».

«Se bisogna frenarlo? A volte sì – ride Agostini – ma questo è Pogacar. L’anno scorso, durante il Fiandre, c’era Baldato che lo teneva fermo perché voleva partire a non so quanti chilometri dall’arrivo. Tadej è così: è molto istintivo, dotato da madre natura, il che è bellissimo, ma a volte sbaglia anche. Come è successo al Tour de France 2022. Ha fatto errori lui, perché comunque ha sprecato tanto, e abbiamo fatto errori anche noi. Però è questo che ti fa innamorare del ciclismo».

«O ancora sul Poggio un anno fa. Tutti sapevano che doveva scattare più avanti, ma è partito lì. Cosa ci vogliamo fare? Non è una Playstation. La verità è che quando Tadej ha la gamba non ha paura di partire».

Però qualche calcolo andrebbe fatto, forse. In fin dei conti aveva già vinto due tappe. Aveva dominato il rivale numero uno e prendere dei rischi in discesa dal Col d’Eze poteva costare caro. Magari a mente fredda lo faranno ragionare.

«Se nel ciclismo dovessimo calcolare i rischi che corrono questi ragazzi, in ogni tappa, in ogni corsa troveremmo un motivo per non andare a tutta. Quindi direi di no: nessuno gli dirà che non sarebbe dovuto partire. E poi volete sapere una cosa? Tadej aveva cerchiato in rosso questa tappa prima ancora che partisse per la Parigi-Nizza. Questa era la frazione che voleva vincere perché lui vive lì, si allena lì».

Il podio finale della Parigi-Nizza: 1° Pogacar, 2° Gaudu, 3° Vingegaard
Il podio finale della Parigi-Nizza: 1° Pogacar, 2° Gaudu, 3° Vingegaard

Pogacar alle stelle

E Pogacar cosa dice? Con la sua solita naturalezza ha dimostrato la sua gioia. Se ieri sull’arrivo in salita era più contento per aver battuto Vingegaard e non tanto per la vittoria in sé, oggi si è proprio goduto la corsa. Non solo voleva vincere, ma voleva vincere in quel modo.

«Non avevo mai preso parte alla Parigi-Nizza – ha detto Pogacar – avevo fatto due volte la Tirreno-Adriatico. Mi sono sempre sentito in forma nelle prime gare di quest’anno pertanto era il mio obiettivo e il mio sogno vincere questa gara. Ed ora che ci sono riuscito posso dire che è fantastico».

E proprio lo sloveno in qualche modo ha parlato anche dei rischi nella planata verso Nizza.

«Conosco molto bene queste strade. Mi alleno qui spesso e quindi sapevo esattamente com’era la discesa e ancora prima come stavano le mie gambe sull’ultima salita, la potenza che avrei potuto sviluppare fino in cima. Ero bravo in matematica! E ho fatto bene i miei conti».

Guidi: come si corre la Tirreno senza il capitano?

12.03.2023
4 min
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Nella tappa che ha portato al secondo squillo di Roglic alla Tirreno-Adriatico, sulle rampe di Sassotetto, la UAE Emirates ha portato tre corridori tra i primi quindici nella classifica generale. Nella Corsa dei due Mari, per la prima volta da due anni a questa parte, il team emiratino sta correndo senza Pogacar. Lo sloveno è volato in Francia alla Parigi-Nizza, dimostrando di avere già preso ottimamente le misure (ha già vinto due tappe ed è leader della generale, ndr). 

Quando il giovane fenomeno non c’è, in UAE Emirates cambiano gli equilibri o così sembra a chi guarda le corse da fuori. Con Fabrizio Guidi, diesse del team in ammiraglia in questi giorni, entriamo nel merito della Tirreno-Adriatico.

Il piano alla partenza della tappa di Sassotetto era di far attaccare Yates, tutto annullato causa maltempo
Il piano alla partenza della tappa di Sassotetto era di far attaccare Yates, tutto annullato causa maltempo
Come cambiano le scelte quando manca Pogacar?

Dipende dal percorso – replica Guidi – e dal tipo di gara: se in linea oppure a tappe. Generalmente è difficile presentarsi al via con un solo leader nel momento in cui manca Tadej. 

Non si corre più per uno che è già una grande differenza…

Certo, viene difficile correre per uno quando hai più corridori validi e tutti allo stesso livello di classifica. Noi qui alla Tirreno avevamo Almeida (in apertura, ndr), McNulty e Yates tutti davanti in classifica e pronti a giocarsi le proprie carte.

Il percorso gioca un ruolo chiave nella scelta del leader?

Da quello dipende praticamente tutto, ma non determina nulla. Le cose in corsa possono sempre cambiare, prima di sacrificare un uomo ci si pensa sempre due volte. Alla fine, anche se Yates è rimasto attardato già dalla cronometro iniziale di Camaiore, mica lo abbiamo messo a lavorare. Anzi, un corridore del genere in quella posizione di classifica può fare molto comodo.

Ieri, sui muri marchigiani, McNulty ha pagato dazio perdendo 52″ da primi e scivolando fuori dai dieci in classifica generale
Ieri, sui muri marchigiani, McNulty ha pagato dazio perdendo 52″ da primi
In che senso?

Prendete come esempio la frazione di Sassotetto. Nella riunione sul bus, prima della partenza, l’idea era quella di prendere la salita forte e mettere in difficoltà gli avversari. Volevamo provare a giocare la carta Yates, lui aveva voglia di muoversi da lontano per cercare di recuperare il distacco. 

Come sarebbe cambiata la corsa per voi?

Nel momento in cui hai un uomo davanti, dietro non tiri e se va da solo fa il suo ritmo e sta agli altri lavorare. Se qualcuno lo avesse seguito, ci saremmo trovati comunque in una situazione di vantaggio, perché Yates non avrebbe tirato perché dietro aveva il “leader”. Mentre, in gruppo non avremmo di certo incentivato la rincorsa ad un nostro corridore. 

Però, prima o poi ci si potrebbe trovare a rincorrere…

In quel caso il protocollo è chiaro, si inizia a tirare dal corridore più lontano in classifica. I ragazzi lo sanno come funziona, sono le corse. 

Le ottime qualità di Almeida a cronometro lo rendono un corridore più completo e competitivo rispetto agli altri compagni
Le ottime qualità di Almeida a cronometro lo rendono un corridore più completo e competitivo
Meglio un leader solo o più?

Quando c’è Pogacar è tutto più semplice, lui è talmente forte che non c’è mai il dubbio. La squadra è lì per lui e si usano tutte le forze per aiutarlo. Allo stesso modo, però, nelle corse dove c’è lui la squadra passa molto più tempo a gestire la corsa in testa al gruppo. Non sempre, certo, ma tendenzialmente è così. 

Quando non c’è si usa più tattica, giusto?

Sì, ci si ritrova in situazioni dove la comunicazione tra compagni diventa fondamentale. Per tornare all’arrivo di Sassotetto, il vento impediva un qualsiasi attacco da lontano. Chi usciva rimbalzava su raffiche di vento fortissime e tornava in gruppo, prendere in mano la corsa oggi avrebbe significato lavorare per gli altri. 

Tu con l’assenza di Pogacar preferiresti avere un leader solo lo stesso o meglio avere più frecce al proprio arco?

Più frecce, mi piacciono le cose quando si fanno complicate. La nostra fortuna è anche quella di avere tanti corridori forti su terreni diversi. Almeida, per esempio, a crono ha una marcia in più. In una corsa a tappe non potremmo metterlo a lavorare per uno dei suoi compagni il giorno prima di una cronometro importante, dove potrebbe fare la differenza. 

Cinque Monumenti: Gilbert, Pogacar e una Roubaix di troppo

12.03.2023
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Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia: è quasi una filastrocca. Sono le cinque classiche Monumento, perle indelebili nella carriera di chi ne vince anche “solo” una. Ma nella storia del ciclismo c’è chi le ha vinte tutte e cinque. Ci sono riusciti solo tre atleti e sono tutti belgi: Rik Van Looy, Eddy Merckx e Roger De Vlaeminck, messi in ordine cronologico nella realizzazione dell’impresa.

Ora che la Sanremo si avvicina, in mezzo ai tanti fenomeni di questo ciclismo, è lecito pensare a chi davvero possa riuscirci: Evenepoel, Pogacar, Van der Poel, Van Aert? Per Philippe Gilbert, che ci è andato vicinissimo (si è fermato al poker, gli è mancata la Sanremo) il più accreditato è Tadej Pogacar.

Gilbert (classe 1982) ha chiuso la carriera la scorso anno. La Roubaix (2019) è stata la sua quarta ed ultima classica Monumento
Gilbert (classe 1982) ha chiuso la carriera la scorso anno. La Roubaix (2019) è stata la sua quarta ed ultima classica Monumento

Gilbert punta su Pogacar 

«Per me – ha detto Gilbert ad Eurosport – Pogacar può riuscire nell’impresa di vincerle tutte e cinque. Ma per lui l’incognita più grande è la Parigi-Roubaix».

Lo sloveno della UAE Emirates non parte da zero. In bacheca vanta già una Liegi e due Lombardia, le classiche più “facili” per lui da conquistare in quanto le più dure. Però ha dimostrato di poter vincere il Fiandre e di far bene alla Sanremo. 

Al Fiandre , lo scorso anno, si giocò la volata con Van der Poel, salvo poi subire quella rimonta da dietro e finire quinto. E alla Sanremo, sempre lo scorso anno, si mosse un po’ troppo presto sul Poggio. Fece più scatti e di fatto si bruciò da solo. Tadej ammise l’errore.

Ma lo stesso Pogacar ha anche ammesso che vuol vincere tutto. Che vuol provare a cambiare i calendari per mettere nel sacco più corse possibili. La scelta di andare alla Parigi-Nizza ne è l’esempio perfetto. Lui stesso ha detto: «Dopo due Tirreno volevo provare a conquistare un’altra corsa».

Gilbert ha disputato 18 Sanremo senza mai vincerne una. Pogacar finora ne ha corse due. Qui l’attacco prematuro sul Poggio nel 2022
Gilbert ha disputato 18 Sanremo senza mai vincerne una. Pogacar finora ne ha corse due. Qui l’attacco prematuro sul Poggio nel 2022

Sogno e realtà

«Non è facile vincere i cinque Monumenti del ciclismo – va avanti Gilbert – E’ un’impresa che richiede molta energia e forza, perché sono gare molto diverse, fatte per profili di corridori differenti.

«La Milano-Sanremo è per i velocisti e gente che sa fare “a pugni”. Il Fiandre e la Roubaix per corridori potenti e pesanti. E poi ci sono Liegi e Lombardia, che sono competizioni per corridori più leggeri, più scalatori. Quindi riuscire a vincerle tutte e cinque è estremamente complicato». 

Però Tadej ha un vantaggio: l’entusiasmo, la fame agonistica. Ha dalla sua la predisposizione mentale verso questa impresa. Non si tratta solo di esserci portati tecnicamente e fisicamente. Si tratta che per fare bene in queste gare bisogna essere disposti a sacrificare altri obiettivi, magari a metterne “a rischio” altri, rivedere le preparazioni. E Pogacar, a dispetto dei cacciatori di classiche, ha gli obiettivi maggiori nei grandi Giri. Non è facile conciliare tutto. Però, ripetiamo, ci sono la voglia e l’ambizione della grandezza.

E infatti aggiunge Gilbert: «Non è un caso se solo tre corridori nella storia ci sono riusciti. Però Pogacar è sicuramente quello più accreditato a poterle vincere tutte e cinque. Ho i miei dubbi solo su una gara: la Parigi-Roubaix».

Pogacar insegue Stuyven nella tappe del pavè lo scorso anno al Tour. Tra gli uomini di classifica Tadej fu quello che se la cavò meglio
Pogacar insegue Stuyven nella tappe del pavè lo scorso anno al Tour. Tra gli uomini di classifica Tadej fu quello che se la cavò meglio

Dubbio Roubaix

E vincere una Roubaix non è facile neanche se ti chiami Pogacar. Ponendo che Pogacar riesca a conciliare tutto nei prossimi anni, per Gilbert quello della Roubaix resta appunto l’ostacolo maggiore. Lì, sulle pietre, non si tratta solo di forza. Anche perché giusto durante lo scorso Tour de France Tadej ha mostrato di sapersi muovere bene anche sul pavé. C’è dell’altro.

Tra la gloria dei cinque Monumenti e Tadej potrebbero esserci dei chili… in meno, nel senso che lo sloveno è un po’ troppo leggerino.

«Non parlo solo della sua capacità di vincere la Classica delle Pietre – spiega Gilbert – ma ancor più dei rischi che dovrà correre per lottare per la vittoria. E certi rischi per un corridore che vuole vincere i grandi Giri forse incidono. Sarà pronto a correrli?

«E poi un conto è andare bene sul pavé al Tour dove ci sono altri corridori, più scalatori, e un conto è farlo alla Roubaix, dove ci sono tutti specialisti».

Una furia sul traguardo, ora Pogacar inizia la rimonta

08.03.2023
6 min
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Con l’insolita cronosquadre alle spalle, in cui ha piazzato una stoccata finale terrificante, Tadej Pogacar entra nel vivo della Parigi-Nizza, che ha deciso di correre per la prima volta. Nei giorni di Siena alla Strade Bianche, si è parlato spesso della sua assenza e del fatto che il calendario internazionale non sia ben congegnato. Se la corsa francese fosse partita di lunedì come la Tirreno-Adriatico, Pogacar avrebbe corso sugli sterrati toscani e sfidato Pidcock. Ma evidentemente ASO ha voluto i due weekend di gara e l’UCI l’ha accontentata.

Wellens ha raggiunto Pogacar alla Parigi-Nizza dopo la Strade Bianche: per il belga un programma di classiche
Wellens ha raggiunto Pogacar alla Parigi-Nizza dopo la Strade Bianche: per il belga un programma di classiche
Perché non hai corso la Strade Bianche? Wellens l’ha fatto poi ti ha raggiunto in Francia…

Ho pensato che fosse una bella sfida farlo, ma alla fine la Parigi-Nizza è stata una scelta più sicura. Sarebbe stata davvero dura finire con un buon risultato in entrambe le corse. Non si sa in anticipo, ma se alle Strade ci fosse stato tempo cattivo, sarebbe servito qualche giorno per riprendersi da quel tipo di percorso e non avrei potuto permettermelo, dovendo correre la Parigi-Nizza. Wellens qui non deve preoccuparsi della classifica, c’è una bella differenza.

Perché fare la Parigi-Nizza e non la Tirreno?

Ho già fatto due volte la Tirreno e l’ho vinta. Era arrivato il momento di ravvivare il mio programma e cambiarlo un po’. Non avevo mai corso la Parigi-Nizza, non mi sembra tanto male. I primi giorni sono stati un po’ frenetici, la cronosquadra ha fatto un po’ ordine, ma sta venendo fuori una settimana veloce. Dopo la Ruta del Sol, mi sono allenato bene a Monaco, dove era più caldo che qui.

Pogacar ha vinto le ultime due edizioni della Tirreno-Adriatico (qui nel 2022 sul Carpegna), ma non aveva mai corso la Parigi-Nizza
Pogacar ha vinto le ultime due edizioni della Tirreno-Adriatico, ma non aveva mai corso la Parigi-Nizza
La Parigi-Nizza è anche il primo incontro/scontro con Vingegaard dai giorni del Tour…

E non nascondo che questo abbia messo del sale nella storia. Non vedo l’ora di sfidarlo in salita. Lui è in forma, penso di esserlo anch’io. Sarà una corsa divertente. Anche se non c’è solo lui.

Pensi che la sfida con Jonas sarà il sale della sfida?

Non credo. Mi avevano detto e mi sto rendendo conto che è una delle gare più dure della stagione. Tanti tifosi, maltempo, tante scalate, strade veloci e insidiose. Il vero test è con me stesso. Se vinco, è un bonus per la fiducia, ma non aggiungerà nulla sul Tour, che è ancora molto lontano. Sarebbe una grande gara che aggiungo al mio palmares.

Pogacar e Vingegaard si sono reincontrati per la prima in gara volta dopo il Tour: marcatura stretta fra squadre
Pogacar e Vingegaard si sono reincontrati per la prima in gara volta dopo il Tour: marcatura stretta fra squadre
Sono passate tre tappe, chi pensi sia il favorito?

Vingegaard in primis. Ha dimostrato al Gran Camino di essere davvero in forma. Poi c’è Simon Yates, che ha dimostrato più volte di poter vincere questa corsa. L’anno scorso fu davvero impressionante nell’ultima tappa, che si ripete identica quest’anno (il britannico arrivò a Nizza da solo, staccando Van Aert e Roglic, ndr). Quasi tutte le squadre hanno un corridore forte che punta alla classifica, sarà davvero imprevedibile.

Dove si decide la corsa?

Sulla carta, le ultime due tappe sono le più dure. La cronometro a squadre è stata importante. Ma tenendo conto anche del vento delle prime tappe, si deve essere concentrati ogni giorno.

Pogacar ha tenuto la maglia bianca dei giovani nelle prime due tappe: ora è passata a O’Brien
Pogacar ha tenuto la maglia bianca dei giovani nelle prime due tappe: ora è passata a O’Brien
Che cosa ti è sembrato di questa strana cronosquadre?

Le tattiche sono rimaste praticamente le stesse, con la differenza che gli ultimi chilometri sono stati un po’ diversi. Solo il finale mi è parso leggermente anomalo, ma in ogni caso per andare veloci serviva avere attorno i compagni.

Cosa sai dell’arrivo di oggi a La Loge des Gardes e quello di sabato al Col de la Couillole?

Conosco la tappa di domenica, perché vivendo a Monaco in qualche modo è una corsa di casa. So com’è la salita di sabato, ma perché l’ho vista su Google Earth e Veloviewer. Comunque, una salita è una salita. Che tu la conosca o meno, devi pedalare ed esprimere quanta più potenza possibile.

Pogacar ha debuttato al Fiandre lo scorso anno, tenendo subito testa a Van der Poel sui muri
Pogacar ha debuttato al Fiandre lo scorso anno, tenendo subito testa a Van der Poel sui muri
Pensi che la Parigi-Nizza ti servirà in vista delle classiche di primavera?

Penso che aiuterà. Se corri per vincere, devi essere al top della forma ogni giorno e io sono qui per la vittoria finale. Mi sento già bene, ma mi manca ancora un po’ di forma fisica. La Parigi-Nizza mi darà una spinta per i prossimi mesi.

Philippe Gilbert sostiene che puoi vincere tutti e cinque i monumenti. A lui manca la Milano-Sanremo. Vincerli tutti può essere un tuo obiettivo?

E’ una grande sfida. Ne ho già due, i due che meglio si adattano al mio profilo di corridore: la Liegi e il Lombardia. Ce ne sono altri tre che mi piacciono meno. Non è qualcosa per cui mi dannerò l’anima, vedremo dove andrò a finire. Prendiamo la Sanremo. Ogni anno ci arrivo più vicino, ma vincere è ancora molto difficile. Dopo 300 chilometri devi fare le cose alla perfezione sul Poggio, una salita molto corta. Proverò di nuovo, ho ancora molti anni davanti a me. Abito vicino a Sanremo, ci vado spesso in bicicletta. Ho già immaginato diversi scenari per quel giorno.

Pogacar è arrivato alla Parigi-Nizza per puntare alla generale e per questo ha saltato la Strade Bianche
La UAE Emirates ha chiuso la cronosquadre al 5° posto, a 23″ dalla Jumbo Visma
Vingegaard al confronto ha un programma più mirato sul Tour. Non pensi di correre troppo?

Penso che sarebbe noioso se ogni anno mi concentrassi solo sul Tour. Mi piace soprattutto scoprire altre cose di questo sport e vedere fin dove posso arrivare. Cerco nuove sfide e cerco di ricordarmi che il ciclismo, oltre ad essere il mio lavoro, è anche il mio hobby. Mi parlano di Merckx, paragone impossibile. Però anche a lui piaceva il suo sport e si poneva sempre nuove sfide.

Perché ti piace tanto il Fiandre?

Non lo so. Ce l’ho in testa dai mondiali di Leuven 2021. Sono rimasto sorpreso da quell’atmosfera speciale. E poi ho avuto la fortuna di partecipare ed è stato semplicemente spettacolare. Mi sono divertito come un bambino, dando tutto sino alla fine. Il Fiandre è stato una delle migliori gare che abbia mai fatto.