Parigi-Nizza, la fucilata di Martinez. E Kreuziger racconta

14.03.2025
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«E’ stato semplicemente incredibile – ha raccontato Lenny Martinez dopo l’arrivo della quinta tappa alla Parigi-Nizza – tutta la squadra ha fatto un lavoro davvero grandioso. E poi, nell’ultima salita volevo lanciare lo sprint ai 150 metri. Ho visto che eravamo rimasti solo in tre, mi sono detto: “Non posso sbagliare ora, devo dare il massimo”. E quando ho accelerato, mi sono girato e ho visto le grandi differenze, non potevo crederci. Quando ho alzato le braccia… è stato un momento grandioso».

Lenny Martinez è la gioia fatta persona. Ieri, sulla Côte-Saint-André, ha siglato il suo primo successo in maglia Bahrain Victorious. E che successo…

Ha messo in fila i più grandi. A parlarci di questa fucilata è anche Roman Kreuziger, il direttore sportivo che sta seguendo Lenny e il team asiatico in questa Parigi-Nizza, sempre ricca di colpi di scena. Anche ieri, per esempio, c’è stata la caduta di Jonas Vingegaard e il giorno prima lo stop momentaneo della tappa per neve e maltempo.

Vingegaard è caduto: ha sbattuto il volto e una mano che si temeva fratturata. Dopo gli esami, tutto è rientrato. Tra poche ore scopriremo se il danese sarà ancora al via
Vingegaard è caduto: ha sbattuto il volto e una mano che si temeva fratturata. Dopo gli esami, tutto è rientrato. Tra poche ore scopriremo se il danese sarà ancora al via

Dal quarto posto…

L’entusiasmo non manca nel team, ma neanche la lucidità di Kreuziger, al quale chiediamo di raccontare come è nato questo successo.

«Questa vittoria – dice il direttore sportivo – parte dal giorno prima in qualche modo. Abbiamo perso Santi (Santiago Buitrago, ndr), il nostro leader, e Lenny ha dovuto subito dimostrare un carattere forte. Sapevamo che, numeri alla mano, era tra i migliori tre scalatori di questa Parigi-Nizza e che poteva dunque fare bene, ma poi riuscirci non è facile.

Lo stesso Martinez aveva toccato questo tasto del quarto posto. «In effetti – ha detto ancora Lenny – ero un po’ deluso dal quarto posto del giorno prima alla Loge des Gardes. Pensavo di poter fare meglio dietro e di restare attaccato a Joao Almeida. Ma ora sapevo che dovevo mettere la palla in rete, che dovevo vincere. Ieri (due giorni fa per chi legge) però ho capito che era possibile».

Sapevano, dunque, che poteva arrivare davanti, ma da qui a vincere ce ne passava. Kreuziger racconta di una preparazione certosina del muro finale, con video, immagini e… «Un’ottima guida dalla macchina. Lenny ha eseguito le indicazioni al dettaglio… Solo che poi è questione di gambe. Tu puoi fare tutto quello che ti dicono, ma se non ne hai, puoi fare poco. Dal canto nostro abbiamo fatto di tutto per fargli conoscere bene questo strappo finale. Su quelle pendenze lui è riuscito a sfruttare al meglio le sue caratteristiche».

In effetti si saliva sempre in doppia cifra, molto spesso al di sopra del 15 per cento di pendenza. La velocità era “bassa” e la componente del peso incide moltissimo. Martinez è stato un cecchino nel gestirsi.

Jorgenson (al termine leader della generale) fa il forcing sul muro. Lenny c’è… ma non si vede. gestione esemplare dello sforzo da parte sua
Jorgenson (al termine leader della generale) fa il forcing sul muro. Lenny c’è… ma non si vede. gestione esemplare dello sforzo da parte sua

Leader in divenire

Kreuziger prosegue nel suo racconto e insiste sul tema della squadra e del rapporto tra questa e Martinez. Questa vittoria vuol dire moltissimo.

«Io credo che, tra il cambio di team, di coach, di compagni, Lenny si stia adattando e voleva farsi vedere dai compagni. Una cosa è certa: dopo questi due giorni la sua considerazione nella squadra è cresciuta. Oggi la squadra ha lavorato davvero bene per lui e Jack Haig è stato bravissimo negli ultimi 20 chilometri. Lenny è un ragazzo che vive di emozioni. Spesso si fa prendere da queste, ma oggi aveva l’istinto del killer e una squadra vicina.

La Bahrain Victorious ha corso benissimo, sempre nelle posizioni di testa, compatta. Martinez è rimasto tranquillo, almeno vista da fuori. Questa tappa, in effetti, era ideale per lui: tanto dislivello, percorso nervoso. Iniziare “a puntare” e riuscire nell’intento è cosa da grandi, specie se si vuol diventare un grande. E sappiamo che Martinez ha un’ambizione enorme.

Il muro poi è stato gestito alla perfezione, specie per le tempistiche e per le cadenze dello sprint finale. Cadenze alte di chi arriva in cima avendo speso meno, molto meno, degli altri in virtù di un’ottima condizione e di un peso (appena più di 50 chili) davvero favorevole su certe pendenze.

Lenny Martinez (classe 2003) sta diventando un leader. In classifica è ora 5° a 55″ da Jorgenson
Lenny Martinez (classe 2003) sta diventando un leader. In classifica è ora 5° a 55″ da Jorgenson

Il Dna del campione

E Martinez della sua squadra non si è affatto dimenticato dopo l’arrivo: «Sono molto contento di aver vinto con Bahrain Victorious. Sfortunatamente abbiamo perso Santiago Buitrago in una caduta. Ho preso la responsabilità di leader ed ero ansioso di fare bene per loro, di non perdere».

Ma quanto è leader Martinez? Noi lo abbiamo spesso visto con i gradi di capitano, specie quando era nella continental della Groupama-Fdj, ma da qui ad esserlo nel WorldTour, in una squadra nuova e per di più in una gara come la Parigi-Nizza ce ne passa.

«Bisogna vivere queste situazioni per diventarlo – dice Kreuziger – ed è qualcosa che viene giorno per giorno. Io credo che bisogna lasciarlo fare, lasciare spazio anche alla sua fantasia. Non sappiamo dove può arrivare Lenny, viviamolo giorno per giorno. Intanto una vittoria di tappa alla Parigi-Nizza era un nostro obiettivo e l’abbiamo raggiunto. Ora vediamo quel che viene e quel che raggiungerà. Questa, di certo, è una grande scuola per lui.

A queste parole di Kreuziger fanno eco quelle di Martinez: «Per il fine settimana a Nizza, cercheremo di dare tutto. Devo risalire nella classifica generale, ma una vittoria di tappa è già tanto. Preferisco una tappa a una top 10 nella classifica generale, è una bella casella da spuntare».