Longo e la UAE Adq fanno l’impresa e ribaltano il Giro

12.07.2025
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MONTE NERONE – Gli altoparlanti del traguardo sparano “Abracadabra” di Lady Gaga, la formula magica per eccellenza, mentre sul maxischermo del podio vanno in onda le immagini degli ultimi chilometri della tanto attesa settima tappa. Proprio in quegli attimi la magia viene confezionata da Longo Borghini, che grazie ad un lavoro magistrale di Persico, decide di ribaltare il Giro Women e andarsi a prendere la maglia rosa.

Il via odierno da Fermignano: poi 150 km verso Monte Nerone, la tappa più dura del Giro
Il via odierno da Fermignano: poi 150 km verso Monte Nerone, la tappa più dura del Giro

Scatta la trappola

A poco più di 20 chilometri dalla fine, in un tratto apparentemente facile in falsopiano, le due atlete della UAE Team ADQ allungano in maniera decisa portandosi dietro Lippert. Davanti a tutte in fuga c’è Van Anrooij, che per diverso tempo resta leader virtuale della generale. Nel gruppo inseguitore dove ci sono tutte le altre donne di classifica, Reusser e la sua Movistar non riescono a chiudere sulle contrattaccanti. Anzi, vanno in tilt perché non sanno più cosa fare per salvare la propria capitana.

Ai meno 11 finisce il lavoro di una encomiabile Persico. Lippert cede qualche metro dopo sotto l’incedere di una scatenata Longo. Che mangia secondi davanti a Van Anrooij e ne guadagna dietro su Reusser, nel frattempo rimasta isolata e in balia degli attacchi delle altre. Infatti Gigante rompe gli indugi dimostrando che in salita fa un altro sport rispetto a tutte. La australiana della AG Insurance Soudal riprende e supera Longo Borghini che intanto aveva raggiunto e staccato Van Anrooij. Gigante bissa il successo di Pianezze e Longo Borghini firma l’impresa sfilando la maglia rosa a Reusser, che chiude quarta. L’emozione di pubblico e atlete si avverte sulla pelle e forse tutti noi restiamo appassionati al ciclismo per giornate così.

Capolavoro tattico

Quello messo in atto da Persico e Longo Borghini è un’opera d’arte di tattica e coraggio con pochi eguali. Lo diciamo senza fare polemica e sapendo magari di trovare pareri contrari: se un capolavoro simile lo avesse realizzato un uomo probabilmente avremmo titoloni e se ne parlerebbe per tanto tempo. Invece il ciclismo in generale dovrebbe rendere maggior merito alle donne che compiono azioni del genere. Stravolgere il Giro in questo modo è una cosa che poteva fare solo una con la tempra di Longo Borghini.

«Ho fatto casino come sempre – racconta Elisa con addosso la maglia rosa, mentre fuori dal tendone la attendono la mamma Giudina e il nipote Cristian che domani compie 11 anni – non era una mossa pianificata, perché l’idea iniziale era di stare sulle ruote e fare un attacco secco a tre chilometri dalla fine. Però ci siamo trovate davanti alla fine della discesa e così ho detto a Silvia di tirare forte per iniziare l’ultima salita con un ventina di secondi di vantaggio».

Grazie alle compagne

Longo Borghini parla in autonomia come sempre, non c’è bisogno di imbeccarla più di tanto per ripensare a ciò che ha appena fatto.

«Devo questa giornata – confessa con grande emozione – alle mie compagne, perché abbiamo costruito questo Giro e questa sinergia di squadra con mesi e mesi di preparazione, di ritiri e di giornate storte su e giù per le Dolomiti. A volte abbiamo sognato e a volte ci siamo scoraggiate, ma non abbiamo mai mollato per l’obiettivo che avevamo in testa. Oggi lo abbiamo raggiunto. Domani a Imola sarà un’ultima tappa molto dura. Dobbiamo tenere la maglia rosa, sappiamo dove siamo, terremo i piedi ben saldi e cercheremo di difenderci col cuore».

Dopo aver visto sfilarsi Persico, Longo Borghini ha affrontato il Nerone a testa bassa e con tutto il cuore possibile
Dopo aver visto sfilarsi Persico, Longo Borghini ha affrontato il Nerone a testa bassa e con tutto il cuore possibile

Forza mentale

La differenza in bici la fanno le gambe, ma anche la testa con le proprie motivazioni. Stamattina avevamo visto una Longo Borghini serena, che compariva nel video alle spalle di Persico mentre la bergamasca era intervistata. Oppure il saluto e il sorriso che ci ha fatto dieci metri dopo la partenza.

«Oggi nella mia testa – prosegue – c’era l’intenzione di staccarle tutte. Sapevo che solo Gigante poteva venire a prendermi. Mi sono anche un po’ arrabbiata quando mi ha passato, ma non potevo farci nulla. Lei è stata molto più forte. Le faccio i miei più sinceri complimenti perché ha dimostrato di essere la scalatrice più forte in questo momento.

«Negli ultimi 4 chilometri mi sono concentrata solo su quello che avevo davanti. E poi, ripeto, continuavo a pensare che dovevo farlo per le mie compagne. Perché anche oggi hanno fatto avanti e indietro all’ammiraglia per portarmi da bere. Oppure a quanto hanno tirato ieri in una tappa che non è andata come volevamo o ancora alla tappa dei ventagli di Monselice».

Reusser in lacrime dopo aver perso la maglia rosa. Cerca di consolarla “Sebas” Unzue, manager Movistar
Reusser in lacrime dopo aver perso la maglia rosa. Cerca di consolarla “Sebas” Unzue, manager Movistar

Essere Longo Borghini

Indipendentemente da tutto, questa settima tappa del Giro Women ha toccato le corde di tutti e tutte. Reusser appena tagliata la linea d’arrivo si è seduta stravolta sotto il palco delle premiazioni, sfogando fatica e frustrazione in un pianto tanto nervoso quanto liberatorio, ricevendo l’affetto di colleghe, staff e pubblico. La svizzera della Movistar poteva cedere solo ad una persona come Longo Borghini.

«C’è gente – ci risponde Elisa – che dice che tutto parte con i sogni, mentre per me i sogni sono stupidate. Bisogna avere gambe, cervello, testa dura come marmo e crederci sempre, oltre ad una buona preparazione alle spalle. Altrimenti non si va da nessuna parte. Poi ci sono volte in cui devi seguire ciò che ti dice l’istinto, come oggi».

Ieri Reusser aveva detto di non aver contrattaccato Longo Borghini perché la radio non funzionava e non voleva chiudere sulla compagna Lippert. E se invece la ex maglia rosa stesse bluffando, coprendo una condizione in calo ed Elisa se ne fosse accorta? «Onestamente non lo so – risponde – però penso che Marlen sia un corridore di grande classe oltre ad essere una persona molto intelligente. Credo abbia fatto solo una mossa giusta, come avrei fatto anch’io».

«Vi ringrazio per tutta la considerazione che mi riservate – dice facendo riferimento alla visibilità che dovrebbe avere dopo oggi – ma non so mai cosa rispondere. Io provo grande stima nei confronti dei colleghi maschi e spero che loro provino la stessa stima per me. Sì, forse mi avrebbero dato più spazio se fossi un uomo, ma io sono Elisa Longo Borghini, donna e contenta di esserlo».

Sdrammatizzazione

Tutta l’essenza della 33enne di Ornavasso esce quando chiudiamo la conferenza. Ci ha fatto emozionare, ma se la conosciamo un po’ sappiamo anche che durante la scalata finale abbia fatto pensieri ironici. E ci ride sopra riavvolgendo il nastro della tappa.

«A 4 chilometri dal traguardo – chiude Longo Borghini – quando ero nel massimo sforzo, ho pensato che se mi avessero fatto il test del lattato, tanto caro a Slongo (sorride, ndr), la macchinetta sarebbe esplosa. Penso anche ai paesi attraversati: Piano, Pianello. Cioè, mi stavate prendendo in giro? Ma oggi vorrei ringraziare soprattutto quel tifoso che in salita mi ha urlato “Vai Elisona”. Sono letteralmente scoppiata a ridere».

Come si fa a non tifare per una come Longo Borghini, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Intanto oggi si inventata l’impresa al Giro e domani a Imola correrà per confermarla. Il suo vantaggio su Marlen Reusser è ora di 22 secondi.

Castelli e il Giro Women: tecnologia e passione vestono rosa

02.07.2025
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L’iconico marchio dello scorpione si riconferma anche quest’anno fornitore ufficiale delle maglie per le leader di classifica della Corsa Rosa, un sodalizio che unisce l’eccellenza del Made in Italy alla crescente spettacolarità del ciclismo femminile internazionale. Nel mondo del ciclismo professionistico, poche partnership sono così cariche di significato come quella tra un Grande Giro e il brand che ne veste i leader. Per il prossimo Giro d’Italia Women, Castelli riafferma così il proprio ruolo di prestigio in qualità di fornitore ufficiale delle maglie di classifica. Una collaborazione che va ben oltre la semplice sponsorizzazione, rappresentando un impegno tangibile verso l’evoluzione e la valorizzazione del movimento ciclistico femminile.

Vedere le atlete più forti del pianeta contendersi i simboli del primato – la leggendaria Maglia Rosa, la Maglia Ciclamino, la Maglia Azzurra e la Maglia Bianca – indossando capi performanti e tecnologicamente avanzati è motivo di profondo orgoglio per il marchio italiano. Questa sinergia tra Castelli e il Giro d’Italia Women è la celebrazione dell’alta performance, della determinazione e della passione che definiscono questo sport.

Il Giro d’Italia Women partirà il prossimo 5 luglio da Bergamo per terminare il 13 luglio a Imola
Il Giro d’Italia Women partirà il prossimo 5 luglio da Bergamo per terminare il 13 luglio a Imola

Ingegneria tessile al servizio della performance

Ogni maglia che le leader indosseranno sarà un vero e proprio concentrato di tecnologia e innovazione, frutto di un meticoloso processo di ricerca e sviluppo condotto in stretta collaborazione con le atlete professioniste. Non si tratta di semplici indumenti, ma di veri e propri strumenti progettati per massimizzare la performance in condizioni di gara estreme. Tessuti come il ProSecco Air Donna e lo Strada Micromesh garantiranno una traspirabilità e una gestione del sudore eccezionali, mantenendo le atlete asciutte e a una temperatura corporea ideale.

La vestibilità è un altro elemento chiave. Il taglio anatomico, studiato sulla fisionomia femminile in posizione aerodinamica, e le maniche con taglio al vivo, assicurano un “fit” impeccabile, riducendo la resistenza all’aria e garantendo piena libertà di movimento. Dettagli come la zip YKK Vislon, scorrevole e resistente, e le tre tasche posteriori rinforzate, dimostrano un’attenzione quasi maniacale al dettaglio, finalizzata a offrire la migliore esperienza possibile a chi pedala per superare i propri limiti.

Castelli nel 2025 ha vestito tutte e tre i Giri d’Italia organizzati da RCS (professionisti, under 23 e donne)
Castelli nel 2025 ha vestito tutte e tre i Giri d’Italia organizzati da RCS (professionisti, under 23 e donne)

Un sogno che si veste di colore

Indossare una maglia di leader al Giro d’Italia Women è un’emozione indescrivibile, il culmine di anni di sacrifici e allenamenti. La Maglia Rosa, in particolare, è un’icona globale del ciclismo, un simbolo di tenacia e trionfo il cui colore, ispirato alle pagine de “La Gazzetta dello Sport”, ha scritto capitoli indelebili nella storia di questo sport. Fornire questi simboli del primato significa per Castelli vestire i sogni delle atlete e condividerne la gloria

«Essere al fianco del Giro d’Italia Women come sponsor – ha dichiarato Steve Smith, brand manager di Castelli – è per noi molto più che una partnership: è un impegno concreto verso il presente e il futuro del ciclismo femminile. Questa visione si traduce in un supporto costante alla crescita del movimento, con l’obiettivo di ispirare le nuove generazioni. Quello che vogliamo è continuare a garantire la migliore esperienza possibile a chi ogni giorno pedala per superare i propri limiti e, allo stesso tempo, ci impegniamo a far crescere il ciclismo femminile, perché sogniamo un futuro in cui ogni bambina possa immaginarsi ciclista e desiderare fin da piccola di indossare Castelli».

La partnership tra Castelli e il Giro d’Italia Women è in definitiva una fusione di valori: l’innovazione e l’eccellenza del Made in Italy si intrecciano con la determinazione e la passione delle atlete in gara, dando vita a uno spettacolo sportivo che promette emozioni e ispirando il futuro del ciclismo.

Castelli

Chi accompagna la maglia rosa all’aeroporto? Una storia del Giro

08.06.2025
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Non capita spesso, anzi non capita quasi mai. Per questo quando a Valerio Bianco e Jean Francois Quenet, due ragazzi dell’ufficio stampa del Giro d’Italia, è arrivata la singolare richiesta, non ci hanno pensato e hanno subito accettato. Erano a Sestriere, alle prese con l’ultimo comunicato di tappa. Il Giro d’Italia, dato ormai per consegnato fra le giovani mani di Del Toro, era stato appena ribaltato dall’attacco di Simon Yates. Sul colle torinese si stava abbattendo un temporale estivo molto violento, quando Luca Papini, event manager del Giro, si è reso conto che i pullman per l’aeroporto di Torino dovevano partire e la nuova maglia rosa non avrebbe fatto in tempo a salirci.

Missione compiuta: a distanza di 7 anni, Yates si riprende la maglia rosa attaccando sul Colle delle Finestre
Missione compiuta: a distanza di 7 anni, Yates si riprende la maglia rosa attaccando sul Colle delle Finestre

Il pullman deve partire

Fatta l’ultima tappa di montagna, il Giro d’Italia aveva previsto che dopo le docce in un hotel, dei pullman trasportassero gli atleti all’aeroporto di Caselle, dando così modo ai mezzi delle squadre di partire dopo il via da Verres e arrivare in tempo per accogliergli a Roma. Sta di fatto che fra premiazione, conferenza stampa, zona mista e antidoping, Yates non avrebbe fatto in tempo e così Papini ha chiamato l’ufficio stampa e ha chiesto se potessero accompagnare la maglia rosa all’aeroporto. L’operazione è nata così ed è scattata che ancora Valerio Bianco doveva ultimare il lavoro. Perciò Quenet si è messo alla guida, Bianco sul sedile del passeggero scriveva e alle loro spalle Yates e il dottore della Visma-Lease a Bike hanno approfittato del passaggio.

«Anche noi saremmo andati a Roma in aereo – ricostruisce Valerio Bianco – ma eravamo prenotati sul terzo volo, mentre Simon aveva quello delle 21,15. E siccome siamo partiti alle 18, c’era da correre, anche se Google Maps diceva che saremmo arrivati in tempo. Yates là dietro era totalmente frastornato, non aveva ancora capito cosa stesse succedendo. Maneggiava il telefono, rispondeva, era ancora commosso come durante la conferenza stampa…».

Nascosto alle interviste

Schegge di memoria durante la discesa da Sestriere, lavorando al computer e di tanto in tanto buttando lo sguardo dietro verso quell’ospite così speciale. Sul Colle delle Finestre, il britannico si era da poco ripreso la vittoria che sette anni prima Froome gli aveva portato via con un attacco storico, al pari di quello messo in atto da lui.

«Mentre lo ascoltavo – prosegue Valerio Bianco – mi sono reso conto di come fossero cambiate le cose. Al mattino il nostro compito è chiamare i corridori e portarli nella zona mista, quando qualche giornalista chiede di parlare con loro. Con lui è stato piuttosto complicato, perché si nascondeva alle interviste. Ma da dopo la maglia rosa, è diventato la persona più disponibile del mondo, davvero molto simpatico. Anche quando il lunedì dopo il Giro siamo andati a inaugurare il murales sulla metro di Roma, è parso super disponibile. Ha dedicato del tempo ai media del Vaticano e così quando a un certo punto gli ho chiesto di fare un selfie perché la mia ragazza non credeva che fossimo con lui, si è prestato senza esitazione».

Valerio Bianco e un selfie con Yates da far vedere alla compagna
Valerio Bianco e un selfie con Yates da far vedere alla compagna

Simon, ho perso l’aereo

E’ stato come se per certi istanti, Yates stesse riavvolgendo il nastro della memoria, mentre l’auto superava gruppi di cicloturisti resi fradici dalla pioggia inaspettata. Scambiava poche parole con il dottore, ma senza particolari riferimenti ad aspetti tecnici.

«Gli ho sentito dire una frase – ricorda Valerio Bianco – che si sposa con quello che ha raccontato nella conferenza stampa, sul suo rapporto con il Giro d’Italia. A un certo punto ha detto: “Dopo questo, potrei anche smettere!”. Ha sospirato ricordando la maglia rosa sfumata sette anni fa sul Finestre. Ma il siparietto più carino c’è stato quando lo ha chiamato la sua compagna. La aspettava a Roma per l’indomani, invece lei con tutto il candore possibile gli ha detto che per seguire la tappa, non era uscita in tempo e aveva perso il volo. La reazione di Yates? Ha sollevato gli occhi al cielo. Io stavo lavorando, ho capito cosa fosse successo, mi sono voltato e lui aveva gli occhi al cielo. Ma anche in questo, per tutto il tempo mi è parso di parlare con un bambino felice, che aveva la testa fra le nuvole».

Il viaggio in rosa di Ulissi, tornato per un giorno bambino

20.05.2025
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«Ma vi dico – fa Ulissi con la solita arguzia – da una parte mi hanno fatto prendere la maglia rosa nel giorno sbagliato. Dall’altra però devo dire che è stato il giorno giusto, perché arrivavo in Toscana. Quindi da una parte bene e da quell’altra un po’ meno, no? Però è stata veramente una bella emozione e del tutto inaspettata. Ero lì che pensavo alla tappa, poi è arrivata l’opportunità…».

Il Giro d’Italia va veloce e a volte rischia di scrollarsi di dosso con troppa fretta dei pezzi importanti di vita. La maglia rosa di Diego Ulissi, come quella di De Marchi quattro anni fa, è un frammento che sarebbe un peccato lasciar scivolare troppo indietro. Era il sogno del ragazzino passato professionista sedici anni fa e si è avverato quasi per caso in un giorno di primavera sulle strade marchigiane di Castelraimondo, dopo 113 chilometri di fuga. E’ durato poco: la tappa di Siena ha spostato le inquadrature altrove, ma i ricordi restano. Diego racconta, noi prendiamo appunti.

Forse qualche volta ci eri arrivato vicino…

Nel 2016 c’ero arrivato a 20 secondi. Il Giro era partito con la crono di Apeldoorn in Olanda e quando siamo arrivati a Praia a Mare, vinsi la tappa e mi ritrovai terzo a 20 secondi da Dumoulin. Ma quando l’ho avuta, quando mi è arrivata, è stata una bella emozione. Sono cresciuto guardando il Giro d’Italia. I ricordi delle prime gare che vedevo sin da piccolissimo coi miei nonni e il resto della famiglia sono del Giro di Italia. Quindi ritrovarsi a vestire il simbolo del primato è stato qualcosa di molto forte.

Come è stato vestirsi la mattina per la tappa?

Mi guardavo allo specchio, con il mio body rosa e anche il casco. Cercavo di essere impeccabile, ma sapevo che l’avrei indossato solo quel giorno. Perché potessi tenerla, doveva venire una tappa di studio, che nel ciclismo attuale è impossibile. Sapevo che si sarebbero fatti la guerra. Il problema grosso è che avevo speso tantissimo il giorno prima, mi sentivo stanco…

E’ vero che la gente riconosce di più la maglia rosa? Ti chiamavano più del solito durante la tappa?

E’ davvero così e forse per il fatto che si entrava in Toscana, ho sentito un grande affetto da parte delle persone. Però l’emozione più grande l’ho avuta quando me l’hanno consegnata sul podio.

A Siena hai riconosciuto i tuoi tifosi?

Sì, c’era tanta gente che conoscevo. Tifosi partiti da Donoratico e dalle mie zone. In Toscana ho dato i primissimi colpi di pedale, è la mia terra, ci sono cresciuto.

Van Aert ha trovato ad accoglierlo sua moglie e i figli: Arianna era a Siena?

No, volete ridere? Arianna era venuta al Giro, ma è ripartita il giorno prima. Ha fatto in tempo a vedere che avevo preso la maglia rosa, ma quando l’ho chiamata appena arrivato sul bus, era già in viaggio. Diciamo che non era previsto.

In effetti ci hanno raccontato del silenzio in attesa che arrivasse il gruppo…

Prima di tutto non mi ricordavo esattamente il ritardo che avevo dalla maglia rosa Roglic, quindi non sapevo bene quale fosse il limite del gruppo. Per questo mi sono affidato ai ragazzi che ti devono portare sul palco e guardavo loro. Erano lì e aspettavano che arrivasse la conferma via radio, poi mi hanno fatto una specie di countdown. E quando ho visto che il tempo era scaduto e il gruppo ancora non arrivava, ho capito di aver preso la maglia rosa ed è stato bello.

In Piazza del Campo, 42° a 5’10” assieme a Fortunato, il saluto di Ulissi al pubblico e alla rosa
In Piazza del Campo, 42° a 5’10” assieme a Fortunato, il saluto di Ulissi al pubblico e alla rosa
Vuoi dire che sei a posto e il tuo Giro potrebbe finire qui?

No, neanche un po’, mi conoscete. Sapete che quando parto, soprattutto in una gara importante come il Giro d’Italia, io punto a vincere. L’altro giorno ero in fuga per cercare la vittoria di tappa, per cui adesso l’obiettivo mio e di tutta la squadra è cercare l’occasione giusta per giocarsela. Sono immensamente felice dell’obiettivo raggiunto, di aver vestito la maglia rosa. Però, insomma, ci sono ancora tanti giorni davanti. Le gambe ci sono, quindi bisogna provarci.

Del Toro in rosa: una maglia storica, che fa discutere

19.05.2025
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SIENA – Juan Ayuso non si ferma dopo l’arrivo. Tira dritto e se ne va. La sua bici da crono, che lo attendeva per il defaticamento nel retro del palco, perché forse già pregustava la maglia rosa, non la userà mai. La maglia rosa è finita sulle spalle del compagno di squadra, Isaac Del Toro, che adesso è il nuovo leader del Giro d’Italia proprio davanti a lui.

Se ieri abbiamo assistito al grande ritorno di Wout Van Aert, è anche vero che bisogna parlare del messicano e della tattica della UAE Emirates. E’ fuori dubbio che almeno qualche incomprensione ci sia stata. Se poi sia stata più o meno involontaria, si vedrà strada facendo. Ma è un fatto che mentre uno davanti era in fuga, l’altro dietro tirava. Ed i soggetti in questione avevano la stessa maglia.

Del Toro e la Ineos hanno dato il maggior impulso all’attacco dopo la caduta di Turner, Roglic e Pidcock
Del Toro e la Ineos hanno dato il maggior impulso all’attacco dopo la caduta di Turner, Roglic e Pidcock

Una rosa storica

Bisogna però andare con ordine e rendere comunque omaggio alla nuova maglia rosa, appunto Del Toro. Una maglia rosa affatto banale. Questo, ragazzi, è un campione con la C maiuscola. Ha vinto l’Avenir, ha mostrato doti enormi in salita. Va forte a crono, guida bene la bici. E soprattutto è un classe 2003!

«Indossare questa maglia è qualcosa di incredibile – racconta Del Toro – la maglia rosa la sogni da bambino quando inizi a pedalare. Non ci avrei mai creduto».

Isaac appare frastornato. Le domande insistenti sulla tattica adottata dalla sua squadra lo spiazzano. Sembra una gioia col freno a mano tirato. Come di chi sa di averla fatta grossa? Per rispondere a questo punto di domanda bisognava essere delle mosche in casa UAE ieri sera.

E ora cosa cambia per Del Toro e la UAE? E’ normale porsi certi quesiti. «Io leader? No – smentisce Del Toro – i capitani sono Adam Yates e Ayuso. Io sto bene, ma loro sono più forti. Io ho sfruttato una situazione di corsa. Ero davanti nel momento della caduta e non mi sono reso conto. Quando mi sono ritrovato davanti, all’inizio ho pensato che quello in maglia bianca fosse Ayuso, invece era Bernal. E infatti poi non ho più tirato. Poi la squadra mi ha detto di restare lì, proprio perché Bernal poteva essere pericoloso, e ho continuato. Era troppo rischioso fermarsi. Sapevo poi che dietro c’erano dei compagni».

«Sono pronto ad aiutare i capitani – ripete Del Toro – ho molto rispetto per loro. Intanto sono qui davanti, ma loro sono più bravi. Però non posso neanche fermarmi o non avere fiducia in me stesso. Voglio credere in me stesso, perché sono l’unico che può. Se non lo faccio io, chi lo fa?».

Auyso ha cercato collaborazione, ma non tutti hanno tirato come ci si poteva immaginare per chiudere su Bernal o incrementare su Roglic
Auyso ha cercato collaborazione, ma non tutti hanno tirato come ci si poteva immaginare per chiudere su Bernal o incrementare su Roglic

Tattica contraddittoria

La squadra gli avrà anche detto di restare lì, e ci sta, visto che dietro con Ayuso c’erano anche Arrieta (per un po’), McNulty e Adam Yates. Solo che lo spagnolo continuava a dannarsi l’anima e per lunghi tratti il messicano davanti accelerava forte. Faceva la selezione.

Poi a un tratto ha smesso di tirare, ma dietro Ayuso continuava a scalpitare e non sempre trovava l’appoggio dei compagni: chi si staccava, chi restava in coda (vedi Yates), chi era palesemente ferito ma non mollava (vedi McNulty).

Sono andati a singhiozzo. A volte spingeva Ayuso. A volte McNulty. E solo nel finale si è visto timidamente Yates. Insomma, la UAE Emirates ha dominato, ma non ha corso alla perfezione come spesso accade.

E poi una frase di Del Toro ci ha fatto riflettere. In conferenza stampa gli è stato chiesto cosa si fossero detti con Van Aert quando erano rimasti in due. Lui aveva attaccato e il belga l’aveva seguito.

«A Wout – spiega Del Toro – ho chiesto di tirare, ma mi ha detto che non poteva perché dietro aveva il suo leader, Simon Yates». La domanda è legittima: e allora tu perché hai tirato? Non avevi forse dietro il tuo, anzi, i tuoi leader? Un bell’enigma. Bisogna vedere cosa diceva la squadra.

Anche Del Toro guarda indietro. In fuga con Van Aert, il messicano (a suo dire) cerca collaborazione
Anche Del Toro guarda indietro. In fuga con Van Aert, il messicano (a suo dire) cerca collaborazione

Più Isaac che Juan?

E poi ci sono le scene, i movimenti dal vivo da valutare. Quel che si osserva nei giorni di gara nella zona dei bus, la villaggio, nel dopo arrivo… Quando Del Toro è arrivato ha festeggiato, ma senza esagerare. Ci sta anche che fosse stanco e, da campione qual è, fosse dispiaciuto per aver perso la tappa.

Ma poi vedi McNulty sorridere per la maglia rosa. Adam Yates quasi euforico. E Ayuso, appunto, che non c’è.

E qui ecco subito i mormorii tra giornalisti e addetti ai lavori. Con la mente che torna al caso del Galibier all’ultimo Tour de France, quando Ayuso non tirò a dovere per Pogacar e Almeida e Yates non ne furono felici.

Ieri prima del via Ayuso era seduto sul bus a parlare con la sua compagna. Nulla di che, sono congetture, ma perché non era con gli altri sul bus? Ayuso è ambizioso. E’ forte, è un cannibale quando può, e questo Giro potrà ancora farlo suo. Ma deve in qualche modo attaccare il compagno o sedersi sulla riva del fiume ad aspettare che succeda qualcosa.

Ayuso ha tagliato il traguardo in settima posizione. Ora nelle generale è secondo a 1’13” da Del Toro
Ayuso ha tagliato il traguardo in settima posizione. Ora nelle generale è secondo a 1’13” da Del Toro

Due punte

Sereno era anche Filippo Baroncini. Col “Baro” abbiamo scambiato giusto una battuta fugace. «Una bella giornata per noi. Adesso ne abbiamo due davanti. Sono contento per Isaac». Baroncini era uno dei più freschi all’arrivo e il motivo è presto detto.

«Mi sono ritrovato nel drappello con Roglic e chiaramente non ho tirato mai. Avevo il compito di stare lì, vedere cosa succedeva e riferire i suoi movimenti al team».

Matxin, manager e tecnico della UAE, esperto qual è, sfrutta a suo favore la situazione. «Adesso ne abbiamo due davanti, per gli altri sarà più complicato attaccarci. Non c’è nessun problema. Isaac si è ritrovato davanti ed era giusto che continuasse a stare lì», sono le parole che ha detto alla Rai.

Non tutti hanno preso bene questo modo di correre. Persino la stampa spagnola si chiede se Ayuso abbia il nemico in casa. Come sempre sarà la strada a dare il verdetto, e la strada dice che già domani ne vedremo ancora delle belle. La crono di Pisa sarà senza esclusione di colpi.

«Per me sarà difficile – ha concluso Del Toro – Juan è più bravo di me a crono. E poi si tratterà della prova contro il tempo più lunga che ho mai fatto».

Plapp vince, Ulissi bacia la rosa. Emozioni a non finire

17.05.2025
7 min
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CASTELRAIMONDO – Continuava a voltarsi indietro. Silenzioso. Uno sguardo al cronometro, un sorso della bevanda per il recupero, un altro sguardo al cronometro. Silenzio. «Quanto avevo di distacco, ditemelo». Ancora silenzio. Poi un urlo… Forte, di gioia. Diego Ulissi è la nuova maglia rosa del Giro d’Italia.

La tappa va a Luke Plapp, cronoman che, appena rimasto da solo, si è capito subito che non lo avrebbero più ripreso. Secondo Andrea Vendrame, uno dei protagonisti della fuga, Plapp è stato bravissimo: «Si vedeva nettamente che era quello che ne aveva di più. E’ andato forte, forte per davvero. Io ci ho provato. Ho dato una mano a Fortunato, che è un grande amico, per i punti della maglia. Spero mi ricambierà».

Plapp, De Marchi, il destino…

Certo, la maglia rosa sulle spalle di un italiano mancava da quattro Giri e quasi 90 tappe. L’ultimo a portarla è stato Alessandro De Marchi, compagno di squadra proprio di Plapp alla Jayco-AlUla. Magari con la sua azione l’australiano ha costretto gli altri a tirare forte e ha aiutato, indirettamente, Ulissi a prenderla. Chissà. Ci piace pensare che ci sia un piccolo zampino anche di De Marchi, che qui al Giro non c’è: tagliato fuori dalla squadra all’ultimo minuto.

«Questa mattina – racconta Plapp – l’obiettivo era andare in fuga e pensavo potesse essere una tappa perfetta per me. Dopo la caduta nella crono di Tirana ho faticato un po’, mi fa ancora male il polso, ma la squadra ha sempre creduto in me. Nel finale ho avuto crampi alla gamba sinistra ma ho deciso di spingere. Questa vittoria la voglio dedicare a tutti. Per me è importante vincere con questo team: volevo portare in giro la cultura australiana nel mondo. Era il team che desideravo sin da bambino».

«De Marchi? E’ stato con noi l’anno scorso qui al Giro ed è stato bello viverlo con lui. E’ un corridore di grande esperienza. Ho saputo che non avrebbe fatto il Giro quando lo avete saputo voi. Che dire? Avrà la possibilità di essere al Tour o alla Vuelta. Spero di tornare a correre presto con lui».

Luke Plapp si prende Castelraimondo dopo un assolo di 45 km
Luke Plapp si prende Castelraimondo dopo un assolo di 45 km

E’ festa XDS

La festa esplode nel clan della XDS-Astana. Sappiamo le difficoltà che stanno attraversando: i punteggi, la rivoluzione in corso all’interno del team. E questa maglia rosa è un premio per tutti.
E’ stato bellissimo, per esempio, vedere come Lorenzo Fortunato, appena arrivato al traguardo, sia subito andato da Ulissi per chiedergli se l’avesse presa.

Un grande abbraccio glielo ha dato anche Fausto Masnada. «E’ stata una tappa molto difficile – racconta Masnada con un sorriso largo – Strano a dirsi, ma questa mattina sul bus, durante la riunione, avevamo deciso che Fortunato e Ulissi dovevano entrare nella fuga e tutti abbiamo lavorato perché ci riuscissero. E credetemi, non è stato affatto facile, perché per due ore siamo andati a velocità folli. Però una volta entrati nella fuga abbiamo capito che poteva essere la loro, la nostra, giornata».

«Dietro non si capiva bene cosa volesse fare la Red Bull-Bora, se tenere la maglia o no. Anche perché essendo una fuga composta da corridori molto forti, era difficile da controllare. Alla fine però possiamo dire che questa sera si festeggerà la maglia rosa… Quando ho saputo che l’aveva presa? Proprio sull’arrivo, a cento metri per la precisione. Io passo e lo speaker annuncia la maglia di Diego!».

Ulissi in rosa

Finalmente Diego Ulissi arriva in conferenza stampa. E’ davvero sereno, soddisfatto, orgoglioso… e anche un filo emozionato. Con la XDS-Astana è venuto per fare “casino”, per provarci come ha sempre fatto. Perché otto tappe al Giro non le vinci così, specie se non sei uno sprinter… con tutto il rispetto per i velocisti.

«Oggi – inizia a raccontare Ulissi, riallacciandosi senza saperlo alle parole di Masnada – poteva essere proprio il giorno giusto per fare qualcosa di buono. Tutti i compagni hanno fatto un grande lavoro per far sì che io e Lorenzo fossimo presenti nella fuga. Riguardo alla tappa bisogna solo dire che Plapp è stato superiore. Ma io sono contento di come sono andato. Il percorso era esigente e sono rimasto con i migliori. Francamente non avevo idea dei vantaggi, la radio non funzionava bene e mi dicevano di andare a tutta. Sapevo che stavo lottando sui secondi. Poi – e Ulissi sorride – la gente a bordo strada ha iniziato a urlarmi che mi stavo giocando la maglia. E’ stato incredibile».

Ma cosa vuol dire la maglia rosa per un corridore, specie per un italiano? Tanto, forse tutto. «Forse la radio non funzionava bene davvero. E sì, sono esperto, ma credo che alla fine non mi dicessero più i distacchi per non destabilizzarmi, per non deconcentrarmi. Magari inizi a farti dei pensieri… Non so, ma credo sia stata la scelta giusta da parte dell’ammiraglia».

«Non sono uno che si fa prendere dai sentimenti spesso, però quando ho visto la maglia rosa con la scritta XDS-Astana mi sono emozionato. A 36 anni ripercorri tutta la tua carriera. Mi sono levato belle soddisfazioni. Ho superato momenti difficili. Ho pensato alla mia famiglia. In questi 16 anni ho costruito una bellissima famiglia con tre bambine. E ancora i miei genitori, i miei nonni, tutti i sacrifici che hanno fatto fin da quando ero piccolino, per portarmi alle corse… Sì, mi sono emozionato pensando a loro».

L’incontro fugace nel dietro le quinte. Un cinque, un sorriso e una bottigliona!
L’incontro fugace neldietro le quinte. Un cinque, un sorriso e una bottigliona!

Tante gioie e un sassolino

Questa maglia rosa è un premio alla carriera, dunque. Ulissi mancava al Giro d’Italia da due anni. La UAE Team Emirates non lo aveva convocato nel 2024: altre tattiche, altri obiettivi. Conquistarla a 36 anni non è cosa da poco, specie in questo ciclismo sempre più estremo, in cui l’età dei vincenti si è decisamente abbassata.

«Con l’età non è facile rimanere a grandi livelli – spiega il toscano – ma ho grandi motivazioni. Ho anche cambiato squadra per questo: per cercare di vivere giornate come questa. In UAE in questi anni hanno fatto altre scelte, come mandarmi in Ungheria a caccia di punti in concomitanza della corsa rosa, ma credo che dopo tanti anni in quel gruppo, praticamente tutti quelli della mia carriera, e con quello che avevo fatto, correre e vincere un Giro d’Italia al fianco di Tadej me lo sarei meritato. E l’anno scorso per me è stata una stagione importante, nel senso che non sono andato piano. Ho fatto moltissimi punti e ho chiuso tra i primi venti al mondo».

La conferenza termina ed Ulissi si alza e se ne va. Altre procedure post arrivo lo attendono. A un certo punto spunta da dietro una transenna. Lui in rosa, l’addetto stampa Yuri Belezeko con una bottiglia di spumante…

«Domani? Con la maglia rosa sulle spalle bisogna dare tutto. Certo, sarà una tappa particolare e complicata e servirà anche un po’ di fortuna. Ma lotterò. E poi arrivare in Toscana in rosa… Intanto penso a dormire bene stanotte!». Cosa che forse non sarà così facile… per fortuna.

BKOOL Giro d’Italia Virtual: pedala da casa e vinci la Maglia Rosa!

18.04.2025
3 min
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Il conto alla rovescia per il Giro d’Italia 2025 è ufficialmente iniziato, e quale modo migliore per entrare nello spirito della corsa se non partecipare alla Parte 3 del Giro d’Italia Virtual 2024? L’ultima fase di questa esperienza digitale è finalmente online offrendo l’occasione perfetta per allenarsi, divertirsi e vivere la magia della Corsa Rosa… direttamente dalla propria casa!

Da oggi sarà possibile iniziare a completare le cinque tappe finali del Giro Virtual 2024, un percorso virtuale che vi farà pedalare attraverso alcuni dei tratti più iconici e spettacolari della storia del Giro d’Italia. Grazie alla innovativa piattaforma interattiva BKOOL, si potrà vivere un’esperienza 100% immersiva che unisce video HD reali e grafica 3D iper realistica, per sentirsi davvero protagonisti della gara senza mai dover uscire di casa.

Inoltre, ciascun utente potrà decidere come affrontare la propria sfida. Come? Scegliendo l’ordine delle tappe, ripetendole quante volte si voglia e gareggiando contro i propri tempi migliori oppure con quelli della community.

«Che tu sia un ciclista esperto o un semplice appassionato alle prime armi dichiarano dalla sede spagnola di BKOOL – il Giro Virtual è pensato per adattarsi al tuo livello e per offrirti un allenamento coinvolgente e motivante».

Completa le tappe e vinci la Maglia Rosa

Partecipare non è solo un’occasione per divertirsi: è anche un’opportunità unica per vincere un simbolo del ciclismo mondiale. Se si completeranno tutte e cinque le tappe entro il prossimo l’8 maggio, si potrà difatti accedere all’estrazione di una Maglia Rosa ufficiale del Giro d’Italia. Indossare la Maglia Rosa non significa solo essere un leader: significa portare con sé la storia, l’onore e l’eleganza di una delle gare più prestigiose del mondo. Un premio esclusivo che presto potrebbe aggiungersi al proprio guardaroba tecnico.

La Parte 3 del Giro d’Italia Virtual è molto più di un semplice allenamento indoor: è una vera e propria celebrazione del ciclismo, della tecnologia e della passione che accomuna migliaia di persone in tutto il mondo. 

E partecipare è semplicissimo. Basta accedere alla piattaforma ufficiale del Giro d’Italia Virtual 2024, scegliere la tappa da cui si vuol partire… ed iniziare a pedalare. Ogni tappa è una nuova occasione per mettersi alla prova, esplorare paesaggi unici e avvicinarsi sempre di più al fascino, alla storia, alla leggenda e al cuore del Giro d’Italia.

BKOOL

Finalmente il Giro di Elisa. All’Aquila il vero capolavoro

14.07.2024
6 min
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L’AQUILA – «Dai Giorgia, pronostico secco: chi vince il Giro Women?». «Elisa Longo Borghini, la squadra di Lotte non riuscirà a controllare la fuga ed Elisa nell’ultimo chilometro non si farà staccare neanche se dovesse rimetterci la vita».

È iniziata così la nostra ultima tappa. Questa mattina ai bus avevamo incontrato la diesse della Human Powered Health, appunto Giorgia Bronzini, come sempre ficcante e decisa. Il suo era stato un pronostico perentorio. E soprattutto giusto.

Alta tensione

Non poteva finire diversamente questo Giro d’Italia Women. Non si poteva perdere per un secondo. Forse per una sorta di contrappasso, forse di orgoglio o semplicemente per una questione fisica, le cose si sono invertite.

Ieri Lotte Kopecky sul Blockhaus ha fatto la scalatrice e oggi Elisa Longo Borghini ha fatto la finisseur. Da preda a predatrice.

Oggettivamente nessuno si aspettava una Kopecky tanto forte in salita. Non è il suo terreno e magari oggi ha pagato qualcosa in termini di brillantezza.

Anche il clan di Lotte non si aspettava di arrivare al via dell’ultima tappa con questa classifica. «È stata una sorpresa per noi, avevamo altri piani. E oggi abbiamo la nostra tattica», ci aveva detto Elena Cecchini, compagna dell’iridata.

Su carta le atlete della Sd Worx ieri erano arrivate nelle retrovie sfruttando al tutto il tempo massimo. Ed era lecito immaginarsele più fresche quest’oggi. E tutto sommato ci erano anche riuscite.

Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky
Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky

Orgoglio e gambe

Al contrario Elisa si è caricata di orgoglio. L’orgoglio della campionessa che non si dà per vinta e la sua frase di ieri: «Non è finita fin quando non è finita», è quanto mai calzante.

Eppure proprio ieri sera qualche dubbio le era venuto. Ed è normale: dove si batte un’atleta che vince le volate di gruppo, va forte sugli strappi e persino sulle grandi salite? Anche Jacopo Mosca, marito di Elisa, oggi sull’arrivo de L’Aquila, ammette che per la prima volta dall’inizio del Giro Women l’aveva sentita meno sicura.

«Però stamattina – ha detto il compagno e collega della Lidl-Trek – quando sono arrivato e l’ho vista scendere dal bus era già un’altra. Aveva un altro sguardo». Merito probabilmente anche della mental coach Elisabetta Borgia

Come Bugno

Elisa Longo Borghini vince dunque il Giro d’Italia Women e lo fa da padrona assoluta. In testa dalla prima all’ultima tappa, come Gianni Bugno nel 1990.

Ma non è stato tutto facile. «Nella tappa di Toano – racconta Elisa – ho sofferto moltissimo il caldo. Negli ultimi 300 metri avevo i brividi. Dopo l’arrivo volevo vomitare. E’ stata dura. Ma poi mi sono ripresa bene».

Elisa si è goduta l’abbraccio e l’urlo de L’Aquila. Il suo contrattacco a 300 metri ha letteralmente messo a sedere Lotte Kopecky, che infatti poi ha mollato e ha perso ben 20” su questo ennesimo arrivo duro.

I chilometri finali sono stati da batticuore. Un’attesa estenuante. Il gruppo delle big che va piano, Longo Borghini che attende l’affondo di Kopecky. Era anche una sfida di nervi.

«Stranamente – ha spiegato Elisa – mi sentivo molto tranquilla. Tutto quello che dovevo fare l’avevo fatto. Avevo lasciato le emozioni i pensieri fuori di me e la squadra mi aveva messo nelle migliori condizioni possibili. Io dovevo solo non perdere un secondo da Lotte. Solo a quello pensavo».

Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità
Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità

Lotte amara

«Perdere così è amaro – dice Kopecky – noi come squadra abbiamo corso benissimo. Fisher-Black ha dato il 200 per cento. Ma non capisco perché nel finale ci fossero squadre con due o tre atlete e non ne abbiano messa neanche una a tirare. In questo modo poi si sarebbero giocate la vittoria di tappa. Negli ultimi 10 chilometri mi sembrava di avere tutto il gruppo contro.

«Nel finale quando Elisa mi ha affiancato sapevo che era finita. Ovviamente volevo vincere il Giro, ma penso che quello che ho fatto ieri (sul Blockhaus, ndr) per me sia stata già una specie di vittoria».

Un affondo quello della piemontese che ha fatto crollare i nervi della belga. Jacopo Mosca però era fiducioso di un contrattacco di Elisa, forse perché conosce la determinazione della moglie meglio di chiunque altro.

L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini
L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini

La forza di Elisa

Una determinazione che viene da lontano. Certi momenti, come quello dopo l’aver vinto un Giro d’Italia, sono fatti anche per fermarsi un attimo e guardarsi indietro.

«Io auguro a tutte le bambine di avere un papà come il mio – racconta con un filo di commozione Elisa Longo Borghini – lui, e anche mio fratello, non mi hanno mai posto limiti. Mi hanno sempre aiutato, supportato, spronato. Mio papà, che mi ha messo in bici, mi diceva che sarei diventata forte e che avrei vinto tante corse. Io pensavo: “Ma cosa dice, sto solo andando in bici”. E invece… Bisogna crederci, crederci sempre».

Come quando nel 2018 dopo l’ennesima difficoltà Elisa stava per rimettere in discussione tante cose, tra cui il ciclismo stesso. Ma arrivò una telefonata.

«Era Luca Guercilena che mi diceva del progetto Trek-Segafredo che poi è divenuto Lidl-Trek. Se oggi sono qui, se indosso questa maglia – fa una pausa e si guarda la maglia rosa con passione – è anche grazie a lui. In tanti momenti difficili lui c’è stato. Ecco dunque, auguro a tutti di avere attorno le persone giuste».

Nostalgia della maglia rosa? Ci pensa Castelli…

12.06.2024
5 min
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Se non ce la fate a staccarvi dal rosa di Pogacar che fende folle di tifosi sul Monte Grappa, dal bianco di Tiberi, dallo sfrecciare ciclamino di Milan o dalla speranza azzurra indossata da Pellizzari (per gentile… concessione di Tadej), allora il catalogo Castelli è ciò di cui avete bisogno. Sono passate due settimane (16 giorni) dalla fine del Giro e ne mancano ancora due per il Tour, il modo migliore per caratterizzare l’estate in bicicletta è pescare nella collezione Castelli ispirata alla corsa rosa.

L’azienda di Fonzaso che ha vestito le maglie ufficiali ha inserito infatti nel proprio catalogo una serie di kit ispirati sì alle classifiche del Giro d’Italia 2024, ma anche alle località più iconiche che lo hanno caratterizzato. Per uomo e per donna. Per cui se oltre all’estetica del capo queste maglie risvegliano nell’appassionato il ricordo di quel giorno, averla indosso mentre si portano la bici, la fatica e i propri sogni in giro su altre strade può essere una bella cura contro la nostalgia.

Le maglie… vere

Allora proviamo a sfogliare insieme il catalogo, iniziando dalla #Giro 107 Race Jersey: quella vera. Viene proposta nei colori di classifica (rosa, ciclamino, bianca, azzurra), con l’aggiunta di un nero che ricorda il primato dell’ultimo di classifica. Un primato non ufficiale che quest’anno è spettato ad Alan Riou, francese di 27 anni della Arkea-B&B Hotels, che l’ha ottenuta con quasi sette minuti di svantaggio dal penultimo.

La maglia è confezionata con il tessuto Air_O Strecth per traspirabilità, comfort ed elasticità ed è progettata per ottenere la massima efficienza aerodinamica tra i 30 e i 55 km/h. Visto che si va incontro alla stagione calda, viene consigliato l’abbinamento con l’intimo Bolero SS. Il disegno delle spalle ha una costruzione ugualmente aerodinamica con il necessario orientamento del tessuto. Le maniche sono elasticizzate fino al gomito, con profili a taglio vivo. In vita una fascia elastica consente di mantenere la maglia in posizione e sostenere le tasche. La lampo proviene dalla gamma YKK® Vislon® e ha l’immancabile tiretto Amore Infinito. Il prezzo al pubblico è di 129,95 euro.

Le maglie iconiche

Oltre le maglie di classifica, che hanno le caratteristiche tecniche e di conseguenza i costi necessari ai professionisti, si passa alle maglie evocative e qui la scelta è davvero spettacolare. Una maglia in particolare che attira per il suo disegno e il nome e che, al pari di un Gronchi Rosa, andrà collezionata e mostrata con orgoglio: la maglia Stelvio. Già, perché il valico più alto non s’è fatto e forse per questo rimarrà a lungo nell’immaginario per il mistero di quel giorno.

Le altre maglie dunque. Quelle ispirate ai traguardi: Roma, Monte Grappa, Napoli, Grande Toro, Stelvio, Oropa, con una grafica che ricorda quella di Pantani del 1999 (che però era in rosa), ma senza le scritte degli sponsor. Costano 89,95 e mantengono le proprietà di una maglia da gara, sia pure con standard meno estremi.

Quindi tessuto elasticizzato Strada micromesh su fronte, retro e maniche per ottimizzare la vestibilità e la gestione dell’umidità. Fondo manica a taglio vivo. Tessuto elasticizzato Tailwind su pannelli laterali e tasche per una vestibilità perfetta. Pannelli laterali anatomici che avvolgono la schiena. Lampo YKK® Vislon® a tutta lunghezza. L’elastico in silicone in vita per impedire alla maglia di salire

Colpi d’occhio

Altre maglie con la stessa tecnologia e lo stesso prezzo si ispirano ai colori di classifica, vengono proposte nelle taglie per bambino oppure con grafiche ispirate i colori del Giro, ma meno fedeli alle originali. Non tutti del resto amano pedalare vestiti come i campioni, ma apprezzano un dettaglio che ne richiami la grandezza. Non staremo a farvi l’elenco, ma vi invitiamo a curiosare nel sito Castelli per cercare quella che semmai vi si addice di più.

#Giro107 Trofeo Bibshort, è la salopette di qualità superiore
#Giro107 Trofeo Bibshort, è la salopette di qualità superiore

Gli accessori

I vari kit si completano con due salopette. #Giro 107 Competizione Bibshort ha fondello KISS Air2t, essuto Affinity Pro Lycra® all’interno della gamba, tessuto testurizzato Vortex BLC sulla gamba, fondo gamba GIRO4 con striscie in silicone, cuciture piatte, dettagli riflettenti posteriori, bretelle in rete comode e traspiranti e costa 99,95 euro.

#Giro107 Trofeo Bibshort, di livello superiore, ha tessuto Espresso Doppio, fondo gamba a taglio vivo con antiscivolo in silicone, bretelle in rete elasticizzata, tasca sul retro, fondello Progetto X2 Air Seamless, linguette riflettenti. Prezzo di 149,85. Completano il quadro lo scaldacollo, due diversi modelli di calzini, cappellino, guanti e persino la maglia dedicata al Giro Virtual.

Abbiamo scritto anche troppo, certe cose più che sentirsele raccontare bisogna andare in negozio ad annusarle, sfiorarle, guardarle, finché il desiderio non dirà cosa scegliere. Sapete già in quali negozi andare? Nessun problema, nel sito Castelli c’è scritto anche quello.

Castelli