EDITORIALE / Il Giro d’Italia specchio del ciclismo italiano?

26.05.2025
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CITTADELLA – Terzo e ultimo giorno di riposo del Giro d’Italia. La tappa di Gorizia ha creato sconquasso nella classifica generale e ad averne la peggio sono stati certamente Roglic, ma soprattutto il ciclismo italiano. Ciccone è stato costretto al ritiro e anche Tiberi, il primo a cadere, ha dovuto mandare giù un altro distacco non richiesto. Ieri sul traguardo di Asiago, abbiamo dovuto ragionare un po’ prima di rispondere a Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, quando ha detto che non ricorda di aver mai visto un Giro così bello. Ma è bello davvero e il nostro essere frenati deriva unicamente dall’assenza di italiani nei piani alti della classifica?

Il podio del Giro d’Italia è ancora alla portata di Tiberi? Sulle spalle del laziale il peso delle attese tricolori
Il podio del Giro d’Italia è ancora alla portata di Tiberi? Sulle spalle del laziale il peso delle attese tricolori

Un Giro che piace?

Il Giro d’Italia è sempre bello, ma è innegabile che ci siano delle sostanziali differenze rispetto a quanto vissuto lo scorso anno. Nel 2024 le volate di Milan, la crono di Ganna e le prestazioni piene di verve e speranza di Pellizzari e Piganzoli lasciarono un diverso sapore in bocca al pubblico italiano. E poi Pogacar davanti a tutti era l’alibi ideale perché ci si accontentasse di qualsiasi cosa passasse sulla tavola. Questa volta l’alibi non c’è, la lotta sarebbe (stata) aperta e in testa alla classifica ci sono dei ragazzi giovani e privi di albi d’oro clamorosi, se non quelli messi insieme nelle corse U23. Ma non ci sono corridori italiani.

Nei giorni scorsi Patrick Lefevere, intervistato da Tina Ruggeri, ha fatto un’istantanea spietata ma come sempre molto lucida del ciclismo italiano. «Io vengo dal 1992 in Italia – ha detto – e quando vedo che adesso non è possibile neanche fare una squadra World Tour, è sicuramente un peccato. Meno male che c’è Reverberi che fa sempre la sua squadra e poi c’è la Polti con Ivan Basso. Per il resto c’è da piangere».

Reverberi e Pellizzari in una foto del 2024: talenti come Giulio faranno sempre più fatica a restare in Italia (foto Mazzullo)
Reverberi e Pellizzari in una foto del 2024: talenti come Giulio faranno sempre più fatica a restare in Italia (foto Mazzullo)

Il figlio del corridore

Non fa mai piacere che uno straniero si permetta giudizi così pesanti sulle cose di casa nostra, ma bisogna essere onesti e riconoscere che le parole del vecchio belga non siano finite lontane dal bersaglio. Risulta anche comprensibile che Patrick non si renda conto delle difficoltà del ciclismo in Italia, forte invece della sua centralità in Belgio, dove gli sponsor si fanno un vanto del sostenerlo

I numeri cozzano contro l’ottimismo della FCI e sui valori della società italiana. Il figlio del calciatore gioca a calcio. Il figlio del tennista gioca a tennis. Invece il figlio del corridore gioca a calcio. E questo non accade perché i corridori non amino più lo sport in cui sono diventati uomini, ma perché andare in bicicletta in Italia è sempre più pericoloso e non se ne vede una via d’uscita. E siamo abbastanza sicuri, per averne avuta conferma da alcuni di loro, che la rinuncia sia dolorosa.

A ciò si aggiunga che le società sul territorio calino in rapporto con il calo delle… vocazioni e l’alto livello sia sempre più spostato verso Paesi non italiani. Se negli anni passati si trovava eroico lasciare le regioni del Sud per trasferirsi al Nord (le storie di Nibali e Visconti valgano come esempio), oggi è un dato acquisito che per fare carriera nel WorldTour si debba lasciare l’Italia. Lo si racconta in modo meno eroico, ma l’impatto sui ragazzi non è da meno.

Dopo due anni e mezzo alla Visma, Belletta è tornato in Italia. Non sempre l’estero è garanzia di successo (foto Tomasz Smietana)
Dopo due anni e mezzo alla Visma, Belletta è tornato in Italia. Non sempre l’estero è garanzia di successo (foto Tomasz Smietana)

Le parole di Pella

In un’intervista rilasciata oggi a Luca Gialanella, il presidente della Lega Ciclismo Roberto Pella snocciola la sua ricetta per far ripartire il ciclismo italiano e lo fa con argomenti da autentico presidente federale. Con l’onorevole abbiamo avuto un’interessante conversazione circa un mese fa. Ci ha spiegato con grande motivazione la voglia di andare avanti col suo passo, lungo la direzione che ha scelto e utilizzando i miglior mezzi a sua disposizione. Pella è un uomo del fare. Ha rivendicato giustamente gli sforzi per equiparare i premi delle donne a quegli degli uomini nella Coppa Italia delle Regioni. E ha ribadito di essere una risorsa per il ciclismo italiano e non capisce l’eventualità che la Federazione soffra la sua presenza e non ne sfrutti le possibilità.

«Se non seminiamo sui giovani – ha detto alla Gazzetta dello Sport – rischiamo di non avere più campioni in futuro. E’ arrivato il momento di sostenere il professionismo, così come spingere il movimento femminile. Dobbiamo aiutare le squadre italiane a trovare gli sponsor per farle restare in vita. Anche questo fa parte della missione della Lega. Il terreno del ciclismo italiano è stato arido per troppo tempo, ma va concimato e annaffiato».

Roberto Pella, presidente della Lega Ciclismo Professionistico, ha portato il ciclismo e i suoi campioni alla Camera
Roberto Pella, presidente della Lega Ciclismo Professionistico, ha portato il ciclismo e i suoi campioni alla Camera

La svolta necessaria

Pella siede in Parlamento e in Parlamento ha portato il ciclismo. Ha accesso alle stanze e i tavoli in cui vengono prese le decisioni che contano. E’ un uomo molto attento alle relazioni, ma anche concreto e capace di portare risorse dove servono. Si è sempre detto che il solo modo per cui i grandi sponsor italiani tornino a investire nel ciclismo sia offrirgli il modo di rendere l’investimento meno oneroso di quanto sia ora, come peraltro accade in altri Paesi europei. Se questo è davvero possibile, assieme alla creazione di spazi e norme a tutela dei ciclisti, allora forse c’è speranza di un’inversione di tendenza. Altrimenti, se non si allarga la base in modo che la selezione del talento avvenga su numeri più corposi, sarà difficile rivivere il fiorire di campioni che negli anni 90 ci permise di essere protagonisti del calendario.

Nell’attesa che le promesse diventino realtà e che la politica dello sport dimostri di avere le risposte per le domande più urgenti, ci accingiamo a ripartire per la prossima tappa del Giro sperando che Tiberi trovi la grinta e le gambe per avvicinarsi al podio. E che Pellizzari abbia la possibilità di rimettere fuori il naso, confermando i miglioramenti che tutti abbiamo già toccato con mano, viste le condizioni difficili di Roglic. Pare anche che a Piganzoli, testato da una grande squadra WorldTour, siano stati riconosciuti mezzi non comuni. Loro tre e alcuni altri ragazzi fra il 2002 e il 2003 sono il nostro futuro più immediato: occorre avere pazienza. Il Giro resta bello, potersi pavoneggiare per una vittoria italiana lo renderebbe sicuramente migliore.

Suzuki nuovo Mobility Partner della Lega Ciclismo Professionistico

07.05.2025
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Suzuki rinnova e rafforza il proprio impegno nel mondo dello sport diventando Mobility Partner ufficiale della Lega del Ciclismo Professionistico per la corrente stagione 2025. La Casa di Hamamatsu fornirà l’intera flotta di veicoli – auto e moto – destinata a supportare tutte le attività organizzative e promozionali della Lega durante l’intero anno sportivo. Una presenza costante e capillare che accompagnerà le competizioni ciclistiche su strada in tutto il territorio nazionale, con un focus particolare sulla Coppa Italia delle Regioni, fiore all’occhiello del calendario ciclistico italiano.

Suzuki metterà a disposizione della Lega un parco veicoli all’avanguardia, efficiente e attento alla sostenibilità, perfetto per affrontare le esigenze logistiche di una stagione intensa. Le auto e le moto della casa giapponese saranno protagoniste lungo le strade di oltre 100 giornate di gara, attraversando più di 600 comuni distribuiti in 11 regioni italiane, e coprendo eventi delle categorie Elite uomini e donne, U23 internazionali e Gran Fondo.

Questo progetto assume un valore strategico all’interno della Coppa Italia delle Regioni, un circuito composto da 31 gare (21 maschili e 10 femminili) che punta a promuovere il ciclismo come strumento di valorizzazione territoriale, turismo sostenibile e benessere collettivo. LPC e Suzuki condividono da sempre gli stessi ideali: sportività, rispetto, inclusione, qualità della vita e tutela dell’ambiente.

Suzuki è diventato Mobility Partner della Lega Ciclismo Professionistico
Suzuki è diventato Mobility Partner della Lega Ciclismo Professionistico

Si rafforza il servizio di Radioinformazioni

Un elemento cardine dell’accordo tra Suzuki e LCP è il rafforzamento del Servizio di Radioinformazioni, un’infrastruttura fondamentale per il coordinamento delle gare in tempo reale. Le auto Suzuki, perfettamente integrate nel flusso della corsa, ospitano le postazioni di Radio Corse, il cuore pulsante della comunicazione in gara.

Questo servizio fornisce aggiornamenti di cronaca, assicura la sicurezza sul percorso, gestisce le comunicazioni ufficiali tra direzione di corsa e commissari, e permette ai commentatori di diffondere informazioni istantanee a media, giornalisti e speaker. Il supporto Suzuki garantisce efficienza e affidabilità anche nelle condizioni più dinamiche, contribuendo a migliorare la qualità organizzativa delle manifestazioni ciclistiche.

La partnership tra Suzuki Italia e Lega del Ciclismo Professionistico non è nuova, ma nel 2025 si consolida ulteriormente, diventando esempio virtuoso di collaborazione tra mondo dell’automotive e sport. Il ciclismo è una disciplina dove contano resilienza, spirito di squadra, sacrificio e rispetto: valori condivisi da Suzuki e profondamente radicati nella cultura giapponese.

Roberto Pella, presidente Lega Ciclismo Professionistico
Roberto Pella, presidente Lega Ciclismo Professionistico

Una visione condivisa

«Il ciclismo è molto più di uno sport – ha dichiarato Massimo Nalli, il Presidente di Suzuki Italia – è passione, determinazione e comunità. La nostra collaborazione con la LCP ci consente di essere vicini agli atleti, ma anche alle persone che vivono i territori attraversati dalle gare. Promuoviamo insieme una mobilità intelligente, sostenibile e rispettosa dell’ambiente, contribuendo a migliorare la qualità della vita e a valorizzare le bellezze dell’Italia».

«Abbiamo fortemente voluto Suzuki al nostro fianco – ha ribattuto Roberto Pella, Presidente della Lega del Ciclismo Professionistico – condividendone valori, visione e impegno. Insieme abbiamo costruito una collaborazione solida, capace di generare impatti concreti sui territori e sul futuro del ciclismo italiano».

La presenza di Suzuki nel ciclismo professionistico rappresenta un investimento mirato e strategico che va oltre la mera sponsorizzazione. È un’alleanza fondata su una visione condivisa: quella di uno sport capace di ispirare, educare e unire, contribuendo attivamente alla promozione dei territori e a uno stile di vita sano e sostenibile.

Lega Ciclismo Professionistico

Suzuki

La legge Pella e la burocrazia: parola all’organizzatore

22.04.2025
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«Il Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria – dice il suo organizzatore Marco Selleri – attraversava 30 Comuni e quando inizi a spedire tutte le istanze per il passaggio, devi aspettare che ciascuno di essi dia l’autorizzazione al transito. La legge Pella, infarinata da chi ha le beghe più grandi, vale a dire corse che attraversano un elevato numero di Comuni, serve a snellire questa fase preliminare. Ha qualche criticità, ma è una bella mano per chi organizza gare».

La legge Pella, dal nome del presidente della Lega Ciclismo che l’ha elaborata, ha di recente modificato l’articolo 9 del Codice della strada e nasce per snellire la burocrazia delle autorizzazioni per le gare su strada. Un intervento necessario e rapido, al punto da generare una riflessione su quanto sia agevole rimuovere certi ostacoli quando ci sono la volontà politica e gli agganci per farlo.

L’onorevole Pella è una presenza decisamente assidua alle corse: qui con Ciccone al Tour of the Alps
L’onorevole Pella è una presenza decisamente assidua alle corse: qui con Ciccone al Tour of the Alps

Gli interventi della legge

La legge Pella interviene su due aspetti. Viene assegnata alle Prefetture la facoltà di emettere l’ordinanza di sospensione temporanea del traffico per l’intero percorso della gara e non più soltanto per i tratti extra urbani. Non saranno pertanto più necessarie le singole ordinanze per l’attraversamento dei territori comunali: la competenza sarà del solo Comune se la gara si svolge unicamente nel suo territorio. Inoltre è abolito il nulla osta degli enti proprietari delle strade quale condizione per il rilascio delle autorizzazioni.

Come funziona oggi

Letta per come viene descritta nel comunicato sembra una grandissima invenzione, ma per verificarne l’utilità bisognerà aspettare di poterla applicare. Vale a dire non appena sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale: ad ora la legge è al vaglio della Polizia Stradale.

«Per come funziona ora – spiega Selleri – il Comune che riceve la richiesta di transito ha due settimane per esprimere il proprio diniego. In caso non lo faccia, in teoria varrebbe il silenzio/assenso, ma non è così. L’organizzatore infatti deve comunque chiamare e chiedere se abbiano ricevuto la comunicazione e se davvero siano d’accordo col passaggio. Meglio avere un nulla osta in mano che darlo per scontato».

Non solo gare U23, Extragiro di Selleri e Pavarini collabora con la Lega del ciclismo professionistico (foto M. Isola)
Non solo gare U23, Extragiro di Selleri e Pavarini collabora con la Lega del ciclismo professionistico (foto M. Isola)

Come funzionerà domani

La legge Pella sposta tutto in mano alle Prefetture e bisognerà capire se questo sarà sempre garanzia di velocizzazione. Spiega ancora Selleri che la Prefettura riceve le comunicazioni dei vari Comuni interpellati e se fra queste c’è un diniego, bisogna che venga comunicato tempestivamente all’organizzatore.

«Il buon senso – chiarisce – farebbe pensare che i Comuni mandino la risposta anche al soggetto che ha presentato l’istanza, ma potrebbe non accadere. Per questo, inviate le richieste 40 giorni prima della gara, sarebbe utile dopo 20 giorni fare una riunione tecnica in cui passare in rassegna ogni aspetto».

Quindi va bene la legge, ma la cosa migliore è sempre bussare a tutte le porte?

Quando organizzavamo noi il Giro U23, prima di rendere definitivo il percorso, adottavamo una procedura. Chiamavamo tutti gli uffici tecnici dei Comuni con cui avevamo già avuto problemi, chiedendo se a loro avviso ci fossero degli ostacoli per il passaggio della gara. In questo moto aggiravamo i tempi della burocrazia e loro impiegavano meno a dare il nulla osta. Sta al buon senso dell’organizzatore, legge o non legge, cercare di prevenire gli eventuali problemi. E per questo credo che si potrebbe fare un passo ulteriore…

Senza l’accordo ANAS-FCI si dovrebbe pagare il transito su ogni strada
Senza l’accordo ANAS-FCI si dovrebbe pagare il transito su ogni strada
Di cosa si tratta?

Negli uffici tecnici dei Comuni e fra i vigili urbani ogni due anni il personale cambia e non si può pensare che alla base di tutto ci sia il trapasso di nozioni. Allora proporrei all’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni), alla Lega del ciclismo professionistico e alla Federazione ciclistica di realizzare un vademecum per i Comuni stessi. Dato che gli uffici sono diversi, ma il regolamento è uguale per tutti, sarebbe meglio avere una linea guida di tre pagine con scritto quello che si deve o non si deve fare se un organizzatore ti chiede di passare con la sua corsa.

Nella legge Pella si parla anche di accordo con i gestori delle strade.

Esiste una convenzione fra organizzatori, ANAS e FCI per cui, di solito a gennaio, ci arriva un modulo in cui trasmettere le corse che si fanno e in linea di massima i percorsi. Esiste un tetto massimo, ma rientra nell’accordo il fatto che inserendo nel backdrop delle interviste il claim di ANAS “Guida e basta”, si crea uno scambio di servizi. Ci si scambiano le fatture che alla fine si annullano. Una sorta di cambio merci, che ci evita di pagare circa 450 euro per ogni corsa. Come dicevo, esiste però un tetto massimo di corse, oltre il quale si paga.

Una bell’agevolazione?

Aspettiamo di vederla a regime, ma potrebbe permetterci di risparmiare parecchio tempo e dedicarci alla sola cosa che conta davvero, vale a dire la sicurezza dei corridori.

Dopo lo sfogo di Vollering, il punto sui premi per le donne

29.03.2025
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«Trovo molto deludente – ha detto Demi Vollering a Eurosport circa la Milano-Sanremo – che riceviamo solo l’11 per cento di ciò che spetta agli uomini. E’ una differenza enorme. Ora, nessuna di noi è qui per i premi in denaro, ma se la gente parla di pari opportunità, allora vogliamo davvero che accada. Ciò include le piccole cose, come questa. Dimostra solo che non ci siamo ancora arrivati. C’è ancora molto lavoro da fare».

Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)
Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)

La promessa del Ministro

L’importo dei premi è indicato sul libro di corsa della Sanremo, stampato su un lato per gli uomini e sull’altro per le donne. Entrambe le gare sono inserite nel calendario del WorldTour.

Il montepremi per gli uomini ammonta a 50 mila euro: il primo che ne vince 20 mila, il secondo 10 mila e il terzo 5 mila. Quello per le donne ammonta complessivamente a 10.260 euro: la prima ne ha presi 2.256, la seconda 1.692, la terza 1.128.

Al netto del fatto che la parità non passa soltanto per i premi, ma anche per la sicurezza in corsa, il divario è obiettivamente notevole. Per questo abbiamo provato a fare una piccola ricostruzione del discorso dei premi. Alla presentazione della Coppa Italia delle Regioni a Roma, il Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità Roccella assicurò infatti alla Lega Ciclismo i fondi per pareggiare la differenza dei premi.

E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse
E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse

Una casa sicura

Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, fa un riassunto sulla situazione dei premi. Spiega che non esiste una regola che imponga agli organizzatori di prevedere premi uguali per uomini e donne. Lo hanno fatto quelli di Flanders Classics che organizzano il Giro delle Fiandre, ma in giro per il mondo non è un’abitudine condivisa da tutti.

«In Italia ci siamo avvicinati – spiega – dopo che la Lega Ciclismo del presidente Pella ha stanziato una somma per questo scopo con il contributo del Ministro Roccella. Gli organizzatori mettono una somma e loro integrano, ma non arrivano al vero pareggio. Quanto alla distribuzione dei premi, come altre associazioni dei corridori in Francia e Spagna, li raccogliamo noi in Italia e poi li giriamo al CPA Cycling che è il referente unico.

«Io penso però che la parità di cui parla Vollering non sia da circoscrivere ai premi. La strada per costruire una casa solida è ancora lunga, bisogna tirare su dei muri fatti bene, poi si può pensare all’arredamento. Non basta dare i premi e siamo a posto, secondo me sono l’ultima cosa. Prima c’è da parlare soprattutto di sicurezza che non passa per i cartellini gialli e quelle cose. Passa da uno standard omogeneo per le barriere, ad esempio, che non c’è a livello professionistico e non oso immaginare a livello giovanile…».

L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili
L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili

Pareggio al livello Pro Series

I premi saranno l’ultima cosa, resta però la curiosità di capire in che modo la Lega Ciclismo si stia muovendo per pareggiare i conti e dare dunque seguito al suo annuncio.

Il pareggio effettivamente avviene, ma per tutte le gare femminile che fanno parte della Coppa Italia delle Regioni, il riferimento è ai premi alla categoria Pro Series maschile, che prevedono un montepremi di 18.800 per ogni gara.

Per cui la Sanremo con i suoi 50 mila euro resta lontana, ma ad esempio al Trofeo Matteotti gli uomini avranno un montepremi di 14 mila euro che sarà inferiore rispetto a quello delle donne. E d’altra parte la disparità regna sovrana anche a livello degli stipendi. Nonostante i proclami dell’UCI, gli stipendi delle donne WorldTour sono pari a quelli delle professional maschili, ma non risulta che Demi Vollering si sia lamentata per questo.

Quello che manca, volendo raggiungere il livello delle gare Monumento, sarebbe un’integrazione di 30 mila euro che però forse costituisce un esborso superiore a quello che la Sanremo delle donne rende a RCS in termini di ritorno economico. Si organizzano le gare per produrre utile ed è raro che l’organizzatore si esponga per importi superiori a quelli che incassa.

Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI
Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni e Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI

La Coppa Italia delle Regioni

Dal punto di vista economico, nei prossimi 4-5 anni il ciclismo femminile difficilmente raggiungerà gli investimenti di quello maschile, per cui i ragionamenti degli organizzatori saranno per forza piuttosto cauti.

Nonostante ciò, dato che il montepremi minimo per le gare WorldTour è di 8.000 euro, i 10.260 di RCS costituiscono un passo in avanti. E se nel libro di corsa viene indicato un importo così basso è perché vi viene inserito il premio che l’organizzazione è in grado di riconoscere con le sue forze: l’integrazione da parte della Lega arriva da altre casse.

E’ pari invece fra uomini e donne il montepremi finale della Coppa Italia delle Regioni: 150 mila euro per gli uomini e la stessa cifra per le donne.

Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni
Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni

Un difetto di comunicazione?

Ma allora perché la protesta della Vollering? Forse per un difetto di comunicazione. Se infatti le atlete italiane sono state avvisate dell’intervento della Lega Ciclismo e sono consapevoli del contributo ai loro premi, forse è saltato il passaggio con le straniere, che la Lega non ha potuto contattare.

A quanto ci risulta, la Lega del Ciclismo Professionistico verserà la sua parte all’Accpi, con delle modalità attualmente allo studio. Dato che l’Associazione processa il pagamento dei premi 3-4 volte all’anno, la Lega approfitterà di una di queste finestre per il suo montepremi? Non resta che attendere la prova dei fatti, ma almeno ora il quadro ci sembra un po’ più chiaro.

Novo Nordisk Health partner della Coppa Italia delle Regioni 2025

10.03.2025
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La lotta alle malattie croniche non trasmissibili, come diabete, obesità e patologie cardiovascolari, passa attraverso la promozione di stili di vita sani, un’alimentazione equilibrata e l’attività fisica. E’ con questa missione che Novo Nordisk rafforza il proprio impegno diventando Health Partner della Coppa Italia delle Regioni 2025, la competizione ciclistica che unisce i migliori team italiani e internazionali. L’iniziativa è promossa dalla Lega del Ciclismo Professionistico in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

Il coinvolgimento di Novo Nordisk si inserisce nel programma globale “Cities for Better Health”, nato oltre un decennio fa con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita nelle città attraverso strategie mirate alla prevenzione sanitaria. In Italia, il progetto è realizzato grazie alla partnership tra ANCI, Health City Institute e Novo Nordisk, consolidandosi come una delle iniziative più avanzate a livello internazionale nello studio dei determinanti della salute urbana.

Con il Trofeo Laigueglia è iniziata la Coppa Italia delle Regioni 2025
Con il Trofeo Laigueglia è iniziata la Coppa Italia delle Regioni 2025

Il villaggio della salute

Durante le 21 tappe della Coppa Italia delle Regioni, verrà allestito il Novo Nordisk Health Village, un’area dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione delle malattie croniche. Qui, la popolazione potrà partecipare a screening cardio-metabolici, incontri con esperti del settore sanitario, attività educative per i giovani e momenti di confronto con istituzioni locali e associazioni pazienti. 

Un elemento centrale sarà la “Driving Change Arena: Salute, Sport, Città”, un format di dibattito aperto al pubblico, che esplorerà il legame tra benessere, ambiente urbano e ciclismo. Inoltre, sarà allestita una mostra di disegni sul tema dell’attività fisica e del ciclismo, realizzati dagli studenti delle scuole primarie e secondarie delle località coinvolte.

Roberto Pella, Presidente della LCP durante la presentazione della Coppa Italia delle Regioni 2025
Roberto Pella, Presidente della Lega Ciclismo Professionistico

Il ciclismo? Un veicolo di salute

«Da sempre in Novo Nordisk il ciclismo ha un ruolo chiave, non solo per i valori che rappresenta, ma anche perché simbolo di uno stile di vita sano e sostenibile – ha dichiarato Alfredo Galletti, Corporate Vice President & General Manager di Novo Nordisk Italia – dalla creazione del Team Novo Nordisk, la prima squadra professionistica interamente composta da ciclisti con diabete, alla collaborazione con la Federazione Europea dei Ciclisti, il nostro impegno per la salute attraverso lo sport è una priorità».

La Coppa Italia delle Regioni 2025, dal 5 marzo al 19 ottobre attraverserà undici regioni italiane e oltre 250 comuni. 

«La partnership con Cities for Better Health ci permette di rafforzare il nostro impegno nella promozione di uno stile di vita sano – ha ribattuto Roberto Pella, il Presidente della Lega del Ciclismo Professionistico – e grazie alle numerose iniziative in programma, saremo in grado di valorizzare il legame profondo tra ciclismo, territori e benessere, promuovendo al tempo stesso la sostenibilità e la salute pubblica».

Il primo evento di Laigueglia ha registrato la partecipazione di numerose autorità, tra cui Roberto Pella, Simona Ferro (Assessore Regionale Sport e Scuola), Giorgio Manfredi (Sindaco di Laigueglia), Lucia Briatore (Presidente AMD Regionale), e Antonio Micillo (Presidente CONI Liguria), a dimostrazione del grande coinvolgimento delle istituzioni locali nel progetto.

Novo Nordisk

Lega Ciclismo Professionistico

Bugno chiamato in Lega per la sicurezza. Le sue parole sferzanti

24.02.2025
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Nuovo incarico per Gianni Bugno, chiamato dal presidente Pella a capo della Commissione Tecnica della Lega Ciclismo, che guarda soprattutto al tema sicurezza. Sin dalle sue prime parole il pluricampione del mondo ha preso l’incarico con grande serietà, nel quale vuole mettere non solo la sua esperienza, ma anche tutte le sue idee, tirando dritto anche se si tratta di andare contro l’ordine precostituito o idee in vigore.

Bugno sa che quella che ha preso per le mani è la classica patata bollente: «L’affronto con cognizione di causa perché non ci sono solo io, c’è un ottimo staff, tutta la commissione è impegnata su questi temi, in primis la sicurezza. E’ un problema che mi sta a cuore ma devo dire che ai miei tempi ce n’era molta meno. Anche in questo campo il ciclismo ha fatto passi da gigante».

La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
Eppure da più parti si parla di un ciclismo estremamente rischioso…

Ma il rischio ci sarà sempre, fa parte integrante del nostro mestiere. Ai nostri tempi però c’era da prestare attenzione a tante cose, non avevamo uno staff che ti segue come oggi, dove devi solo pensare ad allenarti e correre. Le cadute ci saranno sempre, si può agire per studiare le cause, capire che cosa si può fare per aiutare chi corre, tenendo conto che i materiali sono ben diversi da quelli nostri, sono molto più performanti, le velocità sono molto maggiori. Ma la protezione assoluta non ci sarà mai, questo è sicuro.

Questa settimana si è parlato molto della decisione di neutralizzare la prima tappa della Volta ao Algarve dopo la vittoria di Ganna e l’errore di percorso di molti corridori…

E’ stata una scelta sbagliatissima. Per la semplice ragione che c’è un regolamento al quale prestare fede, che dice che se accade un fatto del genere si convalida il risultato dando a tutti lo stesso tempo. Se l’errore avviene entro i 3 chilometri, perché deve essere penalizzato chi l’errore non l’ha commesso? Lasciamo perdere le colpe e le responsabilità di chi quelle strade doveva presidiarle – e parliamo di una gara di livello inferiore solo al WorldTour – ma intanto si doveva solamente applicare il regolamento.

Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Di organizzatori che commettono errori non ce ne sono pochi, però…

Gli errori sono il migliore degli insegnamenti, basta saperne trarre vantaggio. Secondo me il problema è a monte, riguarda come vogliamo che sia il ciclismo di oggi e del futuro. Teniamo presente che è un mondo competitivo, anzi si basa sulla competizione: l’imperativo per ogni corridore è essere avanti, quindi si sgomita, ci si fa spazio. Bisogna rientrare nei limiti del regolamento, certo, ma esso c’è apposta. Se sono davanti voglio rimanerci, se sono dietro devo guadagnare spazio. La rincorsa al Poggio nella Sanremo sarà sempre una volata nella volata, come anche l’approccio alla Foresta di Arenberg alla Roubaix. Ripeto: i rischi ci sono e ci saranno sempre.

Che cosa ne pensi della figura del “safeR”, che deve raccogliere dati sugli incidenti e analizzarne le cause per individuare le aree di rischio?

Non mi piace, anche perché questa è una definizione teorica, ma finora io ho visto solo gente che a ogni caduta va a cercare la responsabilità del corridore, commina cartellini gialli e rossi quasi fosse un arbitro di calcio. Di una figura del genere non ne abbiamo bisogno, c’è già la giuria per questo. Cominciamo a guardare le cose nel loro complesso, le sedi stradali più adatte, la cura dei terreni di gara. Io la trovo una figura assurda…

La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
L’aspetto sicurezza riguarda anche gli allenamenti, la tua carica riguarda anche questo?

Sì e su questo io penso che gli strumenti per agire ci siano già. Basti pensare alla striscia continua: l’automobilista sa che non può oltrepassarla, facciamo allora rispettare la regola. Per me cordoli, aiuole in mezzo alla carreggiata, sono tutti ostacoli alla circolazione che alla fine penalizzano anche il ciclista. Il problema è che poi le modifiche fatte al Codice Stradale non sono all’altezza: che cosa significa sorpassare tenendo un metro e mezzo dal ciclista? Anche le ciclopedonali sono un falso aiuto, perché a quel punto sono i ciclisti che diventano un pericolo per i pedoni…

E’ un problema di regole o di cultura?

Questa è la domanda. Io vengo da una settimana di pedalate in Spagna e non ho sentito neanche un clacson. La gente si posizionava dietro il gruppo e aspettava con calma, sorpassando appena possibile e in sicurezza. Da noi hanno tutti fretta, strano però che se davanti c’è un trattore gli automobilisti non si mettono a suonare all’impazzata allo stesso modo.

Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Tornando ai tuoi compiti che cosa ti proponi?

Dobbiamo lavorare sul dialogo, in primis con gli organizzatori – sostiene Bugno – per aiutarli però, perché aiutando loro aiutiamo i ciclisti. Mettiamoci insieme per proporre miglioramenti, ad esempio per i mezzi stessi, ma anche per le radioline, che in caso di caduta per la loro posizione possono arrecare danno. Ogni componente il nostro mondo può dare un contributo per migliorare la situazione e ridurre il rischio. Ma non annullarlo…

Il ciclismo di Pella: promozione, territorio e stile di vita

12.12.2024
7 min
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MILANO – Il palazzo del CONI di via Piranesi ospita la conferenza stampa della Lega Ciclismo Professionistico, che in un pomeriggio grigio di dicembre inizia un nuovo corso. L’obiettivo è rilanciare lo sport, per farlo tornare competitivo ad alti livelli. Senza dimenticarci però di chi sta sotto e costituisce la base di questa piramide. Le preoccupazioni ci sono, visto il susseguirsi di voci che vedono le squadre giovanili sempre più in crisi. Alcune chiudono, altre vanno avanti a fatica e alcune ancora non sanno se riusciranno a continuare a navigare, e procedono a vista.

Da destra: Gianni Bugno, Roberto Pella, Vincenzo Nibali, Fabio Roscioli e Giusy Virelli
Le commissioni sono composte da ex atleti ed esperti del settore, da dx: Vincenzo Nibali, Fabio Roscioli e Giusy Virelli

La passione c’è

Il presidente della Lega Ciclismo Professionistico, Roberto Pella, sindaco del comune di Valdengo e deputato, ha il suo bel da fare. Ha preso l’incarico qualche mese fa e ora inizia ad agire, anzi qualcosa ha già fatto. A lui chiediamo, in questo momento difficile, cosa ha trovato all’interno della Lega e come ha intenzione di muoversi.

«Io non sono mai abituato a guardare il passato – dice il presidente Pella – ma al presente e al futuro. Cerco di costruire un grande gioco di squadra per portare avanti la valorizzazione di uno degli sport più belli e partecipati da parte di tutta la popolazione: il ciclismo. Da un lato in Italia il numero dei corridori professionisti è limitato, questo è vero. Ma d’altro canto, sono circa due milioni le persone abituate ad andare in bicicletta. Il numero sale a 13 milioni se consideriamo anche i cittadini che utilizzano la bici nella vita di tutti i giorni. In particolar modo, sono almeno 2 italiani su 3 quelli innamorati del ciclismo. I quali lo seguono attraverso la televisione o partecipando lungo le strade ai grandi avvenimenti che l’Italia propone a livello ciclistico. Non dimentichiamo che abbiamo, e sono tutte associate alla Lega Ciclismo Professionistico, le più grandi corse ciclistiche al mondo. C’è anche il Giro d’Italia che rappresenta l’evento sportivo più importante a livello mondiale insieme al Tour de France».

Il ciclismo italiano per ripartire deve aggrapparsi ai suoi campioni
Il ciclismo italiano per ripartire deve aggrapparsi ai suoi campioni

I campioni

L’Italia è sempre stato il Paese dei grandi campioni e delle imprese fatte a colpi di pedale. Persone e personaggi che hanno legato le proprie imprese alla storia di questo sport, appassionando gli spettatori. Da qualche anno l’Italia fatica a trovare il corridore che appassiona, che lega con il pubblico. Da una parte manca l’atleta che è capace di grandi imprese, dall’altra c’è la difficoltà di riversare la stessa passione su discipline che non siano la strada. 

«Abbiamo avuto -dice ancora Pella – abbiamo e sicuramente avremo anche in futuro i grandi campioni. Corridori in grado di accompagnarci in sfide, com’è stato in passato. Personalmente ho trovato una Lega che sta cercando di farsi conoscere. Che vuole far comprendere alle istituzioni, in modo particolare alle istituzioni politiche, quanto essa possa rappresentare un punto di svolta, di valore. In primo luogo perché il ciclismo professionistico può fare da volano per il dilettantismo. Perché nei professionisti i giovani trovano il mito, l’ideale, la persona di riferimento. Ma anche lo stimolo per diventare a loro volta dei campioni».

L’Italia ha tanti giovani sui quali affidare il proprio movimento, uno di questi è Giulio Pellizzari
L’Italia ha tanti giovani sui quali affidare il proprio movimento, uno di questi è Giulio Pellizzari

A cascata

Il pensiero sullo stato di salute del ciclismo italiano si divide in due parti, chi pensa che si debba ricostruire dal basso e chi, invece, dall’alto. I primi pensano sia importante strutturare un’attività in grado di avvicinare i giovani e stimolarli ad andare in bici. Gli altri, al contrario, sono convinti che serva un campione in grado di calamitare l’attenzione. Un “effetto Sinner” se vogliamo trovare dei paragoni extra ciclistici. 

«Investire sul professionismo – analizza Pella – significa rilanciare il settore giovanile e la crescita del nostro tessuto sociale, in modo particolare anche per le nostre società sportive. Dobbiamo riportare l’Italia a sostenere quelle poche realtà che sono rimaste, anzi a stimolare la crescita di nuove. Dobbiamo spingere perché le istituzioni promuovano una squadra WorldTour italiana, nella quale possiamo far correre i nostri migliori corridori evitando di farli andare all’estero. L’obiettivo è preservare i talenti e farli crescere in modo che possano essere i protagonisti di domani».

Il lavoro di Pella è rivolto ad allacciare rapporti con le diverse istituzioni politiche
Il lavoro di Pella è rivolto ad allacciare rapporti con le diverse istituzioni politiche

Le istituzioni

A livello politico il lavoro di Roberto Pella è volto a coinvolgere le istituzioni, avvicinandole al ciclismo in modo tale che possano vederne i valori e condividerli. 

«Sto lavorando con i vari dicasteri – continua il presidente della Lega Ciclismo Professionistico – e voglio ringraziare il ministro Abodi per il sostegno, e l’aiuto che da sempre mi ha voluto dare. Non manca il supporto al ciclismo femminile, grazie al ministro Roccella, così come c’è una continua promozione e valorizzazione del territorio e del Giro d’Italia. La bicicletta si lega molto al turismo, lo sappiamo, e il lavoro fatto insieme al ministro Santanché rappresenta un punto importante e fondamentale. Sono tanti i ministeri che sto cercando di sensibilizzare uno a uno per lavorare con questo grande spirito di squadra.

«Abbiamo messo a punto queste commissioni – il riferimento è alle nuove commissioni presentate il 9 dicembre – nelle quali, come potete vedere, sono coinvolti tra i più grandi professionisti di ogni settore: corridori, ex ciclisti o uomini della società civile. I quali potranno aiutare e sostenere il direttivo in quello che è un grosso lavoro di squadra».

Per promuovere la crescita delle squadre sarà importante il lavoro di Jacopo Tognon, presidente della commissione “progettazione, marketing e fondi europei”
Per promuovere la crescita delle squadre sarà importante il lavoro di Jacopo Tognon, presidente della commissione “progettazione, marketing e fondi europei”

Le squadre

Il presidente Roberto Pella ha sottolineato quella che è l’importanza di una squadra WorldTour per favorire la crescita del movimento. Il fatto è che in questo momento la squadra non c’è e all’interno delle sette commissioni presentate manca una con riferimento alle realtà sportive. Come si può far crescere il movimento professionistico se poi manca la base?

«Diciamo – replica Pella – che la commissione delle squadre rientra nella promozione del territorio e del marketing (commissione presieduta dall’avvocato Jacopo Tognon, ndr). Per arrivare a delle squadre dobbiamo fare un grosso lavoro di promozione territoriale e individuare grossi gruppi nazionali e internazionali, ma anche aziende di Stato, che in qualche modo possano investire nello sport. Una volta trovate queste risorse è chiaro che si spingerà anche nel promuovere le realtà sportive. Dobbiamo   innanzitutto aiutare le squadre esistenti e far sì che l’Italia non ne perda ancora. Ma anche sostenere quelle che abbiamo, anche a livello dilettantistico, sul territorio. Perché il professionismo è la punta dell’iceberg ma noi dobbiamo stimolare quello che è il ciclismo in tutte le sue forme».

Le grandi corse, come Giro d’Italia, rappresentano uno spot per il ciclismo a livello territoriale e locale
Le grandi corse, come Giro d’Italia, rappresentano uno spot per il ciclismo a livello territoriale e locale

Il territorio

Coinvolgere il territorio e le istituzioni diventa un passaggio fondamentale affinché il ciclismo possa trovare la sua rotta e ripartire. Unire i cittadini nella passione e nel senso di comunità, mostrando loro quanto sia unico e coinvolgente questo sport. 

«Tra i tanti compiti ricopro anche quello di sindaco a Valdengo – conclude Pella – e sono vicepresidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani con la delega allo sport. Quando un evento o una corsa passa da un Comune, non c’è solo un riconoscimento nel vedere il proprio paese passare nella televisione nazionale o mondiale, ma soprattutto l’evento è sempre un preparativo di tanto altro. Ad esempio la gente si ritrova per accogliere al meglio il passaggio dell’evento. Il ciclismo rappresenta un denominatore comune di italianità, per questa ragione il supporto delle istituzioni deve essere prioritario. La bicicletta può rappresentare il più valido strumento di abbattimento dei costi sanitari attraverso la lotta alle malattie non trasmissibili: obesità e il diabete di tipo 2. Dobbiamo promuovere l’attività fisica al fine di migliorare il nostro stile di vita, poi attraverso la costruzione di un movimento si arriva ad avere un riscontro positivo anche nel professionismo. Fare in modo che la cultura della bici sia radicata in noi è il primo passo».

EDITORIALE / Buon compleanno alla Lega commissariata

06.11.2023
7 min
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Il commissariamento di una Lega è un passaggio traumatico, reso necessario da una situazione di ingovernabilità. Una sorta di trattamento radicale e rapido in seguito al quale si possa tornare a definire obiettivi e strategie.

Quando il 4 novembre 2022 il Consiglio federale della FCI ha deciso di commissariare la Lega del Ciclismo Professionistico, pare avesse valutato anche la possibilità di scioglierla. Poi il tempo ha portato altre indicazioni e adesso fra le ipotesi ci sarebbe anche la possibilità di includervi le continental, gli juniores e le donne. Probabilmente modificando l’articolo 1 dello Statuto che, sin dalla sua nascita, ammette nella Lega soltanto gli atleti il cui rapporto di lavoro è professionistico, come previsto dalla Legge 91 del 23 marzo 1981.

E’ il 29 novembre 2022, i commissari Tognon e Di Cintio incontrano i gruppi sportivi pro’ (foto LCP)
E’ il 29 novembre 2022, i commissari Tognon e Di Cintio incontrano i gruppi sportivi pro’ (foto LCP)

Fronte comune

La Lega ha per obiettivo la tutela dei diritti dei suoi associati, che mai come oggi devono affrontare situazioni economiche molto difficili. Sarebbe auspicabile che facessero per questo fronte comune, invece la situazione appare spaccata e si fatica a comprendere se l’attuale gestione commissariale, che compirà un anno il 10 novembre (il commissariamento lo ha già compiuto il 4), sia improntata o meno a una scelta democratica.

Il ciclismo professionistico italiano è in crisi, con poche squadre e corse schiacciate dallo strapotere di RCS Sport. Il 26 ottobre, la Corte di appello federale ha invalidato l’elezione di Mauro Vegni a presidente della Lega, dopo che Moreno Argentin (cui già nella prima assemblea elettiva era stata contestata la situazione debitoria) e altri organizzatori avevano presentato ricorso ravvedendo un conflitto di interessi.

Non si può dire che l’elezione del patron del Giro rientrasse in un disegno più ampio, ma certo avrebbe posto il ciclismo di fronte a un bivio. Da un lato ci sarebbe stato l’appiattimento sulle istanze del Giro d’Italia (riteniamo di no, per la stima verso Vegni), dall’altro avrebbe visto il soggetto più forte alla guida del gruppo.

In ogni caso, vista la difficoltà nel trovare una soluzione, la FCI fa ricorso al commissariamento, con un doppio incarico. L’avvocato Tognon dovrà riscrivere lo Statuto, rispetto a quello in vigore. L’avvocato Di Cintio si occuperà della contrattazione per i diritti televisivi. Il primo è uomo delle Istituzioni e viene da 12 anni alla guida della Procura federale d’appello. Il secondo e il suo collaboratore Marcel Vulpis arrivano dal mondo del calcio.

Mauro Vegni è il direttore del ciclismo di Rcs Sport, la sua nomina in Lega è stata invalidata
Mauro Vegni è il direttore del ciclismo di Rcs Sport, la sua nomina in Lega è stata invalidata

Via Tognon

Al momento di illustrare il lavoro sullo Statuto, succede però qualcosa. Per metà marzo 2023 infatti, viene indetta una riunione per parlarne, ma poco prima la collaborazione con l’avvocato Tognon si interrompe. Il suo lavoro è durato quattro mesi, la bozza di Statuto è stata consegnata alla Federciclismo e alla Lega, ma pare che nessuno fra gli associati della Lega l’abbia ancora vista. Al posto di Tognon, che dunque non illustrerà il suo lavoro, viene nominato un sub commissario: avvocato Mauro Sferrazza. Arriva dall’Avvocatura generale dell’Inps ed ha avuto a sua volta degli incarichi nel mondo del calcio.

Niente di anomalo, formalmente. Se l’incarico era quello di riscrivere lo Statuto ed è stato portato a termine, si può benissimo chiudere la collaborazione con Tognon e tenere aperta quella altrettanto complessa legata ai diritti televisivi, che è ancora sul tavolo.

Argentin ha iniziato con l’Adriatica Ionica Race nel 2018
Argentin ha iniziato con l’Adriatica Ionica Race nel 2018

I diritti televisivi

Agli organizzatori viene chiesto di dare fiducia all’ufficio del Commissario, che procederà alla trattativa per loro conto. Inizialmente aderiscono tutti. Poi con l’avvicinarsi delle gare e vista l’assenza di risultati, a fine febbraio gli organizzatori si riuniscono in una videochiamata in cui chiedono ad Argentin e Pozzato di andare a parlare con il Commissario per ricevere informazioni. A causa di due spostamenti di data, tuttavia, alla riunione si presenterà soltanto Argentin, che non riceverà risposte, perché privo delle deleghe da parte degli altri.

A questo punto il veneziano cade nell’errore di perdere lucidità e, come conseguenza di quell’incontro e per le parole pronunciate, si espone probabilmente al rischio di essere deferito alla Corte federale. Mentre all’indomani dell’incontro e probabilmente a causa di quanto accaduto, si stabilisce che ciascun organizzatore potrà ricevere informazioni unicamente sulla propria corsa e non sulle altre.

Il Giro dell’Emilia, vinto da Roglic, è andato in onda sulla RAI per trattativa diretta con il GS Emilia
Il Giro dell’Emilia, vinto da Roglic, è andato in onda sulla RAI per trattativa diretta con il GS Emilia

Corse scoperte

A quanto si sa, le corse che a fine 2022 non hanno copertura per la produzione televisiva sarebbero Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali, Larciano, Giro dell’Appennino, Giro della Toscana-Memorial Alfredo Martini, Coppa Sabatini, Memorial Pantani, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia Internazionale Donne, Giro dell’Emilia Uomini (che in realtà ha un’opzione con la RAI), Coppa Bernocchi, Giro del Veneto, Veneto Classic.

A febbraio, l’assegnazione del Giro Donne a RCS Sport priva il sopracitato pacchetto del fiore all’occhiello. La trattativa con la Rai si ferma a marzo quando Alessandra De Stefano, direttore di Rai Sport, dà le dimissioni. Si apre una fase di incertezza, in cui i singoli prendono l’iniziativa. Pozzato ad esempio decide per il secondo anno consecutivo di mettere mano al portafogli e pagare per le sue corse.

La Adriatica Ionica Race sarebbe dovuta partire il 21 settembre da Corropoli
La Adriatica Ionica Race sarebbe dovuta partire il 21 settembre da Corropoli

Il caso Argentin

Argentin è una spina nel fianco. Chiede incontri e copie di delibere, ottenendo più che altro rifiuti. Lui insiste, ma ha il difetto di non essere inattaccabile. Ha pendenze economiche verso vari fornitori e non tutti i passaggi nella sua organizzazione appaiono immuni da difetti. Pertanto, quando si decide che è la misura è colma, basta applicare i regolamenti e la sua corsa, come già raccontato più volte, viene cancellata. Moreno cede al suo temperamento e perde le staffe, sacrificando probabilmente anche uno spicchio di credibilità. Forse per questo quando convoca la conferenza stampa di Roma, in cui spiega le sue posizioni, è evidente che all’appello manchino le grandi testate, capaci di suscitare grande clamore.

Figli e figliastri? Di situazioni complicate ce ne sarebbero anche altre. Ci sarebbero squadre (anche WorldTour) che avanzano migliaia di euro per rimborsi mai percepiti. Alcuni organizzatori li avrebbero affidati a società di intermediazione e pare che non siano mai stati versati. Si potrebbe intendere che quegli organizzatori siano inadempienti, eppure non se ne parla. Forse perché nel frattempo i soldi sono arrivati?

Il Consiglio federale si occuperà della situazione della Lega? L’immagine FCI è precedente alle dimissioni di Norma Gimondi
Il Consiglio federale si occuperà della Lega? L’immagine FCI è precedente alle dimissioni di Norma Gimondi

Il senso della Lega

La Lega, così com’è, ha ancora senso? Ci sono tante riflessioni da fare, almeno finché c’è un protagonista come RCS, che si ritrova nello stesso… recinto di realtà ben più piccole. Ripartire dopo l’annullamento dell’elezione di Mauro Vegni poteva essere il momento della svolta, invece la sensazione è che abbia peggiorato i rapporti.

Il Commissario della Lega è autonomo oppure la Federazione dà la rotta? Nel 2024 si chiude il primo quadriennio dell’attuale gestione e dopo le Olimpiadi si andrà a nuove elezioni. Per cui c’è da immaginare che presto o tardi il Consiglio federale prenderà in mano la situazione e che prima o poi lo Statuto della Lega sarà tirato fuori dal cassetto e votato, per come l’ha scritto Tognon o alla luce di qualche modifica.

Il commissariamento sta dando i frutti sperati? E’ di poche settimane fa la notizia che la Lega ha firmato un contratto con Warner Bros per “la distribuzione internazionale, a livello mondiale, delle gare professionistiche italiane su strada”. Non si parla però di produzione: a chi competerà?

Il 2023 è alle spalle, magari per l’inizio del 2024 ci saranno progetti e proposte ben definiti. Certe attenzioni, come quelle sui bilanci sono necessarie. Le vicende di cui si parla probabilmente risulteranno noiose, parlarne serve per offrirvi un quadro quanto più possibile completo. L’incontro necessario con il Commissario di Cintio permetterà finalmente a tutti di esporre la propria versione.

Salvato risponde, su Argentin e qualche critica

28.10.2023
7 min
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La cancellazione della Adriatica Ionica Race il giorno prima della partenza continua a macchiare il finale della stagione. A poco sono serviti i tentativi di spiegare, perché sostanzialmente alle veementi rimostranze di Argentin non sono pervenute risposte da parte della Lega Ciclismo. L’ex campione del mondo ha prima riunito la conferenza stampa del 5 ottobre a Roma e poi si è messo a cantarle a tutti dal suo profilo Facebook, che tuttavia è stato hackerato e non ve ne è più traccia.

Argentin ha commesso i suoi errori, ha gestito i pagamenti con eccesso di disinvoltura, tuttavia a nostro avviso meritava un diverso trattamento e lo meritavano anche la sua corsa e il ciclismo, che invece è stato messo alla berlina da chi dovrebbe tutelarlo. Il tirarsi indietro iniziato il giorno prima con perfetto sincronismo da parte di tutte le componenti coinvolte continua a non sembrare casuale.

Nella conferenza stampa di Roma, Argentin ha prodotto le copie dei pagamenti eseguiti a poche ore dal via
Nella conferenza stampa di Roma, Argentin ha prodotto le copie dei pagamenti eseguiti a poche ore dal via

Il punto sull’Accpi

Tirato in ballo da Argentin con vari argomenti, compreso il presunto stipendio da parte dell’Accpi che dirige, Cristian Salvato ha avuto un ruolo nella vicenda, partecipando alla decisione di fermare una corsa che si poteva svolgere, consentendo a corridori in cerca di contratto di farsi valere e guadagnare i premi che avrebbero incassato. E questo resta un danno al ciclismo e alla sua immagine. Abbiamo contattato il presidente dell’Accpi per fare luce su quelle ore convulse e il suo coinvolgimento.

«La prima cosa che vorrei dire – comincia Salvato – è che io non ce l’ho con Argentin, di cui ero anche tifoso. Ma siccome mi ha chiamato dicendosi deluso perché pensava che io avessi le palle, qualcosina da dire ci sarebbe. Intanto che non è affatto vero che prendo quei soldi dall’Accpi, come dimostrano i bilanci firmati ogni anno dai corridori. E poi che probabilmente il problema della Adriatica Ionica Race non è iniziato il giorno prima della corsa, come invece si è voluto raccontare. Senza andare troppo indietro, basterebbe dire che un giorno mi ha chiamato il direttore di corsa della prova, scusandosi perché si era dimesso dall’incarico».

Nel 2022, la AIRace partì dal Friuli e si chiuse nelle Marche. Quest’anno, dall’Abruzzo sarebbe finita in Calabria
Nel 2022, la AIRace partì dal Friuli e si chiuse nelle Marche. Quest’anno, dall’Abruzzo sarebbe finita in Calabria
Perché?

Mi disse che non c’erano le necessarie condizioni di sicurezza. E io gli risposi di pensare alle sue responsabilità, perché sarebbe stato chiamato lui a rispondere di eventuali problemi, se si fossero create situazioni pericolose.

A quale punto della storia sei stato coinvolto come presidente dell’Associazione corridori?

In Italia, il regolamento per il pagamento dei premi è molto semplice. Si deve pagare un mese prima. Altrimenti produci una fideiussione, una garanzia bancaria oppure una garanzia assicurativa. L’unico che fa eccezione è Amici, la cui banca gli permette di fare un bonifico irrevocabile. Non si è mai arrivati all’estremo come in questo caso. Io sono stato chiamato quando la Lega mi ha detto che erano passati i 30 giorni entro cui versare i premi e Moreno non lo aveva fatto. Non siamo giudici, siamo solo responsabili dei premi in Italia. Una volta li teneva l’Associazione e poi pagava le squadre e i corridori. Dal 2019 invece, anche grazie all’Accpi, si è fatto in modo che per avere ancora più sicurezza la gestione dei premi sia stata affidata al CPA, l’Associazione mondiale dei corridori, sotto la tutela e la garanzia dell’UCI.

Perché è stato necessario?

Perché c’erano vari gruppi privati che cominciavano a mettersi in mezzo. La somma dei premi mondiali è di circa 13 milioni di euro e si può capire che gestirli faccia gola. Per cui oggi noi siamo i garanti per l’Italia e quando mi hanno chiamato per dire che la AIRace non aveva pagato, ho detto: «Vabbè, vediamo come fare per dargli una mano».

Tu non hai mai avuto contatti con Argentin prima della corsa?

Mi aveva cercato e mi aveva detto di voler pagare a 60-90 giorni. Il punto non era convincere me, ma bisognava parlare con la Lega, perché è la Lega che ha l’ultima parola. Poi, mano a mano che il tempo passava, è stato tutto un susseguirsi di messaggi e chiamate. Fino a che si è svolta a Roma la riunione fra il commissario Di Cintio e l’avvocato Vulpis, in seguito al quale sono stato chiamato e mi è stato detto che la situazione non fosse proprio proprio a posto. Mi aveva richiamato anche Moreno e gli avevo risposto che non c’era problema a concedere il pagamento dei premi a 60-90 giorni, purché ci fosse una garanzia bancaria. Lui voleva che si procedesse sulla parola e quello non si può fare.

Argentin ha provato in tutti i modi a far partire la sua corsa, ma si è trovato davanti un muro di problemi
Argentin ha provato in tutti i modi a far partire la sua corsa, ma si è trovato davanti un muro di problemi
Perché Argentin ha detto che il Giro d’Italia paga i premi in ritardo e nessuno fa nulla?

E’ vero che il Giro paga i premi dopo la corsa, ma dà una garanzia bancaria come quella che era stata richiesta a lui. A quanto so, l’ultima volta che in Italia non è stata pagata parte del montepremi fu con il Giro di Padania.

Intanto il tempo passava ed eravamo a pochi giorni dalla partenza…

Mi hanno richiamato quelli della Lega. Hanno confermato che la situazione non fosse ancora a posto e hanno elencato il discorso della Polizia e di altri che chiedevano di essere pagati per lavorare nuovamente. C’erano delle insolvenze e mi hanno detto che bisognava stringere le maglie per evitare che la situazione scappasse di mano. Finché mi hanno chiamato per l’ultima volta, affinché dessi la mia opinione sulla questione dei premi, prima che la Lega desse l’ultima parola.

E cosa hai detto?

Ho fatto una riunione in cui c’era anche Marcello Tolu, segretario generale della Federazione, e Di Cintio, il commissario della Lega. Mi hanno ribadito la situazione generale e quando ho provato a dare una mano ad Argentin, spingendo perché potesse pagare dopo con una garanzia bancaria, mi hanno risposto che il discorso dei premi era solo una parte. C’era anche il problema del Direttore di corsa che si era dimesso, delle motostaffette che non volevano andare giù, di alcuni fornitori e della Polizia. C’erano un problema di sicurezza e pagamenti sospesi da 15 mesi, dato che nel 2022 la corsa si era svolta a giugno.

Anche Pozzato ha faticato per pagare i premi, ma lo ha fatto 15 giorni prima del via delle sue corse
Anche Pozzato ha faticato per pagare i premi, ma lo ha fatto 15 giorni prima del via delle sue corse
Hai partecipato anche tu alla riunione con il Prefetto dell’Aquila che avrebbe bloccato definitivamente la corsa?

Macché, figuratevi se da Bassano vado all’Aquila per fare una cosa che neppure mi compete. Ho letto vari commenti, perché è facile sparare contro di noi. Io non ho nulla contro gli organizzatori italiani, anzi li ringrazio, ma non sento di essermi allineato ad alcun palazzo. 

Secondo te è credibile che Argentin si sia ridotto all’ultimo coi pagamenti perché prende soldi dagli Enti Pubblici che pagano con i loro tempi?

E’ possibile. Lo stesso problema l’ha avuto Pozzato con le sue corse: se lo chiamate, non lo nasconde. E se Pippo mi dice che paga, dato che è un mio amico e lo conosco bene, io sono tranquillo. Infatti non ha pagato con un mese di anticipo, ma c’è riuscito 15 giorni prima.

Se la situazione era così compromessa, perché la Lega ha concesso ad Argentin una proroga fino alle 16 del giorno prima?

Ne ho parlato anche con Di Cintio e Dagnoni, secondo me hanno sbagliato. Nel frattempo Argentin si era messo a fare pagamenti a raffica, è arrivato il suo avvocato a rassicurare che la corsa si sarebbe potuta fare. Quando però c’è stata la conferma che non c’erano direttori di corsa e che tanti non sarebbero andati, hanno deciso di fermare tutto.

Trentin è vicepresidente dell’Accpi e ha appoggiato la direzione scelta da Salvato
Trentin è vicepresidente dell’Accpi e ha appoggiato la direzione scelta da Salvato
Argentin non è stato tenero con te…

I rapporti sicuramente si sono deteriorati, da parte sua almeno. Ha speso parole poco piacevoli, ma io non sono andato a raccontare bugie. Mi dispiace perché chi organizza una gara lo fa per avere un guadagno e non è bello per tutto il movimento andare così avanti senza avere le carte in regola. 

Come funziona l’Accpi, quando si creano queste situazioni? Sei tu che decidi o parli con i tuoi associati?

Abbiamo una chat Whatsapp in cui riportavo la situazione. Dentro c’è anche Matteo Trentin, che è il vicepresidente, e tutti quanti hanno appoggiato la mia proposta, che poi è diventata la scelta dell’Associazione. Ho parlato anche con Reverberi, chiedendogli cosa ne pensasse e anche lui ha detto che non c’erano le condizioni per andare. Io spero che Moreno ritrovi le risorse e quello che serve per ripartire l’anno prossimo. Penso però che quest’anno non ci fossero le condizioni per correre.

La sensazione che resta invece è che con la giusta volontà, la corsa si sarebbe potuta salvare. Resta così una domanda: se Argentin avesse ceduto i suoi diritti televisivi e questi fossero diventati patrimonio della Lega, si sarebbe fatto qualcosa di più per far partire la corsa e salvare l’investimento?