Tirreno, il volo di Ganna e le 25 indicazioni di Cioni

07.03.2023
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Dopo aver vinto la crono di apertura della Tirreno-Adriatico, Ganna ha ringraziato Cioni che lo seguiva sull’ammiraglia. Il percorso di Lido di Camaiore prevedeva due curve e una chicane: che cosa può avergli detto di così decisivo?

Lo abbiamo chiesto al toscano, che stasera lascerà la Tirreno-Adriatico per rientrare in corsa alla Per Sempre Alfredo e poi il Coppi e Bartali.

«Che cosa gli ho detto? Pippo è molto preciso – comincia Cioni – su tutto quello che riguarda le condizioni dell’asfalto. Le buche e i tombini. Quindi, anche se era un percorso facile, di buche ce n’erano e c’erano delle cose da trasmettere. Specialmente adesso che, con le posizioni estremizzate, non guardano più tantissimo avanti. Quindi se li aiuti a impostare la linea giusta, possono stare più tempo in posizione. Sono più aereodinamici. Se non devono guardare troppo avanti, riescono a tenere la posizione migliore. E questo su un percorso così veloce aiuta parecchio».

Il percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finale
Il percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finale
Questo significa che il sopralluogo sul percorso lo fate insieme o lo fai solo tu e lui si fida di cosa gli dici?

A volte io faccio un pre-sopralluogo. Però poi ne facciamo sempre uno insieme, in cui si confermano le varie note. Ieri si è fatto solo una volta, solo quello insieme. Lui davanti in bici con la radio e io dietro con l’ammiraglia. Lo seguivo e vedevo dove passava e gli chiedevo conferma. Poi se vedevo se c’era qualche buco, qualche tombino importante lo segnavo io. Di solito guido io e accanto ho chi prende nota. Altrimenti faccio guidare qualcun altro e sono io che scrivo. Alla fine del sopralluogo ho in mano una sorta di road book con tutte le problematiche del percorso.

Cosa c’è scritto?

Su un percorso più tecnico, fra le indicazioni si includono anche le curve, che però ieri non c’erano. In tutto gli avrò dato 20-25 indicazioni. Non abbiamo codici particolari, di solito gli scambi sono abbastanza semplici. Non ieri, lo ripeto, però in genere si indicano le posizioni, se stare con le mani sopra o sulle protesi. Se una curva è impegnativa si discute prima se c’è da frenare o non frenare, quindi può essere “full” o “frenare”. Ad esempio su percorsi più impegnativi, ci possono essere alcune curve che hanno la linea lunga, in cui bisogna stare larghi e poi chiudere. Oppure si dà l’indicazione se una curva ha l’uscita veloce o quando sono cieche o se tornano indietro. Però in genere, Pippo ha un’ottima memoria fotografica.

Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora Sky
Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora Sky
In quali occasioni allora l’indicazione diventa decisiva?

Quando magari sei in una corsa a tappe e non c’è la possibilità di fare una ricognizione, è chiaro che avere comunque una conferma dalla macchina li tranquillizza.

Si entra anche nel merito del quando spingere oppure cambiare rapporto?

Sì, anche se non era ieri il caso. Se si va verso una salita e c’è un punto che è stato identificato come passaggio importante, nelle note viene inserita la cambiata. Poi ci possono essere informazioni su potenze target da ricordare in alcune sezioni. Ma ormai non possiamo più essere in collegamento e vedere i loro dati tramite il Garmin, per cui la gestione dei rapporti e dei wattaggi sta tutta sulle sue spalle. In base alla simulazione che si è fatta prima della gara, puoi dare dei riferimenti di cui tenere conto.

Ganna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della crono
Ganna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della crono
Ieri al giro di boa è stato super cauto.

Sulla bici c’è Pippo. Se vuole fare un passaggio a 50 all’ora, è lui che prende la decisione finale. Ieri a tornare ha fatto in tranquillità anche l’ultima S, senza prendere rischi, perché comunque sapevamo che stava facendo un gran tempo. E soprattutto, cadere non piace a nessuno.

Che tipo di informazioni gli hai dato sui tempi?

Solo l’intermedio al passaggio, quando hanno comunicato i 10 secondi di vantaggio. In genere lui vuole l’informazione, quindi il riferimento con altri corridori, ma quello a volte cambia. Ogni corridore vuole le note a suo modo, Pippo vuole i distacchi.

Sono informazioni che lo condizionano?

Tante volte si dice: «Okay, noi facciamo il nostro e l’obiettivo è eseguire al massimo il piano. Se poi c’è uno più forte, chapeau!». Nel senso che non si varia la tattica se i tempi sono diversi. L’unica cosa che può variare è che in certe condizioni magari prendi un rischio un po’ più calcolato, se sei in vantaggio o se sei in svantaggio. Magari decide di tirare un po’ di più nelle curve.

Ad esempio nel record dell’Ora, Pippo ha sovvertito la tabella. Gli capita anche nelle crono?

Questa era corta. Comunque il discorso di voler seguire un programma al 100 per cento può essere un’arma a doppio taglio, che funziona se è fatta bene. Però in una gara a tappe, in cui magari hai una situazione pregressa di affaticamento, una cosa è quello che hai pianificato, altro come stanno davvero le cose. E se trovi una giornata di grazia, perché limitarsi? Quindi sì, lui di solito ha un piano, che però può cambiare per diversi fattori.

Al secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finale
Al secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finale
Quali?

Ad esempio il meteo. Se c’è una condizione meteo diversa da quella prevista, questo potrebbe rendere il piano sbagliato. Quindi con tutti provo a far capire cosa devono cambiare, se si accorgono che la condizione meteo è differente. Fra le variabili che a Pippo interessano molto c’è la durata.

La durata della crono?

Ieri è andato più veloce della durata che avevo ipotizzato, che era intorno ai 13 minuti (Ganna ha vinto in 12’28”, ndr). Quindi penso che ieri fosse in una giornata di grazia. Comunque era una crono semplice da gestire, perché l’andata era un po’ più veloce del ritorno, quindi abbiamo seguito una distribuzione super classica con l’obiettivo di arrivare a dare tutto all’arrivo. In altre crono, magari puoi decidere di spendere tutto in un altro posto e quindi si deve essere più attenti.

Pippo ha detto che di aver fatto tre blocchi di lavoro prima di arrivare alla Tirreno: tutto per vincere questa crono?

No, proprio no. Per vincere ieri ha lavorato solo nell’ultimo blocco, che abbiamo fatto in pista. Prima la bici da crono non l’ha neanche presa, perché abbiamo lavorato più in funzione della Roubaix.

Giorni fa, parlando con Luca Oggiano, è venuto fuori che la posizione di Ganna non sia ancora del tutto a posto…

Forse un passaggio in galleria potrebbe essere previsto, ma ad ora non è stato inserito nel calendario. La verità è che le posizioni non sono mai complete e chi si ferma è perduto.

Bastianelli, un treno sotto l’albero per chiudere alla grande

24.12.2022
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Marta Bastianelli si muove con sicurezza nella hall dell’hotel in cui era in ritiro con la sua squadra a Lido di Camaiore. Anche in gesti comuni, normali… si nota una certa sicurezza, una certa personalità in lei. Lo si vede da come parla con i tecnici, da come gestisce le interviste, come s’interfaccia con le altre ragazze. C’è una sicurezza in Marta che ti cattura e che è impossibile non notare.

L’atleta della  UAE Adq, sta per iniziare la sua 18ª e ultima stagione da professionista. La Bastianelli ne ha viste di ere del ciclismo, ciononostante è determinata come sempre. E in breve, come vedremo, il discorso scivola su temi tecnici, tanto è “sul pezzo” Marta. Una cosa però è sicura: Babbo Natale le ha portato un nuovo treno… e non è un trenino giocattolo! E’una grossa bella sfida su cui mettere le mani.

Marta Bastianelli con il diesse Davide Arzeni, entrambi sono esperti in materia di treni e volate. Ci faranno divertire…
Marta Bastianelli con il diesse Davide Arzeni, entrambi sono esperti in materia di treni e volate. Ci faranno divertire…

Marta, quindi confermi: si chiude in questa stagione? Nessun ritorno sui tuoi passi…

Assolutamente basta. Fine. Stop. Il Giro d’Italia donne sarà l’ultima gara. Massima professionalità sino a quel punto, ma poi basta!

C’è un grande rinnovamento alla UAE Adq, molte giovani e molte nuove atlete: avrai anche il famoso ruolo della chioccia? Ammesso che questo ruolo oggi valga ancora…

Beh, se loro vogliono fare bene gli conviene ottenere anche delle buone informazioni da chi ha più esperienza. Magari è vero anche che oggi le giovani si sentono subito arrivate dal punto di vista del sapere o sono molto avanti rispetto ai tempi nostri, però non è sempre una cosa buona. Devono prendere spunto e conoscenze delle altre. Magari su come ci si gestisce in corsa, perché non servono soltanto le gambe, ma soprattutto l’esperienza. Come si gestiscono dei momenti di panico, situazioni di gara nervose… ci sono diverse cose da tenere in considerazione per una vittoria importante.

In chi ti rivedi di più tra le giovani di questa squadra?

Forse più nella Persico, per la sua voglia di fare, per il suo carattere, per lo stare sempre concentrata. Forse lei ha un po’ troppo carattere! A volte bisogna anche tenere un po’ le ali basse, perché qui prendi schiaffi a destra e a sinistra senza accorgertene. Però Silvia è secondo me un’atleta che può fare tanto.

Beh, avremmo detto la Consonni, viste le caratteristiche tecniche…

Chiara ha un carattere totalmente diverso. Lei è molto più estroversa, più festaiola. Io ero più pacata, tranquilla, però sapevo già cosa volevo. A Chiara viene già molto più facile il risultato con il “motore” che ha. Può fare davvero tanta strada. Poi sì, per caratteristiche fisiche, mi rivedo più nella Consonni, siamo parecchio simili: due velociste. Però a livello di carattere mi riconsoco più nella Persico: sin da piccole sia lei che io sapevamo già cosa volevamo.

Parlando con le altre, e anche con la stessa Consonni, è emerso il discorso del treno: sarai tu l’ultima donna per lei in volata o viceversa? 

Lo vedremo strada facendo, anche negli allenamenti invernali che faremo insieme. Cercheremo di capire. Certe cose si provano in allenamento. E’ un po’ come andare a scuola guida: se non fai le guide, non passi l’esame. E la stessa cosa vale per le volate. E’ importante farle insieme… quando si può, perché poi non abbiamo neanche tutto questo tempo. Abbiamo solo i ritiri per farle.

Ci fai un esempio concreto di come si prova un treno in allenamento?

Si provano vari tipi di treni, con i vari posizionamenti. Posizioni che sono dettate in linea di massima dalle caratteristiche, che già si conoscono, delle atlete. Dalle più lente alle più veloci e scaltre. E poi serve anche fiducia. Chiara ha sempre lavorato con un gruppo di persone diverso, ma affiatato. Alcune di loro sono nuove nel nostro team. Per dire, se dovessi fare un treno io, conoscendo le mie ragazze, quelle con cui ho lavorato da sempre, so già chi metterei e chi potrebbe fare l’ultima donna. Una cosa è certa: a prescindere da chi sarà di noi l’ultima a lanciare lo sprint entrambe abbiamo uno spunto veloce e ci lanceremo ancora meglio.

Le strade degli Emirati Arabi Uniti sarebbero ideali per provare gli sprint. Marta sulla sinistra, guida le compagne (foto Instagram)
Le strade degli Emirati Arabi Uniti sarebbero ideali per provare gli sprint. Marta sulla sinistra, guida le compagne (foto Instagram)
Provare in allenamento è ben diverso dalla gara. In allenamento siete sole ed è “solo” una questione di posizione, in gara c’è bagarre… Per esempio c’è qualcuna di voi che appositamente va a disturbare l’azione?

No, no… quando facciamo queste cose le facciamo in massima sicurezza, perché purtroppo appunto in allenamento non è come in gara. Le strade sono aperte, quindi dobbiamo trovare i giusti momenti, le giuste strade per provare questo tipo di situazioni. Chiaro che non sarà mai identica ad una gara, ma è importante per valutare i tempi di uscita e prendere occhio con le compagne, per capire come ci si può organizzare poi in corsa.

Come fate a capire qual è la disposizione migliore? 

Di solito i coach scelgono una strada sulla quale si prova questo tipo di attività. Definiamo un treno provandolo più volte, due o tre. Di più non ha senso perché poi il rendimento non è lo stesso. Fare una volata costa energia, quindi onde evitare di non fare le ultime con qualcuna che si faccia male, cerchiamo di farne poche, ma fatte bene. 

Il treno, la Bastianelli, l’adrenalina: il rock di Chiara

21.12.2022
6 min
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Il sorriso è inconfondibile, la sua gioia contagiosa: Chiara Consonni non cambia neanche dopo essere passata dalla Valcar Travel&Service (di cui è atleta fino a fine anno), alla UAE Adq.

La giovane bergamasca sta parlando con i nuovi fornitori del vestiario per affinare le taglie. E anche in questo caso non passa inosservata. Ribatte in modo colorato, ma mai eccessivo. Seduta ad un pianoforte nell’hotel di Lido di Camaiore ci parla del treno, delle sue volate, di come vive uno sprint… E l’intervista si trasforma in un viaggio tecnico e di emozioni.

Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara, con l’ultima intervista eravamo rimasti che avevi un po’ di ansia nel passare alla UAE Adq? C’è ancora quest’ansia?

No dai – ride Chiara – niente ansia. Alla fine con i primi ritiri ho visto che ho già conosciuto tante persone, tutto è molto organizzato e funzionale. E’ un’altra cosa, chiaramente, rispetto alla vecchia squadra però sono più motivata che spaventata, mettiamola così.

Quando dici più organizzate rispetto alla alla vecchia squadra cosa intendi?

Per adesso due secondi fa stavamo discutendo del vestiario, come ci sta? Ci prendevano le misure per affinare tagli personalizzati. Curano tutto nel minimo dettaglio e anche questo ti fa capire che organizzazione ci sia dietro. Per ogni ragazza hanno un programma e delle cose diverse: tutti cercano di dare a tutte noi il massimo per essere competitive e perfette al 100%.

Parliamo di preparazione, Chiara: avete fatto due ritiri, qualche allenamento un po’ più corposo, avete iniziato a farlo?

Sì, anche se io ho iniziato un po’ più tardi perché con la pista ho finito più tardi. Nei primi giorni, siamo state impegnate con tanti meeting: foto, vestiario, test, interviste. Dalla seconda metà invece faremo un po’ di chilometri.

Tu e Marta Bastianelli siete le ruote veloci della UAE Adq. Proverete i treni?

Sicuramente. Non non vedo l’ora di provarli e mettermi a disposizione di Marta, che è un mio piccolo grande sogno, perché la vedevo come il mio idolo quando ero più piccolina. Mi ricorda quando mio fratello (Simone, ndr) si ritrovò con Viviani. Quando è passato, e imparava tirando le volate al suo idolo, al suo campione. Mi rivedo tantissimo in lui in questo momento. E poi Marta la conosco già da un anno perché siamo state compagne nelle Fiamme Azzurre.

Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
E se fosse il contrario? Se sarà Marta a tirare per te?

Eh, in quel caso sì sarei più ansiosa! Non capita tutti i giorni d’imparare da un’atleta così. E non è da tutti i giorni che una del suo calibro si metta a tua disposizione. Però lo metterò in conto, cercherò di prendermi le mie responsabilità e sarò ancora più motivata. 

A proposito di tuo fratello, Simone ti ha dato qualche consiglio?

Più sulla pista che sulla strada. Mi ha sempre detto: “Divertiti e basta”. Questo per lui è l’importante, mi dice di non prendere tutto sul serio. Anche se adesso è arrivato il momento… di prenderla sul serio.

Chiara Consonni è una “rompiscatole” quando si tratta del treno? Per esempio parli molto? Vuoi essere protetta? Richiami spesso le tue compagne?

Dipende. Io cerco di fare come Elisa (Balsamo, ndr) ha fatto con me. E’ un’esperienza che spero mi sia di aiuto. Noi due ci siamo insegnate tantissimo a vicenda. Si tratta di mettere in pratica quelle piccole cose che ci ha insegnato Arzeni. Cerchiamo d’imparare dagli errori. Però secondo me, finché non sei in gara è tutta un’altra cosa. Io sono un po’ spericolata e per fortuna al mio fianco, nel treno, ho sempre avuto ragazze, persone, a cui tenevo e con le quali avevo un rapporto anche fuori dalla gara. E secondo me questo è un altro fattore importante quando si fa un treno: fidarsi delle compagne che ti portano a far la volata. 

La fiducia conta eccome…

Io, per esempio con Ilaria (Sanguineti, ndr), sapevo che mi dovevo mettere alla sua ruota e che se lei era in giornata mi portava ai 250 metri nella posizione migliore. Io non dovevo dirle: «Più avanti, più indietro, aumenta…». Sapeva già tutto lei. E questa fiducia viene dal rapporto che abbiamo fuori dal ciclismo. Alla Valcar ci ha aiutato e spero di trovarlo anche con le nuove ragazze. 

Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Chiara cos’è per te una volata?

Se penso a una volata, mi viene in mente sicuramente quella di Valencia dell’anno scorso. La prima volata dell’anno: sono caduta, ho fatto un volo assurdo e mi sono graffiata tutta. Squalificarono Barbara Guarischi perché aveva cambiato traiettoria. Dopo quello sprint lei mi disse: «Ma tu non potevi frenare?». Io quando sono in volata non penso di frenare. Mi vien di dare tutto, di accelerare. Ecco cos’è per me la volata… E’ difficile da spiegarlo, non so se ci sono riuscita.

E anche bene…

Mi dico che devo dare tutto in quei 30”-40”. “Chiudo gli occhi” e non guardo più in faccia nessuno fino alla linea d’arrivo per poi esultare o sbattere il pugno sul manubrio. E’ un’esplosione di emozioni. In quei secondi riesco a esprimermi al 100 per cento anche grazie alle mie caratteristiche.

E allora portaci in volata con te. Siamo ai 250 metri e?

Parto, mi alzo sulla sella, metto il rapporto giusto, perché certe volte mi è capitato di sbagliare rapporto, sguardo a terra e faccio 20” dove davvero guardo solo il computerino. Poi inizio a vedere com’è la situazione, nel senso che alzo la testa, guardo come sono messa e continuo a dare tutto fino all’arrivo. Quando tiro su la testa, guardo la linea oppure guardo anche le avversarie a che punto sono. In quel momento riesco a capire se può essere la volta buona oppure no.

Le abilità acquisite in pista, Chiara le riversa anche su strada. Ecco l’ottimo colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro donne
Le abilità della pista utili anche su strada. Ecco il colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro
Quanto dura una volata nella tua testa?

Per me parte dai meno due chilometri. Dopo che l’ho fatta dura 3”, ma quando sono lì non finisce più. Quando sei lì ti sembra un’eternità, ma poi è un attimo, uno schiocco di dita. E dopo l’arrivo dici: «Cavoli, mi è mancato un colpo di pedale o mezza pedalata», ma lì per lì non è facile.

L’adrenalina e la paura?

La paura non tanto, ma l’adrenalina sì: tantissimo. Mi gasa tanto stare in gruppo o avere un treno delle compagne che lavora per me. Mi aiuta poi a sprintare quando è il mio momento. 

Come lo riconosci il rapporto giusto? 

A furia di far volate lo senti e lo capisci dalla cadenza. E se è giusto o no lo capisci subito. Adesso comunque siamo anche avvantaggiate perché facciamo le stesse corse. Per dire, quest’anno ho vinto una corsa in cui c’era un cavalcavia nel finale. Lo scorso anno in quella corsa avevamo sbagliato a tirare la volata alla Balsamo, che infatti fece seconda. Quest’anno conoscendo l’arrivo ho vinto. Ho aspettato e sono uscita giusto gli ultimi 150.

Provata la Colnago V4RS. Un solo obiettivo: vincere

12.12.2022
7 min
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Built to win. Costruita per vincere. Tre parole che rivelano il Dna della Colnago V4RS. Ma forse sarebbe meglio dire confermano. Questa infatti è la bici con cui Tadej Pogacar ha corso l’ultimo Tour de France e ha vinto il Giro di Lombardia. Si trattava di stabilire gli ultimi dettagli.

A Lido di Camaiore, in occasione del ritiro della UAE Adq, e contestualmente in Spagna, nel ritiro della squadra UAE Emirates, vale a dire negli stage rispettivamente di donne e uomini, è stata presentata alla stampa la versione finale della V4RS.

Evoluzione V3RS

Prima di entrare nelle specifiche tecniche ci preme sottolineare due aspetti importanti che portano alla nascita di questa bici. Uno: il grande coinvolgimento degli atleti e delle atlete nello sviluppo. Una collaborazione viscerale quella fra Colnago e le “due UAE”: una bici sviluppata dai corridori vuol dire partire da uno step in avanti.

Due: la bici per uomini e donne è perfettamente la stessa, cambiano solo i colori. E questo è un segnale molto importante, anche sul piano della parità dei diritti, specialmente per una squadra che viene da un Paese arabo. Le parole del team manager Gianetti erano dunque fondate e si traducono in realtà anche attraverso tali scelte.

Ma entriamo nel merito tecnico di questa bici. Gli spunti sono davvero tanti. La V4RS è un’evoluzione della V3RS e non era facile migliorare una bici di quel livello. «Siamo dovuti entrare davvero nel regno dei famosi marginal gains», ha detto Manolo Bertocchi, Marketing Consultant di Colnago, durante la presentazione a Camaiore.

Più aerodinamica

Partiamo dalla forcella. E’ forse l’intervento più importante. Questa, in primis, doveva rispondere alle esigenze aerodinamiche. La sua forma paradossalmente appare più “cicciotta”, passateci questo termine, ma è solo un effetto ottico. Infatti pesa 375 grammi, 15 in meno della precedente. E’ maggiore la campanatura nella parte alta sotto il tubo di sterzo, ma poi gli steli scendono in modo più verticale. 

Questa forcella è frutto di un lungo lavoro in galleria del vento. Nel complesso l’efficienza aerodinamica della bici in assenza di vento migliora del 5%. 

Il nuovo disegno inoltre fa sì che ci sia un ingresso del cavo freno più lineare e che vi possano alloggiare coperture fino a 32 millimetri. Questa soluzione di fatto allarga a dismisura i campi di utilizzo della bici stessa, che va bene dal pavè alle tappe più estreme di salita.

Potendo montare certe coperture (e in vista dei nuovi regolamenti UCI che saranno in vigore dal 2024) si va a respingere il concetto della doppia bici: quella aero e quella climb. Adesso c’è la bici all-round, senza compromessi. Certo, alla base deve esserci un grande lavoro se si vuol dare un prodotto di elevatissime performance. Ricordiamo, e in Colnago ci tengono molto, che stiamo parlando di un mezzo da competizione pura. Un mezzo elitario, una “Ferrari”, il cui scopo è vincere.

Oggi l’aerodinamica è la direttrice dello sviluppo. Sono le velocità e gli studi ad imporre questa direzione. E non è un caso che la nuova forcella vada a braccetto con il tubo di sterzo. Questo non è più lineare a ma “a clessidra”. In questo modo è stato possibile inserire cuscinetti maggiori. Cuscinetti che ora sono Ceramic Speed, leggeri e super scorrevoli con la lubrificazione solida.

Rigidità e comfort

La casa lombarda ha fornito cinque prototipi ai suoi atleti. Di fatto Pogacar ha corso il Tour con un prototipo. Ma non appena lui e i suoi compagni li hanno provati non sono voluti tornare indietro. Un grande lavoro è stato fatto sulla “laminazione” del carbonio. Agli atleti sono state fornite diverse versioni. E senza sapere quale avessero, molti hanno definito più rigida la bici che invece secondo gli studi di Colnago era la seconda meno rigida. Questo perché il concetto di rigidità e robustezza non si può stabilire in laboratorio ma va fatto sul campo, quando la posizione del ciclista varia, così come e le forze impresse. 

Per esempio, durante uno sprint le linee di forza impresse sono fuori asse rispetto alla bici e tirano molto anche la braccia. In salita, da seduti, la maggior parte del peso si scarica sul posteriore. E’ il concetto di Real-Dynamic Stiffness. E per farlo Colnago ha messo a punto dei particolari macchinari, che anch’essi in qualche modo sono dei prototipi. La V4RS è risultata più rigida del 5% da seduti e del 4% in piedi.

C’è poi il telaio vero e proprio. Con la nuova laminazione, la V4RS ha praticamente invariato il suo peso (+3 grammi: 798 grammi nella taglia 50), ma a tutto vantaggio della guida. Il carro ha mantenuto la sua misura di 408 millimetri. I suoi foderi alti sono stati rinforzati a vantaggio della reattività. Mentre il movimento centrale è ora il T47, più facile da reperire sul mercato e decisamente performante.

Altro vantaggio è la linearità delle misure. Oggi stack e reach crescono in modo più lineare e questo favorisce chi è a cavallo fra due taglie. Sempre parlando di misure, i tubi variano per forma e sezione in base alla taglia. Tutto dunque è proporzionato.

Nuovo manubrio 

La V4RS ha anche un’altra perla: il manubrio CC.01. Si tratta di un integrato “made in Colnago”, un vero manubrio monoscocca e non un set fasciato “attacco + piega”. Questo è un corpo unico. In questo modo è più rigido e più leggero. E’ disponibile sul mercato in 16 misure. La larghezza va da 37 a 43 centimetri e la lunghezza dell’attacco da 80 a 140 millimetri. Il peso nella misura da 41 centimetri con attacco da 110 millimetri è di 310 grammi.

Altra chicca è il supporto per il computerino. Questo è semintegrato per Garmin, Suunto… mentre può essere completamente integrato per Wahoo Bolt (che usano i due team UAE). Si tratta di un supporto stampato in 3D e sviluppato in galleria del vento. Quando dicevamo che ogni “spilla” è stata studiata, solo con questa soluzione si risparmino 0,75 watt a 50 all’ora.

Su strada…

Ma rigidità e robustezza non possono certo compromettere una bici, il comfort rientra a tutti gli effetti nel concetto di prestazione. Questa deve essere comoda per rendere bene dopo tante ore, deve essere ben guidabile.

Dopo la presentazione siamo montati in sella. E’ bastato individuare l’altezza di sella per avere subito un ottimo feeling. Prima di raggiungere le colline dell’entroterra, abbiamo saggiato la stabilità e l’enorme scorrevolezza di questa Colnago in pianura. E, tornando al comfort, si filava via bene sulle buche e le crepe della strada anche a velocità prossime ai 40 all’ora (a tal proposito montavamo tubeless Pirelli da 28 millimetri).

Ci siamo poi arrampicati lungo una scalata, a tratti anche ripida, di 5,6 chilometri. E nonostante la pendenza, la cosa che ancora ci ha colpito di più è stata la scorrevolezza. La V4RS filava via sempre, ha una facilità di avanzamento piacevolmente sconcertante.

E in discesa? La sensazione è stata quella di una grande stabilità. La bici è “leggera” e precisa, specie nei curvoni ampi. Nelle svolte più strette ci è sembrato servire un po’ più di tempo per capirla a fondo. Ma è anche vero che magari è stata una nostra sensazione e che per questioni logistiche non abbiamo potuto posizionare il manubrio nelle misure che utilizziamo normalmente,. Inoltre l’asfalto era umido e chiaramente non abbiamo osato oltre il limite.

Colnago

Tirreno-Adriatico: dopo Prati di Tivo, la nuova crono

02.02.2021
5 min
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L’ultima volta che la Tirreno-Adriatico fece tappa a Prati di Tivo, in quel 9 marzo del 2013 con la neve sui bordi della strada e sulle piste là in alto, i tifosi sperimentarono per la prima volta in azione l’irruenza di Chris Froome in salita. Il britannico del Team Sky, che al Tour dell’anno precedente aveva svolto a fatica il ruolo di gregario per Wiggins, si accingeva a conquistare la prima maglia gialla della carriera. Quel giorno staccò Santambrogio e Nibali, eppure di lì a due giorni si sarebbe arreso all’inventiva e alla forza di Vincenzo nella tappa di Porto Sant’Elpidio flagellata dalla pioggia. Ugualmente rimanendo fra i cittadino del Regno Unito, l’edizione 2020 è stata vinta da Simon Yates (foto di apertura)

Ecco la planimetria della Tirreno-Adriatico 2021, che parte dal Lido di Camaiore e arriva a San Benedetto
Ecco la planimetria della Tirreno-Adriatico 2021

Lido di Camaiore, si va

La Corsa dei Due Mari ha visto oggi la luce, in un momento della stagione fatto di dita incrociate e lunghe attese. Il prossimo step nel planning Rcs sarà svelare le wild card per il Giro e poi finalmente sollevare il velo sull’edizione 2021 della corsa rosa.

La Tirreno-Adriatico del 2021 partirà il 10 marzo dal Lido di Camaiore, con una tappa veloce come nel 2020, e si concluderà con la più classica delle crono che tuttavia quest’anno cambierà percorso. Niente di troppo clamoroso, rimarrà una prova veloce, ma si allontanerà dal classico avanti e indietro sul lungomare.

Passate le frazioni di Chiusdino, comune della provincia di Siena, e quella di Gualdo Tadino, entrambe con percorsi nervosi che non escludono arrivi in volata, il gruppo prenderà la via della montagna d’Abruzzo.

A Prati di Tivo nel 2013 alza la voce Chris Froome
A Prati di Tivo nel 2013 alza la voce Chris Froome

Terzo giorno in salita

L’arrivo in salita sarà di sabato 13 marzo, a capo di una frazione non lunghissima che parte da Terni e segue il più classico dei tracciati di avvicinamento alle montagne d’Abruzzo. Prima la salita di Forca di Arrone, poi la piana reatina, Sella di Corno da Antrodoco e la lunga discesa verso l’Aquila. Da qui si attacca il Passo Capannelle e da qui, scendendo verso Teramo, si andrà a prendere la salita finale, di 14,5 chilometri, con 22 tornanti: pendenza media del 7 per cento, massima del 12.

1ª tappa: Lido di Camaiore-Lido di Camaiore, km 156
1ª tappa: Lido di Camaiore-Lido di Camaiore, km 156
2ª tappa, Camaiore-Chiusdino, km 226
2ª tappa, Camaiore-Chiusdino, km 226
3ª tappa, Monticiano-Gualdo Tadino: km 189
3ª tappa, Monticiano-Gualdo Tadino: km 189
4ª tappa, Terni-Prati di Tivo: km 148
4ª tappa, Terni-Prati di Tivo: km 148
5ª tappa, Castellalto-Castelfidardo: km 205
5ª tappa, Castellalto-Castelfidardo: km 205
6ª tappa, Castelraimondo-Lido di Fermo: km 169
6ª tappa, Castelraimondo-Lido di Fermo: km 169
7ª tappa, San Benedetto del Tronto, crono individuale:
7ª tappa, San Benedetto del Tronto, crono individuale:

La tappa dei muri

Domenica 14 marzo, ecco la tappa dei muri marchigiani, da Castellalto a Castelfidardo. Dopo il primo passaggio attraverso la Selva della Battaglia, si entra nel circuito di 23 chilometri da ripetere 4 volte, in un susseguirsi di muri (pendenze fino al 18 per cento) e discese con un solo breve tratto pianeggiante. L’ultimo chilometro si snoda nell’abitato di Castelfidardo sempre in salita.

Mathieu Van der Poel, sfinito, conquista di forza il traguardo di Loreto nel 2020
Mathieu Van der Poel, sfinito, conquista di forza il traguardo di Loreto nel 2020

Cambia la crono

L’arrivo al Lido di Fermo sarà l’ultima occasione per i velocisti prima della cronometro di chiusura a San Benedetto del Tronto. Prova individuale di 11,1 chilometri, con partenza dallo Stadio delle Palme e passaggio sotto la ferrovia per portarsi sulle strade del percorso classico, ma in direzione opposta. Si scende verso Porto d’Ascoli per poi giungere in Piazza Salvo d’Acquisto e con un giro di boa risalire il lungomare verso nord. Dopo il porto di San Benedetto, si risale ancora verso Grottammare per girare attorno al vecchio stadio Ballarini e dirigersi a sud per raggiungere l’arrivo.

Altimetria generale Tirreno Adriatico 2021
Ecco l’altimetria generale Tirreno Adriatico 2021
Altimetria generale Tirreno Adriatico 2021
Ecco l’altimetria generale Tirreno Adriatico 2021

Sport e spettacolo

Visibilmente soddisfatto Stefano Allocchio, direttore di corsa di Rcs Sport, che ha commentato il tracciato.

«Abbiamo costruito un percorso sulla falsa riga di quello dello scorso anno – ha detto – con tappe adatte a ogni tipo di corridore. Crediamo che questa formula sia vincente perché ci permette di mostrare al mondo, oltre ad uno spettacolo sportivo di altissimo livello, anche territori unici con scenari che cambiano e vanno dalle località di mare a quelle dell’entroterra fino a quelle di montagna. Un ringraziamento particolare va a tutte le istituzioni coinvolte che, anche in un periodo così complicato, si sono adoperate per far si che la Tirreno-Adriatico si possa svolgere regolarmente e in tutta sicurezza».