Lidl-Trek e ASO, i giubbini del ghiaccio sono customizzati

10.07.2024
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A Firenze, nel giorno in cui il Tour de France partiva dall’Italia, Stefano Devicenzi di Santini ha richiamato la nostra attenzione davanti al pullman della Lidl-Trek. Voleva mostrarci i giubbini del ghiaccio della squadra americana, realizzati con i colori del team. Qualcosa di nuovo, a ben vedere, dato che spesso i gilet coprono le maglie, togliendo visibilità agli sponsor. Un guizzo all’italiana, che era giusto sottolineare. Poco oltre, anche i corridori della Ineos Grenadiers sfoggiavano un capo simile, ma Andrea Scolastico, referente italiano di Gobik, ci ha spiegato come si sia trattato di un’iniziativa della squadra, che li ha fatti realizzare altrove.

Le grafiche dei team

I gilet del ghiaccio, chiamiamoli così, sono ormai nell’uso comune. Visto l’innalzamento delle temperature, in certi giorni verrebbe la voglia di indossarli anche solo per sedersi al computer. I corridori se ne servono in due occasioni: la mattina per andare alla firma e nel riscaldamento prima delle cronometro. Soprattutto nella prima fase, passano attraverso le schiere dei tifosi e poi salgono sul palco su cui vengono presentati. Quanto è brutto, conoscendo gli sforzi per sistemare al meglio i vari elementi grafici sulle maglie, che i corridori salgano là sopra infagottati dentro quei gilet?

A Firenze, ad esempio, gli atleti della Visma-Lease a Bike a un certo punto se ne sono accorti e hanno aperto la lampo, mostrando le maglie griffate per il Tour che partiva dall’Italia.

Non solo per sollievo

Perché indossare il gilet del ghiaccio? La spiegazione ce la fornì ottimamente il dottor Magni e fu subito chiaro che il sollievo prodotto non è limitato al senso di fresco, ma è strettamente connesso con la prestazione.

«La contrazione muscolare – ha spiegato – è un procedimento complesso e passa attraverso diversi sistemi. Tra questi quello forse più importante è quello enzimatico. Gli enzimi sono sostanze proteiche, in questo caso actina e miosina, che contribuiscono alle reazioni biochimiche le quali danno il meglio quando la temperatura esterna del corpo va da 36 a 37 gradi. Quando questi enzimi lavorano in un ambiente più caldo la contrazione muscolare avviene, ma con un’efficacia ridotta.

«Ed ecco perché lo scopo di un atleta è quello di restare il più fresco possibile. O di tenere la temperatura il più vicino possibile a quella normale. Quando si parla di crono, alcuni ragazzi preferiscono indossarlo già sul bus. Altri lo mettono qualche minuto dopo, anche a riscaldamento iniziato, per sentire lo shock termico che dà piacevoli sensazioni e che risveglia anche un po».

Per Lidl e per ASO

Il gilet del ghiaccio in realtà altro non è che una serie di tasche, più o meno grandi, che contengono dei panetti ghiacciati. Ne esistono vari modelli, che si differenziano prevalentemente per la durata. Quelli standard restano freddi fino a un’ora e mezza. Il funzionamento è semplice. I panetti, liquidi o ripieni di una polvere secca, vengono tenuti nel freezer e da qui si infilano nelle apposite tasche. Hanno temperatura prossima allo zero. E’ importante che venga raffreddata la zona del torace, davanti e dietro in modo da agire sul 40 per cento del corpo.

Il gilet realizzato da Santini per Lidl-Trek è confezionato in lycra e tessuti leggerissimi simil garza (sempre sintetici) per essere il più traspiranti possibile, al pari di tanti altri capi della collezione Lidl-Trek. E’ molto aderente, tanto che da lontano non si ha neppure la percezione dello strato aggiuntivo. I panetti sono liquidi e vanno refrigerati in freezer, prima di essere collocati intorno al torace. Sono forniti da Inuteq, che ha collaborato alla realizzazione del gilet. L’ultima annotazione riguarda le maglie di leader del Tour, prodotte appunto dalla stessa Santini. Anche per loro l’azienda bergamasca ha fornito gli stessi gilet nei colori ufficiali: il giallo, il verde, a pois e il bianco

Pro’ e amatori, da Santini si lavora alle divise del 2024

06.10.2023
6 min
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Il mercato dei corridori è ancora nel vivo e mai come quest’anno si attendono novità roboanti. E’ la fase della stagione in cui le aziende iniziano a lavorare su tutto ciò che deve essere personalizzato, dalle bici alle scarpe, passando per l’abbigliamento. Di solito il primo fitting per il vestiario si far proprio nei giorni successivi al Lombardia, quando gli atleti sono ancora in buona forma e non portano con sé i (pochi) chili di troppo che di solito arrivano con le vacanze. Ma se questo è un momento ad alta intensità nel mondo dei professionisti, è chiaro che i fatturati si fanno con gli amatori. Ed è così che parlando con Stefano Devicenzi di Santini viene fuori che in questi stessi giorni i team di persone… comuni si fanno avanti per creare il kit della prossima stagione. Loro sono quelli che traggono i benefici maggiori dal grande lavoro dell’azienda bergamasca con i professionisti, potendo scegliere fra le soluzioni che sono state sviluppate con i campioni.

Stefano Devicenzi, a destra. Si può arrivare con una propria idea di grafica o affidarsi ai designer di Santini
Stefano Devicenzi, a destra. Si può arrivare con una propria idea di grafica o affidarsi ai designer di Santini
Insomma Stefano, par di capire che realizzate il meglio per le squadre professionistiche, ma il grosso del pubblico è quello che poi acquista i capi nei negozi oppure online?

E’ proprio così. Realizziamo maglie e kit su misura per i più grandi nomi del professionismo, sia nel triathlon sia nel ciclismo. Però la nostra produzione, sia la collezione sia quella custom, è rivolta anche ad altri utilizzatori della bicicletta. L’appassionato che partecipa a una gran fondo o semplicemente pedala per passione e magari ha piacere anche di avere una divisa specifica da usare con i propri amici. Quindi è vero: realizziamo le divise delle squadre amatoriali, che in realtà sono anche gruppi di amici orgogliosi di avere un’immagine che li identifichi quando sono insieme a pedalare.

E’ la clientela vera che gode delle soluzioni messe a punto per i professionisti?

Tutto quello che realizziamo per i team è a disposizione degli utenti finali. Di solito il professionista utilizza in anteprima materiali che non sono ancora disponibili, proprio perché è un banco di prova. Però il passo successivo è offrire il meglio a livello di tecnicità al cliente finale, che a quel punto, dopo i test delle corse, può usufruire delle stesse performance.

Qual è la prassi per un team amatoriale o un gruppo di amici? Si viene qui da Santini, oppure ci si può rivolgere a un rivenditore?

Possono andare da un rivenditore, che li metterà in contatto con l’agente di riferimento. Però nella stragrande maggioranza dei casi, si rivolgono direttamente a noi, spesso scrivendoci, e dal primo contatto si inizia a sviluppare il progetto. Non ci sono altri intermediari. Ci arriva la richiesta e iniziamo a lavorare con i referenti della squadra, in modo da capire quali siano le loro esigenze, sia tecniche sia di design. Abbiamo la possibilità di realizzare internamente il disegno senza rivolgersi a esternamente. Il processo di realizzazione inizia così.

E’ questo il momento in cui tutto comincia?

La progettazione della divisa della stagione successiva, considerando l’anno solare, parte alla fine dell’anno in corso, quindi indicativamente tra fine ottobre e dicembre. Questo però non preclude il fatto di poter entrare in contatto e realizzare anche numeri ridotti di prodotti già all’interno della stagione. Potrebbe essere benissimo che tra gennaio e febbraio si abbiano i primi contatti e si possono realizzare i prodotti. Chiaramente la tempistica produttiva è più breve se si lavora durante l’inverno. Nella bella stagione la nostra produzione passa a 60-90 giorni, dipende dai volumi che abbiamo in quel momento.

L’amatore può scegliere anche i capi usati dai pro’?

C’è a disposizione tutta la gamma, cioè le maglie che utilizzano le squadre professionistiche come la Lidl-Trek e la Colpack-Ballan. Sono maglie disponibili anche per l’utente finale. Poi può esserci qualche accorgimento diverso per la squadra WorldTour, ma sono delle attenzioni riservate a loro. Spesso hanno necessità di un prodotto che copra le esigenze di una stagione agonistica, di un calendario molto impegnativo. Però di base tutti i prodotti sono a disposizione per l’acquisto.

Esiste un numero minimo di corridori da servire per poter fare la divisa sociale con voi?

Sono 15 pezzi, non è un numero grande. La nostra politica è quella di permettere anche a gruppi ristretti, non necessariamente società sportive, di avere la loro divisa. Magari sono in 8 e hanno bisogno di qualche divisa in più per esigenze o cambi taglia, ed ecco che con 15 pezzi possono avere la divisa coordinata.

Il team Colpak-Ballan veste Santini e così anche gli amatori che a gennaio erano in ritiro a Calpe con il team
Il team Colpak-Ballan veste Santini e così anche gli amatori che a gennaio erano in ritiro a Calpe con il team
Quando vi contattano, chiedono il materiale visto nel catalogo o vogliono i capi che hanno visto indossare ai pro’?

Non chiedono tanto il materiale visto ai professionisti, ma guardano il disegno delle maglie delle squadre, per provare a replicarlo. Per quanto riguarda invece il materiale, a prescindere dal disegno, lo valutano di persona. Nel momento del primo approccio, se è possibile vengono qui per vedere e toccare con mano le basi da cui partire, quali sono i prodotti su cui lavorare. Altrimenti vengono inviati dei kit perché siano consapevoli veramente della scelta. Altri ancora vengono anche con la grafica o con un’idea che noi, avendo un reparto design dedicato, adattiamo ai nostri modelli e ai nostri impianti.

Vi capita di fare lavorazioni su misura?

Abbiamo una scala taglie e per i non professionisti ci atteniamo a quella, rispettando gli aspetti tecnici dovuti al posizionamento dei loghi. Diciamo però che la customizzazione che può avere una squadra di professionisti non è possibile per tutti. Può capitare che magari si facciano piccoli interventi su maniche e gambe, ma è estremamente difficile da immaginare per una squadra amatoriale, soprattutto calcolando le tante richieste che ci arrivano ogni anno. Sarebbe impensabile farlo per tutti.

Una delle fasi più delicate è apporre i loghi sulle varie pezze di cui si compone la nuova maglia
Una delle fasi più delicate è apporre i loghi sulle varie pezze di cui si compone la nuova maglia
Il fondello è motivo di attenzione?

Il fondello è molto importante, ma non è sempre facile capirne la performance senza provarlo. Quindi spesso e volentieri, le squadre scelgono partendo dal prezzo. Poi a volte succede che cambiano idea e puntano al fondello migliore, perché nella fase in cui i prodotti vengono inviati per essere provati in bici e toccati con mano, ci si rende conto davvero se un fondello è sufficiente per le proprie necessità o serve qualcosa di diverso. I corridori sono corridori, a qualunque categoria appartengano. Giusto avere per tutti le stesse attenzioni.

Domani la crono, si sfoggiano i body più veloci

05.05.2023
6 min
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Si comincia con la crono. E come ogni volta che va così, il ciclismo mette in mostra tutta la tecnologia di cui dispone. I corridori si trasformano in macchine da corsa, capaci di velocità fuori dal comune, dopo allenamenti e studi che dallo schermo di un computer approdano alla galleria del vento, poi alla pista, infine alla strada. Ci sono le bici. Ci sono gli accessori, come casco, occhiali, copriscarpe e guanti. C’è il body. Le aziende che producono abbigliamento studiano ogni refolo di vento attorno al corpo dei loro campioni.

Poi, in parziale contraddizione con tutto questo, quando la crono deve farla il leader della classifica (non quella di apertura, chiaramente), per esigenze di sponsorizzazione gli tocca indossare il body ufficiale. In quel caso sta a chi produce le maglie per la corsa, adattare il vestito al campione.

Il Giro d’Italia 2023 partirà domani con una crono individuale dalla ciclabile della Costa dei Trabocchi in Abruzzo
Il Giro d’Italia 2023 partirà domani con una crono dalla ciclabile della Costa dei Trabocchi in Abruzzo

Santini e la crono

Si fa questo ragionamento con Stefano Devicenzi di Santini, che al Giro veste la Trek-Segafredo e quando sarà luglio vestirà nuovamente la maglia gialla del Tour. Cosa c’è dietro un body da crono? E come si fa quando c’è da vestire un corridore con cui non s’è mai lavorato e bisogna farlo magari poche ore prima della crono?

«Nel body da crono – spiega Devicenzi – ci sono ricerca e tecnologia. Però attenzione, puoi anche utilizzare i materiali più avanzati, ma se non lo confezioni con cognizione di causa, disperdi il potenziale del materiale. Oltre a questo, c’è dietro anche una ricerca legata al modo di assemblare i vari pezzi di tessuto, per dare ai materiali una struttura che esalti la loro intrinseca tecnologia. Il tessuto è velocissimo, perché la galleria del vento dice che ha una penetrazione dell’aria molto alta, ma se costruisci il body in modo che non sia performante, che crea pieghe e tamburelli sul corpo dell’atleta, allora il body non funziona».

Pedersen indossa il body di leader della Parigi-Nizza: notare la gamba più lunga davanti e meno dietro
Pedersen indossa il body di leader della Parigi-Nizza: notare la gamba più lunga davanti e meno dietro
Come nasce il body da crono?

Si fa prima il disegno sul corpo dell’atleta e poi si scelgono i tessuti in base alle esigenze. Si parte da una base standard, la stessa che viene messa a disposizione dei vari team amatoriali, poi per gli atleti professionisti si fa un lavoro di personalizzazione. Questo con i team che sponsorizzi. Il problema c’è quando il body non lo puoi adattare al corpo o non puoi farlo sino in fondo, come per il leader della classifica generale (Santini è fornitore ufficiale di tutte le corse di Aso, ndr). Il fatto che non sia cucito addosso rischia di vanificare la superiorità delle tecnologie adottate.

Quindi il leader del Tour nelle crono ha un handicap?

No, perché la situazione può essere gestita. La sera prima della crono, andiamo a fare un meeting con ognuno dei leader che dovranno usare il nostro body e che, purtroppo per loro ma meglio per noi (sorride, ndr), non potranno usare il loro. Andiamo negli hotel per cucirglielo addosso, così da esaltare le proprietà tecniche dei tessuti utilizzati

Come fate?

Ci troviamo in una stanza con il corridore sui rulli, la sarta al fianco e la macchina da cucire sul tavolino. La nostra grande signora Rosita. Accanto a lui c’è anche la modellista o più spesso proprio Monica Santini che individua i punti su cui intervenire. A quel punto si fa un “taglia e cuci” immediato. Nel caso di Van Aert l’anno scorso sono stati fatti proprio dei tagli, come una serie di coriandoli, lavorando su tutto il corpo per metterglielo a misura.

Il leader della classifica deve utilizzare il materiale ufficiale del Giro: qui Hindley nella crono di Verona del 2022
Il leader della classifica deve utilizzare il materiale ufficiale del Giro: qui Hindley nella crono di Verona del 2022
Dicevi però che si parte da una base standard.

Esatto, un modello che viene fatto secondo criteri assoluti e tecnologie su misura, come la manica cucita in un certo modo, il fondo della gamba con un particolare elastico e tutto il resto. Poi per ogni atleta, serve un lavoro sartoriale. Quindi si prende il body di base e si va a ridisegnarglielo addosso, ma senza stravolgere il modello.

Ridisegnare?

Vuol dire semplicemente riprendere le cuciture in alcuni punti, eliminare alcune pieghe, allungare o accorciare la manica o la gamba. Lo stesso modello avrà misure diverse su corridori diversi. Magari per uno che è più alto, si allunga una cucitura sulla schiena o la si accorcia. E come quando fai un abito sartoriale.

Per lo sviluppo si usano chiaramente le squadre sponsorizzate?

I body su cui si lavora sono quelli che hanno dimostrato di essere i più veloci in galleria del vento. In particolare, sponsorizzare la nazionale australiana ci permette una ricerca più approfondita perché c’è più tempo a disposizione, visto che loro ragionano su progetti olimpici quindi con quattro anni a disposizione. Grazie a loro abbiamo individuato accorgimenti preziosi.

Fitting su Vingegaard alla vigilia della crono di Rocamadour, 20ª tappa del Tour 2022
Fitting su Vingegaard alla vigilia della crono di Rocamadour, 20ª tappa del Tour 2022
Ad esempio?

Ad esempio, se guardate i body del Tour de France, noterete dalle foto laterali che l’elastico della gamba non è dritto, ma è più lungo nella parte anteriore dove c’è il ginocchio e più corto dietro la coscia dove ci sono i tendini. Se poi il corridore è magro, in quel punto dietro al ginocchio, fra tendini e articolazione, si crea un vuoto: quella che noi chiamiamo una taschina che incide sull’aerodinamica e sulla quale bisogna intervenire. Stesso discorso per i guanti…

Cosa succede con i guanti?

Con le protesi attuali, quando i corridori piegano i polsi e mettono le mani sul manubrio, si creano delle piccole pieghe. Sicuramente il tessuto è più aerodinamico della pelle, ma la pelle non fa quelle pieghe. Un corridore forte della Ineos con cui parlai di questo aspetto, preferiva correre senza guanti proprio per evitare quelle grinze.

Il body ha tasche?

C’è una tasca per il numero, cui si accede da dentro, che chiamiamo “no pins”. Fuori è completamente liscio, c’è solo uno strato di plastica trasparente, che permette di non usare le spille. Poi c’è la taschina per la radio, che viene pure posizionata dall’interno ed è minuscola, come quella che si mette sul pantaloncino per le tappe in linea. Questa viene collocata abbastanza in alto e lontana dalla colonna vertebrale, per evitare che in caso di caduta possa creare danni molto seri.

Il body da crono è comodo?

Rispetto a quelli di qualche anno fa, vedi una differenza incredibile. Quelli attuali sono cortissimi, sembrano quasi dei body da bambino. Sono veramente piccoli, eppure sono in taglia S o M, cioè taglie normali. Qualche anno fa non si era così attenti. Di certo non è fatto per stare in posizione eretta, ma per riprendere una terminologia dello sci, per stare a uovo. Serve per andare veloci e in certe situazioni il comfort è un fattore cui si può parzialmente rinunciare.

Il Team Colpack da Santini: prende forma la maglia 2023

23.02.2023
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Persico, Romele, Quaranta e Meris insieme a Rossella Di Leo e tutto il Tea Colpack-Ballan, per un giorno nella sede di Santini a Bergamo. Per le foto. Per esplorare il reparto produzione. Infine per imparare a cucire la maglia con cui correranno a partire da sabato prossimo

Alla fine quello che ha lavorato meglio è Persico. Davide ha un certo occhio nel cucire e una buona manualità, dice la signora bionda che a turno ha ospitato i corridori del Team Colpack-Ballan alla sua macchina per cucire. Romele ha presto capito che correre in bici per certi versi è meglio che lavorare. Meris ha cucito la maglia con un buco. Quaranta ci ha provato.

Per i quattro corridori bergamaschi della squadra di Rossella Di Leo, la mattinata nella produzione di Santini Cycling si trasforma in una presa di contatto accelerato col mondo del lavoro e la complessità di realizzare la maglia con cui correranno. L’hanno vista nascere in un computer. Essere stampata su grandi rotoli di carta. Diventare una sagoma da ritagliare. Essere finalmente trasferita su tessuto. E alla fine trasformarsi in una serie di pezze da cucire. Molto più semplice infilarla e sudarci dentro, hanno pensato i corridori. Persico intanto guardava ed era curioso.

La nuova sede di Santini, un altro mondo rispetto alla nostra prima visita e che non si può mostrare prima della presentazione, ha ospitato il Team Colpack al gran completo, velocisti della pista compresi. Tutti gli sponsor del team. I mezzi parcheggiati fuori. E intorno l’azienda bergamasca che da quest’anno veste la squadra, a raccontare il luogo e i prodotti che saranno forniti. Bergamo stamattina è calda, nei notiziari intanto si parla di laghi e fiumi al minino.

Per le foto ufficiali del 2023, si è scelta la nuova sede Santini, che sarà presentata a maggio (foto Rodella)
Per le foto ufficiali del 2023, si è scelta la nuova sede Santini, che sarà presentata a maggio (foto Rodella)

Donna fra le donne

Rossella Di Leo ha l’espressione soddisfatta. La team manager del Team Colpack-Ballan respira la vigilia di una buona stagione e intanto si frega le mani, donna nel mondo del ciclismo, per la neonata collaborazione con Santini, che a sua volta è amministrata da due donne: Paola e Monica. Il Cavalier Pietro Santini si aggira orgoglioso, intrattiene e osserva ogni dettaglio.

«In realtà – precisa – abbiamo iniziato la collaborazione col Maglificio Santini tanto tempo fa, parlo di trent’anni, quando con la UC Bergamasca eravamo ancora alle prime squadre dilettantistiche. Quest’anno è iniziata una nuova collaborazione che ci rende davvero orgogliosi».

Anche per il 2023, il Team Colpack-Ballan correrà su bici Cinelli
Anche per il 2023, il Team Colpack-Ballan correrà su bici Cinelli

La stagione del riscatto

Sulla stagione si potrebbe dire tanto, ma par di capire che sarà meglio aspettare il debutto di sabato alla San Geo, tirata ancora una volta a lucido da Gianni Pozzani.

«Due anni fa – prosegue Rossella – abbiamo vinto il Giro d’Italia con Ayuso e il campionato del mondo con Baroncini. Sono state due grosse soddisfazioni, arrivate dopo 32 anni di attività. Non è passato molto tempo, ma sembra che tutti si siano già dimenticati di quel periodo. Il 2022 è stato una stagione difficile per varie sfortune. Comunque venivamo da due anni di Covid, per cui siamo in cerca di riscatto. Abbiamo una squadra giovane come siamo abituati a fare. Sono tutti under 23 tranne Boscaro, che corre nelle Fiamme Azzurre. Abbiamo fiducia nei giovani».

La grafica della maglia è insolita e interessante, dato che rappresenta i sacchi neri di produzione Colpack
La grafica della maglia è insolita e interessante, dato che rappresenta i sacchi neri di produzione Colpack

I sacchi neri

La singolarità della maglia sta nella grafica che la riempie. Si potrebbe pensare a una fantasia astratta, ma basta osservare con più attenzione e farsi guidare da Stefano Devicenzi di Santini per rendersi conto del messaggio.

«La grafica della maglia – spiega- è nata in seguito a un profondo studio e alla possibilità di avere carta bianca. Così abbiamo studiato qualcosa un po’ diverso dal solito. Magari non è facile intuirlo o scoprirlo da soli, ma se indirizzati si possono cogliere dei dettagli molto interessanti. La proposta nasce dal nostro designer che sviluppa le collezioni e lavora sulla linea grafica e il visual a livello aziendale.

«L’idea è stata quella di mettere sotto una luce mai avuta prima il main sponsor della squadra. Abbiamo utilizzato una grafica che a primo impatto può sembrare un pattern astratto, quando in realtà rappresenta la produzione di Colpack. Sono dei sacchi della spazzatura, un elemento in apparenza povero che diventa l’elemento distintivo per la maglia 2023».

Fornitura al top

Su cosa significhi per il maglificio che veste la Trek-Segafredo e realizza le maglie del Tour e quelle iridate dei mondiali seguire una continental, Devicenzi è estremamente chiaro.

«Per noi è un orgoglio – dice – semplicemente per il fatto che siamo due realtà del territorio bergamasco, quindi il fatto di collaborare ci è parso naturale. Abbiamo iniziato a confrontarci, a parlare e ci siamo trovati subito in sintonia. Perché non mettere insieme due realtà bergamasche come la Colpack, che è una bellissima realtà nel ciclismo dei giovani, e noi che siamo fermamente convinti dello sviluppo del territorio in cui in cui lavoriamo?

«Come necessità tecniche, una continental non differisce tantissimo da una squadra professionistica. Cambiano i numeri, cambiano gli impegni. Per fare un parallelismo, sono in linea con le squadre femminili del WorldTour attuale, che comunque hanno una fornitura e una tecnicità dei prodotti identiche a quelle dei professionisti. Nel nostro caso, comunque, la squadra l’abbiamo equipaggiata con il meglio che possiamo offrire».

Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei…

21.10.2021
6 min
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Si fa un gran parlare di come i feedback dei professionisti servano per mettere a punto la produzione delle aziende che con loro lavorano. Questa volta però ci è venuto in mente di entrare nel vivo, approfittando della visita fatta nei giorni scorsi alla Santini di Lallio per raccontare la nascita della maglia gialla, ricordate?

E’ chiaro che equipaggiare uno squadrone come la Trek-Segafredo sia un lavoro importante e prestigioso al pari di realizzare le maglie di leader per le corse Aso e sponsorizzare le altre squadre presenti nell’orbita dell’azienda, ma il fatturato si fa con le persone… normali. Qual è il nesso fra il lavoro di vertice e quello meno esclusivo?

«La base di partenza è la stessa – dice Stefano Devicenzi del marketing – che si parli di una squadra di professionisti o di un team di amatori. Vengono qua. Li portiamo nel nostro atelier. Gli facciamo vedere i modelli a disposizione. E in base a quello che scelgono si allestisce la divisa del team. Chiaramente un team di professionisti andrà diretto sul top di gamme e su tagli che consentano di stampare il nome degli sponsor, mentre altri guarderanno a una fascia anche meno esclusiva».

La fornitura a qualsiasi team parte dai modelli presenti nel catalogo. Stefano Devicenzi del marketing Santini spiega…
La fornitura a qualsiasi team parte dai modelli presenti nel catalogo. Stefano Devicenzi spiega
La lavorazione custom quindi tende a sparire anche per i campioni?

Con loro si fanno delle sedute di fitting, in cui i capi scelti si adattano alle misure e alle loro esigenze i tagli, le lunghezze, le misure, i fondelli. Per gli amatori questo non avviene, però magari dai la scelta fra due tipi di fondelli e si sceglie la soluzione economicamente più vicina alle esigenze, che comunque avrà sempre un elevato contenuto tecnico. Le esigenze sono ovviamente diverse, ma il punto di partenza è identico.

Sappiamo che la Trek-Segafredo ha al suo interno una persona che riporta a voi le esigenze dei corridori.

Esatto e all’interno della squadra hanno individuato 2-3 corridori particolarmente sensibili che sono in grado di valutare i vari capi. Se va bene a loro, va bene a tutti. I pro’ a volte possono avere qualche prodotto in anteprima, come i pantaloncini con i fianchi traforati usati per la prima volta alla Vuelta del 2018 per fare fronte a temperature altissime.

Esistono team di amatori che chiedono lo stesso standard dei pro’?

Ci sono, anche perché per regolamento i prodotti usati dai professionisti devono essere disponibili a tutti. Sul nostro sito abbiamo messo in vendita anche i body da crono, che costano cari, ma qualcuno li ha comprati. Abbiamo spesso a che fare con squadre di amatori così attenti, che dedicano tanto tempo anche alla realizzazione della divisa e quando li vedi potresti pensare che siano squadre pro’. In ogni caso, non è possibile accontentarli dal punto di vista sartoriale: quello si fa solo con i professionisti. La differenza è una sola…

I colori e il disegno delle maglie dei professionisti realizzate da Santini sono un grande richiamo per gli amatori
I colori e il disegno delle maglie dei professionisti realizzate da Santini sono un grande richiamo per gli amatori
Quale? 

Il professionista pensa solo al risultato, anche a costo di stare scomodo. Però le loro richieste si valutano. Nizzolo ad esempio volle il silicone in fondo alla maglia, poi convinse anche Alafaci. Noi studiammo, invece di fare un anello di silicone, mettemmo degli insertini paralleli frammisti a tessuto e questa soluzione è inserita in catalogo, quindi a disposizione anche degli amatori.

Quindi il professionista viene preso a riferimento?

Completamente. Il tessuto rigato che si usa per ragioni aerodinamiche sulle maniche, ad esempio, è stato notato subito da persone appassionate e attente, che lo vogliono sulle loro maglie. Stanno attenti al taglio delle maniche, si informano. Allo stesso modo ci sono abitudini dei pro’ che vengono recepite anche quando non c’è una validità oggettiva. Passi il calzino lungo, ma anche l’uso del copriscarpe d’estate… Non so quanto possa giovare a un amatore. Anche il taglio più lungo dei pantaloncini… Se c’è richiesta, va accolta. Tutto quello che usano i professionisti si trova già in catalogo.

Proprio tutto?

Abbiamo realizzato una maglia invernale a maniche corte con un tessuto molto performante, da usare alle classiche del Nord in quelle giornate freddine a rischio pioggia (in apertura con Madsen al via della Roubaix 2021, ndr). Se non la usassero nei team, non so quanti la vorrebbero. Invece l’hanno vista e la ordinano. Senza il richiamo del team, non sarebbe stato possibile.

Forse anche senza internet tutto questo non sarebbe possibile.

Grande verità, anche se dobbiamo tenere l’equilibrio fra i rivenditori e il sito. Nei negozi si va e si compra quello che si trova, perché magari ordinarlo ha tempi lunghi. Su sito trovi esattamente quello che stai cercando e ti arriva a casa. I tempi sono cambiati. Stiamo anche lavorando per rinnovare la gamma dei colori e alcune linee perché ci sono in circolazione marchi molto commerciali che puntano su una produzione molto più modaiola rispetto alle linee classiche da ciclismo. Di sicuro il fatturato si fa con gli amatori. Quelli già navigati e quelli nuovi…

Quanti sono?

Tanti e venuti fuori dal post Covid. Magari gente che usa la gravel e che vuole un prodotto appetibile, anche se meno tecnico.

Ecco un esempio di scelta Santini fra due livelli diversi. Top e gamma media
Ecco un esempio di scelta Santini fra due livelli diversi. Top e gamma media
Gli uomini guardano Nibali e Ciccone, le donne guardano alla Longo Borghini o Paternoster?

Non troppo, in realtà. La ragazza che va in bici vuole un modello non di agonismo, ma di star bene. Wellness e fitness. Magari non il taglio da corridore, ma quello più elegante che non sminuisca la loro femminilità.

Quindi volendo riassumere, avere una squadra serve ancora?

Tantissimo, è uno strumento organico funzionale. A livello commerciale e di sviluppo del prodotto. Ma l’amatore ormai è molto informato e la squadra è una guida sia per i contenuti tecnici, sia per l’estetica. Sono mondi diversi, ma si parlano in continuazione…

ESCLUSIVO / Nell’atelier Santini dove nasce la maglia gialla

14.10.2021
6 min
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E’ primavera. Dopo una serie di incontri di team building in cui ai dipendenti del Maglificio Santini sono state spiegate varie tecniche per aumentare la coesione e l’interazione, la convocazione nel salone dei meeting non è parsa strana a nessuno. Pare che si tratti dell’evento finale, quindi arrivano alla spicciolata e vanno tutti a sedersi sulle sedie, aspettando l’intervento del mental coach di turno. Nessuno può immaginare quello che sta per accadere.

Il primo annuncio infatti dice che devono prepararsi per affrontare una grande sfida. Poi parte un video, che si conclude con l’immagine di una maglia gialla. E un altro annuncio: «Faremo la maglia gialla del Tour per i prossimi cinque anni».

In Santini vengono a saperlo così. Poi si aprono le porte che introducono allo showroom e sui tavoli disposti per un buffet, bottiglie di spumante e bignè rigorosamente gialli alla crema celebrano il traguardo raggiunto.

La forza delle persone

«Conquistare la maglia gialla – spiega Monica Santini, Ceo dell’azienda di Lallio – è la vittoria di una filosofia. Quella di pensare che ancora oggi si possono disegnare, sviluppare e produrre in Italia capi per ciclismo estremamente innovativi. Questo è quello che ci differenzia dagli altri brand, la nostra passione, il nostro dna 100 per cento ciclistico, che trasferiamo nei nostri prodotti. Perché la nostra forza sono le nostre persone».

Marketing a tutto gas

Gli uffici del piano alto sono in fermento. I creativi al computer, i commerciali al centro di telefonate a raffica. Chiamano dalla Gazzetta dello Sport, c’è in coda anche L’Equipe. Osserviamo il quartier generale alla vigilia della presentazione del Tour.

Stefano Devicenzi del markenting racconta. La famiglia Santini è volata a Parigi perché oltre ai percorsi sarà svelata anche la nuova maglia gialla, divenuta italiana dopo gli anni di Le Coq Sportif. Un segreto tenuto a stento, che ha resistito fino a una decina di giorni fa, quando da fonte Aso la notizia ha cominciato a girare. In azienda, agli esterni, dal giorno dei bignè è stato fatto firmare un patto di riservatezza che ha retto in modo encomiabile.

Il disegno della maglia è stato vagliato da Aso e una volta approvato passa alla produzione
Il disegno della maglia è stato vagliato da Aso e una volta approvato passa alla produzione

Un simbolo assoluto

Noi siamo venuti in esclusiva nella sede di Lallio per mostrare come nasca il trofeo più bello del ciclismo mondiale. Avete fatto caso che sul podio di Parigi al vincitore viene consegnata un piccolo trofeo, ma che il vero simbolo resta per esplicita volontà di Aso la maglia gialla?

«La maglia è il trofeo, si legge all’interno del suo dorso – è un simbolo che tenete fra le mani. Nessun’altra maglia nel mondo dello sport è portatrice di una storia così ricca come la Maglia Gialla. Questo non è solamente il simbolo della vittoria, ma ugualmente della storia e della cultura di una Nazione e di uno sport che solamente alcuni campioni eccezionali hanno meritato di indossare. E’ con grande fierezza che possiamo affermare che la maglia è stata interamente confezionata a mano nella nostra azienda di famiglia di Bergamo, in Italia, dove vestiamo la passione del ciclismo fin dal 1965. Felicitazioni. Questo trofeo è tuo».

Subito sotto, alla fine della corsa nello spazio per il nome, sarà stampato quello del vincitore del Tour de France 2022. Un oggetto esclusivo e personalizzato.

Nasce la maglia

L’iter di produzione della maglia è semplicissimo, ma non è affatto facile. Il reparto grafica ha sviluppato nel computer il disegno, inviando varie soluzioni in Francia per l’approvazione definitiva. Ci sono in ballo tutte le maglie di classifica per il Tour e il Tour Femmes, oltre a tutte quelle delle corse Aso, dalla Parigi-Nizza in poi.

Dal computer del reparto grafico, il file viene condiviso con i colleghi che lo stamperanno al plotter: una stampante enorme che trasferisce su carta colori e scritte. Il tempo per l’uscita di una maglia è valutabile circa in un paio di minuti.

Il rotolo di carta su cui la maglia viene stampata viene a questo punto portato in produzione e sul disegno vengono poggiati i pezzi di tessuto bianchi, sagomati in base alla parte di maglia cui fanno riferimento. Davanti, dorso, colletto, maniche, fianchi. Il doppio strato di carta e tessuto viene quindi infilato in una macchina termica che procede alla stampa sublimatica. La temperatura all’interno del rullo fa sì che il colore e le scritte si trasferiscano dalla carta al tessuto, che sempre grazie al colore dilata le sue fibre e assorbe tutto. In questo modo, all’uscita dalla macchina si hanno già pronti tutte le parti di cui si compone la maglia.

Le parti che compongono la maglia sono pronte. Il passo successico è la cucitura

Quegli elastici gialli

Ciascuna di esse deriva da tessuti diversi in base alle caratteristiche richieste, in termini di elasticità, vestibilità e traspirabilità. Il tessuto di base è riciclato, come nella maggioranza della produzione Santini. Ogni dettaglio è giallo, dalla lampo agli elastici in fondo alla maglia.

E proprio a proposito di elastici, quelli in fondo alle maniche hanno una forma singolare: la forma dell’Arc de Triomphe. L’unico dettaglio che non è giallo è il logo Santini sulla schiena, che di certo aumenterà la visibilità per il marchio. Da notare anche che le iniziali di Henri Desgrange, solitamente… appuntate sulla maglia come con un tratto di penna, ora sono su una sorta di ceralacca in basso a sinistra sulla maglia.

Il giallo che mancava

«Quello del Tour – dice con orgoglio ancora Monica Santini – è sempre stato un sogno che in azienda è girato fin da quando ero bambina. Mio padre ha sempre visto il Tour come LA gara che ancora mancava al nostro palmares, visto che abbiamo fatto fatto il Giro d’Italia per tanti anni e i campionati del mondo dal 1988. E’ stato un percorso cominciato quando abbiamo sottoscritto la sponsorizzazione della Vuelta, che comunque è parte delle gare organizzate dalla ASO. Abbiamo cominciato a dimostrare che potevamo essere un partner affidabile e propositivo. Dopo la Vuelta è arrivato il Deutschland Tour. E quando si è aperta la fase di negoziazione per il rinnovo del contratto ci siamo resi disponibili e siamo riusciti a chiudere».

Gli uffici si stanno svuotando, il grande giorno sta per arrivare. La maglia gialla parlerà italiano per i prossimi cinque anni. In un modo o nell’altro, saliremo sul podio di Parigi…