Vollering, ancora una volta la sua maledetta sfortuna

29.07.2025
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Per un insolito scherzo del destino, quando il 16 luglio Demi Vollering ha commentato un post di Tadej Pogacar su Instagram non poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe ritrovata nella stessa situazione. Il campione del mondo, appena caduto nella tappa di Tolosa, ringraziava il gruppo per averlo aspettato e avergli permesso di tagliare il traguardo con tutti gli altri. «Sembra che tu abbia avuto tutta la merda che ho vissuto io – solo che a me è costata una vittoria alla Vuelta e un Tour».

Il 16 luglio, Vollering ha risposto al post con cui Pogacar ringraziava il gruppo dopo la caduta di Tolosa

Neutralizzazione ai meno 5

Ieri, neanche due settimane dopo e nello stesso giorno in cui Elisa Longo Borghini ha lasciato la corsa, l’olandese che da quest’anno corre alla FDJ Suez è caduta a 3,7 chilometri dal traguardo di Angers, terza tappa del Tour de France Femmes. Una scena da brividi, con una caduta di massa, causata probabilmente da una manovra incauta che ha trascinato sull’asfalto anche Vollering. Il suo riferimento nel commentare il post di Pogacar era certamente alla caduta del Tour 2024, quando cadde a 6 chilometri dal traguardo di Amneville e perse vantaggio e maglia gialla. Questa volta, in virtù della neutralizzazione scattata ai meno 5 dall’arrivo, i distacchi sono stati azzerati, ma il dolore rimane. Amber Kraak e Juliette Labous l’hanno spinta fino al traguardo, poi Vollering è salita sul pullman della squadra.

«Abbiamo controllato tutto con il medico – ha spiegato subito Stephen Delcourt, manager della squadra francese – l’obiettivo è tornare in hotel, fare un altro controllo con il fisioterapista e l’osteopata e prenderci il tempo per valutare la situazione. Demi vuole sicuramente continuare in questo Tour, ma ha bisogno di tempo per riprendersi da un colpo del genere. La mentalità di alcune squadre è anomala, davvero irrispettosa. Demi vuole correre in testa, ma le tagliano continuamente la strada. In questo caso, la colpa non è dell’ASO, ma dei corridori. E’ semplicemente una questione di rispetto».

La difesa di Marianne Vos

Dopo ulteriori esami eseguiti in serata nell’hotel della squadra francese, lo staff medico ha escluso fratture, ma non il rischio della commozione cerebrale, per la quale scatterebbe eventualmente il protocollo dell’UCI. L’ultima verifica viene effettuata proprio in queste ore, per capire se Vollering potrà ripartire o dovrà fermarsi. Intanto però a Delcourt che ha puntato genericamente il dito verso la scorrettezza di qualcuno nel gruppo, risponde Marianne Vos.

«E’ il Tour de France – ha commentato la nuova maglia gialla – tutti vogliono essere davanti. Il finale di tappa è stato piuttosto caotico, stavamo entrando in paese in discesa e a tutta velocità. Non credo ci sia stata una mancanza di rispetto, è solo che tutti sono a pochi centimetri in questo tipo di finale. E’ la lotta per il posizionamento che lo rende pericoloso. Succede, ovviamente, anche in altre corse. Ci sono grandi ambizioni, c’è pressione per le atlete. Bisogna lottare per la propria posizione. Certo, sarebbe bello se si guidasse con rispetto reciproco, lasciandosi spazio a vicenda. Ma sappiamo anche che è una corsa serrata e che purtroppo questo genere di cose può accadere».

Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami
Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami

L’ultima valutazione stamattina

Poco dopo l’arrivo, mentre Vollering si stava riprendendo sui rulli davanti al pullman della squadra, Stephen Delcourt ha continuato a spiegare. «Demi ha un forte dolore al ginocchio e al gluteo sinistro. Se si tratta di dolore muscolare dovuto all’impatto, potremmo superarlo. Se invece avrà bisogno di diversi giorni per riprendersi, prenderemo una decisione domani (stamattina, ndr)».

La partenza della quarta tappa, quella di oggi, avverrà nel primo pomeriggio da Saumur in direzione di Poitiers, in una frazione probabilmente dedicata ai velocisti, come quella di ieri.

Delcourt sprona Labous e avverte: «Due punte al Giro Women»

27.06.2025
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L’anno scorso Juliette Labous ha chiuso al quinto posto il Giro d’Italia Women. Quest’anno è ripartita in grande spolvero, ottenendo altri buoni risultati e si presenta con ambizioni alla prossima edizione della corsa rosa, in programma dal 6 al 13 luglio. Sarà uno dei volti da tenere in considerazione per la lotta alla maglia rosa detenuta dalla nostra Elisa Longo Borghini, per questo volevamo saperne di più.

E sempre per questo motivo, ne abbiamo parlato con Stephen Delcourt, team manager della FDJ-Suez, che ha allargato il discorso anche a Evita Muzic. A quanto pare la squadra transalpina verrà in Italia con due punte… e mezzo. L’idea a quanto pare è quella di proporre un team battagliero.

Proprio Labous ha ottenuto ieri il secondo posto nella cronometro dei campionati nazionali francesi, a 36 secondi da Cédrine Kerbaol. E domani, nella prova in linea, partirà con il numero uno: è lei infatti la campionessa in carica.

Stephen Delcourt (39 anni) è il general manager della FDJ-Suez
Stephen Delcourt (39 anni) è il general manager della FDJ-Suez
Stephen, come si sta avvicinando Juliette al Giro Women? E come l’hai vista di recente?

Juliette ha appena concluso tre settimane intense di allenamento in quota a Tignes, insieme a Evita Muzic, Vittoria Guazzini e Léa Curinier. Ne è uscita forte, concentrata e con grande motivazione. Il Giro è una corsa che ama davvero, tira fuori il meglio di lei. E’ una delle atlete che sa alzare il livello quando il terreno e la pressione si fanno più duri.

Al Giro Labous ha sempre fatto bene. Cosa le è mancato finora per vincere o per vincere più spesso?

Juliette è una vera campionessa, ma non vince abbastanza per i miei gusti. Ne abbiamo parlato apertamente: l’obiettivo di questa stagione è aiutarla a fare l’ultimo salto di qualità e sta già mostrando segnali importanti.

Secondo Delcourt la vicinanza con Vollering sta facendo crescere Labous
Secondo Delcourt la vicinanza con Vollering sta facendo crescere Labous
In effetti nelle classiche di primavera si è visto qualcosa…

Deve essere più opportunista, fidarsi del proprio istinto e credere fino in fondo nella possibilità di chiudere le corse. E adesso sta facendo proprio questo.

Ma Juliette è anche una grande gregaria. Secondo te rende meglio come supporto, magari per Vollering, o quando parte da leader?

Juliette è l’esempio perfetto di una compagna di squadra di lusso, capace di sacrificarsi per le altre, ma allo stesso tempo è una risorsa preziosa quando ha il via libera per attaccare. Stando accanto a Demi Vollering è cresciuta molto. Demi l’ha aiutata a vincere e presto sarà Juliette ad aiutare Demi. Questo equilibrio la rende una pedina fondamentale nel nostro sistema.

Al Giro sarà capitana unica o dividerà i gradi con Evita Muzic?

Dividerà la leadership con Evita Muzic. Crediamo molto in questo duo. Le due ragazze si completano bene e adatteremo la nostra strategia in base alla dinamica di corsa. L’obiettivo è restare in lotta per la classifica generale e questa leadership condivisa ci dà flessibilità e forza.

In FDJ-Suez si punta forte anche su Muzic, sempre più costante e solida
In FDJ-Suez si punta forte anche su Muzic, sempre più costante e solida
Avete svolto delle ricognizioni sulle tappe?

Purtroppo no: nessuna ricognizione. Non abbiamo ricevuto il percorso con sufficiente anticipo. E’ un punto su cui stiamo chiedendo un miglioramento a RCS Sport. La ricognizione è fondamentale per la preparazione e vorremmo poter lavorare in modo più professionale e dettagliato.

Guardando il percorso e i nomi in gara, che tipo di Giro ti aspetti?

Sarà un Giro molto aperto e aggressivo. La lista delle favorite è impressionante: Reusser, Kopecky, Van der Breggen, Longo Borghini e tante altre. Il nostro obiettivo è restare sempre in partita ed essere tatticamente intelligenti. Il Giro premia chi ha costanza e chi osa.

La FDJ-SUEZ sarà tutta concentrata su Juliette o ci sarà spazio anche per cercare tappe?

Punteremo alla classifica generale con Juliette ed Evita, ma cercheremo anche vittorie di tappa. FDJ-Suez ha sempre creduto in un modo di correre ambizioso su più fronti. Uno dei nostri sogni è vedere Vittoria Guazzini vincere la cronometro con la maglia di campionessa italiana: sarebbe un momento speciale per tutta la squadra.

Delcourt e la FDJ-Suez: voglia di vincere e parole profonde

18.02.2025
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Quando la scorsa settimana FDJ ha accolto nella sua sede le atlete più rappresentative della FDJ-Suez per il lancio della stagione 2025, probabilmente tutti speravano ma non potevano essere certi che Demi Vollering avrebbe vinto al debutto la Setmana Valenciana. Invece l’olandese, staccando il primo giorno Anna Van der Breggen di cui aveva preso il posto tre anni fa alla guida della SD Worx, ha subito ribadito di essere sbarcata in Francia per vincere.

Stephen Delcourt non potrebbe essere più soddisfatto. Il general manager della squadra francese, con cui avevamo stabilito ottimi rapporti negli anni di Marta Cavalli alla FDJ-Suez, si è ritrovato di colpo nelle tasche il necessario per allestire uno squadrone e ora osserva quanto fatto e quanto invece si può ancora fare.

«Il 2025 per noi è una stagione speciale – dice – la numero 20 di questa squadra. La storia del team nasce da una grande passione, direi da un sogno e noi vogliamo portarla avanti allo stesso modo. L’abbiamo fondata nel 2006 con l’ambizione di sviluppare il ciclismo femminile e ora abbiamo la visibilità che pensiamo di meritare, anche se i nostri sponsor vogliono di più e hanno puntato su un progetto a lungo termine. Quando abbiamo composto l’organico di ragazze straordinarie per questa stagione, abbiamo messo nel mirino grandi corse come la Parigi-Roubaix o il Tour de France. Una grande squadra deve avere grandi obiettivi».

Stephen Delcourt, 39 anni, è il general manager della FDJ-Suez
Stephen Delcourt, 39 anni, è il general manager della FDJ-Suez
La scadenza del progetto per ora è il 2028.

Quello è il termine entro il quale ci piacerebbe aver vinto tutte le grandi gare del calendario. Abbiamo 18 ragazze, assieme a loro affronteremo un gruppo di rivali che si è molto rafforzato. Se guardiamo a cosa è successo lo scorso inverno nel ciclismo femminile, non possiamo che definirlo un momento emozionante. Ora in ogni squadra ci sono delle grandi leader. Al UAE Tour abbiamo visto quanto si sia rinforzata il UAE Team Adq con l’arrivo di Elisa Longo Borghini. La SD Worx sarà la solita grande avversaria, con il ritorno di Anna Van der Breggen. Ma non dimentichiamo l’organico della Canyon//Sram Crypto, che ha l’ultima vincitrice del Tour de France e ha preso la nostra Ludwig. Molte altre squadre stanno crescendo, come la Visma che ha preso Pauline Ferrand-Prevot.

Un momento di forte sviluppo per tutto il movimento?

La cosa più importante è che possiamo essere davvero felici per il ciclismo femminile. Ci sono molte squadre che possono recitare ad altissimo livello e noi siamo fiduciosi perché abbiamo costruito questa squadra con tre leader straordinarie come Muzic, Vollering e Labous e compagne di squadra altrettanto eccezionali.

Prima tappa alla Valenciana e Vollering vince a Gandia dopo il duello con Van der Breggen (foto di apertura)
Prima tappa alla Valenciana e Vollering vince a Gandia dopo il duello con Van der Breggen (foto di apertura)
Per il ciclismo femminile si annuncia una stagione più combattuta rispetto a quella maschile oppure credete di poter dominare il gruppo?

Non credo che saremo al livello di fare quel che accade da qualche tempo con Tadej Pogacar. Non mi piacerebbe essere una squadra killer che ammazza le corse, abbiamo grande rispetto per le altre, anche perché alcune hanno fatto la storia del ciclismo femminile. Di certo però sappiamo che ci saranno forti rivalità, che mi aspetto molto accese già da Omloop Het Nieuwsblad e Strade Bianche

Vollering, Labous e Muzic: quanto sarà complicato metterne d’accordo tre?

La prima cosa che abbiamo fatto, quando abbiamo deciso di contattare Juliette Labous e Demi Vollering, è stato parlare anche con Evita Muzic. Volevamo che fosse tutto chiaro, ma anche capire come possano stare insieme e completarsi. Dopo aver fatto tutti i nostri colloqui faccia a faccia, è stato facile immaginare che possano farlo. Prima di tutto perché sono donne straordinarie e poi perché abbiamo 18 corridori che saranno in grado di dare loro supporto e affiancarle. Quello che è successo in Australia lo dimostra. Abbiamo iniziato la stagione vincendo due corse con Ally Wollaston, dimostrando che siamo in grado di vincere le gare del WorldTour anche senza le tre leader.

Dopo aver vinto la Surf Coast Classic, seconda vittoria 2025 per FDJ-Suez con Ally Wollaston alla Cadel Evans Great Ocean Race
Dopo aver vinto la Surf Coast Classic, seconda vittoria 2025 per FDJ-Suez con Ally Wollaston alla Cadel Evans Great Ocean Race
Non ci sono soltanto loro, insomma…

Mi reputo davvero fortunato ad avere due atlete come Jade Wiel e Vittoria Guazzini che hanno accettato di estendere il loro contratto fino al 2028. Questo è il modo migliore per lavorare ed era il nostro obiettivo. Non ho fatto tutto da solo. Ne abbiamo ragionato con gli allenatori e con i direttori sportivi. Abbiamo un gruppo di lavoro con cui scambiamo idee e poi abbiamo iniziato a confrontarci con Evita, Juliette e Demi sin da novembre. Non volevamo decidere per loro.

Le squadre si sono rinforzate, i budget aumentano: l’obiettivo è arrivare al livello e il modo di correre degli uomini?

Tutti hanno voluto muoversi sul mercato e questo ha sicuramente creato sofferenza nei team più piccoli. Ci siamo rinforzati perché dopo un po’ tutti hanno deciso di contrastare lo strapotere della SD Worx. Ora ogni team ha un grande staff, sono rimasto colpito da come si è riattrezzata la UAE. E’ molto buono per il nostro sport. E’ facile immaginare che più o meno tutti abbiano avuto un aumento dei budget e questo ha permesso a di ingaggiare le grandi leader. Ora bisogna aspettare e vedere le prime gare, ma credo sia importante che le ragazze continuino a correre con l’istinto del combattente senza pensare alla televisione e senza aspettare le indicazioni via radio dei direttori sportivi. Se continuano così, non ho paura per il futuro.

Vittoria Guazzini, in azione al UAE Tour, ha esteso il suo contratto con la FDJ-Suez fino al 2028
Vittoria Guazzini, in azione al UAE Tour, ha esteso il suo contratto con la FDJ-Suez fino al 2028
Questa crescita dei team va di pari passo con la crescita delle organizzazioni oppure si rischia uno strappo?

E’ un argomento importante, anche sul fronte della sicurezza. Abbiamo bisogno che tutti siano della stessa dimensione. Se ci sono gli organizzatori e non i corridori, non c’è gara. Corridori senza organizzatori, non c’è gara. Per questo è importante sedersi allo stesso tavolo. Condividere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ottenere la massima visibilità. Condividere i problemi e gli sponsor, essere una cosa sola. Per questo dico che non mi piacerebbe ammazzare le gare e le altre squadre. Abbiamo bisogno di un ciclismo forte.

Anche se andiamo fuori tema, cosa pensi di quello che è accaduto fra gli uomini all’Etoile de Besseges?

Esempio giusto, non sono d’accordo su questa situazione e spingo davvero tutti gli attori del ciclismo a ragionarci sopra. A pensare insieme al futuro, perché se continuiamo così, nessuno vorrà più correre perché lo riterrà troppo pericoloso. E nessuno vorrà più organizzare gare, perché la pressione da fuori sta diventando troppo alta. Questo è il momento di parlare faccia a faccia e di prendere una decisione insieme.

L’annus horribilis della Vollering, tra inediti e mugugni

30.11.2024
6 min
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Nel ciclismo spesso è questione di tempi. Analizzando a freddo la stagione di Demi Vollering tutto gira intorno alla primavera. Perché l’addio dell’olandese alla Sd Worx e il suo passaggio alla FDJ Suez ha radici antiche. Lo rivela Stephen Delcourt, il diesse del team francese in un’intervista a Velo: «Un anno fa mai avremmo pensato che la numero 1 del ciclismo mondiale sarebbe venuta a correre con noi. Poi in primavera abbiamo iniziato a parlare, abbiamo visto che condividiamo valori e sogni e in un mese abbiamo raggiunto l’accordo».

In primavera. Significa che il disagio della Vollering veniva da lontano, dall’inizio stagione. Non è una storia nella quale ci sono particolari responsabilità a margine di questo divorzio, è solo che gestire due leader come lei e la Kopecky, caratterialmente ma soprattutto come ambizioni, caratteristiche, capacità, voglia di vincere era impresa sempre più difficile. Il fatto però che già in primavera, mentre la belga metteva la sua firma sul prolungamento del contratto, la Vollering fosse già aperta a nuove soluzioni ha scavato un solco.

La Vollering in Tv, al fianco della Kopecky. Difficile descrivere i loro veri rapporti (fDe Meuleneir/Photo News)
La Vollering in Tv, al fianco della Kopecky. Difficile descrivere i loro veri rapporti (fDe Meuleneir/Photo News)

Due leader, due strategie diverse

Demi, che pure è sotto contratto con la SD Worx fino al 31 dicembre, ha un carattere sensibile, profondo. Non è capace di indossare maschere, lo ha ammesso anche la Cecchini per anni sua compagna di squadra e tutt’ora molto amica. Per questo a fine stagione l’olandese non ha nascosto le sue sensazioni, raccontando come il 2024 sia stato un anno difficile a dispetto di un corposo numero di vittorie con la perla della Vuelta.

«Per tutto l’anno abbiamo corso con due strategie – ha raccontato – una legata a Lotte e una a me, ma così è difficile guidare la squadra. Io ho bisogno di un piano chiaro da seguire. Col passare delle settimane ho però cercato di mantenere buoni contatti con tutti in squadra e soprattutto con la Kopecky, ma progressivamente ci siamo allontanate e lei ha chiuso i canali della comunicazione. A quel punto ho capito che era finita».

La vittoria alla Vuelta Espana è stata la principale delle 16 ottenute da Vollering nel 2024
La vittoria alla Vuelta Espana è stata la principale delle 16 ottenute da Vollering nel 2024

I segnali negativi

Un altro segnale è arrivato quando Anne Van Der Breggen ha annunciato il suo ritorno alle corse: «Non discuto le sue scelte, ci mancherebbe, ma mi sono sentita frustrata nel venirlo a sapere dai social e non da lei stessa, quando avevamo costruito un bel rapporto allenatrice-atleta. Lei non mi ha detto nulla. Per me è stato doloroso, nella squadra dove sono cresciuta, io ho cercato di mantenere un atteggiamento positivo ma è stato difficile».

Da qui si è dipanata una stagione difficile che ha avuto due momenti topici, il Tour e i mondiali. Nel primo caso l’amarezza per la sconfitta è stata mitigata dalla prestazione nell’ultima tappa, quella rimonta fantasmagorica che l’ha portata a soli 4” dalla Niewiadoma. Nel secondo invece la debacle è stata totale, una delusione per lei e per i tifosi, che hanno rumoreggiato contro Demi ma anche la gestione della gara, al punto che la selezionatrice Gunneswijk è stata portata alle dimissioni.

Vollering e Niewiadoma: sorrisi di circostanza al Tour
Vollering e Niewiadoma: sorrisi di circostanza al Tour

L’eccessiva brama di vittoria

Molti tifosi hanno rimproverato la Vollering per non essersi sacrificata per le compagne, soprattutto la Vos, che avrebbe potuto giocarsi il titolo allo sprint con cognizione di causa mentre il suo spunto era inferiore alle avversarie. Ma quel mondiale per lei era troppo importante: «Si correva non lontano da dove ho preso casa, conoscevo bene quelle parti e poi, dopo l’epilogo del Tour, volevo vincere a tal punto che mi sono bloccata, non ho ragionato e ho sbagliato tutto. Alla fine mi sono vergognata di come ho corso, le tante emozioni negative mi hanno fatto a pezzi».

D’altro canto quella maglia le sarebbe servita per mandar giù le delusioni, soprattutto quel Tour difficile da interpretare. Nel quale un’azione che poteva diventare epica, nell’ultima tappa è diventata una sconfitta per soli 4”. Anche in questo caso non c’è una verità assoluta, ma molto cambia in base al punto di vista. Ad esempio la Niewiadoma, l’autrice della beffa, ha raccontato l’atmosfera che si respirava negli spogliatoi: «Sono arrivata nel tendone per spogliarmi dopo l’arrivo sull’Alpe d’Huez e ero pronta a far festa. Ho visto intorno Demi e le altre e mi sono complimentata con entusiasmo genuino, ma da lei nessuna risposta, anzi sentivo una brutta atmosfera, carica di risentimento. Mi sono cambiata fuori, poi ho saputo che accusavano me di averla fatta cadere e perdere terreno nella quinta tappa, invece tutti hanno visto che non è così.

Il forcing dell’olandese sull’Alpe d’Huez, a dispetto di lancinanti dolori alla schiena
Il forcing dell’olandese sull’Alpe d’Huez, a dispetto di lancinanti dolori alla schiena

Questione di karma…

«Forse però alla SD Worx – ha detto ancora Niewiadoma – dovrebbero pensare che quel che fai poi il destino te lo rende. Io non dimentico quando alla prima edizione si misero a tirare come forsennate per approfittare della caduta della Van Vleuten. Che poi rientrò e batté tutte. Ma tutto torna indietro».

Vollering non ha risposto direttamente, ma ha raccontato scenari sconosciuti di quel che ha passato che ingigantiscono la sua impresa finale: «Quando sono caduta, la bici mi era accanto, eppure c’è voluto almeno un minuto perché riuscissi a ritrovarmi e recuperarla. Non sentivo la gamba – ha raccontato a NRRC – pensavo di essermi rotta l’anca, invece mi ero fratturata l’osso sacro. Tra l’altro sentivo il pantaloncino bagnato, poi ho saputo dal medico che la frattura del coccige provoca il rilascio involontario di pipì.

L’olandese ai mondiali di Zurigo, chiusi al 4° posto con tanta delusione, per lei e i tifosi
L’olandese ai mondiali di Zurigo, chiusi al 4° posto con tanta delusione, per lei e i tifosi

La storia della… capra

«L’ultimo giorno, i dolori erano fortissimi, sul Glandon già sentivo la schiena darmi problemi e quando ho iniziato l’Alpe d’Huez, pensando a quanto mancava ero disperata. Durante la salita non pensavo altro che al dolore, a quando sarebbe finita. E’ stata un’esperienza terribile».

Ora Demi è pronta per ripartire, per formare una nuova famiglia agonistica, in un team che attraverso lei punta al massimo, nelle classiche come nei Grandi Ggiri. Lei ha sfruttato le vacanze per ritrovare serenità fra gli affetti cari, andando in vacanza con il suo fidanzato Jon e facendo anche incontri curiosi come quello con una capra caduta in un pozzo. Lei non ci ha pensato due volte: ha messo da parte la bici e si è calata nella fossa per riportarla su. Perché Demi è anche questo…

Parla Delcourt, manager FDJ: Cavalli ha ancora grandi margini

26.04.2022
4 min
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Stephen Delcourt, classe 1985, è il team manager della FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope, la squadra di Marta Cavalli. Il suo profilo Linkedin racconta anche di esperienze professionali come direttore di banca e poi responsabile di gruppi di agenzie, mentre risulta tra gli ambassador delle Olimpiadi di Parigi 2024 e membro della Commissione strada per il ciclismo femminile della Federazione francese. Eppure quando gli parli della nostra Marta, gli si illuminano gli occhi.

«Penso infatti – dice – che sia un esempio per tutto il team. Abbiamo cominciato pochi anni fa con l’idea di diventare una delle più forti squadre al mondo, portando avanti la nostra etica e la nostra filosofia. Giù dalla bici, lei è una della famiglia. Ma quando sale in sella è perfetta. Quello che ha fatto sul Muro d’Huy è stato magnifico».

Alla presentazione delle squadre a Liegi, Delcourt parla con Marc Madiot, capo della WorldTour maschile
Alla presentazione delle squadre a Liegi, Delcourt parla con Marc Madiot, capo della WorldTour maschile

Progetto di crescita

Componiamo il puzzle, mettendo insieme il racconto di Alberto Cavalli e le parole di Marta sulla presenza di Fabiana Luperini con lei sul podio di Huy. La squadra francese l’ha cercata e voluta fortemente, proponendole un progetto di crescita. Questo è stato valutato dalla famiglia e dalla stessa atleta, ma è un fatto che l’impatto con una realtà non italiana possa essere non troppo semplice. Ma dalle parole di Delcourt quel che permea è la grande attenzione nella sua gestione.

«Alla Vuelta Valenciana – spiega il manager francese – abbiamo toccato con mano i suoi miglioramenti (Marta si piazzò terza nell’ultima tappa e in classifica generale, ndr). Poi però ha avuto contatti con persone positive e l’abbiamo fermata completamente. E anche se probabilmente ne era fuori, abbiamo deciso di non farle correre, sebbene lo volesse. Avevamo già avuto l’esperienza di Cecile Ludwig, che ha avuto bisogno di tempo per uscirne completamente e per prudenza non abbiamo voluto rischiare. E’ stata una decisione del team e i risultati ci hanno dato ragione».

Classifica al Giro

Se lo scorso anno i risultati erano stati incoraggianti e parlavano di una ragazza promettente, ma ancora sulla porta dei grandi risultati, le vittorie dell’Amstel e della Freccia Vallone, fanno capire che il gradino decisivo sia stato salito. Delcourt conferma.

«L’ultimo inverno – dice – abbiamo lavorato per fare il passo successivo. L’anno scorso era già stata brava, ora è bravissima. Il nostro responsabile della performance ci ha informato che siamo ancora lontani dai suoi limiti e che può andare ancora più forte. Questo non significa che non abbia limiti, ma che si può puntare in alto, sia al Giro, sia al Tour. Il piano della squadra è che Marta faccia classifica in Italia e Cecile in Francia. Entrambe possono esprimersi al livello più alto. E devo dire che Marta con il suo impegno e la sua immagine è il modello perfetto per le ragazze più giovani».