La storia di Agua, ossessionata dal peso

25.05.2022
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Dai racconti delle cicliste italiane intervistate sul tema dei problemi alimentari e del controllo del peso è emersa la “teoria italiana”, come l’ha definita Marta Bastianelli, ma la realtà estera è davvero così rosa e fiori? Abbiamo ascoltato la paraguayana Agua Marina Espinola della Canyon//SRAM Generation che, grazie all’opportunità data dal team UCI, è riuscita nel 2018 a debuttare a livello internazionale con gare in Europa.  

Agua Marina Espinola ha lasciato il Paraguay per andare nel centro UCI di Aigle (foto Instagram)
Agua Marina Espinola ha lasciato il Paraguay per andare nel centro UCI di Aigle (foto Instagram)

Il principio

Agua a poco più di vent’anni, lasciava la sua casa in Paraguay e si trasferiva in Svizzera ad Aigle, per seguire il suo sogno, quello di correre le più importanti gare nel calendario internazionale.

«Ho sempre creduto che facendo ciclismo potessi mangiare senza ingrassare, ma dal 2014 – racconta Agua – per migliorarmi, mi sono rivolta ad una nutrizionista sportiva. Fino al 2016, vivevo in Paraguay, dove il clima è decisamente più caldo. Non avendo particolarmente fame e disidratandomi facilmente, riuscivo a mantenere il peso basso. Dall’inverno del 2017 però, col mio trasferimento in Svizzera, ad Aigle, è cambiato tutto. Le gare e gli allenamenti avevano incrementato la mia massa muscolare ma io, nonostante i consigli della nutrizionista, non riuscivo ad accettare che il mio peso salisse». 

Agua Marina Espinola ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo, ma si è ritirata (foto Instagram)
Agua Marina Espinola ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo, ma si è ritirata (foto Instagram)

I commenti dello staff

Talvolta Agua si rivolgeva alla nutrizionista per sottoporsi a misurazioni della massa corporea. «Lei insisteva perché io mangiassi di più in allenamento – racconta – ma io non volevo. E’ assurdo, ogni giorno toglievo qualcosa in più dalla mia dieta con l’intento di perdere muscolo. Non facevo neanche più palestra e il risultato era totalmente opposto a ciò che mi aspettavo. Certi giorni andavo forte, grazie alla mia mente, perché sapevo di allenarmi bene e di fare tanti sacrifici. In quelle poche occasioni, i commenti sulla mia forma fisica, come ad esempio “che bella gamba magra”, mi davano ancor più morale e determinata continuavo a restringere la dieta».

Agua persisteva così, motivata anche dai commenti che spesso lo staff del team faceva alle sue compagne:  «Nonostante stessi soffrendo, ricordo che ogni osservazione sul peso o sulla dieta mi stimolava a continuare. Una sera una persona dello staff disse alle mie compagne che stavano mangiando un dolce: “Voglio vedervi domani sulla salita”. In quel momento mi sono sentita fiera di tutte le mie rinunce, convinta che così facendo, il giorno dopo io non potevo che andare più forte di loro».

Parlando con Annemiek Van Vleuten alla partenza del Fiandre (foto Instagram)
Parlando con Annemiek Van Vleuten alla partenza del Fiandre (foto Instagram)

Toccando il fondo

Come abbiamo visto nel ciclismo, abbagliati dall’idea del migliore rapporto tra peso e potenza, corridori e staff spesso sottovalutano le conseguenze dell’estrema magrezza. Agua peggiorava, finché per fortuna qualcuno a lei vicino se n’è accorto. 

«Le continue delusioni mi avevano fatto crollare psicologicamente -ricorda adesso – soffrivo e piangevo ogni giorno, ma cercavo sempre di nasconderlo. Alcuni momenti perdevo il controllo, mi abbuffavo e poi vomitavo. Ho avuto addirittura dei veri e propri attacchi di panico. Solo grazie al mio fidanzato, ancora oltreoceano, ho capito che avevo effettivamente bisogno di aiuto, e così mi sono rivolta ad una psicologa. Il recupero è stato molto difficile, abbiamo lavorato in squadra, io, la psicologa e la nutrizionista, ma ce l’abbiamo fatta».

Agua Marina Espinola corre su strada con la Canyon//SRAM (foto Instagram)
Agua Marina Espinola corre su strada con la Canyon//SRAM (foto Instagram)

Richiesta di sensibilità

Agua, come molte cicliste italiane che abbiamo intervistato, è cresciuta con la convinzione che fosse necessario essere magrissimi per ottenere risultati

«Ho sentito molte storie – ammette – sul controllo del peso nel ciclismo italiano, ma anche da noi è così. In Colombia poi, è terribile. C’è una vera e propria generazione con l’ossessione del peso, ovunque, anche in Europa».

La storia di Agua deve farci riflettere sull’effetto che possono avere le nostre parole, anche indirettamente sulle altre persone.

«Il problema fu mio – riconosce – non biasimo nessuno, ma bisogna cambiare l’interazione tra staff e atlete. Ho sentito lo staff fare commenti positivi alla magrezza della mia compagna, che sapevo avere grossi problemi alimentari. Bisogna cambiare ed essere più sensibili e attenti a questo problema».

Gennaio 2022, si parte da casa per raggiungere la squadra (foto Instagram)
Gennaio 2022, si parte da casa per raggiungere la squadra (foto Instagram)

Il peso non è tutto

Agua ha voluto raccontare la sua dura esperienza prima con un post su Instagram, poi con questa intervista. Ha voluto sensibilizzare il mondo del ciclismo, compresi i ciclisti stessi che, come è successo a lei, soffrono ma continuano ad ignorare i segnali del proprio fisico nell’errata convinzione che il peso sia tutto.

«Prima ero molto critica ed arrabbiata con me stessa – conclude – mentalmente distrutta, fisicamente fragile e debole. Auguro a tutti quelli che vivono con queste difficoltà di ritrovare la serenità, la salute e la forza di corpo e mente».

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Siamo ormai abituati a vedere ciclisti sempre più magri, specialmente se scalatori. Tra le punte del ciclismo femminile italiano più longilinee c’è proprio Marta Cavalli che, nonostante la giovane età, ci ha raccontato di aver già avuto un’esperienza particolare con l’alimentazione (la foto @fdj in apertura la ritrae alla presentazione del team)..

Classe 1998, già campionessa italiana nella categoria donne elite nel 2018 e rappresentante del G.S. Fiamme Oro, negli ultimi due anni si è distinta più volte come scalatrice nelle gare internazionali vestendo i colori del team francese FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope.

Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili
Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili

Le prime tappe

«Ho sempre nutrito particolare interesse per l’alimentazione – racconta Marta – e mi piace anche mettere le mani in pasta. Sono cresciuta senza troppe pressioni fino da allieva, poi studiando da sola le linee guida della sana alimentazione, ho migliorato la mia dieta».

Marta, come la maggior parte dei ciclisti, purtroppo non ha mai avuto nessuna lezione di educazione alimentare, ma grazie agli approfondimenti fatti in materia, ha sviluppato uno spirito critico verso i falsi miti sul peso e la dieta, che ancora si raccontano nel ciclismo, specialmente quello italiano, e negli ultimi tre anni si è affidata a dei professionisti della nutrizione per migliorare ulteriormente la sua performance.

«In questi anni di ciclismo – conferma – ho imparato che è sempre importante avere una scorta di cibo in valigia, anche per le trasferte all’estero, quando fatichi a trovare gli alimenti che vuoi. Ed ho capito l’importanza di alimentarsi durante gli allenamenti così come si fa in gara, a differenza di quanto si tende a credere in Italia.»

Vittoriosa nel Team Relay agli europei di Trento, con Longo Borghini e Cecchini
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L’estrema magrezza

«La prima dieta che ho ricevuto era fin troppo restrittiva per me – dice – non sopportavo l’idea di essere così limitata nella scelta degli alimenti e nelle porzioni. Così dopo qualche mese ne ho preferito una più flessibile ed ora, grazie al lavoro col nutrizionista, sto riacquisendo il benessere». 

Pochi forse sanno che Marta, proprio poco prima dell’inizio della pandemia ha sofferto di problemi intestinali che le impedivano di assorbire il cibo normalmente. Da lì un’estrema magrezza e lo sconforto psicologico nel vedere vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in allenamento senza una ragione valida. 

«Avevo perso diversi chili – ammette – perché nonostante i problemi continuavo a gareggiare, ma non ero mai al 100%. Non capivo cosa causasse i miei disturbi intestinali e mi sentivo sempre vuota, debole e stanca. Ad inizio pandemia con l’aiuto del dottor Guardascione per esclusione, dato che non si potevano fare visite ed esami in ospedale, sono riuscita finalmente a capire che tutta la sofferenza era dovuta all’intolleranza al lattosio».

Dal 2017 al 2020, Cavalli ha corso alla Valcar, di cui è stata a lungo bandiera
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Riprendere peso

Marta ha iniziato così il percorso per recuperare il benessere intestinale e, cosa ancor più inusuale per un ciclista, per prendere peso.

«Inizialmente è stato difficile – riconosce – ho scoperto che il lattosio è praticamente ovunque, anche nel prosciutto per esempio. Ho dovuto sacrificare anche il mio sgarro preferito, il gelato, ma l’assenza dei sintomi, insieme alle sensazioni di nuovo positive mi hanno dato la forza per andare avanti».

Seguita da due professioniste della nutrizione, una personale e l’altra del team FDJ, Marta sta lavorando a tutt’oggi con impegno senza tralasciare il ben che minimo dettaglio per incrementare il suo peso e poter così raggiungere quello di forma, conforme alla sua struttura fisica e ideale per la performance. 

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Un Fiandre così freddo

Alle 13,25 Marta prenderà il via al Giro delle Fiandre, con un clima freddo e invernale dal quale servirebbe un po’ di grasso per difendersi, così le abbiamo chiesto come si è preparata alla campagna del Nord.

«Visto il mio recente passato – spiega – non posso fare il classico carico di carboidrati la sera prima della competizione. Devo preservare l’integrità del mio intestino evitando grandi mangiate. Da due settimane ho incrementato la quantità giornaliera di carboidrati, ovviamente a basso indice glicemico, per garantire una buona riserva di glicogeno. A inizio stagione, invece, hanno monitorato i miei livelli di glucosio durante l’allenamento, così da potermi consigliare la giusta quantità di carboidrati all’ora sia per gli allenamenti che per le gare.

«E’ stato difficile adeguarmi a mangiare tanto durante gli allenamenti, ma è il modo migliore per prepararsi alla gara. Domani (oggi, ndr) farò una colazione normale, poi uno snack e in gara delle tartine di riso, preparate dalla nutrizionista del team, con miele, zucchero, cannella e Oreo, che sono senza lattosio».

Ringraziando Marta per aver condiviso la sua esperienza, non ci resta quindi, che seguire la diretta del Fiandre femminile, tifando lei e le altre italiane, che hanno dimostrato di essere in forma splendente.