Bugno chiamato in Lega per la sicurezza. Le sue parole sferzanti

24.02.2025
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Nuovo incarico per Gianni Bugno, chiamato dal presidente Pella a capo della Commissione Tecnica della Lega Ciclismo, che guarda soprattutto al tema sicurezza. Sin dalle sue prime parole il pluricampione del mondo ha preso l’incarico con grande serietà, nel quale vuole mettere non solo la sua esperienza, ma anche tutte le sue idee, tirando dritto anche se si tratta di andare contro l’ordine precostituito o idee in vigore.

Bugno sa che quella che ha preso per le mani è la classica patata bollente: «L’affronto con cognizione di causa perché non ci sono solo io, c’è un ottimo staff, tutta la commissione è impegnata su questi temi, in primis la sicurezza. E’ un problema che mi sta a cuore ma devo dire che ai miei tempi ce n’era molta meno. Anche in questo campo il ciclismo ha fatto passi da gigante».

La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
Eppure da più parti si parla di un ciclismo estremamente rischioso…

Ma il rischio ci sarà sempre, fa parte integrante del nostro mestiere. Ai nostri tempi però c’era da prestare attenzione a tante cose, non avevamo uno staff che ti segue come oggi, dove devi solo pensare ad allenarti e correre. Le cadute ci saranno sempre, si può agire per studiare le cause, capire che cosa si può fare per aiutare chi corre, tenendo conto che i materiali sono ben diversi da quelli nostri, sono molto più performanti, le velocità sono molto maggiori. Ma la protezione assoluta non ci sarà mai, questo è sicuro.

Questa settimana si è parlato molto della decisione di neutralizzare la prima tappa della Volta ao Algarve dopo la vittoria di Ganna e l’errore di percorso di molti corridori…

E’ stata una scelta sbagliatissima. Per la semplice ragione che c’è un regolamento al quale prestare fede, che dice che se accade un fatto del genere si convalida il risultato dando a tutti lo stesso tempo. Se l’errore avviene entro i 3 chilometri, perché deve essere penalizzato chi l’errore non l’ha commesso? Lasciamo perdere le colpe e le responsabilità di chi quelle strade doveva presidiarle – e parliamo di una gara di livello inferiore solo al WorldTour – ma intanto si doveva solamente applicare il regolamento.

Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Di organizzatori che commettono errori non ce ne sono pochi, però…

Gli errori sono il migliore degli insegnamenti, basta saperne trarre vantaggio. Secondo me il problema è a monte, riguarda come vogliamo che sia il ciclismo di oggi e del futuro. Teniamo presente che è un mondo competitivo, anzi si basa sulla competizione: l’imperativo per ogni corridore è essere avanti, quindi si sgomita, ci si fa spazio. Bisogna rientrare nei limiti del regolamento, certo, ma esso c’è apposta. Se sono davanti voglio rimanerci, se sono dietro devo guadagnare spazio. La rincorsa al Poggio nella Sanremo sarà sempre una volata nella volata, come anche l’approccio alla Foresta di Arenberg alla Roubaix. Ripeto: i rischi ci sono e ci saranno sempre.

Che cosa ne pensi della figura del “safeR”, che deve raccogliere dati sugli incidenti e analizzarne le cause per individuare le aree di rischio?

Non mi piace, anche perché questa è una definizione teorica, ma finora io ho visto solo gente che a ogni caduta va a cercare la responsabilità del corridore, commina cartellini gialli e rossi quasi fosse un arbitro di calcio. Di una figura del genere non ne abbiamo bisogno, c’è già la giuria per questo. Cominciamo a guardare le cose nel loro complesso, le sedi stradali più adatte, la cura dei terreni di gara. Io la trovo una figura assurda…

La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
L’aspetto sicurezza riguarda anche gli allenamenti, la tua carica riguarda anche questo?

Sì e su questo io penso che gli strumenti per agire ci siano già. Basti pensare alla striscia continua: l’automobilista sa che non può oltrepassarla, facciamo allora rispettare la regola. Per me cordoli, aiuole in mezzo alla carreggiata, sono tutti ostacoli alla circolazione che alla fine penalizzano anche il ciclista. Il problema è che poi le modifiche fatte al Codice Stradale non sono all’altezza: che cosa significa sorpassare tenendo un metro e mezzo dal ciclista? Anche le ciclopedonali sono un falso aiuto, perché a quel punto sono i ciclisti che diventano un pericolo per i pedoni…

E’ un problema di regole o di cultura?

Questa è la domanda. Io vengo da una settimana di pedalate in Spagna e non ho sentito neanche un clacson. La gente si posizionava dietro il gruppo e aspettava con calma, sorpassando appena possibile e in sicurezza. Da noi hanno tutti fretta, strano però che se davanti c’è un trattore gli automobilisti non si mettono a suonare all’impazzata allo stesso modo.

Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Tornando ai tuoi compiti che cosa ti proponi?

Dobbiamo lavorare sul dialogo, in primis con gli organizzatori – sostiene Bugno – per aiutarli però, perché aiutando loro aiutiamo i ciclisti. Mettiamoci insieme per proporre miglioramenti, ad esempio per i mezzi stessi, ma anche per le radioline, che in caso di caduta per la loro posizione possono arrecare danno. Ogni componente il nostro mondo può dare un contributo per migliorare la situazione e ridurre il rischio. Ma non annullarlo…

Il ciclismo di Pella: promozione, territorio e stile di vita

12.12.2024
7 min
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MILANO – Il palazzo del CONI di via Piranesi ospita la conferenza stampa della Lega Ciclismo Professionistico, che in un pomeriggio grigio di dicembre inizia un nuovo corso. L’obiettivo è rilanciare lo sport, per farlo tornare competitivo ad alti livelli. Senza dimenticarci però di chi sta sotto e costituisce la base di questa piramide. Le preoccupazioni ci sono, visto il susseguirsi di voci che vedono le squadre giovanili sempre più in crisi. Alcune chiudono, altre vanno avanti a fatica e alcune ancora non sanno se riusciranno a continuare a navigare, e procedono a vista.

Da destra: Gianni Bugno, Roberto Pella, Vincenzo Nibali, Fabio Roscioli e Giusy Virelli
Le commissioni sono composte da ex atleti ed esperti del settore, da dx: Vincenzo Nibali, Fabio Roscioli e Giusy Virelli

La passione c’è

Il presidente della Lega Ciclismo Professionistico, Roberto Pella, sindaco del comune di Valdengo e deputato, ha il suo bel da fare. Ha preso l’incarico qualche mese fa e ora inizia ad agire, anzi qualcosa ha già fatto. A lui chiediamo, in questo momento difficile, cosa ha trovato all’interno della Lega e come ha intenzione di muoversi.

«Io non sono mai abituato a guardare il passato – dice il presidente Pella – ma al presente e al futuro. Cerco di costruire un grande gioco di squadra per portare avanti la valorizzazione di uno degli sport più belli e partecipati da parte di tutta la popolazione: il ciclismo. Da un lato in Italia il numero dei corridori professionisti è limitato, questo è vero. Ma d’altro canto, sono circa due milioni le persone abituate ad andare in bicicletta. Il numero sale a 13 milioni se consideriamo anche i cittadini che utilizzano la bici nella vita di tutti i giorni. In particolar modo, sono almeno 2 italiani su 3 quelli innamorati del ciclismo. I quali lo seguono attraverso la televisione o partecipando lungo le strade ai grandi avvenimenti che l’Italia propone a livello ciclistico. Non dimentichiamo che abbiamo, e sono tutte associate alla Lega Ciclismo Professionistico, le più grandi corse ciclistiche al mondo. C’è anche il Giro d’Italia che rappresenta l’evento sportivo più importante a livello mondiale insieme al Tour de France».

Il ciclismo italiano per ripartire deve aggrapparsi ai suoi campioni
Il ciclismo italiano per ripartire deve aggrapparsi ai suoi campioni

I campioni

L’Italia è sempre stato il Paese dei grandi campioni e delle imprese fatte a colpi di pedale. Persone e personaggi che hanno legato le proprie imprese alla storia di questo sport, appassionando gli spettatori. Da qualche anno l’Italia fatica a trovare il corridore che appassiona, che lega con il pubblico. Da una parte manca l’atleta che è capace di grandi imprese, dall’altra c’è la difficoltà di riversare la stessa passione su discipline che non siano la strada. 

«Abbiamo avuto -dice ancora Pella – abbiamo e sicuramente avremo anche in futuro i grandi campioni. Corridori in grado di accompagnarci in sfide, com’è stato in passato. Personalmente ho trovato una Lega che sta cercando di farsi conoscere. Che vuole far comprendere alle istituzioni, in modo particolare alle istituzioni politiche, quanto essa possa rappresentare un punto di svolta, di valore. In primo luogo perché il ciclismo professionistico può fare da volano per il dilettantismo. Perché nei professionisti i giovani trovano il mito, l’ideale, la persona di riferimento. Ma anche lo stimolo per diventare a loro volta dei campioni».

L’Italia ha tanti giovani sui quali affidare il proprio movimento, uno di questi è Giulio Pellizzari
L’Italia ha tanti giovani sui quali affidare il proprio movimento, uno di questi è Giulio Pellizzari

A cascata

Il pensiero sullo stato di salute del ciclismo italiano si divide in due parti, chi pensa che si debba ricostruire dal basso e chi, invece, dall’alto. I primi pensano sia importante strutturare un’attività in grado di avvicinare i giovani e stimolarli ad andare in bici. Gli altri, al contrario, sono convinti che serva un campione in grado di calamitare l’attenzione. Un “effetto Sinner” se vogliamo trovare dei paragoni extra ciclistici. 

«Investire sul professionismo – analizza Pella – significa rilanciare il settore giovanile e la crescita del nostro tessuto sociale, in modo particolare anche per le nostre società sportive. Dobbiamo riportare l’Italia a sostenere quelle poche realtà che sono rimaste, anzi a stimolare la crescita di nuove. Dobbiamo spingere perché le istituzioni promuovano una squadra WorldTour italiana, nella quale possiamo far correre i nostri migliori corridori evitando di farli andare all’estero. L’obiettivo è preservare i talenti e farli crescere in modo che possano essere i protagonisti di domani».

Il lavoro di Pella è rivolto ad allacciare rapporti con le diverse istituzioni politiche
Il lavoro di Pella è rivolto ad allacciare rapporti con le diverse istituzioni politiche

Le istituzioni

A livello politico il lavoro di Roberto Pella è volto a coinvolgere le istituzioni, avvicinandole al ciclismo in modo tale che possano vederne i valori e condividerli. 

«Sto lavorando con i vari dicasteri – continua il presidente della Lega Ciclismo Professionistico – e voglio ringraziare il ministro Abodi per il sostegno, e l’aiuto che da sempre mi ha voluto dare. Non manca il supporto al ciclismo femminile, grazie al ministro Roccella, così come c’è una continua promozione e valorizzazione del territorio e del Giro d’Italia. La bicicletta si lega molto al turismo, lo sappiamo, e il lavoro fatto insieme al ministro Santanché rappresenta un punto importante e fondamentale. Sono tanti i ministeri che sto cercando di sensibilizzare uno a uno per lavorare con questo grande spirito di squadra.

«Abbiamo messo a punto queste commissioni – il riferimento è alle nuove commissioni presentate il 9 dicembre – nelle quali, come potete vedere, sono coinvolti tra i più grandi professionisti di ogni settore: corridori, ex ciclisti o uomini della società civile. I quali potranno aiutare e sostenere il direttivo in quello che è un grosso lavoro di squadra».

Per promuovere la crescita delle squadre sarà importante il lavoro di Jacopo Tognon, presidente della commissione “progettazione, marketing e fondi europei”
Per promuovere la crescita delle squadre sarà importante il lavoro di Jacopo Tognon, presidente della commissione “progettazione, marketing e fondi europei”

Le squadre

Il presidente Roberto Pella ha sottolineato quella che è l’importanza di una squadra WorldTour per favorire la crescita del movimento. Il fatto è che in questo momento la squadra non c’è e all’interno delle sette commissioni presentate manca una con riferimento alle realtà sportive. Come si può far crescere il movimento professionistico se poi manca la base?

«Diciamo – replica Pella – che la commissione delle squadre rientra nella promozione del territorio e del marketing (commissione presieduta dall’avvocato Jacopo Tognon, ndr). Per arrivare a delle squadre dobbiamo fare un grosso lavoro di promozione territoriale e individuare grossi gruppi nazionali e internazionali, ma anche aziende di Stato, che in qualche modo possano investire nello sport. Una volta trovate queste risorse è chiaro che si spingerà anche nel promuovere le realtà sportive. Dobbiamo   innanzitutto aiutare le squadre esistenti e far sì che l’Italia non ne perda ancora. Ma anche sostenere quelle che abbiamo, anche a livello dilettantistico, sul territorio. Perché il professionismo è la punta dell’iceberg ma noi dobbiamo stimolare quello che è il ciclismo in tutte le sue forme».

Le grandi corse, come Giro d’Italia, rappresentano uno spot per il ciclismo a livello territoriale e locale
Le grandi corse, come Giro d’Italia, rappresentano uno spot per il ciclismo a livello territoriale e locale

Il territorio

Coinvolgere il territorio e le istituzioni diventa un passaggio fondamentale affinché il ciclismo possa trovare la sua rotta e ripartire. Unire i cittadini nella passione e nel senso di comunità, mostrando loro quanto sia unico e coinvolgente questo sport. 

«Tra i tanti compiti ricopro anche quello di sindaco a Valdengo – conclude Pella – e sono vicepresidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani con la delega allo sport. Quando un evento o una corsa passa da un Comune, non c’è solo un riconoscimento nel vedere il proprio paese passare nella televisione nazionale o mondiale, ma soprattutto l’evento è sempre un preparativo di tanto altro. Ad esempio la gente si ritrova per accogliere al meglio il passaggio dell’evento. Il ciclismo rappresenta un denominatore comune di italianità, per questa ragione il supporto delle istituzioni deve essere prioritario. La bicicletta può rappresentare il più valido strumento di abbattimento dei costi sanitari attraverso la lotta alle malattie non trasmissibili: obesità e il diabete di tipo 2. Dobbiamo promuovere l’attività fisica al fine di migliorare il nostro stile di vita, poi attraverso la costruzione di un movimento si arriva ad avere un riscontro positivo anche nel professionismo. Fare in modo che la cultura della bici sia radicata in noi è il primo passo».

EDITORIALE / Buon compleanno alla Lega commissariata

06.11.2023
7 min
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Il commissariamento di una Lega è un passaggio traumatico, reso necessario da una situazione di ingovernabilità. Una sorta di trattamento radicale e rapido in seguito al quale si possa tornare a definire obiettivi e strategie.

Quando il 4 novembre 2022 il Consiglio federale della FCI ha deciso di commissariare la Lega del Ciclismo Professionistico, pare avesse valutato anche la possibilità di scioglierla. Poi il tempo ha portato altre indicazioni e adesso fra le ipotesi ci sarebbe anche la possibilità di includervi le continental, gli juniores e le donne. Probabilmente modificando l’articolo 1 dello Statuto che, sin dalla sua nascita, ammette nella Lega soltanto gli atleti il cui rapporto di lavoro è professionistico, come previsto dalla Legge 91 del 23 marzo 1981.

E’ il 29 novembre 2022, i commissari Tognon e Di Cintio incontrano i gruppi sportivi pro’ (foto LCP)
E’ il 29 novembre 2022, i commissari Tognon e Di Cintio incontrano i gruppi sportivi pro’ (foto LCP)

Fronte comune

La Lega ha per obiettivo la tutela dei diritti dei suoi associati, che mai come oggi devono affrontare situazioni economiche molto difficili. Sarebbe auspicabile che facessero per questo fronte comune, invece la situazione appare spaccata e si fatica a comprendere se l’attuale gestione commissariale, che compirà un anno il 10 novembre (il commissariamento lo ha già compiuto il 4), sia improntata o meno a una scelta democratica.

Il ciclismo professionistico italiano è in crisi, con poche squadre e corse schiacciate dallo strapotere di RCS Sport. Il 26 ottobre, la Corte di appello federale ha invalidato l’elezione di Mauro Vegni a presidente della Lega, dopo che Moreno Argentin (cui già nella prima assemblea elettiva era stata contestata la situazione debitoria) e altri organizzatori avevano presentato ricorso ravvedendo un conflitto di interessi.

Non si può dire che l’elezione del patron del Giro rientrasse in un disegno più ampio, ma certo avrebbe posto il ciclismo di fronte a un bivio. Da un lato ci sarebbe stato l’appiattimento sulle istanze del Giro d’Italia (riteniamo di no, per la stima verso Vegni), dall’altro avrebbe visto il soggetto più forte alla guida del gruppo.

In ogni caso, vista la difficoltà nel trovare una soluzione, la FCI fa ricorso al commissariamento, con un doppio incarico. L’avvocato Tognon dovrà riscrivere lo Statuto, rispetto a quello in vigore. L’avvocato Di Cintio si occuperà della contrattazione per i diritti televisivi. Il primo è uomo delle Istituzioni e viene da 12 anni alla guida della Procura federale d’appello. Il secondo e il suo collaboratore Marcel Vulpis arrivano dal mondo del calcio.

Mauro Vegni è il direttore del ciclismo di Rcs Sport, la sua nomina in Lega è stata invalidata
Mauro Vegni è il direttore del ciclismo di Rcs Sport, la sua nomina in Lega è stata invalidata

Via Tognon

Al momento di illustrare il lavoro sullo Statuto, succede però qualcosa. Per metà marzo 2023 infatti, viene indetta una riunione per parlarne, ma poco prima la collaborazione con l’avvocato Tognon si interrompe. Il suo lavoro è durato quattro mesi, la bozza di Statuto è stata consegnata alla Federciclismo e alla Lega, ma pare che nessuno fra gli associati della Lega l’abbia ancora vista. Al posto di Tognon, che dunque non illustrerà il suo lavoro, viene nominato un sub commissario: avvocato Mauro Sferrazza. Arriva dall’Avvocatura generale dell’Inps ed ha avuto a sua volta degli incarichi nel mondo del calcio.

Niente di anomalo, formalmente. Se l’incarico era quello di riscrivere lo Statuto ed è stato portato a termine, si può benissimo chiudere la collaborazione con Tognon e tenere aperta quella altrettanto complessa legata ai diritti televisivi, che è ancora sul tavolo.

Argentin ha iniziato con l’Adriatica Ionica Race nel 2018
Argentin ha iniziato con l’Adriatica Ionica Race nel 2018

I diritti televisivi

Agli organizzatori viene chiesto di dare fiducia all’ufficio del Commissario, che procederà alla trattativa per loro conto. Inizialmente aderiscono tutti. Poi con l’avvicinarsi delle gare e vista l’assenza di risultati, a fine febbraio gli organizzatori si riuniscono in una videochiamata in cui chiedono ad Argentin e Pozzato di andare a parlare con il Commissario per ricevere informazioni. A causa di due spostamenti di data, tuttavia, alla riunione si presenterà soltanto Argentin, che non riceverà risposte, perché privo delle deleghe da parte degli altri.

A questo punto il veneziano cade nell’errore di perdere lucidità e, come conseguenza di quell’incontro e per le parole pronunciate, si espone probabilmente al rischio di essere deferito alla Corte federale. Mentre all’indomani dell’incontro e probabilmente a causa di quanto accaduto, si stabilisce che ciascun organizzatore potrà ricevere informazioni unicamente sulla propria corsa e non sulle altre.

Il Giro dell’Emilia, vinto da Roglic, è andato in onda sulla RAI per trattativa diretta con il GS Emilia
Il Giro dell’Emilia, vinto da Roglic, è andato in onda sulla RAI per trattativa diretta con il GS Emilia

Corse scoperte

A quanto si sa, le corse che a fine 2022 non hanno copertura per la produzione televisiva sarebbero Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali, Larciano, Giro dell’Appennino, Giro della Toscana-Memorial Alfredo Martini, Coppa Sabatini, Memorial Pantani, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia Internazionale Donne, Giro dell’Emilia Uomini (che in realtà ha un’opzione con la RAI), Coppa Bernocchi, Giro del Veneto, Veneto Classic.

A febbraio, l’assegnazione del Giro Donne a RCS Sport priva il sopracitato pacchetto del fiore all’occhiello. La trattativa con la Rai si ferma a marzo quando Alessandra De Stefano, direttore di Rai Sport, dà le dimissioni. Si apre una fase di incertezza, in cui i singoli prendono l’iniziativa. Pozzato ad esempio decide per il secondo anno consecutivo di mettere mano al portafogli e pagare per le sue corse.

La Adriatica Ionica Race sarebbe dovuta partire il 21 settembre da Corropoli
La Adriatica Ionica Race sarebbe dovuta partire il 21 settembre da Corropoli

Il caso Argentin

Argentin è una spina nel fianco. Chiede incontri e copie di delibere, ottenendo più che altro rifiuti. Lui insiste, ma ha il difetto di non essere inattaccabile. Ha pendenze economiche verso vari fornitori e non tutti i passaggi nella sua organizzazione appaiono immuni da difetti. Pertanto, quando si decide che è la misura è colma, basta applicare i regolamenti e la sua corsa, come già raccontato più volte, viene cancellata. Moreno cede al suo temperamento e perde le staffe, sacrificando probabilmente anche uno spicchio di credibilità. Forse per questo quando convoca la conferenza stampa di Roma, in cui spiega le sue posizioni, è evidente che all’appello manchino le grandi testate, capaci di suscitare grande clamore.

Figli e figliastri? Di situazioni complicate ce ne sarebbero anche altre. Ci sarebbero squadre (anche WorldTour) che avanzano migliaia di euro per rimborsi mai percepiti. Alcuni organizzatori li avrebbero affidati a società di intermediazione e pare che non siano mai stati versati. Si potrebbe intendere che quegli organizzatori siano inadempienti, eppure non se ne parla. Forse perché nel frattempo i soldi sono arrivati?

Il Consiglio federale si occuperà della situazione della Lega? L’immagine FCI è precedente alle dimissioni di Norma Gimondi
Il Consiglio federale si occuperà della Lega? L’immagine FCI è precedente alle dimissioni di Norma Gimondi

Il senso della Lega

La Lega, così com’è, ha ancora senso? Ci sono tante riflessioni da fare, almeno finché c’è un protagonista come RCS, che si ritrova nello stesso… recinto di realtà ben più piccole. Ripartire dopo l’annullamento dell’elezione di Mauro Vegni poteva essere il momento della svolta, invece la sensazione è che abbia peggiorato i rapporti.

Il Commissario della Lega è autonomo oppure la Federazione dà la rotta? Nel 2024 si chiude il primo quadriennio dell’attuale gestione e dopo le Olimpiadi si andrà a nuove elezioni. Per cui c’è da immaginare che presto o tardi il Consiglio federale prenderà in mano la situazione e che prima o poi lo Statuto della Lega sarà tirato fuori dal cassetto e votato, per come l’ha scritto Tognon o alla luce di qualche modifica.

Il commissariamento sta dando i frutti sperati? E’ di poche settimane fa la notizia che la Lega ha firmato un contratto con Warner Bros per “la distribuzione internazionale, a livello mondiale, delle gare professionistiche italiane su strada”. Non si parla però di produzione: a chi competerà?

Il 2023 è alle spalle, magari per l’inizio del 2024 ci saranno progetti e proposte ben definiti. Certe attenzioni, come quelle sui bilanci sono necessarie. Le vicende di cui si parla probabilmente risulteranno noiose, parlarne serve per offrirvi un quadro quanto più possibile completo. L’incontro necessario con il Commissario di Cintio permetterà finalmente a tutti di esporre la propria versione.

Salvato risponde, su Argentin e qualche critica

28.10.2023
7 min
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La cancellazione della Adriatica Ionica Race il giorno prima della partenza continua a macchiare il finale della stagione. A poco sono serviti i tentativi di spiegare, perché sostanzialmente alle veementi rimostranze di Argentin non sono pervenute risposte da parte della Lega Ciclismo. L’ex campione del mondo ha prima riunito la conferenza stampa del 5 ottobre a Roma e poi si è messo a cantarle a tutti dal suo profilo Facebook, che tuttavia è stato hackerato e non ve ne è più traccia.

Argentin ha commesso i suoi errori, ha gestito i pagamenti con eccesso di disinvoltura, tuttavia a nostro avviso meritava un diverso trattamento e lo meritavano anche la sua corsa e il ciclismo, che invece è stato messo alla berlina da chi dovrebbe tutelarlo. Il tirarsi indietro iniziato il giorno prima con perfetto sincronismo da parte di tutte le componenti coinvolte continua a non sembrare casuale.

Nella conferenza stampa di Roma, Argentin ha prodotto le copie dei pagamenti eseguiti a poche ore dal via
Nella conferenza stampa di Roma, Argentin ha prodotto le copie dei pagamenti eseguiti a poche ore dal via

Il punto sull’Accpi

Tirato in ballo da Argentin con vari argomenti, compreso il presunto stipendio da parte dell’Accpi che dirige, Cristian Salvato ha avuto un ruolo nella vicenda, partecipando alla decisione di fermare una corsa che si poteva svolgere, consentendo a corridori in cerca di contratto di farsi valere e guadagnare i premi che avrebbero incassato. E questo resta un danno al ciclismo e alla sua immagine. Abbiamo contattato il presidente dell’Accpi per fare luce su quelle ore convulse e il suo coinvolgimento.

«La prima cosa che vorrei dire – comincia Salvato – è che io non ce l’ho con Argentin, di cui ero anche tifoso. Ma siccome mi ha chiamato dicendosi deluso perché pensava che io avessi le palle, qualcosina da dire ci sarebbe. Intanto che non è affatto vero che prendo quei soldi dall’Accpi, come dimostrano i bilanci firmati ogni anno dai corridori. E poi che probabilmente il problema della Adriatica Ionica Race non è iniziato il giorno prima della corsa, come invece si è voluto raccontare. Senza andare troppo indietro, basterebbe dire che un giorno mi ha chiamato il direttore di corsa della prova, scusandosi perché si era dimesso dall’incarico».

Nel 2022, la AIRace partì dal Friuli e si chiuse nelle Marche. Quest’anno, dall’Abruzzo sarebbe finita in Calabria
Nel 2022, la AIRace partì dal Friuli e si chiuse nelle Marche. Quest’anno, dall’Abruzzo sarebbe finita in Calabria
Perché?

Mi disse che non c’erano le necessarie condizioni di sicurezza. E io gli risposi di pensare alle sue responsabilità, perché sarebbe stato chiamato lui a rispondere di eventuali problemi, se si fossero create situazioni pericolose.

A quale punto della storia sei stato coinvolto come presidente dell’Associazione corridori?

In Italia, il regolamento per il pagamento dei premi è molto semplice. Si deve pagare un mese prima. Altrimenti produci una fideiussione, una garanzia bancaria oppure una garanzia assicurativa. L’unico che fa eccezione è Amici, la cui banca gli permette di fare un bonifico irrevocabile. Non si è mai arrivati all’estremo come in questo caso. Io sono stato chiamato quando la Lega mi ha detto che erano passati i 30 giorni entro cui versare i premi e Moreno non lo aveva fatto. Non siamo giudici, siamo solo responsabili dei premi in Italia. Una volta li teneva l’Associazione e poi pagava le squadre e i corridori. Dal 2019 invece, anche grazie all’Accpi, si è fatto in modo che per avere ancora più sicurezza la gestione dei premi sia stata affidata al CPA, l’Associazione mondiale dei corridori, sotto la tutela e la garanzia dell’UCI.

Perché è stato necessario?

Perché c’erano vari gruppi privati che cominciavano a mettersi in mezzo. La somma dei premi mondiali è di circa 13 milioni di euro e si può capire che gestirli faccia gola. Per cui oggi noi siamo i garanti per l’Italia e quando mi hanno chiamato per dire che la AIRace non aveva pagato, ho detto: «Vabbè, vediamo come fare per dargli una mano».

Tu non hai mai avuto contatti con Argentin prima della corsa?

Mi aveva cercato e mi aveva detto di voler pagare a 60-90 giorni. Il punto non era convincere me, ma bisognava parlare con la Lega, perché è la Lega che ha l’ultima parola. Poi, mano a mano che il tempo passava, è stato tutto un susseguirsi di messaggi e chiamate. Fino a che si è svolta a Roma la riunione fra il commissario Di Cintio e l’avvocato Vulpis, in seguito al quale sono stato chiamato e mi è stato detto che la situazione non fosse proprio proprio a posto. Mi aveva richiamato anche Moreno e gli avevo risposto che non c’era problema a concedere il pagamento dei premi a 60-90 giorni, purché ci fosse una garanzia bancaria. Lui voleva che si procedesse sulla parola e quello non si può fare.

Argentin ha provato in tutti i modi a far partire la sua corsa, ma si è trovato davanti un muro di problemi
Argentin ha provato in tutti i modi a far partire la sua corsa, ma si è trovato davanti un muro di problemi
Perché Argentin ha detto che il Giro d’Italia paga i premi in ritardo e nessuno fa nulla?

E’ vero che il Giro paga i premi dopo la corsa, ma dà una garanzia bancaria come quella che era stata richiesta a lui. A quanto so, l’ultima volta che in Italia non è stata pagata parte del montepremi fu con il Giro di Padania.

Intanto il tempo passava ed eravamo a pochi giorni dalla partenza…

Mi hanno richiamato quelli della Lega. Hanno confermato che la situazione non fosse ancora a posto e hanno elencato il discorso della Polizia e di altri che chiedevano di essere pagati per lavorare nuovamente. C’erano delle insolvenze e mi hanno detto che bisognava stringere le maglie per evitare che la situazione scappasse di mano. Finché mi hanno chiamato per l’ultima volta, affinché dessi la mia opinione sulla questione dei premi, prima che la Lega desse l’ultima parola.

E cosa hai detto?

Ho fatto una riunione in cui c’era anche Marcello Tolu, segretario generale della Federazione, e Di Cintio, il commissario della Lega. Mi hanno ribadito la situazione generale e quando ho provato a dare una mano ad Argentin, spingendo perché potesse pagare dopo con una garanzia bancaria, mi hanno risposto che il discorso dei premi era solo una parte. C’era anche il problema del Direttore di corsa che si era dimesso, delle motostaffette che non volevano andare giù, di alcuni fornitori e della Polizia. C’erano un problema di sicurezza e pagamenti sospesi da 15 mesi, dato che nel 2022 la corsa si era svolta a giugno.

Anche Pozzato ha faticato per pagare i premi, ma lo ha fatto 15 giorni prima del via delle sue corse
Anche Pozzato ha faticato per pagare i premi, ma lo ha fatto 15 giorni prima del via delle sue corse
Hai partecipato anche tu alla riunione con il Prefetto dell’Aquila che avrebbe bloccato definitivamente la corsa?

Macché, figuratevi se da Bassano vado all’Aquila per fare una cosa che neppure mi compete. Ho letto vari commenti, perché è facile sparare contro di noi. Io non ho nulla contro gli organizzatori italiani, anzi li ringrazio, ma non sento di essermi allineato ad alcun palazzo. 

Secondo te è credibile che Argentin si sia ridotto all’ultimo coi pagamenti perché prende soldi dagli Enti Pubblici che pagano con i loro tempi?

E’ possibile. Lo stesso problema l’ha avuto Pozzato con le sue corse: se lo chiamate, non lo nasconde. E se Pippo mi dice che paga, dato che è un mio amico e lo conosco bene, io sono tranquillo. Infatti non ha pagato con un mese di anticipo, ma c’è riuscito 15 giorni prima.

Se la situazione era così compromessa, perché la Lega ha concesso ad Argentin una proroga fino alle 16 del giorno prima?

Ne ho parlato anche con Di Cintio e Dagnoni, secondo me hanno sbagliato. Nel frattempo Argentin si era messo a fare pagamenti a raffica, è arrivato il suo avvocato a rassicurare che la corsa si sarebbe potuta fare. Quando però c’è stata la conferma che non c’erano direttori di corsa e che tanti non sarebbero andati, hanno deciso di fermare tutto.

Trentin è vicepresidente dell’Accpi e ha appoggiato la direzione scelta da Salvato
Trentin è vicepresidente dell’Accpi e ha appoggiato la direzione scelta da Salvato
Argentin non è stato tenero con te…

I rapporti sicuramente si sono deteriorati, da parte sua almeno. Ha speso parole poco piacevoli, ma io non sono andato a raccontare bugie. Mi dispiace perché chi organizza una gara lo fa per avere un guadagno e non è bello per tutto il movimento andare così avanti senza avere le carte in regola. 

Come funziona l’Accpi, quando si creano queste situazioni? Sei tu che decidi o parli con i tuoi associati?

Abbiamo una chat Whatsapp in cui riportavo la situazione. Dentro c’è anche Matteo Trentin, che è il vicepresidente, e tutti quanti hanno appoggiato la mia proposta, che poi è diventata la scelta dell’Associazione. Ho parlato anche con Reverberi, chiedendogli cosa ne pensasse e anche lui ha detto che non c’erano le condizioni per andare. Io spero che Moreno ritrovi le risorse e quello che serve per ripartire l’anno prossimo. Penso però che quest’anno non ci fossero le condizioni per correre.

La sensazione che resta invece è che con la giusta volontà, la corsa si sarebbe potuta salvare. Resta così una domanda: se Argentin avesse ceduto i suoi diritti televisivi e questi fossero diventati patrimonio della Lega, si sarebbe fatto qualcosa di più per far partire la corsa e salvare l’investimento?

EDITORIALE / Adriatica Ionica, in ogni caso una brutta storia

25.09.2023
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La cancellazione della Adriatica Ionica Race a poche ore dal via è probabilmente la pagina di ciclismo più triste e a suo modo grottesca degli ultimi tempi. Nel corso della riunione online con cui Argentin ha spiegato le sue ragioni ai direttori sportivi, cui bici.PRO era presente con l’inviato alla corsa, sono stati sollevati argomenti decisamente pesanti all’indirizzo della Lega Ciclismo e dell’Accpi, allo stesso modo in cui altri da altre sponde hanno dedicato identiche… attenzioni al veneziano.

Per questo motivo abbiamo chiesto di parlare con il Commissario Straordinario Di Cintio, per farci raccontare in che modo abbia preso in mano la stessa Lega e in che modo si siano sviluppate le vicende della corsa, per approfondire il comunicato con cui la vicenda è già stata ricostruita.

Qui non si tratta di una critica preconcetta al sistema, ma ai tempi in cui ha attuato le sue misure.

Argentin è stato pro’ dal 1980 al 1994, qui vince la Freccia Vallone 1990, dopo aver vinto anche il Fiandre
Argentin è stato pro’ dal 1980 al 1994, qui vince la Freccia Vallone 1990, dopo aver vinto anche il Fiandre

Il ruolo di Argentin

Argentin ha solcato con lustro le strade del ciclismo e quando si è convertito al ruolo di organizzatore, ha toccato con mano le difficoltà nel reperire sponsor e trovare una valida collocazione nel calendario. Il suo progetto, nato ben più ambizioso, quest’anno era sceso infatti a tre sole tappe.

Ha imparato le regole non scritte per stare a galla nel modo più redditizio? Possibile, lo fanno tutti. Per abitudine infatti si sono sempre concesse deroghe a situazioni particolari pur di salvaguardare le giornate di gara. In passato i ritardi nei pagamenti sono stati più che tollerati, venendo incontro anche alle esigenze di strutture più solide. In questo caso forse, si sarebbe trattato di tenere nella dovuta considerazione l’impegno di tre Regioni, l’accordo triennale con il Ministero del Turismo ottenuto da Argentin, evitando il danno di immagine per tutto il ciclismo.

La Adriatica Ionica Race era stata presentata alla presenza del Ministro Santanchè e di Ivana Jelinic, CEO di Enit
La Adriatica Ionica Race era stata presentata alla presenza del Ministro Santanchè e di Ivana Jelinic, CEO di Enit

Il vuoto di Corropoli

Dicono che Moreno abbia avuto ritardi cronici nell’osservare gli impegni economici e che la fila dei creditori sia lunga. E’ possibile, ma in tal caso sarebbe stato necessario fermare la gara ben prima e non rimandarla fino al giorno prima. Ci hanno spiegato che gli avvertimenti tempestivi non siano mancati, ma il sistema evidentemente non ha funzionato, soprattutto se non sono state fornite garanzie economiche e, prima ancora, di sicurezza.

Si è andati avanti, costringendo le squadre ad affrontare il viaggio fino all’Abruzzo, per scoprire che invece nessuna delle componenti tecniche preposte alla gara si era presentata. Non la giuria, non radio corsa, non la scorta tecnica. Nessuno, se non il servizio accrediti. Come mai non c’erano, ha chiesto Argentin, se gli era stata concessa una proroga fino alle 16 della vigilia? Se si era certi che non ce l’avrebbe fatta, perché quel teatrino? Alcuni avrebbero ricevuto messaggi in tal senso da uomini della Lega. E così la bislacca carovana, amputata e triste, si è riunita a Corropoli e da Corropoli ha iniziato la ritirata.

In realtà, sarebbe interessante sapere perché non ci fosse neppure Argentin: era consapevole anche lui che sarebbe stata solo una farsa?

A Corropoli i tecnici delle squadre si sono presentati alla riunione della Adriatica Ionica Race per puro dovere di firma
A Corropoli i tecnici delle squadre si sono presentati alla riunione della Adriatica Ionica Race per puro dovere di firma

La battaglia sui diritti

In attesa di approfondire il discorso con il Commissario Straordinario, continuiamo a riflettere sulle parole di Argentin, che ha tirato in ballo la questione dei diritti televisivi, la cui cessione è stata richiesta dalla Lega agli organizzatori per trattare con una produzione televisiva unica. Argentin e anche altri hanno declinato l’invito e questo sarebbe diventato motivo di tensione. A quel punto, immaginando scenari tutti da verificare, è bastato applicare la prevista intransigenza nei pagamenti per mettere l’organizzatore con le spalle al muro.

Intendiamoci, nessuno vuole fare di Argentin la vittima sacrificale, perché probabilmente anche Moreno ha le sue responsabilità. Quello che stride fortemente è la sensazione che in tanto agire da entrambe le parti non si sia tenuto nella dovuta considerazione l’interesse primario del ciclismo. Se invece si è agito avendolo per obiettivo, bisognava farlo prima.

Perché neppure Argentin era presente a Corropoli? Sapeva già che la Adriatica Ionica Race era al capolinea?
Perché neppure Argentin era presente a Corropoli? Sapeva già che la Adriatica Ionica Race era al capolinea?

L’inibizione di Fin

Sotto lo stesso cielo, negli ultimi giorni sono successe cose che fanno pensare a un clima generale di tensione. Desta curiosità ad esempio l’inibizione comminata al giornalista Andrea Fin, tesserato FCI con una piccola società. Chi è in questo ambiente sa che il veneto curò a suo tempo l’ufficio stampa di Martinello durante la competizione elettorale e non ha poi perso occasione per sollevare questioni sulla gestione federale, a cominciare dalla vicenda delle sponsorizzazioni irlandesi. Casualmente o meno, Fin è anche l’addetto stampa della Adriatica Ionica Race.

E’ evidente che i suoi articoli abbiano infastidito i vertici federali, ma in questi casi, se si pensa di poterlo fare, lo strumento più pertinente ed efficace è la querela per diffamazione a mezzo stampa, non certo il procedimento disciplinare nei confronti del tesserato.

Al momento del tesseramento, richiamandosi al codice etico, il soggetto accetta infatti di non dileggiare o danneggiare la stessa Federazione. Il procedimento era probabilmente motivato, ragione per cui ad esempio il sottoscritto smise di chiedere la tessera con cui accedere alla patente UCI per la guida in corsa. Il giornalista deve essere libero di svolgere il suo ruolo sapendo di essere sottoposto alle leggi sulla stampa, al codice civile e al codice penale, non certo a un regolamento sportivo.

L’avvocato Cesare Di Cintio è Commissario della Lega dal novembre 2022 (foto Facebook)
L’avvocato Cesare Di Cintio è Commissario della Lega dal novembre 2022 (foto Facebook)

Il ruolo del Commissario

Tornando alla vicenda da cui questo editoriale è scaturito e sempre in attesa di poterla approfondire, la Federazione ha delegato alla Lega tutto il calendario, dal novembre 2022 quando è scattato il commissariamento. Per statuto, il Commissario Straordinario dovrebbe modificare le regole, passare per l’Assemblea e ricomporre l’organo (la stessa Lega) in 60+30 giorni. In realtà, la FCI ha rinnovato il mandato dell’avvocato Di Cintio, che certo avrà trovato davanti a sé una situazione compromessa da anni di conduzioni diverse e non sempre eccellenti. Per cui comprendiamo le necessità di resettare il sistema, siamo meno in sintonia quando questo si fa a spese dell’attività.

E’ chiaro che se lo scopo della Lega è anche quello di costituire un pacchetto di gare da vendere a chi possa produrle, trovare ostacoli sul cammino allunga i tempi e rende più gravoso il compito. In attesa che anche Argentin racconti il suo punto di vista nella conferenza stampa che ha promesso, il ciclismo italiano va avanti come meglio può, costretto questa volta a leccarsi le ferite.

Perché non tutte le corse hanno la diretta? Scopriamolo…

05.06.2022
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Qualcuno si sarà chiesto come mai la vittoria di Scaroni ieri a Monfalcone non si sia vista in diretta RAI o su PMG, nonostante alla Adriatica Ionica Race ci sia Andrea De Luca per commentarla. 

«La corsa – spiega Andrea Fin, responsabile dell’ufficio stampa – viene trasmessa da PMG circa 70 minuti dopo l’arrivo, con il commento mio e di Massimo Ghirotto. La Rai manda in onda dei servizi intorno alle 20. La produzione delle immagini è a carico di PMG, il service incaricato è Rodella».

La gestione delle dirette è piuttosto illeggibile all’occhio esterno. Si sa che c’è di mezzo la Lega Ciclismo e poco altro. Così, per capire qualcosa di più, ci siamo rivolti a Stefano Piccolo, che dell’organo presieduto da Enzo Ghigo è il segretario generale.

Stefano Piccolo è segretario generale della Lega, qui con Bettini della commissione tecnica
Stefano Piccolo è segretario generale della Lega, qui con Bettini della commissione tecnica
Stefano, come funziona il rapporto tra televisione e ciclismo?

Fino al 2015 c’è stato un contratto esclusivo tra RAI, Lega e FCI, anche se negli ultimi tempi ci eravamo accorti che la TV di Stato non trattava più troppo bene il ciclismo. Così nel 2016 abbiamo provato a trattare separatamente lo streaming e i diritti per l’estero. La Ciclismo Cup prevedeva la necessità di coprire più gare rispetto a prima e la copertura della RAI prevedeva delle differite a orari a volte improbabili, mentre la diretta ha orari certi, perché prenoti il satellite e tutto si deve svolgere in quell’intervallo di tempo. E’ il motivo per cui alcune gare come il Tour of the Alps e la Tre Valli Varesine si sono organizzati per produrre da sé le immagini, vendendole poi all’estero. So però che la RAI ha contestato il loro lavoro per delle problematiche tecniche.

Come siamo arrivati a PMG, che al momento gestisce le gare non RCS?

L’anno dopo trattammo e concludemmo con loro. Permisero e permettono di aumentare gli spazi in diretta. Hanno investito molto contenendo i costi di produzione e diffondendo le immagini all’estero e in streaming.

Durata del contratto?

Cinque anni, quindi scade quest’anno. Non tutte le gare sono state trasmesse in diretta per una questione di costi. La Adriatica Ionica Race in questo senso ha pagato il fatto di essere nuova e di essere nata quando il contratto era stato già firmato. Per motivi simili, dopo due anni c’è stato chi ha valutato di rifare il contratto direttamente con la RAI senza la mediazione della Lega (si tratta della Tre Valli Varesine e delle corse del GS Emilia di Adriano Amici, ndr).

La produzione televisiva nelle gare minori è spesso affidata a service pagati da PMG
La produzione televisiva nelle gare minori è spesso affidata a service pagati da PMG
E alla fine torniamo a parlare della RAI…

E’ una realtà molto complessa e ha molte anime. C’è chi deve provvedere a trattare e acquistare i diritti sportivi. Ci sono quelli che chiudono i contratti. E poi c’è Rai Sport che con i vari direttori che si sono succeduti ha mostrato interesse e ha sempre cercato di aumentare lo spazio per il ciclismo. Poi c’è la produzione, che si fa carico dei costi e stanzia un budget. Quindi ci sono quelli che si occupano del palinsesto, per cui se ci sono eventi di altri sport, devono fare la programmazione, in modo che ci stia tutto.

Un bel labirinto…

Soprattutto perché all’interno della RAI non c’è una persona o un ufficio che faccia la sintesi. Uno che ci ha provato è stato Alessandro Fabretti, in qualità di responsabile del ciclismo. Lo scoglio più grande sono i diritti, perché ultimamente si è deciso di limitare gli acquisti e i costi di produzione.

Quest’anno infatti il Giro non l’hanno prodotto loro…

E questo ci ha fatto pensare che potrebbe esserci la disponibilità da parte di RAI di produrre altri eventi. Del resto la squadra che produceva il Giro era stata già allestita e ora di fatto è ferma. Il prodotto ciclismo funziona e le dirette streaming verso l’estero sono una grande apertura.

Si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto?

Siamo a scadenza e si sta cercando di capire come trattare, anche perché la RAI non ha più tanti sport in esclusiva. Finora la soluzione è stata di chiedere a PMG di trattare direttamente con la RAI. Noi davamo le nostre condizioni e capitava anche che si arrivasse a una conclusione migliorativa, ma in ogni caso il contratto lo firmava PMG. Per il 2023 non è stato ancora firmato nulla.

Alessandro Fabretti lo avete visto in diretta quest’anno al Processo alla Tappa, ma lavora spesso (e bene) dietro le quinte
Alessandro Fabretti lo avete visto quest’anno al Processo alla Tappa, ma lavora spesso (e bene) dietro le quinte
Cosa si aspetta?

Si sta cercando di individuare un interlocutore unico che possa portare e rappresentare il peso di tutto il ciclismo, che è notevole. Avendo per questo una migliore capacità di contrattazione.

Si potrebbe pensare che essendoci nel direttivo anche Mauro Vegni, la Lega potrebbe dedicare un occhio in più alle corse RCS.

E’ l’esatto contrario. La Lega non si è mai occupata di questioni legate a RCS, perché loro gestiscono da soli i propri spazi. Solo una volta, 25 anni fa, si fece una trattativa unica. Quando Vincenzo Scotti, allora presidente della Lega, fece sedere allo stesso tavolo tutti gli organizzatori. Oggi come oggi, la Lega si occupa di trovare la quadra per i meno forti. E Vegni occupa la sua posizione perché è stato eletto dagli altri organizzatori. E’ legittimato dalla sua storia e dalla sua esperienza, non dal suo ruolo in RCS.

Qual è il presupposto per firmare un buon contratto?

Creare un pacchetto unico con tutte le gare, ne sarebbe contenta anche la RAI. Cercheremo di vigilare, non credo che i tempi saranno brevi. Potremmo cominciare la prossima stagione con il contratto ancora aperto. Chiaro che se c’è volontà, si può provare a stringere i tempi, ma ci sono anche verifiche tecniche da fare. Proprio perché il ciclismo è un grande pacchetto e la RAI un’azienda non certo da meno.