Training camp, ritiro Lidl-Trek, Denia, dicembre 2025, Juan Ayuso

Ayuso, niente domande sulla UAE. Si comincia con la Lidl

13.12.2025
6 min
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DENIA (Spagna) – Juan Ayuso si presenta in conferenza stampa in ritardo. Arriva con passo rapido e, mentre si siede, inizia immediatamente a leggere un foglio. C’è scritto che ringrazia la UAE Emirates, soprattutto Gianetti e Matxin, che la squadra gli ha dato tanto… E chiude questa lettura dicendo: «Non risponderò più a domande sui miei tempi alla UAE».
Per fortuna, però, con le domande successive gli animi si sciolgono e rispetto a come si era presentato lo spagnolo appare decisamente più disponibile e anche sereno.

Nel media day della Lidl-Trek è senza dubbio lui quello più atteso. La vera novità. Di fatto non aveva più parlato dai mondiali in Rwanda. La prima cosa che rivela è il suo calendario. «Il Tour de France è il grande obiettivo 2026. Andrò in altura sul Teide, quindi inizierò con Algarve, Parigi-Nizza, Paesi Baschi, Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Delfinato».

Juan Ayuso
I ragazzi e le ragazze della Lidl-Trek sono usciti alla spicciolata. Ayuso è stato tra i primi a partire e tra gli ultimi a rientrare
Juan Ayuso
I ragazzi e le ragazze della Lidl-Trek sono usciti alla spicciolata. Ayuso è stato tra i primi a partire e tra gli ultimi a rientrare

La Lidl è già casa

E quindi si guarda subito avanti. Anzi, al presente. E’ il presente dei primi approcci con la nuova squadra. Per patron Luca Guercilena e il suo staff, Juan Ayuso rappresenta una vera sfida. Se si riuscirà a smussare il carattere forte di questo atleta – che è forte anche grazie a quel carattere – allora il manager milanese avrà messo a segno un altro grande colpo.

«Sono davvero felice di essere qui – ha detto Ayuso – è stato un lungo percorso per arrivare in questa squadra. La mentalità è quella giusta, mi sono subito sentito a casa e la prima cosa che ho fatto è stata quella di lavorare. Ho subito cercato di essere concentrato soprattutto in questi primi giorni del ritiro qui a Denia. Perché nel ritrovo che abbiamo fatto in Germania è stata più una riunione di squadra, per divertirci e relazionarci».
A proposito di relazioni: Larrazabal, capo dei tecnici, ci ha detto che ad introdurlo è stato Mads Pedersen, il vero leader della Lidl-Trek. Lo ha letteralmente preso sottobraccio.

«Qui sono giorni intensi e anzi, grazie anche per avermi aspettato. Era il primo giorno in cui mi sono potuto allenare bene per davvero per questo ho fatto tardi. La squadra è molto felice di avermi qui e cercherò di ripagarla dando il mio massimo.
«I rumors che mi volevano alla Movistar? Chiaro, quelli ci sono sempre: uno spagnolo nella più grande squadra spagnola… è anche marketing. Ma in realtà quando mi ha contattato Luca (Guercilena, ndr) tutto è andato molto velocemente perché ci capiamo alla grande. Devo ringraziarlo per l’opportunità che mi sta dando e per credere in me».

Juan Ayuso
In questi giorni lo spagnolo è stato pizzicato in allenamento con la nuova bici, la Trek Madone, sapientemente di colore nero e senza scritte per questioni di sponsor (foto Instagram)
Juan Ayuso
In questi giorni lo spagnolo è stato pizzicato in allenamento con la nuova bici, la Trek Madone, sapientemente di colore nero e senza scritte per questioni di sponsor (foto Instagram)

Tra fiducia e ambizione

Sentire Ayuso parlare di fiducia è insolito. Lui sembra sempre non scalfirsi mai, ma forse il solo fatto di aver cambiato ambiente ha modificato qualcosa in lui. Che si senta leader non c’è dubbio, che sia al centro di un progetto è qualcosa di nuovo anche per lui. In UAE chiaramente non poteva esserlo.

«Sono un uomo da corse a tappe – va avanti Ayuso – e sono un uomo molto ambizioso. Vogliamo essere competitivi nei Grandi Giri. Vero c’è anche Mattias Skjelmose: ci capiremo, ci aiuteremo. Ho trovato una squadra molto aperta, dove si parla e si ascolta. Una delle cose che più mi ha colpito della Lidl-Trek è l’etica del lavoro. Ho suggerito alcune cose. C’è grande supporto, ad alto livello, in ogni settore. Per esempio, ho già lavorato in galleria del vento, cosa che prima non avevo fatto».

Il clima si fa più disteso domanda dopo domanda. Ayuso si apre. E sembra farlo con sincerità. Risponde in modo netto, ma al tempo stesso cerca le parole più giuste. A chi gli chiede se vincerà il prossimo Tour de France risponde sicuro.

«Penso che non sia impossibile – dice – però bisogna anche essere realisti. Dobbiamo sapere dove siamo e contro chi lottiamo. Il nostro è un progetto a lungo termine. Tra l’altro io non ho mai fatto un Tour de France per me stesso in ottica classifica, quest’anno sarà la prima volta. E come primo passo dobbiamo puntare al podio. Chiaro che se ci dovessero essere opportunità per vincere cercheremo di sfruttarle. Ma se Tadej (Pogacar, ndr) mantiene il livello che ha, anche per il 2026 c’è poco da fare. È il miglior corridore del mondo. E poi il vero leader del Tour sarà Mads Pedersen: non ha mai vinto la maglia verde e questo è un obiettivo».

Juan Ayuso
Ridurre il gap con Pogacar: questo è uno dei maggiori obiettivi di Ayuso
Juan Ayuso
Ridurre il gap con Pogacar: questo è uno dei maggiori obiettivi di Ayuso

Ayuso come Remco

Ayuso, come Remco, si trova al centro di un progetto grande e ambizioso, un progetto che inevitabilmente finirà per mettergli pressione. Anche lui come Remco ha il suo Lipowitz, che è Skjelmose. E anche lui viene da un 2025 non proprio superbo. Il tema pressione quindi è centrale per entrambi. Ayuso dice che non la sente e che qui si sente già a suo agio. Chiaramente le cose saranno diverse quando inizieranno le gare.

«Quello che voglio – spiega lo spagnolo – dal 2026 non è questa o quella corsa, ma continuare a migliorare. Ho cambiato allenatore, direttore sportivo, bici, team… Voglio fare un passo in avanti, magari due. Voglio divertirmi in un nuovo ambiente in cui mi sento il benvenuto. Poi, se guardo indietro, nel 2023 ho avuto una malattia che mi ha fatto stare due mesi senza pedalare. Nel 2024 ho avuto il Covid nel pieno del Tour, mi sono ritirato e non sono tornato al mio livello. Nel 2025 sapete com’è andata… Quindi spero prima di tutto di avere una stagione regolare nella quale poter mantenere il mio livello tutto l’anno e non solo per pochi mesi».

Tappa 20 della Vuelta. Sulla Bola del Mundo l’ultima corsa di Ayuso con la maglia della UAE
Juan Ayuso
Tappa 20 della Vuelta. Sulla Bola del Mundo l’ultima corsa di Ayuso con la maglia della UAE

Sognando il Tour

Ayuso è un fiume in piena. Continua a ringraziare per la fiducia che gli è stata data e promette massimo impegno. Migliorare per lui resta un dogma e, tutto sommato, ha anche ragione.

«Alla fine ho solo 23 anni – dice – a ogni stagione continuo a migliorare. Vingegaard, Remco, Pogacar… Loro sono tutti nomi che ancora sono sopra a me. Ma ogni anno gli sono più vicino. Credo che alla fine sia in parte una progressione naturale e in parte una progressione che dovrò fare con il supporto del team. Ed abbiamo tutte le carte in regola per farlo.

«Qual è il mio sogno? Vincere il Tour de France. Parlare di sogni è sempre difficile, un sogno è qualcosa di molto grande. Quando ne parli poi, in tanti sono critici, alcuni ti ridono anche in faccia, ma io ho grandi speranze e, come ho detto, sono una persona molto ambiziosa. A volte ottimista, ma sempre realistica. Ed è quello che mi aiuta ogni mattina a lavorare di più».

Chantal Pegolo è nata il 20 febbraio 2007. Nel 2026 correrà nella Isolmant, poi dal 2027 sarà alla Lidl-Trek (foto Ossola)

Pegolo in “prestito” alla Isolmant con le indicazioni della Lidl-Trek

10.12.2025
5 min
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Cinque vittorie su strada, l’argento al mondiale in Rwanda, il bronzo all’europeo in Ardeche, quattro medaglie complessive in pista con la maglia azzurra, compresi il titolo continentale nella corsa a punti e quello iridato nell’eliminazione. Nel mosaico di Chantal Pegolo mancavano un paio di tessere per completare una grande stagione (in apertura foto Ossola). Ed eccole qua. Ad ottobre la diciottenne di Pasiano di Pordenone è entrata nelle Fiamme Azzurre e due settimane fa è stato ufficializzato il passaggio alla Isolmant-Premac-Vittoria in attesa di approdare alla Lidl-Trek dal 2027.

L’ingresso nel gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria era nell’aria e Pegolo lo ha fatto in compagnia di Anita Baima e Linda Sanarini, sue compagne di nazionale in pista e su strada. Sembrava fatto anche il trasferimento in una continental italiana prima di andare nel team WorldTour statunitense. Le voci di radio-mercato la volevano alla BePink (dove andrà anche Sanarini con ogni probabilità), ma all’ultimo l’accordo è stato trovato con la formazione guidata da Giovanni Fidanza. E proprio a lui abbiamo chiesto come sarà gestito il “prestito” di Pegolo nella sua (come ci ha anticipato) rinnovata Isolmant.

Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Quello di Pegolo è un grande colpo per voi. Come si è sviluppata la trattativa?

Devo premettere che per la prossima annata avevamo già pianificato di ringiovanire la squadra con tanti cambiamenti e poche conferme. Con Chantal è stata una evoluzione rapida e inaspettata. Dal Conscio Pedale del Sile, la sua società tra le junior, avevo preso Comacchio e Montagner, ma sapevo che lei era indirizzata in un’altra squadra e non ho fatto alcun tentativo. Poi la situazione è cambiata e Perego, il suo procuratore, mi ha contattato per chiedermi se potevo prendere anche lei. Ho accettato subito e sarà con noi nel 2026.

Avete avuto indicazioni dalla Lidl-Trek a quel punto?

Sì, certo. Ho parlato subito con Michael Rogers, che è il responsabile del settore femminile della squadra ed è un ragazzo che conosco molto bene perché ce l’ho avuto da corridore quando ero diesse alla T-Mobile nel 2006. Mi ha spiegato il programma che Pegolo dovrà seguire, specialmente sulla preparazione. Tutto si svolgerà alla luce del sole.

A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
Indicativamente sai già come sarà composto il calendario di Pegolo?

Come prima cosa Chantal andrà in ritiro una settimana a gennaio con la Lidl-Trek per conoscere l’ambiente che troverà fra un anno. Noi faremo il solito calendario italiano attendendo gli inviti e sapendo che in teoria le continental italiane avranno una precedenza sulle formazioni estere. Bisognerà capire il regolamento internazionale dell’UCI che ancora non è stato comunicato. Vedremo poi se ci sarà spazio per inviti in gare all’estero.

Cosa vi dà in più il suo arrivo?

Sicuramente avremo una visibilità migliore perché Pegolo è uno dei migliori prospetti al mondo. La sua presenza potrebbe favorirci in qualche invito in più. Sappiamo che resterà con noi solo un anno, però per noi è davvero un bell’innesto, la vedevo già negli ultimi due anni nelle gare open. Nonostante abbia già dimostrato di andare forte, avremo il compito di farla crescere in modo graduale. Non bisogna forzare il percorso di crescita di queste giovani perché quando passano tra le pro’ si sente il salto. Occorre concedere almeno 2-3 anni di ambientamento.

Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Per la Isolmant si ripete quasi la situazione che avevate avuto con Realini.

Ci sono alcune similitudini anche se in realtà era un contesto diverso. Realini era venuta con noi dal ciclocross ed è esplosa al primo Giro Donne che aveva fatto nel 2021. Merito suo e credo anche nostro. Per noi poi è stato un privilegio tenerla in “prestito” anche la stagione successiva per farle fare un ulteriore step di maturazione prima di andare alla Lidl-Trek.

Questo tipo di collaborazione con una formazione WorldTour potrebbe aprirvi le porte a diventare un devo team sui generis?

Una cosa simile succede già all’estero dove le grandi squadre hanno accordi con varie società juniores europee (vedi BFT Burzoni con Picnic, ndr). Per molte continental italiane potrebbe essere il futuro e personalmente sarei d’accordo. Anzi in questo senso ho già dato la mia disponibilità a farlo. I migliori talenti juniores nelle nostre squadre avrebbero la possibilità di fare maggiore esperienza senza la pressione di fare sempre risultato. Per me un’operazione come questa di Pegolo potrebbe ripetersi ancora nei prossimi anni.

Ci hai accennato a cambiamenti. Come sarà composta quindi la nuova Isolmant di Giovanni Fidanza?

Abbiamo confermato Curnis, Silvestri e Zanetti. Sarebbe rimasta con noi anche Rossato, ma purtroppo a fine stagione è caduta in allenamento facendosi molto male, rompendosi qualche vertebra. Lei è stata molto sfortunata nelle ultime stagioni e, visto che è da tempo insegnante di ruolo da tempo, ha preferito prendersi del tempo per recuperare. Le altre nuove sono Anita Baima dalla Horizons, Valentina Zanzi dal Vaiano ed infine la ventenne Elvira Radaelli che viene dalla Mtb dove ha corso col Velo Club Monte Tamaro. Ragazza interessante, sarà una scommessa, ma bisogna saper guardare anche ad altre discipline per scoprire nuove atlete su strada.

Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

Consonni è pronto: «Grazie Elia, ora tocca a me…»

03.12.2025
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Simone Consonni si gode gli ultimi giorni di riposo. Dalla prossima settimana scattano i ritiri, si parte per la Spagna e la stagione sarà praticamente già iniziata. L’olimpionico viene da un’annata vissuta tutta su strada e in cuor suo la lontananza dalla pista si è fatta sentire, perché la passione è dura da tenere sopita e ogni occhiata che scappava verso gli eventi dei velodromi velava il suo sguardo di malinconia.

Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan il bergamasco ha vissuto tutta l'avventura del Tour, culminata con la maglia verde
Con Milan, il bergamasco ha vissuto tutta l’avventura del Tour, culminata con la maglia verde

Ora si riparte e Simone ci tiene a ribadire che il suo non è stato un addio alla pista, ma una scelta consapevole, maturata e condivisa con la squadra e legata allo spazio dell’annata preolimpica: «La pista è il mio vero grande amore. Ho iniziato da junior ed è stata un’escalation fino a arrivare a tutte le medaglie olimpiche. Quest’anno era programmato, nel senso che era l’anno in cui io e Jonathan (Milan, ndr) debuttavamo al Tour e per necessità di calendario nessuna Nations Cup si sposava con il programma della strada. Neanche l’europeo e alla fine neanche il mondiale, perché la squadra mi aveva messo come titolare nel Tour of Guangxi. Quindi ho dovuto un po’ accantonarla, ma solo agonisticamente, perché Montichiari è rimasta la mia casa».

Sarà stato duro vedere gli altri gareggiare e non potersi mettere alla prova…

Beh, la voglia di essere là è sempre tanta, soprattutto per il mondiale. Avrei voluto esserci, per tutto quello che la pista è per me. Poi sicuramente era l’ultimo mondiale di Elia… Mi sono tenuto libero per il giorno dell’eliminazione, volevo vederlo e insomma è stato emozionante. Bello vederlo da casa, ma con un piccolo rimpianto per non essere stato là. Così io, Ganna e Lamon abbiamo organizzato una trasferta di un paio di giorni a Gand, dove Elia ha chiuso la sua carriera e quindi siamo riusciti a vederlo in quell’occasione.

Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Consonni ha raggiunto Gand con Ganna e Lamon per salutare Viviani alla sua ultima gara
Non averlo più in pista da atleta che effetto ti fa?

Tutto il nostro gruppo ha avuto un vissuto con Viviani, tante esperienze. Penso che tutti l’abbiamo preso come modello. Sicuramente mancherà tanto in pista, non averlo al proprio fianco nell’essere atleta sarà qualcosa di strano e nuovo. Ma col nuovo ruolo, sicuramente sono sicuro che saprà sempre consigliarci al meglio come ha sempre fatto . Sono contento di questa sua scelta e fiducioso che nei prossimi anni ce lo terremo stretto. Sicuramente sarà parte fondamentale di tutti i passi che faremo da qua fino alle Olimpiadi di Los Angeles.

Ti ha tolto qualcosa il fatto di essere contemporaneo di Viviani relativamente alla specialità olimpica, all’omnium in questi anni?

Domanda tendenziosa… Potrei dire di sì, ma la verità è che sono un atleta che non si reputa un fenomeno. A 31 anni, vedendo in casa un bronzo, un argento e un oro olimpico, aver avuto intorno Viviani è più quello che mi ha dato di quello che mi ha tolto. Vedendo quello che comunque sono riuscito a portare a casa, soprattutto a livello olimpico ma anche a livello europeo e mondiale. Credo che gli spazi me li sono ricavati lo stesso, anche in presenza di un simile campione e specialista.

Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Consonni e Viviani, coppia perfetta nella madison, salita sul podio olimpico di Parigi
Ora però, a 31 anni, sei nel pieno della maturità per affrontare il quadriennio olimpico, puntare all’appuntamento di Los Angeles con grandi aspettative…

Dico sempre e mi ripeto da quando ho iniziato con questo sport, che l’età non deve condizionare. Secondo me alla fine ogni anno devi dimostrare di essere pronto, di essere sul pezzo, di essere capace di competere con i migliori. Quindi personalmente cambia poco, conta convincere il cittì e tutto l’entourage che tu sei pronto per quella competizione, indipendentemente dal palmarés e dal vissuto. Sicuramente Los Angeles è un grande obiettivo per me, ma come lo è per tanti ragazzi della nazionale, per tanti giovani che stanno crescendo e per tutto il mondo della pista. L’Olimpiade è l’evento più importante che rende la pista quello che è. Mi sento di dover dimostrare al cittì che posso essere ancora una carta ottima da giocare e con tante possibilità di fare podio.

Abbiamo visto il quartetto quasi completamente formato da giovani, fare nuove esperienze. Guardando da fuori, che giudizio ne dai?

Ma non solo da fuori, perché allenamenti in pista e ritiri e prove li abbiamo sempre fatti insieme. Sono contento perché ci sono tanti ragazzi giovani che ogni settimana vengono in pista, che sono motivati per la causa del quartetto. Quando abbiamo iniziato, tante volte magari facevamo fatica a trovare i quattro per gareggiare… Adesso vedere così tanti ragazzi che sentono la maglia della nazionale come qualcosa di importante, è una cosa che mi riempie d’orgoglio.

Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell'omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Nell’omnium Consonni ha vinto un argento e bronzo mondiali e due argenti europei
Sei ottimista per il futuro?

Negli ultimi anni ci siamo abituati bene, in una specialità dove il livello tra i quartetti e tra le nazionali è talmente alto ed equilibrato che un niente può fare la differenza. Basta pensare solo al torneo di Tokyo, come abbiamo battuto la Nuova Zelanda in semifinale per centesimi e come abbiamo vinto poi la finale con la Danimarca di un decimo. Oggi se guardi i tempi, se guardi i ragazzi e come ci arrivano, secondo me c’è un grande movimento e dobbiamo essere soddisfatti per quello che stiamo seminando. E speriamo che nei prossimi anni riusciremo a raccogliere tanto quanto abbiamo raccolto negli anni scorsi.

Matteo Sobrero

Sobrero alla Lidl-Trek. Matteo ci spiega questo cambio di casacca

20.11.2025
4 min
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Il passaggio di Matteo Sobrero dalla Red Bull-Bora alla Lidl-Trek è uno dei più curiosi e, se vogliamo, anche affascinanti per noi italiani. Il piemontese è un ottimo cronoman, un uomo di fiducia e un elemento della nazionale: vederlo entrare nella squadra di Luca Guercilena non può che farci piacere. Dopotutto, nella Lidl-Trek gli italiani sono sempre ben tutelati.

Matteo ci racconta proprio questo passaggio. Un cambio di casacca avvenuto in modo relativamente fluido e veloce nella seconda parte dell’estate. Da Sobrero vogliamo capire cosa lo ha convinto a scegliere il team statunitense e cosa va a fare in questo squadrone.

Campionati del mondo, Kigali 2025, Matteo Sobrero in allenamento sul percorso
Matteo Sobrero (classe 1997) è uno dei punti fermi della nazionale
Campionati del mondo, Kigali 2025, Matteo Sobrero in allenamento sul percorso
Matteo Sobrero (classe 1997) è uno dei punti fermi della nazionale
Partiamo dal passato: Matteo, eri in scadenza di contratto? Volevi (o potevi) restare in Red Bull?

Diciamo che l’ipotesi di restare c’è stata. Ma poi la squadra ha preso Remco e sono nati altri progetti. Contemporaneamente c’è stato l’interesse della Lidl-Trek e la cosa mi ha colpito subito. Li ho sempre visti come un team unito: un bel gruppo, sia tra i corridori che nell’insieme del team, quando magari ci trovavamo insieme in hotel o sul bus. Mi sembrava ci fosse armonia.

Perché, in Red Bull-Bora non era così?

Io andavo d’accordissimo con gli altri ragazzi, soprattutto con Giulio (Pellizzari, ndr) e Primoz (Roglic, ndr)... Però ogni anno c’era un rimescolamento, arrivavano o partivano atleti, e in quel senso l’idea del gruppo veniva un po’ meno. Si faceva più fatica a percepirla.

Tra poco ripartono i ritiri sul serio. Hai già avuto modo di stare con la Lidl-Trek?

Sì, sono stato alcuni giorni in Germania, preso una sede Lidl. Lì abbiamo fatto le consuete visite mediche e altre pratiche logistiche.

Matteo Sobrero
Un uomo così, che sa perfomare in pianura e su certi tipi di salite, in squadra è un valore aggiunto
Matteo Sobrero
Un uomo così, che sa perfomare in pianura e su certi tipi di salite, in squadra è un valore aggiunto
E cosa ti è parso di questo ambiente?

Che è molto grande e dotato: non mi sembra manchi nulla. Investono parecchio e puntano in alto. Anche nella preparazione, nella nutrizione, sono molto all’avanguardia: quei pochi giorni mi hanno dato grandi rassicurazioni. Si vede chiaramente che c’è un progetto per il futuro.

Qual è, secondo te, questo progetto?

Ambiscono a essere i migliori, come la UAE Team Emirates. E come loro stessi avevano aspirato quando leder era la Visma-Lease a Bike. Vogliono correre per vincere. È una cosa scontata, forse, ma per me è molto importante.

Quindi, tecnicamente siete sulla stessa lunghezza d’onda. E l’armonia che intravedevi da fuori?

È chiaro che ci sono stato solo pochi giorni, ma quello che mi ha colpito è che sì, sono un team di altissimo livello, ma c’è anche un rapporto umano più forte. È qualcosa che secondo me mancava nell’ultimo anno a Red Bull-Bora. Ma succede: in molti team. Alla fine sono aziende e tu devi performare.

Quale sarà il tuo ruolo in questo nuovo team? Sarai parte del “gruppo Ciccone”, del “gruppo Ayuso”?

È presto per dirlo! Per ora non ne abbiamo parlato nel dettaglio, ma credo che sarò più o meno la figura che ero in Red Bull: un corridore di supporto nei Grandi Giri. Anche se “supporto” non significa necessariamente che sarò sempre al servizio di un uomo di classifica.

Grazie alle doti da cronoman, Sobrero può fare bene nelle corse a tappe brevi che prevedono una tappa contro il tempo
Grazie alle doti da cronoman, Sobrero può fare bene nelle corse a tappe brevi che prevedono una tappa contro il tempo
Puoi spiegare meglio cosa intendi?

In Lidl-Trek ci sono molti campioni. Potrei aiutare un corridore per la classifica o magari Nys, Pedersen, Milan… Non come ultimo uomo, chiaramente. Oppure, logicamente, potrei essere utile anche a corridori come Ayuso, Ciccone… Insomma un profilo flessibile.

E ti piace questo ruolo?

Sì, mi fa piacere lavorare per i compagni, soprattutto se sono campioni che poi sanno finalizzare. Quindi farò da supporto, ma quando ci sarà la possibilità potrò giocarmi le mie occasioni. Un po’ come è successo quest’anno in Polonia: ho avuto il mio spazio e sono andato a podio. So che su certe corse posso esprimermi: gare a tappe di una settimana con una crono possono andare bene per me. Ma anche in alcune corse di un giorno posso dire la mia. Tra l’altro loro cercavano proprio un profilo come il mio.

E della nuova bici cosa ci dici? La Trek Madone non passa certo inosservata…

Dico che “parla inglese”! Scherzi a parte, è una bici top, come quella da cui vengo. Le Trek mi incuriosivano già da tempo e in gruppo le guardavo sempre. Magari quando andavo indietro all’ammiraglia, o in gruppo nei rari momenti più tranquilli, un occhio glielo buttavo. Poi tra noi atleti ci scambiamo opinioni tecniche e a me piace aggiornarmi.

Tour de France 2025, Parigi, Jonathan Milan, GEraint Thomas

Guercilena: per essere sicuri, bisogna (anche) saper frenare

20.11.2025
6 min
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Qualunque sia l’argomento, dopo un po’ che ne parli con Guercilena ti accorgi che il suo approccio è sempre molto razionale. Analisi, sintesi, conclusione. E laddove l’ultima non sia possibile, viene sostituita da un’ipotesi o una domanda. Così è anche sul tema della sicurezza, dopo che la sua squadra femminile è stata squalificata per i GPS del Romandia, dopo che l’UCI ha proposto una serie di misure più posticce che incisive e la limitazione dei rapporti, subito vietata dal garante belga.

Nel frattempo le medie si alzano e non si capisce se e come sia possibile limitare le velocità del gruppo. Non si capisce nemmeno se sia necessario intervenire sulle bici, sulle strade o cos’altro. Probabilmente perché nessuno ha ancora fatto un’analisi completa e seria.

«Io sono convinto – dice il team manager della Lidl-Trek – che il discorso sicurezza debba passare attraverso dei materiali sicuri. Il miglioramento della velocità è insito nella tecnologia della performance. Per cui se anche si decidesse di limitare un materiale, la ricerca e lo sviluppo andrebbero comunque a svilupparne un altro più veloce. Si decide di imporre cerchi da 35? L’ingegneria porterà i cerchi da 35 a essere aerodinamici e con un momento di inerzia pari a quelli da 90, per cui certe limitazioni non saranno mai soluzioni durature».

Tour de France 2025, Luca Guercilena
Luca Guercilena è il general manager della Lidl-Trek. Negli anni è stato anche preparatore e direttore sportivo
Luca Guercilena è il general manager della Lidl-Trek. Negli anni è stato anche preparatore e direttore sportivo
Il problema è che le performance migliorano, mentre le strade peggiorano…

Il discorso è esattamente questo. Uno dei punti da affrontare è l’attenzione alle protezioni sulle strade. Aiuterebbe un sacco se ci fosse un sistema efficace, che chiaramente sarebbe anche costoso, per proteggere determinati punti in modo migliore. E poi viene l’aspetto dei materiali, che però va studiato e pensato in modo scientifico. Servono dei regolamenti che garantiscano maggiore sicurezza e il modo giusto di applicarli. Ma secondo me non è tutto vincolato alla velocità.

Cos’altro c’è?

Una questione di approccio culturale. Bisogna mettersi nell’ordine di idee che a un certo punto si può anche frenare. Secondo me uno degli snodi è che la correttezza tra atleti è venuta un po’ meno, perché l’età media del gruppo continua a scendere. Di conseguenza la spavalderia dei 18 anni contrasta con la maturità degli atleti più grandi, che hanno un altro raziocinio nell’individuare il momento in cui è meglio frenare piuttosto che ammazzarsi.

Vuoi dirci che è possibile dire a un corridore di correre un po’ meno forte?

Parlo dei miei. Da un po’ abbiamo iniziato a dirgli: «Ragazzi, il rischio deve essere controllato. Nel senso che tra avervi fuori per tre mesi e fare secondo, fate secondo!». L’investimento che faccio su Ayuso, Ciccone, Milan, Skjelmose o Pedersen non è banale. Certo, per l’amor di Dio, se devi rischiare per la volata che vale la vittoria, allora rischia. Però se devi cadere nella curva a 70 chilometri dall’arrivo e stai fuori un mese, allora no. Devono frenare, perché il valore dell’atleta è talmente elevato che la sommatoria la fai a fine stagione, non sulla singola gara. Se devi vincere il Fiandre è una cosa, però non dirò mai a un corridore di rischiare l’osso del collo ai meno 20 dall’arrivo perché dobbiamo posizionarci bene in volata al Tour du Poitou-Charentes. Siamo tutti consapevoli che le cadute fanno male e secondo me la discussione dovrebbe essere molto più scientifica e analizzata in dettaglio.

Correre rischi va bene solo se serve per arrivare a vincere, dice Guercilena, altrimenti è meglio tirare i freni
Correre rischi va bene solo se serve per arrivare a vincere, dice Guercilena, altrimenti è meglio tirare i freni
Hai parlato della baldanza dei corridori di 18 anni…

Per le leggi del mercato l’età media del gruppo sta diminuendo. Mi ci metto anch’io, non voglio fare il buono e dire che gli altri sono cattivi. Facciamo passare gente che da un inverno all’altro passa dai 90 chilometri delle gare juniores ai 290 della Sanremo. E’ inevitabile che i rischi aumentino. Anche solo dal punto di vista fisiologico, la lucidità che può avere un ragazzino di 18 anni dopo 290 chilometri rispetto a quella di un professionista navigato, che ha già fatto esperienze graduali per arrivare a quel punto, è completamente diversa e quindi il rischio aumenta.

Secondo te il gruppo WorldTour sarebbe disponibile a una frenata sui passaggi così precoci?

Penso di no, per cui a livello teorico è molto bello, ma a livello pratico forse si fa davvero prima a mettere mani sui materiali e sulle biciclette. Però è chiaro che andremmo a scegliere la soluzione più facile pensando che sia la migliore. Secondo me invece un’analisi ha senso se la faccio in modo scientifico. Se applico dei criteri che abbiano un senso. Allora di fronte alla prova provata dei numeri, nessuno può fare delle contestazioni. Il problema invece è che ci basiamo sulle opinioni e continuiamo a non uscirne.

Come si fa un’analisi credibile?

Serve un gruppo di lavoro che analizzi le leggi del lavoro, coinvolgendo l’associazione corridori, i procuratori e i gruppi sportivi. Serve anche fare delle analisi a lungo termine, coinvolgendo degli esperti. Bisogna che nelle commissioni ci sia gente del nostro ambiente, ma l’analisi oggettiva e la soluzione devono provenire da persone con la capacità professionale e l’esperienza adeguata a risolvere il problema.

Se i corridori vanno a contatto di gomito, dice Guercilena, la caduta ne tira giù tanti, come quando cade un aereo
Se i corridori vanno a contatto di gomito, dice Guercilena, la caduta ne tira giù tanti, come quando cade un aereo
Si dovrebbe partire da un’analisi più seria?

Abbiamo un’analisi analitica di un aumento sconsiderato delle cadute rispetto agli anni 70? Stiamo parlando del danno della singola caduta o stiamo parlando realmente del volume di corridori caduti e dell’entità dei danni? Non esistono statistiche longitudinali. Non siamo in grado di dire se si cada di più o di meno nei primi 100 chilometri piuttosto che negli ultimi 20. Suppongo che nei primi 100 chilometri cadi per distrazione, mentre negli ultimi 5 per il rischio in volata. Ma anche questa è un’opinione e con le opinioni non si trovano le soluzioni. L’opinione deve essere il punto di partenza, poi bisogna fare un’analisi reale e scientifica e affidare agli esperti l’incarico di trovare le risposte.

Avete raccolto dati statistici?

Negli ultimi 2-3 anni con i dottori abbiamo iniziato a farlo. In realtà il numero di fratture non è aumentato e non è vero che si cada di più. E’ diverso invece il numero di corridori coinvolti nella stessa caduta. Come quando cade un aereo rispetto agli incidenti stradali. I corridori sono tutti più freschi, sono tutti più allenati, il gruppo è compattissimo e, se si cade, si cade tutti insieme.

Hai parlato di opinioni come punto di partenza. Tu cosa faresti?

Investiamo in tecnologia per trovare un airbag nel casco o nella maglia che, se ti schianti, ti salva la testa e la colonna vertebrale. Investirei tonnellate di soldi su sistemi di airbag uguali per tutti, che ti proteggano nella caduta evitando l’infortunio. Perché le cadute ci saranno sempre, fanno parte del nostro sport.

La sicurezza secondo Guercilena passa per la tutela del corridore e poi la messa in sicurezza più seria delle strade
La sicurezza secondo Guercilena passa per la tutela del corridore e poi la messa in sicurezza più seria delle strade
Come gli incidenti facevano parte della Formula Uno…

Però loro prima hanno trovato la tuta ignifuga, poi il casco. Poi sono intervenuti sui guardrail e a quel punto, anche se hanno limitato i motori, le velocità sono salite nuovamente. Il ciclismo è diverso, non si corre in un circuito con le vie di fuga e le protezioni, però secondo me il concetto di partenza deve essere individuare cosa davvero ti metta in sicurezza e poi andare a cascata su tutto il resto. Al centro dell’attenzione devono esserci il corridore e poi la struttura della strada.

Oppure si fa come dice Pidcock e si impedisce di fare il pieno di carboidrati…

L’ha detto come battuta, ma a livello teorico ha ragione. Limito l’apporto energetico e alla fine vince quello che ha più capacità di gestirsi. Se invece tutti hanno la possibilità di mettere 120 grammi di carboidrati, alla fine tutto il gruppo è in forze, perché ormai la nutrizione va in quella direzione. Ma cosa facciamo, limitiamo tutti gli aspetti nutrizionali che provano ad influire sulla vita normale? Sarebbe un lavoro controproducente e soprattutto anacronistico, perché lo sviluppo va in quella direzione. E secondo me lo sviluppo, qualunque sia l’ambito, va salvaguardato.

Simmons e il coraggio di provarci: stupito anche Tadej

11.10.2025
6 min
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Per vincere il suo quinto Lombardia di fila, questa volta Superman Pogacar ha dovuto sconfiggere Capitan America. In pochi, alla partenza da Como avrebbero scommesso che sarebbe stato il barbuto Quinn Simmons l’ultimo baluardo a resistere al supereroe sloveno, arrendendosi soltanto ai 33,7 chilometri dal traguardo, quando mancavano soltanto 2,6 km alla cima del Passo di Ganda. 

Solo a 82 km dall’arrivo

Tutti si aspettavano un monologo del bicampione del mondo e, invece, la lunga fuga di giornata che ha visto tra gli altri protagonisti anche un redivivo Michael Matthews e il nostro Filippo Ganna è stata l’azione che ha animato la classica delle foglie morte. Una giornata più estiva che autunnale viste le temperature sempre superiori ai 20 gradi. Con un vantaggio sempre attorno ai 3 minuti, gli attaccanti hanno tenuto viva la corsa e ai -82 chilometri da Bergamo. E’ stato proprio il ventiquattrenne del Colorado che ha lasciato la compagnia e ha provato l’impresa, facendo risplendere al sole la sua maglia a stelle e strisce. 

«Non mi aspettavo di arrivare così lontano – ci ha raccontato mentre si faceva largo come un funambolo tra i tantissimi tifosi che l’acclamavano sulla via del ritorno al bus della Lidl-Trek – quando sono scattato. Speravo di essere l’uomo di riferimento per “Skjel“ (Mattias Skjelmose, ndr), ma poi mi hanno detto alla radio che non stava bene e stava già soffrendo. Così ho deciso di provarci in prima persona e di vedere fino a dove avrei potuto spingermi».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento

Pogacar, qualcosa di disumano

Quando Tadej l’ha affiancato ai -34, il campione nazionale statunitense ha sbuffato e provato a resistere per 300 metri, ma ha subito capito che non era il caso. «La velocità a cui saliva Pogacar era qualcosa di disumano», ha risposto, prima di abbandonarsi all’abbraccio della futura moglie Sydney, alla quale ha fatto la proposta di matrimonio lo scorso luglio ai Campi Elisi al termine di un Tour de France all’arrembaggio.  Nelle interviste post-gara, lo stesso alieno sloveno ha ammesso di non aspettarsi Quinn come maggiore minaccia alla sua cinquina in serie da primato. 

Il terzo gradino del podio è sfuggito di appena 25 secondi, ma Simmons ci è salito lo stesso per ricevere il premio Pier Luigi Todisco, per il primo corridore che transitava in vetta al Ghisallo, la salita preferita della compianta firma della Gazzetta dello Sport. «Io però speravo di salire sul vero podio dei primi tre. Sarà per la prossima volta», ha ribadito prima di infilarsi all’interno del bus.

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo

Lottare per il podio

A raccontarci altri particolari di questo folle Lombardia in casa Lidl-Trek ci ha così pensato il diesse Maxime Monfort, che ha ricostruito i piani studiati il mattino alla partenza di Como.

«L’azione era pianificata a tavolino – spiega – perché volevamo mandare avanti un nostro uomo, ma non ci aspettavamo che avrebbe preso così piede. La composizione della fuga era perfetta con 14 uomini, esattamente come speravamo per poter piazzare uno dei nostri che avrebbe potuto essere una pedina importante ai piedi del Ganda. All’inizio della salita però, il vantaggio era di 2 minuti e mezzo, per cui ci siamo resi conto che Quinn poteva davvero lottare per il podio. E’ stato inaspettato, ma al tempo stesso fantastico».

In quegli istanti, in cui uno dei tre gradini era ancora alla portata, Monfort ha provato a galvanizzare il suo ragazzo. «Gli ho detto di non provare a seguire Pogi perché tanto in un modo o nell’altro l’avrebbe staccato e lui sarebbe esploso. Dietro c’era un bel gruppo e speravo che riuscisse a rimanere con Remco fino alla cima della salita, così avrebbe avuto ancora qualche chance sull’ultimo strappo verso Bergamo (la Boccola; ndr). Non è andata così, ma siamo comunque felicissimi per questo quarto posto». 

Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, arrivo sul traguardo di Bergamo
Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo

Per la Liegi o il Lombardia

Di sicuro un piazzamento che apre nuovi orizzonti per la prossima stagione, anche perché già alle Tre Valli Varesine, Capitan America aveva provato a lasciare il segno. Oggi è stato, a detta di tutti, l’unico a provare a scompaginare un copione già scritto.

«Ha fatto più di 200 chilometri a tutta e anche sul Ganda – prosegue Monfort – ha tenuto un grandissimo passo al netto della stanchezza. Una giornata come questa ci obbliga a fare dei bei ragionamenti e riconsiderare tutto. Lui diceva di non riuscire a performare su salite superiori ai 10 minuti e, invece, oggi abbiamo come si è comportato su una da mezz’ora. Ci dimentichiamo sempre che è ancora molto giovane, forse perché è nel giro da tanti anni. A volte sembra un veterano di 28/29 anni, ma ha ancora tanto da migliorare e dobbiamo studiarci il calendario per bene. Può davvero dire la sua in corse come la Liegi o il Lombardia. Questo piazzamento ci permettere di terminare la stagione alla grande e non è un caso che chiuderemo l’anno al terzo posto nel WorldTour».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney

L’arrivo di Ayuso

Anche Jacopo Mosca, prima di imboccare la strada di casa, elogia il compagno: «Quinn ha fatto davvero un bel numero. Non era il nostro piano iniziale, ma quando hai una squadra così forte, puoi giocarti tutte le carte. In una giornata un po’ matta come questa, lui ha saputo inserirsi alla perfezione». Sul dominio Uae nelle corse di un giorno, il piemontese aggiunge: «Bisogna essere realisti. Pogi ha dimostrato quanto va forte, ma bisogna sempre trovare il modo di combattere. E penso che l’azione odierna di Quinn abbia dimostrato che un modo c’è, per cui andiamo in vacanza felice». 

Anche perché per il 2026, la Lidl-Trek ha ulteriormente rafforzato l’organico, con l’innesto di Juan Ayuso. In tanti hanno dubbi sull’inserimento a livello caratteriale dello spagnolo, come dimostrano anche le scaramucce verbali a distanza con Skjelmose, ma Mosca ha è di tutt’altro avviso.

«Arrivano corridori sempre più forti – dice – e intanto crescono quelli che abbiamo già in squadra. La prossima stagione si prospetta bene e non mi esprimo sul carattere di Juan perché quello che dicono gli altri non mi interessa affatto. Sono sicuro che sarà un ragazzo eccezionale, che si troverà benissimo nel nostro gruppo e ci penserà la strada a mettere a tacere le polemiche dei giornalisti. Sono pronto a scommettere su questo». E come già dimostrato con l’incredibile Simmons, la Lidl-Trek è pronta a stupire ancora.

Juan Ayuso

Ayuso e la UAE: l’idea di Saronni sul divorzio “in corsa”

02.10.2025
5 min
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Ayuso in crisi al Giro d’Italia, Ayuso fuori dalla lotta per la maglia amarillo, Ayuso poi trionfatore di tappa alla Vuelta con imprese di spicco. Si è parlato tanto del giovane talento spagnolo quest’anno, ma in fin dei conti più per questioni “fuori gara” che per i suoi successi. L’iberico lascia la UAE per passare alla Lidl-Trek e la sensazione è che nel team degli Emirati siano pochi a piangere per il suo addio.

Ha destato sensazione però l’annuncio del suo passaggio arrivato già a Vuelta in corso e proveniente direttamente dal suo team, mettendolo in chiara difficoltà. Testimonianza ulteriore di rapporti che si erano incancreniti. Giuseppe Saronni conosce bene quell’ambiente e dall’alto della sua esperienza a 360 gradi nel mondo del ciclismo si è fatto una sua idea.

Lo spagnolo ha corso finora 59 giorni con 8 vittorie e 11 top 10
Lo spagnolo ha corso finora 59 giorni con 8 vittorie e 11 top 10

«Non essendo più responsabile della squadra – spiega Saronni – guardo le cose un po’ al di fuori pur sapendo alcune situazioni che ci sono. Ayuso è un corridore che ha delle buone potenzialità, ma questo si sapeva, è già da qualche anno che è ai vertici. Io credo che il problema fondamentale sia che non è mai entrato in sintonia con i compagni di squadra. Si è notato che anche con i corridori di una certa esperienza della squadra si è sempre un po’ scontrato, si sono creati attriti. Ma questo può anche capitare, perché i ragazzi di oggi sono sempre un po’ esuberanti, magari non rispettano certe situazioni nei confronti dei corridori che hanno più esperienza ma questo ci sta».

E’ chiaro però che il team non potesse sopportare a lungo una certa atmosfera negativa…

Teniamo presente che in una squadra come la UAE hai dei compiti e dei ruoli che vanno rispettati avendo compagni di grandissimo peso specifico. E’ chiaro che a volte non puoi fare solo quello che ti pare, ma devi anche stare a certe regole, a certe gerarchie. Quindi secondo me si è scontrato un po’ con l’esuberanza giovanile e un po’ con le esigenze di alcuni corridori della squadra.

Con i compagni, Ayuso non sempre ha legato. Alla Lidl-Trek andrà diversamente?
Con i compagni, Ayuso non sempre ha legato. Alla Lidl-Trek andrà diversamente?
All’annuncio del suo approdo alla Lidl-Trek, Skjelmose ha detto che ha dubbi sul fatto se collaborerà con gli altri in un ipotetico grande giro. Non è che adesso si è fatto una brutta fama che lo accompagna?

In corsa i corridori vedono e sanno, vedono i comportamenti, vedono il carattere, vedono tante cose più di noi che guardiamo da fuori. Anche se ormai le corse le vediamo per intero, ma in mezzo al gruppo le prospettive sono molto diverse. E quindi anche gli altri corridori sanno di questo caratterino. Quindi certe domande se le pongono. Poi dipende da tante cose, soprattutto dal rendimento, da come gira la ruota. Certo che i corridori in gruppo probabilmente hanno visto che questo ragazzo ogni tanto fa un po’ troppo quello che vuole. Poi sul talento non si discute, ma se sei giovane devi capire, devi valutare, devi migliorare e crescere, io dico che sicuramente lo farà.

Il Saronni corridore come avrebbe vissuto la vicenda del cambio di squadra durante una corsa, cioè la comunicazione da parte della tua squadra che andrai via?

Io questo problema non l’ho mai vissuto perché ai nostri tempi le regole erano diverse, quindi un corridore non poteva lasciare la squadra a metà anno o durante la stagione. Oggi questi ragazzi crescono con una mentalità e con norme diverse e quindi crescono in base ad esse. Io credo che se non si sentiva più di rimanere in questo gruppo, sicuramente per lui è una liberazione andare a fare altre esperienze. Alla fine è stato quasi un naturale evolversi delle cose.

Dopo l’annuncio dell’addio in piena Vuelta, lo spagnolo si è risentito attraverso media e social
Dopo l’annuncio dell’addio in piena Vuelta, lo spagnolo si è risentito attraverso media e social
Ma secondo te la squadra poteva gestire la vicenda in maniera diversa, proprio sapendo le difficoltà che Ayuso aveva di coesistenza in quel gruppo?

E’ stata una sorta di liberazione un po’ per tutti, per questo ha anticipato rispetto ai tempi previsti. Sto facendo un ragionamento su sensazioni personali, non ho chiesto notizie nell’ambiente. Alla fine quando la convivenza non può più esserci, credo che sia una soluzione giusta per tutti. La UAE ha talmente tanti corridori, oltre a Pogacar su cui far conto, quindi per il team Ayuso era un valore aggiunto, ma se le cose avessero funzionato. Io credo che anche a lui farà bene cambiare aria, trovare nuovi spazi.

Credi che alla UAE ne avesse?

Secondo me abbastanza, perché mi sembra che avesse un ruolo importante, che poi il corridore ha un po’ sprecato, giocandosi la fiducia riposta in lui.

Un freddo saluto al Giro con il compagno di colori Del Toro. La frattura era già in essere…
Un freddo saluto al Giro con il compagno di colori Del Toro. La frattura era già in essere…
Allargando un attimo il discorso, i tempi attuali del ciclomercato, dove dopo il 31 agosto si possono già ufficializzare i contratti per il nuovo anno, sono qualcosa che funziona?

A volte l’UCI tira fuori delle norme anche abbastanza discutibili. Io sono un po’ vecchia maniera, dell’idea che un corridore può cambiare squadra a fine anno. Poi è anche vero che il ciclismo di oggi ha delle esigenze diverse, oggi dietro i corridori ci sono i procuratori che hanno rivoluzionato ogni rapporto. Io sinceramente preferivo la regola di prima in cui tu cambi squadra a fine stagione. Era molto più semplice e più chiaro…

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Kampioenschap Van Vlaanderen 2025

Milan: un viaggio tra il verde del Tour e le ultime gare in Giappone

01.10.2025
5 min
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Jonathan Milan ha riallacciato il filo con la vittoria qualche settimana fa al Kampioenschap Van Vlaanderen con uno sprint di forza nel quale si è messo alle spalle Dylan Groenewegen e Tim Merlier. Smaltite le fatiche del Tour de France e la felicità per la conquista della maglia verde il ragazzone di Buja si era poi rimesso in gioco per il finale di stagione. Il cammino che ha portato fino alla conquista della maglia dedicata al miglior velocista è stato lungo e impegnativo. 

«Ero tornato in gara ad Amburgo – racconta Jonathan Milan – con l’obiettivo di riprendere la mano in vista del Lidl Deutschland Tour. I valori che avevo fatto registrare in allenamento erano buoni, anche se questo non si è tramutato in un risultato pieno. E’ mancata solamente la vittoria. 

Belgio a due facce

Successo che è poi arrivato alla prima delle tre gare previste in Belgio nel mese di settembre, infatti al Kampioenschap Van Vlaanderen il velocista delle Lidl-Trek è tornato ad alzare le braccia al cielo. Nelle giornate successive però non è riuscito a replicare la vittoria ottenuta sulle strade delle Fiandre. 

«Una volta arrivati in Belgio mi sentivo nella giusta forma – continua Milan – e ne ero felice, anche perché a fine stagione bisogna sempre fare i conti con le energie rimaste. Ero parecchio motivato, insieme al team ci eravamo dati l’obiettivo di raccogliere quante più vittorie possibile. Siamo partiti bene a Koolskamp con una bella volata. Purtroppo nei due giorni successivi non mi sono sentito bene, anzi nell’ultima gara delle tre previste ho preso l’influenza». 

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Super8 Classic 2025
Nei giorni successivi Milan è stato vittima di un’influenza che ha condizionato le altre gare in Belgio, qui alla partenza della Super8 Classic
Jonathan Milan, Lidl-Trek, Super8 Classic 2025
Nei giorni successivi Milan è stato vittima di un’influenza che ha condizionato le altre gare in Belgio, qui alla partenza della Super8 Classic
Come si riparte dopo aver centrato l’obiettivo della stagione?

La maglia verde al Tour era il focus dell’anno, una volta raggiunto ero molto felice. Sono contento anche di come ho vissuto quell’esperienza: le tappe, le volate, le persone sulla strada. Mi sono divertito parecchio e penso che questo aspetto sia stato importante e che mi abbia dato una grande mano nel raggiungere l’obiettivo. 

Cosa ti è rimasto da questo Tour?

La consapevolezza di avere al mio fianco una squadra forte, continuerò a ringraziarli sempre per quanto fatto e per come mi hanno supportato nei momenti difficili. Ce ne sono stati, ad esempio qualche salita o fasi della corsa concitate, magari in televisione sono aspetti che si vedono di meno ma hanno fatto un grandissimo lavoro. Quando si raggiunge un obiettivo è sempre qualcosa appagante, magari sembra banale dirlo ma è veramente così. 

La conquista della maglia verde per Milan è stato il coronamento di un lavoro durato una stagione intera
La conquista della maglia verde per Milan è stato il coronamento di un lavoro durato una stagione intera
Ti scorrono in testa determinati momenti?

Prima di partire immagini tutto, studi ogni dettaglio, poi inizia la parte di preparazione nella quale ci si allena per settimane con un unico pensiero. Arrivare a Parigi e dire che siamo riusciti a portare a casa la maglia verde è stato qualcosa di molto emozionante.

E’ cambiato qualcosa in te? C’è una maggior consapevolezza nei tuoi mezzi?

No, è stato tutto uguale. Ogni volta che risalgo in bici c’è il solito mal di gambe che mi accompagna per i primi quattro o cinque giorni. Tirare fuori una buona condizione dopo le fatiche del Tour è stato importante. Il Lidl Deutschland Tour è stato un passaggio importante, ci sono stati dei momenti di difficoltà però sono felice di com’è andato. Diciamo che è stato un buon rodaggio per tornare alle corse. Duretto, devo ammetterlo, però siamo andati vicini alla vittoria. Vediamo il prossimo anno se riusciremo a fare meglio.

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Deutschland Tour 2025
Milan è ritornato in corsa prima ad Amburgo e poi al Deutschland Tour ritrovando buone sensazioni, è mancata solamente la vittoria
Jonathan Milan, Lidl-Trek, Deutschland Tour 2025
Milan è ritornato in corsa prima ad Amburgo e poi al Deutschland Tour ritrovando buone sensazioni, è mancata solamente la vittoria
L’ultima trasferta in Giappone è come un capitolo conclusivo di una stagione che ti ha regalato cosa, oltre ovviamente ai successi su strada?

Che mi ha insegnato tanto a gestire impegni grandi come la preparazione di un Tour de France. Alla fine è stato un anno nel quale mi sono divertito tanto, non per le vittorie ma in generale. In squadra abbiamo condiviso tanti bei momenti, è stata una stagione veramente molto molto bella. Adesso ci saranno queste due ultime gare in Giappone dove cercheremo di andare a fare il meglio.

Riprenderai anche con la pista?

Ho già sentito il cittì Dino Salvoldi, ci siamo già sentiti un po’ più volte. Adesso parlerò anche con la squadra e andremo a vedere le date che ci saranno per quanto riguarda il calendario su pista. Gli ho già dato un occhio, però fra obiettivi su strada e pista si vorrebbe cercare di fare tutto ma è impossibile. Andremo a definire il tutto, sicuramente tornerò in pista ad allenarmi con il nuovo anno.

Juan Ayuso, Bola del Mundo, Vuelta 2025, passaggio Lidl-Trek

Ayuso alla Lidl-Trek: Guercilena spiega com’è andata la trattativa

26.09.2025
5 min
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Finalmente l’ufficialità è arrivata. Juan Ayuso sarà un corridore della Lidl-Trek. Dopo tante voci che lo volevano nella squadra americana e dopo alcuni indizi che lo vedevano virare prima alla Ineos Grenadiers e poi alla Movistar, alla fine ad avere la meglio è stato Luca Guercilena, team manager della Lidl-Trek.

Noi stessi, in un post basato su voci attendibili, avevamo anticipato che l’affare Ayuso fosse ormai cosa fatta. Lo spagnolo passava al team americano per un’operazione che, stando alle nostre fonti, ha avuto un costo complessivo di circa 25 milioni: si stima che 10 siano andati alla UAE Emirates e 15 (3 all’anno) al corridore che ha firmato un quinquennale, quindi fino al 2030. Scelta saggia visto che ha appena 23 anni.

Per sapere come è andata questa trattativa abbiamo parlato proprio con Guercilena, che si è mostrato piuttosto entusiasta di iniziare una nuova sfida con Ayuso, ragazzo dalle grandi possibilità e dal talento indiscusso.

Luca Guercilena (classe 1973) è il general manager della Lidl-Trek
Luca Guercilena (classe 1973) è il general manager della Lidl-Trek
Insomma, Luca, la news è arrivata ufficialmente…

Era chiaro che avessimo un certo interesse nei confronti di un atleta ideale per la classifica generale. Nel momento in cui è riuscito a trovare un accordo con la squadra per l’uscita, ci siamo organizzati per portare a casa il risultato. Mai come questa volta, era un’occasione che non potevamo perdere.

Sapendo quanto vanno forte Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel, se si deve investire su un quarto, questo è Ayuso?

Esatto, soprattutto nel 2022-2023 aveva dimostrato di essere competitivo per le classifiche, anche nelle gare di una settimana. Ovvio che se c’era una possibilità sul mercato e questa era Ayuso, andava investigata, conclusa: siamo riusciti a convincerlo.

Cosa ci puoi dire su come è andata questa trattativa?

Le possibilità che poteva avere Ayuso all’interno della sua ex squadra erano chiaramente limitate, anche per la presenza di altri grandissimi campioni. Per un atleta che cercava più possibilità di essere leader in un Grande Giro, la nostra squadra poteva essere la differenza. Gli abbiamo proposto il nostro progetto a medio e lungo termine, offrendogli opportunità che in quel contesto, quello della sua ex squadra, erano più complicate da ottenere per lui.

Le scaramucce tra la UAE e Ayuso avvennero lo scorso anno al Tour. Sul Galibier lo spagnolo (qui in seconda ruota) sembrò non dare tutto in vista dell’attacco di Pogacar
Le scaramucce tra la UAE e Ayuso avvennero lo scorso anno al Tour. Sul Galibier lo spagnolo (qui in seconda ruota) sembrò non dare tutto in vista dell’attacco di Pogacar
Quando è iniziata la trattativa: già durante il Giro d’Italia, vista la situazione che c’era in casa UAE?

Un po’ più tardi direi. Ovvio che si era iniziato a prestare attenzione. Come nostra linea di manovra non rompiamo i contratti a destra e a sinistra. E’ chiaro che se un atleta si mette sul mercato in una situazione di disagio, noi stiamo attenti. Però una chiacchierata è una cosa, un’offerta formale è un’altra. Parlo proprio di un offerta con tutti i crismi e nel rispetto dei regolamenti. I contatti reali sono avvenuti dopo il Tour de France.

Ayuso aveva un contratto di diversi anni con la UAE Emirates: avete dovuto pagare una clausola?

No, l’accordo è stato trovato in base all’investimento totale che volevamo fare. Poi è stato compito del suo agente trovare la soluzione con il team di provenienza. La nostra proposta è stata fatta esclusivamente all’agente del corridore (Giovanni Lombardi, ndr).

Ayuso cambia molto anche i piani generali della tua squadra, Luca. Vedremo due Lidl-Trek, una per le tappe e una per la classifica?

E’ chiaro che se vogliamo essere competitivi ad alto livello e provare a vincere uno dei tre Grandi Giri o la classifica a squadre, l’idea è puntare su un leader con una squadra dedicata. Sugli altri due Giri, invece, ci si può concentrare più sulle tappe, ciò che abbiamo fatto fino ad oggi. Poi quale sia il Grande Giro dipenderà dai percorsi. Ma se si punta alla classifica, è evidente che serva una squadra completamente dedicata, come dimostrano la Visma-Lease a Bike e la UAE. Questo non significa escludere a priori altri atleti di talento, ma per vincere serve un gruppo costruito attorno al leader.

Con la UAE, Ayuso ha ottenuto 16 vittorie, tra cui il podio nella generale alla Vuelta 2022 e la Tirreno 2025 (in foto)
Con la UAE, Ayuso ha ottenuto 16 vittorie, tra cui il podio nella generale alla Vuelta 2022 e la Tirreno 2025 (in foto)
Dove è avvenuta la firma?

Ormai si fa quasi tutto online, non c’è più l’esigenza di firmare i documenti a mano. Dopo il Tour de France, quando abbiamo percepito che c’era la possibilità concreta di che si liberasse, abbiamo fatto un incontro per allinearci sulle aspettative sportive e del suo essere leader. Una volta trovato l’accordo, tutta la parte burocratica è stata gestita dall’agente. Infine si è firmato in digitale.

Dov’eri quando hai firmato?

Io ero a casa in quel momento, immagino anche lui. C’è un software certificato per le firme legali digitali: il documento viene caricato su un cloud e firmato da entrambe le parti.

In casa Lidl-Trek l’head coach è lo spagnolo Josu Larrazabal: c’è già feeling tra i due iberici?

Qualche chiacchierata c’è stata, ma non siamo ancora entrati nei dettagli. Rispettiamo sempre il lavoro dei colleghi: dato che Juan non è in squadra con noi, programmi e discorsi di performance verranno affrontati più avanti. Nei ritiri di dicembre e gennaio.

Juan Ayuso, Bola del Mundo, Vuelta 2025, passaggio Lidl-Trek
Nel comunicato di arrivo alla Lidl-Trek, Guercilena ha esaltato anche le doti di cronoman di Ayuso, oltre che il talento in salita e i margini di crescita
Juan Ayuso, Bola del Mundo, Vuelta 2025, passaggio Lidl-Trek
Nel comunicato di arrivo alla Lidl-Trek, Guercilena ha esaltato anche le doti di cronoman di Ayuso, oltre che il talento in salita e i margini di crescita
Ayuso ti ha fatto qualche domanda particolare o detto qualcosa che ti ha colpito?

No, credo che ormai le strutture siano simili per tutte le squadre. Mi è piaciuto però che si sia interessato al nostro progetto a lungo termine, alla stabilità e alle ambizioni del gruppo sportivo. Lui sa che vogliamo diventare una squadra di riferimento e che deve essere parte importante di un progetto in cui la priorità è sempre la squadra.

Chi ti ricorda Ayuso, per quel poco che ci hai raccontato sin qui?

Dal punto di vista tecnico non saprei dire, perché noi non abbiamo avuto grandi leader da classifica. Per il carattere, invece, mi ha ricordato Paolo Bettini. Ho visto un ragazzo diretto, deciso, che va dritto al punto senza troppi giri di parole… come faceva Paolo.