Hirt lava la beffa del 2019: questa volta Aprica si inchina

24.05.2022
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La prima volta che mise il naso in Italia, Jan Hirt aveva 19 anni. Un tale dalla Repubblica Ceca aveva chiamato Angelo Baldini, direttore sportivo all’epoca della MG K-Vis polacca. Era il 2010. La squadra era strapiena di polacchi forti, tra cui Gawronski, che a luglio avrebbe vinto il campionato europeo ad Ankara, e Wisniowski che corre alla Ef-Easy Post. Sono passati 12 anni da quando il ragazzino della Repubblica Ceca entrò nel ritiro di Marinella di Sarzana e oggi che ha vinto la tappa di Aprica del Giro, per certi versi la tappa regina, il suo italiano fluente è una sorpresa inattesa.

«Mi piace l’Italia – dice – quando ero dilettante ho corso per due anni in squadre italiane. Avevo 19 anni. Mi piacciono la cultura italiana, il cibo. La natura. Mi piace il Giro, che mi si addice anche molto. Mi piacciono i suoi percorsi, le Dolomiti e le Alpi».

Uccellino uscito dal nido

Angelo Baldini segue il Giro con RCS Sport e il finale della tappa l’ha visto dai 300 metri all’arrivo, prima di rimettersi in macchina verso Lavarone. Lui è quello che lo accolse e tutto sommato lo inorgoglisce che qualcuno se ne sia ricordato.

«Non sono uno che fa il tifo per i corridori – sorride – ma quando mi è passato accanto, ho fatto un urlo così forte che mi è andata via la voce. Ha fatto davvero una bella vittoria. Era un ragazzino interessante, si vide subito che aveva qualità. La sua sfortuna fu di ritrovarsi con quel gruppo di polacchi che escludevano gli altri. Veniva da un paesino in Repubblica Ceca, sembrava un uccellino uscito dal nido. Faticava a inserirsi, ma frequentava spesso casa mia, anche per quello parla così bene l’italiano. Il guaio però è che non andava d’accordo coi polacchi, per cui a fine stagione decise di andare via e non mi sentii di trattenerlo. Mi pare che passò alla Italifine. Oggi ho avuto davvero la pelle d’oca».

Battuto da Ciccone

Hirt non è più un ragazzino, ha compiuto 31 anni alla fine di gennaio. Forse non tutti ricordano che è l’atleta dell’Astana battuto da Ciccone quando nel 2019 conquistò il traguardo di Ponte di Legno. Ancora una volta dopo il Mortirolo, che oggi gli ha reso giustizia. E quando certe salite le conosci, impari a correrci sopra. Un’esperienza che Kamna e Arensman non avevano e hanno pagato cari gli scatti violenti sul Santa Cristina.

Il forcing dell’Astana sul Mortirolo ha infiammato i tifosi di Nibali, che ha provato, pur non essendo in giornata super
Il forcing dell’Astana sul Mortirolo ha infiammato i tifosi di Nibali, che ha provato, pur non essendo in giornata super

«Il Mortirolo mi piace – dice – è una salita della storia del Giro. L’ho fatto tante volte in corsa e mi ha motivato molto. Mi piace quando le salite sono più ripide del 10 per cento. Non fa niente se sei un po’ indietro, si può recuperare. 

«Non conoscevo invece il Santa Cristina – sorride – mai fatta. Sapevo però che era più ripida nella seconda parte. Con Valverde e Carthy all’inizio abbiamo collaborato. Poi quando ha attaccato anche Arensman mi sono ho detto che non potevo aspettare oltre e sono partito cercando di rientrare».

Una stagione inattesa

E così l’Intermarché-Wanty-Gobert porta a casa un’altra vittoria dal Giro d’Italia che si somma alle altre 8 di una stagione inattesa, ma non certo insperata.

Hindley, Carapaz e Landa, in fondo si vede Almeida, terzo in classifica
Hindley, Carapaz e Landa, in fondo si vede Almeida, terzo in classifica

«Abbiamo un’ottima atmosfera in squadra – spiega Hirt – potrei dire che siamo amici. E quando hai un gruppo di persone con cui ti piace anche passare il tempo, puoi arrivare a bei successi. Credo che questa sia la cosa più importante. Di sicuro è la più grande vittoria della vita. Prima ero un corridore al servizio di grandi leader sulle montagne (Hirt ha corso per due anni con l’Astana, lavorando per Lopez e Fuglsang, ndr). Al Giro ho sempre avuto una possibilità di andare in fuga e ho sempre cercato di sfruttarla. Quest’anno sono più libero, sono anche ben preparato. Ho vinto il Tour of Oman a inizio stagione e mi fa piacere per una volta pensare a me stesso».

Un mese in Colombia

Non ci sono segreti, insomma. Quanto alla preparazione, viene fuori alla fine di questa chiacchierata che Hirt ha trascorso quasi un mese prima del Giro in Colombia, a Boyaca: la regione di Quintana e Lopez.

«Nella seconda parte del Catalunya – dice – mi sono ammalato. Ho avuto la febbre a 40, sono rimasto a casa per una settimana e quando ho ricominciato, è stato come riprendere dopo la sosta invernale. Ero certo che in altura avrei ritrovato la forma e così è stato. Non credo di sapere come si vince. Sono solo ben allenato e ho perso un po’ di peso. Penso di avere una buona forma e ho voluto approfittarne. Il segreto in questi casi è non arrendersi e continuare a provarci. Più volte ci provi e più aumentano le chance di vincere.

«Quando ho iniziato a pensare pensare che la tappa fosse persa, ho detto a me stesso: “Pensa a pedalare. Non ti capita così tante volte di entrare nella fuga giusta, cerca di fare il tuo meglio!”. Non ho cambiato nulla, sono piuttosto conservatore. Cambio poche cose, non mi piacciono i grandi cambiamenti».

Per il suo Paese

Il finale è un pensiero per il suo Paese. La Repubblica Ceca non ha più tanti corridori in gruppo, tolti Barta, Stybar, Cerny e pochi altri.

«Non sono certo io – dice Hirt – il ciclista più famoso del mio Paese. Ma sono felice di aver potuto vincere anche per la mia gente. Da noi il ciclismo è molto popolare, spero che questa vittoria motivi i ragazzi e li spinga a correre in bicicletta».

Azzurrini alla Corsa della Pace: le scelte di Salvoldi

03.05.2022
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Dal 5 maggio la nazionale italiana juniores sarà al via della Corsa della Pace, gara di quattro giorni in Repubblica Ceca, vinta negli ultimi anni da corridori di nome Hagenes (in apertura secondo dopo la prima tappa 2021), Evenepoel, McNulty e Pedersen. Al momento di scegliere i nomi dei nostri e visto il livello di percorso e avversari, il cittì Salvoldi è partito dai corridori di secondo anno.

Dino Salvoldi da quest’anno è tecnico degli juniores. Sullo sfondo Amadori, che guida gli U23
Dino Salvoldi da quest’anno è tecnico degli juniores. Sullo sfondo Amadori, che guida gli U23

«L’idea – spiega – è dovuta al fatto che in Italia la stagione è cominciata da poco. E anche se si sta evidenziando qualche primo anno di valore, le distanze e l’alto livello della corsa rendono più indicati atleti leggermente più maturi. E tra i secondi anni che ho scelto, alcuni hanno ottime prospettive nel quartetto dell’inseguimento. A loro ho aggiunto Bozzola e Arrighetti, che negli ultimi tempi hanno vinto delle belle corse».

Sei azzurri

In attesa di capire bene l’elenco dei partenti e quindi gli avversari dei nostri atleti, la selezione azzurra è degna di considerazione. Ci sono Belletta e Tommaso Bessega. Delle Vedove e Savino. Più il vincitore del Gp Liberazione (Bozzola) e Arrighetti, che di vittorie ne ha messe insieme già tre.

La Corsa della Pace dura quattro giorni, anche se il secondo giorno propone due semitappe. E se i nostri non avranno probabilmente grosse chance di classifica, potranno dire qualcosa sul fronte dei traguardi di giornata.

Non andiamo per fare classifica?

Credo di no, se non altro perché ancora non si è segnalato un italiano con caratteristiche di scalatore. E’ ancora presto, sono certo che nei prossimi mesi sarà diverso. Perciò andremo per fare esperienza e puntare magari a qualche traguardo di giornata. L’albo d’oro è pieno di corridori forti, non è una corsa di poco conto.

La Corsa della Pace si svolge nella Repubblica Ceca, con qualche sconfinamento nella vicina Germania (foto Facebook)
La Corsa della Pace si svolge nella Repubblica Ceca, con qualche sconfinamento nella vicina Germania (foto Facebook)
Andiamo con i secondi anni, però si dice che il 2005 sia un’ottima annata. Ti risulta?

Direi proprio di sì e mi è stato detto anche da chi lo scorso anno gestiva questi ragazzi negli allievi. Il 2005 è una buona annata, con ragazzi forti anche in pista. Per valutarli su strada serviranno ancora tempo e corse più impegnative.

Il fatto di andare a una corsa così importante ha richiesto che i ragazzi si preparassero in modo diverso?

Sono tutti consapevoli dell’importanza della Corsa della Pace, ma non abbiamo intensificato la preparazione. Ci servirà come confronto e per continuare il processo di preparazione. E visto che i punti di Coppa delle Nazioni sono importanti, qualcosa combineremo di certo.

Nel 2021 Uitdebroeks (oggi alla Bora) vince la crono di Trebenice e si piazza terzo nel ranking finale (foto Facebook)
Nel 2021 Uitdebroeks (oggi alla Bora) vince la crono di Trebenice e si piazza terzo nel ranking finale (foto Facebook)
Sembri fiducioso per l’attività su strada e consapevole del lavoro che serve in pista…

E’ chiaro che il quartetto, per i tempi di adattamento, abbia bisogno di processi più lunghi. C’è da lavorare. In più, mettiamoci il fatto scuola e la logistica di Montichiari che non è comoda per chi non vive nei dintorni. Per questo l’Italia è diversa da tanti Paesi del resto del mondo, da noi la scuola conta di più.

Quando partite?

Oggi pomeriggio. Fino a domani ci si ambienta. E poi si comincia.

Roman Kreuziger, moglie Michaela, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020

Kreuziger, vita da monaco per il rilancio

02.01.2021
5 min
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Per il prossimo mese, Kreuziger starà a casa davvero poco. Lo aspettano nuovamente le Canarie, da cui è tornato appena prima di Natale, poi il ritiro a Mallorca con la Gazprom-Rusvelo, perché Roman questo fatto del cambio generazionale obbligato fa fatica a masticarlo, figuriamoci a mandarlo giù. Lo cogliamo in un inizio di stagione che resta comunque cruciale. L’idea di cambiar squadra non l’aveva presa in considerazione. Alla Ntt Pro Cycling si era trovato bene, ma l’attesa che la Qhubeka-Assos nascesse e gli facesse una proposta a un certo punto si è fatta troppo lunga. Così ha accettato l’offerta della squadra russa che, come ci ha già spiegato Paolo Rosola, ne farà uno dei riferimenti per le corse importanti e una guida per i giovani.

Roman Kreuziger, Ivan Basso, VIncenzo Nibali, Franco Pellizotti, Liquigas, passo San Pellegrino 2009
Kreuziger, a sinistra, con Basso, Nibali e Pellizotti nel ritiro Liquigas a passo San Pellegrino nel 2009
Roman Kreuziger, Ivan Basso, VIncenzo Nibali, Franco Pellizotti, Liquigas, passo San Pellegrino 2009
Kreuziger, Basso, Nibali, passo San Pellegrino nel 2009

«Potevo aspettare altri 15 giorni – dice Kreuziger – ma sarebbe stato un rischio, perché di qua c’erano 5 corridori per un posto. Conosco bene Dima (Dimitri Konychev, direttore sportivo della Gazprom, ndr), quando sono sul Garda abitiamo a 10 chilometri e mi alleno spesso con suo figlio. Mi ha fatto parlare con Renat Kamidhuline, il manager della squadra, e penso abbia capito che ho ancora voglia di fare sacrifici. Tanti possono pensare che sia vecchio, perché sono in gruppo da una vita. La verità è che posso essere un riferimento per Zakarin e posso passare la mia esperienza ai più giovani. Se solo la vorranno ascoltare…».

Zakarin significa corse a tappe…

Non sarò l’ultimo uomo in salita, ma in un Giro servono i corridori di esperienza. E poi spero di avere spazio e che ci invitino nelle gare di un giorno, magari nelle Ardenne, perché ultimamente mi ci trovo bene.

Roman Kreuziger, Gazprom, Colnago
Così Roman con la nuova maglia e la nuova Colnago
Roman Kreuziger, Gazprom, Colnago
Con la nuova maglia e la nuova Colnago
Dal WorldTour a una professional: che effetto fa?

Dopo 15 anni al top, può sembrare che sia sceso. Ma col mercato che c’era e la famiglia a casa, ho trovato l’accordo e sono contento. Come organizzazione, non vedo grosse differenze. Ho cominciato a correre su una Colnago e mi fa piacere tornare a usarla. In più abbiamo Campagnolo, che di questi tempi è anche meglio, visto che Shimano ha difficoltà a consegnare i gruppi e tanti colleghi sono ancora senza la bici nuova. Io sono motivato. Farò la mia stagione. Preparerò le Olimpiadi e anche il mondiale. E alla fine deciderò se continuare o fermarmi. Ma voglio deciderlo io.

Roman Kreuziger, Rein Taaramae, Vladimir Karpets, Giro di Romandia 2009
Vince il Giro di Romandia 2009 davanti a Taaramae e Karpets
Roman Kreuziger, Rein Taaramae, Vladimir Karpets, Giro di Romandia 2009
Vince il Romandia 2009 su Taaramae e Karpets
Dunque sei arrivato a questo bivio?

Devo capire se il 2020 è andato male per colpa del Covid. Sono convinto che se il 2021 parte e si svolge normalmente, quelli della mia generazione faranno vedere che ci sono ancora. Perciò, più che un bivio è mettere le mani avanti. Mi sento giovane e in grado di andar forte. Mi sto godendo il tempo che mi resta da correre. I più giovani rischiano di sprecarlo sapendo di averne ancora tanto.

Hai cominciato a vincere tanto da junior e fisicamente eri già definito come un pro’…

So dove volete arrivare, ma credo che la Liquigas mi abbia lasciato tanto. Il dottor Corsetti magari era un rompiscatole, ma ci ha insegnato come comportarci da professionisti e come gestirci. Ho vissuto ogni anno da professionista, mai uno strappo. E questo adesso mi torna indietro.

Roman Kreuziger, Amstel Gold Race 2013
Nel 2013 in maglia Saxo Bank vince da solo l’Amstel Gold Race
Roman Kreuziger, Amstel Gold Race 2013
Nel 2013 vince l’Amstel Gold Race
Quindi i giovani non devono credere di aver già archiviato la pratica?

L’ambiente è cambiato tanto. Il ciclismo è molto più esplosivo. Loro non hanno avuto problemi a cambiare programmi, mentre noi con più di 30 anni abbiano avuto un buon livello, però mai eccezionale. Loro sono stati super, però vediamo se saranno in grado di confermarci. Faccio il paragone con Nibali…

Riguardo cosa?

E’ lì davanti da 15 anni e vince da 15 anni. Altri ci riusciranno? Oppure faranno 5 stagioni a tutta e poi smetteranno? Io credo che alcuni non saranno capaci di ripetersi.

Non li vedi capitani di domani?

Cancellara e Contador sono stati capitani che hanno sempre preteso tanto dagli altri, perché pretendevano tanto da se stessi. Oggi non ci sono più questi riferimenti e nel gruppo c’è l’anarchia.

Romam Kreuziger, Alberto Contador, Nairo Quintana, Tirreno-Adriatico 2014
Scorta Contador (dietro c’è Nairo Quintana) alla vittoria della Tirreno-Adriatico 2014
Romam Kreuziger, Alberto Contador, Nairo Quintana, Tirreno-Adriatico 2014
Scorta Contador alla vittoria della Tirreno 2014
Questi sono discorsi da nostalgico…

Ma basati su dati certi. Non ci sono più campioni con il carisma per tenere ordine in gruppo. Per questo ci sono tante cadute. Ti passano a un filo e se ti lamenti, ti urlano dietro: «Sei vecchio, stai a casa!». Magari certe cose le dicevo anche io, poi però venivano Garzelli, Noè oppure Pelizotti e mi rimettevano al mio posto. Mi piace quasi più allenarmi che andare in corsa, dove non c’è più rispetto.

Hai vinto l’Amstel, il Giro di Svizzera e il Romandia. Un mondiale da junior, cosa manca alla tua carriera?

Il podio in un grande Giro, ma per come vanno ormai faccio fatica. Un podio alla Liegi e magari alle Olimpiadi. Nel ciclismo non saranno popolari come il mondiale, ma quella medaglia potrebbe dare un senso a tutta la storia. Io credo che a Tokyo ci andremo. Magari con le mascherine. Magari senza il Villaggio Olimpico, ma ci andremo.

Roman Kreuziger, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020
Kreuziger con le figlie Anna (a destra) e Viktoria (a sinistra) nei giorni di Natale (foto Instagram)
Roman Kreuziger, piccola Anna, grande Viktoria, Natale 2020
Kreuziger con le figlie Anna e Viktoria (foto Instagram)
E quando arriverà il momento, cosa farai?

Ci ho pensato a novembre, quando sembrava che non avrei trovato squadra. Vedo Lombardi, vedo Quinziato e mi immagino nell’ambiente come talent scout o come responsabile della performance in una squadra. Ho firmato per un anno, secondo Konychev e Renat non avrò problemi a rinnovare. Io farò il possibile. Per questo mi sono allenato anche in mountain bike. Per questo starò tutto gennaio via da casa. E poi vedremo se è stato il Covid o se a 33 anni sarò già vecchietto…