Agostinacchio e Viezzi, due iridati a confronto, anche su strada

03.02.2025
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Il titolo mondiale juniores di ciclocross resta in Italia. Nel 2024 Stefano Viezzi, oggi Mattia Agostinacchio. Il friulano ci aveva messo sopra la Coppa del mondo, Mattia ha dovuto mandar giù la sconfitta nella challenge all’ultimo giorno, ma a casa tiene sempre la maglia di campione continentale, una doppietta che testimonia la sua superiorità anche perché i due percorsi, a Pontevedra e Lievin, erano profondamente diversi fra loro, per caratteristiche e condizioni del tracciato.

La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria
La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria

Il confronto fra i due viene naturale. Dal prossimo anno torneranno rivali e Pontoni già pregusta una coppia fantastica da schierare nei tavoli che contano, confrontandosi da pari a pari con quelle scuole, Belgio e Olanda, oggi meno lontane di quanto apparissero quando è salito alla carica di cittì. Parliamo però di due corridori molto diversi e metterli uno di fronte all’altro è un gioco che viene naturale e che riempirà anche le settimane e i mesi d’intervallo da qui alla ripresa delle ostilità, tanto più che ora li attende la stagione su strada.

Paolo Mei, commentatore tv per la Rai, li ha visti da vicino per tutto l’anno e conosce affinità e differenze: «Tra le prime c’è innanzitutto la classe innata, quella che permea solo pochi eletti ed è clamoroso che siano nati in Italia, entrambi, a così ridotta distanza di tempo. In scala ridotta rivediamo quel che è ormai abituale per belgi e olandesi. A me colpiscono le loro movenze, da ciclocrossisti consumati, le stesse che vedi da parte dei grandi della Coppa del mondo».

Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Come loro, li vedi ben predisposti anche per la strada?

Sicuramente, hanno di base una grande eleganza nelle loro movenze. Viezzi nelle sue ultime uscite mi è sembrato proprio un professionista della strada, di quelli che vedi tranquillamente emergere anche nelle classiche del Nord, tra Fiandre e Roubaix. Alla lontana ricorda molto Van der Poel e capisco come quelli della Fenix abbiano voluto portarlo nelle loro file. La sua tecnica e il suo fisico lo definiscono come un vero passistone.

E Agostinacchio?

Mattia, che tra l’altro è valdostano come me, è un altro che nelle classiche può fare molto bene, ma ha caratteristiche diverse, è più scattante. Di lui la cosa che mi colpisce è la sua professionalità, lattenzione anche per le piccole cose, la sua capacità di leggere la corsa. Ha un modo di muoversi sul percorso che mi entusiasma, la sua rimonta finale a Lievin è qualcosa che resterà negli annali, soprattutto su un percorso che non era adatto a lui. E’ un corridore modernissimo.

Nella sua evoluzione quanto ha influito il fratello?

Tantissimo, è stato un peccato non vederlo in azione a Lievin. Fra i due c’è un bellissimo rapporto e aver visto Filippo vivere le sue esperienze poco prima è stato un grande aiuto. Mattia in tal modo si è abituato prima alla vita del corridore, possiamo dire che la vive da anni pur non essendo ancora maggiorenne.

Differenze?

Innanzitutto quelle fisiche, evidenti. Viezzi è più alto, Agostinacchio più leggero e questo si traduce anche in due impostazioni di gara diverse. Stefano ricorda molto i ciclisti olandesi, Mattia è forse ancora più in evoluzione, nel senso che è da vedere come andrà avanti, che cosa diventerà. Questo lo rende particolarmente capace nel rilanciare all’uscita dalle curve, dove davvero fa la differenza sugli altri. Viezzi dalla sua ha la capacità di tenere le alte velocità per più tempo. A Lievin ha pagato scotto alla sfortuna con qualche scivolone e alla diversa esperienza rispetto a chi è alla fine della sua categoria, ma il suo quarto posto ha un valore enorme.

Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Viezzi ha scelto l’estero, Agostinacchio no o almeno non ancora. Questo influirà sulla loro evoluzione?

Discorso delicato. Partiamo col dire che Stefano ha fatto la scelta giusta. Se la Fenix ha deciso d’investire su di lui significa che ci crede e i risultati già danno loro ragione. Non era così scontato che a 18 anni Stefano riuscisse già a fare una top 20 in Coppa. Si sta mentalizzando per un grande club e secondo me farà bene anche su strada. Poi la vicinanza con Pontoni gli è servita tanto, mentalmente gli ha insegnato molto nell’approccio con le gare.

E Mattia?

Io credo che la scelta di restare alla Guerciotti non sia sbagliata. E’ il team più evoluto in Italia, fa grande attività all’estero, fornisce tutto quel che serve a un ciclocrossista. Non dimentichiamo che nelle sue file hanno vinto il mondiale gente come Kluge (per me stilisticamente il miglior ciclocrossista di sempre) e Djernis, non gli ultimi arrivati e entrambi facevano anche la doppia attività quando questa non era un’abitudine come oggi. Lo stesso Pontoni ha costruito lì i suoi grandi successi. Mattia è nel team giusto per crescere, poi molto dipenderà da come si evolverà la sua carriera, anche su strada.

In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
A proposito di multidisciplina, anche i due ragazzi italiani sposano il ciclocross con la strada, mentre una volta si rimaneva prevalentemente nell’offroad. E’ un’evoluzione naturale e conclamata secondo te?

Io penso di sì. Ormai nella mountain bike o sei Pidcock oppure non ci vivi, non hai quelle possibilità economiche che ti dà la strada, infatti anche i bikers di livello si stanno convertendo. Nel ciclocross però girano molti più soldi che nella mountain bike perché nel Nord Europa ci hanno costruito sopra un vero circo, con team professionistici che guadagnano molto e possono pagare. Gli stessi fratelli Pezzo Rosola hanno deciso di andare contro la tradizione famigliare e Kevin spesso ha ammesso di essere rimasto nella mtb oltre il dovuto.

Agostinacchio ora lo vedremo su strada e chiaramente avrà tutti gli occhi puntati addosso…

Farà bene anche lì, ne sono sicuro e anzi non vedo l’ora, perché vederlo in gara è un vero piacere per gli occhi.. E’ un predestinato, proprio come Viezzi.

Van der Poel fa sette, Agostinacchio ci regala un’impresa

02.02.2025
6 min
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Finisce che nel giorno in cui tutti attendevano Van der Poel e Van Aert, il ricordo più bello dei mondiali di Leivin ha lo sguardo allegro, commosso e anche divertito di Mattia Agostinacchio, campione del mondo juniores di ciclocross, già campione d’Europa. E se la gara dei grandi ha confermato un copione così prevedibile da non essere particolarmente emozionante (per i non olandesi e i non tifosi di Van der Poel), la rincorsa dell’azzurro al titolo mondiale è stata rocambolesca come si addice a un’impresa.

«Sono partito anche bene – dice Agostinacchio sorridendo – direi in seconda posizione. Poi però me ne sono successe di tutti i colori, pur consapevole, avendo visto il percorso, che non si dovesse commettere il minimo errore. Ho rotto una scarpa. Mi si è abbassata la punta della sella. Ho bucato due volte. Però non ho mai mollato. E quando ho visto che all’inizio dell’ultimo giro avevo 10-15 secondi dal francese, mi sono detto: adesso o mai più».

Le ultime gare di Coppa non erano state il massimo per Agostinacchio: l’emozione ora è fortissima
Le ultime gare di Coppa non erano state il massimo per Agostinacchio: l’emozione ora è fortissima

Le parole di Pontoni

Questa è la storia di un giorno che Agostinacchio farà fatica a dimenticare, venuto dopo la delusione per la Coppa del mondo sfumata in extremis. Ma Pontoni ci aveva visto lungo, prevedendo che quella rabbia sarebbe stata benzina sul fuoco per il giorno di Lievin.

«Con Daniele ho un buonissimo rapporto – va avanti Agostinacchio – ed è capitato più di una volta che mi abbia ricordato i miei valori, anche quando ero io il primo a dimenticarli. Ero molto dispiaciuto per la Coppa, ma dentro di me sapevo che la forma continuasse a essere buona. C’è voluto un giorno per mandare via la delusione, poi ho spazzato via tutto e ho messo la testa sul mondiale».

Il fango ha reso le rampe più ripide scivolose e poco pedalabili: Agostinacchio non ama queste condizioni
Il fango ha reso le rampe più ripide scivolose e poco pedalabili: Agostinacchio non ama queste condizioni

L’ultimo giro a tutta

Peccato per la brutta sorpresa quando, arrivato in questo spicchio di Francia al confine con il Belgio, si è reso conto che il percorso disegnato dai francesi non gli piacesse neanche un po’ e ancor meno gli andava a genio il fango.

«I primi giri che vi abbiamo fatto sopra – sorride Agostinacchio – non mi hanno dato sensazioni buonissime, perché il fango non mi piace proprio. Però era quello e lo abbiamo affrontato, con le scelte tecniche che avevamo deciso alla vigilia e senza cambiare nulla per il giorno di gara. Se cambi proprio il giorno del mondiale, rischi di combinare dei disastri. Quando siamo arrivati all’ultimo giro e ho deciso di attaccare il francese, non mi sono messo a pensare a un punto in particolare. Si doveva fare la differenza su ogni metro. Per cui, quando l’ho preso e poi l’ho staccato, non mi sono più voltato sino alla fine. I francesi mi sono simpatici, anche quelli con cui mi trovo a lottare. In realtà credo di avere buoni rapporti con tutti…».

Oltre la sofferenza

E’ stata la gara più combattuta, ben più di quella degli elite. Il cittì Pontoni è d’accordo e tira le somme, dicendosi soddisfatto e fregandosi le mani per il domani che ci attende e anche per il dopodomani. Gli accenniamo le parole di Mattia sul suo ruolo di fine psicologo.

«A volte Mattia – dice Pontoni – ha bisogno di supporto psicologico più che del resto. Ha gambe e tecnica da vendere. Solo che come i grandi campioni, si spaventa e ha paura di essere giudicato dall’esterno. Va stimolato, anche se oggi c’erano poche cose che potevi dirgli. Sapevo che dovevamo crederci fino in fondo, perché aveva fatto la stessa rimonta a Zonhoven. Non ha ancora 18 anni, ma ha una qualità rara. Quando arriva al limite, riesce a varcarlo per i secondi necessari a fare la differenza. Oggi all’inizio dell’ultimo giro ha visto il fondo del barile, era ormai al buio, ma è riuscito ad andare oltre, aprendosi un portone. Oltre a lui, sono andati bene tutti gli altri. Grigolini, ma anche Pezzo Rosola che senza la caduta sarebbe finito nei cinque, al pari di Giorgia Pellizotti che era da medaglia. Grande gara anche di Viezzi, che al primo anno mi ha davvero colpito e bellissimo il Team Relay, specialità che mi piace tantissimo. Riparto soddisfatto, grato al mio staff, al team performance e alla presenza del presidente Dagnoni e di Roberto Amadio. Ci ha fatto piacere averli con noi e sono stati uno stimolo ulteriore».

Le chiavi del successo

Quando ha tagliato la linea di arrivo e anche ora che ci stiamo parlando, la sensazione è che Mattia Agostinacchio, 17 enne di Aosta, non si sia reso conto di cosa abbia combinato. Pur avendo vinto già il campionato europeo e avendo quasi portato a casa la Coppa del mondo, il mondiale è un obiettivo così alto da far tremare le gambe.

«Se tre mesi fa mi avessero detto dove sarei arrivato – ammette con un sorriso – non ci avrei creduto. Penso che la chiave di volta siano stati la maturazione atletica e gli allenamenti, ma da qui a pensare che avrei vinto il mondiale, il passo è lungo. Per questo faccio fatica a dire a cosa pensassi tagliando il traguardo e nemmeno mi ricordo chi sia stata la prima persona che ho visto. C’era tutto lo staff. Poi ricordo di aver salutato mio padre, che era qui a Lievin, ho chiamato mia madre e mio fratello che non sono potuti venire. Ho chiamato il mio procuratore. Sul podio ero emozionato, ma c’è una foto con la mano sugli occhi in cui stavo ridendo, non piangevo. Adesso però si torna a casa. Domani lo passo tutto nel letto a dormire. Poi mi riposo e solo poi penserò alla stagione su strada con la Trevigliese. Una cosa per volta, però. Oggi ho vinto il mondiale di ciclocross».

Partono i mondiali e Pontoni vuole fare il colpaccio

31.01.2025
5 min
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Iniziano i mondiali, tre giorni di gare a Lievin (FRA) che saranno la summa di una lunga stagione del ciclocross, iniziata a settembre e che in chiave italiana ha già detto molto. La nazionale azzurra si presenta in Francia con molte ambizioni, soprattutto legate alle categorie giovanili e questo è un trend che dura da tempo, in attesa che anche a livello elite (almeno al maschile) si possa recitare una parte importante.

Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il podio al suo esordio nella categoria maggiore
Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il compaccio al suo esordio nella categoria maggiore

Daniele Pontoni è pronto per la nuova avventura, anzi dalle sue parole si sente come ci sia la fremente attesa di cominciare e vedere se le premesse verranno confermate e si potrà aggiungere metallo prezioso al carniere. La spedizione azzurra è composta da 14 elementi, con una presenza in ogni categoria e questo è già un successo.

«I numeri sono quelli ormai soliti – dice il tecnico friulano – sin dalla mia prima edizione abbiamo sempre viaggiato fra i 13 e i 15 elementi, siamo nella media. Abbiamo scelto tutti coloro che lo hanno meritato, ma un accento lo porrei sulla presenza di Eva Lechner: è un tributo alla sua eccezionale carriera, a quel che ha fatto nel mondo dell’off-road, meritava di avere una vetrina simile per salutarla convenientemente, soprattutto ora che è attesa a gravosi compiti dirigenziali nell’Uci».

Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Che percorsi troveranno?

Non è un tracciato piatto, questo è sicuro e la sua interpretazione varia notevolmente in base al meteo, tanto è vero che da una settimana sono appiccicato alle previsioni per capire. C’è un dislivello di 170 metri che non è poco, anche se non c’è una vera e propria salita che fa la differenza, ma è tutto un saliscendi. E’ il tipico percorso francese, quindi con curve larghe e non molto angolate, dove è importante saper rilanciare subito e forte. Un percorso più fisico rispetto a quello degli europei, più impegnativo dove il clima può davvero cambiare tutto.

Hai una preferenza?

I ragazzi sono pronti per affrontare ogni tipo di situazione, percorso e meteo fanno parte del gioco. Siamo arrivati all’appuntamento dei mondiali carichi, con la consapevolezza che non si poteva fare di più. La preparazione, anche grazie al Gruppo Performance, è stata la migliore possibile e i risultati delle ultime prove di Coppa del Mondo sono molto confortanti.

Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Abbiamo una categoria, quella junior maschile, nella quale ci presentiamo con il campione europeo in carica e due atleti saliti sul podio di Coppa o finiti vicino. Quella quindi cui si guarda con maggiore interesse…

E’ stato importante ottenere quei risultati per salire nel ranking e partire più avanti possibile, anche se il percorso dei mondiali di Lievin ha una lunga salita iniziale nella quale anche chi è in seconda o terza fila ha tempo per guadagnare posizioni e ai ragazzi mi sono raccomandato su questo. Agostinacchio parte fra i favoriti, ma anche Pezzo Rosola e Grigolini hanno le loro chance, l’importante è cercare la corsia giusta in avvio ed entrare subito nel vivo della lotta. E’ una gara dove ci saranno tanti atleti che per valore così vicino potranno ambire al podio e i nostri ci sono. Confido molto nella voglia di riscatto di Grigolini, che a Benidorm è stato anche in testa alla gara, e nelle doti di recupero di Pezzo Rosola.

Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Per Mattia Agostinacchio aver perso la Coppa all’ultima gara può aver inciso sul morale?

E’ chiaro che a ogni gara vorresti il massimo, ma ci sono anche le giornate no. Quella di Mattia domenica a Hoogerheide è stata la peggiore in assoluto degli ultimi 3 anni: la classica gara dove tutto gira storto, ma finire secondo in classifica ha pur sempre un valore. Poi uno vuole sempre la parte della torta più grande, ma deve tradurre tutto ciò in voglia di rivalsa.

Al suo primo anno da under 23 Viezzi è già tra i favoriti, ti aspettavi questa crescita?

Sì, perché lo conosco, so quel che vale e poi è proprio la sua generazione che ha un passo in più. Domenica dietro Del Grosso c’erano lui e Sparfel, il suo rivale del mondiale juniores dello scorso anno. Stefano quando sente odore di grande appuntamento si trasforma e so che darà tutto per una medaglia, io dico che ne ha tutte le possibilità. Ma ci giochiamo carte importanti anche con la Pellizotti fra le juniores, dopo una stagione dove i risultati pur buoni non hanno reso giustizia al suo livello e la Casasola fra le elite, unica vera alternativa insieme all’ungherese Vas alle olandesi.

Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata olandese
Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata landese
Poi c’è la staffetta, tuo vecchio pallino…

E’ lo specchio del valore di un movimento, i ragazzi sanno che per me la prova inaugurale ha un significato speciale. Anche le altre nazioni, quelle che prima la sottovalutavano, ora ci tengono e lo si vede dagli schieramenti. La Francia è la favorita, noi però siamo lì per una medaglia e magari bissare l’oro europeo. L’importante è partire consapevoli di quanto è stato fatto. Abbiamo lavorato a lungo per stabilire la giusta strategia e quindi l’ordine di partenza delle frazioni, se i calcoli sono stati giusti…

Agostinacchio, le vittorie e la chiamata che non arriva

05.01.2025
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Non era stato un fuoco di paglia. Quella vittoria al campionato europeo è stata per Mattia Agostinacchio un punto di partenza e non di arrivo, comunque andranno le gare da ora in poi, comunque finiranno i mondiali che per molti, poco addentro al mondo del ciclocross, sono l’unico metro di giudizio. Mattia ormai è un personaggio del cross e non solo in Italia.

Dopo la vittoria di Koksijde un momento di riposo. Il giorno dopo 2° posto a Gullegem
Dopo la vittoria di Koksijde un momento di riposo. Il giorno dopo 2° posto a Gullegem

Un pokerissimo di successi

Il portacolori della Fas Airport Services Guerciotti Premac sta onorando al meglio la sua maglia di campione continentale. Cinque vittorie su 10 gare, di cui tre in Belgio, nella patria del ciclocross sono il suo ruolino di marcia, conquistando classiche come quelle di Zonhoven e Koksijde venerdì (foto di apertura), primo italiano a riuscirci. Appena sceso di sella, il talentuoso diciassettenne ha chiarito subito da dove arrivano questi risultati fulminanti.

«Sono percorsi che ormai conosco bene, è stato fondamentale averli assaggiati lo scorso anno, al primo di categoria, attraverso un periodo di allenamenti e gare di 3 settimane. Oggi li affronto con più cognizione di causa».

Tutta la fatica dopo la vittoria di Zonhoven. Per il campione europeo il primo sigillo in Coppa (foto Instagram)
Tutta la fatica dopo la vittoria di Zonhoven. Per il campione europeo il primo sigillo in Coppa (foto Instagram)
Com’è stato questo periodo post europei?

Non semplice, la schiena mi ha dato problemi soprattutto fra la fine di novembre e inizio dicembre. Ho fatto i dovuti trattamenti e ho continuato ad allenarmi e correre, ma non ero certo al massimo. Diciamo che l’ho presa con più calma, cercando di risolvere il guaio fisico e di progredire nella condizione pian piano considerando che l’appuntamento principe è a fine mese.

Vista la tua condizione, questi risultati ti hanno sorpreso?

Un po’ sì, non posso negarlo. Ho colto vittorie importanti correndo come voglio io e il fatto che ci sia ancora margine mi dà molto coraggio. Vedo che gli avversari mi guardano con rispetto, cercano di battermi ma io preferisco sempre guardare a me stesso, a dove io posso arrivare, i risultati vengono di conseguenza.

Per Agostinacchio finora 11 vittorie in stagione con 17 gare disputate. Un ruolino di marcia regale (foto Uci)
Per Agostinacchio finora 11 vittorie in stagione con 17 gare disputate. Un ruolino di marcia regale (foto Uci)
Ti adatti comunque bene ai percorsi belgi, ormai…

Sono duri, venendo spesso da queste parti ho capito perché dicono che è la patria del ciclocross. Quest’anno non abbiamo trovato condizioni estreme, come pioggia e fango, ma restano sempre molto faticosi, devi conquistare ogni metro, in bici o correndo a piedi. Sono molto più duri di quello degli europei, questo è sicuro… Il clima comunque è stato favorevole, lo scorso anno ho trovato molto più freddo e condizioni di percorso estreme.

Una stella del ciclocross che va bene anche su strada. E’ il profilo perfetto del corridore ricercato da queste parti, soprattutto da un team del WorldTour come la Fenix. Ti sono già arrivate chiamate?

Di questo si occupa il mio procuratore, io penso a correre e a fare il meglio che posso. Devo comunque dire che qualche telefonata da parte di grandi team è arrivata, io ho subito messo in chiaro che voglio fare la doppia attività e spero chiaramente che arrivi qualche contatto di quelli importanti. Ma da parte di quella squadra chiamate non ce ne sono ancora state…

In Belgio il campione europeo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio (foto Instagram)
In Belgio il campione europeo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio (foto Instagram)
Gli unici due flop finora sono arrivati nelle prove di Coppa del Mondo a Dublino e Besançon, guarda caso proprio nelle località lontane dal tuo amato Belgio. Che cosa era successo?

A Dublino ero nel pieno del problema alla schiena e proprio non riuscivo a spingere, da lì ho iniziato la fase di trattamenti per riprendermi. A Besançon è stata una gara sfortunata fin dall’inizio. Sono caduto in partenza ed è stata una prova tutta a inseguimento, ma non ero neanche in una buona giornata. Io però preferisco guardare alle gare più belle che ho fatto, Hulst ma ancora di più Zonhoven, perché sono riuscito a vincere pur essendo stato costretto a rimontare.

E’ chiaro che ora tutti ti indicano come uno dei grandi favoriti per il mondiale…

Io cerco di non pensarci, d’altro canto ci sono ancora appuntamenti importanti, intanto i campionati italiani, poi le due restanti gare di Coppa del Mondo a Benidorm e Hoogerheide, sono a 13 punti dalla vetta, tutto può ancora succedere. Dei mondiali ci sarà tempo per occuparsene…

La Coppa in Sardegna, per Pontoni è un ritorno al passato

02.12.2024
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Non è stata certo foriera di grandi soddisfazioni, la tappa di Dublino della Coppa del Mondo di ciclocross. Partita con una formazione ridotta a soli 3 elementi (quelli che avevano conquistato la medaglia agli europei), la nazionale italiana ha colto buoni piazzamenti ma nulla più con il cittì Pontoni che ha onestamente definito la prestazione generale «un po’ zoppicante, ma ne eravamo consapevoli. Filippo Agostinacchio era alla sua prima gara dopo la prova continentale, suo fratello Mattia aveva subìto uno stop nelle ultime due settimane ed era un po’ arrugginito, mentre mi è piaciuta la Pellizotti che era poco a suo agio sul percorso ma ha chiuso in crescendo».

Per il campione europeo Mattia Agostinacchio una trasferta complicata in Irlanda
Per il campione europeo Mattia Agostinacchio una trasferta complicata in Irlanda

Agostinacchio, mal di schiena e niente Sardegna

C’erano grandi aspettative sul campione europeo Mattia Agostinacchio, ma lo junior subito dopo la gara ammetteva le difficoltà: «Sono partito bene, affacciandomi anche in prima posizione ma poi ho sentito le gambe vuote ed è tornato il mal di schiena che mi aveva afflitto in settimana. Comincia a essere un problema, infatti domenica in Sardegna non ci sarò perché voglio affrontarlo e risolverlo prima possibile. Gli avversari non mi preoccupano più di tanto, lo stesso francese che ha vinto (Soren Bruyere Joumard, nella foto di apertura, ndr) , all’europeo aveva chiuso 17° e anche i belgi dietro di lui sono corridori con i quali posso giocarmela alla pari».

Nella sua disamina, Agostinacchio ha anche sottolineato le difficoltà della trasferta, logisticamente molto onerosa e lo stesso Pontoni aveva sottolineato questo aspetto alla vigilia, ma a parti invertite sarà lo stesso per chi ora dovrà spostarsi verso la Sardegna: «Sono trasferte onerose per i team che hanno un budget definito. Ho parlato con un po’ di responsabili in Irlanda e molti mi hanno detto che sono stati costretti a fare delle scelte: o lì o qui, d’altronde ci sono 2.500 chilometri di distanza, spostare il materiale sarebbe un costo esorbitante. Infatti in Irlanda non c’erano la Casasola, la Alvarado tanto per dire due nomi e so che anche in Sardegna soprattutto al femminile ci sarà qualche defezione».

Un percorso veloce e ordinario

Considerando la località di gara, c’era da aspettarsi un percorso molto vicino ai canoni del nord Europa, vicino alla spiaggia e quindi con molti passaggi su sabbia, ma dalle informazioni che il cittì ha non sarà così: «Non ho ancora visto il percorso di persona, mi baso sui link inviatimi dagli organizzatori. Presumo che sarà un percorso veloce, con ostacoli artificiali. So che hanno impedito il passaggio sulla sabbia di Sa Ruda, quindi ci sarà un breve passaggio su spiaggia e un paio di gobbe di terra e sabbia riportata che metteranno alla prova la guida dei corridori».

E’ una tipologia che si adatta ai corridori nostrani? «Diciamo che è nell’ordinario del nostro calendario, dove l’unica vera eccezione quest’anno è stata il weekend di Brugherio e Salvirola. Ormai la tipologia del nostro ciclocrossista medio è portata più verso i tracciati veloci piuttosto che fangosi. Poi molto influirà chi sarà della partita».

Vermiglio ha ospitato la Coppa fino al 2023. La rinuncia alla neve non aiuta la candidatura olimpica
Vermiglio ha ospitato la Coppa fino al 2023. La rinuncia alla neve non aiuta la candidatura olimpica

La mancanza di gare sulla neve

Fino allo scorso anno la tappa italiana era però quella di Vermiglio, si gareggiava sulla neve, ora c’è stato un ritorno al passato che sotto alcuni aspetti rappresenta anche un passo indietro che stride con le voci sempre più insistenti di un ingresso del ciclocross nel programma olimpico invernale a partire dal 2030: «Qui ci addentriamo in un discorso complesso, del quale non abbiamo neanche tutti gli elementi per giudicare. Alla base ci sono le scelte dell’Uci che redige il calendario in base principalmente alle richieste, tra l’altro c’è stato un cambio di società, le prove italiane hanno una genesi completamente diversa. Le gare sulla neve non sono semplici da allestire e anche in quel caso ci sono da preventivare forti spese, considerando anche le differenze tecniche con il resto del calendario. Almeno da questo punto di vista in Sardegna si rimane su canoni abbastanza comuni».

A Dublino eravamo completamente assenti nelle prove Elite, ma era una scelta da parte dei team abbastanza condivisibile: «Nel weekend c’era il GP Guerciotti che era di classe C1, quindi garantiva tanti punti, non avrebbe avuto senso investire ingenti cifre per spostarsi con un ritorno tecnico di gran lunga inferiore. A maggior ragione per la Fas Airport Services Guerciotti Premac che affrontava la sua gara di casa. Non c’è alcun casus belli».

Daniele Pontoni sempre molto acuto nel giudizio sulla gestione internazionale del ciclocross (foto Luca Giulietti)
Daniele Pontoni, cittì azzurro, sempre molto acuto nel giudizio sulla gestione internazionale del ciclocross

Un movimento depauperato

Parlando di elite però spicca il fatto che, a differenza delle categorie giovanili dove Pontoni spinge fortemente e in questo quadriennio ha comunque raccolto molti risultati, l’Italia (Casasola a parte) è ai margini del movimento, anche prescindendo dalle due nazioni guida Belgio e Olanda: «Parliamoci chiaro, come facciamo ad avere corridori di riferimento nella massima categoria se quando i nostri talenti ci arrivano, vengono tolti dal giro per dedicarli solo alla strada? Toneatti non c’è più, lo stesso dicasi per la Realini, la Persico, vedremo se si riuscirà a recuperare almeno parzialmente Corvi e Venturelli, come anche Masciarelli che ho visto riaffacciarsi. Questa è la realtà, c’è poco da fare. Io spero che le scelte di Casasola e Viezzi, in team che fanno doppia attività, possano portare altri a fare lo stesso. Ma senza un vero cambio di cultura non potremo fare molto».

Parte la Coppa del mondo, con una formula controversa

24.11.2024
5 min
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Con l’appuntamento odierno ad Anversa scatta la Coppa del mondo di ciclocross, profondamente diversa rispetto al passato e chi è addentro alla specialità se ne è già accorto, considerando che negli anni scorsi eravamo già molto avanti nel suo sviluppo considerando anche le prime prove oltre Atlantico. L’Uci ha cambiato tutto, cercando una formula che potesse attrarre e interessare anche tutti o parte dei “tre tenori”, negli ultimi anni disinteressati dall’evoluzione della challenge. Ora si va avanti fino al 26 gennaio attraverso 12 appuntamenti diversi (di cui uno in Italia, a Oristano l’8 dicembre), quindi con una grande concentrazione di eventi.

Pontoni davanti alla nazionale vincitrice dell’oro europeo nel team relay. Ora la stagione internazionale riparte
Pontoni davanti alla nazionale vincitrice dell’oro europeo nel team relay. Ora la stagione internazionale riparte

Si parte con gli elite

Quella di Anversa è una delle tappe riservata solo alle categorie Elite, mentre quelle giovanili saranno impegnate solo in metà delle prove in calendario, a cominciare da Dublino del primo dicembre e la nazionale sarà presente solamente in queste prove.

«A Dublino porterò una formazione molto ristretta – spiega il cittì Daniele Pontoni – comprendente solamente i tre medagliati di Pontevedra ossia i due Agostinacchio e la Pellizotti. Questo perché sappiamo che la logistica per Dublino è molto complicata sia per il viaggio che per l’alloggio lontano dal percorso. Le spese sono ingenti, è meglio investire sulle tappe successive».

Proprio in base al calendario di Coppa, Pontoni ha strutturato la preparazione della nazionale con un occhio sempre all’appuntamento principe, il mondiale: «Sarà importante il terzo weekend di dicembre, con Hulst (NED) al sabato e Zonhoven (BEL) alla domenica, poi il 29 saremo a Besancon (FRA), mentre il 19 gennaio saremo a Benidorm (ESP) dove fare anche il ritiro premondiale spostandoci direttamente da lì verso l’ultima tappa a Hoogerheide. Per quanto riguarda le categorie giovanili è bene considerare che la classifica si fa su 4 prove su 6, quindi valuterò anche la situazione di classifica per le mie convocazioni».

Da sinistra Orts, Nys e Iserbyt, sono loro i più attesi già dalla tappa odierna di Anversa
Da sinistra Orts, Nys e Iserbyt, sono loro i più attesi già dalla tappa odierna di Anversa

In Sardegna in gara per i propri team

Non ci sarà quindi la nazionale italiana in terra sarda, ma per una ragione ben precisa: «Non dipende dal fatto che non ci saranno le categorie giovanili. Si tratta di una specifica richiesta che è stata fatta dai team che vogliono essere presenti all’appuntamento principe della stagione italiana con le loro divise. Era giusto rispettare questa richiesta, d’altronde stiamo lavorando in stretta sinergia con un continuo scambio d’idee e un calendario strettamente condiviso. Ad esempio la scelta di portare soli 3 atleti a Dublino è data anche dalla contemporaneità con il GP Guerciotti, che è una prova C1 e quindi dà una grande quantità di punti per il ranking. E’ quindi conveniente partecipare a quello».

Ma questa nuova formula di Coppa piace al cittì? «Per rispondere mi svesto della mia carica e lascio rispondere al Pontoni semplice appassionato ed ex praticante: io avrei preferito una formula più semplice, con un appuntamento a ottobre, un paio a novembre, dicembre e gennaio fino al mondiale. Ben suddivise nel tempo e nello spazio. Questo sistema, scelto per favorire i big, concentra tutto fra le Feste e gennaio, ma una simile challenge dovrebbe premiare la costanza di rendimento lungo tutta la stagione, non in una sua sola parte. Da cittì comunque accetto le decisioni internazionali e mi adeguo, come è giusto che sia».

Van Der Poel dovrebbe iniziare le gare fra un mese, come anche Van Aert e Pidcock
Van Der Poel dovrebbe iniziare le gare fra un mese, come anche Van Aert e Pidcock

Porte aperte per la nazionale

Dopo Dublino ci sarà spazio anche per altri biker in nazionale? «Sicuramente, come avevo già anticipato alle società. Darò modo ad altri di esprimersi, considerando che per i mondiali nessuno ha il posto assicurato. Dal 21 al 29 dicembre vaglierò altri nomi per vederli all’opera nel massimo consesso, poi dopo i campionati italiani inizierò a trarre le mie conclusioni e fare una prima scrematura, ma non nascondo che a Benidorm potrebbe venire anche qualche altro corridore ancora in forse, per convincermi a portarlo a Lievin».

Ceolin e Bertolini, due degli 8 azzurri Elite (fra uomini e donne) in gara ad Anversa (foto Billiani)
Ceolin e Bertolini, due degli 8 azzurri Elite (fra uomini e donne) in gara ad Anversa (foto Billiani)

Agostinacchio, il metro di paragone

La vittoria di Agostinacchio, come anche le altre medaglie, hanno per il cittì una funzione ulteriore rispetto al prestigio riscosso.

«Io ho in loro un metro di paragone. Se un atleta arriva vicino a Mattia so che a livello internazionale può avere un certo livello di competitività, perché parliamo del campione europeo e questo mi aiuta nella mia lettura della situazione. Tenendo però sempre presente che ogni gara ha la sua storia. Io comunque sono convinto che faremo bene anche nel resto della stagione e per la sua parte finale penso che avremo anche qualche bella sorpresa fra le under 23, dove mi aspetto qualche recupero in base ai contatti che ho».

Isolmant nuovo sponsor della Fas Aiport Services – Guerciotti – Premac

15.11.2024
3 min
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Siamo solo a metà novembre e la stagione del ciclocross deve ancora entrare nel vivo. Tanto per restare in ambito internazionale, la coppa del mondo scatterà infatti solo il prossimo 24 novembre da Anversa. Se anche la stagione dovesse terminare oggi ci sarebbe un team italiano che potrebbe sicuramente ritenersi soddisfatto per i risultati fin qui raggiunti. Stiamo parlando del FAS Airport Services Guerciotti Premac. La formazione della famiglia Guerciotti, oltre a fare incetta di successi in Italia, pochi giorni fa ha visto i suoi portacolori conquistare importanti successi ai campionati europei di ciclocross di Pontevedra, in Spagna. In terra iberica, e solo per restare alle gare individuali, sono infatti arrivate le medaglie d’oro di Mattia Agostinacchio fra gli juniores e quella d’argento di suo fratello Filippo fra gli under 23.

Mattia Agostinacchio con a destra Paolo Guerciotti e a sinistra suo figlio Alessandro
Mattia Agostinacchio con a destra Paolo Guerciotti e a sinistra suo figlio Alessandro

Un nuovo sponsor

Il periodo estremamente positivo a livello di risultati è coinciso con l’arrivo di un nuovo sponsor. Si tratta dell’azienda Isolmant, già presente da anni nel mondo del ciclismo su strada tanto da essere main sponsor del team professionistico femminile guidato da Giovanni Fidanza, la Isolmant Premac Vittoria. L’azienda lombarda, specializzata nell’isolamento acustico e termico, diventa così il quarto nome del team di Paolo e Alessandro Guerciotti e conferma il suo feeling con il mondo ciclismo. Tanto per restare in ambito ciclocross, lo scorso anno Isolmant è stato tra gli sponsor dei Campionati Italiani di Ciclocross organizzati da Guerciotti. Nel ruolo di Amministratore Delegato dell’azienda troviamo Eugenio Canni Ferrari.

Il team FSA Airport Guerciotti Premac ha una grande impronta nel ciclocross femminile, qui Elisa Bianchi (foto Lisa Paletti)
Il team FSA Airport Guerciotti Premac ha una grande impronta nel ciclocross femminile, qui Elisa Bianchi (foto Lisa Paletti)

Orgoglio Guerciotti

Alessandro Guerciotti, Team manager della  FAS Airport Services Guerciotti Premac si è fin da subito dichiarato estremamente orgoglioso per l’ingresso di Isolmant fra gli sponsor della sua squadra.

«La partnership con Eugenio e il marchio Isolmant ci rende molto orgogliosi – ha dichiarato Alessandro Guerciotti – in quanto rappresenta un marchio presente da anni nel mondo del ciclismo ad importanti livelli. Questo grazie alla passione di Eugenio, che è una persona estremamente carica e positiva. Ci siamo conosciuti quando siamo diventati sponsor tecnico del team Isolmant Premac Vittoria e tra di noi si è creata subito un’ottima sintonia. E’ un piacere poter contare su uno sponsor come Isolmant perché sono persone che mangiano e vivono il ciclismo come pochi e lo stesso Eugenio ci ha confermato che sarà presente ad alcune gare, prima fra tutte i campionati italiani di Faè di Oderzo. Se il buongiorno si vede dal mattino, grazie a questo inizio vittorioso di stagione, sono pronto a puntare sul fatto che daremo ottime soddisfazioni a tutti i nostri sponsor».

L’orgoglio di Guerciotti è lo stesso che ritroviamo nelle parole di Eugenio Canni Ferrari. 

«Per la nostra azienda e per il nostro brand – ha dichiarato – è motivo di orgoglio essere entrati nella grande famiglia del team FAS Airport Services Guerciotti Premac. Questa partnership è la naturale prosecuzione di un rapporto importante che si è andato costruendo con la famiglia Guerciotti e che si fonda sui valori positivi dello sport come la passione e il sacrificio. Siamo pronti a sostenere il team in tutte le gare certi che ci saranno per questa maglia ottime opportunità di successo e visibilità».

Guerciotti

Un altro junior da seguire. Grigolini in rosa a Cantoira

11.11.2024
5 min
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Udinese classe 2008, Filippo Grigolini è uno dei nomi emergenti del ciclocross italiano. Al primo anno nella categoria juniores il friulano aggiudicandosi la quinta tappa del Giro delle Regioni di ciclocross a Cantoira è balzato al comando della classifica. E’ l’ennesima dimostrazione dell’effervescenza della categoria, illuminata dal trionfo continentale di Filippo Agostinacchio e che aveva inaugurato l’anno con le imprese di Stefano Viezzi, oggi Under 23 ma a gennaio trionfatore in Coppa del Mondo e poi impossessatosi del titolo mondiale.

Grigolini quest’anno ha colto 6 vittorie nella mtb e il podio alla Julium Classic su strada
Grigolini quest’anno ha colto 6 vittorie nella mtb e il podio alla Julium Classic su strada

Il ciclocross prima di tutto

Un amore, quello di Grigolini per il ciclocross che sovrasta quello per le altre discipline ciclistiche anche se il sedicenne è pienamente inserito nel novero dei multidisciplinari: «E’ la specialità che prediligo, adoro i percorsi veloci, con curve tecniche dove rilanciando fai la differenza. Quest’anno ho fatto un po’ di tutto, anche mtb dove ho vinto il titolo nazionale allievi 2° anno e su strada, ma dalla prossima stagione privilegerò quest’ultima perché fare tre discipline è troppo dispersivo e al ciclocross invernale non rinuncio, ma posso abbinarlo con la preparazione di una sola disciplina».

La passione di Grigolini per il ciclismo ha radici antiche: «Devo dire grazie a un amico, un mio coetaneo che quando avevo 6 anni mi spinse a imitarlo e andare in giro in bici con lui. Da allora non ho più smesso è ho fatto tutta la trafila delle varie categorie per i giovanissimi, appassionandomi soprattutto all’offorad come spesso avviene dalle mie parti».

Per il friulano i percorsi preferiti sono quelli tecnici con curve secche, dove rilanciare l’azione
Per il friulano i percorsi preferiti sono quelli tecnici con curve secche, dove rilanciare l’azione

Su strada è uno scalatore puro

La scelta dell’udinese di privilegiare la strada oltre al ciclocross ha precise radici tecniche, legate soprattutto alla sua conformazione fisica e parlando con lui si nota come anche abbia ben chiare le sue idee: «Io sono molto leggero e vado bene in salita. Posso considerarmi uno scalatore puro e so che nel ciclismo moderno, soprattutto nella mia generazione una figura così specifica latita ma mi dicono che proprio per questo potrei avere un futuro. Questo però mi impone delle scelte: già dal primo anno junior voglio crescere e affrontare gare impegnative e con molte salite, per dimostrare quello che so fare».

Grigolini fa parte di quel pacchetto di atleti che Pontoni ha iniziato a coinvolgere da giovanissimi nel team azzurro e i risultati, come nel caso della medagliata europea Pellizotti, si vedono: «Il cittì mi ha iniziato a convocare per i ritiri azzurri già quand’ero al primo anno allievi. Sono state esperienze importanti, condividevamo l’ambiente, ci ha dato le basi per le nostre esperienze attuali. Anch’io ero agli europei e sinceramente mi dispiace non aver potuto fare di più del mio 12° posto, ma ho pagato a caro prezzo una foratura in partenza. Da lì però sono stato contento della mia prestazione perché ho rimontato molte posizioni e dimostrato che avrei potuto fare molto di più con un po’ più di fortuna».

Per l’udinese anche la gioia del titolo italiano Allievi 2° anno in mtb a Chies d’Alpago
Per l’udinese anche la gioia del titolo italiano Allievi 2° anno in mtb a Chies d’Alpago

Agostinacchio? Non è lontano…

D’altronde per tutta la stagione il friulano non è mai stato molto lontano dal campione europeo Agostinacchio e anche nella prova internazionale di Torino, successiva a quella di Cantoira, la sfida fra i due è stata appassionante: «Era un percorso molto veloce nel quale sono rimasto attaccato al campione europeo per quasi tutta la durata pur se caduto nella prima parte. Poi Mattia è andato via nell’ultimo giro e ha vinto per 20”. Nella parte finale non avevo più energia nelle gambe, forse per l’impegno di Cantoira di 24 ore prima o per la rimonta dopo la caduta, ma non ci ho neanche pensato troppo».

Ci sarà a Gallipoli?

Ora l’udinese avrebbe la possibilità di cogliere un traguardo prestigioso come la conquista della maglia rosa al Giro delle Regioni: «Ma è molto difficile che ciò avvenga. La squadra non ha in programma la trasferta a Gallipoli per l’ultima tappa del 22 dicembre, ma tra tricolori e altre prove internazionali non mancano le occasioni per mettermi in luce, pensando anche ai mondiali».

Pontoni dopo l’europeo: «Queste medaglie daranno frutti…»

08.11.2024
5 min
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Il ritorno a casa di Daniele Pontoni dagli europei di Pontevedra non è stato semplice, senza un filo di voce. Verrebbe da pensare che l’abbia lasciata in Spagna per gli incitamenti ai ragazzi, ma non è così: «Con gli sbalzi tra caldo e freddo l’ho persa ancor prima delle gare – racconta con un po’ di fatica ma in via di ripresa – tanto è vero che mi sono dovuto portare un collaboratore che diceva ai ragazzi quel che dovevano fare».

La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)
La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)

La trasferta iberica rimarrà nella storia. Mai prima d’ora l’Italia aveva vinto il medagliere continentale e questo dato per Pontoni è quello che più conta, che testimonia la bontà del lavoro fatto e che parte da lontano. Per questo al suo ritorno ha tenuto a sottolineare come l’ideale oro sia da attribuire a tutto lo staff azzurro, soprattutto a coloro che lavorano nell’ombra: «Sono tutte rotelle fondamentali dell’ingranaggio. Marco Decet, ad esempio, mi ha aiutato moltissimo. Tutti contribuiscono a dare tranquillità al gruppo e questo aiuta a ottenere i risultati».

Il gruppo che hai presentato a Pontevedra verrà integrato per i prossimi appuntamenti?

Sicuramente, noi lavoriamo su numeri un po’ più grandi. Io credo che però sia importante continuare sulla strada che abbiamo intrapreso, quella di coinvolgere anche i più giovani, gli allievi 2° anno. La Pellizotti ne è un esempio. In questo modo arrivano pronti alla gara, al gruppo, saltano quel passaggio come quando prendi una bici nuova, quel momento di scoperta che ti lascia un po’ interdetto. Abbiamo così atleti che si formano più lentamente, ma sono già svezzati e sui quali si può lavorare davvero per un biennio.

Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Come lo allargherai?

Una discriminante saranno i percorsi, io comunque conto di lavorare su 7-8 ragazzi e 4-5 ragazze, anche se fare rotazioni non sarà semplice vista la conformazione della Coppa, per la quale dobbiamo anche scegliere quali appuntamenti seguire visto che la sua concentrazione impone sacrifici economici. La logistica ad esempio ci impone di andare a Dublino con un team ridotto. Intanto però ho detto ai ragazzi che ora si è chiusa la prima fase della stagione, bisogna riposare per poi ricaricare le pile ed essere pronti. Un occhio di riguardo lo avremo sempre per il calendario italiano, che come si è visto ha consentito di prendere punti per il ranking e partire più avanti.

Una scelta sulla quale Mattia Agostinacchio aveva puntato molto, sapendo che era fondamentale essere in prima fila…

Ma anche per la Pellizotti, che ha potuto scattare dalla seconda. Per questo le avevo detto di gareggiare a Salvirola, quei punti sono stati determinanti. Devo dire che in questo sto trovando grande collaborazione da parte delle società, che sostengono il nostro impegno. E’ chiaro che non dobbiamo illuderci che saranno sempre rose e fiori come a Pontevedra.

La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
Quanto è importante il lavoro che state svolgendo con il team performance della FCI?

Fondamentale, direi decisivo. I ragazzi si stanno abituando a cose che possono sembrare scontate ma non lo sono: il lavoro sul riscaldamento, l’approccio alla gara nei giorni precedenti, gli aspetti legati al post gara e all’alimentazione e tanto altro. E’ un mix di pratica e scienza che ha fatto fare al gruppo un deciso salto di qualità. D’altronde sappiamo che nel ciclismo moderno temi simili ormai vanno tutti di pari passo.

Qual è stata la medaglia meno preventivata?

Difficile a dirsi: io avevo fatto un pronostico ai ragazzi, alla fine ho sbagliato per difetto di una. Diciamo che all’appello manca solo il podio della Casasola, ma sapevamo che c’erano 4 atlete a concorrere per 3 medaglie e tutto si giocava su particolari. Lei ha avuto una piccola disattenzione all’inizio che le è costata una dispendiosa rincorsa per tre giri, ma ha dimostrato di valere quel podio. Queste corse si giocano sui dettagli e non sempre le cose possono andar bene.

Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
La Pellizotti ha sottolineato di essere stata nel posto giusto al momento giusto…

E’ vero, l’esatto contrario di quanto è avvenuto a Sara. Giorgia ha corso con molta sagacia ha saputo cogliere l’opportunità come d’altronde anche Filippo Agostinacchio e il suo argento mi dà grande soddisfazione perché lo ritengo un leader di questa squadra, un riferimento per la sua sicurezza, la sua professionalità, infatti ho deciso di puntare su di lui come ultimo uomo della staffetta.

Che cosa gli hai gridato all’ultimo giro?

Avevo notato che i francesi prendevano le curve sempre molto larghe come loro abitudine tecnica, gli ho detto d’infilarsi per sorpassare l’avversario e andare a vincere. E così ha fatto.

Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
A proposito dell’oro di Mattia?

Il suo grande merito è di essere rimasto lucido dopo essere caduto sugli ostacoli, ha resettato la testa e non ha seguito l’istinto di recuperare subito. Lì si è visto il lavoro nostro, dello staff, la rappresentazione di tutto quanto detto prima. Ora questi risultati li mettiamo insieme e li accantoniamo perché da qui in poi sarà un’altra pagina tutta da scrivere, i mondiali saranno profondamente diversi. C’è però in più una generale consapevolezza di quel che i ragazzi sono capaci di fare e su queste basi dobbiamo costruire il resto della stagione.