Tornato in corsa un mese esatto dopo l’ultima volta, Davide Piganzoli ha riallacciato il filo con la strada in maniera naturale. Nelle tre gare toscane che hanno aperto il calendario delle corse italiane di fine stagione l’atleta della Polti VisitMalta ha messo le cose in chiaro. Un terzo posto al GP Industria e Artigianato, ottavo al Giro della Toscana e decimo nella Coppa Sabatini. Tre top 10 che confermano le buone sensazioni avute nei giorni prima di rientrare in corsa e ben 190 punti UCI messi sul tavolo (in apertura foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini).
La rincorsa alla top 30 del ranking UCI si fa agguerrita e ora è il momento di far vedere che al talento corrispondono anche risultati di peso. Davide Piganzoli lo sa e nelle ultime corse del 2025, nonché le ultime in maglia Polti VisitMalta, vuole fare tutto al meglio. Come sempre.
Piganzoli è tornato in corsa a Larciano, al GP Industria e ArtigianatoA Larciano ha trovato un ottimo terzo posto alle spalle dell’amico Del Toro e ScaroniPiganzoli è tornato in corsa a Larciano, al GP Industria e ArtigianatoA Larciano ha trovato un ottimo terzo posto alle spalle dell’amico Del Toro
Non correvi da un po’, sei contento di com’è andata?
Sono felice, alla fine era da un mese che mancavo dalle corse, direi che era un po’ di tempo. Nel mese di assenza dalle gare ho lavorato tanto in altura, sono stato tre settimane in ritiro allenandomi bene. Una volta sceso avevo bisogno di capire a che punto erano le gambe e direi che posso ritenermi soddisfatto. Sicuramente in queste gare di fine stagione potrò utilizzare questo stato di forma per cercare di fare piazzamenti e portare punti alla squadra.
Da dopo la pausa di metà stagione ti abbiamo visto solamente a Burgos…
Fino al campionato nazionale ho tirato dritto, come al solito, poi mi sono fermato per recuperare e riposare. Mi sentivo stanco e avevo necessità di fermarmi e rifiatare. Sono tornato in gara ad agosto alla Vuelta a Burgos, però non mi sentivo pimpante. Da lì ho resettato tutto e sono tornato ad allenarmi al meglio per questo finale di stagione.
Piganzoli ha poi corso anche al Memorial Martini e alla Coppa Sabatini (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Per il valtellinese altri due piazzamenti in top 10 (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Piganzoli ha poi corso anche al Memorial Martini e alla Coppa Sabatini (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Per il valtellinese altri due piazzamenti in top 10 (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)
Altura ad agosto, dove sei andato?
Sono stato vicino a casa (Piganzoli è valtellinese, ndr) e ho diviso i giorni tra Livigno e Stelvio. Mi sono confrontato con la squadra perché non avevo molte gare in programma ad agosto, quindi abbiamo deciso di puntare alle gare di fine stagione. Sicuramente correrò fino al Giro di Lombardia, vedremo se avrò le gambe per arrivare anche alla Veneto Classic.
Su cosa hai lavorato in questa altura di fine stagione?
Sentivo di aver bisogno di un altro blocco di chilometri e di ore da mettere nelle gambe. Era da un po’ che non facevo uscite lunghe, mi sono concentrato molto sul medio per poi fare dietro motore una volta tornato a casa.
Piganzoli cambierà squadra a fine stagione, le voci lo danno alla Visma Lease a Bike (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)Piganzoli cambierà squadra a fine stagione, le voci lo danno alla Visma Lease a Bike (foto Polti VisitMalta/Maurizio Borserini)
Obiettivo? Solo fare punti?
Ci sono ancora delle possibilità da qui a fine stagione, non ultimo il Giro di Lussemburgo che inizierà il 17 settembre. Devo farmi trovare pronto, l’idea è quella di fare punti ma una vittoria non farebbe male, anzi sarebbe meglio per tutti.
Saranno le ultime gare in maglia Polti?
Lo saranno, attendiamo l’ufficialità prima di dire tutto. Fa strano pensare di lasciare la squadra che mi ha cresciuto e che mi è stata sempre molto vicina. E’ una realtà italiana e spagnola, quindi molto vicina a me. Penso che questa cosa mi mancherà tanto, però credo sia arrivato il momento di salutarci. Rimarremo sempre in buoni, anzi buonissimi rapporti.
Alla scoperta in bicicletta dell'entroterra toscano tra le province di Livorno e Pisa grazie a Silvia Parietti e al suo tour operator Tuscany Love Bike
Il rumore di sottofondo durante la chiamata con Simone Gualdi è quello della sua macchina che lo sta riportando da Livigno a Trepalle. E’ ancora tardo pomeriggio e il corridore bergamasco sta rientrando da una merenda in paese. Questi giorni in altura, con il pensiero fisso sul Tour de l’Avenir, scorrono a tratti lenti. Tra le montagne della Valtellina Simone Gualdi ha trovato in Alessandro Borgo un ottimo compagno di allenamento. Anche il campione italiano under 23 sarà al via della corsa a tappe francese, ma i loro cammini di avvicinamento sono leggermente diversi.
«Io sono salito qui a Trepalle – racconta Gualdi – il 26 luglio. Mentre Borgo è arrivato il 2 agosto, prima ha corso al Tour de Wallonie con i professionisti. Rimarremo ad allenarci da queste parti fino al 14 agosto per poi rientrare. Per quanto mi riguarda non farò giorni di gara prima del Tour de l’Avenir, al contrario Borgo dovrebbe correre a Capodarco».
In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
Come stanno andando questi giorni?
Bene, essere in altura con compagni che conosci è meglio. Tendenzialmente pedali sempre con qualcuno e in ogni caso anche nel pomeriggio ci facciamo compagnia. Abbiamo scelto un hotel qui a Trepalle per restare un po’ più alti di quota, rispetto al paese siamo qualche centinaia di metri più alti. Cerchiamo di non partire troppo presto la mattina, così da fare le cose con calma e in modo da non avere troppe ore libere al pomeriggio. Altrimenti diventa tutto monotono.
Vi siete organizzati per allenarvi insieme?
Sì, Borgo mi ha mandato il suo piano di allenamento, io ho parlato con la squadra e ho fatto il mio programma per questi giorni. Non facciamo sempre le stesse cose, ma siamo riusciti a far combaciare i lunghi. Proprio ieri (mercoledì, ndr) ci siamo fatti cinque ore, almeno se siamo in due il tempo passa velocemente.
Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppoGualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Si avvicina il tuo primo Tour de l’Avenir, ti senti pronto?
Sono carico. Inizialmente il mio programma prevedeva una piccola pausa dopo il campionato italiano, giusto un paio di giorni, per poi riprendere ad allenarmi in vista del Giro della Valle d’Aosta. Purtroppo i giorni dopo il tricolore sono stato male e ho dovuto saltare l’unica gara che avevo in programma prima dell’Avenir. Quando riattaccherò il numero sulla schiena saranno passati due mesi dall’ultima volta.
Hai qualche dubbio?
In realtà no, ho lavorato a casa sull’intensità. Restare fermo qualche giorno in più mi ha permesso di recuperare meglio. Qui in ritiro ho notato di avere buoni valori e ottime sensazioni. Penso di essere sulla strada giusta.
Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e BorgoTra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
E’ la prima volta che stai così tanto tempo senza correre durante la stagione?
Sì, non è facile allenarsi e basta, ma ho degli obiettivi in testa e so che sto lavorando per quelli. La motivazione di certo non manca. A livello mentale mi sento anche maggiormente carico, sono stato quasi un mese a casa. Una cosa che sicuramente non capita spesso durante la stagione e questo mi ha aiutato tanto a recuperare.
Guardiamo un attimo indietro, quest’anno hai voluto testarti per curare la classifica generale…
Al Giro Next Gen ho provato a lottare per la classifica, vero. Ho notato che mi manca ancora qualcosa e non so nemmeno se è questo tipo di sforzo sia nelle mie corde. E’ stato un bel test, ci ho provato anche perché sono giovane e c’è da capire che tipo di corridore posso diventare da grande. Però all’Avenir non sarò io l’uomo di classifica, avremo Lorenzo Finn e Filippo Turconi che hanno dimostrato di andare forte in queste corse. Per quanto riguarda la mia corsa so che avrò anche i miei spazi, senza in mente la generale, però vedremo un po’ come sarò messo tappa dopo tappa.
Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo postoTra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Secondo te vale la pena snaturarsi?
Vedremo un po’ quando riprenderò la preparazione durante il prossimo inverno quali saranno gli obiettivi della squadra. Anche perché dal 2026 faccio il salto (Gualdi passerà nel WorldTour con la Intermarché Wanty, ndr). Cambieranno anche tante cose, il livello si alzerà ancora di più e ci sarà sicuramente da lavorare.
Il passaggio nel WorldTour era già siglato da tempo, ti senti pronto?
Direi di sì. So che non è mai arrivata la vittoria in questi due anni nella categoria under 23. Allo stesso tempo ho raccolto tantissimi risultati, come il terzo posto alla Liegi U23 o alla Corsa della Pace insieme alla nazionale. Credo sia il momento giusto per fare questo salto. Comunque ho già fatto molte esperienze con i professionisti in corse di livello. In un paio di occasioni, come al Laigueglia e in altre gare in Francia, sono riuscito a entrare nella top 10. Sono pronto e curioso per vedere come andrà tra i grandi.
Le voci intorno all’unione tra il team Intermarché-Wanty e Lotto Cycling in vista della prossima stagione rimangono senza conferme o smentite ufficiali. I corridori lavorano e rimangono vincolati ai contratti firmati, fino a quando qualcosa non si muoverà ci rimane solamente da aspettare e capire.
A Livigno è tornato il sole. Qualche giorno fa la temperatura è crollata di colpo e ha persino nevicato, un abbassamento di temperatura che Cimolai non ricorda di aver mai visto a luglio. Poi per un paio di giorni è tornato il sole, ma l’aria è rimasta fredda. Soltanto da giovedì, giorno in cui sua figlia Nina compiva due anni, l’estate è tornata e gli allenamenti sono ripresi nel modo giusto.
“Cimo” è nel mezzo della seconda stagione con il Movistar Team: un anno che lo ha visto cambiare radicalmente attitudine e ruolo. Dopo i due alla Cofidis, aveva deciso di smettere e soltanto l’offerta spagnola lo aveva rimesso in sella con il sorriso e la voglia. Sarebbe stato l’ultimo uomo di Gaviria, ma il colombiano ha faticato e ancora fatica a ritrovare la via del successo. L’ultima volta fu quasi per scherzo nella prima tappa del Tour Colombia 2024 e questo, assieme a vari contrattempi di salute, ha costretto Davide a rivedere il suo ruolo.
Tra Gaviria e Cimolai, qui al UAE Tour, non è mai nata la grande fiduciaNel 2024, correndo da velocista, Cimolai ha conquistato diversi podi, fra cui il 2° posto alla Vuelta Castilla y Leon, battuto da EwanTra Gaviria e Cimolai, qui al UAE Tour, non è mai nata la grande fiduciaNel 2024, correndo da velocista, Cimolai ha conquistato diversi podi, fra cui il 2° posto alla Vuelta Castilla y Leon, battuto da Ewan
Il tanto lavoro con Fernando non c’è stato, come mai?
Un po’ perché fatica a fidarsi. Io ho fatto la mia parte e al Giro dello scorso anno l’ho fatta anche bene. Quelli che mi erano ruota hanno sempre vinto, peccato che non ci fosse lui. Quest’anno abbiamo fatto insieme il UAE Tour e la prima parte di stagione, poi ci siamo ammalati entrambi a maggio e non siamo riusciti ad avere continuità. E siccome nessuno dei due è mai stato al 100 per cento, ci siamo messi a tirare le volate ai compagni più in forma. Finché lui è caduto, si è rotto la clavicola e non ha recuperato in tempo per il Giro. E alla fine ho dovuto saltarlo anche io per un problema al braccio.
Gaviria sarebbe dovuto tornare per il Tour…
Si aspettavano delle conferme nelle gare prima, che evidentemente non sono arrivate. Almeno penso sia stato per questo che alla fine non lo abbiano convocato. Non ho seguito tanto, perché non avendo lui da aiutare, ho cambiato ruolo.
In che senso?
Sto correndo un po’ da regista, tenendo davanti gli scalatori nei momenti giusti. Sono contento di quanto abbiamo fatto al Romandia, con la top 10 di Javier Romo. Al UAE Tour con i ventagli e tutto il resto, ne abbiamo messi due nei primi 10, con Romeo quarto e Castrillo settimo. L’ultima gara che ho fatto è stata la Quattro Giorni di Dunkerque e Carlos Canal ha conquistato il terzo posto finale. Perciò sono soddisfatto. Dopo, sapete, non essendo più un vincente, so bene che per il rinnovo del contratto devo aspettare.
La partecipazione al tricolore ha preceduto la salita a Livigno per completare in altura la preparazioneLa partecipazione al tricolore ha preceduto la salita a Livigno per completare in altura la preparazione
Quindi l’idea è di continuare?
Il mio sogno sarebbe di fare l’ultimo anno ad alto livello e poi smettere. Ma vediamo se si trova l’accordo con la squadra.
Però il fatto di non essere vincente va interpretato, perché quando hai avuto spazio, i tuoi piazzamenti in volata li hai sempre fatti e nelle squadre si va sempre più in cerca di punti…
Infatti. L’anno scorso comunque i miei 300 punti li ho portati a casa. Quest’anno mi hanno chiesto un ruolo diverso e l’ho accettato perché so riconoscere i miei limiti. Per cui ora aspetto e cerco di meritarmi la conferma.
Se l’idea è andare avanti, l’umore è senz’altro migliore rispetto a quello di fine 2023?
Sono un’altra persona, ci mancherebbe. Venire in questa squadra è stato importante anche dal punto di vista del morale. Lo staff mi ha accolto in maniera totalmente differente, c’è un altro spirito.
Proprio a Livigno, il 10 luglio, Davide, Alessia e Mia hanno festeggiato il secondo compleanno di Nina (immagine Instagram)Proprio a Livigno, il 10 luglio, Davide, Alessia e Mia hanno festeggiato il secondo compleanno di Nina (immagine Instagram)
C’è da rimboccarsi le maniche, questo è chiaro. Cosa ti aspetti?
Sono qua mentalizzato per farmi trovare pronto in qualsiasi corsa. Non avendo più l’obiettivo della Vuelta o grandissimi obiettivi sino a fine anno, il principale obiettivo è essere in condizione e mettersi a disposizione della squadra.
Avevamo capito che la Vuelta fosse ancora sul tavolo…
Difficile, è una squadra spagnola. Per andarci bisogna andare fortissimo nelle corse prima. L’obiettivo è quello, però il gruppo della Vuelta c’è già. Sono in altura e seguirà il suo programma. Però c’è sempre quel paio di posti liberi che lasciano a chi in quel periodo andasse fortissimo. Per cui, mai dire mai, però credo sia molto difficile. Ho il mio programma. Farò Vallonia, Polonia e Giro di Germania. Da qui a fine stagione, correrò tanto. Vedremo che cosa saremo in grado di tirare fuori.
Più che il cambio della bici, racconta Bettiol, la parte più originale è stato il cambio delle tacchette. Alla Ef Education usava le Speedplay, alla Astana le Shimano. Non è semplice dopo sei anni passare fra due sistemi così diversi.
«E a quel punto – sorride Alberto – ho chiesto un intervento di emergenza ad Alessandro Mariano, che era in barca a vela all’isola d’Elba. Così ho dato le scarpe a Gabriele Balducci, che era venuto a trovarmi a Livigno per qualche giorno. Le ha portate in Toscana. E’ andato a Piombino. Ha chiamato un suo amico col gommone e le hanno portate all’Isola d’Elba: ho la foto che lo testimonia, ho anche il video. Alessandro ha montato le scarpe sulla barca a vela mentre gli altri due facevano un bagno. Gliele ha ridate. E a quel punto poi, Gabrielele ha date al mio amico Andrea che veniva a Livigno a fare cinque giorni di vacanza. Lui me le ha portate e io le ho provate».
Se non è un film, poco ci manca. Bettiol è per qualche giorno in Toscana e se i giorni in bici non gli sembrano troppo diversi è solo perché i colori della maglia tutto sommato sono rimasti gli stessi. Era tricolore quella della EF Education che ha indossato fino al 14 agosto ed è tricolore quella di adesso, su cui tuttavia c’è scritto Astana. Che qualcosa bollisse in pentola ce lo aveva fatto capire l’8 agosto proprio Gabriele Balducci, da sempre suo mentore e amico comune. In partenza per Livigno con la Mastromarco, si era sentito dire da Alberto di grosse novità in arrivo, ma nessuno avrebbe immaginato che avrebbe cambiato squadra nel bel mezzo dell’estate.
Sembra passato un secolo, sono appena due mesi. Bettiol vittorioso al tricolore con la sua SuperSix Evo LAB71Sembra passato un secolo, sono appena due mesi. Bettiol vittorioso al tricolore con la sua SuperSix Evo LAB71
Che cosa è successo nell’estate?
Così alla svelta, neanche noi ce l’aspettavamo. E’ andato tutto molto veloce. Io ero in vacanza quando abbiamo preso questa decisione, quindi anche Gabriele non sapeva niente. Avevamo parlato un po’, è da un annetto buono che parliamo. Però si ragionava comunque sempre del 2025, finché Vinokourov ha chiesto la possibilità di avermi subito e Giuseppe (Acquadro, il suo manager, ndr) ha trovato subito le porte aperte da parte di Vaughters, perché comunque non è facile soprattutto dal punto di vista burocratico. C’è da fare un sacco di richieste in modo molto rapido, perché l’UCI ti dà dei tempi molto stretti e se non li rispetti, non puoi fare niente. Quindi devo ringraziare la EF, perché avrebbero avuto tutto il diritto di aspettare. E poi l’Astana ha fatto un grande lavoro. Insomma, io ero in vacanza: hanno fatto tutto loro.
Com’è stato andare a dormire con una squadra e risvegliarsi il giorno dopo con l’altra?
E’ una cosa che adesso, a questa età e in questo periodo della mia vita, in cui insomma sono un po’ più consapevole di quello che voglio, non mi ha creato grossi problemi. Se mi fosse successo qualche anno fa, in cui ancora avevo da assestarmi bene, magari l’avrei patito. Da un punto di vista di atteggiamento mentale, non mi ha smosso per niente. E’ anche vero che l’Astana è una squadra kazaka, ma ci sono tantissimi italiani e tanti che conoscevo già. Quindi alla fine il passaggio non è stato brusco, come magari andare in una squadra dove non conoscevo nessuno. Per il resto, mi è cambiato poco. Avevo già programmato di andare a Livigno per tre settimane e sarei stato da solo. L’idea di andare al Renewi Tour è venuta fuori durante questo ritiro, non era programmata e voi sapete quanto mi dessero fastidio un tempo le cose non programmate…
Bettiol accanto a Van der Poel: entrambi in rotta sui mondiali di ZurigoBettiol accanto a Van der Poel: entrambi in rotta sui mondiali di Zurigo
Quindi hai tenuto lo stesso calendario?
Ho fatto una settimana in meno a Livigno, che forse è stato anche meglio. Ero andato su dopo le Olimpiadi perché comunque sarei andato alle gare in Canada e poi eventualmente al mondiale, quindi io avevo bisogno di recuperare e allenarmi. Insomma sembra un cambio radicale e in parte lo è stato, però è stato facile da gestire, mettiamola così.
Delle scarpe ci hai detto, per la bici e l’abbigliamento?
Anche questo è stato tutto improvvisato e devo ringraziare l’Astana per l’impegno che ci hanno messo. Per l’abbigliamento il loro referente è Bruno Cenghialta e ci siamo trovati a metà strada tra la Toscana e Livigno, perché io tornavo dalle vacanze e stavo andando su. Abbiamo provato l’abbigliamento e abbiamo fatto anche due foto per il comunicato stampa. Quanto alla bici, Michele Pallini che era a Parigi con noi aveva tenuto a casa quella con cui avevo corso le Olimpiadi, per cui ha preso le misure in videochiamata con il meccanico Tosello. Lui ha sistemato la Wilier e alla fine l’ha data a Panseri, altro meccanico italiano che me l’ha portata a Livigno.
Decimo nella crono di Tessenderlo al Renewi Tour, Bettiol deve trovare confidenza con i nuovi materialiDecimo nella crono di Tessenderlo al Renewi Tour, Bettiol deve trovare confidenza con i nuovi materiali
In tempi non sospetti, forse proprio al mondiale di Wollongong, dicesti che ti trovi bene in nazionale perché ti ricorda l’ambiente della Liquigas. L’Astana non è la Liquigas, però ci sono davvero tanti italiani. Può essere un fattore importante?
Sì, è un ambiente familiare. C’è Michele Pallini, c’è il dottor Magni, tante figure che già conoscevoproprio dalla Liquigas. Ci sono i meccanici Borselli e Panseri. Poi gli atleti, che conosco benissimo. Velasco e Ballerini. Con Ballero siamo vicini di casa a Lugano e ci alleniamo spesso insieme, quindi cambia veramente poco. E’ un ambiente in cui mi sono trovato bene, almeno in questa settimana e scommetto ancora di più l’anno prossimo. Adesso è un po’ tutto improvvisato, anche come metodologie. Quelle loro sono un po’ diverse dalla EF, per cui per ora si tratta di adattarsi l’uno agli altri. La bicicletta, le tacchette, ma anche la nutrizione, l’integrazione, le barrette. Ci sono tante cose diverse. Però l’ambiente è bello, c’è tanta voglia di migliorare e quindi l’anno prossimo sono ottimista che faremo belle cose.
Perché cambiare?
Io avevo ancora due anni di contratto e sarei stato anche lì, non ho cambiato perché stavo male alla EF o perché mi mancassero gli stimoli. E’ solo che mi si è presentata questa occasione, mentre prima erano solo parole. Quando sono passati ai fatti, ho fatto le mie valutazioni. E se un corridore come Diego Ulissi, che ha fatto più anni di me nella stessa squadra, ha deciso di cambiare, allora poteva andare bene anche a me. Avevo visto che c’è tanto potenziale ed erano un po’ di anni che anch’io riflettevo sul fatto di rimanere nella stessa squadra e sui pro e i contro di cambiare. Rischi di rimanere seduto, di veder attutire gli stimoli. Ho il mio piccolo staff che mi supporta sempre, indipendentemente dal colore della maglia, però anche trovare un ambiente nuovo può essere uno stimolo. Ma non volevo cambiare perché stavo male.
Fianco a fianco con Evenepoel, reduci dal Tour e dalle Olimpiadi, ovviamente con esiti diversiFianco a fianco con Evenepoel, reduci dal Tour e dalle Olimpiadi, maovviamente con esiti diversi
Come è stato il dopo Olimpiadi? Evenepoel ha raccontato di grosse difficoltà a recuperare…
Ho recuperato bene, semmai ho vissuto un periodo di spossatezza durante il Tour, soprattutto la seconda settimana quando ho avuto un calo di forma. A Parigi non ho stravinto l’Olimpiade come Remco, ma comunque ero lì davanti a giocarmi la top 10, non è che sono andato piano. Quando sono tornato a casa, ho staccato una settimana poi però a Livigno ho trovato subito delle belle sensazioni. Mi sono allenato veramente bene e infatti si è visto al Renewi Tour. Era una corsa a tappe che richiedeva degli sforzi opposti a quello che ho fatto a Livigno. Lassù si parlava di salite lunghe e tante ore in bici a bassa intensità. Invece il Renewi era tutto scatti e strappi corti su cui sono andato bene, quindi vuol dire che il mio fisico aveva recuperato e sono contento. E’ chiaro che non si possa fare il paragone con Remco. Lui è partito dal Delfinato, ha corso il Tour per fare la classifica, poi ha tirato dritto. Ero nel suo stesso hotel a fine aprile a Sierra Nevada, lo vedevo lavorare ed erano bello concentrati.
In Astana conosci i corridori, forse un po’ meno staff e tecnici?
Non è stato un salto nel vuoto, perché già in Belgio i compagni hanno lavorato per me. Mi sono scoperto ben allineato con Zanini in ammiraglia e anche per lui è stato un piccolo passettino per capire come andremo in Belgio il prossimo anno, anche per i materiali. I meccanici hanno cominciato a capire come mi piace fare le cose. Michele Pallini ormai mi conosce da tanto, con tutti i mondiali e le due Olimpiadi che ho fatto con lui. Poi quando veniva a Lugano, spesso Vincenzo (Nibali, ndr) mi chiamava per sapere se volevo fare anch’io un massaggio con lui. Ci si conosce da tanto. Invece meccanici e direttori no. Anche Bruno Cenghialta, Giuseppe Martinelli… Sono tutte facce che conoscevo, ma non ci avevo mai lavorato insieme. Però siamo un bel gruppo, anche a Lugano con Ulissi e Ballerini. La EF è stata un bel periodo della mia vita. Staremo a vedere, spero di aver fatto la scelta giusta. Per ora ne sono molto convinto.
Bettiol sarà una delle punte dell'Italia a Glasgow. La gamba c'è, servono un piano e l'istinto giusto. Si vince da squadra e con la superiorità numerica
Al Giro di Slovenia, Ulissi torna alla vittoria. Il livornese dà un calcio ai problemi e adesso si candida per Tokyo. Su quel percorso lui ha già vinto
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Se vi dovesse capitare di fare un giro dalle parti di Livigno in questo periodo vi imbattereste in tantissimi professionisti intenti ad allenarsi e preparare i mesi di agosto e settembre. Tra questi c’era anche Francesco Busatto, che è rimasto in altura per una ventina di giorni, dal 20 luglio fino al 9 agosto. Il veneto è al suo primo anno nel WorldTour e lo sta correndo con la Intermarché-Wanty, formazione con la quale nel 2023 ha corso nel devo team.
«Sono tornato a casa giusto in tempo – dice – per prendere l’aereo per il Tour de Pologne. Dopo quasi un mese e mezzo sono tornato a correre. Mi aspetta un calendario impegnativo, dopo il Polonia andrò a Plouay, poi Amburgo, Canada e mondiale U23. Sono in parola con Amadori e dovrei prendere parte alla gara iridata. Settembre sarà un mese impegnativo, quindi mi sono preparato a dovere in ritiro a Livigno».
Busatto si è allenato a Livigno subito prima di ripartire per il Tour de PologneBusatto si è allenato a Livigno subito prima di ripartire per il Tour de Pologne
Venti giorni intensi
Un carico di lavoro importante, ma d’altronde gli impegni che arrivano non sono da meno e non possono essere sottovalutati. Busatto deve mettere chilometri e allenamenti nelle gambe, per essere pronto a dare il 100 per cento, se non di più.
«Appena arrivato a Livigno – spiega – mi sono ambientato e adattato all’altura. I primi due giorni ho pedalato tranquillo, controllando molto i battiti, che in altura sono più importanti dei watt. Poi dal terzo giorno ho aggiunto qualche volata, mentre dal sesto in poi ho inserito dei lavori di forza. Una volta finita la prima settimana mi sono concentrato sul fondo e sul VO2Max. Con allenamenti dedicati al ritmo gara per arrivare in gran spolvero ai prossimi impegni».
Accumulare dislivello è facile se le strade su cui ti alleni sono una collezione di passi alpiniTra un lavoro e l’altro Busatto pedalava in Z2Accumulare dislivello è facile se le strade su cui ti alleni sono una collezione di passi alpiniTra un lavoro e l’altro Busatto pedalava in Z2
Settimana tipo: bici e palestra
Concentriamoci allora su come ha lavorato in vista delle gare che arriveranno. Busatto ci racconta la sua settimana tipo a Livigno. Come ha unito tutte le sue esigenze di preparazione?
«Lunedì 29 luglio – dice analizzando insieme a noi i dati – ho iniziato la settimana legata al VO2Max e ai fuorigiri. Ho fatto un allenamento di tre ore e trenta con tre lavori differenti. Il primo è stato un fartlek di 15 minuti totali con una potenza costante, medio-alta. Ogni 3 minuti inserivo un attacco di 10 secondi e poi tornavo a regime. Il secondo lavoro è stato di 10 minuti con dei 30-15. 30 secondi a potenza alta ma controllata, più o meno 400 watt e poi 15 secondi di recupero. L’ultimo lavoro è stato simile, ho cambiato la durata, 8 minuti, e la frequenza. Ho alzato il recupero a 30 secondi, quindi sono diventati dei 30-30, per questo nello scatto ho aumentato la potenza di 50 watt più o meno».
«Nel pomeriggio, invece – continua – mi sono concentrato sulla forza in palestra. La base degli allenamenti è la stessa dell’inverno ma con carichi inferiori del 30 per cento circa. Ho allenato braccia e schiena con l’esercizio del rematore e il resto a corpo libero».
Al suo primo anno nel WorldTour ha accumulato 38 giorni di corsa fino alla vigilia del PoloniaAl suo primo anno nel WorldTour ha accumulato 38 giorni di corsa fino alla vigilia del Polonia
Doppietta con il lungo
Busatto in altura ha poi proseguito con i carichi di lavoro, tuttavia trattandosi di allenamenti ad alti regimi ha preferito fare delle sessioni di doppiette.
«Il martedì – spiega – ho fatto un totale di 4 ore in bici con un solo lavoro di un quarto d’ora ripetuto tre volte. Essenzialmente erano dei cambi di ritmo con 2 minuti al medio-alto e 3 minuti in soglia per le prime due ripetute. L’ultima ripetuta ho cambiato i minutaggi e ho fatto 1 minuto piano e 4 minuti forte, sempre però a watt controllati. Nei due minuti di recupero tenevo la cadenza di pedalata alta, quando scattava, invece, l’abbassavo. E’ un modo per simulare un cambio di ritmo».
«Il mercoledì invece, è stato il giorno del lungo settimanale. Ho messo insieme sei ore in Z2 e Z3 con 170 chilometri e 4.500 metri di dislivello. Oltre ai watt tenevo controllato il cuore, cercando di tenerlo sotto i 160 battiti. A livello di alimentazione in allenamento mi tenevo sempre carico con tanti carboidrati ingeriti, per avere la gamba sempre piena. Nei due giorni successivi: giovedì e venerdì, ho riposato. Giovedì non ho toccato la bici, mentre venerdì l’ho portata a spasso per 1 oretta e mezza. Il doppio riposo mi serve per assimilare i lavori e arrivare senza stress fino alla fine del Polonia».
In alcune gare ha lavorato per i compagni, ma in altre si è potuto giocare le sue chanceIn alcune gare ha lavorato per i compagni, ma in altre si è potuto giocare le sue chance
Altra doppietta
L’altra doppietta, quella del weekend, ovvero l’ultima della settimana, è servita per fare velocizzazione e un piccolo richiamo di forza.
«Sabato sono tornato a fare 4 ore di allenamento con cinque volate al massimo della potenza per 8 secondi. Era previsto anche un altro lavoro, della durata di 12 minuti, con 30 secondi in Z5 alta o Z6 e un minuto e mezzo in Z4 per recuperare. Una simulazione di scatti su salite di media lunghezza».
«Come ultimo giorno, domenica, erano previste 5 ore con un solo lavoro della durata di 30 minuti. Un richiamo di forza. Nell’arco di tempo avevo 3 minuti in Z4 alta a 90 pedalate per minuto e poi 2 minuti in Z4 bassa con 75 pedalate per minuto. Una volta finito altro riposo e poi si ricomincia la routine».
Colbrelli riparte nel fine settimana dal Benelux Tour e punta su europei e mondiali. Il ginocchio non fa più male. Il campione italiano mostra ottimismo
Le energie fisiche e mentali che Stefano Oldani ha messo per prepararsi e migliorare la condizione per il mese di luglio sono state dirottate dal Tour de France ad altre corse. Il corridore della Cofidis sperava in una convocazione per la Grande Boucle, invece questa non è arrivata. Ma, al posto di scoraggiarsi, Oldani ha messo tutte le forze e la volontà in altri obiettivi. Voleva dimostrare di stare bene e far vedere che le ore spese tra ritiri e allenamenti avevano portato a qualcosa (in apertura foto Instagram).
«La verità – racconta dalla Spagna tra una corsa e l’altra – è che mi sono preparato proprio bene nelle tre settimane passate a Livigno a giugno. La squadra ha deciso di non portarmi al Tour nonostante avessi una bella condizione, così ho cercato di sfruttarla il più possibile. Ho ottenuto tanti risultati, è mancata solamente la vittoria, ma penso di essermi superato. In alcune gare, specialmente in Francia al Tour de l’Ain, resistevo su percorsi duri e rimanevo davanti a giocarmi la vittoria».
Oldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di SlovacchiaOldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di Slovacchia
Mancata occasione
Dalla mancata convocazione al Tour de France Oldani ha collezionato sette top 10 su nove gare. Il riscatto c’è stato, ma è mancata la vittoria, sfumata per poco in Francia e ancora inseguita.
«E’ mancato un po’ il momento tattico – spiega il lombardo – per usare un termine più edulcorato. Alla fine ho perso due occasioni importanti ma nel complesso mi sono comportato bene. Anche alla prima delle due gare qui in Spagna, la Castilla y Leon, ho provato ad anticipare ma c’era poco spazio. I velocisti hanno fagocitato la corsa. Oggi alla Prueba Villafranca le chance per me aumentano, il percorso si avvicina tanto alle mie caratteristiche».
Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)
Che sentimento ti ha smosso la mancata convocazione al Tour?
Ho voluto dimostrare di esserci. E’ stato un anno difficile il 2024, dalla caduta di gennaio a Marsiglia mi sono sempre trovato a rincorrere. Solo da dopo il Giro d’Italia ho ritrovato le sensazioni giuste. Crescevo e trovavo sempre più il mio livello e la gamba giusta per battagliare in testa alla corsa. L’esclusione dal Tour è diventata una sfida personale.
Per dimostrare di esserci.
Far vedere che quando mi impegno e mi alleno bene posso dire la mia. Ora però mi serve staccare un attimo e ripartire. Devo capire con la squadra quando potermi prendere una pausa. E’ da gennaio che non riposo un po’ e mi serve recuperare, più per la testa che per le gambe.
Nella terza e ultima frazione la vittoria è sfumata per poco (Xavier Pereyron/DirectVelo)Il corridore della Cofidis ha vinto la classifica a punti (foto Zoé Soullard/DirectVelo)Nella terza e ultima frazione la vittoria è sfumata per poco (Xavier Pereyron/DirectVelo)Il corridore della Cofidis ha vinto la classifica a punti (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Fermarsi per poi ripartire più forte?
Voglio fare un bel finale di stagione con le gare del calendario italiano. Mi piacerebbe, dopo il periodo di riposo, ripartire e costruire di nuovo la gamba in altura.
L’esclusione dal Tour ha portato dei buoni risultati in altre corse, alla Grande Boucle non sarebbe stato facile trovare le stesse occasioni…
Nel roster della mia squadra mi sarei visto bene, penso che ne avrebbero tratto un vantaggio dalla mia presenza. Con il senno di poi l’esclusione mi ha permesso di ritrovarmi e ottenere dei risultati importanti.
Oggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba VillafrancaOggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba Villafranca
Niente Vuelta in programma?
No, con la squadra non era in calendario. Sarebbe diventato difficile prepararla al meglio. Dopo il Giro, che è andato come avete visto e l’esclusione dal Tour non ci sono altri grandi Giri in programma. Il focus è sul finale di stagione in Italia.
Quale gare ti intrigano?
Ce ne sono tante: Peccioli, Toscana, Agostoni, Bernocchi e quelle in Veneto. All’Agostoni nel 2022 ho fatto decimo perdendo il momento giusto nel finale. Lo stesso anno alla Bernocchi sono arrivato terzo… L’obiettivo è vincere, come sempre, ma mi piacerebbe creare la giusta condizione per poi essere presente in testa alla corsa. Se corri davanti le probabilità di vincere si alzano.
La Tirreno è il prossimo step di Viviani dopo il Uae Tour. La potenza sta tornando. Il peso non c'è ancora. Ma è tutto normale, visto lo stop per il cuore
Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain e Pantani: gli unici a fare la doppietta Giro-Tour. Nel 2024 con due percorsi abbordabili si può fare?
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Tra poco più di una settimana inizierà la 111^ edizione del Tour de France che, tra i moltissimi motivi di interesse, avrà anche la ricerca del record assoluto di vittorie di tappa da parte di Mark Cavendish, il quale, in questo momento, lo detiene a pari merito con sua maestà Eddy Merckx. Davide Ballerini sarà uno degli uomini più importanti su cui farà affidamento il campione inglese nelle volate. Fra le curiosità, Cavendish è stato da poco nominato Cavaliere Commendatore dell’ordine dell’Impero Britannico da re Carlo III, guadagnando il titolo di Sir.
Abbiamo raggiunto il corridore canturino al telefono durante i suoi ultimi giorni di ritiro a Livigno, per farci raccontare com’è andato l’avvicinamento ad un appuntamento così importante per lui e per tutta l’Astana Qazaqstan Team (in apertura l’ultimo giorno in altura, così raccontato su Instagram).
L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)
Davide, come prima cosa: com’è andato il tuo Giro d’Italia?
Il Giro è andato discretamente bene, soprattutto considerato l’infortunio che ho avuto ad inizio anno. Poi sono andato quasi subito in altura, scendendo per il Campionato Italiano di domenica.
E subito dopo partirà il Tour, dove sarai un uomo fondamentale nel treno dell’Astana Qazaqstan Team.
Sì, io dovrei essere il penultimo uomo di Cavendish nelle volate, subito prima che entri in azione Morkov. Mark non lo vedo da un po’, dal Giro di Turchia, ma da quello che so mi sembra in forma. Ha da poco terminato il Tour de Suisse e so che ha fatto un buon allenamento. Quando ci vedremo avremo modo di parlare assieme, io farò del mio meglio per aiutarlo a raggiungere il record di vittorie.
Mentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de SuisseMentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de Suisse
A questo riguardo, questo record com’è sentito in squadra? E’ davvero un obiettivo fondamentale per tutti?
Direi proprio di sì. Se ne parlava già da inizio anno come uno dei nostri principali obiettivi della stagione. E’ qualcosa di molto sentito tra di noi e cercheremo di portarlo a casa, anche se ovviamente non sarà facile, ci sono tante squadre molto attrezzate. Noi faremo il massimo. Non abbiamo ancora parlato delle tappe, ma quando ci troveremo le studieremo a tavolino. Cercheremo di capire quale possa essere la più adatta a lui, anche se di sicuro ce ne saranno diverse. Sarà importantissimo anche vedere come andranno le prime due giornate che non sono per nulla facili, però sfrutteremo ogni occasione.
Veniamo a te. Oltre a supportare Cavendish credi che avrai la possibilità di provarci in prima persona in qualche tappa?
Spero di potermi ritagliare un po’ di libertà, certamente, perché mi sto allenando molto, sto facendo tutte le cose fatte bene. La gamba c’è, adesso vedremo appena scendo dall’altura, ma ormai so che lavorare qui porta sempre qualcosa di buono. Cercherò il risultato in qualche tappa, anche se per ora non ne ho cerchiata una in particolare. In ogni caso l’importante sarà farsi trovare pronti e cogliere il momento giusto, anche se, come sempre al Tour, non sarà facile.
Dopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosivitàDopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosività
Ultima domanda. Ci racconti quali allenamenti specifici hai fatto in questo periodo di altura?
Qui a Livigno mi sono allenato in particolare sull’esplosività, perché al Giro mi sono accorto che spesso mi è mancata un po’ di brillantezza nel finale. Quindi ho lavorato molto sui picchi dopo le 4 ore. Oltre a quello, in vista delle tappe più dure del Tour ho fatto anche tanta distanza, arrivando ad allenamenti di 6 ore con 4-5.000 metri di dislivello. Quindi sì, direi che mi sento pronto.
Se dovessimo descrivere per filo e per segno quel che Stefano Oldani ha passato al Giro d’Italia non basterebbe un libro. Il lombardo della Cofidis ha lasciato anzitempo la corsa rosa e ora si spera possa essere al via del Tour de France, il suo obiettivo sin da inizio stagione.
Oldani ha appena lasciato il ritiro a Livigno, dove ha lavorato davvero sodo ai 1.800 metri della località valtellinese. Tra l’altro lui è un habitué del luogo, conosce bene i percorsi e ha i suoi riferimenti. Motivo in più per credergli quando dice che si sente finalmente bene.
Stefano Oldani (classe 1998) in ritiro a LivignoStefano Oldani (classe 1998) in ritiro a Livigno
Stefano, partiamo dal Giro, un ritiro per tendinite…
Sono arrivato al Giro che non lo avevo preparato come volevo, come sempre. Non era nei programmi, ma comunque c’ero e bene così. E’ successo che nei primi tre giorni ho avuto problemi intestinali. Ho pensato fosse una questione dei gel, non prendendoli da qualche giorno magari mi avevano fatte male. E invece era un virus. Dopo la tappa degli sterrati ho avuto qualche problema al tendine d’Achille, ma ormai ci sono abituato.
In che senso?
Sì, ci convivo e tutto sommato so come tenerlo a bada. Anche l’anno in cui ho vinto la tappa ci stavo combattendo. Ma andando avanti, dopo qualche giorno si è ammalato un direttore sportivo. Ha viaggiato con noi e mi sono preso un altro virus: tracheite. Al giorno di riposo ho iniziato persino gli antibiotici, tanto ero messo male. Alle fine si è fatto risentire il tendine e a quel punto mi sono ritirato. L’ho fatto con 2-3 tappe di anticipo, visto che comunque mi sarei fermato al termine della seconda settimana.
Chiaro, tenere duro per cosa?
Mi sarei solo finito. Meglio pensare al Tour a quel punto, che era invece nei programmi.
Quindi sei tornato a casa e cosa hai fatto?
Tre giorni di riposo assoluto e poi per una settimana ho fatto 3 ore tranquille per mandare via del tutto la tracheite e mantenere la muscolatura e il resto. A quel punto sono salito a Livigno.
Nonostante la frattura dello scafoide, Oldani ha inanellato 37 giorni di corsa. Eccolo al RomandiaNonostante la frattura dello scafoide, Oldani ha inanellato 37 giorni di corsa. Eccolo al Romandia
Un bel po’…
Sì sono sceso giusto ieri. Ho fatto tre settimane piene. Già ero migliorato in quella settimana a casa ma dopo che sono salito a Livigno davvero meglio. Ho rifatto la base giusta, quella che mi era mancata dopo la frattura dello scafoide in primavera. Mi sono allenato con i miei metodi, le mie abitudini, vedo che i numeri sono buoni e per questo sono molto fiducioso.
Farai il campionato italiano?
Sì, ora intanto farò il campionato italiano e poi c’è da capire se andrò al Tour de France. Ho fatto il Giro per andare incontro alla squadra, mi spiace che sia messa in dubbio la mia partecipazione fino all’ultimo.
Non è facile affrontare l’italiano venendo direttamente dall’altura…
Diciamo che scendo in tempo per poter fare bene e farmi trovare pronto, ma certo non è facile, perché serve anche un po’ di fortuna in una corsa di un giorno. Mi sono preparato molto bene, dico di stare in forma e al tempo stesso so qual è il livello del Tour. Quindi se lo dico è perché può essere un bene per me e per la squadra. Altrimenti sarei il primo a non andare. Altrimenti sarebbe un boomerang.
Restare ottimisti è un imperativo in questa fase della stagione per StefanoRestare ottimisti è un imperativo in questa fase della stagione per Stefano
Quando saprai se sarai parte della squadra per la Grande Boucle?
Credo dopo l’italiano.
Avete già un “piano B”?
Non ancora, ma in quel periodo c’è il Giro di Slovacchia. Immagino che l’alternativa potrebbe essere quella, ma lo valuteremo. Io spero di andare al Tour perché so come sto. Poi è anche vero che il Tour è una bella esperienza, ma a quel punto l’importante è correre.
Stefano denoti sicurezza, hai parlato di metodi in quota, di riferimenti…
Ho svolto al meglio i miei lavori e anche di più. Di solito venivo in quota per due settimane, stavolta per tre. Avevo con me un massaggiatore che tutti i santi giorni mi ha trattato. Ho fatto una grande volume di lavoro, mangiato bene… Io più di così proprio non posso fare e per questo sono tranquillo.
LIVIGNO – Quando scriviamo che oggi nulla è lasciato al caso non ci si rende conto fino in fondo quanto si vada nel dettaglio. E questo accade soprattutto quando si parla di nutrizione. Ieri pomeriggio abbiamo assistito alla riunione, o meglio alla pre-riunione, dei rifornimenti del team Jayco-AlUla per la tappa di oggi. E più precisamente per quella che è la strategia nutrizionale.
Pre-riunione perché in realtà proprio ieri c’era enorme fermento per questa frazione, in quanto la stessa era (e forse è ancora) oggetto di modifiche se non addirittura di annullamento, visto il temuto passaggio sull’Umbrail Pass. Quindi la riunione definitiva era rimandata alle decisioni prese dagli organizzatori della corsa rosa..
Tuttavia Laura Martinelli, la nutrizionista del team, il direttore sportivo Pieter Weening e il massaggiatore Alberto Alessandri, stavano comunque tirando giù una traccia del programma della strategia nutrizionale verso Santa Cristina di Val Gardena.
La schermata della strategia (qui la tappa di Lucca). In alto la tappa con i punti di ristoro, sotto quel che devono prendere. A destra, nome e auto di chi dovra coprire quei puntiLa schermata della strategia (qui la tappa di Lucca). In alto la tappa con i punti di ristoro, sotto quel che devono prendere. A destra, nome e auto di chi dovra coprire quei punti
La prima domanda, dottoressa Martinelli, è: perché per stilare la strategia alimentare partecipano anche il diesse e il massaggiatore?
Perché è il direttore sportivo a stabilire i punti di rifornimento. E da questi, cioè da come sono dislocati, dipende poi la strategia alimentare. In più c’è il massaggiatore perché è lui l’esecutore, colui che mette in pratica questo piano. Quindi deve preparare il tutto. Noi qui siamo solo tre, altrimenti sarebbe un caos, ma ognuno di noi tre poi ha i suoi referenti. La schermata che avete visto viene stampata su un foglio distribuito a tutti gli interessati.
E, direttore Weening, come li sceglie i punti?
Solitamente ne imbastisco uno ogni 25-30 chilometri e li scelgo soprattutto per questioni logistiche, cioè su come e quanto siano facili da raggiungere per i vari massaggiatori. In seconda battuta, valuto se da quella posizione poi si possono fare altri tagli e si possono andare a fare altri rifornimenti. Solitamente sono cinque i punti che fisso, raramente di più. Anche perché poi non avrebbe troppo senso. I ragazzi stessi sarebbero meno concentrati sul prendere il rifornimento. E’ come se fosse un “buffet continuo”. Invece così è tutto più preciso. Poi qualcuno viene in ammiraglia a chiedere qualcosa, e va bene… Ma di base cerchiamo di attenerci a questo piano.
E da questi punti, Laura, scegli cosa devono ingerire?
Sì, stabilisco cosa mangiare anche in base alla tattica, ma soprattutto in base alla tipologia della tappa e alla temperatura. In particolare presto attenzione ai carboidrati. Quest’anno, sia perché le tappe del Giro d’Italia sono più corte e sia perché abbiamo integratori diversi che ci consentono di assumere più carboidrati l’ora, non utilizziamo più il sacchetto.
Luke Plapp manda giù una borraccia di carbo (si nota il numerino della quantità di carbo scritto in bianco sul tappo)Luke Plapp manda giù una borraccia di carbo (si nota il numerino della quantità di carbo scritto in bianco sul tappo)
Avete parlato di tattiche, che relazioni ci sono tra queste e i rifornimenti in corsa?
Che se un corridore deve andare in fuga, deve partire con il pieno. Nella nostra scheda ci sono anche indicazioni alimentari che riguardano il pre-tappa, che per loro diventano ancora più importanti. O al contrario il velocista che deve arrivare con le scorte di glicogeno piene nel finale.
La scheda che gli date serve anche a loro per mettere le cose giuste in tasca al via?
Sì, e serve anche per capire se il massaggiatore gli deve passare la borraccia più il gel o solo la borraccia. Poi ci possono anche essere dei cambiamenti in corsa, ma cerchiamo di limitarli al massimo, ai soli imprevisti.
Cioè?
Cioè se un corridore si ritrova in fuga e magari non doveva. Ma noi preferiamo che il corridore non cambi idea durante la tappa. Del tipo, in partenza era stabilito che mangiasse una barretta al chilometro X e un gel al chilometro Y e poi cambia i piani. Siamo tante persone a lavorare e serve un piano chiaro. Univoco. E poi avere un piano chiaro evita al massaggiatore che sta sul posto di ritrovarsi con la frenesia di dover sostituire all’ultimo quella borraccia o quel gel. Spesso i tempi sono veramente stretti tra un punto e l’altro e il passaggio della corsa.
Il massaggiatore Alberto Alessandri ci mostra la scorta degli integratori nel camion. Da qui inizia il suo lavoroIl massaggiatore Alberto Alessandri ci mostra la scorta degli integratori nel camion. Da qui inizia il suo lavoro
Si parla sempre più di carboidrati/l’ora: resta questo il fondamento della strategia e dell’integrazione?
Sì, ormai sappiamo con una certa precisione quanto consumeranno i ragazzi. E in base a questo stabiliamo le varie assunzioni con borracce, gel e barrette. Alcune borracce più o meno cariche di carbo, variano in base alla tattica e al ruolo di ognuno.
Qual è la variabile che più incide, oltre al percorso chiaramente, sulle quantità di carboidrati da prendere?
La temperatura. Faccio un esempio, sin qui è stato un Giro d’Italia fresco, ma come ci sono state un paio di tappe più calde abbiamo notato come sia aumentato notevolmente il consumo di acqua, che invece è libero. In tal senso i ragazzi non hanno un piano specifico. Anche perché la regola qui in casa Jayco-AlUla è quella di consumare una borraccia l’ora. Anche se è una borraccia che contiene carboidrati ha comunque dei liquidi. Se ne vogliono di più di acqua, no problem. Semmai con la temperatura varia la composizione della borraccia stessa.
Cioè?
Se questa è più nutriente, vale a dire ha più carbo, è meno idratante. E viceversa. Se fa freddo il fatto che s’idratino un po’ meno non è assolutamente un problema. Mentre se fa caldo e le borracce contengono meno carboidrati è anche vero che ne consumano più di una l’ora, pertanto vanno a compensare la quantità di carboidrati necessaria.