Il cittì femminile Marco Velo e il presidente FCI Cordiano Dagnoni assieme alle juniores del mondiale Silo, De Laurentiis e Pegolo

Il bilancio positivo del cittì Velo, tra il Rwanda e l’Ardeche

10.10.2025
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Il battesimo era stato all’Avenir Femmes, ma i compiti più ardui e stimolanti da cittì sul campo Marco Velo li ha avuti nell’arco di quindici giorni tra mondiale ed europeo. Tre nazionali femminili – juniores, U23 ed elite – da seguire e gestire in modo differente per ottenerne il meglio.

Anche lui stesso era desideroso di mettersi alla prova nelle tre categorie in cui è entrato in punta di piedi pur avendole conosciute bene da tecnico delle crono. A parlarci del suo personale resoconto è lo stesso Velo, che ripercorre le due rassegne riconoscendo meriti delle proprie atlete e delle avversarie, prendendosi le proprie responsabilità e restando (giustamente) ottimista per il futuro.

Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Marco come giudichi complessivamente le due spedizioni?

Devo dire che per me il bilancio è più che positivo. Mettendo da parte un attimo il discorso sulle elite, sono molto contento delle prove e dei risultati forniti da juniores e U23. Con loro abbiamo svolto un ottimo lavoro di preparazione ed avvicinamento di due settimane a Livigno. Ad esempio con le juniores non arrivavano medaglie iridate dal 2017 (oro di Pirrone e bronzo di Paternoster a Bergen, ndr). Pegolo dopo l’argento mondiale, si è presa pure il bronzo europeo. Silo ha fatto quinta in Rwanda, ma oltre a loro due sono davvero felice per come sono andate le altre nelle rispettive manifestazioni. Sono state bravissime.

Molto buono anche il bilancio delle U23, giusto?

Sì, assolutamente. Mi sento di dire che con Ciabocco ci stava una medaglia al mondiale, dove ha corso da sola, e quella più importante all’europeo. In Francia Eleonora è stata sfortunata, ma ha fatto una gara pazzesca considerando il problema meccanico che l’ha fortemente rallentata. Ha dovuto cambiare bici, prendendo quella di scorta che aveva rapporti diversi. Il suo argento è arrivato grazie soprattutto a Venturelli che l’ha riportata nel gruppo di testa quando avevano due minuti di svantaggio. Ha vinto Blasi con un allungo, che al mondiale aveva superato Eleonora allo sprint per il bronzo.

Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Avendo già guidato le U23 all’Avenir Femmes, avevi qualche riferimento in più?

Intanto devo dire che tutte le altre ragazze in gara si sono comportate molto bene. Abbiamo avuto grandi soddisfazioni dall’Avenir Femmes in poi per ciò che abbiamo fatto grazie al team performance della nazionale. Anzi, abbiamo dovuto tenere a bada la voglia di fare delle ragazze. E c’è un aneddoto che rende bene l’idea.

Prego, spiegaci pure.

Eravamo a Livigno e quasi tutti i giorni le ragazze, sia juniores che U23, mi chiedevano perché non facevamo le salite lunghe lì attorno. Se lo chiedevano perché tutti dicevano che sia al mondiale che all’europeo c’era tanta salita. Io invece le facevo allenare su ripetute o strappi da 5/10 minuti. Ho spiegato loro che dovevamo simulare un modello di gara. I dislivelli erano dati da salite corte da fare più volte. Alla fine i risultati ci sono stati.

Quei risultati che non sono arrivati dalle elite. C’è molta delusione?

Sicuramente speravamo tutti che le cose andassero diversamente, anzi meglio. Ed anche perché ci si sofferma sempre sulle elite ad ogni manifestazione. Al mondiale ne è uscita una corsa sbagliata per tutte perché tutte le più forti o leader si sono annullate. Non perché è la nostra capitana, ma l’unica delle big che ha provato a fare qualcosa animando la gara è stata Elisa (Longo Borghini, ndr). Forse avendolo fatto a tre giri dalla fine, le altre hanno visto che era superiore e non hanno collaborato per rientrare sulla testa della corsa.

Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
A parte Malcotti, ti aspettavi qualcosa di più dalle altre?

Barbara è andata molto forte, però purtroppo non è riuscita a rendere il mondiale migliore per noi. Non è una sua colpa, sia chiaro perché lei era davanti e sola, così come dietro Elisa era sola. Forse il resto della squadra ha voluto chiudere in massa quando c’era la prima fuga e molte si sono bruciate. Così facendo Elisa e Barbara sono rimaste sole troppo presto. Non sono scuse perché gli errori ci sono, però noi dobbiamo fidarci delle tattiche che facciamo la sera prima, sperando che certe cose vadano in un certo senso. Anche perché senza poter comunicare alle ragazze tutto si complica.

Senza contare le radioline, è stato difficile dare riferimenti alle ragazze al mondiale?

Oltre ad alcuni del nostro staff dislocati sul percorso, tenete conto che tra un box e l’altro c’erano sette chilometri. E’ stato difficile fornire indicazioni perché c’era molto caos e con le lavagnette non riuscivamo a farci capire o capire se le ragazze avevano visto. E poi in sette chilometri su un circuito del genere le cose potevano cambiare rapidamente. Dovevamo anche fare affidamento sulle iniziative delle nostre ragazze. Comunque non siamo stati gli unici ad avere questi problemi.

La soluzione sarebbe correre con le radioline come si fa tutto l’anno.

Ho già detto che non è una scusa perché è uguale per tutti. Dico solo che senza radio il cittì si sente inutile. Siamo l’unico sport in cui, in competizioni importanti di questo tipo, noi tecnici non possiamo comunicare con le atlete. Non abbiamo contatto né audio né visivo. Se paragoniamo l’allenatore di una squadra di calcio, pallavolo o basket al nostro ruolo, noi siamo molto penalizzati. E non penso che sia giusto. E’ una considerazione che faccio da sempre.

Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Dell’europeo invece cosa puoi dirci?

In Ardeche dobbiamo solo inchinarci all’Olanda. Loro hanno fatto una corsa perfetta e non possiamo dire nulla. Elisa ha fatto bene a rispondere a Vollering perché era lì a giocarsi la vittoria. E’ nella sua natura non tirarsi mai indietro. Però ho provato ad ipotizzare che forse non aveva le gambe o forse quando ha visto che le altre non si staccavano, si è un po’ demoralizzata per tenere duro. Non è stata una settimana semplice per lei, ma io a lei non posso davvero rimproverare nulla. Non sono queste due prove che cambiano il suo valore.

In generale mondiale ed europeo che indicazioni hanno dato al cittì Marco Velo?

Col senno di poi siamo tutti capaci di vincere le gare o gestirle meglio. Sappiamo che certe cose vanno così e bisogna saperle accettare. Quello che importa è che queste due manifestazioni mi hanno detto che abbiamo un ciclismo giovanile che sta crescendo molto bene. E’ pronto un ricambio generazionale che si può integrare perfettamente con molte delle attuali elite. Questo fa ben sperare per il futuro ed è un aspetto fondamentale.

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel

Sabato gli europei, Elisa prova a cancellare l’amarezza

28.09.2025
5 min
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KIGALI (Rwanda) – Di tutto e di niente. Dopo un brutto giorno come quello di Elisa Longo Borghini ai mondiali, sarebbe comprensibile se non avesse voglia di parlarne. La corsa è andata. La cena è finita da poco. E durante il brindisi per l’argento di Chantal Pegolo, lo sguardo di Elisa era mogio. Forse aveva sognato di essere lì anche lei, davanti a tutti, con una bottiglia da aprire e i ringraziamenti da fare. Un motivo per sorridere gliel’ha offerto Urska Zigart, cui la Longo ha proposto uno scambio di maglie.

«Mi piace il colore di quella slovena – dice mentre aspetta la signora Pogacar – non ce ne sono tante di questo colore, anzi direi che è unica nel gruppo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda

L’obiettivo europeo

Quando Urska arriva, le due iniziano a parlare fitto, probabilmente della gara. La slovena è arrivata poco indietro rispetto all’azzurra, in quella corsa da mal di testa in cui a un certo punto è diventato difficile persino capire la composizione dei gruppi. Noi intanto ragioniamo fra colleghi: se la Longo era il capitano, perché a Malcotti non è stato chiesto di fermarsi e aspettarla? Hanno detto tutti che non si capisse nulla, Velo ha cercato di passare con l’ammiraglia. E’ un peccato: la trentina non aveva possibilità di risultato, aiutare Elisa avrebbe tenuto mezza porta aperta. Quando le due si salutano, il divano diventa il luogo giusto per mettere ordine nei pensieri o almeno provarci. Il mondiale è andato, gli europei bussano alla porta. 

«Il 29 settembre, domattina arrivo in Italia alle 5,50 – spiega Elisa – e il 2 ottobre parto in macchina per andare agli europei in Ardeche. Per me questa delusione diventa di sicuro una grande rabbia. Adesso mi ci vuole una bella dormita, domani farò una sgambata e poi mi passerà. Anche perché, in fin nei conti, è una corsa di bici. Una corsa importante, chiaro, su cui ho investito parecchio ed è sfumata così. Non sono mancate le gambe, non mi hanno staccato in cento. E’ stata una corsa strana, però bisogna guardare avanti perché indietro non si può tornare e ho davanti un altro grande obiettivo. Penso che l’europeo sarà una bella corsa. Le condizioni meteo saranno diverse, saranno quelle che piacciono a me. E sarà anche un’altra gara, perché sarà dura in maniera diversa».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?

Le lavagne di tedeschi e svizzeri

La hall dell’hotel ha quattro angoli, con divani e piccoli tavoli su cui già da qualche giorno i più giovani giocano a carte. Stasera ci sono da una parte gli under 23 con Finn mezzo disteso con le carte in mano. Accanto, su altri divani, le ragazze della squadra elite parlano con Chantal Pegolo, che hanno adottato. I discorsi arrivano ovattati, mentre Longo Borghini va avanti nel ragionamento.

«Mi sono adattata abbastanza in fretta al clima – dice Elisa – perché arrivavo dal Teide dove c’era un clima molto simile. Non riesco a dare nessun’altra spiegazione alla corsa di oggi, se non l’estremo tatticismo. Sappiamo tutti che si corre senza radio, ce ne siamo fatti una ragione ed è inutile lamentarsi. Però dico che oggi le radio sarebbero state molto importanti. Non si trattava nemmeno di preparare meglio o peggio la corsa a tavolino, perché onestamente è stata la gara più strana di tutta la mia carriera. Ancora più strana delle Olimpiadi di Tokyo 2021. Per capire la situazione, mi affidavo tanto alla lavagnetta della nazionale tedesca e a quella della Svizzera. Cercavo di leggere un po’ anche i riferimenti che davano alle olandesi, ma non mettevano i distacchi. E’ stata veramente una corsa senza logica, strana. Veramente in tutta la mia carriera non ho mai fatto una corsa così strana».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale

L’umiltà di Velo

Con la maglia verde di Urska Zigart nelle mani, il ragionamento inizia a virare verso gli europei di sabato prossimo. La squadra sarà praticamente simile a quella di Kigali. Velo ne aveva parlato prima delle convocazioni: su due percorsi così simili, la possibilità di scelta è limitata, per cui ad alcune delle ragazze di qui sarà richiesto il doppio impegno.

«Marco deve ancora darci la conferma – conferma Elisa – ma la squadra per l’Ardeche sarà molto simile. Tranne un paio, saremo le stesse. Con il nuovo cittì mi sto trovando bene. C’è sempre un buon dialogo, un costante scambio di opinioni, con messaggi e anche telefonare. Mi è piaciuto molto il fatto che dopo la corsa ci siamo seduti, ci siamo messi a discutere tutti insieme su cosa è andato bene e cosa è andato male. E’ una cosa che normalmente succede nella squadra di club, mentre nelle nazionali non è all’ordine del giorno. E sono anche contenta che oggi nel briefing ci abbia detto che ha bisogno di noi, perché questo per lui è un mondo un po’ nuovo, dato che arriva dalle cronometro. Ha detto che è bello poterci parlare e avere la nostra opinione, perché deve imparare tanto. Non è una cosa scontata da un commissario tecnico e questa cosa gli fa onore».

Si guarda intorno. Voglia di giocare a carte o stare in compagnia ne ha poca. Si alza, si scusa, ma ha sonno e vuole andare a dormire. Jacopo Mosca, suo marito, ha provato a tirarla su, ma da corridore e conoscendola, si è limitato a dirle che può capitare e ad offrirle un obiettivo. Sabato si corre, per fortuna non c’è tanto da aspettare. Non resta che tornare a casa per ricaricare le batterie, poi guidare fino in Francia.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Magdeleine Vallieres, Niamh FIsher Black

Longo Borghini severa (forse troppo): «Ho rovinato tutto io»

27.09.2025
7 min
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KIGALI (Rwanda) – «Penso che dovrò andare in camera a riflettere su quello che ho combinato oggi, perché forse è stata la peggior gara della mia vita». Elisa Longo Borghini non cerca scusanti né alibi. Il mondiale si è concluso da neanche dieci minuti e non è facile avere la lucidità per raccontare l’insuccesso nella gara che sembrava disegnata per la vittoria. Il quindicesimo posto e il distacco di quasi due minuti fanno pensare che a un certo punto là dietro abbiano rinunciato a giocarsela. Veder passare Longo e Ferrand Prevot appaiate, il Giro e il Tour accomunati nella sconfitta, fa capire che le più attese non sono mai state della partita.

«Sono rimasta impigliata nel gioco degli scatti sciocchi – prosegue la piemontese, ora attesa dagli europei – di quelle che sulla carta dovevano essere chiamate le big rider, che oggi secondo me hanno fatto una brutta figura. E purtroppo io sono tra queste. Siamo rimaste lì a guardarci, mentre chi ha fatto una mossa coraggiosa ha ottenuto un ottimo risultato. Secondo me Vallieres merita di essere la campionessa del mondo (la canadese nella foto di apertura, ndr). Perché ci ha creduto, si è mossa al momento giusto e ha vinto di gambe perché alla fine è andata così».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo

Malcotti e la lavagna

A un certo punto anche davanti ai monitor si è smesso capirci qualcosa. Le sovraimpressioni della diretta davano distacchi che cambiavano repentinamente e con scarti poco convincenti. Più grave, tuttavia, è che anche le ragazze in corsa non avessero la minima idea di come la corsa si stesse sviluppando. Passi l’assenza delle radio, tema dibattuto al mondiale e sempre da chi lo perde. Ma proprio a causa di questa assenza, chi deve aggiornare i corridori deve saperlo fare.

«Forse con le radio sarebbe uscita una gara diversa – riflette Barbara Malcotti, miglior italiana del Tour e oggi a lungo in fuga – anche perché io non avevo idea della situazione di corsa. Anche con la tabella dei distacchi non si capiva letteralmente nulla. Quando Marlene (Reusser, ndr) è rientrata su di me, non capivamo chi fosse a 30 secondi e chi a 1’45”. Non si capiva letteralmente nulla. In più, questo era un percorso che creava caos già in partenza e senza radio è stato ancor peggio. Il piano era che io avrei dovuto tirare dall’inizio e cercare di seguire gli attacchi, quindi penso di aver fatto una delle migliori gare della mia carriera. Ma è stato letteralmente un caos.

«Anche la fuga non è stata nemmeno un vero tentativo di fuga. Ci siamo solo trovate tutte lì e dietro si sono guardate. Si sono studiate tutto il giorno, penso che le migliori oggi abbiano voluto perdere la corsa. Anche quando mi hanno ripreso, mi sono solo messa davanti svolgendo il mio ruolo e ho provato ad avvicinarmi il più possibile alle atlete in fuga. Poi a un certo punto mi sono voltata e ho visto che alla mia ruota non c’era più nessuno. Evidentemente a nessuno interessava più giocarsi il piazzamento».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale

Longo Borghini, parole dure

Longo Borghini non si è mai nascosta e ascoltandola ci rendiamo conto che non inizierà a farlo proprio adesso. Un atteggiamento che le fa onore, ma fa passare sotto silenzio il fatto che nel gruppetto con le olandesi e le francesi, lei fosse l’unica italiana.

«Non darò mai la colpa alle mie compagne – dice – perché si sono sacrificate per me al 100 per cento. Oggi Barbara (Malcotti, ndr) ha fatto qualcosa di incredibile, è andata fortissimo. Tutte le altre ragazze mi hanno sempre tenuto davanti e devo dire grazie a loro perché ci hanno creduto. Sono stata soltanto io oggi quella che ha rovinato tutto. Quindi la responsabilità è sulle mie spalle: quando ce l’hai, la devi prendere sia nel bene che nel male. E oggi devo farmi un bell’esame di coscienza perché ho corso veramente come un’esordiente. Le mie gambe stavano molto bene, mi sono sentita bene e semplicemente sono rimasta impigliata a guardarmi con le altre, ma veramente in maniera molto sciocca. Stavo bene, se avessi avuto anche il cervello, avrei vinto il mondiale. Però non l’ho vinto, per cui non posso neanche dire di aver avuto le gambe migliori».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, riunione azzurre, Marco Velo
Ieri sera, subito prima del brindisi per Finn, Marco Velo ha fatto la riunione con le azzurre

Velo non si sbilancia

L’assunzione di responsabilità è un bel gesto, ma in apparenza non convince del tutto Velo. Per il suo primo mondiale elite dall’ammiraglia, il bresciano si aspettava certo qualcosa di più ed è comprensibile la sua frustrazione nel non poter intervenire nelle situazioni di corsa.

«Bisogna cambiare qualcosa – dice il tecnico azzurro – ci devono dare la possibilità di usare le radio perché ti senti totalmente impotente. Avendole, poteva sicuramente cambiare molto. Abbiamo provato a chiedere alla giuria di passare per fermare la Malcotti quando Elisa era indietro di 40 secondi, ma ci hanno detto di no. Li capisco perché i regolamenti li conosco, sono un direttore di corsa. Ma a volte magari bisogna chiudere un occhio capendo il fatto che non c’è proprio possibilità di parlare con le ragazze. Sinceramente non pensavo che le big si sarebbero ostacolate a quel modo. Nessuna ha voluto controllare la corsa, gli unici siamo stati noi. Per il resto, preferirei non entrare nei casi personali. I debriefing si fanno a battiti bassi e non a battiti alti, perché con il nervosismo puoi dire delle cose che magari non pensi. Quindi stasera prima di cena faremo una riunione per capire».

Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo Borghini, intrerviste dopo la corsa
Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso

La melina degli sconfitti

Elisa raggiunge il box dell’Italia e allarga le braccia. Oltre a prendersela con se stessa, se la prenderebbe con qualche collega che – si intuisce – a forza di bluffare s’è tagliata le gambe da sé. Scherza sul peso della bici che sarebbe risultata più pesante di quanto credesse. E nel suo annunciare che tornerà in hotel pedalando, in modo da sbollire la delusione, c’è tutto il non detto di questa giornata di brutto ciclismo azzurro.

«Si sbaglia e si continuerà a sbagliare – dice prima di andare via – perché siamo umani e si sbaglierà sempre. Credo che sia anche giusto ammettere i propri errori senza nascondersi dietro un dito. Oggi ho fatto una gara schifosa. Finché alla fine mi sono resa conto che non c’era più niente da fare. Se chiedi a qualche altro corridore di attaccare insieme e ti risponde di no, che deve aspettare questa o quella che sta ancora bene… Vabbè, okay, allora ci vediamo all’arrivo. Il livello è stato molto alto e col fatto di non riuscire a staccarci, è iniziata la classica melina di aspettare che a tirare fosse l’altra. Alla fine Vollering sosteneva di essere morta. Chi sembrava averne di più poteva essere Ferrand Prevot, ma non riusciva a fare la differenza. Niewiadoma neanche. E’ stato un percorso esigente, una corsa dura, ma abbiamo sbagliato tutte a leggerla. E così le seconde linee, che sono forti, hanno preso vantaggio e sono andate all’arrivo».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni

Una carriera che sboccia?

Magdeleine Vallieres, canadese di 24 anni, è la nuova campionessa del mondo donne elite. Corre con la Ef Education-Oatly, contratto fino al 2027. Il campionato del mondo è la sola vittoria di una stagione in cui il miglior risultato è stato il sesto posto al campionato nazionale. La sua unica vittoria da elite risale al 2024, il Trofeo Palma. Come ha detto Elisa Longo Borghini, ha vinto bene e ha vinto di gambe. Nei prossimi giorni vi racconteremo la sua storia. Per ora annotiamo che nell’anomalia di questa giornata di punte spuntate, la canadese ha pescato il jolly della vita. Le auguriamo di cuore che si trasformi nella nota d’inizio di una grande carriera.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Chantal Pegolo, Giad Silo, abbraccio dopo l'arrivo

Ostiz implacabile, Pegolo argento: le “azzurrine” ci sono

27.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Le azzurrine si sono fatte spazio a spallate tra la vittoria di Finn e la partenza delle elite. Chantal Pegolo ha vinto l’argento, Giada Silo è arrivata quinta. Quando si sono ritrovate in due nel gruppetto di cinque, la fatica ha presentato il conto e l’azione dell’una per l’altra non è stata incisiva come si poteva sperare. Così quando la spagnola Ostiz, che ricorda la prima Bronzini, ha lanciato il suo sprint da una velocità non troppo alta, il cambio di ritmo è stato micidiale. Pegolo ha attinto alle sue doti da pistard e ha accelerato da seduta, mentre l’altra ha attaccato in piedi e con un rapporto più duro.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Elena De Laurentiis
Si va alla partenza: Elena De Laurentiis affida il badge a Saul Barzaghi, fisio della nazionale
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Elena De Laurentiis
Si va alla partenza: Elena De Laurentiis affida il badge a Saul Barzaghi, fisio della nazionale

Senza riferimenti al mondo

Sarebbe stata una corsa senza grandi certezze. Le nostre non hanno grande esperienza internazionale, al punto che per correre al Tour du Gevaudan Occitanie di Nations Cup, Giada Silo si è infilata in una mista con l’olandese Flying Freelancers. Lo stesso cittì Velo prima della partenza non sapeva come collocarle nel panorama del mondiale. Ma le corse non seguono sempre copioni prevedibili. E anche se alla fine ha vinto la più forte di tutta la stagione, l’andamento tattico della prova in linea delle donne junior ha permesso alle ragazze di arrivare all’attacco del muro finale di Kimihurura con un gruppo ancora numeroso.

«Marco Velo ci aveva detto che dovevamo aiutarci – spiega Pegolo – perché l’Italia è una squadra, anzi è una famiglia. Con Giada (Silo, ndr) ci siamo parlate. Mi ha detto che poteva provare a fare la differenza nel pavé, quando si scollinava. Ma c’è stato controllo e così intorno agli ultimi 500 metri, dato che ho più sprint di lei, si è messa davanti a tirare e per questo la voglio ringraziare. Solo che la Ostiz ne aveva molta di più. Quando è partita negli ultimi metri di salita, ho visto indietreggiare la svizzera. Ho guardato in basso, perché non riuscivo più a spingere. Mi sono seduta, avevo l’acido lattico nelle gambe. Però mi sono costretta a ripartire, dovevo arrivare perché mancavano 10 secondi di sforzo. Ho tenuto duro, poi ho alzato lo sguardo e ho visto l’arrivo a due metri».

Implacabile Ostiz 

Paula Ostiz è del 2007 e da quest’anno e per i prossimi tre correrà con il Team Movistar. Nel 2025 ha vinto otto corse, fra cui il Giro delle Fiandre. Nella crono pochi giorni fa è arrivata seconda dietro Megan Arens. Su questi arrivi non perdona e lo sapevano bene le altre ragazze, che forse nel finale hanno rinunciato a fare qualsiasi forma di forcing, per non servirle la volata più facile. La sua vittoria ha una storia profonda e risale al secondo posto del 2024 a Zurigo, quando Cat Ferguson riuscì a batterla nella volata a tre.

«E’ un sogno che si avvera – ha detto la spagnola – non riesco a trovare le parole. La mia famiglia mi sta guardando, anche la mia squadra e il mio Paese e devo ringraziarli tutti. Dopo aver visto tutte le altre gare, sapevo che dovevo risparmiarmi fino alla fine. Ho avuto un po’ di crampi, ma alla fine è andata bene e non riesco ancora a crederci».

Alle sue spalle e a quelle di Chantal Pegolo, si è piazzata la svizzera Anja Grossman, che dopo l’arrivo è scoppiata in lacrime, dedicando la sua medaglia a Muriel Furrer, la ragazza scomparsa lo scorso anno durante la gara delle donne junior. Il momento è stato davvero toccante, anche grazie alle sue parole uscite a fatica.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Giada Silo
Giada Silo è caduta, ha speso tanto per rientrare e si è fatta trovare nel finale accanto a Pegolo
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Giada Silo
Giada Silo è caduta, ha speso tanto per rientrare e si è fatta trovare nel finale accanto a Pegolo

Chantal arriva da Pasiano di Pordenone, tra il Veneto e il Friuli. Racconta di essersi appassionata al ciclismo quando era bambina, per il desiderio di alzare le braccia come Manlio Moro. Ora frequenta il liceo scientifico sportivo online, ha in programma di iscriversi a Scienze Motorie a Ferrara e dal 2027 sarà con la Lidl-Trek, avendo già firmato il contratto. Mentre lei sbriga tutte le formalità, dalle premiazioni all’antidoping passando per la conferenza stampa, al box azzurro Giada Silo ed Elena De Laurentiis si sono cambiate sotto il portellone aperto del furgone. Ha iniziato a piovere e sotto il gazebo bianco c’erano le elite per cambiarsi.

Il lavoro di Giada Silo

Silo ha il fianco sinistro tutto grattato, per la caduta del primo giro che davvero non ci voleva. Il dottor Corsetti le versa acqua sulle ferite e poi l’aiuta a infilare il giubbino, dandole indicazioni su cosa fare una volta arrivata in hotel. Le due azzurre torneranno in bici, accompagnate da Mattio, Gualdi e Borgo, che dopo aver vinto l’oro con Finn, sono venuti alla partenza per fare una sgambata in tuta e scarpe da ginnastica.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, podio con Paula Ostiz, Chantal Pegolo e Anja Grossmann
Paula Ostiz, classe 2007, nel 2025 ha vinto 8 corse fra cui il Fiandre. Sul podio anche la svizzera Grossman
Paula Ostiz, classe 2007, nel 2025 ha vinto 8 corse fra cui il Fiandre. Sul podio anche la svizzera Grossman

«Mi sono trovata per terra al primo giro – dice Giada Silo – quindi mi sono agitata e sono ripartita subito a tutta, sprecando un po’ di energia per rientrare. Potevo prenderla con più calma, ma è andata così. Alla fine siamo arrivati in volata, che non è molto il pane per i miei denti. Speravo in una corsa più dura. Ai 400 metri, mi sono messa davanti a Chantal e ho tirato per lei, almeno per quanto ne avevo. Questi mondiali sono stati un’esperienza indimenticabile, perché è tutto diverso da casa. Siamo stati qua una settimana, abbiamo potuto adattarci e uscire tutti i giorni in bici. Abbiamo visto nuovi territori, è un’esperienza di vita che mi porto a casa assieme al quinto posto di oggi, che è un buon risultato».

Con Chantal Pegolo è arrivata la terza medaglia azzurra, dopo quella di Venturelli e quella di Finn. Le donne elite sono già in gara, poi domani toccherà ai professionisti. Ieri sera le grandi hanno riempito di consigli le sorelline che avrebbero corso prima di loro e qualcosa di giusto devono avergli detto se sono state capaci di cavarsela così bene contro le più forti del mondo. Il concetto di famiglia su cui i tecnici azzurri insistono da sempre non manca di dare buoni frutti.

Campionati del mondo Kigali 2025, strada donne U23, Eleonora Ciabocco

Ciabocco, la rabbia è giusta: questo quarto posto ci va stretto

25.09.2025
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KIGALI (Rwanda) – Eleonora Ciabocco arriva nella zona mista e non toglie gli occhiali. Ha pianto e avrebbe voglia di farlo ancora. Non come si piange quando hai perso un giocattolo, ma per la rabbia di aver visto sfumare una medaglia che era alla sua portata. Da sola contro le altre. Messa in mezzo dalle due francesi. Eppure fredda al punto di aspettare e giocarsi la medaglia nel finale. La frase più bella la dirà quando avrà raggiunto Marco Velo sotto al box vuoto dell’Italia.

«Pensavo di aver vinto la volata – ha detto la marchigiana, grande protagonista al Tour de l’Avenir – un metro dopo l’altro e invece l’ho vista spuntare. Sarei una bugiarda se dicessi che non mi girano le scatole. Se non mi muovevo io, il podio era bello che andato. Invece mi sono mossa, ho rischiato ed è andata male. Cavoli se mi girano le scatole…».

Non sono le scatole, ma non sta bene scrivere sempre tutto. Soprattutto a capo di una corsa che ha visto la sola azzurra in gara scaltra e protagonista. E’ anche riuscita a rientrare dopo un passaggio a vuoto e ha fatto quello che si era detta con Marco Velo prima della partenza: «Oggi per fare bene, bisogna rischiare. Oppure ce la giochiamo in volata».

Bunel nel mirino

Parla Eleonora e racconta. L’avevamo intercettata al mattino, piena di ottimismo e voglia di menare le mani. Per andare a scaldarsi, era uscita dall’area recintata e un militare non voleva farla rientrare. Nonostante avesse il numero e il chip sulla bici, non aveva preso il pass. Glielo ha dovuto mandare Velo con whatsapp, altrimenti la corsa sarebbe partita e lei sarebbe ancora là cercando di spiegare il suo diritto di passare.

«Ho pianto perché mi dispiace – spiega l’atleta del Team PicNic PostNL – perché si stava mettendo nel modo giusto. All’inizio non mi sentivo benissimo, poi quando la gara è diventata più dura, ho iniziato a stare meglio. Ho visto la Ferguson saltare abbastanza presto, nonostante pensassi che fosse imbattibile. Penso che un podio me lo sarei meritato. Negli ultimi metri sono andata a tutta, sapevo che era un rischio, ma l’ho voluto prendere perché ho visto il podio vicino. Se ci avessi pensato, non avremmo ripreso la Bunel. Ci siamo riuscite solo alla fine. Mi rompe perché ogni volta sembra che la ruota giri solo per le altre e non per me. Tutti dicono che ci saranno altre occasioni, ma a me questa cosa inizia a dare sui nervi».

Il quarto posto brucia

Uno scricciolo di nervi e muscoli, con lo stesso accento di quel Pellizzari che alla fine ha dovuto fare forfait, sostituito però da Garofoli da cui lo divide il confine provinciale: uno di Macerata, l’altro di Ancona. La presenza di una donna U23 al mondiale suona come uno sforzo economico della Federazione e insieme (forse) come una beffa. Magari nessuna sarebbe arrivata in finale con Ciabocco, ma ne siamo sicuri?

«Se sai correre – dice – riesci a muoverti anche da sola. Anzi, proprio per questo, quando c’erano degli attacchi, dicevo che non potevo tirare un metro. Ieri ho chiesto a tutte le elite quello che avrei potuto fare e come. Però mi dispiace, perché prima ho fatto un grande sforzo per rientrare quando avevo perso qualche metro sullo strappo. E poi perdere così è proprio brutto. Perché ho fatto la volata da seduta e Paula Blasi in piedi? Non è che non avessi le gambe. Lei mi è rimasta a ruota e io invece sono andata semplicemente a tutta. Lei ha fatto bene, ma nessuno ha voluto muoversi. E mi sono detta: meglio che proviamo a prendere la Bunel, piuttosto che non fare nulla. Sono andata benissimo, non posso lamentarmi, ho fatto una bella stagione. Però penso che il quarto posto sia il peggior piazzamento che uno possa fare».

Sembrerà una frase fatta, ma la sostanza è tanta e la grande occasione arriverà. Ciabocco si asciuga, infila una maglietta pulita e all’albergo ci torna in bicicletta. Avrà tutto il tempo di rivedere la volata e sbollire la rabbia e la delusione. Nonostante qualcuno dica che gli italiani perdono le corse ma non il sorriso, oggi abbiamo visto un’atleta nata per lasciare il segno. La ruota gira ed è bello che lei per prima sia stufa di sentirselo dire.

Rwanda Kigali 2025, crono mondiale, Remco evenepoel

Kigali, un sorpasso storico. Remco distrugge Pogacar a crono

21.09.2025
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Incredibile. Impensabile. Impronosticabile. Storico. E chi lo avrebbe mai detto che Tadej Pogacar venisse ripreso e staccato in una cronometro? Perché questo è quel che ha fatto Remco Evenepoel. Qualcosa che va oltre il miglior copione fantasy. E questo finisce quasi per mettere in secondo piano la notizia che il belga ha conquistato il suo terzo titolo iridato a cronometro.

Uno shock per il ciclismo, una goduria enorme per Remco. Uno smacco per Tadej. La giornata delle crono élite termina dunque con questo scossone. Qualcosa di così clamoroso che la memoria torna indietro alla crisi di Merckx sulle Tre Cime di Lavaredo nel 1968. A Indurain staccato da Pantani sul Mortirolo nel 1994. Cose che appunto avvengono ogni 30 anni. Chissà, forse questo momento sarà ricordato come il “sorpasso di Kigali”.

In mattinata era stata la svizzera Marlene Reusser a vincere il titolo. Un trionfo che per l’elvetica significa tanto, visto che spesso era stata favorita e poi aveva fatto cilecca.

Ecco l’immagine, storica e impensabile, che sta girando sui social. Il sorpasso di Remco ai danni di Pogacar quando mancavano 2 km all’arrivo
Ecco l’immagine, storica e impensabile, che sta girando sui social. Il sorpasso di Remco ai danni di Pogacar quando mancavano 2 km all’arrivo

Velo: senza parole

E dire che Pogacar è partito con grande determinazione. E’ uscito dallo stadio con un paio di curve tirate al limite, mentre Remco è stato ben più guardingo. Ma al primo intermedio, dopo 8,3 chilometri, di fatto la crono di Kigali era finita: 45″ di ritardo per lo sloveno dal belga. Crono finita sì, ma da qui a immaginare il sorpasso. Marco Velo, oggi tecnico della nazionale donne, ma fino al 2024 cittì delle crono azzurre, commenta così.

«Sinceramente – attacca Velo – pensavo che Remco stesse bene e che si potesse giocare la vittoria. E farlo anche con 20”-30” su Pogacar non sarebbe stato poco, ma così…», Velo fa silenzio per qualche istante. «Così non ho parole. Quello che ha fatto Evenepoel è qualcosa di fenomenale. Eccezionale sarebbe riduttivo.

«Pogacar – continua Velo – magari oggi non era al top. Non era quello d’inizio Tour de France. Anche in Canada è andato forte, però dopo lo scatto si sedeva, non continuava l’azione col rapporto. E certo che adesso le cose cambiano anche in vista di domenica».

Una prestazione che spariglia gli equilibri attesi per la prova in linea. Ma di questo ne parleremo più avanti. «Ora Pogacar e il suo staff analizzeranno la prova. Magari non ha avuto sin da subito le sensazioni migliori e ha deciso di non spingere a tutta, ma queste cose le sa solo lui».

Percorso complicato

Velo ha seguito dalla macchina prima Soraya Paladin, poi Matteo Sobrero e ribadisce la durezza del tracciato e la difficoltà anche tecnica nell’interpretarlo. Era un percorso da cronoman, quindi da specialisti, ma serviva tanta gamba.

«Anche nella scelta tecnica – riprende Velo – non era facile. Bisognava sia gestirsi che spingere forte. Dopo il primo intermedio, come tanti qui, anch’io ho pensato che Remco fosse partito troppo forte e invece… Era tosta perché bisognava spingere duro e recuperare nel breve tempo delle discese, le quali erano sì veloci ma richiedevano di pedalare. Era importante anche la scelta giusta dei rapporti».

E qui Velo fa un’analisi totale, specie quando gli facciamo notare che tra i primi cinque ci sono due Soudal-Quick Step e tre UAE Team Emirates. Vedere Van Wilder sul podio la dice lunga sull’interpretazione tecnico-tattica della crono. Per carità è bravo, ma chi se lo aspettava così in alto? Di contro gli uomini UAE, sempre schiacciassassi contro il tempo, sono apparsi “duri” nella cadenza.

«In UAE tutti fanno sempre a tutta le crono -dice Velo – e non stupisce vederli così avanti. Per quanto riguarda la scelta dei rapporti, ho notato che in tanti, anche tra le donne, avevano la monocorona, ma a mio avviso non era questo il percorso per usarla. Okay che nel finale c’era lo strappo in pavé, ma si cambiava prima dello sconnesso e poi con salti così ampi degli ingranaggi posteriori era facile piantarsi (o non trovare il rapporto, ndr). Un conto è fare le prove quando sei fresco e un conto arrivare sotto al muro dopo 40 o 50 chilometri. Io, da ex cronoman, non avrei mai montato una monocorona su un percorso simile».

I due azzurri impegnati oggi. Cattaneo (a sinistra) ha chiuso 15° e Sobrero 13°
I due azzurri impegnati oggi. Cattaneo (a sinistra) ha chiuso 15° e Sobrero 13°

Casa Italia

A Kigali, dice Velo, si sta bene: 26 gradi, umidità giusta e, aggiungiamo noi, anche una buona cornice di pubblico. Mentre Remco si gode il suo titolo e forse ancora più la sua prestazione, che sa di rivincita dopo Peyragudes quando a sorpassarlo fu Jonas Vingegaard, c’è spazio per un pensiero anche sui nostri.

«Alla fine i ragazzi e le ragazze – spiega Velo – hanno fatto la crono che ci si aspettava. Sì, forse dagli uomini ci si attendeva una top 10 ma siamo lì. Non possiamo dire che stiano male. E lo stesso vale per le ragazze. Paladin rientrava dopo la frattura della clavicola e non le si poteva chiedere troppo di più. Il suo sforzo è stato funzionale soprattutto in vista della staffetta mista e per la prova di domenica in supporto a Elisa Longo Borghini. Monica Trinca Colonel invece è partita un po’ in sordina, poi ha detto di stare meglio. Bisogna considerare che le nostre non sono poi così abituate a crono di tale livello e lunghezza. Sono esperienze che servono».

I dubbi di Tadej

A Kigali suona l’inno belga, ma a rimbombare è il sorpasso subito da Pogacar. Una batosta simile cambia tutto e inevitabilmente il pensiero scivola alla prova in linea.

«Pogacar è un fuoriclasse e magari questa batosta l’ha già superata – dice Velo – ma è indubbio che sia un po’ destabilizzante. E lo è perché non è stato battuto da uno specialista che non c’entra niente con la corsa in linea, ma da uno dei rivali più accreditati che adesso diventa ancora più favorito. Uno che fa una crono del genere non sta bene: sta a mille, e su queste salite un Pogacar così non lo stacca. Poi magari domenica mi smentirà… ma la sensazione è questa. Diciamo che Tadej una bottarella l’ha presa. Ma una cosa è certa, non dovranno lasciargli neanche 30″, altrimenti si rischia un Australia bis con Remco che scappa e vince il titolo».

Non si può dire che Pogacar ricorderà al meglio il giorno del suo ventisettesimo compleanno. Però è anche vero che l’ultima volta che ha preso una batosta, seppur molto più piccola come al Delfinato di questa estate, poi si è vendicato con ferocia inaudita. Insomma, guai a stuzzicare la belva ferita. Ma questo lo scopriremo strada facendo. Per il momento, onore assoluto al mostruoso Remco Evenepoel.

Mondiali ed europei: straordinari in vista per Longo Borghini

29.08.2025
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Marco Velo sta seguendo il Tour de l’Avenir delle ragazze. Il conto alla rovescia dei mondiali è scattato da un pezzo. La recente apertura a un organico completo per le elite e (ad ora) la presenza di una under 23 nella gara a loro dedicata, rende l’osservazione del cittì molto dettagliata. Gli europei molto duri appena una settimana dopo impone una suddivisione attenta dei nomi, in base alle attitudini. Ma se Marco Villa può prevedere due gruppi distinti, per le ragazze la scelta è più obbligata e passa per un solo nome: quello di Elisa Longo Borghini.

«Beato lui che ha questa abbondanza – sorride Velo – io dovrò confermare l’80 per cento del blocco. Non ho tante ragazze per percorsi simili, per cui chi fa il mondiale sa che poi potrebbe fare anche l’europeo. Si rientra il lunedì mattina all’alba e chi fa la strada il mercoledì deve partire, perché il sabato si corre».

Velo è il cittì delle donne. Fino allo scorso anno era il tecnico delle crono: qui con Affini agli europei vinti ad Hasselt
Velo è il cittì delle donne. Fino allo scorso anno era il tecnico delle crono: qui con Affini agli europei vinti ad Hasselt
Si è detto che Elisa Longo Borghini sarà il nome di riferimento…

Le ragazze che fanno il mondiale sono state informate, però adesso è prematuro fare i nomi. Longo Borghini sarà il faro della nazionale, detto questo l’europeo e il mondiale hanno due percorsi che le piacciono tantissimo e che sono alla sua portata. Lei sa benissimo di avere questa responsabilità, ma è un’atleta che sa reggere queste pressioni. Lo ha dimostrato in tutti gli anni della sua carriera (in apertura l’arrivo della campionessa italiana nella Kreiz Breizh Elites Féminin vinta ieri a Callac, in Francia, ndr).

Chi corre la strada dovrà fare anche le crono? Longo Borghini non sembra intenzionata a farla.

Le cronometro da quest’anno sono una faccenda di Villa. Lei ad oggi non dovrebbe fare la crono, ma non so se Marco riuscirà a convincerla. Io non ho alcuna preclusione, perché arrivo dal settore crono. Con Marco ci siamo parlati e si arriverà alla decisione più giusta per tutti.

Che cosa sai del percorso della strada?

L’Europeo siamo andati a vederlo dopo la tappa di Valence al Tour, la seconda vinta da Milan. Per il mondiale invece non siamo andati, però sono riuscito ad avere dettagli precisi della salita. Non dico metro per metro, ma almeno cento metri per cento metri. Con Stefano Di Santo, l’ingegnere che fa le mappe del Giro d’Italia, abbiamo incrociato tutti i profili Strava della gara che hanno fatto sul percorso a inizio stagione e sono usciti dettagli delle salite del circuito finale. Le donne e gli under 23 lo faranno per undici volte. E’ un percorso duro, sono salite non durissime e non lunghe. Parliamo di 5-6 minuti, però una dietro l’altra, con un dislivello vicino ai 3.000 metri. Forse un po’ meno dei 3.200 che dichiara l’UCI.

Dopo aver annunciato di non voler correre il mondiale, Pauline Ferrand Prevot è tornata sui suoi passi
Dopo aver annunciato di non voler correre il mondiale, Pauline Ferrand Prevot è tornata sui suoi passi
E’ tanto più duro di Zurigo?

E’ disposto diversamente. Zurigo aveva salite più lunghe, queste sono più corte: sono 11 giri e quindi il dislivello è superiore. In più a Zurigo c’erano dei tempi di recupero maggiori. Quando arrivavi al lungolago, c’erano 4 chilometri di pianura. A Kigali è diverso, è molto più tecnico, più nervoso, oltre ad essere un mondiale lungo. Sono circa 165 chilometri.

La presenza di Pauline Ferrand Prevot è una brutta notizia oppure si poteva pensare che sarebbe venuta?

Forse non è il suo percorso, ma ho visto che nella prima tappa del Tour, ha accelerato ed è rimasta da sola. Se ci sarà una corsa dura, sarà una brutta cliente. Ci sarà da vedere se avrà recuperato dopo un Tour che secondo me per lei è stato estenuante. Il tempo per recuperare c’è tutto, però guardando gli uomini, non sempre chi è uscito dalla Vuelta al mondiale ha fatto la differenza. Il Grande Giro ti dà resistenza, ma ti toglie un po’ di potenza.

Per mondiali ed europei l’idea è di avere un solo leader o ci sarà un piano B?

Andremo con ragazze che hanno fatto bene altrove, ma è anche vero che al massimo livello non abbiamo grosse alternative al piano A. Sicuramente, come ho detto prima, la mia idea è quella di far correre tutte per una.

Silvia Persico, decisiva per il Giro di Longo Borghini, ha al suo attivo il bronzo ai mondiali 2022
Silvia Persico, decisiva per il Giro di Longo Borghini, ha al suo attivo il bronzo ai mondiali 2022
Più duro l’europeo oppure il mondiale?

Il mondiale non l’ho visto, se non su carta. Invece l’europeo è veramente duro. Sono due percorsi impegnativi, anche troppo, mentre secondo me bastava parlarsi e trovare un punto di incontro. Sapendo che ci sarebbe stato un mondiale tanto duro, si poteva immaginare un europeo che premiasse un altro tipo di corridore. Senza contare che se Pogacar li vincesse entrambi, nessuno vedrebbe la maglia di campione europeo. Forse non si sono resi bene conto della durezza dell’europeo. Quando siamo stati intervistati dopo il sopralluogo di luglio e abbiamo detto che ci è sembrato durissimo, ci hanno telefonato per dirci che avevamo esagerato.

Velo cittì felice. Ecco cosa gli ha detto il Giro Women

19.07.2025
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L’ultima gara l’ha vissuta con il duplice ruolo con cui aveva visto le altre classiche femminili di RCS Sport, ma il cittì Marco Velo ha potuto prendere maggiori indicazioni dal Giro d’Italia Women, in cui era uno dei direttori di corsa. D’altronde lo aveva detto fin dal primo giorno del nuovo incarico che in quella settimana avrebbe guardato ancora più a fondo situazioni e atlete.

Nella stagione in cui ci sono un mondiale particolarmente esigente ed un europeo adatto a tante azzurre, la vittoria “rosa” di Longo Borghini e le valide prestazioni di altre italiane sono tanta manna per Velo. Il suo taccuino è pieno di nomi, appunti e considerazioni. A distanza di quasi una settimana dalla fine del Giro Women, abbiamo voluto sentire ciò che si è segnato il tecnico bresciano.

Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Marco qual è la prima analisi che ti sei fatto?

Sono uscito dalle 8 tappe con la consapevolezza di avere a che fare con grandi ragazze. Non che avessi dei dubbi prima, però durante il Giro Women, per quello che ho visto, ho avuto una ulteriore conferma. Ho atlete che possono correre qualsiasi tipo di gara da protagoniste e poi ho apprezzato anche il loro approccio, così come l’atteggiamento delle squadre.

Ti sei appuntato qualche nome in particolare?

Le prove delle atlete sono quelle che abbiamo visto tutti e di cui si è parlato tanto oltre a ciò che sa sempre fare Longo Borghini. Il lavoro di Persico in suo favore non si può dimenticare e per un cittì è sempre bello vedere azioni e dedizioni del genere. Malcotti ha fatto un grande Giro, in crescendo. Ciabocco tra le giovani mi è piaciuta e mi ha dato ottimi segnali. Ma penso anche a Magnaldi e Gasparrini che hanno contribuito tanto per la vittoria di Elisa, oppure Paladin per la Niedermaier giusto per fare degli esempi. Insomma, la lista è lunga e sono contento che sia così, meglio avere problemi di abbondanza.

C’è qualche atleta da cui ti aspettavi qualcosa di più invece?

Chi mi conosce sa che a me non piace citare chi non è andato bene, perché so che dietro ci possono essere delle motivazioni. Posso dirvi che non ho avuto impressioni negative e questo, se mi permettete il gioco di parole, è positivo. Ad esempio ho visto preoccupata Trinca Colonel che non è andata come si aspettava e ha sofferto più del dovuto. Le ho detto che non mi deve dimostrare nulla perché è andata forte durante il resto della stagione e so quello che può fare o dare. Vale quasi lo stesso discorso per Cavalli. Mi è spiaciuto vedere Marta non poter esprimere il suo vero valore, però cercherò di parlare con lei e con chi la gestisce per capire cosa è successo e cosa si può fare di diverso.

Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Durante il Giro Women si è fatto più di una volta un certo ragionamento. Per la tua nazionale è meglio avere un blocco di una formazione oppure chiamare atlete di tante squadre?

Quando si costruisce una squadra per un evento internazionale devi pensare all’economia e all’equilibrio della stessa. Con una come Longo Borghini devi pensare in funzione sua. Quindi è vero che può essere un vantaggio avere ragazze dello stesso club perché sai già come lavorerebbero per la loro capitana, però è altrettanto vero che chiunque chiamassi si comporterebbe in modo impeccabile. Su questo non ho il minimo dubbio.

Il cittì Marco Velo ha già in mente una sorta di formazione per mondiale ed europeo?

No, al momento è prematuro fare dei nomi. O meglio, abbiamo le ragazze giuste per il mondiale, che è un obiettivo assoluto con la Longo Borghini vista al Giro. Non dico che per lei sia l’occasione della vita perché le auguro di averne altre, ma in Rwanda con un percorso simile si parte per fare risultato. Poi le gare si possono vincere o perdere, però Elisa è una garanzia e sappiamo perfettamente che darà battaglia come sempre. In ogni caso c’è ancora tempo per questi due eventi.

Quindi Longo Borghini capitana unica in entrambe le manifestazioni?

Da corridore sono stato abituato che il leader è sempre e soltanto uno. Era così quando ero con Pantani e poi con Petacchi. E mi è rimasta questa convinzione anche da tecnico. Tuttavia sono consapevole che è meglio avere più alternative, specie in una gara sempre aperta come l’europeo. Si correrà in Ardeche ed è adatto a tante nostre atlete. Bisognerà vedere però come si rientrerà dal Rwanda e come si recupererà dagli sforzi e dal viaggio. C’è solo una settimana di differenza tra mondiale ed europeo (rispettivamente 27 settembre e 4 ottobre, ndr).

Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Buttando un occhio alle U23, dal Giro Women hai preso appunti per l’Avenir Femmes?

Sì, certo. Anzichè le quattro del 2024, quest’anno saranno sette tappe in sei giorni (in programma dal 23 al 29 agosto, ndr). Ciabocco sarà la leader come lo scorso anno. Devo ancora sciogliere le riserve su alcune altre ragazze, ma direi che buona parte della squadra è fatta.

Invece in Rwanda si riusciranno a portare le U23?

La situazione del mondiale per loro è ancora in forse, dobbiamo capire bene. La speranza sarebbe quella di portare almeno una giovane, soprattutto se andrà forte e schierarla visto che quest’anno le U23 correranno da sole. Oppure, tenendo conto del nostro contingente, valutare se farla correre con le elite. Come dicevo prima, manca ancora del tempo per alcune decisioni.

Guazzini vola e si conferma regina della crono

26.06.2025
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Dieci secondi di ritardo all’intermedio, sei secondi di vantaggio sulla linea del traguardo. A San Vito al Tagliamento Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a cronometro battendo (nuovamente) Elisa Longo Borghini grazie ad una seconda parte di prova decisamente di alto livello, mentre terza chiude Federica Venturelli, che vince il tricolore U23.

Se l’anno scorso la penalizzazione inflitta a Longo Borghini aveva assegnato il titolo a tavolino, stavolta la toscana delle Fiamme Oro (e della FDJ-Suez) lo ha conquistato sul campo, dando una bella iniezione di fiducia al proprio morale in vista dei prossimi impegni.

Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a crono battendo Longo Borghini e Venturelli
Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a crono battendo Longo Borghini e Venturelli

Ammiraglia azzurra

La rivincita Guazzini-Longo Borghini si rinnova sulle strade friulane, con gli occhi interessati dei tecnici azzurri. A seguire la loro sfida in ammiraglia ci sono Marco Velo (cittì delle nazionali femminili), Marco Villa (cittì degli uomini e delle crono) e Diego Bragato (responsabile del Team Performance della Federazione). Per entrambe prendono riferimenti cronometrici godendosi il finale thrilling, oltre che le loro prestazioni.

«Da Vittoria – dice Velo – ci si può aspettare di tutto e sappiamo quanto vada forte a crono su percorsi adatti a lei. Ha recuperato 16” dopo l’intermedio sfruttando una grande condizione, perché Elisa non è calata nel finale, come ci ha confermato anche suo marito Jacopo Mosca che la seguiva. L’anno scorso c’era stata una differenza di un secondo tra le due prima che intervenisse la giura. I tempi parlano chiaro anche se comunque assieme a Marco e Diego dovremo analizzarli con calma. Ho parlato con entrambe e sicuramente la cosa che ho apprezzato di più è averle viste col sorriso. Vittoria chiaramente per la… vittoria, se mi concedete questo gioco di parole. Elisa invece per la sua prestazione dopo essere scesa dall’altura.

«Prima di guardare il risultato – analizza Villa – ho fatto i complimenti ad Elisa perché ha disputato una grande crono su un percorso che non le si addice, onorando come sempre il campionato italiano. Vittoria sta curando la cronometro in modo maniacale su posizione e materiali. Per lei battere una campionessa come Longo Borghini è un valore aggiunto e questo è il più bel riscontro che potesse dare. Conosco bene Guazzini campionessa olimpica in pista e persona. Dovrebbe avere più convinzione nei suoi mezzi e otterrebbe ancora di più. In ogni caso è stato molto bello avere una sfida tra loro due a questo livello».

L’abbraccio di Martina Fidanza. Per Guazzini la serenità dell’ambiente delle Fiamme Oro ha prodotto un grande risultato
L’abbraccio di Martina Fidanza. Per Guazzini la serenità dell’ambiente delle Fiamme Oro ha prodotto un grande risultato

Il sigillo di “Arturita” Guazzini

Rintracciamo Guazzini al telefono nel lungo protocollo post gara. Il tono della sua voce è raggiante e non potrebbe essere altrimenti. Già solo vedere le foto di questo tricolore rispetto a quello del 2024 si capisce che c’è un sapore diverso. E’ una riconferma che vale molto.

«Lo si può dire serenamente – dice Vittoria – che questo è un titolo che mi rende più felice. Non che non la fossi l’anno scorso, ma fu una situazione bizzarra. Stavolta sono molto contenta della mia prova e me la sto godendo nel modo giusto, sicuramente diverso rispetto ad un anno fa. Farò il Giro Women e alla crono di apertura di Bergamo spero di arrivarci con lo stesso spirito di oggi.

La incalziamo con un po’ di spunti vari ispirati dalla sua verve. Villa le ripete sempre che se partisse più convinta, guadagnerebbe 30” in ogni crono. E poi il nickname “Arturita” con cui ormai è diventata famosa.

«Forse ha ragione Marco – risponde Vittoria, pronta a rilanciare – dovrei credere un po’ di più su me stessa, ma ci stiamo lavorando step by step. Il soprannome invece è diventato quasi il mio motto, tanto da tatuarmelo. Quando sono con amici o compagne chiamo tutti “Arturo” o “Artura” e ora mi chiamano così.

«Battute a parte – conclude Guazzini – credo che alla base di questo tricolore ci sia la serenità. L’ambiente in cui siamo stati in questi giorni Martina Fidanza ed io ha fatto la differenza. Ci siamo divertite, facendo le ricognizioni come volevamo noi con i nostri tempi e i nostri riferimenti. Per la serie, zero stress e massimo risultato. Questa vittoria la dedico alle Fiamme Oro, che ci hanno supportato, alla mia squadra FDJ-Suez (che dovrebbe modificare il nome nei prossimi giorni, come ci anticipa Guazzini, ndr), al massaggiatore Bertini, oltre che famiglia e amici».

Sorride Longo Borghini per il secondo posto. La sua bella prova in un percorso non adatto a lei è sinonimo di buona condizione
Sorride Longo Borghini per il secondo posto. La sua bella prova in un percorso non adatto a lei è sinonimo di buona condizione

In casa UAE

L’umore tra le atlete della UAE non è troppo diverso. Malgrado abbiano chiuso al secondo e terzo posto e contestualizzando tutto, Longo Borghini e Venturelli hanno di che essere soddisfatte.

«Penso di aver fatto una cronometro in linea con quello che doveva essere il mio ritmo – spiega Longo Borghini – Senza dubbio non era il mio terreno favorevole, ma ho disputato una buona prova. Ha vinto un’atleta che era più portata per questo percorso e arrivare così vicina a Guazzini mi dà la certezza di essere in una buona condizione di forma. Ora punto al tricolore in linea, che anche quello non ha un percorso molto adatto alle mie caratteristiche, però lotterò cercando di fare il meglio possibile assieme alla squadra».

Venturelli col terzo posto assoluto si conferma tricolore crono U23 davanti a Pellegrini e Cipressi (sul podio a parti invertite nel 2024)
Venturelli col terzo posto assoluto si conferma tricolore crono U23 davanti a Pellegrini e Cipressi (sul podio a parti invertite nel 2024)

Sia Velo che Villa invece hanno speso più di una parola anche per Venturelli, terza assoluta e nuovamente campionessa italiana U23. Entrambi hanno sottolineato che finora Federica non ha mai fatto una stagione con continuità a causa di infortuni, ma sanno che è il futuro del ciclismo italiano. Ci vuole solo tempo per continuare a farla crescere bene.

«Arrivavo a questo appuntamento – racconta in chiusura Venturelli, al sesto tricolore a crono consecutivo dopo quello della scorsa stagione e quelli conquistati da juniores e allieva – a cui tenevo tanto con una condizione incerta costruita all’ultimo minuto, a causa di problemi fisici nella prima parte di stagione. E’ stata comunque una bella sorpresa salire sul podio elite perché a livello personale sono molto soddisfatta della mia prestazione».