Elite, mentori e chiocce dei giovani, ne parliamo con Zurlo

05.11.2021
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In un ciclismo in cui si passa professionisti sempre più giovani c’è una categoria di corridori di cui ci stiamo dimenticando: gli elite. Nella categoria under 23 l’età media si abbassa sempre più così abbiamo voluto capire quanto conta avere in squadra un corridore con esperienza. Nel corso della stagione uno degli elite che si è messo maggiormente in mostra è stato Matteo Zurlo, della Zalf Euromobil Desiré Fior.

Il ragazzo veneto ha ottenuto numerose vittorie: ben cinque tra cui la classifica generale del Giro del Veneto. Abbiamo voluto così chiedere a Matteo quali sono state le differenze maggiori che ha riscontrato in questa stagione. Soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo con i compagni e com’è cambiato lo stesso all’interno della squadra. Faresin ha speso belle parole per i suoi elite dicendo che non vuole rinunciare a loro. Cerchiamo di capire perché.

Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Matteo, quanto conta creare un gruppo coeso?

Per ottenere i risultati di quest’anno è fondamentale. Bisogna remare tutti nella stessa direzione per far andare avanti la barca. Ho chiuso il mio quarto anno in Zalf e l’anno prossimo potrei essere ancora qui, conosco tutto di questa squadra.

Da dove si parte?

Banalmente dai vari ritiri invernali, dove passiamo i primi momenti insieme e si inizia a creare il gruppo. I giovani che arrivano qui da noi sono di un certo livello, la Zalf non prende gente qualunque, come testimoniano i 14 corridori diversi che hanno ottenuto almeno una vittoria quest’anno.

Zurlo ha corso molte gare con i professionisti, da quest’anno infatti la Zalf è diventata continental
Zurlo ha corso molto anche con i professionisti, la Zalf è continental
Da più esperto, come ti rapporti con i più piccoli?

Il mio ruolo viene fuori in corsa, avendo fatto qualche gara in più mi faccio sentire su come muoversi in gruppo. Gli dico quando stare a ruota o quando andare in fuga. Faresin crede molto in noi e ci chiede di passare la mentalità Zalf anche ai nuovi arrivati.

Ovvero?

Non si gareggia guardando il proprio interesse ma a quello del team. Tutti hanno la possibilità di ben figurare durante la stagione, se ti metti a disposizione dei compagni loro faranno lo stesso per te.

Non si corre il rischio di avere troppi galli nel pollaio?

Qui entra in gioco il ruolo del diesse, deve essere bravo a mantenere l’equilibrio. Poi quando dimostri quel che dici con i risultati è più facile lavorare anche per noi atleti.

Ti alleni spesso con loro?

Abbiamo una casetta a Castelfranco Veneto e noi della zona. Cattelan, Faresin, Tolio, Menegale, Raccani ed io ci siamo allenati spesso insieme. Ci diamo motivazione a vicenda, penso che per i ragazzi nuovi avere qualcuno di esperto che si alleni al loro fianco sia importante. Il salto tra junior ed under 23 si fa sentire, cambia il modo di allenarsi e la frequenza con cui lo fai, inizi a vedere l’obiettivo più vicino.

Intendi quello di passare pro’?

Sì, nella categoria under 23 abbiamo tutti lo stesso sogno.

Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Non c’è il rischio di aiutare troppo un compagno e di rimanere indietro?

Avere un capitano predefinito è un’arma a doppio taglio in questa categoria. Correre sempre per un capitano non ti permette di maturare appieno e di scoprire i tuoi limiti e le tue potenzialità. Noi giovani dobbiamo essere lasciati liberi, soprattutto in questa categoria.

Non ti preoccupa che alcuni tuoi compagni siano passati e tu no?

Sono sereno, è ovvio che il mio obiettivo è diventare professionista, ma ci credo ancora e non smetto di lavorare. Qualche contatto ce l’ho per il prossimo anno, ma so anche che in casa Zalf le porte per me sono aperte. Una cosa è certa, non smetterò di pedalare.

Friuli, lampi d’Italia con Zurlo. E la Bardiani lavora

06.09.2021
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Si è concluso ieri a Pordenone il Giro del Friuli. Ad aggiudicarselo è stato il tedesco Jonas Rapp del Team Hrinkow. Fra i corridori che si sono messi in evidenza nelle tre tappe, Matteo Zurlo, della Zalf Desirée Fior, ha vinto la prima e si è portato a casa la maglia di miglior scalatore.

Fra i 33 team partecipanti, provenienti da tutto il mondo, sono spuntate anche la Bardiani CSF Faizanè e la Kern Pharma. La prima, guidata in ammiraglia da Mirko Rossato, ha schierato un team giovane ed affamato: Samuele Zoccarato, Enrico Zanoncello, Johnatan Canaveral, Fabio Mazzucco e Luca Covili. Ma nonostante la giovane età, la presenza di team professional ha rappresentato un’eccezione cui probabilmente dovremo abituarci.

Ci siamo fatti raccontare da loro com’è andato questo Giro del Friuli, organizzato, come negli ultimi quattro anni dalla Libertas Ceresetto. Hanno dato nuova linfa vitale ad una corsa importante e che grazie al presidente del team Andrea Cecchini ha ritrovato slancio internazionale. Apre le danze Zurlo, già sentito dopo la vittoria al Giro del Veneto di inizio luglio.

Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Cosa hai fatto dall’ultima volta che ci siamo sentiti?

Ho corso tanto – dice ridendo – diciamo che ho sfruttato il periodo di forma ed è da un paio di mesi che non mi fermo.

Ti sei tenuto in forma, facendoti trovare pronto per questo Giro del Friuli…

La prima tappa era il mio obiettivo, era la più adatta a me e mi sono lanciato, è andata bene. Poi vincere in una corsa internazionale come questa è sempre bello ed emozionante. Il parco dei partenti era numeroso e davvero competitivo. Mi sono messo in mostra, sperando di aver colpito qualcuno in positivo.

Tu hai corso anche tra i professionisti all’Adriatica Ionica Race, che differenze hai trovato?

In quel caso ero “immerso” nel mondo dei grandi ed il modo di correre è differente, ci si gestisce molto di più. Mentre nei dilettanti si corre sempre in maniera frenetica. In questo caso c’erano due squadre professional, Bardiani e Kern Pharma. Però è toccato a loro adattarsi ai nostri ritmi, quindi la differenza non si nota, come invece succede nel caso opposto.

A proposito, hai novità dall’ultima volta sul tuo futuro? Potrai far parte del mondo dei grandi anche tu?

Per il momento non ho offerte, spero di riceverne. Non ho fretta, se dovesse arrivare un’offerta però l’accetterei subito, ho voglia di mettermi in mostra, ma so che qui alla Zalf un posto per me c’è e da questo punto di vista sono sereno.

Bardiani al lavoro

Sentiamo, ora, uno dei team professional presenti alla corsa. Mirko Rossato ci parla della sua Bardiani e del loro futuro, lo intercettiamo di ritorno da una riunione in sede…

Come mai avete scelto il Giro del Friuli?

E’ una corsa molto competitiva, siamo contenti di essere venuti. La competizione era elevata, come giusto che sia in questo genere di gare. Non venivamo con obiettivi di classifica, volevamo mettere chilometri nelle gambe a corridori che hanno avuto meno spazio in altre occasioni.

Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Che effetto fa tornare in questo mondo?

Sono felice di aver rivisto vecchi amici e colleghi a cui sono molto legato. Poi è bello vedere corridori nuovi che altrimenti faresti fatica a notare, ci sono dei ragazzi interessanti, come Matteo Zurlo che ha vinto la prima tappa.

Vi aspettavate un livello così alto?

Mi aspettavo un modo diverso di correre, infatti è stato difficile per i nostri interpretare la corsa. Conta che la media nelle prime due ore era sempre intorno ai 50 all’ora. Ovviamente sapevamo del livello elevato, altrimenti non avremmo scelto questa corsa. E’ stato un bel banco di prova, ora abbiamo tanti appuntamenti da preparare per il finale di stagione in Italia, con il Matteotti, il Giro di Sicilia, il Lombardia, l’Agostoni…

Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Insomma, un finale intenso. E per la prossima stagione, è tutto pronto per il team U23?

Vogliamo scoprire i campioni di domani. Verranno aggregati al team professional, correranno le classiche della loro categoria, ma saranno trattati da professionisti. Faranno i ritiri con la squadra e potranno essere scelti e schierati nelle gare della categoria superiore, qualora lo meritassero. Un po’ come la Uno X, la squadra norvegese. 

Un altro Zurlo sulla scena: Giro del Veneto nel sacco

04.07.2021
4 min
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Si è concluso ieri il Giro del Veneto U23 ed è stato Matteo Zurlo ad aggiudicarsi la maglia amaranto. Corridore della Zalf Euromobil, fratello di Federico (professionista dal 2015 al 2020), il ciclismo è una questione di famiglia.

Ci facciamo raccontare questi cinque giorni di corsa e lo conosciamo meglio per scoprire qualcosa in più di questo promettente corridore.

Con Riccardo Verza ha diviso le fatiche e anche la maglia di leader (foto Scanferla)
Con Riccardo Verza ha diviso le fatiche e anche la maglia di leader (foto Scanferla)
Partiamo dall’ultima tappa, quella che ti ha permesso di trionfare.

La definirei difficile, dato il percorso, ma mi sono gestito bene soprattutto grazie all’ottimo lavoro di squadra. Avevamo da affrontare due salite toste. Il mio compagno Riccardo Verza, che era in testa alla generale ha perso le ruote, mentre io sono rimasto con i migliori. Sono arrivato a giocarmi la vittoria di tappa con altri 7, alla fine l’ha spuntata Francesco Romano ed io sono arrivato secondo.

Un Giro del Veneto lungo e variegato, tante strade differenti ed arrivi insoliti. Quale di questi ti è rimasto piacevolmente impresso?

Personalmente mi sono trovato bene su tutti i terreni, arrivavo da un periodo di forma positivo, con la vittoria al Trofeo Antonietto Rancilio a Parabiago, ed ho cavalcato l’onda dell’entusiasmo. L’arrivo sugli sterrati è stato quello più spettacolare dal punto di vista della gara. Con Gandin e Verza ho preso margine grazie ad una fuga e siamo riusciti ad accumulare quasi 3 minuti sui rivali.

Un momento difficile invece qual è stato?

Difficile no, ma a causa di una disattenzione nella quarta frazione, in cima ad uno strappo, non ho seguito bene le ruote dei primi e si è creato un buco. In quella giornata ho perso un minuto e la maglia di leader, che è comunque rimasta in squadra, passando sulle spalle di Verza.

Come squadra in che modo avete gestito le situazioni?

Dopo gli sterrati del secondo giorno abbiamo capito la nostra forza, non c’è mai stato un capitano designato. Ci si è gestiti giornata per giornata senza mai andare in crisi e senza farsi condizionare dalle emozioni del momento. Anche ieri quando Verza è andato in difficoltà, non siamo andati in panico. Eravamo certi di poter contare su due punte.

Un bel successo, ma ora ci racconti un po’ di te? Come ti sei avvicinato al ciclismo?

Ho iniziato presto, nei G1, nella stessa squadra di mio fratello Federico. Lui correva nella categoria G5, nella Bicisport Linda di Tezze sul Brenta. Sono passato poi alla Zalf, dove corro da ormai quattro anni. Qui mi sento a casa, anche perché sono a 15 chilometri da dove sono nato e cresciuto.

Prima del Giro el Veneto, Zurlo ha corso la Adriatica Ionica Race: la Zalf è continental (foto Scanferla)
Prima del Giro el Veneto, Zurlo ha corso la Adriatica Ionica Race: la Zalf è continental (foto Scanferla)
Che rapporto hai con tuo fratello, essendo più grande immagino ti abbia consigliato molto

Abbiamo un bel rapporto, guardandolo correre, da bambino, mi sono appassionato a questo mondo. Lui è stato importante per la mia crescita. Già che lui sia riuscito a fare un’esperienza nel professionismo la dice lunga su quanto io possa imparare dal suo passato. Non siamo uguali, questo è bene dirlo, ma avere un punto di riferimento tale è davvero bello e stimolante.

La Zalf da quest’anno è una continental, come influisce questo cambiamento sul tuo futuro?

E’ una bella novità, correre con i professionisti mi permette di accelerare il mio percorso di crescita senza però forzare la mano. Con la squadra decidiamo di volta in volta, l’ultima gara disputata è stata l’Adriatica Ionica Race.

Ora ti concederai un po’ di riposo?

Sì, meritato direi (ride, ndr), poi di nuovo al lavoro più carichi e con il morale alto.