A 66 all’ora verso Milano. Poker Ganna

25.10.2020
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Tutto facile. Filippo Ganna come da pronostico si è portato a casa anche la terza cronometro in programma, facendo poker al Giro d’Italia. Il piemontese anche oggi ha impressionato. E lo ha fatto soprattutto nei chilometri finali, quando per assurdo si è anche “scomposto” (le virgolette sono d’obbligo).

Manubrio prezioso

E’ partito come al solito: stabile, deciso, con il 58×11 in canna. Ha tagliato le rotatorie in modo impressionante, sfiorandole come fa un pilota di Formula1 con i muretti di Montercarlo. Merito anche del tanto lavoro che c’è dietro, su posizione e bici.

«Quest’inverno – rivela un raggiante Fausto Pinarello – Cioni mi ha detto: facciamo il manubrio 3D anche a Pippo». Un manubrio che costa circa 14.000 euro. «Ma se i risultati sono questi, non costa nulla», riprende Fausto.

Negli ultimi 4.000 metri, guarda caso la stessa distanza dell’inseguimento su pista, ha aperto del tutto il gas. Al diavolo i 490 watt del programma di viaggio. La velocità è passata da 60 a 66 chilometri orari.

Filippo Ganna ha appena terminato la crono di Milano. Il suo manubrio costa 14.000 euro.
Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.
Filippo Ganna ha appena terminato la crono di Milano. Il suo manubrio costa 14.000 euro.
Ganna in Piazza Duomo. Completa un grande Giro.

Tranquillità apparente

Ganna termina la sua prova. Balza in testa e si siede sull’ormai hotseat del primo in classifica. E da lì inizia a godersi la crono un po’ come tutti dal “divano”. Solo che lui è in piazza Duomo.

«In realtà dopo aver terminato la mia fatica ero più teso per quello che avrebbe fatto Geoghegan Hart che per me – racconta Filippo – Avremmo portato la settima vittoria alla squadra e soprattutto avremmo conquistato il Giro. Un Giro che per me è stato bellissimo non solo per le mie vittorie, ma perché ho potuto lavorare con il team. E le fatiche fatte sono state di un gruppo di amici».

Ormai fa più notizia se il campione del mondo perde una crono piuttosto che se la vince. A questo appunto Pippo scatta: «A Valdobbiadene c’erano mio papà e il mio procuratore, Giovanni Lombardi, che dopo l’arrivo mi hanno detto: una cosa però non va bene, eravamo troppo tranquilli. Può sembrare così ma ogni anno è differente, magari la prossima stagione prendo delle bastonate. Da parte mia continuerò a lavorare restando umile. Inoltre quando indossi questa maglia resti sempre concentrato, sei portato a dare il massimo».

Bomba di emozioni

Grandi Giri, record dell’Ora, in tanti chiamano Ganna a grandi obiettivi. Lui continua a rispondere che può solo lavorare. E che semmai tenterà il Record lo farà su una pista al livello del mare. 

Per ora si gode questo Giro e questa vittoria. Si è portato a casa anche il Trofeo Bonacossa, riservato al “girino” che fa l’impresa più bella. Lo ha conquistato con il trionfo di Camigliatello Silano (che non era una crono), eppure Pippo punta il dito su Milano.

«A Valdobbiadene è stato bello perché era una crono durissima e io lo sono stato di più, ma questa di oggi la metto in testa: è stata la vittoria più bella. Venivamo dal grande lavoro di ieri, c’era la gente che urlava il mio nome dal primo all’ultimo chilometro, Tao che ha vinto il Giro. Insomma oggi è stata una vera bomba di emozioni».

Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020

Tosatto regista della vittoria di Tao

18.10.2020
3 min
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C’è una firma italiana anche nella vittoria di Tao Geoghegan Hart a Piancavallo: quella di Matteo Tosatto. C’era il tecnico veneto, che ha ormai perso la voce, sull’ammiraglia alle spalle del gallese e sono stati i suoi consigli a spianare la strada del ragazzo dal volto simpatico e pieno di lentiggini.

«Tutta la Sunweb, i compagni di Kelderman hanno fatto un buon lavoro – ha detto il vincitore – dovevano guadagnare più tempo possibile sulla maglia rosa e hanno fatto un grande forcing. Io ho cercato di restare calmo e restare focalizzato sulla vittoria, anche se a volte la tentazione di muovermi prima l’ho avuta. Per fortuna da dietro Tosatto, che ha grande esperienza mi diceva di stare calmo».

Rohan Dennis, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Rohan Dennis a lungo in fuga verso Piancavallo
Rohan Dennis, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Rohan Dennis a lungo in fuga

La tattica di Tosatto

Dopo Cioni accanto a Ganna, un altro asso italiano dell’ammiraglia. Toso ascolta e sorride e forse nel cambio di mentalità del Team Ineos-Greenadiers dopo la caduta e il ritiro di Thomas c’è anche quel suo spirito pratico e scanzonato da vecchio combattente del gruppo.

«La squadra aveva dimostrato alla Tirreno – dice – che eravamo pronti a fare un bel Giro. Non ci siamo mai nascosti, puntavamo a vincere con Thomas e la squadra era pronta. Dopo l’incidente, a parte la condizione fisica che c’era, i ragazzi hanno cambiato mentalità con attacchi e vittorie. Oggi abbiamo voluto la fuga. Con Dennis, ma avremmo sganciato volentieri anche Puccio e Narvaez. Volevamo metterne due in fuga per tenere Tao tranquillo. E alla fine ha funzionato perché Tao ha vinto. Nel finale ha fatto una cosa stupenda ed è salito al quarto posto».

Reset mentale

In questa sorta di scambio fra il direttore e il suo pupillo, le parole di Tao completano il quadro.

«Niente di strano in questo nostro modo di correre – ha detto – eravamo venuti al Giro convinti di avere un super leader come Thomas in ottima condizione. Eravamo pronti per sostenerlo. E’ stato duro quel giorno in Sicilia, soprattutto per la natura della caduta. Abbiamo dovuto fare un reset, lui è andato a casa e noi abbiamo onorato la corsa. Abbiamo grande supporto dai nostri sponsor e vogliamo fare il massimo per loro. Abbiamo ancora sette giorni in cui fare il massimo.

«Dobbiamo prendere quello che viene. Ci saranno altri distacchi. Ci saranno le tappe di montagna successive. Sapevamo con il nuovo calendario che le cose potevano cambiare per il meteo. Ci saranno gap maggiori, alcuni attaccheranno da lontano come Froome nel 2018 e io non vedo l’ora. Sarà una terza settimana molto spettacolare».

Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Così Geoghegan Hart sul traguardo di Piancavallo
Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Così Geoghegan Hart sul traguardo di Piancavallo

Podio possibile?

Si pedala fra cautela ed entusiasmo. Ma se un ammiraglio esperto come Martinelli pensa che Geoghegan Hart possa essere l’uomo della maglia rosa finale, allora forse con Bramati bisogna approfondire il discorso.

«Tao già l’anno scorso al Tour of the Alps – dice Bramati – è andato forte, ha fatto vittorie, ha fatto il podio e ha aiutato Sivakov. Ha fatto la Vuelta, ha fatto fughe. E’ un giovane interessante, deve migliorare su certi punti di vista nella gestione della corsa. Oggi ha fatto una grande vittoria. Non parlo della sua classifica che è una sorpresa anche per noi, anche se non del tutto dopo la caduta di Thomas. Tao è quarto in classifica e ad un secondo dal podio. Da qui a dire che salirà sul podio o vincerà il Giro, il passo è lungo».

Jhonathan Narvaez, tappa Rimini, Giro d'Italia 2020

Narvaez vince il braccio di ferro

15.10.2020
3 min
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La sorpresa. Diciamoci la verità, chi si aspettava di vedere arrivare in solitaria Jhonatan Narvaez sul lungo rettilineo di Cesenatico? La squadra di Pozzovivo che tirava. Simon Pellud in fuga che scattava e ne aveva il doppio degli altri. Fuglsang che aveva il dente avvelenato e voleva rifarsi. E invece ecco un altro ecuadoriano che va forte e vince sulle strade del Giro d’Italia.

Cioni
Dario David Cioni ds della Ineos Grenadier al termine della frazione di Cesenatico
Cioni ds della Ineos Grenadier

Una fuga cercata

«Sono davvero contento per lui e per la squadra – commenta il ds Ineos Grenadier, Dario Cioni a fine tappa – Jhonatan sarà una sorpresa per voi ma non per noi della squadra. Questo ragazzo stava bene. Tante volte aveva provato ad entrare nella fuga ma era sempre capitato nei tentativi sbagliati. Se la meritava».

Anche Narvaez è un giovane: ha 23 anni. Come dice Davide Cassani in questa pazza stagione i “novellini” che hanno meno bisogno di gare per andare a regime sono agevolati. Da due anni Narvaez è alla Ineos-Grenadiers, prima aveva corso nella Deceuninck-Quick Step. Se passi per queste due squadre qualcosa di buono devi avere.

E qualcosa di buono aveva fatto vedere proprio su queste strade. Giusto qualche settimana fa, Narvaez  aveva trionfato vincendo una tappa e la generale alla Coppi e Bartali.

Narvaez e Padun (prima della foratura) in fuga verso Cesenatico
Narvaez e Padun verso Cesenatico

Sangue freddo

Oggi il capolavoro è stato dapprima quello di prendere la fuga (la prima ora di corsa è volata via di nuovo sul filo dei 50 orari), poi di non perdere la concentrazione quando sono iniziati gli scatti e soprattutto di restare freddo quando Mark Padun lo stava riprendendo nel finale.

«E’ stato davvero bravo – riprende Cioni – per radio gli davamo i distacchi. Padun stava guadagnando ma poi dopo quello striscione dei meno 10 ha trovato altre energie ed è riuscito a tenere la prima posizione. Jhonatan è un buon cronoman. Sapeva che in volata era più veloce, ma non ha voluto rischiare lo stesso».

In tv si era detto che la mossa di togliere l’ammiraglia da dietro Narvaez fosse una scelta tattica: Cioni smentisce.

«No è stata la giuria a mandarci dietro a Padun. Non si è trattato di scelta tattica. Per radio lo incitavamo e basta. E’ un professionista e non c’è bisogno di dargli indicazioni sul rapporto o sul come fare. Jhonatan ha avuto la forza di allungare e quando Padun ha visto che non riusciva a chiudere o che scappava di nuovo deve aver perso le morale. E’ stato un bel braccio di ferro dai!».

Filippo Ganna, Mileto-Caigliatello, Giro d'Italia 2020

Una tempesta nel cuore di Filippo

Giada Gambino
07.10.2020
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Sottili gocce d’acqua sfiorano la pelle di Filippo, scivolando via lungo i muscoli stremati. Si volta, non vede più nessuno, non sa se è la nebbia che gli oscura la visuale o se è veramente riuscito a staccare gli ultimi compagni di fuga De Gendt e Rubio. E in quell’istante, quando il suo sguardo incredulo scruta alle sue spalle, capisce che può farcela.

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
In piena azione sulla salita finale, aggrappandosi a ogni energia residua
Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
In azione sulla salita finale, aggrappandosi a ogni energia

Si alza sui pedali, tira fuori la lingua e spinge con gran forza la catena posta sul 53×25. Intorno a lui solo il buio del bosco, il grigio del cielo e il nero dell’asfalto. Però, ogni tanto, qualche tifoso, ritrovandosi davanti Filippo Ganna, grida a più non posso trasportato dall’emozione nel vedere da solo in salita il gigante delle crono; dando così alla cupa corsa…un tocco di colore. 

Ed ecco che, dopo la lunghissima fuga iniziata fin dai primi chilometri della corsa in compagnia di altri sette corridori tra cui il suo compagno di squadra Puccio, Pippo inizia la sua inusuale crono in salita, lanciato verso un nuovo traguardo, tanto inaspettato quanto sognato.

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
All’arrivo in lacrime per un’impresa a dir poco inattesa
Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
All’arrivo in lacrime per l’impresa inattesa

C’è freddo, ma il cuore di Ganna pulsa sangue carico di energia ed adrenalina. Lui, che pesa 83 chili ed è alto 1,95, sembra volare anche in salita. Ha gli occhi lucidi, carichi di emozione e di un pizzico di cattiveria agonistica. Vuole farcela, sa che può, sa che tutti fanno il tifo per lui e per quella che si può considerare a tutti gli effetti un’impresa.

Improvvisamente succede qualcosa, Filippo si agita, non gli funziona più la radiolina; non sa quale sia il suo vantaggio, se dietro qualcuno è in rimonta o se può proseguire del suo passo. Da una moto lo rassicurano, gli dicono che può stare tranquillo, che il gruppo è lontano e che l’arrivo è vicino. 

Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
Sull’arrivo l’abbraccio con Tao Geoghegan Hart, 19° al traguardo
Filippo Ganna, Mileto-Camigliatello, Giro d'Italia 2020
Sull’arrivo l’abbraccio con Tao Geoghegan Hart

Quando capisce che il sogno sta per diventare realtà pensa, inevitabilmente, a Puccio: doveva esserci lui al suo posto secondo quanto pianificato la mattina dalla squadra. E, invece, è stato proprio Salvatore che da buon “fratello maggiore”, finché è stato al fianco del giovane gigantesco cronoman, lo ha consigliato, dall’alto della sua esperienza, su come alimentarsi e conservare le energie lungo tutta la fuga: consigli preziosi!  A credere fortemente in questa fuga era stato soprattutto Geraint Thomas che la sera prima, in seguito al suo ritiro, aveva inviato un messaggio di incitamento al corridore di Verbania. 

Filippo vede la linea del traguardo da lontano; si volta, è ancora solo, è lui il protagonista indiscusso. Piange, non riesce a crederci.  Pensa a suo padre e a quando gli diceva che la propria squadra è sacra; così, stacca le mani dal manubrio ed indica il nome stampato sulla sua maglia Ineos Grenadiers. Dopo la vittoria della prima tappa a Palermo e la consequenziale conquista della maglia rosa: anche la quinta tappa del Giro 2020 è sua… Chi l’avrebbe mai detto!

Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020

Cioni e Ganna, il gatto e la volpe…

03.10.2020
4 min
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Cioni e Ganna, come il gatto e la volpe. Dopo la Tirreno, hanno sbancato Imola. E dopo Imola, è toccato a Palermo. Dietro la maglia rosa di Ganna, ottenuta con la vittoria nella prima tappa, c’è tanto dell’uno e tanto dell’altro. C’è lo studio del Team Ineos-Grenadier. Basta rileggerne la giornata, per rendersi conto.

Cioni studia il vento

Prima le previsioni del tempo, studiate da tre giorni prima. Il vento. Da dove arriva. Come cambia. A che ora cambia. A che ora sale e a che ora scende. Una volta avuto in mano il report esatto, al momento di stabilire l’orario di partenza, hanno deciso di far andare prima Dennis (14,14), poi Thomas (14,36), infine Ganna (14,58), in modo che le singole ammiraglie potessero condividere le informazioni sulle variazioni del meteo.

Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
In piena azione in Corso Calatafimi, con le mani sulle protesi in titanio
Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
In piena azione in Corso Calatafimi, con le mani sulle protesi in titanio

Messaggio di Ganna a Viviani

Alla vigilia, cosa che non aveva fatto prima del mondiale, Ganna ha mandato un messaggio a Viviani. Come gli capita di fare in pista ogni volta che una prova lo inquieta.

«Questa volta – racconta la maglia rosa – avevo paura della discesa. Non è facile buttarsi a quasi cento all’ora con le mani sulle appendici e quel ventaccio. Al primo tornante sono arrivato lungo, mi ha salvato la vita il freno anteriore. Non mi ero reso conto di quanto stessi andando forte».

Ma Viviani come al solito ha tagliato corto: «Pesi più di 70 chili – ha scritto – cosa vuoi che ti faccia un po’ di vento?».

Colazione alle 9

Ganna ha fatto colazione in hotel alle 9 e alle 10 le ammiraglie della Ineos-Grenadier si sono spostate dall’hotel di Isola delle Femmine alla circonvallazione di Monreale, dove erano parcheggiati i pullman. A quell’ora, lo scirocco aveva già incendiato l’aria, con temperature prossime ai 37 gradi. Un forno! E che raffiche…

«Avevamo già visto la parte iniziale il giorno prima – ricorda Cioni – ma non era stato possibile andare oltre il quarto chilometro. Io l’ho fatta in bici, ma non mi sono reso conto di nulla. Così appena arrivati abbiamo fatto questo giro del percorso senza spingere, ma per mandare a mente ogni insidia. Come voleva fare le curve. Se c’erano buche o tombini in traiettoria. Cose viste da lui e riportate da me. Abbiamo fatto tante crono insieme, lui si fida e il sistema funziona».

Ganna ha confermato: «Ho pensato essenzialmente a non cadere – ha detto – perché diversi hanno avuto problemi. Ho pensato a guidare la mia bici. E la bici, posso giurarvelo, diventa una lama. Ho impostato bene le linee, con Cioni dietro che mi diceva dov’erano i tombini».

Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020_rosa
La maglia rosa sopra a quella iridata: il premio per un giorno pazzesco
Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020_rosa
La maglia rosa sopra a quella iridata: il premio per un giorno pazzesco

Il pranzo in ammiraglia

Nella risalita verso la partenza, Ganna ha consumato il solito pasto pre-gara a base di riso. Magari avrebbe fatto volentieri un altro giro, ma tornare a Monreale da Palermo non era così semplice e si sono accontentati della prima osservazione.

«Filippo è salito sui rulli per 25 minuti – spiega Cioni – facendo i lavori che ormai conosce a memoria. Ognuno conosce la sua routine, che non cambia, a meno che non ci siano distanze troppo lunghe o percorsi particolari. Durante il riscaldamento ha mandato giù un gel ed è partito senza borraccia. Per così poco tempo si sta bene senza bere».

Fra le annotazioni tecniche più singolari, la magnesite che Ganna ha messo sulle mani al momento di partire.

«Nelle crono – spiega – non si usano i soliti guanti e per tenere le mani asciutte sul manubrio, quella polvere è molto utile».

Ganna, l’attesa snervante

Il nervosismo che il giorno prima lo ha spinto a scrivere a Viviani, sull’arrivo lo ha gestito da sé. Seduto sulla hot-seat, Ganna ha assistito allo sfilare dei rivali più accreditati. E quando anche Affini ha tagliato il traguardo, la sua mimica è stata eloquente. In meno di sette giorni, sulle sue spalle sono cadute la maglia iridata e la maglia rosa, risultato rispettivamente delle vittorie ai campionati del mondo crono e della prima tappa del Giro d’Italia.

«Finora ha vinto quattro mondiali in pista – ha detto prima di salutare – uno della crono e adesso è venuta questa crono. Speriamo di non finire proprio adesso. Piuttosto, visto il settimo posto di Sobrero? Adesso gli scrivo un messaggio, ha fatto proprio una bella crono».

Filippo Ganna, Marco Selleri, crono iridata, Imola 2020

Un caffè con Selleri, il re di Imola

24.09.2020
4 min
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Comincia tutto il 27 agosto. Davide Cassani si presenta davanti a Marco Selleri, lo guarda e spara.

Cosa facciamo col mondiale?
Vai pure avanti!

L’assenso di Selleri era ciò che mancava, il piano Imola 2020 si mette in moto. Di lì a dieci giorni l’Uci annuncerà la cancellazione dei mondiali di Martigny, ma che qualcosa non andasse si era capito da un pezzo. L’Autodromo Enzo Ferrari ha già ospitato Extra Giro, l’insieme delle manifestazioni messe in strada a fine luglio dalla Nuova Placci Srl di Marco Selleri e Marco Pavarini, che sta ora lavorando al Giro d’Italia U23. L’ipotesi di organizzare un mondiale gli sembra enorme, ma Selleri è uomo concreto e accetta la sfida.  Ma chi è questo romagnolo così schietto e cocciuto? 

Presentazione mondiali, Pavarini, Di Rocco
Alla presentazione del mondiale, Pavarini e Di Rocco e dietro Adorni
Presentazione mondiali, Pavarini, Di Rocco, Bonaccini
Alla presentazione del mondiale a Castel San Pietro, Pavarini, Di Rocco e Bonaccini
Prendiamo un caffè, ti va? Così ci spieghi questa stagione straordinaria…

Un caffè ci vuole proprio. Stagione dovuta al Covid, ovviamente inaspettato. Come inaspettata e coraggiosa è stata la ripartenza a luglio. Mi è entrato in testa il motto dei bergamaschi “mola mia” e ho scelto di non mollare. E’ stato importante per il territorio, per rivitalizzare le strutture ricettive ed è diventato uno stimolo eccezionale.

Perché proprio tu?

Qualcuno doveva fare qualcosa, destinare nel modo giusto la dose di follia. E’ il destino della grande passione, ma accettare la sfida iridata con venti giorni di preavviso è stato un bell’azzardo.

Che cosa hai fatto appena hai saputo?

Sono andato da Nino Ceroni, che ormai ha 93 anni e organizzò il mondiale di Imola 1968 vinto da Vittorio Adorni. Ci siamo confrontati e mi ha dato delle ottime idee. L’autodromo può diventare una palestra di ciclismo.

Una sfida che arriva a capo di un periodo tirato.

Abbiamo cancellato il Giro di Romagna per difficoltà amministrative. Abbiamo spostato il Giro d’Italia ed è servito tanto lavoro, dal rivedere il percorso al ridurre il numero delle tappe. Ma non potevamo mollarlo. Non ho avuto paura che saltasse e neppure di andare in sovrapposizione con il Coppi e Bartali e il Tour de France, che anzi ci ha garantito una bella finestra durante la diretta. Siamo una bella squadra e anche Pavarini, che fino a pochi anni fa non sapeva nulla di ciclismo, ora è insaziabile.

Siete una bella coppia…

Non siamo accentratori, altrimenti non gli avrei neppure permesso di entrare in società. E’ una delle risorse che permettono al nostro mondo di crescere. E il bello è che da tutto ciò nessuno si mette in tasca un euro.

Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
Al Passo Spluga, tappa del Giro d’Italia U23 del 2020, Marco Pavarini, Marco Selleri
Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
Al Passo Spluga, tappa del Giro d’Italia U23 2020, Pavarini e Selleri
Nuove risorse e nuove aperture, come quella dei cronometristi.

Esatto, non ci serviamo della federazione cronometristi, ma abbiamo tirato dentro gli amici di MySdam, che vengono dal mondo delle Gran Fondo. Magari qualcosa non gira ancora alla perfezione, ma abbiamo tecnologie e transponder che ci permettono di tenere sotto controllo la corsa nei tablet lungo tutto il percorso.

Voglia di futuro o risposta a precise necessità?

Il futuro è aprire strade diverse dalle solite. Il Giro d’Italia U23 deve essere un laboratorio di innovazioni e forse per questo l’Uci ci ha autorizzato i tablet, ma anche la crono Real Time di due anni fa.

Quando avete cominciato a lavorare su Imola 2020?

Nel momento in cui il Giro d’Italia U23 è partito. La prima regola che ho imposto è stato chiudere la porta in faccia ai raccomandati, perché gli inserimenti per amicizia sono uno dei mali del ciclismo.

Come hanno risposto i volontari che ogni anno tengono in piedi il Giro dei giovani?

Intanto ho comunicato loro che avrebbero fatto parte della macchina organizzativa di Imola e sono stati tutti contenti, motociclisti compresi.

Tua moglie Fosca non si lagna mai di tanto lavoro?

Lei e i miei figli sono contenti. Ho una donna che è come me, mai un problema, forse per essere guarita da un tumore tanti anni fa. Le cose importanti della vita sono altre, ci sono dei valori forti dai quali non mi scosto e anche per questo non sopporto le raccomandazioni. Per il resto, non è tanto difficile dire chi sia Marco Selleri. Ho 61 anni, sono andato in pensione, vorrei fare tutto, ma devo stare attento a non caricarmi troppo. Spero si torni presto alla normalità. E spero fra un po’ di poter andare un po’ in vacanza…