Domenica i tricolori cross: bei partenti e fango da vendere

10.01.2025
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Domenica prossima, 12 gennaio, a Faè di Oderzo in provincia di Treviso si terranno i campionati italiani di cross per le categorie juniores, U23 ed elite, sul tracciato dello storico Ciclocross Internazionale del Ponte a Faè. Noi ci saremo, ma nell’attesa abbiamo fatto due chiacchiere con Donato Barattin, l’organizzatore dell’evento. Lo raggiungiamo al telefono mentre è nel campo gara sotto una pioggia battente.

Il percorso ricalca per buona parte quello classico del cross di Faé, con qualche aggiunta tecnica come un ponte e un tratto di sabbia (foto A. Billiani)
Il percorso ricalca per buona parte quello classico del cross di Faé, con qualche aggiunta tecnica come in ponte e un tratto di sabbia (foto A. Billiani)
Barattin, tutto pronto per domenica?

Stiamo ultimando gli ultimi dettagli, installando gli striscioni degli sponsor. Ma il percorso è completo. Ricalca quello classico del Ciclocross del Ponte a Faè, però con qualche novità.

Quali?

Abbiamo aggiunto un tratto di sabbia lungo una quarantina di metri, alcuni fossati e un ponte. Il ponte l’avevamo già inserito anni fa e abbiamo deciso di riproporlo per quest’edizione particolarmente importante, dal momento che mette in palio le maglie tricolori.

Il meteo per domenica dovrebbe essere buono, ma non mancherà comunque il fango (foto A. Billiani)
Il meteo per domenica dovrebbe essere buono, ma non mancherà comunque il fango (foto A. Billiani)
Quindi un tracciato più tecnico rispetto a quello classico? 

Forse sì, anche se la lunghezza resta la solita, 2.700 metri. Poi, come sempre nel ciclocross, molto lo faranno le condizioni meteo. Oggi (ieri, ndr) piove, ma da domani dovrebbe migliorare e per domenica mattina ci dovrebbe essere sole e freddo, quindi con la possibilità che il terreno sia gelato.

Quale sarà, per la vostra esperienza, il tratto più complicato?

Quello nel boschetto sarà abbastanza duro, ora è molto pesante, ma anche domenica resterà impegnativo, perché il tratto è all’ombra e del fango rimarrà comunque, nonostante il bel tempo. Lì occorreranno molti watt e si potrà fare la differenza soprattutto tra gli Junior. Per gli elite forse un po’ meno, anche considerando che nel pomeriggio il percorso tenderà ad asciugarsi, ma resterà comunque il tratto più lento anche per loro

Tra i protagonisti ci sarà anche Gioele Bertolini (foto A. Billiani)
Tra i protagonisti ci sarà anche Gioele Bertolini (foto A. Billiani)
Passiamo alla start list, ci saranno tutti i migliori del panorama nazionale?

Direi proprio di sì. Ci sarà l’ultimo vincitore qui a Faè di Oderzo, nonché il campione nazionale in carica, Filippo Fontana (foto di apertura, ndr). Dovrà difendersi da pretendenti di alto livello come Jakob Dorigoni e Gioele Bertolini, a loro volta ex campioni italiani, e poi Federico Ceolin, Antonio Folcarelli, Cristian Cominelli, Emanuele Huez e Daniele Braidot.

Per quanto riguarda le donne invece?

Sara Casasola ha confermato la presenza, come anche Valentina Corvi e Lucia Bramati. Insomma, se non ci saranno defezioni dell’ultimo momento possiamo dire di avere una start list di altissima qualità.

Il vostro appuntamento è tra i più importanti del panorama italiano, tanto da essere uno dei pochissimi che è trasmesso in diretta su RaiSport. Quanto pubblico vi aspettate?

Abbiamo sempre avuto una buona affluenza di pubblico, indicativamente tra le tre e le cinquemila persone. Quest’anno prevediamo di stare su questi numeri, magari anche qualcosa in più. Poi anche in questo caso molto dipende dal meteo. Se piove, proprio perché c’è la possibilità di vedere la gara in tv, tanti potrebbero scegliere di vederla da casa. Ma, come dicevo, per ora le previsioni per domenica sono buone.

Tutto il paese di Faè di Oderzo si è messo a disposizione per ospitare al meglio il cross tricolore (foto FB)
Tutto il paese di Faè di Oderzo si è messo a disposizione per ospitare al meglio il cross tricolore (foto FB)
Allora facciamo anche un attimo di servizio pubblico: a che ora partono le gare Élite e quando la diretta sulla Rai?

Le donne partiranno alle 14, gli uomini alle 14,50. La diretta su RaiSport invece inizierà alle 14,40 e andrà avanti fino alle 16.

Una bella vetrina ma, immaginiamo, anche un bell’impegno organizzativo…

Per fortuna possiamo contare sua una grande squadra di circa 70 persone. Abbiamo predisposto due stand, uno per l’enogastronomia e l’altro per la segreteria. Ci tengo poi a sottolineare una cosa riguardo all’accoglienza. La gara si tiene in una piccola frazione di campagna, lontana da grandi infrastrutture. Per questo in accordo con gli abitanti abbiamo fatto in modo che gli atleti, le famiglie e il pubblico possano parcheggiare nei cortili delle case private, e tutti si sono messi a disposizione volentieri. In questi tre giorni Faè diventa una grande famiglia allargata con la nostra società sportiva, cosa che si vedrà anche da tutti gli addobbi tricolori con cui abbiamo decorato il paese.

Con coach Lipski alla radice dell’exploit di Casasola

05.12.2024
5 min
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Che cosa c’è dietro i miglioramenti nel cross di Sara Casasola che ormai viaggia stabilmente fra le prime cinque al mondo? Il cambiamento di squadra ha certamente inciso: la Crelan-Corendon, formazione femminile della Alpecin-Deceuninck, fa le cose in grande. Proprio in questi giorni, il gruppo ciclocross della squadra dei fratelli Roodhooft si trova in ritiro in Spagna. Non sono neanche tutti, ma sono comunque più di venti. Si allenano insieme come si fa su strada e ogni mercoledì, quando sono in Belgio, si ritrovano in un grande parco vicino al service course del team e si tirano il collo nel bosco, simulando situazioni di gara sui terreni più disparati.

Come sia cambiato il metodo di lavoro di Casasola ce lo spiega Elliot Lipski, allenatore britannico della squadra, con una laurea in Fisiologia applicata dell’esercizio presso l’Università di Brighton e studi sull’esposizione all’ipossia e gli adattamenti all’allenamento di resistenza. Di lui avevamo già sentito parlare nel 2019 da Samuele Battistella e da Nicola Conci finché ha corso nel team belga. E’ Lipski a seguire la campionessa italiana di ciclocross, anche grazie al buonissimo italiano, che deve a sua moglie e al fatto che viva ormai stabilmente a Lucca.

Alla Alpecin, Elliot (a destra) è diventato responsabile performance del team femminile (foto Facepeeters)
Alla Alpecin, Elliot (a destra) è diventato responsabile performance del team femminile (foto Facepeeters)
Ci racconti come va la collaborazione con Sara Casasola?

Ci siamo conosciuti l’anno scorso, ma abbiamo impostato il lavoro a fine luglio-agosto, quando lei era ancora impegnata su strada, ma doveva iniziare la preparazione per il cross. Si vedeva che avesse delle potenzialità, ma quest’anno si è alzata di livello. Secondo me molto dipende dalla struttura della squadra e dall’opportunità di vivere in Belgio che fa la maggiore differenza. Ogni settimana, di mercoledì si allenano insieme. Il nostro capo Christoph Roodhooft è sempre lì con il mio collega Axel Moens, un altro coach specializzato nel ciclocross. Non sono mai meno di dieci, fra uomini e donne, e questo le ha permesso di lavorare sulla tecnica e sulla competizione, grazie al confronto con gli altri.

Dove si trova questo posto?

E’ una foresta vicino al nostro magazzino e ci sono tutti i tipi di terreno. C’è sabbia, c’è terra, ci sono le scale, si può girare a lungo senza fare sempre lo stesso percorso, si cambia in base all’obiettivo di ogni settimana. La nostra squadra è cresciuta nel ciclocross, 15-18 anni fa faceva solo quello e per questo Christoph conosce ogni angolo di quel bosco.

Ora invece si stanno allenando in Spagna: quali differenze?

Servivano posti un po’ diversi per allenarsi in vista della Coppa del mondo di Oristano, quindi sabbia e scale. In realtà però questo ritiro è una delle poche occasioni per Sara di allenarsi lontano dalla routine delle gare. Ogni settimana si fa un minimo di una gara, ma si arriva anche a tre. E’ capitato di correre lunedì, sabato e domenica. E in questo caso fra le gare si riposa, piuttosto che allenarsi. Questo periodo in Spagna le permetterà di allenarsi anche sul fondo, facendo uscite di 3-4 ore, con tanto di lavori specifici. Non avendo corso in Coppa del mondo a Dublino, è potuta andare in ritiro qualche giorno prima e questo è molto positivo.

Il quarto posto agli europei di Pontevedra ha messo in risalto la nuova consistenza di Casasola
Il quarto posto agli europei di Pontevedra ha messo in risalto la nuova consistenza di Casasola
Dieci giorni in cui alterna i due tipi di bici?

Esatto. La settimana scorsa si è allenata nella corsa a piedi: mezz’ora la mattina e poi dopo pranzo due ore di bici. Il giorno dopo allenamento di tecnica e quello successivo lavoro su strada. Ogni corridore ha il suo programma di lavoro, con degli aspetti da migliorare. Per esempio per lei abbiamo visto che deve lavorare più sulle accelerazioni e i cambi di ritmo, su sforzi di 30 secondi fino a un minuto. Quando abbiamo iniziato a parlare, abbiamo inquadrato come obiettivo il miglioramento dell’esplosività e della tecnica. In più ci siamo dedicati al riscaldamento prima della gara, come farlo e quanto a lungo. Come lavorare nei giorni immediatamente precedenti e anche la nutrizione.

Esiste un protocollo standard di riscaldamento?

Abbiamo un protocollo per ogni tipo di fase. Per quando si deve scaricare, per i lavori alla soglia, ma ovviamente è diverso per ogni corridore. E’ però importante che, definito il protocollo, poi sia sempre quello prima di ogni gara, che sia una prova nazionale o il campionato del mondo. Rimangono uguali anche i tempi di assunzione della nutrizione. Per esempio se prendi un gel 20 minuti prima alla gara, deve essere così sempre. E poi ci sono i dettagli, ad esempio nel riscaldamento abbiamo aggiunto un po’ di bicarbonato, ma parliamo di piccole differenze.

Avete già pensato a come gestire il passaggio fra cross e strada?

Dobbiamo ancora definirlo. La transizione è una fase delicata e si programma in base alla fatica generale, ma ora è ancora presto per pensarci. Sara ha già fatto tante gare, ma la stagione entra nel vivo col periodo di Natale e poi a gennaio, per cui si dovrà valutare alla fine di questo periodo. Comunque abbiamo due approcci, che usiamo per lei, come per le altre ragazze e anche gli uomini. Uno è tirare dritto verso la prima parte della stagione su strada, verso gare come la Strade Bianche e poi le classiche del Belgio che per lei sarebbero adatte. Poi si programma un periodo di stacco e si preparano le gare dell’estate, come lo scorso anno ha fatto Van der Poel. Il secondo prevede subito uno stacco, per rientrare in gara più avanti nella stagione.

Sesta ai mondiali del 2023, Casasola in scia ad Alvarado, ora sua compagna di club
Sesta ai mondiali del 2023, Casasola in scia ad Alvarado, ora sua compagna di club
La stagione di Sara Casaola prevede un picco di forma per i mondiali oppure dovrà essere costante per tutto l’inverno?

Abbiamo concentrato l’attenzione sul periodo di Natale, che è sempre una fase cruciale. L’obiettivo principale per quest’anno è la sua presenza in tutte le principali competizioni, cercando di rimanere costante ad alto livello, senza un momento specifico. Al contrario, uno come Mathieu si focalizza su periodi più brevi.

Come si lavora con Sara?

E’ una bella atleta, molto precisa. Non ha fretta e crede nel processo. Ha capito come voglio fare le cose e ha condiviso il percorso di crescita che abbiamo individuato per lei. Quando è arrivata non ha fatto un test tradizionale per capire il suo valore, ma grazie a Training Peaks e alla valutazione delle gare, abbiamo visto che ha un grande motore e una notevole potenza alla soglia. Abbiamo appena cominciato, ma sono sicuro che il suo meglio debba realmente ancora venire.

Casasola, il cross e le scelte necessarie: smettere o continuare?

13.11.2024
7 min
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In Belgio ci sono dieci gradi, come in Friuli. Ogni tanto piove e questo ha portato fango sui sentieri. Domenica a Niel ne hanno preso tanto, sorride Sara Casasola, arrivata quarta nel Superprestige vinto da Ceylin Alvarado (foto Instagram in apertura). Siamo di nuovo alla sua porta, avendo già parlato con lei pochi giorni fa della nuova squadra, per cercare di capire l’approccio degli atleti italiani al cross. Quando bici.PRO andò per la prima volta online era d’autunno nell’anno del Covid e il cross fu una delle prime specialità che seguimmo assiduamente. E proprio il gruppo delle ragazze era popolato da nomi che imparammo a conoscere. Francesca Baroni, Gaia Realini, Sara Casasola e Silvia Persico.

A distanza di quattro anni, Gaia Realini è passata in pianta stabile su strada. Francesca Baroni fece l’esperimento, andando anche bene, poi si è trasferita a sua volta in Belgio correndo quasi esclusivamente nel cross. Silvia Persico è stata dirottata su strada già dallo scorso inverno. Mentre Sara Casasola resiste nel cross, passando però nel frattempo nel gruppone Alpecin, che le consentirà di correre anche su strada. Il suo compagno Davide Toneatti, fresco di firma con l’Astana e fino agli U23 ottimo azzurro nel cross, ha appeso quella bici al chiodo.

Francesca Baroni, Sara Casasola, Lecce 2021
Campionati italiani di Lecce, gennaio 2021: vince Baroni, seconda Realini, terza Casasola che qui si congratula
Francesca Baroni, Sara Casasola, Lecce 2021
Campionati italiani di Lecce, gennaio 2021: vince Baroni, seconda Realini, terza Casasola che qui si congratula
Perché in Italia arrivi al punto che il cross devi lasciarlo? A un certo punto va fatta una scelta tecnica?

Diciamo che adesso dipende tanto dalle squadre. Io ho la fortuna di averne trovata una che mi fa fare entrambe le discipline, quindi ovviamente ho più libertà. Nella Lidl-Trek di Gaia (Realini, ndr) c’è chi continua a fare cross, però lì forse sta all’atleta decidere dove va meglio. Lei ha fatto delle stagioni su strada veramente impressionanti e penso che a quei livelli fare anche il cross sarebbe una limitazione. E’ andata forte nelle classiche, è andata forte nei Grandi Giri, è andata forte a fine stagione quindi non si può pretendere altro. Mentre nel caso di Silvia (Persico, ndr), probabilmente la decisione è stata dettata dalla squadra e anche dai risultati che ha fatto su strada. Parliamo di atlete che hanno fatto risultati a livello WorldTour. Nel mio caso, la squadra punta molto sul cross, essendo nel gruppo delle squadre migliori. Però mi lasceranno anche fare una bella attività su strada e questo è fra i motivi che mi hanno spinto a venire qui.

Puntando tanto sul cross sanno gestire meglio gli atleti?

La strada fa bene ed è anche bello farla ad alto livello, magari non per tutta la stagione. Non è facile conciliare entrambe le stagioni e può capitare che l’atleta sia costretto a fare delle scelte, come Gaia e Silvia. Non puoi arrivare dappertutto, altrimenti fai due anni forte su strada e nel cross e poi il terzo ti spegni e ti raccolgono con un cucchiaino. Purtroppo con il livello che c’è adesso, vai a tutta l’inverno, a tutta l’estate e non hai più una fase di riposo: non sono da biasimare gli atleti che preferiscono una disciplina all’altra. Ognuno ha le sue dinamiche, ognuno conosce le sue caratteristiche e dove può rendere meglio. Detto questo, è brutto veder smettere atleti che andavano forte nel cross. Ne parlavo dopo l’europeo, avere avuto anche Silvia davanti sarebbe stato bello. Sarebbero entrate in gioco dinamiche di squadra e sarebbe stato meglio essere in due a battagliare, piuttosto che da sola.

Hai mai avuto la tentazione di fare un anno solo su strada, mollando il cross?

Diciamo che finora non ho mai ottenuto su strada dei risultati che mi consentano di fare questo ragionamento. Però il prossimo anno farò gare differenti e vediamo come andrà con una squadra migliore a livello tecnico e di gestione. Per come sto andando ora nel cross, non è mia intenzione abbandonarlo.

Gennaio 2023, Casasola conquista il tricolore donne elite a Cremona. Ad applaudirla c’è Davide Toneatti
Gennaio 2023, Casasola conquista il tricolore donne elite a Cremona. Ad applaudirla c’è Davide Toneatti
Perché Davide Toneatti ha scelto di mollarlo?

Si è dispiaciuto per la scelta, perché nell’ultimo anno U23 è andato molto bene. Però è entrato in una squadra come l’Astana e, in quel caso, se non prendi la palla al balzo, non passi professionista. Nei maschi conciliare le due attività è ancora più difficile. Lui poi come caratteristiche fisiche è un po’ un diesel, quindi magari esce fuori meglio nelle gare lunghe, dure, logoranti. Nel cross andava forte, perché l’ultima volta ha quasi fatto il podio all’europeo, però sono valutazioni personali. E’ stata una scelta giusta, poi vedremo come andrà in questi anni, ma deve provare. Ha dovuto prendere una decisione immediata e in certi casi devi essere sveglio e buttarti. Se poi non andasse, ha sempre il tempo di tornare indietro e fare nuovamente il cross. E’ brutto da dire, sembra quasi che il cross sia lì e puoi farlo quando vuoi, però il livello su strada è alto e c’è tanta concorrenza.

Per gli uomini è più difficile?

Per noi è più semplice. Dopo il mondiale l’anno scorso c’è stato l’interesse di più di qualche squadra, che comunque mi avrebbero aiutato a conciliare entrambe le discipline. Nei maschi invece c’è Alpecin e poi quali altre squadre WorldTour fanno la doppia attività? Forse la Trek con un paio di atleti e la Visma con Van Aert e Van Empel. Adesso hanno preso qualche altra ragazza giovane, ma sempre di ragazze si tratta. Più che altro il problema negli uomini è che quelli che fanno attività WorldTour adesso stanno già preparando la strada e devono pedalare. Nelle donne c’è ancora lo spazio per fare il cross, staccare un attimo, rientrare e andare comunque forte. Penso alla Pieterse e la stessa Persico quando facevano ancora cross. Negli uomini ci sono più numeri, quindi se salti un mese perché hai fatto il cross, magari perdi il posto perché c’è un altro che va più forte di te. Mentre nelle donne, se una va forte nel cross, vuol dire che il motore ce l’ha e viene tenuta da conto anche su strada.

Il risultato è che appena i migliori U23 italiani passano professionisti, lasciano il cross e presto non avremo più atleti elite per europei e mondiali?

E’ una dinamica un po’ particolare. Agli europei abbiamo visto che i giovani italiani vanno forte, poi sta tutto alle società e nell’avere attorno le persone giuste. Trovare le squadre che ti fanno fare la multidisciplina. La mentalità si sta aprendo, però ci sono tante dinamiche ed è molto personale. Entrano in gioco anche i soldi. Uno potrebbe chiedersi: perché devo fare la fame a correre nel cross, quando a vent’anni posso prendere anche centomila euro nel WorldTour? E’ quello che ingolosisce i ragazzi e lo capisco pienamente.

La strada e la pista si svolgono nella stessa stagione, il cross d’inverno. Qui Venturelli, che li fa tutti e tre
La strada e la pista si svolgono nella stessa stagione, il cross d’inverno. Qui Venturelli, che li fa tutti e tre
Forse c’è un po’ più di elasticità nei confronti della pista.

Non so niente di pista a livello tecnico, ma forse è più facile da conciliare con la strada. Le gare sono sparpagliate durante la stagione e magari il corridore in condizione fa qualche richiamo specifico e può ugualmente vincere. Invece il cross ti porta via quattro mesi in cui sei focalizzato su quello e devi guardare a quello. Perdi volume, non stacchi perché noi corriamo nel periodo in cui gli altri staccano. E’ proprio il periodo della stagione che non ti aiuta a conciliare bene le due cose. Devi valutarla bene e per questo sono contenta di essere entrata in questo gruppo. Adesso si fa il cross. Poi si valuta come recuperare e quando entrare al meglio su strada. Non cercano di finirti, perché sanno che è impossibile fare due stagioni ad alto livello nello stesso anno. 

Essendo venuta in Belgio, hai cambiato qualcosa nella preparazione?

Più che gli allenamenti, ho cambiato coach. Me ne è stato assegnato uno della squadra, ma non ci sono grosse differenze da quello che facevo prima. Forse un po’ più di intensità, ma soprattutto nell’allenamento specifico di cross. Quando sono in Belgio, il mercoledì abbiamo sempre un allenamento di cross da un’ora e mezza, due ore. Fai solo quello, ti alleni in gruppo quindi anche l’intensità è più alta. E hai dei coach appositi che ti dicono cosa fare e come, che ti correggono. Anche quello secondo me aiuta tanto. Magari su strada fai più o meno gli stessi lavori, però l’allenamento di gruppo fa la differenza. Anche volendo, quando ero a casa facevo il mio allenamento di cross con ritmo gara, ma un conto è farlo da sola e un altro con le stesse ragazze con cui correrò la domenica.

Il terzo posto di Overijse, dietro Brand e Van Empel, è uno dei quattro podi già ottenuti da Casasola
Il terzo posto di Overijse, dietro Brand e Van Empel, è uno dei quattro podi già ottenuti da Casasola
Cambia tanto?

Già solo guardandole si impara qualcosa, ma è comunque un metodo che ti sprona ad andare di più, quindi migliori. E poi ci sono i coach che ti correggono e ti danno delle dritte. Ci si allena proprio tutti assieme, allenamenti con dieci maschi e dieci femmine. Per forza poi alzi l’asticella. Se trovi una che va più forte, magari provo a tenerle la ruota e a copiare le traiettorie. Se sei da solo, la tecnica di guida resta la stessa e non vedi i passaggi in cui puoi migliorare.

Prossime gare?

Sarà un inverno abbastanza impegnativo. Sto qua fino alla Coppa di Anversa, poi andiamo in training camp fino al 7 dicembre e da lì voliamo in Sardegna e facciamo la Coppa a Oristano. A quel punto finalmente torno a casa qualche giorno. Ma non mi lamento, sto facendo quello per cui sono venuta in Belgio e mi sta andando davvero bene.

Europei in partenza e Pontoni rilancia Viezzi

30.10.2024
5 min
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Partiranno domani alla volta di Pontevedra in Spagna i 15 azzurri che nel fine settimana prenderanno parte agli europei di ciclocross, facendo finalmente entrare la stagione sui prati nel suo vivo. Il cittì Daniele Pontoni ha preparato tutto, riservando anche una piccola sorpresa finale aggiungendo il nome dell’iridato junior Stefano Viezzi all’elenco inizialmente ufficializzato, spazzando via di fatto qualsiasi strascico polemico. Ora la parola sarà solamente affidata alle gambe dei suoi ragazzi.

Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra
Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra

Pontoni ha scelto una squadra completa, schierando atleti in ognuna delle 6 categorie individuali e naturalmente nella staffetta del sabato e ha visionato il percorso spagnolo, che peraltro già conosceva: «Ci eravamo stati con gli juniores un paio di anni fa, ma un mese fa ci sono tornato per rivederlo e soprattutto capire quali variazioni sarebbero state apportate. E’ un percorso veloce, tutto all’interno del parco e che alterna asfalto a terra battuta. Ci saranno però alcuni innesti».

Quali nello specifico?

So che gli organizzatori hanno previsto, dopo 600 metri di gara, almeno 50 metri su sabbia riportata. Poi metteranno sul percorso due ponti e uno di questi, abbinato a una rampa già esistente di 14 passi sarà la parte tecnicamente più impegnativa. L’altro ponte con gradini farà anche selezione.

Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Un percorso che la Casasola ci ha descritto come molto tattico, sentendo proprio le tue parole…

E’ veloce e penso che potrebbe anche svilupparsi in maniera molto strategica, ma ogni gara è a sé. Bisogna vedere come andranno le cose. Importante sarà partire bene e coloro che sono nelle prime due file avranno un indubbio vantaggio, nel caso dei nostri ragazzi da sfruttare, ma attenzione: alla partenza i crossisti si troveranno subito una curva a 90 gradi, lì bisognerà stare attenti a non cadere per non compromettere la gara.

Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Quali sono le categorie su cui punti di più?

Io intanto sottolineerei che saremo presenti in tutte le gare e questo è già un segnale. Il fermento c’è e la categoria junior maschile lo dimostra. Lo scorso anno avevamo incluso molti primo anno, ora alcuni di quei ragazzi si sono visti sorpassati da nuove leve come Grigolini e Pezzo, poi insieme a Fabbro c’è Agostinacchio che ha dimostrato di essere molto in forma e ha preparato l’appuntamento con attenzione. Fra le pari età la Pellizotti l’avevo coinvolta già lo scorso anno quand’era ancora allieva e con la Ferri forma una bella coppia d’attacco. Under 23: in campo maschile ritorna Scappini che dopo una stagione in chiaroscuro (ma più in scuro, a essere sinceri…) ho ritrovato brillante, lo vedremo insieme a Cafueri e poi appunto Viezzi, fra le ragazze ci affidiamo alla Bramati che ha già esperienza a questi livelli e alla Papo uscita molto bene dalla stagione su strada. Fra gli Elite tornano Bertolini e Ceolin, poi abbiamo Casasola e Baroni fra le ragazze quindi direi che siamo competitivi dappertutto, almeno per fare bella figura. Infine c’è la staffetta.

Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Che per te ha un valore particolare…

Ci tengo molto dopo la vittoria mondiale di Fayetteville, eppure agli europei un po’ per sfortuna e un po’ per nostri errori non siamo mai riusciti a emergere. Lo scorso anno sembrava fatta, ma quella medaglia buttata via non l’ho ancora digerita. Io dico che abbiamo tutto per farcela, tra l’altro avremo in gara la Baroni che mi dà affidabilità visto che la Casasola avrà gareggiato sul Koppenberg venerdì. Voglio darle tempo per recuperare per domenica, anche se sappiamo che a questi livelli si è abituati a gareggiare ogni giorno. Un aspetto da considerare, a proposito del team relay, è che è anche propedeutico per la gara individuale, perché permette di abituarsi al percorso.

Veniamo all’argomento Viezzi, inizialmente escluso: perché?

Perché volevo vedere da parte sua una reazione dopo il difficile inizio stagione e tutte le difficoltà attraversate. So che la sua vicenda si è risolta, fino al 31 dicembre correrà per il vecchio team e poi passerà all’Alpecin, a me però interessava vedere una sua reazione tecnica e psicologica. Nel fine settimana ho visto i segnali che volevo, a Salvirola ha anche rischiato di vincere contro gli elite. Mi ha dato le certezze che cercavo.

Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Con Viezzi e la Casasola diventano tre i corridori italiani che militeranno in team esteri: pensi che sia un fenomeno in espansione?

Io credo di sì, tra l’altro ho avuto ripetute occasioni per confrontarmi con il team manager di Sara per programmare bene la sua stagione, per questo abbiamo deciso di comune accordo di farle saltare la staffetta. Fare attività all’estero significa essere a un altro livello, gareggiare sempre contro i migliori e crescere, posso dirlo per aver sperimentato di persona che cosa significa. Ha anche ragione la Arzuffi: l’adattamento non è semplice, non riesce a tutti e sempre, è l’incognita da mettere in preventivo più che altro perché ci sono lunghi periodi di permanenza in Belgio e Olanda per gare a ripetizione. Se si supera quello scoglio, diventa tutto più semplice.

La nuova avventura della Casasola, e già arrivano podi…

29.10.2024
5 min
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Gli effetti della nuova avventura si vedono già. Sara Casasola (in apertura, foto Mtb Nazgul) ha iniziato alla grande la sua avventura alla Crelan Corendon: dopo un decimo posto d’assaggio al Be-Mine Cross non è più scesa sotto il quarto posto, con subito due prestazioni di grande effetto nel Superprestige. Challenge di grande richiamo che noi italiani eravamo soliti snobbare un po’ privilegiando la Coppa del Mondo. Ma ora Sara fa parte di uno dei team di punta del movimento belga e quindi la situazione cambia tanto è vero che sta scalando a grandi passi il ranking internazionale.

Una scelta la sua coraggiosa, ma fondamentale per la sua carriera e che ha avuto tanti motivi alla base, primo fra tutti il prestigio del team: «Sapere che l’Alpecin aveva interesse nei miei confronti è stato un vero colpo al cuore. Mi hanno proposto un contratto di tre anni, per dedicarmi a questa attività nella loro patria, sarebbe stato folle rifiutare. Era quello che volevo, per fare il definitivo salto di qualità. Non che prima alla Guerciotti non mi trovassi bene, anzi devo solo dire grazie ad Alessandro e al suo staff perché è merito loro se sono qui».

Il podio di Overijse, con la Brand al centro fra Van Empel e l’azzurra, già quarta a Ruddenvoorde
Il podio di Overijse, con la Brand al centro fra Van Empel e l’azzurra, già quarta a Ruddenvoorde
Hai già tastato con mano le differenze rispetto al passato?

E’ un altro mondo. Tutto un altro livello, altra attenzione, questo è ciclocross al massimo grado in un territorio dove questa disciplina è davvero amata. Tra l’altro sono rimasta sorpresa dal mio livello, subito molto alto, pensavo e temevo di pagare lo scotto, invece ho visto che posso giocarmela.

Quanto in questa scelta ha inciso il puntare sul ciclocross in luogo della strada?

Non è proprio così, anzi uno dei motivi che mi ha spinto a questo investimento umano prima ancora che professionale è proprio il fatto di poter fare attività con loro per tutto l’anno. Prima, appena finivo l’attività di ciclocross dovevo passare a un altro team per un altro livello di gare su strada. Qui no, c’è continuità, credono in me anche per le gare da primavera in poi, vogliono investire su di me a 360°.

Sara davanti ai microfoni della Tv belga. Sta già diventando un personaggio nel mondo del ciclocross
Sara davanti ai microfoni della Tv belga. Sta già diventando un personaggio nel mondo del ciclocross
Le gare sono abbastanza diverse rispetto a quelle che affrontavi di solito…

Qui è come se fossi all’università, posso approfondire la mia tecnica, imparare anche quegli aspetti sui quali mi sentivo meno sicura come pedalare sul fango o in contropendenza. C’è un lavoro oscuro durante la settimana, prima di arrivare alle gare e gli effetti già si vedono.

Come ti sei trovata al tuo approccio con il team? La Arzuffi che ti ha preceduto ha raccontato di una realtà a due facce…

Ho letto con molta attenzione le sue parole. Io mi sono sorpresa inizialmente nel trovarmi davanti una struttura professionale così qualificata. Ci sono mezzi e personale a nostra disposizione, dobbiamo pensare solo a correre. Penso che rispetto a quando lei militava qui le cose siano cambiate perché c’è stata una crescita anche dello staff, poi le dinamiche sono in continua evoluzione. Vedremo come andranno le cose, io spero che si continui su questa falsariga.

La Casasola ha militato due anni nel team Guerciotti, vincendo molte classiche nazionali
La Casasola ha militato due anni nel team Guerciotti, vincendo molte classiche nazionali
Hai iniziato alla grande, con addirittura un podio in una classica come quella di Overijse…

Effettivamente è un grande risultato. La squadra mi ha dato subito fiducia, alla vigilia mi avevano detto che poteva essere una prova su misura per le mie caratteristiche, di provare a tenere il ritmo delle migliori. Mi è mancato un po’ il finale, spesso mi succede soprattutto a inizio stagione, infatti quando stavo a ruota tenevo bene ma quando dovevo imporre io il ritmo faticavo. Ma alla fine il terzo posto mi gratifica considerando chi mi è arrivata davanti.

A tal proposito sei rimasta sorpresa dalla vittoria della Brand sulla Van Empel? Si dice che questa sia la stagione del definitivo cambio generazionale, ma l’ex iridata non sembra d’accordo…

So che la Brand è già in buona forma, la Van Empel invece a dispetto dei risultati ottenuti dice che ancora deve lavorare tanto e che ha grandi margini. A ben guardare, la Brand è un po’ un’eccezione con i suoi 38 anni, perché se guardate le Top 10 di queste gare internazionali sono quasi tutte atlete Under 30. Io credo che il cambio generazionale sia davvero in corso d’opera e sono contenta di fare parte di questo momento di passaggio.

La tricolore insieme alla campionessa belga Sanne Cant: la friulana è l’unica non belga o olandese
La tricolore insieme alla campionessa belga Sanne Cant: la friulana è l’unica non belga o olandese
Ora ti aspettano gli europei.

Sicuramente sarà una gara veloce, non proprio nelle mie corde, so che Pontoni ha già visto il tracciato e ci ha detto che ne verrà fuori una gara molto tattica. Io cercherò di giocarmela, ma poi c’è anche il fattore climatico da considerare: se piove tutte le gerarchie della vigilia verranno stravolte.

Sei l’unica straniera del team: non temi che ci sia un po’ di nazionalismo, come raccontava la Arzuffi?

Al team interessa che arrivino i risultati, su questo sono stati molto chiari. Anzi, temo il momento che le cose possano non andare nella maniera migliore. Tutti hanno gli stessi materiali, lo stesso supporto, non mi sento per nulla penalizzata. Probabilmente c’è sempre un po’ di patriottismo, ma se anche fosse non lo fanno vedere, questo lo posso assicurare.

L’esperienza in Belgio della Casasola e i consigli della Arzuffi

22.10.2024
4 min
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Sara Casasola non è la prima italiana andata a correre in un grande team straniero di ciclocross. Anzi, ha avuto un illustre predecessore in Alice Maria Arzuffi, che ha vissuto per ben 4 anni in Belgio alla 777 che altri non è se non la stessa Crelan Corendon, la formazione di Sara quando però non aveva le stesse credenziali di adesso.

La Arzuffi con la maglia 777, sponsor diverso ma stesso team della Casasola. Un’esperienza controversa
La Arzuffi con la maglia 777, sponsor diverso ma stesso team della Casasola. Un’esperienza controversa

Alice ormai è abbastanza lontana dall’attività sui prati, se non per qualche sporadica apparizione durante la sua preparazione invernale anche per romperne la monotonia, ma ricorda bene quegli anni, con sentimenti contrastanti: «Sapevo che prima o poi sarei dovuta tornare a occuparmene – afferma con un sorriso amaro – perché la mia esperienza in quella squadra ha avuto due facce».

Racconta…

Se devo giudicare i primi due anni, non posso dire davvero nulla. E’ stata un’esperienza molto formativa, non solo dal punto di vista tecnico perché ho imparato tante cose, tanto per cominciare l’utilizzo assiduo dell’inglese, io che come tanti avevo un uso scolastico. Ora ormai parlo inglese per il 50 per cento della mia giornata e lo devo a quell’esperienza, senza avere paura di sbagliare, intessendo contatti umani anche grazie ai piccoli errori.

Alice Maria Arzuffi ha corso in Belgio dal 2017 al 2021, conquistando anche 2 vittorie nel Superprestige
Alice Maria Arzuffi ha corso in Belgio dal 2017 al 2021, conquistando anche 2 vittorie nel Superprestige
Come ci arrivasti?

Tramite Scotti che al tempo era cittì della nazionale e sapeva che volevo provare ad affrontare un’esperienza internazionale a tutto tondo, correndo nella patria del ciclocross. Io venivo dalla realtà di Guerciotti che era – ed è – leader in Italia, ma sapevo che correndo sul posto sarebbe stato tutto diverso. Mi accorsi quanto fosse importante viverlo, parlando di tecnica, conoscenza della bici, l’abitudine al fango e al cattivo tempo. Furono due anni stupendi, ma due…

Poi che successe?

Dopo divenne una sofferenza, perché non venivano incontro alle mie esigenze, ma direi alle esigenze di chi è straniero in terra belga. Ero espiantata dalle mie radici, soffrivo la lontananza da casa nella quotidianità, non trovavo comprensione nella nostra realtà e nei nostri sacrifici. Io vivevo da sola in un paesino sperduto, nella casa messa da loro a disposizione e la solitudine divenne pesante. Loro si mettevano sempre di traverso se volevo tornare a casa perché dicevano che lì avevo tutto.

Sara Casasola si sta già mettendo in luce nel nuovo team. Qui seconda a Essen dietro la Norbert Riberolle
Sara Casasola si sta già mettendo in luce nel nuovo team. Qui seconda a Essen dietro la Norbert Riberolle
Pensi che con la crescita del team, diventato oggi un riferimento assoluto sia fra gli uomini che fra le donne, le cose siano cambiate?

Voglio sperarlo, anche perché al tempo io mi trovavo a fare un po’ di tutto. Dovevo curare le iscrizioni alle gare, fare le prenotazioni per l’albergo, curare gli orari di partenza e organizzare tutta la trasferta per il nostro camper, quindi io e altre due persone. Non erano questi i miei compiti, erano distrazioni dall’attività che la rendevano molto più complicata.

Secondo te quella della Casasola è una scelta giusta?

Io penso proprio di sì, come anche quella della Baroni, perché da quelle parti vivi veramente il ciclocross. Se ha fatto questa scelta è perché vuole migliorare davvero, credo che stando sul posto potrà crescere tanto. Ci sarà da fare i conti con il maggiore stress perché lì il ciclocross è vissuto con una passione quasi calcistica. Spero soprattutto che anche la gestione del team sia cambiata, sia cresciuta, tenga conto anche delle diverse esigenze di ogni tesserato, perché un corridore di casa non è la stessa cosa di chi viene da lontano.

Anche Francesca Baroni sta facendo la sua carriera in Belgio, alla Proximus Cyclis Alphamotorhomes
Anche Francesca Baroni sta facendo la sua carriera in Belgio, alla Proximus Cyclis Alphamotorhomes
Secondo te, che hai adesso anche vasta esperienza nel ciclismo su strada, c’è una disparità di trattamento nei team fra i corridori di casa e gli stranieri?

Parliamoci chiaro, un pochino è anche normale, succede anche da noi in Italia. Nella Ceratizit posso dire che ci sono solamente tre atlete tedesche che non sono di primo livello su strada, mentre sono molto forti su pista, ma vedo in giro che è sempre un po’ così. Poi comunque quel che conta sono i risultati e chi ne porta di più. Contano il lavoro e l’impegno che ognuno ci mette a prescindere dal passaporto. Sinceramente questo problema non me lo sono mai posto.

Due chiacchiere con Ilenia Lazzaro sulle stelle del ciclocross

17.10.2024
5 min
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Con il Be-Mine Cross di domenica ha preso il via non solo il circuito Exact Cross, uno dei principali della stagione sui prati, ma tutta la stagione invernale, che racchiude molti temi che andranno affrontati nel suo corso. Uno riguarda precipuamente l’universo femminile del ciclocross, in grande evoluzione. Già nella sua prima telecronaca su Eurosport, la commentatrice Ilenia Lazzaro ha messo in luce come le gerarchie del settore possano cambiare, non solo per il valore intrinseco delle atlete, ma anche per le commistioni sempre più forti con la strada e quindi abbiamo voluto, attraverso di lei, introdurre l’annata.

«La prima prova ha visto la Van Empel (in apertura, ndr) fare la voce grossa, lasciando lontane Alvarado e Brand e io credo che non sarà un caso. Penso anzi che le due capofila dell’annata 2002, ossia la stessa Van Empel e la Pieterse caratterizzeranno tutta l’annata, dipende solo da quando quest’ultima inizierà a competere».

Ilenia Lazzaro, opinionista per il ciclismo su Eurosport
Ilenia Lazzaro, opinionista per il ciclismo su Eurosport insieme a Fabio Panchetti
Fra le due c’è però una certa differenza, perché la Pieterse, dividendosi anche con la mtb e conquistando allori un po’ dappertutto, ha uno stress maggiore rispetto alla connazionale…

La Van Empel ha gareggiato meno su strada, ma quando la Visma-Lease a Bike l’ha chiamata in causa ha sempre risposto presente. Non chiudi tra le prime 10 la Freccia Vallone o la Vuelta a Catalunya se non hai un valore anche nel mondo su strada. E’ chiaro che la Pieterse ha fatto una stagione molto più ricca perché ci sono anche mtb e gravel, ma tornerà presto e conoscendola sarà subito competitiva.

Parlavi della generazione 2002. Secondo te ci sarà un passaggio di consegne con le più anziane?

E’ inevitabile, anche se bisogna vedere che cosa deciderà di fare Marianne Vos. E poi c’è la Brand che ha sempre la zampata della campionessa. Il fatto è che le vedo molto competitive per gli appuntamenti singoli, magari per una specifica tappa di Coppa del mondo e sicuramente per i mondiali. Ma nel corso della stagione, negli appuntamenti praticamente senza soluzione di continuità delle varie challenge, emergeranno le più giovani. E tornando alla generazione 2002, mi dispiace che quest’anno non vedremo all’opera la Van Anrooij che ha deciso di operarsi quest’inverno per essere pronta per la stagione su strada.

Van Empel e Pieterse: protagoniste assolute anche in questa stagione sui prati?
Van Empel e Pieterse: protagoniste assolute anche in questa stagione sui prati?
Tutta Olanda quindi…

Qualcuno potrebbe dire che c’è sempre Blanka Vas, ma la magiara non ha la stessa continuità delle tulipane. Anche lei può rientrare più in un discorso estemporaneo e sono anche curiosa di valutare come si comporteranno le più giovani, ad esempio la slovacca Chladonova. Per loro ci sarà da considerare, nel passaggio di categoria la lunghezza maggiore delle gare, ma nella prima parte le vedremo protagoniste. Atenzione: io alle spalle delle due campionesse sopra citate ci vedo anche la Casasola.

Ti ha sorpreso la sua scelta di andare all’estero?

Io penso che sia qualcosa di storico al quale non è stata data la giusta considerazione. Non ha scelto un team a caso, perché entrando nella Crelan Corendon si è unita a una delle squadre di riferimento di tutto il movimento. Non è proprio la stessa cosa di quando la Arzuffi approdò alla 777, perché quella era sì una squadra forte, ma non spostava gli equilibri. Quella di Sara sì e i benefici io penso che li vedremo a breve. Già domenica, pur finendo decima, ha mostrato sprazzi di grande ciclocross.

Marianne Vos sarà ancora vincente anche sui prati? Attenzione a lei per i mondiali…
Marianne Vos sarà ancora vincente anche sui prati? Attenzione a lei per i mondiali…
Perché secondo te è così importante?

Perché è una scelta che coinvolge tutta la sua attività e che potrebbe essere un valido esempio anche per altri, non solo al femminile. Sara ha scelto un team che investe nel ciclocross senza dimenticare la strada. Questo le consentirà di investire in entrambe le attività ma senza considerare il ciclocross come la “gamba corta”. Io penso che sia la vera scelta che deve fare chi punta alla multidisciplina. E allora guardo anche quel che avviene al maschile dove abbiamo tanti ragazzi che sono cresciuti con questa idea. Viezzi e Stenico tanto per fare due nomi, ma che devono anche trovare la strada giusta per attuarla e restando in Italia questo non è possibile.

La cultura da questo punto di vista non sta cambiando?

Non abbastanza per essere al passo con i tempi. Sono ancora troppi i dirigenti, le società, i tecnici che pensano solo alla strada, che hanno una visione vecchia. Li fanno gareggiare ogni domenica quando invece perché non pensare almeno un weekend al mese da dedicare ad altro, da impiegare magari per una gara di ciclocross d’inverno e di mtb nelle altre stagioni? Se ne gioverebbero tecnicamente e porterebbero poi più risultati, ma questo non riusciamo a capirlo.

Per Sara Casasola un trasferimento a sorpresa alla Crelan Corendon, team di spicco nel movimento
Per Sara Casasola un trasferimento a sorpresa alla Crelan Corendon, team di spicco nel movimento
Tutto ciò secondo te cambierebbe se davvero il ciclocross approderà al programma delle Olimpiadi invernali?

Aspettiamo con fiducia le decisioni che verranno prese il prossimo anno, ma io penso proprio di sì. Darebbe una prospettiva diversa, porterebbe molti corridori a continuare a fare doppia attività nella maniera più equilibrata, come ad esempio fanno i grandi. Non è che Van der Poel o Van Aert li vedi sempre, ma quelle 6-8 gare le fanno perché sanno che saranno utili. Invece chi molla il ciclocross magari il primo anno su strada va bene, forse anche il secondo, ma poi hanno un calo. Sicuramente bisognerà mettere mano al calendario: ci sono troppe gare, su strada ma anche nel ciclocross e non ce la si fa a far tutto.

FAS Airport Services-Guerciotti-Premac, una famiglia nel cross

22.02.2024
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Orgoglio, fiducia, tecnica. Tre sono le parole che sono emerse dalla nostra intervista a tre atleti della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac. Tre differenti aspetti che rappresentano il vissuto di un anno all’interno della formazione di ciclocross italiana. Una su tutte però, la quarta, ci ha colpiti perché ripetuta da tutti, la parola “famiglia“. Un concetto per niente scontato quando si parla di agonismo, ma che spesso riecheggia negli ambienti più sani e prosperi di risultati in questo sport. Ad accompagnarci nel dietro le quinte di questo anno ricco di successi sono stati: Gioele Bertolini, Samuele Leone e Sara Casasola.

Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti
Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti

Poker tricolore e non solo

A rendere un successo la stagione della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac c’è su tutti il poker di maglie conquistato nei campionati italiani organizzati proprio da Guerciotti a Cremona. Per il team manager Alessandro Guerciotti, è stato un anno da incorniciare con risultati che vanno a completare una bacheca già ricca. 

«E’ stata veramente una stagione esaltante per i nostri colori – afferma Guerciotti – con i titoli italiani conquistati dalla junior Elisa Ferri, da Valentina Corvi alla prima stagione tra le under 23 e dalla elite Sara Casasola, nonché nel team relay: un poker importante di maglie tricolori. E Sara Casasola è arrivata terza al campionato d’Europa delle elite: una medaglia che a noi mancava. Non solo: fino al termine del 2023 eravamo privi della maglia tricolore femminile elite, in passato le avevamo vinte con le juniores e under 23, quindi Sara Casasola ha tolto un ulteriore zero dalla casella. Le quattro vittorie di Sara nelle corse internazionali e i piazzamenti tra le prime nelle prove della Coppa del Mondo hanno garantito al nostro team notevole visibilità».

Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno
Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno

L’orgoglio di Gioele

Come primo traghettatore in questo viaggio nel team Guerciotti, ci ha accompagnato il corridore con più esperienza, Gioele Bertolini. Nelle sue parole si può notare l’attaccamento alla maglia e la consapevolezza di essere una guida per gli altri. 

«Io cerco sempre – dice Bertolini – di aiutare e mettere a disposizione la mia esperienza, nell’ottica della squadra in primis ed anche per i miei compagni. La differenza di questo team dalle altre squadre è il concetto di famiglia. Guerciotti è così forte grazie alla storia che ha alle spalle con i grandi campioni che hanno vestito questa maglia e la passione che ci mettono tutt’ora, nello strutturare e formare una squadra competitiva.

«Da ogni stagione c’è sempre qualcosa da imparare e mettere a frutto nelle stagioni a venire. Vestire questa maglia in giro per l’Europa per me è motivo di orgoglio e responsabilità, sapendo anche quanti campioni nel passato hanno corso per Guerciotti e questo mi rende fiero nel vedere la gente che riconosce la maglia».

Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)
Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)

Leone e la tecnica

Samuele Leone ha appeso la bici al chiodo per dedicarsi alla sua passione più grande, fare il meccanico di bici a tempo pieno. Così abbiamo chiesto al classe 2001 che quest’anno ha conquistato il Turin International Cyclocross e numerose top ten, di portarci nella tecnica della squadra. 

«Nei miei tre anni – racconta Leone – mi sono sempre trovato bene. Ho un bellissimo rapporto con Gioele, quando c’erano difficoltà mi sono sempre appoggiato a lui e l’ho visto sempre come un fratello più grande. Sicuramente avevamo un ottimo livello, con Sara e i giovani siamo stati davvero forti. Tutti nel nostro piccolo abbiamo fatto il meglio possibile. Vito Di Tano ha l’esperienza giusta per dare i consigli e far crescere ogni atleta giovane o esperto che sia.

«Come bici usavamo la Eureka CXS. Un modello davvero performante con cui tutti si sono trovati molto bene. Non abbiamo mai avuto problemi tecnici. Siamo stati seguiti maniera perfetta. Avevamo l’assistenza sia di due meccanici belgi che hanno lavorato con grandi squadre e che quindi non ci han fatto mai mancar niente. Mentre in Italia eravamo seguiti da più meccanici, però sicuramente molto bravi. E poi c’è sempre il supporto di Alessandro Migliore che ci mette tanta esperienza e passione e non ha mai sbagliato un colpo».

Sara Casasola con Alessandro Guerciotti
Sara Casasola con Alessandro Guerciotti

La fiducia di Casasola

Per concludere il nostro viaggio tra le fila del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac non potevamo non sentire la voce della campionessa italiana Sara Casasola. La medaglia di bronzo all’europeo elite, ha sottolineato più volte la parola “fiducia” per descrivere l’ambiente della squadra. 

«Questo – spiega Casasola – era il mio secondo anno. Ho trovato un ambiente molto sereno e professionale. Una cosa altrettanto importante è se la squadra riesce a trasmettersi quella serenità che ti permette di rendere al meglio. Qui ho trovato tutto ciò, non mi hanno mai dato nessun tipo di pressione, anche quando c’erano appuntamenti più importanti. All’ultima tappa di Coppa del mondo mi sono ritirata. Io ero mortificata perché appunto, era l’ultima gara della stagione con la maglia di campione italiano. Loro hanno compreso sotto ogni punto di vista e mi hanno dato supporto fin dal primo momento. Un lato umano per niente scontato.

«C’è molta serenità – conclude – ed è trasmessa da tutti nel team. La famiglia Guerciotti è sempre lì a darti una parola di conforto. Con Alessandro mi sento spesso e mi sostiene anche durante la mia stagione su strada. Sul campo invece Vito e Max Bonanomi sono fondamentali e sopratutto tutti ci diciamo tutto e la pensiamo allo stesso modo. Uscire da una bella stagione così nel cross ti porta ad avere una confidenza e una carica di fiducia per niente scontata che poi viene trasmessa alla strada. Per due anni è stato così e spero che possa esserlo anche nel futuro».

Guerciotti Eureka CXS, la bici dei pro’ è ora acquistabile

03.02.2024
3 min
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L’abbiamo vista sfrecciare e vincere guidata dagli atleti del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac. L’Eureka CXS ha dimostrato di essere al massimo livello fra le bici dei pro’ durante le prove di ciclocross. Un design unico, con i colori rappresentativi del team e le linee sinuose disegnate dai progettisti di Guerciotti. Caratteristiche da bici devota alla performance e alla massima rendita sui terreni più difficili. Una bici pensata per eccellere e assecondare ogni esigenza del ciclista. Le Eureka CXS dei pro’ sono già in parte disponibili per la vendita a negozi e privati, il tutto a condizioni di prezzo notevolmente vantaggiose.

Grafiche ricercate e orginali
Grafiche ricercate e orginali

Vincente e ricercata

Come detto l’indole della Eureka CXS è votata completamente alla competizione nel cross. Elastica, ma allo stesso tempo rigida in fase di rilancio, è la bici che ha portato al successo i portacolori della formazione giallo blu nella stagione che va verso la sua conclusione. Dal terzo posto di Sara Casasola ai campionati europei Elite a Pont Chateau, alla conquista di quattro maglie tricolori ai recenti campionati italiani di ciclocross di Cremona. 

Proprio come la divisa, la bici riprende i colori e li esalta con una grafica originale. Il design si ispira al linguaggio del collettivo post-modernista milanese Memphis Studio, che combina geometrie Art Deco, con la tavolozza Pop Art ed un gusto kitsch anni ’50.

Gli allestimenti sono quelli dei pro’, affidabili e performanti
Gli allestimenti sono quelli dei pro’, affidabili e performanti

Caratteristiche e vendita

Sul piano tecnico la Eureka CXS vanta soluzioni da vera e propria top di gamma. A partire dal telaio in fibra di carbonio monoscocca ad altissimo modulo, lavorato con resina a freddo in full EPS. Il passaggio cavi interno al telaio dona un’estetica pulita e moderna. Le geometrie racing invece garantiscono la massima reattività nei cambi di direzione. Il sistema di frenata è di ultima generazione, con freni a disco e pinze flat mount che offrono performance ai massimi livelli.

Per il montaggio è possibile scegliere tra il gruppo Sram Force AXS 2×12 e lo Sram Rival XPLR 1×12. Le ruote sono le Ursus TS37 in carbonio con tubolari Challenge nelle versioni Limus Baby Limus e Grifo. Il resto del montaggio include la sella Selle Italia Team Edition in carbonio, attacco QTC Carbon e manubrio QTC Alloy. Le bici sono vendute senza pedali.

Alcuni corridori hanno già chiuso la stagione, mentre altri termineranno le gare con i mondiali di Tabor, quindi tutte le bici del team saranno disponibili da metà febbraio. Per info su disponibilità e prezzi contattare Guerciotti Export srl scrivendo all’indirizzo email info@guerciotti.it oppure rivolgersi ai rivenditori autorizzati.

Guerciotti