Tiberi e Ayuso, parte la sfida rosa: ce la presenta Valoti

23.03.2025
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Alla Tirreno-Adriatico la lotta per conquistare il Tridente che sancisce il dominio sui Due Mari che uniscono questa corsa a tappe è stata una questione a tre. Alla fine l’ambito trofeo lo ha portato a casa lo spagnolo Juan Ayuso davanti a Filippo Ganna e Antonio Tiberi. Da sempre la Tirreno-Adriatico è la corsa che lancia un primo sguardo al Giro d’Italia, chi vince a marzo sulle strade del nostro Paese allora entra di diritto tra i candidati al Trofeo Senza Fine. Dall’Albania partiranno due dei tre protagonisti: Tiberi e Ayuso. Due ragazzi rispettivamente di 24 e 23 anni pronti a darsi battaglia per tre settimane, e a giudicare dalla piega che ha preso il copione alla Tirreno-Adriatico la sfida sembra prendere una direzione abbastanza netta. 

Antonio Tiberi e Juan Ayuso condividono anche una piccola fetta del loro passato, perché entrambi (come pure Ganna) sono stati atleti della Colpack-Ballan quando erano under 23. Tiberi è passato sotto lo sguardo dello staff del team bergamasco nel 2020. L’anno successivo Ayuso fu indirizzato in Italia per fare un netto passo in avanti di crescita. Pochi mesi dopo lo spagnolo entrò a pieno regime al UAE Team Emirates. 

Il podio finale della Tirreno, tutte e tre sono corridori passati tra le fila della Colpack-Ballan
Il podio finale della Tirreno, tutte e tre sono corridori passati tra le fila della Colpack-Ballan

Leggerezza e determinazione

I talenti di questi due giovani talenti hanno avuto Gianluca Valoti in ammiraglia al loro fianco, seppur per una stagione o anche meno. Il diesse della Colpack (ora MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack) li ha visti crescere e imparare. Due cammini diversi raccontati da chi li ha scortati nelle loro esperienze. Abbiamo deciso così di farci aiutare proprio da Gianluca Valoti a lanciare la sfida alla maglia rosa, partendo dal passato e guardando al futuro. 

«Iniziamo con Tiberi – dice Valoti – visto che ha corso con noi un anno prima di Ayuso. Era il 2020, l’anno del Covid. Da questo punto di vista abbiamo avuto modo di vederlo correre solamente una volta prima che tutto si fermasse. Alla ripresa partì forte con il terzo posto al campionato italiano a cronometro, non una novità visto che qualche mese prima aveva vinto il mondiale juniores proprio in quella disciplina. Una delle caratteristiche positive di Tiberi è la sua spensieratezza, aveva una capacità incredibile di staccare dal ciclismo e passare alla vita di tutti i giorni. Penso sia una bella qualità, tanti corridori sono fin troppo focalizzati». 

Tiberi ha corso nel team bergamasco nel 2020, mostrando già ottime doti di cronoman e passista (photors.it)
Tiberi ha corso nel team bergamasco nel 2020, mostrando già ottime doti di cronoman e passista (photors.it)

Imparare

In una stagione interrotta dal Covid Tiberi è comunque riuscito a mettere insieme tante esperienze diverse, anche se tutte al primo anno da under 23. Un fattore determinante se si vanno a considerare i pochi successi ottenuti quell’anno dal frusinate. Ma le qualità erano sotto gli occhi di tutti.

«Il Giro Under 23 – continua Valoti – fu l’unica vera corsa a tappe di spessore, ma si intravedevano le qualità atletiche di Tiberi. Lui è un corridore che ha avuto bisogno di fare ogni anno dei passi di crescita, calibrati e importanti. Lo abbiamo visto sia noi della Colpack e lo avete visto tutti negli anni da professionista. Come caratteristiche Tiberi è il classico passista forte a cronometro, ha nella costanza la sua qualità migliore. Tuttavia questa è una caratteristica che emerge con il tempo, se mi chiedete quale possa essere il suo limite non saprei rispondere. Ha sempre avuto ampi margini di crescita.

«Tiberi – riprende Valoti – è un ragazzo che ha imparato tanto facendo errori e capendo le lezioni da solo. Al Giro ricordo che in una tappa di pianura attaccò e rimase al vento per molti chilometri, uno sforzo che pagò il giorno successivo uscendo di classifica. Però sono cose normali per un ragazzo di diciannove anni».

Il frusinate tra le corse internazionali ha conquistato una vittoria a San Vendemiano (photors.it)
Il frusinate tra le corse internazionali ha conquistato una vittoria a San Vendemiano (photors.it)

Tornado Ayuso

L’anno successivo Matxin, team manager del UAE Team Emirates, portò alla Colpack il giovane Ayuso, una tempesta pronta a travolgere il panorama under 23 italiano. 

«Atterrò a Bergamo a gennaio – ricorda Valoti – in un giorno di freddo e pioggia. Sceso dall’aereo ha voluto allenarsi comunque. Ayuso aveva ed ha ancora una determinazione e un focus fuori dal comune. Sapevamo avesse una marcia in più rispetto agli altri under 23 e alle corse lo dimostrò con una costanza disarmante. Vinse praticamente tutte le gare del calendario nazionale e internazionale e conquistò il Giro U23 senza avere rivali.

«Tatticamente era già maturo e con la voglia di conquistare tutto. Ma la gara che mi fece capire il suo valore fu il Trofeo Laigueglia. Arrivò a 15 minuti dal vincitore ed era al primo anno da U23, ma gli si vedeva in faccia che non fosse contento. Lui non vuole essere secondo a nessuno, ha un carattere vincente che lo porta a volere tutto e subito. Un pregio dal mio punto di vista».

Di nuovo verso il rosa

Non si sono mai sfidati a viso aperto da under 23 Tiberi e Ayuso. Il loro primo incontro su un palcoscenico importante arriverà tra qualche mese e chiediamo a Gianluca Valoti quali siano i valori in campo. 

«Ayuso – conclude il diesse bergamasco – è un corridore più completo, tanto forte in salita quanto a cronometro ed ha anche uno spunto veloce importante. Tiberi è un passista vero che non cala mai, fa della solidità il suo punto forte. Sulle tre settimane non ho timore a dire che Tiberi riesce a gestirle bene anche mentalmente. Lo stesso si può dire di Ayuso. A cronometro li vedo allo stesso livello, forse leggermente avvantaggiato Tiberi. Ma in salita è lo spagnolo ad avere margine. L’ago della bilancia va in direzione di Ayuso, anche per la forza dei compagni che avrà al suo fianco. La cosa che mi auguro, in fondo, è di vederli entrambi sul podio, come alla Tirreno».

Bracalente e Arrighetti: stagisti in Cofidis dallo sguardo curioso

23.01.2025
5 min
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Durante il ritiro di gennaio per il Team Cofidis è stato tempo di stage. Insieme ai corridori della formazione WorldTour, che si stanno allenando per l’inizio delle corse del calendario europeo, si sono aggregati anche dei ragazzi provenienti da formazioni continental. Erano presenti anche due italiani: Nicolò Arrighetti e Diego Bracalente, il primo dalla Biesse Carrera Premac, mentre il secondo arriva dalla MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack. I due hanno vissuto per una settimana i meccanismi della formazione WorldTour, scoprendone i segreti e imparando dai corridori più esperti. Interessati dalla cosa siamo andati a chiedere a entrambi i ragazzi com’è stato vivere una settimana da professionisti.

BRACALENTE: «Il periodo di stage è durato cinque giorni: da martedì a sabato. Il primo giorno abbiamo fatto dei test sul lattato e il quarto giorno sul VO2Max. Per il resto ci siamo allenati normalmente, pedalando per tante ore ma sempre in maniera serena».

ARRIGHETTI: «Siamo stati inclusi fin da subito all’interno della squadra. Anche alla Biesse sono seguito da Luca Quinti, uno dei preparatori della Cofidis, quindi da questo punto di vista mi sono sentito subito a mio agio. Per tutta la settimana abbiamo svolto lo stesso programma del team: con uscite, test e simulazioni di gara».

Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Che settimana è stata?

BRACALENTE: «La cosa che mi ha colpito subito è l’organizzazione, la squadra è grande ma tutto funziona perfettamente. Ogni sera ci arrivava la traccia GPX del percorso per il giorno dopo. Eravamo divisi in due o tre gruppi, generalmente: scalatori e classiche, il terzo erano formato da chi aveva dei lavori specifici da fare».

ARRIGHETTI: «Bella, mi sono trovato bene. All’interno della squadra ognuno fa il suo. La differenza con una formazione continental è proprio questa: ogni compito ha la sua figura di riferimento. Uno staff così grande permette di non lasciare nulla al caso».

Con chi avete pedalato?

BRACALENTE: «Un po’ con tutti, il primo giorno ero con i velocisti, poi sono andato anche con gli scalatori. Lì il ritmo era leggermente più alto ma non è stato insostenibile. La cosa bella è che a guardarli non trovi differenze con noi, poi se ti fermi a pensare che stai pedalando con gente che ha vinto tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta un po’ fa strano». 

ARRIGHETTI: «Io sono stato con il gruppo delle Classiche, ma il programma era più o meno simile per tutti. Un paio di giorni li abbiamo dedicati ai test, uno ad un allenamento di intensità e l’ultimo alle simulazioni di gara».

Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Cosa si prova a stare insieme a corridori del WorldTour?

BRACALENTE: «Una cosa che mi è piaciuta molto è la serietà che si respirava durante l’allenamento. Nessuno faceva troppo lo spiritoso o esagerava con il ritmo per farsi vedere. Per quelle quattro o cinque ore c’era la massima concentrazione».

ARRIGHETTI: «Si ha modo di vedere come lavorano ad alto livello. Non ci sono cose particolari, però fa piacere ammirare la precisione e la semplicità con cui fanno tutto. Ho notato subito come fossero abituati a lavorare in un certo modo. La grande differenza sta nell’organizzazione della squadra e nei mezzi che hanno a disposizione».

C’è stato qualcuno con cui ti sei confrontato?

BRACALENTE: «In realtà ho avuto modo di parlare con ognuno di loro. Durante l’allenamento stavo attento a non fare la classica “mezza ruota” o altro, quasi fossi in soggezione. Poi una volta fermati ho parlato serenamente con ognuno di loro. Era come se una volta saliti in bici si trasformassero, ma questo avviene a tutti i corridori, anche a me».

ARRIGHETTI: «Ho cercato di parlare con tutti. Anche se principalmente mi sono trovato spesso con Oldani e Thomas, gli unici due che parlavano italiano. Thomas mi ha dato qualche consiglio utile durante le simulazioni di corsa. Vederlo da vicino faceva capire quanta esperienza avesse e come ogni suo movimento fosse dedicato a gestire lo sforzo al meglio». 

Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
In una settimana fai in tempo ad ambientarti?

BRACALENTE: «Le giornate trascorrono allo stesso modo sia con una formazione WorldTour che continental. Si pedala e si torna per pranzo. Il tempo di fare dei massaggi o un giro dall’osteopata ed è ora di cena. Di ore libere non ce ne sono molte. Al primo giorno ti ambienti subito e poi tutto scorre normalmente. Cambia la licenza, ma siamo sempre ciclisti».

ARRIGHETTI: «Il grande cambiamento riguarda l’organizzazione del team e che si pedala un po’ più forte. Ma per il resto il ciclismo è fatto delle stesse cose, ad ogni livello. Si mangiano le solite cose e la routine è molto simile. La grande differenza è che nel WorldTour si lavora affinché tutto sia perfetto».

Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Con voi c’erano anche altri ragazzi?

BRACALENTE: «C’erano altri due corridori under 23: un francese e uno spagnolo. Ci siamo confrontati sugli allenamenti, su cosa facciamo nella vita oltre al ciclismo. Parlando emerge che anche se tutti siamo dilettanti abbiamo comunque come primo obiettivo quello di fare i ciclisti».

ARRIGHETTI: « Con loro ho parlato un po’ anche se il ciclismo spagnolo lo conosco abbastanza. L’anno scorso Montoli e quest’anno i gemelli Bessega, ci hanno raccontato tanto sul come si corre da quelle parti». 

MBH Bank-Ballan e un calendario ancora più internazionale

18.01.2025
5 min
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Riuscire a inquadrare il mondo delle continental italiane non è affatto semplice. Nel nostro Paese ne risultano iscritte undici, dopo la chiusura della Zalf Euromobil e del CTF Victorious, che però continuerà la sua attività come devo team della Bahrain Victorious: ruolo che la squadra guidata da Renzo Boscolo copriva indirettamente già da qualche stagione. Una delle formazioni di punta tra le continental italiane è la MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack (in apertura foto NB Srl). La squadra guidata da Bevilacqua e Valoti è una delle poche che propone un calendario di alto livello ai propri corridori, nonostante la grande varietà di profili presenti all’interno del suo organico.

Cesare Chesini, scalatore classe 2004, arriva dalla Zalf (photors.it)
Cesare Chesini, scalatore classe 2004, arriva dalla Zalf (photors.it)

Nuovo anno

Che stagione sarà la prossima? Questa domanda la giriamo a Davide Martinelli. Il quale dopo aver smesso di correre è passato al ruolo di diesse proprio con la MBH Bank, formazione che dieci anni fa lo ha lanciato nel professionismo. 

«Per ora – spiega Davide Martinelli – siamo in una fase di programmazione. Manca ancora qualche settimana prima dell’inizio dei vari impegni, il ritrovo sarà con i ragazzi in Spagna per un ritiro. Quest’anno saremo a Gandia, più vicino a Valencia. Partiremo i primi di febbraio. Abbiamo ultimato la rosa per il 2025 e sono contento dei ragazzi che sono arrivati».

Oioli è un profilo interessante, pronto a crescere ancora e affermarsi tra gli under 23 (foto Pettinari)
Oioli è un profilo interessante, pronto a crescere ancora e affermarsi tra gli under 23 (foto Pettinari)
Quali sono i nomi più interessanti?

Di quelli che si uniscono a noi quest’anno direi Chesini, che arriva dalla Zalf, e Oioli. Entrambi arrivano da formazioni che hanno chiuso (rispettivamente Zalf Euromobil e Q36.5 Continental, ndr). Al contrario di quanto si possa pensare, dispiace sempre vedere che delle realtà smettono di esistere. Noi come amanti del ciclismo e del movimento giovanile vorremmo vedere nascere nuove squadre ogni anno. 

Cosa ne pensi di questi due ragazzi?

Mi auguro, e un po’ lo credo, che Chesini possa essere il sostituto di Kajamini. E’ uno scalatore che va bene in pianura e ha anche uno spunto veloce. Si trova in quell’età in cui ogni anno riesce ancora a migliorare molto. Oioli è un profilo interessante per le corse miste, credo che il nostro possa essere un ambiente ideale per lui.

Pavel Novak sarà uno dei volti della MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack nel 2025 (foto NB Srl)
Pavel Novak sarà uno dei volti della MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack nel 2025 (foto NB Srl)
Da coloro che sono rimasti cosa ci dici?

Ci sono i soliti Bracalente (in questi giorni in ritiro con la Cofidis in Spagna, ndr) e Bagatin. Ma anche Novak, che l’anno scorso ha fatto una bella annata. Poi abbiamo dei giovani pronti a fare un passo ulteriore, tra questi mi viene in mente Edoardo Cipollini. Lui già l’anno scorso ha fatto vedere degli sprazzi di talento, lo aspettiamo a un livello superiore. 

Avete preso un solo junior: Enrico Simoni.

Credo che si debba andare a fasi alterne. In una squadra ci devono essere dei corridori di maggiore esperienza che trascinano gli altri. I giovani hanno solo da imparare da questi ragazzi. Se ogni anno si carica la squadra di giovani si rischia di non avere continuità. Ora siamo in un momento in cui abbiamo puntato qualcosa in più sugli elite, infatti ne abbiamo quattro. E comunque oltre a Simoni abbiamo preso tre juniores ungheresi a mio avviso interessanti. 

Meris è stato il riferimento per le corse tra i pro’ nella passata stagione, chi prenderà il suo posto? (foto NB Srl)
Meris è stato il riferimento per le corse tra i pro’ nella passata stagione, chi prenderà il suo posto? (foto NB Srl)
Come gestirete il calendario delle gare quest’anno, vista anche la rosa più esperta?

Vorremmo allargare i nostri orizzonti, ieri abbiamo guardato quali gare vorremmo fare. Ci piacerebbe inserire corse di buon livello all’estero, come quelle che fa la Vf Group-Bardiani: Sibiu Tour e qualche gara in Francia. Questo per dare più spazio ai nostri atleti elite. Il calendario italiano è valido, ma ci si deve confrontare anche fuori dal nostro Paese. Poi abbiamo in programma le corse dello scorso anno: Laigueglia, Coppi e Bartali, Giro di Ungheria, Giro d’Abruzzo.

Alle quali si deve aggiungere il calendario under 23…

Saremo, come ogni anno, alle gare nazionali e internazionali di categoria. Per i nostri atleti di riferimento partecipare alla Coppi e Bartali o al Giro d’Ungheria prima del Giro Next Gen penso sia un valore aggiunto. Lo abbiamo visto con Novak e Kajamini nel 2024. 

Dopo una prima stagione nella quale ha preso le misure alla categoria Edoardo Cipollini è chiamato al salto di qualità (photors.it)
Dopo una prima stagione nella quale ha preso le misure alla categoria Edoardo Cipollini è chiamato al salto di qualità (photors.it)
Con le gare regionali come vi comporterete?

Come sapete a questi appuntamenti le squadre continental possono portare solamente i ragazzi di primo e secondo anno. Sono corse che servono ai giovani per fare esperienza e testarsi, anche se poi molti organizzatori stanno rendendo queste gare di livello nazionale. Nel 2024 avremo partecipato a sei o sette corse regionali. 

Un esempio è proprio Cipollini, che hai nominato a inizio intervista.

Lui ha corso diverse gare nazionali, dove ha provato a mettersi in mostra, ha sbagliato e imparato. In questo modo ora è pronto per alzare il livello e partecipare ad appuntamenti internazionali.