Cervélo, rinnova una delle sue bici leggendarie e più vincenti, la R5. Sbirciata in qualche occasione al Delfinato, alla Grand Boucle (maschile), ha raggiunto il gradino più alto del podio (insieme alla S5) al Tour de France donne, al fianco di Pauline Ferrand Prevot.
Ancora una volta numeri che lasciano a bocca aperta. Il telaio è dichiarato a 651 grammi di peso, addirittura nella taglia 56, con una forcella da 298. Rispetto alla versione precedente, il frame-kit ha subito una cura dimagrante di ben 326 grammi. C’è molto altro. Ecco la nuova R5 nel dettaglio.
La nuova R5 vince il Tour de France Femmes 2025La nuova R5 vince il Tour de France Femmes 2025
Non è solo questione di telaio e forcella
Come per la nuova R5, Cervélo adotta un concetto differente che include ogni componente della bicicletta. A partire dalla geometria, passando per il manubrio, fino ad arrivare alle ruote. Tutto è sviluppato per fare scendere il peso e garantire performance di livello superiore, senza stravolgere la naturale propensione alla salita.
Se pur le quote geometriche sono del tutto accostabili alla versione precedente, la nuova Cervélo R5 è stata rivista nel design della scatola centrale. Questo gli permette di far alloggiare pneumatici anche da 29 millimetri. Nonostante questo fattore, la nuova R5 mantiene un passo piuttosto ridotto, con valori compresi tra i 97,68 centimetri della misura 48, fino ad arrivare ai 102,45 della taglia 61 (in tutto le taglie disponibili sono 6). Il valore comune a tutte le misure è la lunghezza del carro posteriore, 41 centimetri. Le ruote Reserve 34/37 SL sono state disegnate in parallelo con la bici. E poi c’è il manubrio One-Piece (un blocco unico) HB18, con un risparmio di peso che sfiora i 150 grammi ed aumenta l’efficienza aerodinamica. Comodo e rigido, sicuramente veloce e anche piacevole da utilizzare sulle lunghe distanze.
La sezione centrale è stata cambiata rispetto al passato, ma ricorda il design BB-RightIl nuovo manubrio One-PieceFoderi posteriori sfinati, come vuole la tradizione R5Da salita con la monocoronaFull Dura-Ace con misuratore 4iiiiTop di gamma con montaggio Red e power meter QuarqPacchetto completo Force e QuarqBici completa con allestimento Ultegra e power meter 4iiiiLa sezione centrale è stata cambiata rispetto al passato, ma ricorda il design BB-RightIl nuovo manubrio One-PieceFoderi posteriori sfinati, come vuole la tradizione R5Da salita con la monocoronaFull Dura-Ace con misuratore 4iiiiTop di gamma con montaggio Red e power meter QuarqPacchetto completo Force e QuarqBici completa con allestimento Ultegra e power meter 4iiii
Allestimenti e prezzi
I montaggi a catalogo sono 5, ai quali si aggiunge il kit telaio. Spicca l’allestimento Red XPLR AXS 1, ovvero la bici con la monocorona anteriore, con tutta probabilità la prima vera bici da salita che entra in catalogo con la trasmissione 1X. Ci sono le due top level con Shimano Dura-Ace e Sram Red, mentre un gradino più in basso troviamo i montaggi Ultegra e Force. Il kit telaio prevede: telaio e forcella, serie sterzo, manubrio e reggisella, quest’ultimo a zero off-set per tutte le versioni.
I prezzi non sono per tutti, ma rientrano in questa fascia di mercato. Ci vogliono 12999 euro per i tre allestimenti top di gamma (disponibili nella sola combinazione nero/bronzo) e 8999 euro per Ultegra e Force (invece disponibili con una doppia combinazione della livrea cromatica, nero/bronzo e nero/silver). Il frame-kit ha un listino di 5699 euro.
La stagione non è ancora finita (proprio oggi inizia la Vuelta), ma per qualcuno è già tempo di bilanci. Per Nimbl, ad esempio, il 2025 è già stato un anno da incorniciare con la vittoria di Yates e la maglia azzurra di Fortunato al Giro d’Italia, e la storica vittoria al Tour de France femminile di Ferrand-Prevot. L’azienda italiana ha deciso di omaggiare queste imprese con un’edizione limitata del suo modello di punta Ultimate Pro Edition, la Summer Victory Collection.
La scritta Nimbl in rosa celebra la vittoria di Simon Yates al Giro 2025La scritta Nimbl in rosa celebra la vittoria di Simon Yates al Giro 2025
Rosa, Giallo e Blu, le tinte dei campioni
La particolarità della Summer Victory Collection è la colorazione della tomaia, che rende unica questa versione delle Ultimate Pro. I più attenti le hanno già viste ai piedi di Lorenzo Fortunato nell’ultima tappa del Giro d’Italia, nella livrea blu che omaggiava la maglia azzurra di miglior scalatore indossata dal corridore italiano. Ora Nimbl ha fatto lo stesso per celebrare due fra le maglie più importanti del ciclismo mondiale.
Quella rosa vinta da Simon Yates e quella gialla indossata da Pauline Ferrand-Prevot sul podio di Châtel ad inizio agosto. L’estetica è molto curata e minimal, come nello stile di Nimbl. La base rimane bianca, ma impreziosita da una colorazione (rosa, gialla o blu) che parte dal tacco e poi sfuma a metà della linguetta. La livrea celebrativa è completata dalla scritta Nimbl con la stessa colorazione sul lato esterno della scritta.
La suola in monoscocca di carbonio sottilissima è uno dei segreti di questo modello, amatissimo dai professionistiLa suola in monoscocca di carbonio sottilissima è uno dei segreti di questo modello, amatissimo dai professionisti
Ultimate Pro Edition, la scarpa dei pro’
Il modello scelto per la Summer Victory Collection non poteva che essere il più performante, curato e leggero di Nimbl, la Ultimate Pro Edition. Si tratta di scarpe senza compromessi, realizzate a mano con la massima artigianalità. Sono leggerissime grazie alla suola in monoscocca in carbonio molto sottile (meno di 2 mm). La chiusura è affidata a due rotori Boa, con le guide in cotone che hanno sostituito quelle in plastica del precedente modello, rendendo così le scarpe ancora più comode.
La tomaia è in microfibra e, assieme alla linguetta con un nuovo design, è studiata per garantire il massimo dell’areazione anche nelle giornate più calde (come quelle trovate da Ferrand-Prevot al Tour). La suola è disponibile in due versioni, a 3 o a 4 fori, per adattarsi a tutti i tipi di tacchette presenti sul mercato. In due parole, le Ultimate Pro Edition sono le scarpe preferite dei professionisti.
Le Ultimate Pro in livrea giallo-oro sono dedicate alla storica maglia gialla di Pauline Ferrand-PrevotLe Ultimate Pro in livrea giallo-oro sono dedicate alla storica maglia gialla di Pauline Ferrand-Prevot
Peso, disponibilità e prezzo
Il peso delle Ultimate Pro Edition è impressionante: solo 192 grammi nella taglia 43. I tre modelli, Rosa, Azzurro e Giallo, della Summer Victory Collection saranno disponibilinel sito dell’azienda a partire dal 1° settembre 2025, e il prezzo consigliato è di 599 euro.
E chissà che entro fine settembre, al termine della Vuelta, non venga aggiunto alla capsule collection anche il modello Rosso. Le Ultimate Pro Edition, infatti, sono anche le scarpe di Vingegaard, il grande favorito della corsa a tappe spagnola.
Pauline Ferrand Prevot sarà la prima donna tesserata con la Ineos Grenadiers. Zero attività su strada, solo offroad con Pidcock. Puntando a Parigi 2024
La questione è stata sollevata da Rutger Tijssen, l’allenatore di Pauline Ferrand Prevot, durante la festa in cui la vincitrice del Tour è stata accolta nel quartier generale della Visma Lease a Bike a ‘s-Hertogenbosch, al pari di Vingegaard, Roglic e Kuss negli anni passati.
Il tecnico olandese ha sottolineato con i giornalisti presenti che sia stato un peccato che a tenere banco durante la vittoria in Francia sia stato il peso della campionessa e non le sue imprese. Ferrand Prevot non ha fatto mistero di aver sostenuto una dieta piuttosto importante per raggiungere il peso necessario per vincere il Tour. Ha parlato di quattro chili perduti nel periodo trascorso in altura, sotto lo strettissimo controllo della sua squadra. Ugualmente Demi Vollering, seconda per il secondo anno consecutivo, ha detto di voler dimostrare alle ragazze che non bisogna essere super magre per essere le migliori.
Vollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioniVollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioni
Il limite della salute
Il limite è quello della salute. Non sono stati rari i casi di disturbi alimentari, fra gli uomini e ancor più fra le ragazze, seppure negli ultimi anni l’avvento dei nutrizionisti in squadra ha permesso di monitorare con maggiore attenzione le eventuali deviazioni.
«Penso sia positivo che se ne parli – ha detto Ferrand Prevot nell’incontro con la stampa – ognuno ha diritto alla propria opinione e io di certo non la prendo sul personale. Ma dobbiamo anche ricordare che il nostro compito è vincere le corse ed essere al top della forma. Io mi sono semplicemente preparata per la gara più importante del calendario e ho trovato il modo di essere al meglio. Gli ultimi due giorni del Tour sono stati incredibilmente duri e quel che contava sono stati i watt per chilo. Spetta ai genitori insegnare queste cose ai propri figli, dicendo loro che potrebbe non essere sano al 100 per cento (motivo per cui durante il Tour, Ferrand Prevot ha detto di non poter tenere quel peso per tutto l’anno, ndr). Non sono malata. Ho perso peso in modo intelligente lavorando con un intero team. Tutto è stato analizzato e monitorato. E l’ho fatto allo stesso modo per le Olimpiadi l’anno scorso. Ora che il Tour è finito, torno alla mia vita normale e se voglio mangiare una pizza, la mangio subito».
Il quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e KussIl quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e Kuss
Il corpo delle donne
Il tema è caldo. Nei giorni successivi al Tour Femmes, attraverso un comunicatosi è espresso anche The Cyclists’ Alliance, il sindacato delle cicliste professioniste, presieduto da Grace Brown.
«Lavoriamo costantemente – ha dichiarato l’australiana che si è ritirata lo scorso anno – per rendere il ciclismo professionistico una carriera sostenibile e appagante per le donne. La salute e il benessere delle cicliste sono fondamentali per la longevità della loro carriera. Il sistema attuale non è strutturato per proteggere la salute femminile, quindi credo sia nostro dovere continuare a educare e promuovere standard migliori che consentano alle donne di competere con un corpo sano, forte e felice».
Tre prime pagine per celebrare la conquista della maglia gialla, la vittoria di Chatel e quella finaleL’Equipe ha celebrato in modo importante le imprese di Feerrando Prevot: qui per la presa della maglia giallaL’indomani, la vittoria a Chateò merita questo titoloE per finire, la vittoria finale che fa di Ferrand Prevot “Una passione francese”
I punti del comunicato
A margine del suo intervento, il sindacato ha rilevato una serie di punti che su bici.PRO abbiamo sollevato e approfondito qualche anno fa, ma che evidentemente restano sensibili.
“La salute e il benessere delle cicliste – si legge nel comunicato – sono una priorità assoluta per noi e per i nostri iscritti. Siamo preoccupati per le pratiche e le culture sportive che mettono a rischio la salute delle atlete. La salute e le prestazioni ad alto livello devono andare di pari passo. Oggi lo sport dispone di conoscenze scientifiche, intuizioni ed esperienze umane più che sufficienti per creare prestazioni sostenibili ed etiche che non compromettano la salute dei ciclisti. Siamo delusi dal fatto che le donne nello sport ricevano un controllo sproporzionato sul loro corpo rispetto ai loro colleghi maschi. Speriamo in un futuro in cui il corpo delle donne non sia così pesantemente esaminato, sia in gara che nella vita».
L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)
Il no al mondiale
Nella sua giornata in Olanda, Ferrand Prevot ha anche parlato dei giorni subito successivi alla vittoria, annunciando che non correrà i campionati del mondo di Kigali. Ha anche raccontato che nella prima uscita in bici ha incontrato Pogacar e la compagna Urska e ha molto apprezzato i consigli ricevuti da Tadej sul non guardare troppo i social e godersi il momento.
«Quando ripenso agli ultimi mesi – ha detto – mi rendo conto di quanto ho lavorato duramente per riuscirci. Ma voglio davvero provare a vincere di nuovo il Tour l’anno prossimo. E’ proprio questo che mi piace di più del mio lavoro: prepararmi per un grande obiettivo e cercare di essere la migliore possibile. Se dipendesse da me, ricomincerei a prepararmi per i campionati del mondo ora e farei un ritiro di allenamento in altura. Perché quando le cose vanno bene, come al Tour, vuoi sempre di più. Ma è meglio godersi ciò che ho realizzato ora e rilassarsi, così da poter continuare a fare bene negli anni a venire».
Per la prima volta Cattaneo racconta i primi anni da pro' persi per infortunio e problemi con il cibo. Ora però è rinato. Il Tour lo ha detto chiaramente
La storia del ciclismo moderno si è arricchita di un nuovo, straordinario capitolo. Pauline Ferrand Prevot, la campionessa più versatile al mondo, ha trionfato al Tour de France Femmes. Un’impresa epica, che ha visto l’atleta francese dominare la corsa e consolidare il suo status di leggenda. Al suo fianco, a supportare ogni sua singola pedalata, le scarpe Nimbl, un brand che sta ridefinendo gli standard di performance nel settore. Questo successo non è solo una vittoria per Pauline, ma anche la dimostrazione del valore di un’attrezzatura di altissimo livello.
Pauline Ferrand Prevot è un’icona del ciclismo (in apertura, felice e stremata dopo la seconda vittoria a Chatel Les Portes du Soleil, con le sue Ultimate Exceed Pro Edition in bella evidenza). L’unica nella storia ad aver conquistato titoli mondiali in ben quattro discipline: strada, Mtb, ciclocross e gravel. La sua carriera è un susseguirsi di successi che dimostrano una determinazione incrollabile e una profonda conoscenza dei dettagli che fanno la differenza. Per un’atleta di questo calibro, l’attrezzatura non è un semplice accessorio, ma un’estensione del proprio corpo. Ogni watt conta, ogni grammo è fondamentale. La scelta di Nimbl non è casuale. E’ il risultato di una ricerca meticolosa e della necessità di avere a disposizione il meglio che il mercato può offrire.
Anche Ferrand Prevot ha puntato sulle Nimbl Ultimate Exceed Pro EditionAnche Ferrand Prevot ha puntato sulle Nimbl Ultimate Exceed Pro Edition
Artigianato italiano e innovazione
Le scarpe Nimbl sono l’incarnazione di una filosofia che unisce artigianato di precisione e tecnologie all’avanguardia. Realizzate 100% a mano e in Italia, sono progettate per garantire la massima efficienza e il trasferimento di potenza più diretto possibile. Leggerezza e rigidità sono le caratteristiche principali, due elementi cruciali per i ciclisti che puntano al risultato.
La vittoria di Pauline Ferrand Prevot al Tour de France Femmes è la prova definitiva di queste qualità. Che si trattasse di affrontare salite impervie, sprint brucianti o discese tecniche, le scarpe Nimbl le hanno offerto la stabilità, il feeling e la sicurezza necessarie per dare il meglio di sé.
Ferrand Prevot ha conquistato la maglia gialla con l’attacco sulla MadeleineQuel giorno Ferrand Prevot ha scavato il solco sulle avversarie: la seconda è arrivata a 1’45”Ferrand Prevot ha conquistato la maglia gialla con l’attacco sulla MadeleineQuel giorno Ferrand Prevot ha scavato il solco sulle avversarie: la seconda è arrivata a 1’45”
Un sistema integrato per la performance
«Siamo davvero molto orgogliosi e soddisfatti – ha dichiarato Francesco Sergio, Managing Director e co-fondatore di Nimbl – di questo successo. Una vittoria, quella di Pauline, che rafforza la nostra convinzione che la vera velocità ed efficienza nascano da un sistema completamente integrato tra atleta e attrezzatura.
L’obiettivo di Nimbl non è solo quello di produrre scarpe eccezionali, ma di perfezionare l’intero setup dell’atleta. E’ una visione che va oltre il singolo prodotto e si concentra sull’armonia tra tutti gli elementi, dalle scarpe all’abbigliamento. Questo approccio è la base di ciò che noi definiamo il nuovo Standard in Performance».
Francesco Sergio, co-fondatore e Managing Director NimblFrancesco Sergio, co-fondatore e Managing Director Nimbl
Ultimate Exceed Pro Edition: l’arma vincente
Il modello indossato da Pauline Ferrand Prevot è la Ultimate Exceed Pro Edition, una scarpa pensata per le alte prestazioni. Con una ventilazione migliorata, un comfort superiore grazie al sistema Boa® aggiornato e alle guide in morbido cotone, e grafiche audaci, questa scarpa è la scelta preferita dei professionisti.
Disponibile sia con attacchi a 3 fori che specifici per Speedplay, l’Ultimate Exceed Pro Edition trasforma ogni singolo watt in pura velocità, offrendo al ciclista un tangibile vantaggio competitivo. Un prodotto che incarna perfettamente la missione di Nimbl: supportare i ciclisti che pretendono il massimo, pedalata dopo pedalata.
Pauline Ferrand Prevot sarà la prima donna tesserata con la Ineos Grenadiers. Zero attività su strada, solo offroad con Pidcock. Puntando a Parigi 2024
Un Tour de France Femmes davvero particolare, un crescendo di emozioni che ha coinvolto fortemente il popolo francese, che attraverso Pauline Ferrand Prevot ha riassaporato quel gusto del possesso della maglia gialla che mancava ormai da quarant’anni, dai tempi dell’epopea di Bernard Hinault ormai diventati leggenda. Barbara Malcotti quell’esperienza l’ha vissuta da di dentro, risultando alla fine la migliore delle italiane al tredicesimo posto in un’edizione che, a dir la verità, ha visto i nostri colori un po’ ai margini.
Barbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vettaBarbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vetta
Per la portacolori della Human Powered Health il bilancio è comunque abbastanza positivo: «Dopo il Giro, il Tour in realtà non era nei miei programmi, almeno come capitana, ma in supporto alla mia compagna Raaijmakers, che poi ha avuto dei problemi fisici a maggio e non è arrivata pronta per il Tour, quindi ho sostituito lei come capitana ma senza pressioni per il risultato. Il mio obiettivo personale era una top 15 che significava avere mantenuto un buon livello di forma dopo il Giro d’Italia e direi che l’obiettivo è stato centrato».
Tu sei stata una delle poche che è venuta dalla corsa italiana ottenendo un buon risultato, ma la sensazione è che sia sempre più difficile far bene in entrambi i grandi giri…
Per quest’anno la distanza era veramente pochissima, quindi o preparavi al 100 per cento il Tour de France o puntavi a far bene al Giro correndo poi un Tour de France cercando di salvarti. E’ sicuramente molto complicato. Quest’anno sarebbe stato quasi impossibile pensare di puntare in alto alla classifica in entrambe le corse.
La trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’operaLa trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’opera
Tra le due, che differenze hai riscontrato? Qual era delle due la più dura e qual era la più spettacolare?
Il Giro per un’italiana è sempre il Giro. Il Tour sicuramente è molto più nervoso, è una corsa che a me personalmente non piace tantissimo. Ma non per il pubblico, perché comunque il Tour è spettacolare, ma proprio perché ogni giorno è sempre a pancia a terra dall’inizio alla fine e comunque c’è tanto nervosismo.
Parlavi appunto del pubblico: che attenzione ha avuto il Tour de France femminile anche per la rincorsa alla vittoria della Ferrand Prévot che ha riportato la maglia gialla in Francia dopo tantissimi anni?
Già di per sé il Tour femminile ha sempre un risalto maggiore rispetto alle altre corse, ma quest’anno, nelle ultime tappe, c’era davvero un sacco di gente. Veramente tanta, tanta gente. Abbiamo visto un tifo straordinario per Pauline, tutti attendevano la sua vittoria, è stata la vittoria di un popolo.
Per la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionalePer la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionale
Com’era l’atmosfera tra le varie squadre? Si è avuta la sensazione che ci fosse una lotta veramente particolare, soprattutto fra la Visma e e altre…
Aveva ragione il manager della FDJ, era un po’ “tutte contro Vollering”. Ci sono squadre all’interno del gruppo che pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo come vogliono e corrono un po’ in arroganza rispetto agli altri team. Pensano di esserci solo loro in gruppo e di poter fare come vogliono. Dovrebbero capire che ci sono anche le squadre Continental, che comunque tutti si preparano e cercano di farsi vedere al Tour come in tutte le gare, ma qui ancor di più. Diciamo che manca il rispetto per gli altri team.
Una cosa che si diceva spesso a proposito della SD Worx, è ancora così con loro?
Quest’anno non dico che abbia fatto un passo indietro, ma non hanno più quella superiorità che si vedeva fino alla passata stagione, almeno per quanto riguarda le corse a tappe, ci sono team più pronti a lottare per la classifica e questo ha portato il team a correre con meno protervia. Ma il mio discorso era abbastanza generale, riguarda più team, servirebbe una presa di coscienza generale.
Ottava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corseOttava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corse
Che cos’è che ti ha colpito di più anche del contorno del Tour de France, dell’ambiente, della gente, dell’attenzione mediatica?
Al Tour senti un sacco di affetto dalle persone sulla strada. Il bello del Tour è proprio quanta gente c’è a supportarti, ma non solo sulle salite finali o nelle tappe regine, perché è dappertutto. Poi quest’anno che Pauline puntava a vincere vedevi che lei “era” la Francia. Dove passavi sentivi la gente urlare “allez Pauline”, ovunque. E penso che comunque queste immagini ti restino. Ti resteranno per sempre.
Tu sei in prima linea proprio dall’inizio della stagione. Adesso che cosa ti attende? Avrai un po’ di riposo per poi programmare la seconda parte?
Sì, ora stacco una settimana e poi riprendo ad allenarmi. Riprenderò con il Tour de l’Ardeche e poi non so. Quindi al momento l’obiettivo è prepararmi bene per provare a vincere una tappa per guadagnarmi una convocazione per europei e mondiali. So che i percorsi sono molto duri, ma non con salite lunghissime, quindi penso che potrei essere di buon supporto a Elisa Longo Borghini. Ma non è una decisione che spetta a me…
Pauline Ferrand Prevot attacca sulla Madeleine e si prende tutto: tappa e maglia gialla. Un sogno che si avvera dopo ori in ogni specialità del ciclismo
Parlando prima che il Tour Femmes iniziasse, fra le altre atlete da tenere d’occhio Giada Borgato aveva fatto un nome secco. «La prima che mi viene in mente – aveva detto – è Pauline Ferrand Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto».
Ora che la corsa si è consegnata proprio alla francese, siamo tornati dalla commentatrice tecnica di Rai Sport per chiudere il cerchio e verificare se quanto detto alla vigilia si sia avverato. Il livello del Tour ci è parso piuttosto alto, sia sul piano atletico che su quello dello stress.
«Ce lo aspettavamo tutti – ragiona Borgato – che il Tour fosse di un livello diverso rispetto al Giro. Vuoi o non vuoi, ormai il calendario delle donne ha dinamiche simili a quelle degli uomini. Al Tour puntano tutte le più forti, che si preparano per mesi e ci arrivano cariche a pallettoni».
Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidenteSin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Ferrand Prevot, prima a Roubaix, ma ritirata dalla Vuelta: ha stupito o bisognava aspettarselo?
Pauline ha una cosa, è pazzesca. Quando punta un obiettivo, non sbaglia. Mi ricordo l’intervista che fece dopo la Roubaix, quando parlò dei chili da perdere per puntare al Tour. Da lì è andata in altura, ha fatto la monaca, ha perso peso. Sapeva che se perdeva tot chili, avrebbe sviluppato tot watt/kg e si è fatta trovare in forma. I primi giorni, guardando le foto, ho pensato che facesse paura per quanto era magra. Sembrava la Abbott dei miei tempi (atleta americana classe 1985, nota per la sua magrezza estrema, ndr).
E cosa hai pensato?
Che oggi non fai più le cose a caso. E lei , come poi ha raccontato, ha seguito un percorso calcolato anche per perdere peso. Infatti vedevi che quando partiva aveva comunque tanta forza, scattava con rapporti lunghi e riusciva anche a tirarli. Andava con la gamba bella piena. E secondo me, quando ha iniziato a pensare al suo Tour, aveva in mente proprio questo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando hai il motore, le cose magari riescono.
Hai avuto la sensazione che Demi Vollering sia stata al suo miglior livello?
Non ho ben chiaro se sia andata tanto forte Pauline, che ha dato dei distacchi abissali anche alla Vollering, o se Demi sia andata un pelo più piano. Forse opterei per questa seconda ipotesi. Battere Ferrand Prevot quest’anno era difficile, però vedendo il distacco tra Vollering e Niewiadoma, credo che l’olandese non sia andata al suo massimo. Quanto può essere cresciuta Kasia quest’anno per avvicinarsi tanto?
Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
La caduta del terzo giorno può aver condizionato Vollering?
Lei ha detto che dopo quel giorno non ha avuto più certezze, ma non so se quella caduta possa aver condizionato tanto la sua performance.
Può aver pagato il cambio di squadra?
Non credo, tutte le volte in cui si sono trovate fra capitane, Pauline Ferrand Prevot l’ha tolta di ruota. In ogni caso, ha avuto a casa Juliette Labous, che ha fatto la sua parte. Se anche fosse stata ancora in SD Worx, non avrebbe avuto tante forze in più. Avrebbe avuto accanto Van der Breggen, ma quando le prime forzavano in salita, anche Anna si sarebbe staccata.
Tra le favorite avevi inserito anche Sarah Gigante, che però ha chiuso a più di 6 minuti.
E’ andata forte e mi dispiace abbia perso il podio proprio nell’ultima tappa. Viste le tante salite, se avesse recuperato bene dopo il Giro, avrebbe potuto anche vincere il Tour. Il guaio è che ha palesato dei limiti notevoli in discesa e nello stare in gruppo. Il problema è che non puoi fare corse a tappe solo con gli arrivi in salita. Probabilmente avrebbe vinto il Giro se nel giorno di Monselice non fosse stata in coda al gruppo. Se fai la leader, non puoi correre in ultima posizione. Piuttosto, non vorrei dimenticare un nome…
Di chi?
Quello di Maeva Squiban, ragazza del UAE Team Adq. Ha vinto due tappe, facendo due veri numeri. Non ha vinto a caso, ha vinto con una grande gamba. Anche lei, come Pauline, tirava dei rapporti notevoli.
Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a ChamberyRitirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Il ritiro di Longo Borghini ha dimostrato che non si possono fare Giro e Tour puntando a entrambi?
Dipende dagli obiettivi, l’anno prossimo comunque il Giro anticipa e la situazione sarà diversa. Secondo me fare Giro e Tour nello stesso anno è possibile, hanno 8 e 9 tappe, ma devi avere comunque un buon motore. Io credo che Elisa sia arrivata bene al Tour, ma aveva già dichiarato un obiettivo minore come provare a vincere una tappa. E quando ha visto la frenesia dei primi giorni, potrebbe aver pensato che non valesse la pena insistere, anche perché lei ha davanti ancora il mondiale. Forse ha pagato più mentalmente che fisicamente.
Van der Breggen che prova e riprova fa un po’ di tenerezza oppure sta facendo i numeri per essere lì davanti dopo tanto tempo che non correva?
Le mancano ancora le gambe. Pauline (Ferrand Prevot, ndr) è tornata ed è andata subito come una freccia, ma lei non è mai stata ferma come Anna. Aggiungiamo che la capitana della SD Worx doveva essere Kopecky, invece Van der Breggen si è ritrovata a farlo lei dopo il ritiro di Lotte. Ha salvato in parte la baracca. E’ stata una campionessa, che aveva smesso perché appagata. Poi sono venute fuori tante corse che non aveva fatto e probabilmente le è tornata la curiosità. La Roubaix, la Sanremo, il Tour de France.
L’Italia torna a casa con il miglior risultato di Barbara Malcotti.
E’ un’atleta interessante, sta crescendo perché ha ancora 25 anni. Aveva già fatto dei bei piazzamenti, poi ha fatto bene il Giro e ora il Tour. E’ una scalatrice pura, le manca qualcosina per raggiungere le più forti. Sicuramente adesso le arriveranno le proposte di qualche squadrone, qualcuno le ha messo di certo gli occhi addosso e magari le proporranno di lavorare per delle leader più forti. Sta a lei capire cosa vuole fare nella vita. Se continuare sulla sua strada per diventare una delle forti o lavorare. Lo capirà dai test e dall’esperienza.
Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estateDopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Ferrand Prevot ha il contratto fino al 2027, ma ha raggiunto l’ultimo obiettivo. Pensi che valuterà il ritiro?
Per certi versi glielo consiglierei. Ormai, punta al mondiale di fine stagione che probabilmente vincerà, anche se mi auguro che tocchi a un’azzurra. Pauline punta a quello e dovrà essere brava ad arrivarci, perché manca tanto tempo. Perché ritirarsi? Perché potrebbe essere rischioso ripresentarsi al Tour anche l’anno prossimo dopo quel che ha fatto quest’anno. Secondo me per arrivare così a questo Tour, ha fatto dei sacrifici infiniti. In questa stagione l’hai vista poco, ma quando ha corso ha fatto il diavolo a quattro. Riuscirà a farlo ancora?
«Stamattina sognavo di vincere in giallo – sorride Pauline Ferrand Prevot che ha appena conquistato il Tour de France Femmes – così ho detto al direttore sportivo: “Se possiamo provare a vincere in giallo, lo faremo”. E’ stata una giornata veloce. Ho commesso un errore in partenza e mi sono ritrovata dietro un buco nella prima discesa, costringendo le mie compagne agli straordinari per riportarmi davanti. Mi sono sentita un po’ in colpa. Ma mi ha insegnato una lezione: sono rimasta davanti. Non è stato facile, è stata una questione di tattica».
Il podio finale: questa volta vince Ferrand Prevot, Vollering ancora seconda, terza Niewiadoma, regina del 2024Il podio finale: questa volta vince Ferrand Prevot, Vollering ancora seconda, terza Niewiadoma, regina del 2024
Jeannie Longo calpestata
Come era prevedibile, Jeannie Longo ha fatto sentire la sua voce e in una intervista a L’Equipe ha detto di essersi sentita calpestata dal fatto che le sue vittorie al Tour de France siano state dimenticate. Però anche la grandissima francese ha ammesso di aver tifato per la sua erede, che effettivamente in partenza ha rischiato di vanificare il grande sforzo fatto ieri sulla Madeleine.
Come da lei raccontato, Ferrand Prevot ha dovuto sacrificare tutte le compagne per rientrare in gruppo e poi controllare da sola le favorite per quasi 100 chilometri, prima di staccarle ai meno 6,5 dal traguardo di Châtel.
«Alla fine – prosegue nel racconto – mi sono detta che avrei visto come mi sentivo sull’ultima salita. Ho attaccato, ma non pensavo di poter continuare e vincere così. Ho dato davvero il massimo negli ultimi metri di questo Tour de France. Sono felice di essere riuscita a vincere questa tappa e la classifica generale».
Prima del via, il pullman della Visma Lease a Bike è stato preso d’assalto dai tifosi francesiDopo essersi congratulato con la UAE Emirates al Tour degli uomini questa volta Richard Plugge gongola per la vittoriaGrazie Pauline Ferrand Prevot, grazie Marion Bunel e grazie alla televisionePrima del via, il pullman della Visma Lease a Bike è stato preso d’assalto dai tifosi francesiDopo essersi congratulato con la UAE Emirates al Tour degli uomini questa volta Richard Plugge gongola per la vittoriaGrazie Pauline Ferrand Prevot, grazie Marion Bunel e grazie alla televisione
Distanza, cadenza e posizione
Nella sua carriera convivono i successi internazionali più importanti in tutte le discipline. Questo ha richiesto un adattamento specifico molto importante, che ad esempio non è riuscito a Tom Pidcock. Rimasto star della MTB, il britannico non è ancora riuscito a vincere gare di pari livello su strada.
«Il primo gap da colmare – ha spiegato il suo ds Boven – era legato alla lunghezza delle gare. La strada richiede molta pazienza, lunghe salite a un ritmo più lento. Per questo le abbiamo consigliato di stare seduta e tenere una cadenza elevata, che le permette di risparmiare energia. Invece per darle la possibilità di imparare a stare in gruppo, anziché mandarla in altura ad aprile, Pauline ha corso le classiche del Nord, dove la lotta per il posizionamento in gruppo è decisiva. Ha così corso dalla Strade Bianche all’Amstel Gold Race, passando per il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, che ha vinto».
Van der Breggen ha provato l’attacco da lontano, ma il forcing della FDJ Suez è stato spietatoVollering e Labous hanno provato l’attacco, ma si sono dovute arrendere alla forza di Ferrand PrevotVan der Breggen ha provato l’attacco da lontano, ma il forcing della FDJ Suez è stato spietatoVollering e Labous hanno provato l’attacco, ma si sono dovute arrendere alla forza di Ferrand Prevot
Quattro chili in pochi giorni
Un altro scoglio era quello del peso, perché non vinci il Tour se hai i numeri di una cacciatrice di classiche. E nel suo rimarcare i sacrifici fatti c’è soprattutto questo aspetto: la dieta che ha svolto è stata efficace, ma Pauline ammette di non poter tenere questo peso per tutto l’anno o si ammalerebbe.
«Ora sembra facile – ha spiegato a L’Equipe – ma credo di aver puntato molto in alto quest’anno in preparazione al Tour de France. Ha comportato molti sacrifici e ora so che non ho fatto tutto questo per niente. E’ una grande vittoria e una grande lezione di vita. Il Col de la Madeleine è lungo 20 chilometri e ogni chilo in più non è l’ideale, per cui mi sono dovuta sottoporre a una dieta. Ormai sono abituata a iniziarla circa sei settimane prima dell’obiettivo e ho perso circa 4 chili in poco tempo, proprio mentre aumentavo l’allenamento».
La vittoria di Ferrand Prevot in maglia gialla: un desiderio che coltivava dal mattinoLa vittoria di Ferrand Prevot in maglia gialla: un desiderio che coltivava dal mattino
Attentissima alle ricognizioni
Dopo la Vuelta, da cui si è ritirata non avendo grandi sensazioni, la francese è andata ad Andorra e ha iniziato a lavorare sulle salite lunghe, come durante il ritiro in altura a Tignes, all’inizio di luglio. L’intero blocco di allenamento è stato scandito da numerose ricognizioni.
Ancora Boven racconta dell’attenzione maniacale di Ferrand Prevot per la ricognizione delle tappe: un’abitudine che le deriva dalla mountain bike. Sorridendo anche lei ammette di aver provato per due volte la tappa della Madeleine nei giorni del ritiro. Nulla è stato lasciato al caso. E il Tour, quello femminile, torna dopo una vita a parlare francese.
Magra da far paura, veloce in salita più delle scalatrici più forti, emozionata fino alle lacrime, Pauline Ferrand Prevot ha riavvolto il nastro fino alle parole che aveva pronunciato dopo la vittoria di Roubaix. Quel giorno, con un sorriso scaramantico che sotto sotto nascondeva delle certezze ben più solide, annunciò che il suo prossimo obiettivo sarebbe diventato il Tour de France Femmes. Per questo quando oggi l’abbiamo vista rimanere da sola nella scalata della Madeleine, che appena una settimana fa aveva salutato il passaggio degli uomini, abbiamo capito che la francese stava scrivendo il capitolo che mancava.
«E’ il sogno di una bambina – dice – sono molto emozionata. Credo che piangerò perché significa molto per me. La maglia gialla è per tutta la mia famiglia, mamma e papà che mi hanno dato l’ultima borraccia a cinque chilometri dal traguardo. Quando l’ho presa, ho cercato di non guardarli, altrimenti sapevo che avrei iniziato a piangere. E’ stato un momento molto forte, la famiglia è tutto per me, quindi oggi è anche per loro».
Un elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla MadeleineUn elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla Madeleine
Un posto nella storia
Con la stessa sicurezza che un anno fa a Parigi 2024 le aveva permesso di centrare l’oro olimpico della mountain bike, l’atleta di Reims ha gestito la scalata in totale controllo. Incollata alla sella, pedalando ad alta cadenza, facendo saltare una dopo l’altra le sue avversarie. Campionessa del mondo su strada, ciclocross, mountain bike e gravel, ora indossa la maglia gialla, che solo con un ribaltone degno del miglior Simon Yates domani potrebbe esserle strappata.
«Mi sentivo ancora bene – ha detto dopo aver riordinato le idee – ho pedalato il più veloce possibile ed era importante gestire bene lo sforzo fino alla fine. E’ incredibile. Le mie compagne hanno lavorato duramente tutta la settimana per tenermi davanti con quanta più energia possibile. Questo è davvero il segno che ho fatto la scelta giusta e che questa squadra è incredibile. Sono molto contenta».
Sarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappaSarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappa
Una bandiera per i francesi
Quella maglia con i colori della Visma Lease a Bike, che Vingegaard non è riuscito a far salire sul gradino più alto del podio, va a occupare due caselle molto importanti. Quella di una vittoria al Tour sempre più vicina per la squadra olandese e il ritorno in giallo di un’atleta francese dopo il 1985 di Hinault. Il rapporto dei tifosi francesi con la corsa di casa negli anni è cambiato, sono diventati tifosi dello sport e non di idoli locali. L’impresa di Pauline Ferrand Prevot restituisce loro una bandiera da sventolare.
«Quando sono arrivata qui – dice lei – l’obiettivo era partecipare al Tour e magari vincere una tappa. Sapevo di essere forte, ma non sapevo a che livello fossi rispetto alle altre. Gli ultimi chilometri sono stati molto difficili. Volevo creare il massimo distacco possibile per domani. Ho cercato di godermela un po’, ma volevo raggiungere il traguardo il più velocemente possibile. Grazie alla Francia che mi segue da una settimana, sono felice di aver vinto oggi per tutti».
Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.
Tutte in un minuto
Eppure non c’era niente di scontato. Stamattina alla partenza le più forti erano tutte in un minuto e la tappa che si annunciava non era particolarmente lunga. Meno di 112 chilometri, con l’interminabile salita finale che però è bastata per scavare un solco molto profondo.
«E’ incredibile – dice – non sapevo come me la sarei cavata rispetto a Vollering, Niewiadoma e Sarah Gigante… Quando l’ho vista partire, mi sono detta: “Mi sento ancora bene, cercherò di starle dietro”. E poi ho capito che dovevo gestire uno sforzo di quasi un’ora e mezza ed è stato come una gara in mountain bike, dove devi entrare nella zona rossa e non superarla. So di saper gestire questo tipo di sforzo piuttosto bene».
Ferrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah GiganteFerrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah Gigante
Sulla cima del mondo
Non solo di gambe, fa capire. In effetti la Visma-Lease a Bike ha giocato anche la carta Bunel, mandando all’attacco la giovanissima e talentuosa vincitrice dell’ultimo Tour de l’Avenir. Una ragazzina di vent’anni che sarebbe dovuta restare nella bambagia ed è stata invece gettata subito nella mischia.
«Avevamo mandato Marion in fuga – spiega Ferrand Prevot – ed è diventata il trampolino di lancio per ripartire da sola più avanti nella tappa. Non c’è niente di scontato, c’è ancora domani e sarà una tappa difficile. Un anno dopo i Giochi, tornare in gara e vincere su questa salita leggendaria è davvero incredibile. Riesco a pormi delle sfide e a motivarmi per cercare di avere successo. E’ questo che amo del mio sport: dare tutto per arrivare al grande giorno. Essere pronta e sapere di essermi data i mezzi per riuscirci».
Era il 21 luglio del 1985 quando Bernard Hinault conquistò la quinta maglia gialla. Sono passati giusto quarant’anni e nel mezzo (nel 1989) c’è stato anche il Tour de France di Jeannie Longo. Eppure l’aria che si respira in questi giorni sulle strade francesi è di quelle importanti. Il suono della marsigliese è pronto a innalzarsi sul podio finale di domani a Chatel Le Portes du Soleil.
Il secondo posto di domenica al Giro delle Fiandre rappresenta per Pauline Ferrand Prevot la risposta che cercava. Non è arrivata la vittoria, ma essere stata lì, a lottare per una Monumento fino all’ultimo centimetro, dimostra che la sua scelta di mollare la mountain bike dopo il trionfo olimpico è stata quella giusta. Molti, al momento del suo annuncio, erano scettici: dopo 5 anni di pressoché totale lontananza dalla strada, sarebbe mai riuscita a tornare quella che era, quella che nel 2014 vinse la Freccia Vallone e poi conquistò addirittura il titolo mondiale? Ora la risposta c’è ed è positiva.
Come la stanno gestendo in casa Visma-Lease a Bike? Se la scommessa è stata vinta è grazie a loro, che hanno creduto nella transalpina anche se a 33 anni poteva sembrare un azzardo. Rutger Tijssen, direttore sportivo del team olandese, però non ha mai avuto dubbi e in vista della Parigi-Roubaix è pronto a rilanciare perché ormai manca un solo scalino, in fin dei conti.
La Ferrand Prevot nella decisiva fuga a 4 del Fiandre, chiuso al secondo postoLa Ferrand Prevot nella decisiva fuga a 4 del Fiandre, chiuso al secondo posto
Come avete trovato Pauline all’inizio della preparazione, quali differenze c’erano rispetto alle altre?
Difficile dirlo. Ho incontrato Pauline a ottobre e l’ho trovata davvero motivata per tornare ad avere successo nel ciclismo su strada. Si è rimessa in discussione, ha scelto di ricominciare lasciando una comfort zone per rimettersi in discussione. E da quel momento in poi, ha fatto tutto il necessario per diventare una brava ciclista.
Lei veniva da 5 anni dedicati solo alla mountain bike. Questo a tuo giudizio ha rappresentato un problema?
No, non è assolutamente un problema, ma è più una sfida che stiamo vivendo con lei giorno dopo giorno. Portarla da gare di un’ora e mezza, diciamo 2 ore, a gare come il Fiandre, di circa cinque ore è stato il nocciolo del discorso, la transizione che abbiamo dovuto fare partendo dall’allenamento. Lei si è adattata, ha accettato di ricominciare e di faticare, per raggiungere questo risultato.
Già alla Strade Bianche si era visto come l’olimpionica avesse raggiunto il livello delle miglioriGià alla Strade Bianche si era visto come l’olimpionica avesse raggiunto il livello delle migliori
Quando hai capito che la vecchia Pauline, la Pauline che ha vinto campionati del mondo e classiche, stava tornando?
A quel tempo non la conoscevo. Io mi posso basare su quel che vedo ora. L’elemento principale è che i suoi dati di allenamento, in uno o due mesi, erano già allo stesso livello delle ragazze che gareggiavano ai massimi livelli da anni. Quindi ha davvero fatto un passo avanti, può sembrare un passo abbastanza facile, ma non è così: è costato tanta fatica e applicazione mentale.
L’età può essere un problema o fisicamente e mentalmente la vedi più fresca, proprio per la lontananza da quest’ambiente?
Sì, credo che si possa dire così. Fisicamente, il corpo umano è molto forte. Soprattutto l’aspetto mentale è quello che si vede quando si hanno atlete più mature come lei, che ora ha 33 anni. Si vede che sono mentalmente più preparate a lavorare, si mettono davvero in discussione. Sei pronta a fare tutto il necessario per vincere? Per Pauline, ovviamente, la risposta a questa domanda è sì. Ha fatto e sta facendo tutto.
Per la Ferrand Prevot ben 12 titoli mondiali fra strada (qui a Ponferrada 2014), mtb, ciclocross e gravelPer la Ferrand Prevot ben 12 titoli mondiali fra strada (qui a Ponferrada 2014), mtb, ciclocross e gravel
Lavorandoci insieme, quali sono le sue caratteristiche principali?
Quello che mi piace davvero di lei è che mi sfida sempre. Mi porta ogni volta a portare il limite un po’ più in là. Lei vuole migliorare, e con questo mi sfida. Mi fa domande. Discute con me quando si tratta di gare. Quando si tratta di allenamento. Quando si tratta di confrontarsi con cicliste straniere. Come allenatore, è bello lavorare con lei.
Lei ha detto lo scorso anno di sognare la maglia gialla al Tour de France: secondo te può raggiungerla già quest’anno?
Oh sì, penso che possa. Non sto dicendo che lo farà, ma penso che ci siano le condizioni per provarci. Se vedi come sta gareggiando ora, nelle ultime gare è arrivata terza alla Strade Bianche e quarta alla Sanremo. La giuria ha detto che è stata una volata irregolare a Sanremo: accettiamo la decisione, ma ci sarebbe molto da discutere. Poi è arrivato un secondo posto al Fiandre. Se riesci a tenere questo livello, oserei dire che puoi competere con le migliori anche nell’arco di un grande giro. Certo, dobbiamo confrontarci con gli avversari, fare i conti con la fortuna, ma ci siamo, questo è sicuro.
Nella gara olimpica di Parigi la Ferrand Prevot ha completato il suo palmarès sulla mtb, dove ha vinto tuttoNella gara olimpica di Parigi la Ferrand Prevot ha completato il suo palmarès sulla mtb, dove ha vinto tutto
Viste le sue caratteristiche, meglio per lei la Roubaix di domani o le Ardenne?
A dire il vero, penso entrambe. Penso che possa emergere ovunque. Lei sa “sentire” il pavé e leggerlo, allora può essere molto brava. Tecnicamente è brava in bici, mentalmente è forte ed è quello che serve per vincere, ma d’altra parte è anche molto brava in salita, quindi direi che è molto completa e può emergere ovunque. Il punto è che vogliamo vedere dove è più adatta, ma per ora penso che sia così completa da poter fare entrambe le cose.
La francese ha detto di volersi concentrare solo sulla strada. Da quel che sai, la mountain bike è parte del passato o potrebbe tornare a correre entrambe, magari per le prossime Olimpiadi?
Non credo. Penso che la mountain bike sia qualcosa del passato. E il motivo per cui lo dico è che nella mountain bike lei ha conquistato tutti gli obiettivi, mentre ne ha raggiunti alcuni anche nelle gare di ciclismo su strada. E’ diventata campionessa del mondo. Ha vinto le classiche. L’unica cosa che le manca nel palmarès è il Tour de France. E’ per questo che sta lavorando: ci siamo dati tre anni per raggiungere l’obiettivo. Fino a quel momento non gareggerà più in mountain bike.
Rutger Tijssen, direttore sportive del team femminile della Visma-Lease a BikeRutger Tijssen, direttore sportive del team femminile della Visma-Lease a Bike
La sua esperienza che peso può avere nel vostro team e che legame c’è con le giovani più in vista come Wolf e Bunel?
Quello che porta con sé è la sua grande esperienza, ovviamente. Quello che si nota è che, come una biker, è davvero ben preparata quando si tratta di affrontare una gara. Quindi vuole fare una ricognizione. Vuole conoscere il programma di gara in tempo. E’ metodica. Discute e stabilisce una strategia di gara. E questo è qualcosa che si può davvero trasmettere ai giovani ciclisti, nella loro mente: se vogliono diventare dei buoni atleti, devono essere ben preparati per tutto ciò che li aspetta. E più lo si fa prima delle gare, meglio è. Ti racconto un aneddoto…
Dì pure…
Per 2 giorni ha percorso il tracciato della Roubaix su Strava. Due o tre settimane prima della corsa. Per accumulare sensazioni, esperienza, farsi un’idea. Ed è questa la differenza tra la mountain bike e le gare su strada: nella mountain bike vai a un evento. Vedi il percorso, lo riempi, analizzi i salti, analizzi tutti i rock garden e poi vai in gara. Su strada sta portando la stessa filosofia, anche attraverso i mezzi virtuali a disposizione. Nella nostra squadra è un esempio molto prezioso.
Pauline Ferrand-Prevot al primo assalto vince la Roubaix. Un attacco per favorire la Vos, che invece è andato in fondo. Stupita? No, neanche emozionata...