Tagliani, il team mai nato e il salvagente di Giuliani

11.04.2024
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Alla fine Filippo Tagliani un posto l’ha trovato, anzi sta già correndo al Giro dell’Abruzzo, ma il suo inverno non è stato certo caratterizzato dalla tranquillità. Coinvolto nel progetto dell’Albiono Pro Cycling Team, la fantomatica squadra con base alle Isole Vergini che doveva entrare fra le continental con un budget molto cospicuo, il ventottenne corridore di Gavardo ha rischiato seriamente di trovarsi a piedi, sapendo che perdere il treno sarebbe stato un addio definitivo.

Spesso abbiamo provato a sentirlo nel corso dei mesi freddi, ma lo stesso Filippo ci avvertiva di non avere novità, di continuare a vivere in un limbo che solo ora, con in tasca il contratto con la Monzon-Savini Due può descrivere nei particolari.

«Mi aveva contattato a dicembre il manager Luciano Fondrieschi – racconta – prospettandomi questa possibilità e io, che non avevo squadra, avevo accolto con favore l’idea di essere coinvolto in un nuovo progetto. Entro Natale ho anche firmato il contratto, sembrava tutto a posto ma c’era qualcosa che non quadrava».

Il nuovo Monzon-Savini Due-Team Omz. Tagliani e Cataldo sono le ultime due entrate
Il nuovo Monzon-Savini Due-Team Omz. Tagliani e Cataldo sono le ultime due entrate
Che cosa?

Tutto rimaneva fumoso, intanto i giorni passavano e se da una parte si continuava a sentire nell’ambiente, anche sui media, di questo grande progetto proveniente da uno dei paradisi fiscali, dall’altro però non vedevamo nessuna realtà. Niente materiale tecnico, niente bici, niente programmi. Quando chiedevamo a Fondrieschi, che è un manager italiano che ha la sua attività a Menton, appena fuori dai confini, anche lui diceva di non avere notizie.

E poi?

A quel punto bisognava fare qualcosa e Fondrieschi ci ha proposto di fare intanto un ritiro prestagionale non lontano dalla sua attività lavorativa, sulla costa sud della Francia. Lui anticipava i soldi per le spese, noi ci siamo presentati ognuno con il proprio materiale tecnico, senza divise né bici. Eravamo una decina: io, Lorenzo Cataldo (che mi ha seguito anche nell’epilogo alla Monzon-Savini Due), El Gouzi e altri ragazzi. Il progetto era anche interessante, con corridori provenienti da molti Paesi, una vera multinazionale. Il problema è che i giorni passavano e la nebbia sul nostro futuro non accennava a diradarsi, anzi…

Tagliani, a 28 anni, cerca il rilancio dopo le difficoltà legate alla chiusura della Drone Hopper
Tagliani, a 28 anni, cerca il rilancio dopo le difficoltà legate alla chiusura della Drone Hopper
Come facevate a trovare la forza psicologica per allenarvi?

Non era semplice, anzi a dir la verità molti hanno preso quei giorni come una vacanza. Al mattino si usciva tutti insieme in bicicletta, ma dopo una mezz’ora io e Lorenzo ci ritrovavamo da soli: gli altri si erano già fermati. Noi invece abbiamo continuato a crederci, perché volevamo sperare che la situazione si sbloccasse, volevamo fortemente continuare a fare il nostro lavoro. Poi c’è stato un piccolo colpo di scena.

Quale?

A fine gennaio è arrivato il primo stipendio. A quel punto ho pensato che la situazione si stava risolvendo, anche perché come a me era arrivato anche agli altri. Continuavamo però a non avere nulla per iniziare l’attività, né la squadra era stata intanto registrata all’Uci. Poi Fondrieschi ci ha comunicato che anche se dalle Isole Vergini continuavano a dargli assicurazioni, lui si era tirato fuori. A quel punto abbiamo capito che non c’erano grandi possibilità e abbiamo iniziato a guardarci intorno.

L’antiguano Jyme Bridges, uno dei pochi oltre a Tagliani e Cataldo ad aver trovato un contratto nel 2024, in un team caraibico
L’antiguano Jyme Bridges, uno dei pochi ad aver trovato un contratto nel 2024, in un team caraibico
Difficile però trovare spazi a quel punto della stagione, quando ormai i quadri delle varie squadre sono completi…

Infatti. Un colombiano si è sistemato alla GW Shimano, un caraibico è tornato a correre dalle sue parti. Io e Lorenzo, anche grazie all’intercessione dello stesso Fondrieschi, ci siamo messi in contatto con Giuliani e siamo approdati nel suo team.

Praticamente, appena entrato sei stato buttato nella mischia…

Per fortuna avevo continuato ad allenarmi e prima della partenza del Giro d’Abruzzo sono stato due settimane a Montesilvano per prepararmi. Ma l’allenamento è una cosa, la corsa un’altra. La forma fisica è buona, quella mentale ancor di più. Oltretutto per il nostro team questo è un evento centrale nella stagione, è come se fossi stato buttato subito nella fossa dei leoni. Ma a me le sfide non spaventano, soprattutto se arrivano dopo un inverno che non auguro a nessuno.

Una delle prime vittorie di Tagliani, alla Boucles de Haut Var del 2018
Una delle prime vittorie di Tagliani, alla Boucles de Haut Var del 2018
Dopo che cosa ti aspetta?

Preparerò la prossima corsa a tappe che mi vedrà impegnato in Grecia a maggio. Lì dovrei trovare anche percorsi che si adattano meglio alle mie caratteristiche. Voglio farmi trovare pronto per cercare qualche buon risultato e cominciare a costruire la mia stagione per meritarmi un futuro.

La tua vicenda che cosa ti ha insegnato?

Che in questo mondo in tanti pensano di poter entrare, ma non è per nulla facile. Con i proclami non si va da nessuna parte. Per fortuna poi ci sono gli “storici” come Giuliani che sanno dove mettere le mani e continuano a tenere su l’attività. Per gestire una squadra, a qualsiasi livello, bisogna essere capaci, sapere quel che si sta facendo perché ci sono delle vite in gioco.

Ti rimproveri qualcosa?

Forse di essermi fidato un po’ troppo, ma io ho sempre fatto il massimo e interpretato questo mestiere con la massima serietà, anche nei momenti peggiori. Se sono caduto in piedi lo devo solo a me stesso.

Giro d’Abruzzo, il ritorno dopo 17 anni. Giuliani racconta

08.04.2024
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Ritorna dopo 17 anni il Giro d’Abruzzo, RCS Sport lo ha inserito nel calendario al posto del Giro di Sicilia. Una corsa a tappe breve, di quattro giorni, che attraversa l’intera regione: il via domani, la fine venerdì. L’Abruzzo torna ad avere una corsa importante, oltre al Trofeo Matteotti, e questo accade perché l’investimento nel ciclismo è stato importante. La regione ha ospitato la cronometro di apertura del Giro d’Italia 2023 e prima ancora ha lavorato ad una rete ciclabile proprio sulla Costa dei Trabocchi

Il ciclismo cresce

Uno che il Giro d’Abruzzo lo ha respirato e vissuto, e che in questa terra ha legato il suo amore per il ciclismo, è Stefano Giuliani. Quando gli abbiamo chiesto di parlare della sua regione, la voce si è accesa e le parole sono uscite come un fiume in piena. 

«Sono felice perché sono il mio sport e la mia regione – dice – da qualche tempo siamo diventati il centro del ciclismo italiano. Prima la partenza del Giro, nel 2029 avremo gli europei su strada. Si è spostato il baricentro da nord a sud. Per fare un bel ciclismo ci vogliono tanta passione e grinta, che a noi non mancano, ma anche tanti soldi. Fortunatamente abbiamo dei politici che credono nel ciclismo e ci investono molto. Alla fine il nostro è uno sport che fa scoprire il territorio, basta guardare nelle località sciistiche: c’è più gente che va in bici rispetto a quella che scia. E’ il momento giusto per investire sulla bici».

Si attraverseranno paesini tipici abruzzesi, come Rocca San Giovanni (foto: Camillo Masciarelli)
Si attraverseranno paesini tipici abruzzesi, come Rocca San Giovanni (foto: Camillo Masciarelli)
Come hai preso la notizia del ritorno della corsa?

E’ stata una bellissima sorpresa, ma pensate che ansia da prestazione che mi ha messo addosso. Io che sono anche diesse (del team continental Vini Monzon-Savini Due-OMZ, ndr) arriverò alla prima tappa con un fremito addosso. Mi spiace un po’ perché avrei voluto una squadra con cui provare a vincere, ma ho tanti ragazzi giovani che in questo mondo devono imparare tanto.

Ci saranno i top team.

Per essere competitivo ora bisogna avere una grande motivazione, ma non basta, servono una struttura solida e un programma delineato di lavoro. Anche al Trofeo Matteotti, che aiuto a organizzare, ora vengono a correre i campioni. Fa piacere, perché è un bel messaggio, ma per le squadre piccole diventa tutto difficile. 

Cosa ci racconti del percorso?

Le prime due tappe sembrano essere abbordabili, si dovrà stare attenti alle fughe, ma con il controllo che c’è ora in gruppo la volata dovrebbe essere scontata. L’arrivo di Pescara è veloce, prima ci sono dei sali e scendi nella zona di Ortona, ma non credo possano fare male ai velocisti moderni. 

La prima tappa inizia da Vasto…

Si partirà da lì, e si vedranno gli stessi territori che ha attraversato il Giro d’Italia lo scorso anno. La corsa rosa ha aiutato a far scoprire dei bellissimi paesaggi e sono sicuro che tanta gente verrà a vederli. Per arrivare a Pescara, città dello sport a 360 gradi, si passerà da una zona ricca di vigneti, dove nascono tante cantine, come la Vini Fantini Farnese. 

La seconda frazione sembra più mossa.

Si parte da Alanno, dove da bambino andavo in bici, si attraverseranno tante zone di collina, con salite anche medio lunghe. Ma anche in questo caso i velocisti moderni possono reggere tranquillamente la fatica a mio modo di vedere. La parte impegnativa, che da altimetria non si vede, è quella di Celano, che è un continuo sali e scendi. C’è un castello molto bello e lì vicino ci sono le gole che prendono il nome dal paese. 

Dalla terza tappa Iniziano le montagne?

RCS sembra aver tenuto il format del Giro di Sicilia: due tappe veloci, una terza più dura e l’ultima di vera montagna. Si sono invertite un po’ le cose perché nella terza frazione del Giro d’Abruzzo si arriva a Prati di Tivo. Salita famosissima e altrettanto rinomata località sciistica. Si parte da Pratola Peligna, vicino a Sulmona, zona conosciuta per i confetti. Si procede verso Rocca di Mezzo, città famosa grazie al Giro. 

Ultimo giorno, con arrivo a L’Aquila…

Con partenza da Montorio al Vomano, i corridori passeranno dal Parco Nazionale del Gran Sasso, diretti verso L’Aquila. L’arrivo immagino sarà lungo lo strappo che porta in città. Se si pensa a L’Aquila ancora si ritorna al Giro, con la famosa tappa di pioggia e freddo. 

Nel 2010 il Giro torna a L’Aquila, terra ancora ferita dal terremoto, anche oggi le cose non sono cambiate
Nel 2010 il Giro torna a L’Aquila, terra ancora ferita dal terremoto, anche oggi le cose non sono cambiate
Ci sono zone dove si possono giocare dei trabocchetti?

Nella seconda tappa, quando si attraverserà Fucino, in quell’area c’è sempre vento, ma è difficile determinare da che parte tira. Anche se, con gli strumenti moderni, ti alzi al mattino e sai tutto. Riesci a sapere se il vento cambia anche quando sei in corsa. 

Intanto l’appuntamento è per il 9 aprile…

Vi aspetto, teniamo da parte qualche arrosticino anche per voi.

Giuliani non si arrende. Un altro anno per il team rumeno

11.01.2024
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Stefano Giuliani non è cambiato di una virgola rispetto al corridore che negli anni Ottanta vinse due tappe al Giro d’Italia e che dal 1996 è quasi sempre rimasto alla guida di varie squadre del panorama italiano e non solo. Il “quasi” si riferisce alla parentesi dal 2004 al 2011, quando ormai saturo di questo mondo, fece un passo indietro, ma poi la passione tornò a galla. Appena compiuti 66 anni, il dirigente abruzzese è alle prese con la costruzione della nuova stagione del team Sofer-Savini Due-Omz, formazione continental, diretta discendente della Giotti Vittoria, che ha trovato casa in Romania.

Non è più solo questione di licenza: la squadra ha ora una forte impronta rumena, tanto è vero che per metà sarà composta da corridori di quel Paese, poi due giapponesi, un marocchino, un ungherese e il riconfermato in extremis Marco Oliva, unica presenza italiana nel team, trentenne che aiuterà anche a dare un po’ di esperienza nel team facendo da collante tra corridori e tecnici. Se a prima vista questa scelta può stupire, parlando con Giuliani si comprende che è figlia di una situazione più complessa.

Stefano Giuliani ha lanciato il team nel 2018, cambiando sponsor e licenza. Ora rilancia la sfida
Stefano Giuliani ha lanciato il team nel 2018, cambiando sponsor e licenza. Ora rilancia la sfida

«Dico la verità – racconta – io avrei voluto mollare perché in questo ciclismo sono troppe le difficoltà da affrontare, è un mondo dove per rimanere a galla servono troppi soldi. Poi un po’ la passione, un po’ il desiderio di dare comunque ai ragazzi la possibilità di correre, di mettersi in mostra e trovare la strada per emergere, come hanno fatto in decine dai miei team nel corso degli anni, mi hanno spinto a continuare. Per questo ammetto che siamo un po’ in ritardo rispetto agli altri club, anche se tutte le formalità burocratiche sono state espletate».

E’ chiaro però che la squadra di oggi è ben diversa da quella degli anni scorsi…

Lo so bene, ma la scelta di affiliare la squadra in Romania non era stata presa per questioni fiscali. La nostra è sempre stata una squadra piccola, ma con impronta internazionale. Il nostro cammino dal 2018 ci stava portando a diventare una professional, poi la pandemia ha fermato tutto e il ciclismo da allora è diventato un’altra cosa. Per realtà come la nostra è difficile continuare, trovare chi sostiene l’attività è complicato. Soprattutto perché tutte le aziende chiedono la grande vetrina del Giro d’Italia e quindi le porte sono chiuse.

Il gruppo della Sofer-Savini Due-Omz, che quest’anno conterà una decina di elementi
Il gruppo della Sofer-Savini Due-Omz, che quest’anno conterà una decina di elementi
Come sei arrivato in Romania?

Ho avuto la fortuna di conoscere un imprenditore come Savini, abruzzese come me, che ha il suo mercato in Romania e in tutti i Balcani, dov’è un riferimento nel campo dell’arredamento di bagni. Figurarsi che non aveva neanche tanta passione per il ciclismo, alla fine gliel’abbiamo instillata noi. E la sua carica, la sua brillantezza nel campo industriale ha coinvolto anche noi, spingendoci a insistere.

Analizzando la scorsa stagione, hai affermato che il 2023 è stato avaro di soddisfazioni. A cosa è stato dovuto?

Quando corri gare di calendario di alto livello come facciamo noi, in giro per l’Europa, ti trovi contro vere corazzate che hanno mezzi a disposizione molto superiori ai nostri. Noi però consentiamo ai ragazzi di crescere e imparare affrontando competizioni di livello adeguato e infatti qualche risultato è arrivato. Con noi abbiamo avuto Nikiforos Arvanitou, corridore greco laureatosi campione nazionale con i nostri colori e capace di altri buoni risultati anche al Giro di Sicilia. Ma proprio perché è cresciuto non potevamo tenerlo.

Il giovane greco Arvanitou si è messo in evidenza. Nel 2024 correrà per la Novaspor Speedbike (foto DirectVelo)
Il giovane greco Arvanitou si è messo in evidenza. Nel 2024 correrà per la Novaspor Speedbike (foto DirectVelo)
La vostra diventa quindi una squadra di lancio per giovani…

Non potremmo fare altro. Non c’è un reale progetto di base perché ogni anno dobbiamo fare i conti con budget estremamente risicati, muoverci contando il centesimo. Per avere più libertà di movimento non basta che io trovi lo sponsor danaroso che in Italia neanche c’è, servirebbe proprio una nuova impostazione che tenga conto delle esigenze di formazioni come la nostra, dia un supporto a chi è la base del movimento, riempie gli ordini di partenza rimettendoci di tasca propria. Perché ad esempio non dare privilegi di defiscalizzazione a chi investe nel ciclismo, nelle categorie giovanili? Si farebbe il bene del movimento e le aziende sarebbero maggiormente invogliate a intervenire.

Secondo te perché non avviene?

Sarebbe facile dire che è un problema politico, la realtà è che dovremmo noi, intesi come società continental e di under 23, a muoverci di comune accordo invece di farci continuamente la guerra. Questo sistema mi piace molto meno di com’era prima che ero più giovane, ma il mio carattere mi porta a ributtarmi nella mischia e mettercela tutta, pensando ai ragazzi.

Oliva insieme al suo tecnico Alberati. Nel 2024 sarà l’unico italiano del team, almeno per ora… (foto Instagram)
Oliva insieme al suo tecnico Alberati. Nel 2024 sarà l’unico italiano del team, almeno per ora… (foto Instagram)
Quando iniziate?

A fine febbraio faremo un ritiro per poi iniziare le gare a marzo. Per ora abbiamo 10 elementi, ma conto di inserirne almeno un altro paio, magari anche italiani, per poi iniziare la stagione e so che, grazie anche allo staff tecnico a nostra disposizione, sapremo farci valere.

Grosu riparte dalla Polonia tra sfortune e brutte storie

22.01.2023
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Nella tempesta che ha travolto e ha fatto chiudere la Drone Hopper di Gianni Savio, si è ritrovato anche Eduard Grosu. Il corridore rumeno, che ha corso in Italia per molti anni, ha perso tutto ad un tratto le certezze delle quali era circondato. La sua storia degli ultimi due anni è una spirale che lo ha portato sempre più giù, ma lui corridore dall’animo tenace, non si è fatto abbattere ed è ripartito. Con la speranza di rovesciare, a colpi di pedale ben assestati, questo trend negativo

Eduard si era ritrovato senza squadra anche nel 2021 con la chiusura della Delko
Eduard si era ritrovato senza squadra anche nel 2021 con la chiusura della Delko

Le speranze truffate

A sentire Grosu raccontare degli ultimi mesi si fa fatica a credergli, la cosa triste è che ciò che stiamo per scrivere è davvero accaduto…

«Sto bene – racconta da casa sua in Romania – per il 2023 sono riuscito a trovare la squadra, alla fine. Si tratta della Mazowsze Serce Polski, una continental polacca. Ho dovuto aspettare l’anno nuovo perché durante gli ultimi mesi del 2022 avevo firmato un contratto con una continental irlandese, la EvoPro Racing. Avevo firmato con loro perché doveva entrare un grande sponsor rumeno e la squadra avrebbe preso l’affiliazione nel mio Paese. Ero stato coinvolto in tutte le trattative e si era già arrivati a fasi estremamente avanzate. Il manager della EvoPro, Morgan Fox, era venuto in Romania ed aveva già il contratto per la fornitura delle bici.

«Ad un certo punto – continua a raccontare Grosu – quando l’UCI ha chiesto le garanzie allo sponsor rumeno, questo è sparito e non ha più risposto a mail o telefonate. La cosa peggiore è che, siccome si passava ad un’affiliazione rumena, io avevo contattato dei ragazzi del mio Paese per farli venire a correre in questa nuova squadra. Una volta che lo sponsor è sparito siamo rimasti tutti a piedi, dai ragazzi rumeni fino alla EvoPro, che ha dovuto chiudere il team».

Nel 2022 è ripartito con la Drone Hopper, una prima parte di stagione sfortunata ed un finale in crescendo
Nel 2022 è ripartito con la Drone Hopper, una prima parte di stagione sfortunata ed un finale in crescendo

Di nuovo a piedi

Nel 2022 aveva chiuso la Drone Hopper e con lo sfortunato episodio della EvoPro le cose si erano fatte nere per Grosu. La Mazowsze Serce Polski ha rimesso un po’ le cose in ordine e per il 2023 si prova a ricostruire qualcosa, con la speranza di far girare la fortuna dalla parte giusta. 

«La Drone Hopper – spiega il velocista rumeno – doveva rimanere aperta, almeno per quanto mi avevano detto i miei procuratori, i Carera, dopo il Giro di Romania (era ancora la prima metà di settembre, ndr). Nel frattempo ero entrato in contatto con un po’ di professional straniere ma con la situazione che si è venuta a creata con la EvoPro quelle piste si sono poi raffreddate. Il calendario che mi offre la Mazowsze Serce Polski è buono: faremo il Giro di Ungheria e quello di Danimarca più qualche corsa in Belgio e Francia.

«La cosa importante è avere le occasioni, penso che se saprò sfruttarle riuscirò a tornare in una professional. Non sono uno che si dà per vinto, non mi faccio abbattere, prendo le cose come vengono e cerco di trarne sempre il massimo. Se le offerte arriveranno, bene, altrimenti vorrà dire che non ho mercato e farò altro».

Con Savio si è cercato in ogni modo di salvare la squadra ma non ci si è riusciti
Con Savio si è cercato in ogni modo di salvare la squadra ma non ci si è riusciti

La situazione Drone Hopper

Vi avevamo raccontato degli umori dei corridori italiani della Drone Hopper qualche mese fa. Anche per Grosu il periodo non è stato semplice ma il suo per cercare di salvare la situazione lo ha fatto

«I miei ex compagni li sento ancora – dice – sono rimasto in buoni contatti con loro. Nel momento più difficile ho provato anche io in prima persona a muovermi per salvare la situazione, cercando qualche sponsor. Conosco molto bene il Ministro dello Sport rumeno: Edward Novak, ex atleta paralimpico, ma non siamo riusciti a trovare una soluzione. Sono rimasto comunque in contatto con Gianni Savio, è un uomo davvero buono, con il quale mi sono trovato molto bene e gli auguro il meglio».

Grosu con Giuliani in ammiraglia ai tempi della Vini Fantini, fu lui a portare il velocista rumeno in Italia
Grosu con Giuliani in ammiraglia ai tempi della Vini Fantini, fu lui a portare il velocista rumeno in Italia

Il deja vu con Giuliani

Ripartendo da una continental Grosu ritrova una situazione che gli pare simile al passato, come un deja vu. L’ultima volta che il velocista ha corso in una continental era il 2014 e si trovava alla Vini Fantini Nippo. Il suo diesse era Stefano Giuliani. Viste le parole di Dalla Valle a proposito del rapporto con quest’ultimo chiediamo a Grosu che ricordi ha lui, invece. E cerchiamo di capire come faccia Stefano a creare quell’armonia che aiuta i suoi corridori a ritrovare slancio. 

«La prima volta che ci siamo incontrati – racconta fermandosi un attimo per ricordare meglio – era il 2013. Eravamo al Giro di Romania, nel mese di luglio, e gli avevo chiesto se nella sua squadra ci fosse un posto libero perché volevo passare. Dopo un po’ di tempo, sarà stato dicembre, mi chiama per dirmi che avrebbe fatto la continental ed io sarei stato parte del team. Giuliani è una grande persona, dal cuore enorme che mi è stata sempre vicina. Per due anni ho vissuto a casa sua, ti donerebbe l’anima se potesse. E’ sempre riuscito a tirare fuori il meglio dai suoi corridori, per non fargli mancare nulla fa i salti mortali, penso sia questo il suo segreto, ti fa vedere lui in prima persona quanto ci tiene».

La Romania è cresciuta molto a livello ciclistico negli ultimi anni (foto Sibiu Tour, Tiberiu Hila)
La Romania è cresciuta molto a livello ciclistico negli ultimi anni (foto Sibiu Tour, Tiberiu Hila)

Il ciclismo in Romania

Grosu parla volentieri e risponde gentilmente alle domande, e così si finisce anche a parlare del ciclismo in Romania. Terra nella quale è nato e dove, come ci racconta lui, è tornato a vivere dal 2019. 

«Sono tornato a vivere qui da quando ho smesso di correre alla Nippo Vini Fantini (dice, ndr). A Zarnesti, a tre chilometri dal Castello di Dracula, mi piace stare qui e ci sto molto bene. Il ciclismo in Romania è in grande ascesa, se penso a cinque anni fa ricordo che avevamo solamente il Sibiu Tour. Ora i giorni di corsa UCI sul nostro territorio sono 17: tra Sibiu Tour, Tour Szeklerland, Giro di Romania e qualche gara di un giorno. Il merito è anche di Vlad Dascalu che corre in Mtb nel team Trek e nel 2019 è stato campione del mondo under 23. Quando un atleta raggiunge un traguardo del genere crea interesse nella disciplina, qualunque essa sia».

Dalla Valle tra i pro’: merito di Giuliani e della Giotti Victoria

16.01.2023
5 min
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Il 2023 vede un bel rientro nel gruppo dei professionisti, si tratta di Nicolas Dalla Valle. Nella stagione scorsa il veneto aveva fatto quel passo indietro, ritornando tra le continental. Il 2021 era finito con la mancata riconferma alla Bardiani. La squadra da cui ripartire, invece, aveva il nome di Giotti Victoria. Quando succede una cosa del genere, è difficile reagire e riallacciare il filo che si era interrotto. Ma Dalla Valle, dopo appena una stagione, torna in una squadra professional: la Corratec.

Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato professionista con la Bardiani nel 2020, per lui un biennio sfortunato
Dalla Valle Bardiani 2021
Dalla Valle, qui con Roberto Reverberi, era passato con la Bardiani nel 2020
Immaginiamo tu sia contento di essere tornato tra i professionisti…

Sì, e lo sono ancor di più perché correrò in una squadra che ambisce ad un determinato calendario. Me ne sono accorto la scorsa stagione di quanto sia fondamentale fare delle corse di buon livello per continuare a crescere. 

Come è iniziato questo 2023?

Bene, il tempo è clemente e pedalare diventa meno faticoso. Ripartirò a correre il 30 gennaio al Saudi Tour, quindi manca ancora poco e si ricomincia.

Alla Giotti hai avuto come diesse Stefano Giuliani, come ti sei trovato con lui?

In realtà lo conosco da sempre, sia per nome che per fama. E’ stato anche diesse di mio padre Gabriele alla Mobilvetta tra il 1998 ed il 1999. Giuliani è una figura molto carismatica e con tanta voglia di fare, quando ci siamo parlati mi ha dato subito fiducia e mi ha promesso anche un buon calendario. E così è stato, per una continental non è mai semplice ma Stefano ha avuto il merito di mantenere la promessa fatta. Nel 2022 ho fatto 55 giorni di corsa. 

Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Dalla Valle Romania 2022
Dalla Valle ha avuto tanta costanza nel 2022: quattordici top ten per lui ed una grande crescita (foto Instagram)
Come trasmette il proprio carisma alla squadra?

Lui è una persona molto seria e professionale, il suo lavoro lo fa sempre al massimo. Punta ad essere una figura di riferimento per tutti i suoi ragazzi. Una cosa che mi ha sempre colpito è che nelle sue squadre siano passati tanti corridori come me in cerca di riscatto e che molti sono riusciti a ricostruirsi. Sapete, quando ce la fa uno o due magari non ci si fa molto caso, ma quando iniziano ad essere di più vuol dire che del merito c’è.

In che modo secondo te riesce a “ricostruire” i corridori?

Giuliani è molto esigente, pretende sempre il massimo impegno, però non è mai esagerato, è in grado anche di premiare i ragazzi trovando sempre il momento giusto. Vi faccio un esempio: al Sibiu Tour, dopo la prima tappa, lunga 210 chilometri e corsa sotto la pioggia, dove ero arrivato secondo, al posto della pasta, a cena, ci ha fatto trovare una pizza. E’ un modo per premiare gli sforzi che fa bene al morale di un corridore.

Nel biennio alla Bardiani non hai avuto così tanta continuità.

Sono state due stagioni sfortunate (il 2020 ed il 2021, ndr), nelle quali non ho trovato la possibilità di mettermi in mostra. La prima annata con i Reverberi ho messo insieme 29 giorni di corsa, la seconda 32. La continuità aiuta a crescere e migliorare corsa dopo corsa.

Come si affronta il ritorno nella categoria continental?

Lo si vive sempre come una sconfitta, Giuliani in questo è stato bravo insegnandomi che non lo è affatto. La prima cosa da fare è ricostruirsi, analizzarsi ed accettare i propri sbagli. Si tira una bella linea sul passato e si inizia da zero. 

Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
Tour of Szeklerland 2022, Nicolas Dalla Valle vincitore di due tappe e della classifica a punti
A 24 anni, una volta tornato in una continental c’è il pensiero che possa essere l’ultima spiaggia?

Certo, questo pensiero deve esserci perché la realtà va affrontata. Ma non bisogna farsi abbattere, bensì trarne motivazione e spinta. La prima vittoria mi ha dato una grande mano per ritrovare la fiducia, anche se devo essere sincero: sentivo che qualcosa si stesse sbloccando anche prima. 

Come è arrivata la possibilità Corratec?

Il mercato del ciclismo è sempre difficile e c’erano tanti fattori da considerare: l’età ed il fatto che ci sia una crisi tra le squadre e molte chiudono. A 25 anni sei considerato vecchio e questo non aiuta, però i buoni risultati ottenuti (quattordici top 10, due vittorie, tre secondi posti e due terzi posti, ndr) mi hanno permesso di guadagnarmi il mio spazio. Giuliani mi ha dato una mano anche in questo visto che grazie a lui, nel mese di settembre, sono riuscito ad entrare in contatto con Fondriest ed Alberati.

Da quanto abbiamo capito il calendario ed i risultati sono stati i fattori che ti hanno permesso di emergere.

Sì, è innegabile. Correre il Tour of Hellas, il Giro di Ungheria e tutte le corse a tappe in Romania, più quelle italiane mi ha dato un qualcosa in più. La fiducia di cui parlavamo anche prima passa dal fare corse di alto livello.

Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Per Dalla Valle 55 giorni di corsa con la Giotti Victoria e con molte gare internazionali (foto Instagram)
Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo definire quelle gare come di “alto livello”.

La realtà è che lo sono, nel tempo sono sempre migliorate. Al Giro di Ungheria c’erano velocisti di primo livello: Kooij, Viviani, Groenewegen, Jakobsen… Al Sibiu Tour erano presenti ben sei squadre WorldTour, mentre in Grecia le WorldTour erano due ma c’erano tante professional: come la Drone-Hopper, la Bingoal, Caja Rural e Novo Nordisk.

Ritornare tra le professional lo consideri un arrivo?

No. E’ una possibilità che la Corratec mi sta dando, un’altra ripartenza, diversa da quella che ho fatto l’anno scorso con la Giotti, ma sempre di una ripartenza si tratta. 

E’ stata più difficile la ripartenza dell’anno scorso o lo sarà più quella di quest’anno?

Sono due cose molto diverse. Da un lato c’era la sconfitta per non essere riuscito a rimanere tra i professionisti. Questa la considero una ripartenza vittoriosa, l’obiettivo era quello di tornare nel ciclismo dei grandi e ci sono riuscito, ora devo dimostrare di poterci rimanere. 

Guarda chi c’è! Stacchiotti di nuovo alla corte di Giuliani

22.08.2022
5 min
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Era un po’ che non sentivamo Riccardo Stacchiotti. Il bravo corridore marchigiano, complice lo stop della Vini Zabù era improvvisamente rimasto senza squadra. La ricerca, vana, poi eccolo di nuovo in pista vicino a Stefano Giuliani, il diesse che lo aveva diretto per tanti anni ai tempi della Nippo e poi nel 2018 e 2019 nella Giotti Victoria Palomar.

Riccardo aveva la divisa, ma non quella del corridore. Il saggio tecnico abruzzese lo ha inserito nello staff della Giotti Victoria Savini Due, la continental che dirige con passione. Con che ruolo? Scopriamolo insieme…

“Stacchio” con i ragazzi prima della corsa: consigli e qualche risata per ammorbidire la tensione
“Stacchio” con i ragazzi prima della corsa: consigli e qualche risata per ammorbidire la tensione
Riccardo, un piacere rivederti nella mischia! 

Con Stefano Giuliani ho un bellissimo rapporto, ci conosciamo da anni, sin da quando correvo con lui e c’è grande stima reciproca. Quando ha visto che ormai ero fuori dai giochi ha deciso di ributtarmi dentro. Io c’ero rimasto male.

Come è andata questa avventura con la Giotti?

Mi ha proposto di andare con loro in Romania per il Tour of Szeklerland, una piccola corsa a tappe. E ci sono andato senza avere un ruolo preciso. Non sono un direttore sportivo, non sono un massaggiatore, non guido il bus… ma mi ha detto: «Vieni, dai una mano ai ragazzi». E devo dire che mi sono trovato benissimo.

Che significa “dare una mano”?

Ho fatto il meccanico, aiutavo nei preparativi e sono stato vicino a Valerio Tebaldi, il direttore sportivo. Con lui ho studiato le tattiche. Alla fine io ho corso fino ad un anno fa. Ho vissuto il ciclismo moderno e qualche dritta giusta gliel’ho data!

La Giotti Victoria ha disputato un’ottima gara allo Szeklerland. Per Dalla Valle due successi di tappa
La Giotti Victoria ha disputato un’ottima gara allo Szeklerland. Per Dalla Valle due tappe
Beh, direi di sì: visto che avete vinto! E ben due tappe con Dalla Valle…

Due tappe, tre secondi posti, secondi nella generale e ci siamo portati a casa la maglia della classifica a punti e se non fosse stato per un piccolo inconveniente nella tappa “di salita” avremmo vinto anche la generale.

Che ambiente c’è in squadra?

Giuliani sta portando avanti questo progetto tra mille difficoltà, ci mette l’anima. Nonostante tutto sapevo che mi sarei trovato bene, che non mi sarebbe mancato nulla, così come nulla fa mancare ai corridori. Sappiamo come prenderci l’uno con l’altro e con i corridori.

Questa avventura che sbocchi potrà avere?

Vediamo. Per il momento Stefano mi ha chiesto di tornare con loro nella prossima gara: il Turul Romaniei, sempre in Romania a settembre. Ci andrò e avrò sempre lo stesso ruolo. Io ho la tessera da direttore sportivo di primo livello, ma in autunno prenderò il secondo e poi il terzo e così, magari, potrò fare il direttore sportivo a tutti gli effetti, cosa che mi piacerebbe. Nel frattempo porto avanti questa esperienza che mi dà soddisfazione. I ragazzi stessi sanno che sono stato corridore fino alla scorso anno e quindi riesco ad impersonificare le loro esigenze, so ciò di cui hanno bisogno.

Facci un esempio…

Per esempio, dopo l’arrivo so cosa vorrebbero. Magari questo integratore piuttosto che un altro. Ho fatto in modo di soddisfarli e loro mi hanno ringraziato.

Parlate la stessa lingua insomma… Quando una tua dritta si è rivelata esatta?

Partiamo dal presupposto che comunque si trattava di una corsa facile: su cinque tappe c’erano quattro volate, almeno su carta. In queste situazioni gli abbuoni diventano importanti. La seconda tappa però è uscita un po’ più impegnativa del previsto e davanti anziché Dalla Valle che era leader, in quanto aveva vinto la prima frazione, c’era Dima. A quel punto visto il finale piatto ma nervoso e sapendo le sue caratteristiche ho suggerito di provarci ai meno tre chilometri.

E come è andata?

Ha fatto secondo e oltre all’abbuono ha guadagnato 5” che è poco, ma in una corsa facile come quella lo hanno proiettato nelle prime posizioni. Poi purtroppo nel giorno dell’arrivo in salita ci è sfuggito un corridore altrimenti avremmo vinto la generale grazie a quell’azione. Certo, so bene che si trattava di una corsa piccola, già al Romaniei il livello sarà diverso: ci saranno molte professional e anche un paio di WorldTour.

L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stata la Veneto Classic lo scorso ottobre
L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stata la Veneto Classic lo scorso ottobre
Riccardo, parli con passione, hai corso fino a poco tempo fa, purtroppo non hai smesso per una tua decisione e hai solo 30 anni: ci pensi mai?

Il pallino resta, come chiunque abbia corso. E soprattutto, per come ho dovuto smettere, la voglia di correre rimane. I primi due o tre mesi sono stati molto duri, poi piano piano ci si abitua. Quando ero in Romania e vedevo gli arrivi o uno dei nostri ragazzi che vinceva quella volata era come se la facessi io. In tante occasioni pensi e ripensi a quel che poteva essere.

Se dovessi avere l’occasione rientreresti?

Nel ciclismo di oggi se perdi un anno non è così facile riprendere. Io comunque continuo ad allenarmi o meglio a pedalare. Con il fatto che seguo una squadra di allievi a Recanati e una ragazza più grande, alla fine esco cinque volte a settimana. Nulla di che, faccio un paio d’ore…

Però sei magro da quel che vediamo dai social…

Quello sì! E infatti più di qualcuno mi dice: Riccardo sei più magro adesso che quando correvi!

Si sblocca Dalla Valle: doppietta e fiducia ritrovata

15.08.2022
4 min
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«Se incontrassi il Dalla Valle che correva alla Bardiani – dice sorridendo – gli direi di non mollare e di insistere. Che si può arrivare dove si vuole».

Nicolas Dalla Valle, 24 anni da Cittadella, vincitore di due tappe al Tour of Szeklerland. La prima e l’ultima. Lo Szeklerland è una regione nel cuore della Romania e i suoi abitanti, gli Szekler, hanno origini ungheresi, al punto che si è spesso dibattuto sulla loro origine. Alcuni riscontri storici e leggende popolari dicono che siano discendenti diretti di Attila. Si dice che il principe Csaba fosse figlio di Attila, re degli Unni.

Dopo la vittoria nella prima tappa, per Dalla Valle è arrivata anche la maglia di leader
Dopo la vittoria nella prima tappa, per Dalla Valle è arrivata anche la maglia di leader

Voglia di riscatto

Ci eravamo lasciati con l’intervista di metà luglio, quando dopo il Sibiu Tour, assieme alla condizione erano venuti il morale e la sensazione che la vittoria fosse in arrivo. Mancava da anni, da quando, lasciata la Colpack e fatto uno stage con la UAE Emirates, Nicolas si era accasato al Tyrol KTM Cycling Team. Era stato un anno positivo, al punto che per il 2020 aveva firmato il contratto con la Bardiani, senza sapere del Covid in arrivo e di andare incontro a due anni di poche corse e magre soddisfazioni.

«Vincere due tappe non è da tutti i giorni – racconta – già a Sibiu era andata bene. Sapevo che si trattava di restare concentrati e di lavorare bene. Vincere dà qualcosa in più, sono stimoli importanti. La condizione sale. Vengo da due anni in cui non sono riuscito a dimostrare chi sono. Ora vedo la possibilità di riscatto. Sono nella squadra giusta, un ambiente familiare in cui si può parlare di tutto».

Nel 2019 correva ancora con il Tyrol Cycling Team e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale
Nel 2019 correva ancora con il Tyrol Cycling Team e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale
La Giotti Victoria-Savini è una squadra che punta al rilancio dei suoi corridori, qual è la tua speranza oggi?

Quella di salire un altro gradino. Non ho un procuratore, ma Stefano (Giuliani, ndr) mi sta dando una mano a trovare una squadra più grande. I risultati sono arrivati.

Raccontaci qualcosa in più della corsa…

Ho trovato percorsi quasi tutti alla mia portata, a parte il quarto giorno che c’era l’arrivo in salita. La prima tappa l’ho vinta in volata. Il secondo giorno sono rimasto tagliato fuori per un problema meccanico. Ma l’ultimo giorno, visto che avevo più fiducia, anziché aspettare la volata sono partito all’inizio dell’ultimo giro. Il gruppo non mi ha lasciato spazio, ma ho vinto lo stesso.

La tua squadra ha matrice rumena, come sono state accolte le vittorie?

E’ stata una bella vetrina, gli sponsor sono di lì, quindi la vittoria in casa vale doppio.

Per la GIotti Victoria-Savini, squadra rumena, due vittoria in casa valgono doppio
Per la GIotti Victoria-Savini, squadra rumena, due vittoria in casa valgono doppio
Quali differenze ci sono fra Dalla Valle di oggi e quello degli ultimi due anni?

Sicuramente anno dopo anno c’è stata una crescita. Vengo da due anni in cui ho corso poco (63 giorni fra 2020 e 2021, 44 finora nel 2022, ndr) ed è difficile essere competitivi al massimo senza gareggiare. Sicuramente queste corse sono la base da cui ripartire. I vantaggi di un anno ben fatto li trovi soprattutto nella stagione successiva.

A luglio dicesti che il grande obiettivo saranno le classiche in Veneto di fine stagione, confermi?

Sicuramente sì. Infatti entro un paio di giorni salirò a Livigno per fare 12-13 giorni di preparazione ben fatti. Voglio lavorare bene per il finale di stagione.

Come avete festeggiato dopo la seconda vittoria?

In modo sobrio, anche perché nel pomeriggio ha cominciato a piovere. Però una pizza ce la siamo concessa.

Prima tappa a Debrecen, Dalla Valle batte Daniel Skerl, del CT Friuli
Prima tappa a Debrecen, Dalla Valle batte Daniel Skerl, del CT Friuli

Rimettersi in gioco

La chiosa spetta a Stefano Giuliani, comandante di lungo corso, capace di leggere in fondo agli occhi dei suoi corridori e tirare fuori quello che altrove è passato inosservato.

«Nicolas è un ragazzo in possesso di ottime qualità tecniche – spiega – bisogna avere la costanza per arrivare al massimo risultato. La speranza è che qualche squadra professional possa notare le sue performance. La nostra filosofia è quella di far salire nelle categorie superiori chi merita e nel nostro piccolo queste vittorie danno morale non solo all’atleta ma alla squadra e allo staff. Abbiamo la costanza di non mollare e questo ci fa ben sperare per il finale di stagione. L’appetito vien mangiando!».

Dalla Valle e Monaco: alla Giotti Victoria per ritrovarsi

14.01.2022
4 min
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«Io sono un Bastian contrario nel ciclismo, ho le mie idee e nessuno me le toglie». A parlare è Stefano Giuliani, diesse e non solo della Giotti Victoria. Il suo è un team continental “atipico”, così lo definisce. La personalità non gli manca, chi lo conosce bene lo sa.

«Ho un mio modo di vedere e di intendere il ciclismo, non piace a tutti, ma a me sì. Anche con i corridori ho un rapporto diverso. Sulla bici non ci sono alibi o scusanti, anche io sono stato corridore, è una categoria che tende a nascondersi dietro a tante scuse…»

Il Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia del 2020 (foto Scanferla)
Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia 2020 (foto Scanferla)
Partiamo dal principio, come mai vi ritenete un team atipico?

Puntiamo su un calendario di corse internazionali legate alla categoria elite. Non disputiamo gare under 23, è una cosa che non ci interessa.

Come mai?

Io arrivo da tanti anni di esperienza nel professionismo, sono sempre stato abituato a lavorare in un certo ambiente, non riuscirei a rendere allo stesso modo. Mi piace lavorare con i corridori che hanno qualcosa da dimostrare, che vogliono rilanciarsi, con gente che ha fame.

E’ nata con questo intento la squadra?

Le situazioni che hanno contribuito alla nascita di questa squadra sono tante e delle più disparate. Volevo fare un team mio dove applicare i metodi che ritengo più giusti. Abbiamo sempre avuto corridori più grandi o maturi, ma con una caratteristica di base: la voglia di rivincita.

Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Come Dalla Valle e Monaco?

C’è da fare una premessa importante: noi non cerchiamo nessuno, sono i corridori a chiedermi di venire qui. Sono uno che parla apertamente e non si nasconde dietro false promesse per accaparrarsi il giovane di turno.

Come si allestisce la squadra?

Prima cosa conosco i corridori, ci parlo e faccio subito capire come si lavora qui. Io non obbligo nessuno a restare o a fare le cose, sono molto aperto, faccio correre i ragazzi come meglio credono. Devono essere loro a capire che l’unione fa la forza e che a volte è meglio aiutare un compagno che cercare un risultato. Siamo una squadra piccola che lotta con le grandi, bisogna remare tutti dalla stessa parte e chi non lo fa può scendere dalla barca, questo i miei corridori lo sanno.

Perché andare a lottare con i più grandi?

Come detto prima: a me piace recuperare i corridori che si sono “persi” o che vogliono dimostrare al mondo che valgono. Sono uno che ama le sfide, a volte mi fermo e penso ma chi me lo fa fare. La risposta è un po’ di sana follia e tanta, anzi, tantissima passione. Il ciclismo oggi è un po’ impazzito, non è possibile che a 23 anni un corridore smetta, e qui rispondo alla domanda di prima: perché Monaco e Dalla Valle.

Ritiene quindi che si stia esagerando nella ricerca dei talenti?

I corridori giovani quando vincono da junior o under 23 si sentono tutti dei fenomeni, poi ti scontri con la realtà e fa male. Da me i corridori non vengono trattati come campioni, ma come degli esseri umani… A volte sono rigido ma cerco di essere sempre un buon diesse, una figura paterna quando serve.

Quindi loro due, Monaco e Della Valle, li ritiene validi?

Sì, altrimenti non sarebbero qui. Dalla Valle ha fatto uno stage con una WorldTour (UAE Emirates, ndr) e poi due anni con una professional (Bardiani, ndr). Fa strano pensare non abbia trovato una squadra… Monaco, invece, ha corso poco nel 2020, poi ha preso il covid la scorsa stagione, ma alla Adriatica Ionica Race era andato forte e così dopo due giorni di colloquio qui a Pescara ho capito che avrebbe fatto al caso nostro.

Stefano Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo Vini Fantini, qui al Giro d’Italia 2015
Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo
Un calendario ampio ed internazionale come si costruisce?

E’ sempre più complicato, la cancellazione delle corse ha obbligato le squadre WorldTour a ripiegare su altre gare e per le professional o le continental c’è sempre meno spazio. Trovare gli sponsor è, anche questo, un lavoro difficile. Le aziende hanno altri problemi, poi le squadre WorldTour hanno alzato ancor di più l’asticella.

Più investimenti per loro vuol dire farne di più anche per gli altri per rimanere al passo.

E’ evidente, prima le squadre continental o professional se la cavavano con un budget più ristretto. La forbice si sta allargando, è come nel calcio, le prime 6-7 squadre hanno un budget e fanno un certo tipo di lavoro, le altre si arrangiano.

Tamponi ancora più salati se la squadra è piccola

16.11.2021
4 min
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Il Covid non molla ancora del tutto la sua presa, anzi… e in qualche modo non intralcia solo la vita dei normali cittadini, ma anche quella delle squadre. A cominciare dalla gestione delle trasferte, del personale e dei tamponi soprattutto.

E più la squadra è piccola e più tutto ciò incide, specie sui costi, non solo sulla logistica. Lo sa bene Stefano Giuliani direttore sportivo e team manager della Giotti Victoria- Savini Due, squadra continental composta da nove atleti e (mediamente) cinque persone dello staff. Mediamente perché il numero variava a seconda delle corse. Se si schieravano sei o sette atleti cambiava il numero di diesse e staff al seguito.

Stefano Giuliani, è manager e diesse della Giotti Victoria – Savini Due
Stefano Giuliani, è manager e diesse della Giotti Victoria – Savini Due

Tamponi salati…

Se per alcune WorldTour, che però hanno uno staff molto grande, si sono superati importi a sei cifre, per la Giotti la spesa, seppur inferiore, è anche più salata.

«In effetti – dice Giuliani – per noi è già una fatica andare avanti in situazioni normali, visto il budget ridotto, figuriamoci con i tamponi da fare. Questa è stata una spesa che ha inciso moltissimo. Parliamo di quasi 40.000 euro e oltre un migliaio di tamponi effettuati nel corso della stagione. Per molte gare di fatto servivano tre tamponi ad atleta: quello fatto 72 ore prima di arrivare alla gara o per il viaggio, quello a ridosso del via e quello per rientrare.

«E questo ha inciso ancora di più in considerazione del fatto, lo ammetto, che uno sponsor per esempio proprio a causa del Covid ad inizio stagione si è tirato indietro».

Mediamente un tampone rapido costa (adesso) 15 euro, un Pcr anche 70 euro. E spesso ai team era richiesto quest’ultimo
Mediamente un tampone rapido costa (adesso) 15 euro, un Pcr anche 70 euro. E spesso ai team era richiesto quest’ultimo

La macchina Covid

Il tecnico pescarese ha sempre cercato, riuscendoci, di far correre la sua squadra nelle gare più importanti possibili e alla portata del suo team. Pertanto si è trovato spesso a viaggiare per l’Europa: Turchia, Slovenia, Bulgaria, Ungheria, Portogallo… Ma anche in Italia, chiaramente.

«Una cosa stressante per esempio è che si faceva il tampone (il molecolare, ndr) e ci si metteva in viaggio verso la località dove gareggiare, non conoscendo le risposte chiaramente, ma avendo delle tempistiche da rispettare. Tu quindi affrontavi delle spese, programmavi tutto, poi magari quando eri arrivato ecco che ti chiamavano per dirti che c’era un positivo.

«E questo è quel che è successo al Trofeo Laigueglia – spiega Giuliani – Dall’Abruzzo alla Liguria. Siamo arrivati, abbiamo preso possesso dell’hotel, i ragazzi hanno fatto la sgambata, io avevo fatto la punzonatura e alle 18 mi è arrivata la telefonata: un corridore era risultato positivo.

«A quel punto abbiamo fatto una “macchina Covid” e siamo tornati a casa… alle tre di notte. Due ragazzi sono rimasti per due settimane a casa mia: uno al piano di sopra e uno al piano di sotto in attesa di tornare negativi. E anche al Giro di Ungheria abbiamo avuto il nostro bel da fare. In quel caso fu Gergely Szarka a prendere il virus».

Emil Dima ha vinto la terza frazione del Sibiu Tour
Emil Dima ha vinto la terza frazione del Sibiu Tour

Compartimenti stagni

Giuliani parla di un’organizzazione spesso ideata a “compartimenti stagni” tra personale e atleti. Niente ritiri, allenamenti separati… in questo modo se ci fosse stato un positivo non avrebbero fermato tutta la squadra.

«Noi abbiamo un laboratorio di riferimento, ma spesso i ragazzi facevano i tamponi per conto proprio a casa loro, anche per esigenze di tempistiche da rispettare in base a gare, aerei… Bisogna pensarle tutte, anche perché quando siamo stati fermi è stata una bella botta morale».

«Però tutto sommato – conclude Giuliani – siamo riusciti a portare a casa una buona stagione: quattro vittorie e potevano essere il doppio con qualche piccola attenzione in più. Quattro vittorie che per un team come il nostro non sono poche. Siamo sessantesimi nella classifica Uci, se penso che ci sono 19 WorldTour e più di 20 professional che hanno budget decine e decine di volte superiore al nostro… non è neanche male».