Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe

28 domande per scoprire il mondo di Lorenzo Finn

11.10.2025
8 min
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La prima stagione tra gli under 23 di Lorenzo Mark Finn si è conclusa sulle strade del Gran Piemonte giovedì 9 ottobre scorso. Trentotto giorni di corsa conditi da tre vittorie, tra le quali spicca il bis iridato di Kigali. Uno dei prospetti di maggior talento del movimento italiano ha terminato la sua prima stagione con la Red Bull-BORA-Hansgrohe, e noi non vediamo l’ora che inizi la prossima per vedere quanto ancora potrà crescere il giovane ligure. 

Il suo talento è esploso quando è entrato nella categoria juniores, prima con il CPS Professional Team, poi con la Grenke-Auto Eder. E’ stato il primo azzurro a lasciare l’Italia per correre all’estero, seguendo il programma della formazione juniores tedesca. Infine entrando nel devo team Red Bull. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)
Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)

Racchetta e pallone

La storia sportiva di Lorenzo Finn non parte subito con la bicicletta, ma nasce con due sport totalmente differenti: tennis e calcio

«Ho iniziato a giocare a questi due sport fin da piccolo, non ricordo l’età esatta ma avrò avuto cinque o sei anni – racconta Finn – e ho continuato fino ai dodici. La scelta di giocare a calcio direi che arriva dal fatto che in Italia sia lo sport nazionale, quindi per un bambino è più facile guardare in quella direzione. Mentre il tennis non ricordo esattamente se fosse una passione mia o se volessi provare per curiosità. Poi mio padre ha sempre giocato a calcio, per cui guardandolo mi sono avvicinato a questo sport».

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Il ciclismo com’è arrivato?

La bici è arrivata perché ho avuto un po’ di problemi al ginocchio, durante l’età della crescita ho sofferto del morbo di Osgood-Schlatter. Non riuscivo a correre bene a causa del dolore, mentre andando in bici non avevo alcun tipo di problema. A parte che andavo già in bicicletta, sempre insieme a mio padre. 

Senza il pensiero di gareggiare?

No, facevamo qualche giro il sabato o la domenica e passavamo il tempo insieme. Visto il problema al ginocchio ho voluto provare questo nuovo sport e me ne sono innamorato subito. 

Quale era la cosa che ti piaceva di più nel pedalare con tuo padre? 

Stare all’aria aperta, fare le strade dove non c’era traffico. Mi ha sempre affascinato la fatica della salita, comunque la solitudine che si prova in quei momenti è qualcosa di piacevole. Quella sensazione di smarrimento, sei lì con te stesso e pensi. Una volta che la provi la capisci subito.

Sei arrivato subito alla bici da strada?

Ho iniziato al Bici Camogli, dove facevano principalmente mountain bike e ho provato a fare qualche giretto ma non mi è piaciuto molto. 

Una volta al Bici Camogli cosa ti ha conquistato?

Pian piano ho conosciuto tutto il mondo delle gare. Seguivo già il Tour de France, comunque sapevo delle grandi corse, però ho scoperto i vari ambienti del ciclismo. Nelle prime gare ho iniziato a interessarmi anche un po’ della preparazione e dei vari impegni che richiede la bicicletta. 

Ti è piaciuta questa parte analitica?

Da subito mi sono interessato all’ambito tecnico e scientifico. Non i primi anni, lì mi allenavo con il gruppo del Bici Camogli senza guardare a questi aspetti. 

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Cosa ricordi di quegli anni?

Ci trovavamo a Uscia, un paese vicino a casa mia, facevamo un giro e il nostro allenatore ci seguiva nel furgoncino e ci allenavamo un po’ a sentimento. Ci divertivamo sui percorsi che trovavamo e magari facevamo qualche gara sulle salite.

Hai sempre avuto questo aspetto della competizione? 

Mi è sempre piaciuta. All’inizio non ero troppo agguerrito, però con gli anni si è sempre più sviluppato. Sì, alla fine è venuta col tempo. Mi è sempre piaciuta la sfida nel mostrare il meglio che si è in grado di fare. Tirare fuori il massimo da sé stessi e dal proprio fisico, capire dove si può arrivare lavorando al massimo. 

La voglia di provare a vincere quando è arrivata?

Da allievo, quando ho iniziato a prendere il ciclismo più seriamente. Con il tempo è arrivata anche questa sensazione

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Ti ricordi la prima volta che l’hai provata?

Con la prima vittoria in Toscana. E’ stata veramente una bella giornata, inaspettata. Ero un po’ sotto shock, però da quel momento ho sbloccato il concetto di voler vincere. 

Sul passaggio alla categoria juniores?

Vedendo come si stava evolvendo il ciclismo moderno ho capito subito quanto fosse importante, che era giunto il momento di fare le cose seriamente. Anche con la scuola e la difficoltà dello studio era comunque fondamentale mantenere la concentrazione al 100 per cento su questi due aspetti. 

Nel frattempo hai studiato al liceo scientifico?

Sì, quando ho scelto l’indirizzo di studio in terza media non sapevo che poi la mia vita sarebbe andata in questa direzione. A livello accademico volevo fare un percorso che mi permettesse di crescere e svilupparmi al meglio

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Dall’esterno traspare questo tua parte analitica…

Sì è parte della mia natura, quindi anche a livello scolastico mi sono sentito più incline alle materie scientifiche

In bici emerge una parte meno razionale?

Quando pedalo i pensieri sono più sciolti, la mente è libera di svagare e a volte non sempre in maniera positiva. Sono ragionamenti tra alti e bassi, magari a volte mi fermo a pensare ai pericoli della strada o a varie vicissitudini. 

Hai qualche percorso che preferisci?

Sì, vicino a casa c’è una bella salita che è quella del Monte Cornua. E’ una salita che mi è sempre piaciuta, sia per i ricordi del passato visto che la facevo anche con mio padre, ma anche a livello tecnico, è esigente ma una volta che arrivi in cima hai una vista su Recco e Sauri molto bella. 

Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Ti alleni solo o in compagnia?

Spesso da solo, però anche in compagnia non mi dispiace ma dipende dai lavori che ci sono da fare. 

Giornata lenta e tranquilla o ad alta intensità?

Un allenamento ad alta intensità se sto bene, passa più in fretta. 

Quando torni dagli allenamenti sei uno che ama cucinare o mangi la prima cosa che capita?

Se l’uscita è stata intensa e lunga mangio quello che trovo, altrimenti mi piace mettermi ai fornelli per fare qualcosa di più elaborato. Due dei miei piatti forti sono la pasta con zucchine e tonno e il risotto con i funghi

Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Una volta messa la bici nel box come passi il tempo?

Mi piace viaggiare, anche se non ho avuto ancora molto tempo per farlo. Però vorrei visitare l’America o l’Asia, insomma uscire dall’Europa e vedere il mondo. 

Viaggio preferito fino ad ora?

Ho un bel ricordo di alcune vacanze fatte insieme ai miei genitori e un’altra famiglia di amici quando avevo tra gli otto e gli undici anni. Siamo andati per diversi anni in giro per l’Europa e abbiamo visitato tanti posti in bici: Olanda, Spagna, Austria. Ho un ricordo piacevole di quel periodo e dei posti visitati.

Quando sei a casa?

Generalmente guardo film, serie su Netflix, ascolto podcast e inizio anche a interessarmi di politica e attualità.

The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
Cosa guardi?

Film un po’ di tutto. Mentre tra mie serie preferite c’è The Office e Breaking Bad. La prima è comica e mi piace il senso dell’umorismo che c’è. 

Personaggio preferito di The Office?

Dwight (interpretato dall’attore Rainn Wilson, ndr) per il taglio comico. 

Quali podcast ascolti?

Quello di Geraint Thomas insieme al Luke Rowe mi piace molto (Watts Occurring, ndr). Parlano di cose molto interessanti, di com’è cambiato il ciclismo e toccano aspetti che mi piacciono. E’ bello sentire le differenze e gli aspetti che sono cambiati nel tempo.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Ti piace anche leggere?

Preferisco guardare, sono un po’ pigro fuori dalla bicicletta. Però dovrei riprendere a leggere qualche libro. 

Hai mai pensato di continuare gli studi?

Non ancora, la scuola è finita da poco e non ho avuto tempo di rifletterci. Però è anche una cosa che si può fare in futuro. Mi piacerebbe imparare qualche lingua nuova come il francese, l’ho studiato alle medie e sarebbe bello riprenderlo. 

Come vivi tutta questa attenzione mediatica nei tuoi confronti?

Il rischio è che sia impegnativo, per fortuna c’è la squadra che mi dà una mano a gestire il tutto. Se non è ogni giorno, mi piace come aspetto, soprattutto quando magari mi fanno delle domande diverse da solito. 

Ora riposo meritato?

Abbiamo ancora un incontro a Salisburgo, quello classico senza le bici. Poi un po’ di meritato riposo.

Finn tra passato e futuro. Wakefield traccia la strada

10.10.2025
6 min
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Il titolo mondiale U23 di Lorenzo Finn, al suo primo anno nella categoria, gli ha permesso di eguagliare Mohoric in un’impresa autentica, conquistare due maglie iridate nelle due diverse categorie giovanili a distanza di 12 mesi. Impresa che ha sorpreso molti ma non il suo team, la Red Bull Bora Hansgrohe che sin dallo scorso anno ha creduto nelle sue qualità e lo sta facendo crescere con i dovuti passi. Tanto è vero che hanno deciso di assecondare la sua scelta di fare ancora un anno nel loro devo team, per crescere nei tempi giusti.

Per capire come ci si è arrivati e come si lavorerà ulteriormente sul ligure, la voce più autorevole non poteva essere che quella di John Wakefield, responsabile performance della multinazionale tedesca e suo allenatore, che su Finn investe molte delle sue speranze.

John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
Qual è stata la prima impressione che hai avuto conoscendo Lorenzo?

Se ti riferisci a quando ho iniziato a lavorare con lui, credo fosse la fine del 2021 o del 2022. Già prima che arrivasse nell’allora team Grenke Auto Eder. Era un ragazzo molto tranquillo, molto giovane, molto rispettoso dal punto di vista caratteriale. Quando l’ho guardato dal punto di vista sportivo, i dati mi dicevano che c’era sicuramente qualcosa di speciale. Quello che mi è piaciuto molto di lui è stata la sua consapevolezza tattica nel modo in cui corre. Ho pensato che fosse maturo nonostante la sua età, corre già come un professionista esperto.

Si è adattato velocemente alla nuova categoria?

Anche da under 19 si è adattato molto bene, molto velocemente, e poi è passato agli under 23, quindi nella categoria di sviluppo, era come se fosse al suo secondo o terzo anno. Si è adattato davvero in fretta, ha bruciato le tappe, per questo i suoi ultimi risultati non mi hanno sorpreso.

Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Il suo Giro NextGen ti aveva soddisfatto?

Ovviamente volevamo un risultato di classifica generale con lui. Tuttavia, tutto è cambiato quando Luke Tuckwell ha conquistato la maglia rosa e Lorenzo è passato molto rapidamente e con grande maturità dall’essere uno dei nostri leader all’aiutarlo in ogni modo possibile. Quindi, se la prendo nel complesso, la risposta è: sì sono stato molto contento del suo Giro Next Gen, perché si è adattato molto rapidamente a un nuovo ruolo.

Rispetto all’inizio della stagione, quanto pensi che sia migliorato in termini di prestazioni?

Dipende da cosa si intende per prestazioni. Solo i numeri che sta spingendo o la sua tecnica di gara, il suo approccio al professionismo e la sua crescita nel corso della stagione? Ha fatto progressi in tutti questi ambiti. Penso che il miglioramento più importante sia in termini di maturità, ma la sua potenza è aumentata. Se consideri il suo miglioramento complessivo dall’anno scorso a quest’anno, è notevole, ma i numeri sono numeri, non dicono tutto.

Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Il prossimo anno sarà ancora nel team Rookies: pensi che abbia ancora bisogno di correre nella categoria Under 23?

Sì, certo. Credo che rimanere nella squadra dei rookie e in quell’ambiente under 23 sia molto positivo per lui. Può ancora crescere ulteriormente. Sarà più concentrato e con più specificità in un ambiente più controllato. Se prendiamo in considerazione gli obiettivi sportivi, il piccolo Giro è ancora un grande target per lui, come anche il Tour de l’Avenir, puntando sempre alla classifica generale. Ma ci sono ancora alcuni aspetti in cui deve migliorare come atleta professionista fuori dalla bici. Non dimentichiamo che ha finito la scuola due mesi fa. Vive ancora a casa. Cambiare completamente l’ambiente e farlo partecipare al WorldTour come giovane corridore va fatto per gradi. Quindi, per noi, ci sono alcuni aspetti che vogliamo migliorare con Lorenzo prima di mandarlo nel WorldTour.

Nelle sue corse con la prima squadra, come lo hai visto muoversi, aveva soggezione verso i compagni e l’ambiente?

No, per niente. Il feedback che abbiamo ricevuto dai corridori del team WorldTour che hanno corso con lui è stato che si muoveva nel gruppo in modo eccezionale. Era sempre al posto giusto al momento giusto e faceva il lavoro richiesto, che si trattasse di tirare in testa, portare borracce, qualsiasi cosa accadesse quel giorno specifico. O che fosse proprio come abbiamo visto al mondiale, correre in modo molto aggressivo. E’ stato un feedback molto, molto positivo.

Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Quanto sarà importante il prossimo anno fargli fare altre corse con i più grandi?

E’ un vincente, quindi vuole sempre risultati. Per noi saranno test importanti perché puoi seguirne i progressi, capire se siamo sulla strada giusta. Ma non è che se non ottiene un risultato in gara, sia una delusione o un fallimento. Ne impariamo qualcosa e ne capiamo il motivo.

Sai che in Italia Lorenzo è indicato come corridore che potrà rilanciare il ciclismo italiano, riportarlo alla sua tradizione. Tanta pressione potrebbe pesare su di lui?

Questo è un bel tema. Sì, la pressione è reale. La questione è come noi come squadra lo aiutiamo ad affrontarla, come la affronta lui stesso come corridore e quali sistemi vengono messi in atto per gestirla. Personalmente so con certezza che questa è la visione che l’Italia ha di lui. Qualcuno ha detto che lui è il prossimo Vincenzo Nibali o qualcosa del genere. Io rispondo semplicemente che lui è il primo Lorenzo Finn, non è il secondo Nibali. Riporre le speranze di un Paese su un solo atleta, certo, è fantastico, c’è passione. Sappiamo tutti quanto siano appassionati gli italiani. Ma lui deve prendere questo per sostenerlo e aiutarlo. Perché se c’è un risultato negativo per il Paese, poi a volte ha effetti negativi su un atleta e questa è l’ultima cosa che chiunque desidera. Quindi è importante che i tifosi lo sostengano, ma senza assillarlo se non vince subito…

Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
C’è un corridore del presente o del passato a cui potresti paragonarlo e perché?

Difficile rispondere, perché nel ciclismo moderno, al giorno d’oggi, essere un corridore da classifica generale non è più una gran cosa. Devi essere molto versatile. Effettivamente il nome che viene in mente è Vincenzo Nibali, ha vinto corse di un giorno molto importanti, corse di una settimana e grandi giri, quindi un corridore molto versatile, molto impegnato, super professionale. Quindi suppongo che si dovrebbe guardare a qualcuno del genere, che è in grado di fare corse a tappe di una settimana o grandi giri, ma capace di emergere anche in corse di un giorno molto, molto dure.

Podio Lombardia U23 2025: Callum Thornley, Elliot Rowe, Antoine l'Hote

Nel giorno dell’europeo U23, Thornley si prende il Lombardia

04.10.2025
5 min
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OGGIONO – Le nuvole grigie e il cielo che sembra sfiorare le teste dei corridori hanno portato un vero clima autunnale sulle strade del Lombardia U23. Ha vinto Callum Thornley, cronoman scozzese della Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, con una volata dove contava avere testa e lucidità. Ha battuto gli altri tre contendenti alla vittoria: Elliot Rowe, Antoine l’Hote (i due sono insieme al vincitore nella foto di apertura) e Mattia Negrente .Una volta appoggiata la bici al muro giallo pastello di una casa qualunque Thornley non sta più fermo, cammina a destra e sinistra, esulta, urla e sorride felice. La sua prima vittoria in linea da under 23 coincide con una classica della categoria, arrivata alla sua 97ª edizione e che ha lanciato grandi nomi del ciclismo professionistico.

«Vincere qui è davvero speciale – dice con un sorriso largo così dall’alto dei suoi 190 centimetri – lunedì ho parlato con il diesse del team e abbiamo deciso che sarei venuto qui con l’obiettivo di vincere. Riuscirci è davvero surreale, anche perché è la prima vittoria su strada in una gara difficilissima. La Federazione della Gran Bretagna non ha partecipato agli europei U23, quindi sono venuto qui in una gara di grandissima importanza per questa categoria».

Un cronoman sul Ghisallo 

La giornata è stata caratterizzata da una fuga uscita quando all’arrivo mancavano oltre cento chilometri. Tanti per pensare di arrivare fino alla fine, ma i quattordici corridori che si sono avvantaggiati durante i giri iniziali hanno trovato l’accordo giusto e da dietro il gruppo ha potuto solamente guardare la corsa scivolare via. Per tutti il momento cruciale sarebbe stata la salita del Ghisallo. In un certo modo lo è stata, perché da dietro nessuno si è mosso e così la gara davanti è continuata. Si trattava di resistere, stare davanti e non sprecare troppe energie e così Thornley ha fatto.

«Quando siamo entrati sui fuggitivi – continua a raccontare il corridore della Red Bull-BORA-Hansgrohe nel retro podio – ho guardato il computerino e ho visto che mancavano ancora 110 chilometri all’arrivo. Ho capito subito che sarebbe stata una giornata lunga. La penultima salita (Colle Brianza, ndr) era durissima, molto più del Ghisallo, lì ero ancora in controllo».

«E’ un bel modo per salutare la categoria U23 – dice Thornely – l’anno prossimo sarò promosso nel WorldTour. Questa vittoria era l’ultima cosa che dovevo fare prima di diventare professionista. Molti pensano sia un cronoman, ma non so nemmeno io che corridore posso diventare, spero solo di lavorare bene per il team il prossimo anno». 

La generosità di Negrente

Il più attivo nella giornata di oggi è stato sicuramente Mattia Negrente, il veneto della XDS Astana Development Team ha corso in maniera generosa, forse troppo in certi momenti. Ha rischiato, poi si è staccato ed è rientrato con uno sforzo incredibile. Quando ha lanciato la volata finale ha però sbagliato il momento cui alzarsi sui pedali, e questo è il suo unico rammarico di oggi. 

«Dopo cinquanta chilometri io e un ragazzo del team Tirol – racconta all’arrivo – abbiamo lanciato la fuga giusta. E’ stata un’azione nata per caso, perché non mi sentivo benissimo e volevo provare a sbloccare le gambe. Poi quando sono rientrati anche gli altri abbiamo trovato l’accordo, ci siamo guardati quasi ridendo e siamo andati».

«Nel finale, su uno strappo, mi sono staccato – continua – ma perché pensavo che la salita fosse più lunga e volevo gestire le forze. Una volta rientrato, insieme a due ragazzi della Decathlon AG2R LA Mondiale, non c’era un grande accordo. Ho tirato tanto, e ho tentato anche un allungo, ma evidentemente li ho pagati. Allo sprint sono arrivato poco lucido, penso di non aver mai sbagliato una volata in questo modo. Ho visto l’arrivo e sono partito, quando ho alzato gli occhi sui cartelli ero ai 300 metri e mi sono detto: «Basta, l’ho persa».

L’europeo della discordia

Il Lombardia U23, così come la Coppa Agostoni domani, e oggi il Giro dell’Emilia Donne, si svolgono in concomitanza con le prove su strada degli europei. In Francia i migliori atleti sono in lotta per il titolo continentale, un danno non da poco per alcune delle corse di riferimento del calendario italiano e non solo. 

«Le squadre non sono mancate – racconta a fine corsa Daniele Fumagalli, Presidente del Velo Club Oggiono, società organizzatrice del Lombardia U23 – anche i nomi. Thornley era uno dei favoriti e non ha deluso, purtroppo la sovrapposizione di date ci ha in qualche modo penalizzati. Abbiamo parlato con la Federciclismo ma ci hanno detto che non potevano fare nulla, sono decisioni che spettano all’UCI e al UEC. In settimana ho anche chiesto alla Federazione di lasciare Lorenzo Finn libero dal campionato europeo per farlo correre qui in maglia iridata. Ci hanno detto che non sarebbe stato possibile, è stato un altro schiaffo che abbiamo preso ma noi andiamo avanti e cerchiamo di fare sempre tutto al meglio».

Da Tignes, Lorenzo Finn ha negli occhi il Tour de l’Avenir

09.08.2025
5 min
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Diciotto giorni a Tignes con il Tour de l’Avenir (23-29 agosto) nel mirino, questa è l’estate di Lorenzo Mark Finn. Anche se di estivo c’è ben poco nel suo abbigliamento, felpa e giacca invernale mentre si trova sul lago poco sotto al paese. Per questo ritiro, che dopo diversi anni non è più organizzato dalla nazionale, Finn ha trovato come compagni di allenamento Enea Sambinello e alcuni amici

«Sambinello – racconta Finn – è sceso dall’altura qualche giorno prima per correre alcune gare con il team (la UAE Emirates Gen Z, ndr). Io invece rimarrò qui a Tignes fino al 10 agosto e arriverò al Tour de l’Avenir senza fare corse intermedie. Ho fatto così anche per il Giro Next Gen e mi sono trovato bene». 

Lorenzo Finn ha scelto Tignes per preparare l’Avenir, per qualche giorno ha avuto la compagnia di Enea Sambinello
Lorenzo Finn ha scelto Tignes per preparare l’Avenir, per qualche giorno ha avuto la compagnia di Enea Sambinello

Da un Giro all’altro

Giro Next Gen e Tour de l’Avenir, le due corse a tappe più importanti della stagione under 23 sono il centro del programma del giovane ligure della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. La corsa a tappe francese, che correrà con la maglia della nazionale che sarà guidata da Marino Amadori, è un secondo banco di prova importante

«Il programma di lavoro è sempre lo stesso – continua Lorenzo Finn – con un po’ di adattamento all’altura e poi ho iniziato a caricare. Ho diviso la settimana fra un giorno con distanze più brevi e maggiore intensità e l’altro con un classico allenamento lungo senza lavori. Per poi scaricare il terzo giorno. Riesco a stare sulle 25 ore di allenamento a settimana e va bene così».

Al Tour de l’Avenir Finn tornerà a sfidare Widar, qui nella terza tappa dello scorso Giro Next Gen vinta dal belga (foto La Presse)
Al Tour de l’Avenir Finn tornerà a sfidare Widar, qui nella terza tappa dello scorso Giro Next Gen vinta dal belga (foto La Presse)
Dal Giro Next Gen come eri uscito?

Le prime tappe stavo davvero bene, lo si era visto anche sul Maniva. La caduta della terza tappa mi ha lasciato qualche strascico, ma per il resto sentivo di aver lavorato bene e di essere arrivato pronto. Purtroppo al Giro dell’Appennino, pochi giorni dopo il Giro, sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Mi sono ripreso bene dall’infortunio, però peccato non aver sfruttato la condizione. 

Con quali consapevolezze arrivi al Tour de l’Avenir?

Sicuramente sarà un bel percorso, molto duro. Siamo venuti apposta a Tignes ad allenarci così da vedere un po’ i percorsi. Due tappe si concluderanno qui (la cronoscalata inaugurale e la quinta tappa, ndr). Verrà fuori una gara più dura con molto dislivello, andremo molte volte sopra quota 2.000 metri. Per me sarà la prima volta in gara, anche questo sarà un fattore da tenere in considerazione. 

Terminato il Giro Next Gen il ligure ha voluto sfruttare la condizione correndo al Giro dell’Appennino, ma una caduta gli ha causato la frattura della clavicola
Finn ha voluto sfruttare la condizione correndo al Giro dell’Appennino, ma una caduta gli ha causato la frattura della clavicola
Ti senti a tuo agio da questo punto di vista?

Avendo fatto tre settimane di ritiro in quota diciamo che mi preoccupa meno. Poi è un fattore che vale per tutti gli atleti allo stesso modo. C’è l’incognita della gara, perché per quanto ci si possa allenare diventa difficile fare ritmi sostenuti o simulare la corsa. L’obiettivo è di abituare il corpo a fare determinati sforzi in certe condizioni. 

Con quali ambizioni arrivi?

Correrò con la nazionale, il che sarà un po’ diverso ma mi fa piacere tornare a vestire l’azzurro. Avrò al mio fianco compagni di squadra forti e anche Davide Donati. Corriamo insieme al team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies e averlo con me è una bella cosa, a causa di un infortunio non è riuscito a partecipare al Giro Next Gen e condividere un’esperienza del genere con lui sarà molto bello. 

Lorenzo Finn e Paul Seixas torneranno a sfidarsi quasi un anno dopo il Lunigiana
Lorenzo Finn e Paul Seixas torneranno a sfidarsi quasi un anno dopo il Lunigiana
Cosa dici del percorso?

La cronoscalata iniziale è tosta, ma mi piace. E’ abbastanza esplosiva. Poi ci saranno tre tappe miste e un gran finale con tantissime salite sulle quali ci sarà una selezione naturale. Saranno scalate diverse rispetto a quelle del Giro Next Gen, sono salite da un’ora e ripetute una dopo l’altra. 

Per te è meglio avere salite più impegnative, in modo da cercare di fare la differenza sul passo?

Se le gambe girano bene non importa su quale salita ci si trova. Per esperienza posso dire che sono felice di avere questo appuntamento verso il finale di stagione, di solito riesco a dare il meglio di me nei mesi conclusivi. 

Come vi siete organizzati in questi giorni di ritiro?

Ci troviamo bene, abbiamo preso una casa in affitto e ci gestiamo noi la routine. Non avendo la squadra dietro abbiamo maggiore libertà sugli orari e i percorsi ma manca la parte del supporto tecnico. Senza l’ammiraglia ci si arrangia e se fa troppo freddo per fare la discesa verso valle in bici la facciamo in macchina e partiamo più in basso. 

Davide Donati sarà parte del team del Tour de l’Avenir, una bella notizia per Finn che ritrova il suo compagno di squadra
Davide Donati sarà parte del team del Tour de l’Avenir, una bella notizia per Finn che ritrova il suo compagno di squadra
Riuscite a godervi un po’ di tempo libero?

E’ difficile perché passiamo cinque o sei ore in bici e una volta tornati dobbiamo cucinare, fare la spesa, le pulizie e tanto altro. Però ci divertiamo, nei giorni di riposo facciamo un giro nel paese e la sera abbiamo tempo per cucinare qualcosa di più complesso. L’altro giorno Sambinello ha fatto un risotto con i peperoni davvero buono, altre sere ci cuciniamo una carne o un sugo più elaborato per la pasta. 

All’Avenir ci sarà qualche nome “nuovo” che hai già avuto modo di conoscere, come Seixas o Torres che arrivano dal WorldTour…

Non corro contro di lui dal mondiale dello scorso anno a Zurigo. Abbiamo visto quello che ha fatto in questi mesi con una top 10 al Giro del Delfinato e altri piazzamenti di rilievo. Credo che lui possa essere il faro della corsa, ma non vuol dire che sia il favorito. Certe gare a tappe ti danno una gamba differente, ma vedremo. Fino all’anno scorso ce la giocavamo in ogni gara. 

Davide Donati: il mondo Red Bull-BORA e l’amicizia con Finn

09.07.2025
5 min
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DARFO BOARIO TERME – Davide Donati è il secondo volto italiano che corre in casa Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Il bresciano, che lo scorso anno ha esordito nella categoria under 23 con la Biesse Carrera, è entrato nel panorama del team di sviluppo del colosso austriaco. Correre in un devo team è un grande traguardo per un ragazzo giovane, che però lo porta spesso a gareggiare fuori dall’Italia. Un bel modo per crescere e fare esperienza, ma diventa difficile trovare momenti in cui incontrarli. 

Così quando ce lo troviamo davanti al campionato italiano la curiosità di sapere come stanno andando questi primi mesi insieme alla Red Bull-BORA è tanta. Donati ci accoglie e seduti all’ombra di un cortile racconta tutto. 

«Entrare in un mondo enorme come questo – dice – è spiazzante per certi versi. Ti trovi proiettato in qualcosa più grande di quel che ti potresti mai aspettare. All’inizio ti senti quasi fuori luogo perché a cena sei accanto a Roglic, Hindley e tanti altri campioni. Rispetto a una continetal il budget è enorme e tutto diventa gigantesco. Senti la pressione di avere un grande sponsor sulla maglia e di essere in un team forte e strutturato. Loro non ci parlano di risultati o di vincere a tutti i costi anche se poi quando sei in certe squadre l’obiettivo è di provarci».

Davide Donati e Lorenzo Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies e nel tempo sono diventati ottimi amici
Donati e Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies, nel tempo sono diventati ottimi amici
Com’è stato avere un riferimento come Lorenzo Finn, che conosceva già l’ambiente?

E’ quello con cui ho legato di più, ci chiamiamo spesso e ci sosteniamo molto. Da parte mia cerco di sfruttare l’esperienza maturata in un anno nella categoria under 23 per sostenerlo e non fargli sentire la pressione. Ne ha davvero tanta addosso, già ora. Credo sia prematuro. Lui sarà sicuramente un grande corridore ma è difficile sostenere tutta la pressione che arriva dall’esterno. Per questo lo ammiro molto. 

Come cerchi di sostenerlo?

In corsa cerco di essere un po’ il suo “angelo custode”, lo porto avanti quando serve, vado all’ammiraglia a prendere le borracce. Mi piace come ruolo, da un lato mi sento un po’ privilegiato nell’essere in squadra con il corridore che sarà il nostro futuro. Dal canto suo Lorenzo (Finn, ndr) mi insegna molte cose. La caratteristica che più mi trasmette è la tranquillità, lui è davvero uno sereno nel fare quello che deve. 

Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
C’è qualcosa che ti dice o anche semplicemente il suo atteggiamento?

Solo il suo atteggiamento, il suo modo spensierato di vivere questo mondo e di correre con gli occhi puntati addosso. 

Ti è dispiaciuto dover saltare il Giro Next Gen che avresti corso al suo fianco?

Moltissimo. Il mio obiettivo era quello di esserci ma un problema al ginocchio mi ha costretto a stare fermo nel momento decisivo. La squadra ha corso benissimo, li ho seguiti dalla televisione e mi hanno impressionato per la capacità di gestire i momenti cruciali. Erano sempre al posto giusto nel momento giusto. Essere parte di un team forte come il nostro vuol dire anche essere sicuri che chiunque va a una gara sa cosa fare e come farlo. 

Come ti trovi nell’essere parte di un team con tanti ragazzi di diverse nazionalità e culture?

E’ bello, riusciamo a fare gruppo ed essere coesi. Un’esperienza di otto giorni come il Giro Next Gen permette di rafforzare ancora di più certi legami. Sono convinto che anche le squadre italiane siano valide e forti, non sono uno di quelli che è andato all’estero con la teoria che da noi non ci sia nulla. Credo che vivere un’esperienza del genere avrà un impatto positivo sulla mia vita, sia che continuerò nella carriera ciclistica o meno. Sto imparando molto bene l’inglese ed è bello relazionarsi con tutte le persone che incontri senza l’ostacolo della lingua, penso sia la cosa più bella che mi sta dando questa esperienza.

Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
A livello tecnico come ti trovi?

In Red Bull-BORA tutto è curato alla perfezione, fin dagli juniores: copertoni, rapporti, aerodinamica, vestiti ecc. Personalmente ho investito tanto negli studi e nel migliorare a cronometro, è una disciplina che mi piace e sulla quale voglio puntare molto. 

La vittoria del campionato italiano è stata un bel traguardo…

Ho iniziato a credere nella cronometro da quando ho vinto la Crono des Nations nel 2023. E’ un rapporto di amore e odio perché è una disciplina che richiede tanta cura e molto lavoro. Però poi quando arrivano certi risultati la voglia di migliorare è sempre maggiore delle “sofferenze”. 

In quali altri aspetti pensi di poter migliorare ancora?

In generale penso di avere un bel margine nelle Classiche e su sforzi da cinque minuti. In una squadra così c’è modo di curare tutto e questo aspetto è importante perché senti di avere alle spalle una struttura solida. Anche quando avevo male al ginocchio ho girato per diversi centri al fine di capire e risolvere il problema. Sono stato a Girona due settimane da uno specialista e poi nel centro Red Bull a Salisburgo. Tutto si è risolto con dei ritocchi alla posizione in bici e delle sedute di fisioterapia per rafforzare la parte alta (il core, ndr). 

Obiettivi da qui a fine stagione?

Mi piacerebbe andare agli europei e conquistare un posto per il Tour de l’Avenir per correre con Lorenzo (Finn, ndr) e dargli una mano. Poi vedremo con la squadra quali saranno i programmi da qui a fine stagione e capirò come muovermi. 

Il modello Red Bull Rookies nel ciclismo: parla coach Wakefield

04.07.2025
6 min
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PINEROLO – Quello del team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies è un progetto nato da pochi mesi con lo scopo di raccogliere quanto prodotto dalla squadra juniores, la Grenke Auto Eder. Il progetto del team under 23 si è concretizzato con l’arrivo del colosso Red Bull come sponsor principale della squadra WorldTour. Un passo importante ma per un certo senso quasi obbligato al fine di non perdere il lavoro di crescita fatto con i ragazzi, ma a anche per proporre loro un cammino pronto da percorrere. John Wakefield è responsabile della parte di sviluppo della squadra Rookies, nato solamente sei mesi fa e capace di sfiorare la maglia rosa al Giro Next Gen (in apertura foto Maximilian Fries).

«Personalmente – ci dice al termine della corsa rosa under 23 – siamo a buon punto, anzi forse anche in anticipo rispetto alle nostre aspettative e agli obiettivi del primo anno di questo progetto. A livello di performance ci siamo mossi bene arrivando pronti alle corse che avevamo in programma, in particolare al Giro Next Gen». 

Lo staff del team U23 è numeroso e ogni componente ha il suo compito e ruolo (foto Maximilian Fries)

Un cammino da “sogno”

Avere la possibilità di entrare in una realtà come quella del mondo Red Bull-BORA-hansgrohe è un sogno per molti ragazzi. L’obiettivo per il team, come lo è stato in passato quando esisteva solamente la Greke Auto Eder come squadra giovanile, è di trovare i migliori ragazzi al mondo. Lorenzo Mark Finn, insieme a Theodor August Clemmens e Paul Fietzke sono i corridori che hanno avuto modo di proseguire il loro cammino dopo la categoria juniores.

«Questo è il nostro “mondo perfetto” – prosegue Wakefield – perché con il nostro processo di scouting e di sviluppo vogliamo che un ragazzo passi dal team Grenke Auto Eder alla formazione Rookies, poi al WorldTour e infine a vincere. Invece di ingaggiare o comprare gli atleti solo perché sono bravi, noi abbiamo come scopo lo sviluppo e la crescita. Nel momento in cui facciamo scouting guardiamo a quello che il corridore ha fatto in passato, a quello che sta facendo oggi e a ciò che pensiamo di ottenere da lui domani».

Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Il progetto Rookies è partito quest’anno quindi sono stati inseriti dei ragazzi che non erano con voi prima…

Lo scouting è importante anche tra gli under 23, così come tra gli juniores (e gli allievi, ndr). Davide Donati è un esempio di quanto detto, lui arriva da una formazione italiana dove aveva già corso un anno da (under 23, ndr). Ci sono dei posti limitati all’interno della Grenke, quindi se all’epoca certi atleti non sono stati identificati o non hanno avuto modo di correre con noi, li porteremo nella formazione Rookies. 

Avere uno sponsor così grande alle spalle aiuta molto?

Senza alcun dubbio. La storia sportiva che c’è alle spalle del brand è sempre un vantaggio. Anche il loro modo di approcciarsi allo sport, in generale, è un biglietto da visita non indifferente. Se si guarda al lato delle gare automobilistiche il progetto Rookies funziona, tanti piloti che ora corrono in Formula 1 sono cresciuti in questo modo. 

Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Quanto è importante per voi vincere?

Niente è più attraente per un corridore di una squadra che vince. Se la tua squadra ottiene poche vittorie è difficile attrarre i migliori atleti, ma quello che conta non è il successo quanto piuttosto imparare. Non dobbiamo andare a vincere ogni singola gara, ma in tutte le corse partiamo con quell’obiettivo. Perdere fa parte del gioco e insegna tanto. Non vogliamo che i nostri atleti arrivino al picco prestazionale troppo presto. Si deve massimizzare il processo di crescita quando si arriva tra i professionisti

In che modo si gestiscono tanti ragazzi forti che hanno voglia di emergere?

Creando la squadra e il clima di collaborazione. Lorenzo Finn era partito per il Giro Next Gen con il ruolo di capitano ma quando Luke Tuckwell ha preso la maglia lui si è messo a disposizione. Non importa chi hai in squadra, nemmeno l’A-Team vincerebbe se non avesse il senso del gruppo. Nessun atleta è più grande del team. Non è possibile che un corridore sia sempre il numero uno. 

Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Non tutti però vogliono fare squadra o sono disposti a mettersi in secondo piano. 

Vero lo si vede spesso in ogni sport. Qui entra in gioco il modo in cui educhiamo i corridori e cerchiamo di far capire loro che il ciclismo cambia continuamente, e se non lo comprendono avranno grandi difficoltà nella loro carriera. 

E’ difficile pensare che tutti i corridori che passano dai vostri team di sviluppo poi andranno nel WorldTour, i posti sono comunque limitati…

Vero. Il nostro sogno è che tutti i ragazzi riescano poi a correre con la formazione principale ma se vediamo che un corridore è pronto e vuole andare via perché pensa di non avere spazio a noi va bene. Abbiamo comunque fatto il nostro lavoro.

La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
Ufficialmente solo un atleta del team Rookies ha già un contratto con la squadra WorldTour per i prossimi anni, come mai?

Perché non crediamo sia un successo per l’atleta avere un programma definito. Sono ragazzi giovani che hanno tanto da imparare. Rimanere un anno in più nella squadra di sviluppo è normale e può succedere. Come può accadere di correre solo una stagione tra gli under 23. Però questo non lo si decide a tavolino. Altrimenti sarebbe come gettare qualcuno in pasto ai lupi. Con noi sai di avere l’occasione di correre nel WorldTour, poi se uno ritiene di essere pronto prima o ha idee diverse e trova un’altra squadra va bene comunque. Ripeto, noi vogliamo creare un percorso di crescita. 

Widar-Finn: grande duello sul Maniva, la spunta il belga

17.06.2025
6 min
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PASSO DEL MANIVA – Lorenzo Finn e Jarno Widar in un duello testa a testa sulle montagne bresciane, guardandosi negli occhi, studiandosi a vicenda e in una sfida a colpi di pedali (in apertura foto La Presse). Vince il belga della Lotto Development Team, che ritrova la maglia rosa del Giro Next Gen dopo un anno. Sette secondi dividono i due contendenti sulla linea del traguardo, quando Widar esulta alzando un dito al cielo Lorenzo Finn sbuca dall’ultima curva ai cento metri dall’arrivo. Si stringono la mano e corrono a coprirsi dall’aria fredda. Una giacca e l’asciugamano intorno al collo per l’italiano della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies, solo una maglia primaverile a maniche lunghe per il belga. 

Gli altri contendenti alla vittoria sono saltati quando Widar e Finn hanno alzato il ritmo nell’ultima parte di salita. E’ bastato poco per mettere un distacco non tanto ampio ma significativo. Quando a Lorenzo Finn domandano se si aspettasse di essere il più forte insieme a Widar risponde con un secco: «Sì»

Visma frettolosa

Finita la prima salita di giornata, il Passo dei Tre Termini, la testa del gruppo si è tinta di giallo. I corridori della Visma Lease a Bike Development si sono messi a fare il ritmo nella vallata che ha portato il gruppo all’inizio del Passo del Maniva. Probabilmente guidati da Nordhagen che pensava di poter fare la differenza, ma quando il norvegese è rimasto da solo mancava ancora tanto alla fine. 

«Oggi mi sentivo benissimo – afferma Widar mentre con un filo di voce racconta la giornata – e ho detto ai miei compagni di fare un buon passo fin dalla prima salita. Aldo (Taillieu, ndr) ha controllato bene il gap con la fuga. Nel momento in cui la Visma si è messa a fare il ritmo noi ne abbiamo approfittato. Il piano era di andare tutti insieme ma non ha funzionato. Non volevo attaccare troppo presto e ho aspettato gli ultimi trecento metri. Quando sono rimasto da solo con Finn lui ha rallentato un po’ il passo, ho pensato stesse giocando con me e non ci sono cascato rispettando il piano di attaccare nel finale». 

La rosa (di nuovo)

Jarno Widar torna sul podio del Giro Next Gen con lo stesso timido sorriso che aveva un anno fa. E’ un corridore più forte e solido, ci dice, ha la consapevolezza nei suoi mezzi che solo i campioni possono avere. Riuscire a mantenere il simbolo del primato fino a Pinerolo sarebbe una conferma della crescita fatta e del suo talento

«Quest’anno la maglia è un po’ diversa – dice rigirandola tra le mani – ha il logo differente rispetto allo scorso anno (nel 2025 anche la maglia rosa del Giro Next Gen è realizzata da Castelli, ndr). Ero abbastanza sicuro di poter vincere ma riuscire a farlo è un bel segnale. Sono più veloce di Lorenzo Finn. Lo avevo già incontrato al Giro della Lunigiana nel 2023 ma non lo conoscevo, posso dire che rispetto a due anni fa è migliorato tanto».

Le consapevolezze di Finn

Lorenzo Finn ha la calma dei corridori forti e lo sguardo sicuro di chi sa che può scrivere il proprio futuro in questa corsa con la forza delle gambe e della mente. Ce n’è voluta di freddezza per ripartire dopo la caduta, i segni all’arrivo sono evidenti

«La caduta sulla prima salita – spiega dopo le medicazioni – mi ha un po’ destabilizzato. I miei compagni sono stati bravi a tranquilizzarmi, abbiamo cambiato bici prima dell’ultima salita e siamo rientrati. Durante lo sforzo non l’ho sentita troppo, ora un po’ mi fa male ma vediamo. A Widar devo fare i complimenti per la vittoria, ha fatto un suo solito scatto negli ultimi metri e non sono riuscito a seguirlo. Conoscevo il suo spunto e ho provato ad attaccare prima ma ha resistito bene

La Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies ha piazzato tre dei suoi uomini tra i primi dieci in questo arrivo in salita. Una conferma della forza dei suoi componenti, cosa che Finn ha già accennato nei giorni scorsi

«Credo siamo la squadra organizzata meglio sia tatticamente che a livello di forze (prosegue il ligure, ndr). Quando è partito Nordhagen non ci siamo scomposti, accanto a me avevo ancora il mio compagno Luke (Tuckwell, ndr). Lo ha tenuto lì e ci ha riportato sotto con un lavoro perfetto. Quando lui ha finito il suo lavoro ho attaccato e siamo andati fino alla fine. Battere Widar sarà difficile, ma ci proveremo e abbiamo le nostre armi».

Finn verso il Giro Next Gen: la crescita e la voglia di imparare

12.06.2025
5 min
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Una videocamera nella hall dell’hotel ad Andorra, posto scelto per i ragazzi del team Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies per il ritiro in preparazione al Giro Next Gen (in apertura foto Twila Federica Muzzi). Al centro Lorenzo Finn che con questi colori lo abbiamo visto correre lo scorso anno e vincere il mondiale juniores a Zurigo. A sinistra John Wakefield responsabile della parte di sviluppo della squadra, a destra Werner Muller-Schell responsabile della comunicazione e addetto stampa. Nonostante la presenza di cinque giornalisti italiani, compreso chi scrive, le domande vengono poste in inglese. E’ il ciclismo dei devo team e che piaccia o meno la piega è internazionale. 

Intorno al campione iridato juniores del 2024 c’è tanta curiosità. Le sue qualità alzano le aspettative ma la giovane età invita a restare calmi e avere pazienza. Quando si ha tra le mani un talento come quello di Lorenzo Finn serve programmare tutto con i giusti passi. Il lavoro dei tecnici Red Bull-BORA-Hansgrohe è volto a questo anche se l’inizio del Giro Next Gen porterà sicuramente un primo banco di prova. 

Pressioni? Poche

Il ragazzo nato e cresciuto in Liguria sfoggia la sua solita calma e risponde alle domande. Ogni tanto si lascia andare a qualche battuta ma la concertazione verso questo primo grande obiettivo di stagione è massima. 

«Non vedevo l’ora che arrivasse questa gara – racconta subito – sarebbe stato bello conoscere il percorso un po’ prima. Correrò vicino a casa (le ultime tre tappe non saranno lontane dalla sua Genova, ndr) e verranno parenti e amici a vedermi. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo fin dall’inizio della stagione.  Sono al primo anno da under 23 e accanto a me avrò compagni più esperti. Mi limiterò a fare del mio meglio senza troppa pressione».

Arrivare alla gara di casa forte del titolo di campione del mondo juniores come ti fa sentire?

Sereno. Si tratta di un bellissimo risultato ma ottenuto in un’altra categoria. Sono molto orgoglioso di quanto fatto ma si parla dello scorso anno, ora sto lavorando per fare altri step. Il Giro Next Gen sarà la corsa a tappe a cui ho preso parte, saranno otto tappe impegnative. 

Come avete lavorato in questi giorni di ritiro ad Andorra?

Siamo stati qui per tre settimane (il team è tornato a casa domenica 8 giugno, ndr). All’inizio abbiamo lavorato in maniera tranquilla per abituarci alla quota perché ci trovavamo a 2.400 metri. Per il resto, una volta trovato il ritmo giusto, ci siamo concentrati su blocchi di due giorni con sforzi sulla media distanza e uno incentrato sulla resistenza. 

Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Quanto ti sei concentrato nel curare la cronometro? Visto che il Giro Next Gen partirà con una prova contro il tempo?

Ci siamo concentrati abbastanza su questo aspetto, in primavera una caduta mi ha causato la frattura della clavicola e non è stato facile allenarsi sulla bici da cronometro. Fino ad ora non abbiamo mai fatto gare contro il tempo ma non credo sia un problema, alla fine la cronometro di Rho misura otto chilometri. Non credo risulterà decisiva per la vittoria finale. 

Guardando il percorso che idea ti sei fatto?

Penso che la terza tappa sia più una scalata sola e darà già delle buone indicazioni. Ai fini della classifica finale le ultime due frazioni, quella di Prato Nevoso e di Pinerolo, saranno realmente decisive. La settima è un continuo sali e scendi con degli strappi che possono fare male. Personalmente credo di preferire un percorso del genere piuttosto che avere una sola salita nel finale. 

Hai detto che questo è il tuo primo obiettivo di stagione, come mai?

Perché da bambino ho iniziato a guardare il ciclismo con il Tour de France, quindi il sogno che ho coltivato è quello delle corse a tappe. Crescendo però ho scoperto che mi piacciono molto anche le corse di un giorno, la squadra sta lavorando molto per farmi diventare un corridore da corse a tappe viste le mie qualità però vedremo. Sto crescendo e vedremo cosa ci riserverà il futuro. 

Ultima domanda: sarai contento se a fine Giro?

Penso che sarò felice comunque perché la mia ragazza verrà a vedermi. A essere totalmente onesti mi piacerebbe vincere una tappa, sarebbe bello ma ci sono tanti corridori forti. Però direi che voglio dare il meglio senza subire infortuni e lavorando bene con la squadra.