Cavendish giro belgio 2021

Cavendish e un sogno che dista quattro tappe

23.06.2021
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Sabato indosserà maglia, calzoncini, il casco e tornerà lì, sulla linea di partenza, per affrontare la sua 13ª avventura al Tour de France: se a inizio stagione glielo avessero detto, Mark Cavendish avrebbe pensato a una presa in giro, una battuta di cattivo gusto. Invece il ciclismo è così, ti riserva sorprese quando meno te lo aspetti.

A dir la verità, Mark non se lo aspettava neanche una settimana fa. Al Tour doveva andare Sam Bennett, questi erano i programmi sin da inizio stagione. E’ pur vero che il nativo dell’isola di Man aveva provato a mettere in discussione le gerarchie con 4 vittorie in Turchia e buone prestazioni, mai viste negli ultimi tre anni, ma non sembrava abbastanza.

Cavendish 2021
Cavendish torna al Tour dopo 3 anni, forte di 4 successi in Turchia e 1 al Giro del Belgio (foto di apertura)
Cavendish torna al Tour dopo 3 anni, forte di 4 successi in Turchia e 1 al Giro del Belgio (foto di apertura)

Acque agitate in casa Deceuninck

Patron Lefevere era stato chiaro: «La sua presenza innervosirebbe Bennett – aveva dichiarato a Cyclingnews – alla Schelderprijs abbiamo perso proprio perché i due erano insieme (secondo Bennett e terzo Mark, ma quel che conta è sempre e solo la vittoria, in questo caso di Jasper Philipsen, ndr). La maglia è di Bennett, fine della discussione».

Macché fine… Tre giorni dopo le dichiarazioni cambiano e sono improntate alla furia: «Bennett ha sbattuto il ginocchio al manubrio prima del Giro del Belgio e non ci ha detto niente. Poi ha fatto tira e molla ogni giorno per allenarsi. Questo dice molto su di lui». Le loro strade stanno per dividersi, Bennett forse tornerà alla Bora Hansgrohe, certo che questi addii anticipati non fanno bene alla Deceuninck Quick Step

Scheldeprijs 2021
Il podio della Scheldeprijs 2021 con Philipsen fra Bennett e Cavendish: un esito che a Lefevere non è piaciuto
Scheldeprijs 2021
Il podio della Scheldeprijs 2021 con Philipsen fra Bennett e Cavendish: un esito che a Lefevere non è piaciuto

30 vittorie e non è ancora finita…

Intanto però Mark c’è e ha risposto presente appena glielo hanno detto. Il britannico con il Tour ha un rapporto idilliaco, iniziato nel 2008 con 4 vittorie, 6 l’anno dopo, 5 nel 2010 e 2011, 3 nel 2012, 2 l’anno dopo e ancora una nel 2015 e 4 nel 2016. Il bello è che a queste ha quasi sempre abbinato vittorie negli altri grandi Giri, 13 in Italia e 3 in Spagna. Ha anche provato il tris consecutivo (quello che vuole tanto Ewan, magari ritirandosi prima…), ma nel 2011 non ne aveva più e alla Vuelta resistette solo 4 tappe.

A 36 anni Cavendish è uno che ha vinto tutto: ha la collezione completa delle maglie della classifica a punti nei tre grandi giri, ha vinto Mondiali e classiche, ha anche una medaglia d’argento olimpica a casa (nell’omnium a Rio 2016, battuto solo da Viviani), perché allora riprovarci, rimettersi in gioco?

Cavendish Tour 2017
L’ultima vittoria di Cavendish al Tour, nel 2017 a Parc des Oiseaux. Quell’anno vestì anche il giallo…
Cavendish Tour 2017
L’ultima vittoria di Cavendish al Tour, nel 2017 a Parc des Oiseaux. Quell’anno vestì anche il giallo…

Una risalita partendo da… zero

Una ragione è legata ai suoi ultimi tre anni, contraddistinti da una mononucleosi che ci ha messo tantissimo a scomparire e soprattutto a un forte stato depressivo, quella malattia subdola e sotterranea che colpisce sempre più i protagonisti delle due ruote. Non poteva finire così, Mark non voleva questo. Si è rimesso in gioco, al punto che quando alla Deceuninck Quick Step gli hanno proposto un ingaggio a stipendio zero, guadagnandosi gli euro con fatica, sudore e risultati, ha detto sì.

Ma forse c’è anche altro: Cavendish ha vinto 30 tappe al Tour e il primato dista solo altri 4 centri. E’ uno dei tanti record in possesso del “Cannibale” Eddy Merckx, forse a 36 anni pensare di vincere almeno 4 volte è difficile, ma il suo treno è da leccarsi i baffi (Ballerini e Morkov daranno l’anima per pilotarlo) e poi chissà se gli altri hanno una spinta emotiva forte quanto la sua…

Lefevere, l’estro di Julian e l’ego di Remco. Parla il capo

01.06.2021
5 min
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Patrick Lefevere ci mette la faccia e si carica sulle spalle la Deceuninck-Quick Step, che al Giro d’Italia ha suscitato qualche perplessità e per l’ennesima volta è stata costretta a fare mercato tenendo conto di un budget non certo illimitato. Vanno via Benett e Almeida, restano Evenepoel e Alaphilippe. Al suo fianco rimane Specialized, che nel 2022 legherà la sua sponsorizzazione al team belga e probabilmente a quello in cui finirà Peter Sagan. Mentre sul fronte dei marchi, nello squadrone belga si sussurra che dovrebbe approdare anche il maglificio Castelli in odore di lasciare il Team Ineos Grenadiers. Al netto di tutto ciò, oggi con Patrick, 66 anni e dirigente sportivo dal 1979, parliamo dei due gioielli di casa, Remco e Julian, per capire il suo punto di vista.

Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Lefevere mantiene il suo team ai vertici facendo spesso scelte dolorose
Vincere il Giro a 21 anni, al primo assaggio e senza aver corso per 9 mesi…

Non c’era tempo perché corresse prima, per come era pianificata la sua preparazione in altura. Si è rovinato tutto quando a gennaio è stato costretto a fermarsi ancora. A quel punto avremmo potuto e forse dovuto cambiare i nostri piani, ma avevamo fatto quella scelta e sarebbe sciocco rinnegarla adesso.

In un’intervista con Het Laaste Nieuws hai detto che l’ego di Remco ne è uscito ammaccato.

Dico tante cose, a volte vengono anche ingigantite. E’ un fatto però che quel ragazzo non avesse mai perso. Ha vinto tutto da junior e anche i suoi primi due anni da professionisti sono stati pieni di vittorie. Questo Giro è stato la sua prima sconfitta.

Forse c’erano troppe attese: avete creduto davvero che fosse più grande di Merckx?

Naturalmente avevamo sperato in meglio, non dico di no, ma io non ho mai detto che avrebbe vinto il Giro. Abbiamo assecondato i suoi desideri, ma non sono così pazzo. Sapevamo che la tappa di Montalcino, dopo l’incidente del Lombardia, sarebbe stata un passaggio chiave. Remco non poteva iniziare il Giro in modo normale. A gennaio poteva soltanto nuotare, si è allenato solo negli ultimi tre mesi. Nelle Fiandre qualcuno però credeva che potesse fare un miracolo. Non possiamo giudicarlo per quello che si è visto.

Lefevere netto: il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Il Giro ha fatto assaggiare a Evenepoel per la prima volta la sconfitta
Però al netto di tutto questo, si è messo Almeida al suo servizio.

L’ho detto prima che il Giro partisse e lo ripeto ora. Ci conosciamo da anni e sapete che la maglia del team è la cosa più importante per me, non la bandiera o una nazione, e così deve essere anche per i corridori. Quando abbiamo chiesto ad Almeida di aiutare Remco, aveva appena preso 6 minuti nella tappa di Sestola, sarebbe stato lo stesso a parti invertite. Queste sono le nostre regole.

Quale sarà ora il programma di Remco?

Ora recupera e a fine settimana faremo il punto. Si voleva tenerlo un po’ fermo, ma si sta aprendo la possibilità che faccia i campionati nazionali, strada e crono, prima delle Olimpiadi.

A proposito di Olimpiadi, perché Alaphilippe si è chiamato fuori?

Perché sta per diventare padre e vuole essere presente. E poi perché vuole fare bene al Tour. Ha cambiato programma. E’ appena disceso da Sierra Nevada e farà il Giro di Svizzera invece del Delfinato, poi i campionati nazionali e il Tour. Gli ho detto che mi auguro vinca altri tre mondiali, ma l’esperienza di correre il Tour con la maglia iridata resta per ora irripetibile. Andrà in Francia per fare cose alla Alaphilippe e vedrete che di riflesso si ritroverà anche in classifica.

Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola. Lefevere non ammette equivoci
Almeida al servizio di Evenepoel dopo i 5’58” persi a Sestola
E’ stato pesante tenerlo?

Sicuramente parliamo di una cifra importante e l’acqua non è tanto profonda da non rendercene conto. Ma lui voleva rimanere e abbiamo trovato l’accordo. E’ un personaggio che corre in modo aggressivo e sa vincere. E’ simpatico. Fa gruppo. Sta bene con noi.

Con lui al Tour ci sarà Bennett?

Bennett e il suo treno, che si prenderà sulle spalle un bel po’ di pressioni, in modo che Julian sia più libero. Per Sam sarà l’ultimo anno con noi, si dice che tornerà alla Bora, ma ancora non ci sono certezze. E così per il prossimo anno, ci affideremo alle volate di Jakobsen, perché sono certo che il suo ritorno sarà un successo.

Porterete anche Cavendish al Tour?

Chi?

Cavendish, Mark Cavendish…

Sì, avevo capito. Mark ha fatto poche corse, è stato anche sfortunato, perché alcune che doveva fare sono state cancellate. Si è ritirato alla terza tappa della Vuelta Andalucia, dicendo che non era una corsa per velocisti e il giorno dopo ha vinto Greipel. Il Tour forse è troppo duro per lui ora.

Come stanno i quattro italiani?

Bagioli è stato sfortunato, non corre da Laigueglia e speriamo possa fare una bella seconda parte di stagione. Di Ballerini siamo contenti. Masnada ha fatto 40 giorni di altura e ha dovuto ritirarsi dal Giro per una tendinite. E Cattaneo lo aspettiamo al Tour. Il ciclismo non è una scienza esatta. Lavori tanto, poi speri che tutto vada bene. Ogni anno, all’inizio della stagione, faccio lo stesso discorso ai corridori: «Sono già stato diverse volte a Lourdes, ma non ho mai visto miracoli».

Bettini: «Vi svelo il segreto della Deceuninck»

30.03.2021
3 min
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Mark Cavendish, Fernando Gaviria, Elia Viviani: è lungo l’elenco di velocisti usciti da anni ruggenti alla Deceuninck Quick Step e poi affievoliti nel loro curriculum di successi. Tanto che nell’ambiente è ormai diffusa l’idea che se esci da quel gruppo, non vinci più…

Andare alle radici di questo principio non è facile, a meno che non l’hai vissuto sulla tua pelle, come accaduto a Paolo Bettini: «E’ nato tutto da Tom Boonen (con lui nella foto d’apertura, ndr). Quando correvamo insieme lui era il velocista, io me la cavavo, ma puntavo su altre corse e avevo altre caratteristiche, ma già allora nel team c’era uno spirito che si è tramandato nel tempo».

Come si crea lo spirito vincente?

Più che spiegarlo, posso raccontarlo tramite un aneddoto. Nel 2008 eravamo alla Vuelta, in una tappa di pianura Boonen mi disse che non se la sentiva di fare la volata e avrebbe tirato la mia. Io gli risposi di fare un’altra cosa: dedicarci a Wouter Weylandt, che era il suo ultimo uomo e invertire le parti. Li pilotai fino all’ultimo chilometro, Boonen fu l’ultimo vagone del treno e il compianto Wouter vinse. Questo è lo spirito, fatto di trasparenza, sincerità e amore per la squadra.

La volata vincente di Weylandt: era la Vuelta 2008, tre anni prima della tragedia al Giro
La volata vincente di Weylandt: era la Vuelta 2008
Quanto influisce la mano di Lefevere?

Tantissimo. Lui trasmise la filosofia del sacrificio per uno scopo comune sin dagli inizi. Bisogna ricordare che la Quick Step nasce dalle ceneri della Mapei, dove la dottoressa Spazzoli, moglie del patron Squinzi, aveva coniato un motto: «Un team per vincere insieme», che avevamo fatto nostro.

Patrick Lefevere con Bettini, un sodalizio che ha portato il toscano ai vertici mondiali
Lefevere con Bettini, il sodalizio ha portato il toscano ai vertici
Eppure nell’ambiente molti faticano a nascondere un pizzico di malizia, quando si parla dei successi in casa Deceuninck…

Chi non conosce quel sistema non potrà mai capire. Io l’ho vissuto agli albori, lavorando con Lefevere nel 1999 e 2000 e poi dal 2003 fino al 2008, praticamente a fine carriera. Tutto nasce dalla cura del minimo dettaglio, della persona prima ancora che della performance perché questa arriverà di conseguenza.

Perché allora il velocista che esce dalla Deceuninck fatica a ritrovarsi?

Il discorso è più ampio e riguarda la figura stessa del velocista. Se non hai un supporto forte non puoi più vincere. Non basta cambiare squadra, devi farlo portandoti dietro almeno due elementi del tuo treno. Meglio ancora se gli ultimi due. Altrimenti devi ricostruire tutto, ritrovare gli automatismi, perdi mesi e la stagione non ti dà il tempo di attendere. Ma non basta…

Elia Viviani e Mark Cavendish: tante difficoltà dopo l’addio alla Deceuninck
Elia Viviani e Mark Cavendish: tante difficoltà dopo l’addio alla Deceuninck
Che cosa manca ancora?

Devi ricreare anche un giusto ambiente, quello spirito di cui parlavamo all’inizio. Capire che si lavora tutti insieme sacrificandosi, si vince insieme e si perde insieme. Se dovessi sintetizzare, alla Deceuninck vincono perché sono una famiglia prima che un team, altre squadre che puntano tutto sulla scienza non riescono a fare lo stesso.

GALLERY / La banda di Julian, il re di Francia

26.01.2021
7 min
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Quando parla Patrick Lefevere, raramente i concetti sono banali e per questo i corridori, da Julian Alaphilippe al giovane Evenepoel, lo guardano e ascoltano con devozione Per questo si tende a prestare estrema attenzione al grande capo della Deceuninck-Quick Step e così. è stato anche a margine del ritiro del team ad Altea, Spagna

«Speriamo di poter correre il prima possibile – ha detto – continua ad essere una situazione strana, ma proveremo a superare tutto, proprio come abbiamo fatto l’anno scorso, quando abbiamo affrontato una situazione completamente nuova. La scorsa stagione è stata molto imbarazzante e complicata, ma siamo comunque riusciti a fare la nostra parte. Abbiamo riprovato a vincere il più possibile e abbiamo ottenuto qualità e quantità. Speriamo di ripeterci nel 2021».

Per Cavendish è un sogno essere ancora qui (foto Wout Beel)
Per Cavendish è un sogno essere ancora qui (foto Wout Beel)

Remco e il Giro

Uno dei primi a parlare nell’incontro con la stampa è stato Remco Evenepoel, che ha concluso prematuramente la sua stagione nel 2020 dopo essere caduto al Lombardia. Il belga ha annunciato che rinvierà il suo ritorno alle corse, poiché sta ancora provando un po’ di dolore a causa del suo infortunio.

«Non sappiamo ancora quando e dove potrò ricominciare – ha detto – voglio dare a me stesso e al mio corpo il tempo necessario per arrivare al 100 per cento prima di tornare in bici. Non sono nel panico, poiché l’obiettivo è di essere a posto per fine febbraio. Quest’anno punterò ancora una volta al Giro d’Italia. La straordinaria prova della squadra nel 2020 mi ha motivato e voglio essere al via per scoprire la corsa e i suoi fantastici tifosi, ma per il momento il mio obiettivo più grande è recuperare completamente».

Jakobsen c’è

Un altro corridore in via di guarigione dopo la caduta dello scorso agosto è Fabio Jakobsen. L’ex campione olandese, vincitore di 18 gare tra i professionisti, ha parlato del suo recupero e di quanto sia importante per lui tornare con la squadra.

«In questo momento – ha detto – sono di nuovo in sella alla mia bici, facendo allenamenti con i ragazzi. Le sensazioni sono okay e per ora sto procedendo lentamente ma costantemente per sentirmi di nuovo un professionista. Tutti mi hanno supportato e gliene sono grato. Essere ora al fianco di Bennett e Cavendish, del miglior velocista del Tour dello scorso anno e del più grande velocista nella storia della gara, mi dà una grande motivazione. Non so ancora quando tornerò a correre, perché a febbraio ho in programma un altro intervento, ma la cosa più importante è che sono qui con i ragazzi. Non riesco a dirvi che cosa significhi per me dopo la peggiore esperienza della mia vita. Questa squadra è come una famiglia, passiamo del tempo insieme, ci prendiamo cura l’uno dell’altro e sono semplicemente felice di stare con loro».

Il re di Francia

Alaphilippe nella sua bolla iridata ha passato parecchio tempo a sviare le attenzioni da un progetto di classifica al Tour, lasciando intravedere semmai la chance per il 2022.

«Vincere a Imola – ha detto Julian – è stato per me il momento più bello dell’anno scorso e indossare la maglia iridata per dodici mesi mi dà un grande orgoglio. Non vedo l’ora di mostrarla nel maggior numero di gare possibile in questa stagione. Sto ancora recuperando dopo l’infortunio del Fiandre, ma da allora ho fatto dei passi importanti e sono fiducioso che andrà meglio nelle prossime settimane.

«Sono entusiasta di debuttare in Francia – ha aggiunto Julian – dovrebbe essere una bella esperienza. Ho partecipato al Tour de la Provence alcuni anni fa e sono contento di tornarci. Mi piacciono i percorsi, ma ci andrò senza obiettivi precisi. La cosa più importante sarà ricostruire la forma e spero che la Provenza mi aiuti a fare proprio questo prima dei miei appuntamenti primaverili, quando punterò a risultati importanti».

Test a Valencia

Infine i test nel velodromo di Valencia, voluti dal team e ancora di più dalla Specialized per avere il miglior fitting degli atleti sulle bici e provare i materiali, fra cui anche le nuove scarpe.

«Teniamo queste sessioni da diversi anni ormai – ha spiegato Leo Menville – in cui facciamo test aerodinamici. Ai corridori viene fornito un fit Retul prima di arrivare al velodromo, dove cerchiamo di dare loro un buon adattamento sulla bici, oltre a fare dei test di efficienza metabolica per darci una base su cui lavorare. Usiamo queste informazioni per ottimizzare la posizione di ognuno sulla bici, concentrandoci questa volta principalmente sulle loro Shiv da crono. Utilizziamo lo stesso protocollo ogni volta. Il corridore percorre un numero di giri di pista alle velocità impostate. I dati vengono verificati, indicando quali modifiche si possono fare alla posizione del corridore e così a oltranza fino ad avere il miglior risultato».

Si cerca il giusto mix tra velocità e comfort (foto Wout Beel)
Si cerca il giusto mix tra velocità e comfort (foto Wout Beel)

Comodi e veloci

Le regolazioni riguardano il manubrio, più alto o più basso, più lontano o più vicino, appoggi diversi per le braccia e modifiche alla sella. Lo scopo è trovare la posizione aerodinamicamente più efficiente per il corridore durante una crono.

«Quindi accoppiamo questi dati con i test metabolici – ancora Menville – perché a volte si può avere la posizione più aerodinamica e ugualmente il corridore produce meno watt. Quindi, esaminiamo tutte le informazioni e troviamo qual è la posizione perfetta per ciascuno».

ALESSANDRO PETACCHI, MARK CAVENDISH, TIRRENO-ADRIATICO 2014

Petacchi, dica lei: come vede la scelta di Cav?

22.12.2020
4 min
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Dal primo agosto del 2013 e l’anno dopo, con il dichiarato intento di aiutare Mark Cavendish, Alessandro Petacchi firmò un contratto con la Omega Pharma-Quick Step. Si trattava del velocista più forte nell’arco delle 10 stagioni precedenti che, riponendo quasi del tutto le proprie ambizioni, si mise al servizio del britannico: 11 anni in meno e ancora tanta forza nelle gambe. In quei 18 mesi lo spezzino vinse una sola corsa, l’ultima della sua carriera: il Gp Cerami del 2014. Cavendish invece ne vinse 15.

Oggi, a distanza di sei anni, Cavendish è tornato a bussare alla porta di Lefevere, convinto di avere questa sola chance per riprendere a volare. Ce l’aveva proprio in testa. Voleva di nuovo correre su una Specialized e Dio solo sa quante volte in passato ne avrebbe voluta una da mascherare con i colori dei team in cui militava. Tuttavia Mark non ha detto che si metterà a disposizione di Bennett, che al momento è ben più forte di lui. E lo ha fatto portando uno sponsor, fatto che rende l’operazione parecchio meno romantica e decisamente controversa. Ci interessava però avere il parere di Petacchi, la sua lettura di questa scelta.

«Probabilmente ci tornerei anche io – dice Alessandro – nel senso che è un ambiente bello, una squadra in cui si sta bene, che dà tranquillità e serenità. Ciò di cui probabilmente Mark ha bisogno».

Alessandro Petacchi, Mark Cavendish, Giro d'Italia 2011, Parma
Alessandro Petacchi, Mark Cavendish, rivali (poco amici) al Giro d’Italia 2011
Alessandro Petacchi, Mark Cavendish, Giro d'Italia 2011, Parma
Petacchi-Cavendish rivali al Giro del 2011
Tu andasti deponendo le armi e mettendoti a sua disposizione…

Lui non so perché lo abbia fatto, se vada perché non ha più niente da dare, ma non credo. Secondo me semplicemente ha perso le motivazioni. Non lo portavano neanche più alle corse e uno così, soprattutto adesso che ha 35 anni, ha bisogno di correre. A casa si rilassa.

Quale può essere oggi la sua motivazione?

Il Tour, è sempre stata il Tour. Mark pensa solo al Tour. L’ho visto cambiare completamente nel giro di 15 giorni. Presentarsi con un altro sguardo e per giunta dimagrito. Concentratissimo. Se non ha questa motivazione, non vede altro. E forse in quella squadra crede di trovarla.

Il guaio, fra le pochissime parole che gli abbiamo sentito dire, è che non ha mai parlato di mettersi a disposizione di Bennett.

Dovrà dimostrare di essere forte abbastanza, poi la scelta sarà di Lefevere. E magari non avendo ancora per un po’ Jakobsen, lo butteranno dentro e lui dovrà farsi trovare pronto. Smettere per smettere, ha più senso farlo in una squadra così. Anche perché ad ora fa persino fatica a farle le volate. E’ nell’ambiente giusto.

Alessandro Petacchi, Giro d'Italia 2018
Alessandro Petacchi dimostrato negli anni anche doti da ottimo opinionista televisivo
Alessandro Petacchi, Giro d'Italia 2018
Per qualche anno, un ottimo opinionista televisivo
Perché?

Ci sono corridori affiatatissimi. Non ci sono mai tensioni. Sono sempre molto sereni, per chiunque ci sia da lavorare. Un gruppo che passa indistintamente da Alaphilippe a Remco, per poi dedicarsi ai velocisti. In quell’anno e mezzo in cui sono stato con loro, veniva davvero tutto facile. C’era un’armonia nel fare le cose che avevo visto forse soltanto con la Fassa Bortolo. Ti alleni. Nessuno ti rompe le scatole. I corridori danno il 110 per cento. Si corre sempre per vincere. E hanno l’esperienza giusta per i finali. Con quei nomi non era e non è così difficile mettere insieme un treno vincente.

Non trovi un po’ triste che sia entrato in squadra solo perché ha portato lo sponsor?

Un po’ triste in effetti lo è. Ma il periodo è difficile per tutti. Si sa che Lefevere non abbia disponibilità illimitata di soldi e per questo negli ultimi anni ha dovuto rinunciare a Gaviria e Viviani. Ha scelto di tenersi Jakobsen, pagandolo magari un terzo di quello che gli sarebbe costato Gaviria e aveva fatto la scelta giusta. Prima dell’incidente, Fabio era avviato a diventare imbattibile. Con i giovani hanno un occhio pressoché infallibile. Spendere soldi su Mark forse era inutile, ma così le cose ovviamente sono cambiate.

Mark Cavendish, BinckBank Tour 2020
Mai visto nel 2020 un Cavendish in forma: qui al BinckBank Tour
Mark Cavendish, BinckBank Tour 2020
Mai visto un Cavendish in forma nel 2020
Credi possa tornare il Cavendish di allora?

Non credo che il suo sia un problema fisico, quanto piuttosto di testa. Sono due anni che non corre e se ricomincia ad allenarsi bene, magari gli danno la fiducia che poi sta a lui ricambiare. Bisognerà capire se la sua reattività e l’esplosività ci sono ancora. Insomma, non è semplice.

Nelle ultime apparizioni non è mai parso particolarmente in forma…

Questo forse sarà il passaggio più delicato. Se per entrare bene nella nuova maglia fa venti giorni ad allenarsi e non mangiare, si rovina definitivamente. Spero invece che sia già un mesetto che si allena bene e che se ne prenda altri due per calare progressivamente. In squadra ci sarà certamente chi lo seguirà su questo cammino.

E tu, Ale, ti tieni in forma?

Bici poca, visto il momento. Sto a casa e faccio un po’ di rulli. Per fortuna c’è Zwift, così posso continuare a sfidarmi con Michele (Bartoli, ndr). In attesa che finalmente si possa tornare a respirare un po’.