Lapeira beffa tutti nella seconda tappa del Pologne, ma Tiberi c’è

05.08.2025
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KARPACZ (Polonia) – Il nome che non ti aspetti con un colpo da navigato finisseur. Paul Lapeira vince la seconda tappa del Tour de Pologne con arrivo in salita a Karpacz grazie ad un guizzo secco negli ultimi cento metri che ha lasciato tutti di sasso. Esulta in modo curioso facendo girare le dita attorno alle tempie mantenendo poi segreto il motivo in mixed zone.

Forse mimava il riavvolgimento di un nastro della memoria. Il 25enne francese della Decathlon Ag2R La Mondiale a distanza di un anno ritrova il successo che gli consente anche di indossare la maglia gialla di leader della generale con una manciata di secondi su Vacek, Langellotti (rispettivamente secondo e terzo anche al traguardo). Dietro di loro si è visto un brillante Tiberi, quarto all’arrivo e ora quinto in classifica a 12”, che probabilmente nel finale ha pagato il minor cambio di ritmo rispetto ad avversari più “scattisti” di lui.

Lapeira anticipa tutti negli ultimi 100 metri con un grande guizzo. Per lui anche la maglia gialla da leader
Lapeira anticipa tutti negli ultimi 100 metri con un grande guizzo. Per lui anche la maglia gialla da leader

Velocità e attenzione

Sul finire della tappa inizia leggermente a piovere, le previsioni meteo locali erano state precise. E così il fondo stradale verso Karpacz diventa umido, quindi pericoloso, anche perché bisogna andare a riprendere Walker della EF Education-EasyPost, ultimo superstite della fuga di giornata. Il gruppo torna compatto a 5 chilometri dalla fine e si formano i treni delle squadre per prendere davanti l’ultima rampa. Tiberi rivive i momenti precedenti.

«Negli ultimi chilometri – spiega il 24enne della Bahrain-Victorious – sono stati velocissimi, già da quando siamo entrati nel circuito finale. Il primo giro è stato fatto molto forte. E devo dire che avevo anche un po’ di paura perché le strade erano strette, molto tecniche, tortuose, qualche buca e in penombra nella zona alberata. Ho cercato di stare molto attento.

Tiberi chiude quarto alle spalle di Vacek (secondo) e Langellotti. Nella generale il laziale è quinto a 12″
Tiberi chiude quarto alle spalle di Vacek (secondo) e Langellotti. Nella generale il laziale è quinto a 12″

A tutta fino in cima

Curva secca a sinistra e gli ultimi mille metri sono da fare tutti d’un fiato. Pendenza media attorno al 9 per cento, per la gente del posto è un “muro”. Tutti quelli che sentono di avere la gamba giusta lo affrontano come se fosse una volata.

«Con la squadra – racconta Tiberi – abbiamo dato il massimo fino agli ultimi 3 chilometri per cercare di rimontare il gruppo perché prima era stato veramente impossibile. Poi quando si è un po’ scremato in salita, sono risalito piano piano fino all’ultimo chilometro dove ero nelle prime dieci posizioni. Sentivo che la gamba era buona e Pello Bilbao mi ha aiutato per restare davanti. Quando poi è partita la volata sono andato a tutta fino all’arrivo.

«Lapeira – prosegue – era lì con noi. E’ risalito più o meno ai 500 metri o forse anche dopo. In quel tratto la pendenza era alta così come la velocità. Quindi una volta che scatti e prendi un paio di metri, ci vuole una grande gamba per chiudere. Però per me va bene così, sono contento».

Nel finale di tappa le squadre tirano forte per i propri leader. C’è fermento per prendere davanti la rampa che porta al traguardo di Karpacz
Nel finale di tappa le squadre tirano forte per i propri leader. C’è fermento per prendere davanti la rampa che porta al traguardo di Karpacz

Obiettivi polacchi e spagnoli

Tiberi al Polonia non ci è venuto solo in funzione della Vuelta, l’intento è quello di voler raccogliere qualcosa di buono e incoraggiante.

«Diciamo che l’obiettivo iniziale – ci dice mentre si ripara dalla pioggia più insistente – era quello di curare la generale in questa corsa. Ho corso sabato a San Sebastian dove le sensazioni sono state buone, ma non ottime. L’ultima gara era stata il Giro d’Italia e arrivavo da un periodo di altura. Devo ancora capire come sta e come reagisce il mio corpo, però dopo oggi ho sicuramente molto più morale. Cercherò di fare del mio meglio fino alla fine.

«Dopo il Tour de Pologne – ci anticipa i suoi programmi Tiberi – farò una settimana di altura a Sestriere per poi andare diretto a Torino per la Vuelta. Là cercherò di rifarmi della sfortuna patita al Giro, sperando che possa andare meglio. La voglia è di fare bene, cercando di curare la generale. Ecco, vedrò come il mio corpo si comporterà ad una gara di tre settimane per poi impostare il finale di stagione. Non sono ancora sicuro di andare al mondiale, vedremo. Comunque ci sono le classiche italiane come Emilia, Tre Valli e Lombardia dove poter fare qualcosa di importante».

La terza frazione del Tour de Pologne avrà partenza e arrivo da Walbrzych, però nel mezzo ci sono quasi 160 chilometri con sette gpm e 3540 metri di dislivello. Sarà ancora un banco di prova, forse il più duro, per gli uomini di classifica, ad iniziare proprio da Tiberi.

Decathlon punta su Lapeira, cresciuto in casa fin da bambino

10.05.2024
6 min
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La Decathlon AG2R La Mondiale sta raccogliendo i frutti del suo lavoro alla base del ciclismo transalpino. Finora sono arrivate ben 14 vittorie, davvero niente male per un team del WorldTour che non ha nelle sue fila uno dei “magnifici sei”, ma che di corridori validi ne sta sfornando in continuazione, attingendo soprattutto a un bacino maturato nelle sue fila nelle categorie inferiori. Paul Lapeira è la perfetta sintesi della politica del team: inserito nella sua filiera sin dal 2018, quest’anno ha già colto 3 vittorie di peso e si è ben distinto anche nelle classiche.

A 23 anni Lapeira non è più identificabile come un prospetto, ma come un corridore bell’e fatto, punta del team per le corse d’un giorno e uno dei nuovi francesi sui quali puntare per vivere il ciclismo dei vertici, in attesa che emerga qualcuno in grado di competere anche per la classifica di un grande giro. E mentre i suoi compagni competono al Giro, lui prepara i prossimi eventi di casa, facendo l’occhiolino al Tour dopo aver esordito lo scorso anno (a dir la verità senza grande fortuna) nelle altre due grandi prove.

«Sono nato in Bretagna, ma sono cresciuto in Normandia, con i miei genitori che sono di lì e mio nonno che andava sempre in bicicletta e così seguendo il suo esempio ho iniziato a pedalare all’età di 7 anni. Anche mio padre amava pedalare, quindi sono stati loro due a motivarmi».

Il francese è stato protagonista all’Amstel Gold Race di Pidcock, chiudendo 5°
Il francese è stato protagonista all’Amstel Gold Race di Pidcock, chiudendo 5°
Quest’anno, sin dalla Faun Drome Classic hai mostrato un grande miglioramento, a che cosa pensi sia dovuto?

I miei primi 2 anni tra i professionisti mi hanno permesso di progredire nei giusti tempi. Soprattutto l’anno scorso l’aver partecipato alla Vuelta mi ha fatto fare un vero salto di qualità. Tre settimane di corsa sono servite per farmi maturare, mi sento più forte e sicuro di me.

Tu hai sempre corso nell’AG2R, quanto pensi sia importante nella crescita di un corridore essere sempre nello stesso team cambiando di categoria?

E’ qualcosa che ti dà stabilità e fiducia. Nel senso che conosco l’ambiente, conosco lo staff, c’è una crescita costante, monitorata e in piena sinergia con lo staff. Chiaramente cambiando di categoria cambiano anche le persone di riferimento, ma la struttura è quella, è davvero importante poter rimanere nello stesso ambiente.

Alla Vuelta 2023 non ci sono stati grandi picchi, ma tanta esperienza messa da parte
Alla Vuelta 2023 non ci sono stati grandi picchi, ma tanta esperienza messa da parte
I tuoi risultati all’Amstel e anche alla Liegi hanno sorpreso: sei rimasto sorpreso anche tu?

Ero felice ma non sorpreso perché l’Amstel Gold Race (dove il transalpino ha chiuso 5°, ndr) è davvero una gara che mi si addice molto. E’ fatta di tante salite, tutte molto brevi, quindi sapevo di essere capace di un grande risultato. A Liegi ero più sicuro di me, in un’edizione che è stata davvero molto veloce. Forse un 11° posto finale non sembra molto, ma in quel contesto ha un valore, soprattutto perché ora so che anche in una classica così importante posso dire la mia. Era importante per me sentirmi bene, a mio agio, dimostrare di aver fatto il salto di qualità ed essere pronto per quel contesto.

Hai notato maggiore attenzione da parte dei media nei tuoi confronti?

Sì, decisamente, soprattutto da quando ho iniziato a vincere. I media locali hanno cominciato a interessarsi e anche all’estero ora mi conoscono – la nostra chiacchierata lo testimonia… – Mi fa piacere soprattutto di essere un po’ più popolare nella regione dei miei genitori, so che i miei risultati al Giro dei Paesi Baschi e ancor più il seguito avuto nelle classiche hanno avuto scalpore da quelle parti.

Lo scorso anno Lapeira è stato al Giro d’Italia, portando a termine tre sole tappe
Lo scorso anno Lapeira è stato al Giro d’Italia, portando a termine tre sole tappe
Che caratteristiche hai e su quali percorsi ti trovi meglio?

Sono davvero un fighter, uno che ama attaccare. Potremmo dire che io e Benoît Cosnefroy abbiamo davvero lo stesso profilo, ci integriamo bene. L’Amstel ha il tracciato perfetto con brevi salite da 2 a 3 minuti. E questo può estendersi a gare come la Liegi dove lo sforzo rimane intorno ai 5 minuti.

Qual è finora la vittoria che ti ha dato più soddisfazione?

La tappa al Giro dei Paesi Baschi, perché è stata la mia prima in una prova del WorldTour. C’è stata anche la doppietta alla Coupe de France, le vittorie di metà marzo, due nello spazio di 24 ore, mi hanno dato molta fiducia e mi hanno permesso di fare tutto quello che ho fatto nelle ultime settimane.

La vittoria di Lapeira alla Cholet Agglo Tour, dopo aver vinto per distacco il giorno prima a La Haie-Fouassiere
La vittoria di Lapeira alla Cholet Agglo Tour, dopo aver vinto per distacco il giorno prima a La Haie-Fouassiere
Quanto è importante avere un gruppo così numeroso dei colori francesi nella propria squadra?

Non penso che conti così tanto avere un numero prevalente di corridori della stessa nazione. Rimaniamo ovviamente una squadra francese, ma oggi il ciclismo sta diventando internazionale e vediamo ancora che ci sono sempre più stranieri nei team. Per l’evoluzione è una buona cosa, è importante che ci sia un’identità e che chi arriva da fuori impari la nostra lingua, ma non penso che sia di fondamentale importanza avere molti francesi in squadra.

Tu hai corso e vinto spesso in Italia, che cosa ricordi delle tue vittorie giovanili al Lombardia, San Vendemiano, Giro del Friuli?

Sì, mi piace molto l’Italia, la cultura, la cucina. È davvero un Paese che mi piace molto, sono sempre contento di venire a correre in Italia. Ci sono gare fantastiche e lì si sente davvero la passione per il ciclismo, quindi è un Paese che amo davvero. Vincere il Piccolo Lombardia per me è stato qualcosa di molto importante perché prima avevo avuto un’estate complicata ed è sempre una gara che fa sognare tra gli espoirs e riuscire a vincerla per me è stato qualcosa di molto emozionante. Quindi ho un bellissimo ricordo.

La vittoria al Piccolo Lombardia 2021, battendo nello sprint a tre Petrucci e il tedesco Steinhauser (foto Dario Riva)
La vittoria al Piccolo Lombardia 2021, battendo nello sprint a tre Petrucci e il tedesco Steinhauser (foto Dario Riva)
Che gare ti aspettano ora e con quali obiettivi?

Non farò gare a maggio, andrò a un raduno di allenamento in quota in Sierra Nevada e poi a giugno farò il Critérium du Dauphiné, il campionato francese e se tutto va bene potrò esordire al Tour de France, dove l’obiettivo del team sarà aiutare a fare classifica a Felix Gall.

Tu hai 23 anni, che cosa rappresenta il Tour de France per un corridore come te?

E’ come il Giro d’Italia per gli italiani. E’ la gara che sogniamo di fare fin da quando eravamo bambini, quindi lo voglio davvero, aspetto la partenza da Firenze con trepidazione, anche se non ho proprio le caratteristiche per un grande giro, sono più uomo da corse di un giorno, ma partecipare al Tour de France è qualcosa di grande, soprattutto quando in squadra ne hai uno come Felix che ha grandi motivazione e sai che è capace di fare grandi cose quindi sì, la motivazione è molto grande.

Lapeira e Verre dominano la domenica dei dilettanti

19.04.2021
3 min
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Non solo classiche del Nord e professionisti. La scorso weekend ci ha regalato anche tanto sul fronte degli under 23. E l’Italia ne è stata protagonista con due grandi eventi: il Trofeo Città di San Vendemiano e il Trofeo Città di Meldola. Due gare davvero tirate al massimo e che hanno visto al via qualcosa come 342 ragazzi, senza contare che il giorno prima moltissimi dei protagonisti di Meldola sono stati gli stessi della gara del sabato, vinta da Luca Coati. Anche qui altri 188 partenti.

A San Vendemiano Paul Lapeira (Ag2r Citroen) precede Jacopo Menegotto (General Store)
A San Vendemiano Paul Lapeira (Ag2r Citroen) precede Jacopo Menegotto (General Store)

La Marsigliese in Veneto

Partiamo dal Gp Industria e Commercio di San Vedemiano. Ad abbassare la bandierina del via oltre alle consuete autorità locali, anche Moreno Argentin che in questi giorni di classiche delle Ardenne deve aver sentito forte il richiamo delle corse. Con lui anche Bugno.

La gara prevedeva una prima parte più facile e poi il circuito con il mitico Ca’ del Poggio, ormai teatro del grande ciclismo: un piccolo stadio delle due ruote, anche se senza pubblico a causa del Covid. E proprio su questo strappo si delineava il grosso della corsa. Davanti infatti erano in otto, ma tra di loro mancavano tre dei grandi favoriti: Juan Ayuso, Luca Colnaghi e Andrea Pietrobon, rientrati in un secondo momento con altri contrattaccanti. Dopo le cinque tornate si presenta a San Vendemiano questa manciata di atleti e il più veloce di loro è il francese Paul Lapeira, un buon passista al primo successo internazionale.

«Sapevo di stare bene ed ero venuto qui per puntare alla vittoria – ha detto il portacolori della Ag2R Citroen – Quando ho visto che la nostra azione prendeva il largo ho capito che saremmo potuti arrivare. Nel finale sono partito un po’ lungo, ma sono riuscito a resistere fino alla fine». Lapeira sta comunque attraversando un buon periodo di forma. Pochi giorni prima era giunto terzo in un’importante gara in Svizzera.

Da segnalare che Ayuso (Colpack-Ballan) ha aiutato il compagno di squadra Mattia Petrucci, il quale ha chiuso al terzo posto e che lo stesso Lapeira poteva contare sull’apporto di due compagni di squadra. Secondo, Jacopo Menegotto, della General Store.

Rossella Dileo e Alessandro Verre, la linguaccia post vittoria è ormai un rito in Colpack
Rossella Dileo e Alessandro Verre, la linguaccia post vittoria è ormai un rito in Colpack

Verre succede a Pantani

Poco più a sud invece, sulle strade romagnole Luca Coati ci ha confidato che avrebbe cercato il bis dopo la vittoria del sabato a Mordano, ma il portacolori della Qhubeka non è riuscito nell’impresa.

Livello leggermente più basso a Meldola rispetto a San Vendemiano, ma comunque gara tiratissima e di sicuro più dura altimetricamente rispetto a quella veneta, tanto che, nota curiosa, l’ultimo a vincere questo evento fu Marco Pantani. Il percorso era molto nervoso, con la salita di Teodorano a farla da padrona, una scalata posta tra l’altro in posizione strategica: era infatti a 14 chilometri dall’arrivo. E poteva essere un trampolino ideale.

La corsa ha vissuto su un grande tentativo composto da sei uomini, i quali però sono stati riacciuffati all’ultimo giro. Il loro vantaggio non è mai stato elevato e si era capito che le speranze sarebbero state poche. Nonostante la salita posta in quel punto, ai 3 chilometri dal termine il gruppo (quel che ne restava, cioè circa 30 atleti) è tornato compatto, ma proprio in quel momento sono scattati Alessandro Verre e Gianmarco Garofoli. Un vero colpo da finisseur per loro.

Nello sprint finale il corridore della Colpack Ballan però ha la meglio. Garofoli infatti aveva fatto parte dei sei della fuga ed era più stanco. Terzo un buon Antonio Puppio (per l’occasione in azzurro). Con questo successo e dopo la consueta “linguaccia” con la responsabile organizzativa del team, Rossella Dileo (ormai segno distintivo dei successi Colpack) Verre può vantarsi di essere l’unico corridore della nuova generazione ad essere succeduto a Pantani.