Intermarché-Wanty, prove di WorldTour: Piva racconta

03.03.2021
4 min
Salva

Dice Pasqualon (in apertura al Gp Le Samyn di ieri, chiuso al 3° posto) che l’arrivo di Valerio Piva alla Intermarché-Wanty-Gobert si è fatto sentire e che rispetto allo scorso anno, la squadra ha cambiato faccia. In breve, il team belga che già in passato si era distinto per ottime prestazioni anche al Tour de France, ha acquistato da Jim Ochowitz la licenza WorldTour della CCC e si è ritrovata di colpo in serie A, con la necessitò di strutturarsi. Per questo sono stati ingaggiati Valerio Piva e Aike Visbeek, manager del Team Sunweb quando Dumoulin vinse il Giro del 2017. Ma in che modo è cambiata la squadra?

Il team al Uae Tour in quanto squadra WorldTour. L’unica professional era la Alpecin-Fenix
Il team al Uae Tour in quanto squadra WorldTour

Approccio WorldTour

Piva è appena arrivato sul Garda dai genitori e domani farà rotta su Siena per la Strade Bianche.

«Difficile dire cosa ci sia di diverso – spiega – perché non ho vissuto la squadra prima. Sono alcuni corridori a dirmi che ci sono stati dei cambiamenti. Di certo Aike ed io abbiamo l’approccio sviluppato in tanti anni di WorldTour per quanto riguarda la programmazione degli allenamenti, dell’alimentazione, della stessa stagione. Chiaramente non siamo ancora ai livelli delle squadre più grandi, ma è vero che questo team ha una sua storia e delle particolarità che costituiscono il suo fascino».

Aime De Gendt, qui accanto a Pasqualon, è molto atteso in Belgio
Aime De Gendt, qui accanto a Pasqualon, è molto atteso in Belgio
Ci fai un esempio?

Ieri scendevo in auto dal Belgio e ogni tanto buttavo un occhio al gruppo di whatsapp della squadra. Ci sono dentro tutti, anche gli sponsor e tutti chiedono, si informano. Se non ci fosse il Covid, ci sarebbero molto più vicini e questo da un lato è bello, dall’altro è un’anomalia perché è giusto che i corridori possano fare il loro lavoro senza altre presenze, fatti salvi i tecnici e il personale. Però devo dire che anche in Quick Step c’è questa mentalità di coinvolgere gli sponsor, portarli alle corse con pulmini dedicati. Fa parte del mondo belga.

L’arrivo degli italiani si deve a te?

No, hanno fatto tutto loro e hanno fatto bene. Prima c’erano soltanto Pasqualon e Petilli. Durante il 2020 hanno contattato Rota, che è un bel corridore e ha fatto vedere cose interessanti. Lui farà la Tirreno. E poi c’è Minali, che è stato un po’ bollato con la fama del lavativo. Ma io che lo sto seguendo dico che si allena come un matto e comunica bene il lavoro. Per lui stiamo costruendo un treno, perché ha delle belle qualità.

Per Minali, la Intermarché-Wanty sta costruendo un treno
Per Minali, la Intermarché-Wanty sta costruendo un treno
Italiani tutti al Giro?

Non tutti, Rota farà la Vuelta.

Come mai?

Quando abbiamo parlato di programmi, ha chiesto di non fare grandi Giri perché in passato ce lo hanno portato all’ultimo momento, senza che avesse la preparazione giusta, e ha avuto brutte esperienze. Gli ho detto che se vuole diventare un bel corridore, non può farne a meno. Per cui farà un programma di piccole corse a tappe e classiche, ma poi verrà alla Vuelta.

Simone Petilli era alla Intermarché-Wanty già lo scorso anno: tornerà al Giro
Petilli era alla Intermarché-Wanty già lo scorso anno
Con quale mentalità si andrà alle corse più grandi?

Non vogliamo essere ricordati come quelli che vanno in fuga per far vedere la maglia, anche se pure quello è importante. Abbiamo ragazzi di talento, il nostro De Gendt è forte davvero. Dobbiamo correre per vincere, non siamo più la Wanty di prima. Chiaro che non sarà facile nelle gare WorldTour, ma nelle corse come Le Samyn di ieri si lotta per vincere e Pasqualon c’è andato vicino. Al Giro, punteremo una tappa per volta e faremo il possibile. Con i piedi per terra, certo, ma anche ambizioni importanti.

Rota: «Stavo per smettere, ma riparto dal WorldTour»

Giada Gambino
13.02.2021
5 min
Salva

Il nuovo corridore della Wanty Intermarchè, Lorenzo Rota, per fare un po’ di altura è andato in Sicilia e si è rifugiato nel caldo clima dell’isola e per sfruttare al meglio l’Etna, dove ha trovato la compagnia di Chirico alle prese con gli ultimi giorni di ritiro. Ma, ad accompagnarlo nei caldi innevati allenamenti siciliani, c’è anche Simone Velasco. Così, il bergamasco, 25 anni, si racconta tra i burrascosi momenti passati e il tanto ottimismo per il futuro… 

Com’è entrato il ciclismo nella tua vita ? 

Giocavo a calcio e non mi faceva impazzire. Un mio compagno di scuola un giorno mi disse che sarebbe andato a provare una bici da corsa, insistetti con i miei genitori per fare ciclismo. E così iniziai. 

Lo scorso anno alla Vini Zabù, Rota ha ritrovato il giusto feeling con il ciclismo
Nel 2020 alla Vini Zabù, Rota ha ritrovato il feeling
Le prime garette… 

Andavano abbastanza bene, fin da piccolo me la sono sempre cavata. Dai dilettanti in poi è cambiata la musica, il livello si è nettamente alzato, ma sono riuscito a difendermi. I primi anni da professionista sono stati duri, forse sono passato troppo presto dal momento che ciò è avvenuto al primo anno U23 e non ero pronto fisicamente e mentalmente. La fatica dei primi anni probabilmente è stata anche dettata dal fatto che non avevo un grande feeling con la squadra, la Bardiani. 

Dodici mesi fa… 

Avevo quasi smesso di correre. Dopo quattro anni con la Bardiani, nonostante i vari piazzamenti, non ero riuscito a trovare una squadra, avevo avuto dei contatti ma non erano andati a buon fine. Ho passato la prima parte dell’inverno ad allenarmi duramente nell’attesa di un contratto che, fortunatamente, nonostante il ritardo, è arrivato dalla Vini Zabù

Quel quinto posto al Laigueglia ? 

Avendo svolto un inverno di intenso allenamento, fin dalle prime corse mi sono sentito bene e in condizione. Quel piazzamento è stata la conferma del fatto che anche io potevo ritagliarmi un posto tra i professionisti. Dopo certi momenti difficili, iniziare la stagione così è stata un’iniezione di fiducia e, non a caso, le corse dopo sono andate tutte abbastanza bene. Nel mio momento migliore, però, si è fermata la stagione a causa del Covid, ma ero comunque già contento di ciò che avevo fatto

Sull’Etna, Rota si è allenato con Chirico e Velasco, sceso con lui in Sicilia
Sull’Etna, Rota si è allenato con Chirico e Velasco
E adesso nel WorldTour…

Nella scorsa stagione ho ritrovato qualcosa in più, forse sono maturato sia fisicamente che mentalmente. Sono comunque riuscito a mantenere un buon livello pre e post quarantena e questo mi ha permesso di farmi notare dalla Wanty Intermarchè. Mi hanno contattato e nel giro di due giorni ho avuto il contratto… ho colto l’occasione al volo!

Questa maturità da cosa è scaturita?

Col senno di poi siamo tutti bravi a parlare, ma penso che essere passato presto tra i professionisti non sia stato un punto a mio favore. Mi ha fatto prendere tante batoste. Non ho cambiato molto il mio modo di allenarmi da un punto di vista tecnico, ma ho visto una crescita nell’affrontare ciò che mi succede, le gare e l’allenamento. Ho fatto quel salto di qualità di cui avevo bisogno per essere competitivo e stare tranquillo. Adesso vedo corridori giovanissimi come Remco che riescono a fare cose incredibili, ma per quanto mi riguarda non è stato così. Ho avuto anche un paio di cadute brutte che mi hanno fatto perdere condizione e ritmo. A quei livelli, ritrovarti a inseguire qualcuno che va più forte di te non è semplice. 

Cosa non ti ha fatto mollare nel periodo buio? 

Ho sempre sostenuto una cosa… Se avessi avuto la possibilità di esprimermi nel modo in cui volevo, con certi materiali e certe programmazioni di calendario, avrei potuto fare qualcosa di buono. Finalmente quando lo scorso anno sono arrivato alla Zabù ho ritrovato tutto ciò e ho iniziato ad affrontare il ciclismo in modo diverso: per obiettivi. Sapevo che se avessi continuato ad allenarmi nel modo giusto, prima o poi qualcosa di bello sarebbe saltato fuori. Non volevo smettere con il rimpianto di non aver dato tutto. 

Rota ha ammesso di essere passato troppo presto. Qui con l’amico Masnada
Rota: «Sono passato troppo presto». Qui con l’amico Masnada
Oltre la bici, qualche passione ? 

Non ne ho di particolari o meglio… le moto! Tempo fa sono riuscito ad andare a vedere una gara di MotoGp e spero di poter andare presto a vederne una di Formula Uno. 

In questa nuova stagione…

Mi piacerebbe fare una buona prima parte e mi sto preparando per quello, in modo da poter staccare un poco a maggio e fare un finale altrettanto buono. So che è un obiettivo abbastanza grande, ma mi piacerebbe essere competitivo nelle corse di un giorno e migliorare i piazzamenti che ho fatto lo scorso anno in gare come il Lombardia o la Milano-Sanremo. Fare quel passettino avanti per entrare in top 10.

Quale grande corsa a tappe è nel tuo calendario ? 

Farò la Vuelta probabilmente. Le corse di tre settimane, se devo dire la verità, non sono mai riuscito a prepararle al meglio. Per questo penso che concentrarmi sulle gare in linea che rispecchiano più le mie qualità sia la cosa migliore. 

Da under 23, Rota ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine. Qui con Pearson e Garosio
Da U23, ha vinto il Pesche Nettarine: qui con Pearson e Garosio
Un ricordo indelebile che ti ha regalato il ciclismo ? 

Una trasferta fatta con Masnada lo scorso anno in Colombia. Tralasciando l’allenamento, ci siamo ritrovati in un mondo completamente diverso dal nostro. Vedere altre culture e modi di vivere così lontani da noi ti arricchisce a livello personale

Fausto Masnada… 

Mi alleno spesso con lui a Bergamo. Gli devo tanto, il suo essere meticoloso e il suo allenarsi in modo professionale è stato una fonte di ispirazione e mi ha aiutato davvero molto. Ha ottenuto tanti risultati, è un grandissimo atleta e lo ha dimostrato anche al Giro 2020. Lo vivo tutti i giorni e vedo come va e dove può arrivare… davvero lontano.