Cerchiamo di saperne di più su Ewan alla Ineos

14.02.2025
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In Italia è forse passato un po’ in sordina, ma il passaggio di Caleb Ewan dalla Jayco-AlUla alla Ineos Grenadiers è di quelli importanti. Lo sprinter australiano è uno dei più vincenti dell’era moderna ed è anche uno dei più longevi.

Certo, Ewan va per i 31 anni e non è più un ragazzino, specie per un velocista, ma resta sempre un atleta di spicco. Ha all’attivo 63 vittorie in 10 anni di professionismo. Lui c’è sempre stato, mentre molti altri sono cambiati. Pensate che il suo 2023 è stato archiviato dai media con segno negativo… nonostante quattro vittorie.

Lo scorso anno al Giro solo un 6° posto per Caleb. L’australiano, anche grazie alla sua statura minuta riesce, a districarsi bene in gruppo
Lo scorso anno al Giro solo un 6° posto per Caleb. L’australiano, anche grazie alla sua statura minuta riesce, a districarsi bene in gruppo

Occasione Ewan

Dario David Cioni, uno degli storici direttori sportivi della squadra inglese, ci parla del suo inserimento. Un inserimento lento, per ora. Ewan è arrivato ufficialmente nel team solo il 23 gennaio, a seguito di una trattativa un po’ a sorpresa.

«Non so di preciso le dinamiche che lo hanno portato da noi – spiega Cioni – posso pensare che magari sia stata un’occasione, un’opportunità venuta fuori al momento giusto. Noi, senza più Elia (Viviani, ndr), avevamo una mancanza: la dirigenza ne ha approfittato. Ma posso garantire che fino a quel momento i programmi del team erano stati fatti senza di lui».

Cosa ha portato dunque alla rottura fra Ewan e la Jayco-AlUla? Probabilmente una serie di circostanze che si sono sommate fra loro. L’australiano aveva ancora un anno di contratto con la squadra di Copeland, ma nel frattempo la XDS-Astana si era fatta avanti con una proposta importante, anche dal punto di vista economico. Questo ha destabilizzato l’atleta e inevitabilmente la cosa non è piaciuta alla squadra. Squadra che nel frattempo ha ritrovato un Groenewegen in grande spolvero e lo stesso Ewan, da tre anni, non vinceva nel WorldTour. Al Giro d’Italia, il suo miglior piazzamento è stato un sesto posto nella volata di Lucca.

Ora, alla Ineos Grenadiers, ha però tutte le possibilità, la fiducia e lo stimolo per tornare il folletto che abbiamo imparato a conoscere.

Uno dei pochi scatti di Ewan con i colori della Ineos Grenadiers (foto Instagram)
Uno dei pochi scatti di Ewan con i colori della Ineos Grenadiers (foto Instagram)

Caleb e il team

Cioni parla di un inserimento graduale. Ovviamente Ewan ha saltato il ritiro di dicembre e si è unito al gruppo solo a fine gennaio, nel training camp di Denia. Un camp che, tra l’altro, non era più totale, vista la suddivisione tra corse che iniziavano in Australia, Europa e Medio Oriente.

«Erano in 12 e Caleb stava ricostruendo la base. In gruppo è uno degli esperti e non ha avuto problemi a relazionarsi con nessuno. Con chi ha legato di più? Vive a Monaco e so che è molto amico di Thomas e Rowe, spesso uscivano insieme e anche con lo stesso Puccio. Ma da quel che ho visto in ritiro si è inserito bene anche con gli altri».

Ora sarà davvero curioso capire come verrà gestito Caleb Ewan, i suoi programmi e soprattutto il suo treno. Per ora si sa solo che si sta allenando.

«Parlare di programmi – spiega Cioni – è prematuro. Caleb viene da un periodo in cui era stato anche fermo a lungo e per ora sta ricostruendo la base, si sta concentrando sugli allenamenti di fondo. Impossibile stabilire una data del suo rientro, lo si vedrà man mano e a seconda del calendario. Penso, per esempio, che ad aprile non ci siano molte occasioni per gli sprinter, quindi ci si dovrà adattare alle corse veloci che proporrà il calendario».

Esplosità, abilità di guida e anche una buona capacità di tenere su strappi brevi grazie al peso ridotto: le qualità Ewan
Esplosità, abilità di guida e anche una buona capacità di tenere su strappi brevi grazie al peso ridotto: le qualità Ewan

Ganna apripista?

Infine si parla del treno. Questo aspetto tecnico è intrigante. E il motivo è presto detto: uno degli apripista più gettonati sembra essere Filippo Ganna, tirato in ballo anche dall’altro diesse della Ineos, Zak Dempster. Pensateci: Pippo è alto un metro e 93 centimetri, mentre Caleb 1,65. Una bella differenza. C’è da scommettere che la Ineos, da sempre all’avanguardia in tema di aerodinamica, farà i suoi studi. Magari Ganna è troppo alto!

«In ballo per questo – dice Cioni – ci sono diversi nomi, tra cui Ganna e Tarling. Però attenzione: l’apripista giusto dipende anche dal tipo di volata e da chi farà la volata. Non dimentichiamo che Pippo ha fatto degli sprint e ha mostrato di essere competitivo. Quindi potrebbero anche invertirsi i ruoli. Chiaro, Pippo potrebbe essere un apripista ottimo, il problema è se Caleb dovrà tirargli la volata! Ma non dimentichiamo che molto spesso Ewan ha sfruttato altri treni ed è molto esplosivo».

E concludiamo ancora con Cioni: «Cosa mi piace di Caleb e cosa invece dovrebbe migliorare? Mi piace la sua velocità, mentre può migliorare la consistenza nei risultati quando è in forma, ovvero vincere più gare in un periodo ravvicinato».

E’ sempre più forte la partnership KASK – Ineos Grenadiers

17.01.2025
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Esattamente quattro anni fa vi raccontavamo del rinnovo dell’accordo di collaborazione tecnica fra KASK e il team Ineos Grenadiers. Essendo della durata di 4 anni, a dicembre 2024 l’accordo è giunto alla sua naturale conclusione. Naturale è stata anche la scelta di prolungarlo, visto l’ottimo rapporto che intercorre dal lontano 2010 fra l’azienda bergamasca e il team britannico che nel corso degli anni ha cambiato nome (all’inizio si chiamava Team Sky, ndr), ma non la voglia di raggiungere importanti successi potendo anche contare sul supporto tecnico di KASK. 

Egan Bernal ha vinto l’ultima grande corsa a tappe firmata Ineos: il Giro d’Italia 2021
Egan Bernal ha vinto l’ultima grande corsa a tappe firmata Ineos: il Giro d’Italia 2021

Tra successi e innovazioni

Grazie alla collaborazione con il team britannico sono arrivate per KASK tantissime vittorie. Tra queste spiccano le sette maglie gialle al Tour de France, i tre successi nella classifica generale al Giro d’Italia e i due trionfi alla Vuelta. Oltre a queste, tre vittorie in classiche monumento, due record dell’ora e numerosi altri successi nel WorldTour.

I successi ottenuti sono stati accompagnati dallo sviluppo da parte di KASK di caschi capaci di rispondere alle richieste in arrivo dal team inglese in tema di maggiore performance, protezione, termoregolazione e comfort.

Uno dei volti di riferimento di questa prima parte del 2025 per la Ineos sarà Filippo Ganna
Uno dei volti di riferimento di questa prima parte del 2025 per la Ineos sarà Filippo Ganna

Il ruolo del team

In tutti questi anni gli atleti della Ineos Grenadiers hanno avuto una parte attiva nello sviluppo dei caschi prodotti da KASK. Da questa felice collaborazione sono nati modelli iconici come Valegro, apprezzato per la sua leggerezza, ventilazione e comfort, ma anche Mistral e Bambino Pro Evo, due caschi che hanno portato il concetto di aerodinamica all’estremo, sfruttando l’aria a proprio vantaggio nelle prove contro il tempo. Il modello Elemento ha invece innalzato gli standard in termini di sicurezza, aerodinamica e ventilazione a un livello completamente nuovo. E infine Nirvana, la novità dell’anno 2024, progettato per garantire massima velocità e minor resistenza all’aria grazie al suo design innovativo e alle sue linee aerodinamiche. 

Sono questi i cinque modelli che verranno indossati dai ragazzi della Ineos Grenadiers nel corso della stagione 2025. 

Il modello Nirvana ha delle caratteristiche che lo rendono il riferimento tra i modelli aero
Il modello Nirvana ha delle caratteristiche che lo rendono il riferimento tra i modelli aero

Entusiasmo condiviso

Seppure apparso come un passaggio naturale, il prolungamento della collaborazione fra KASK e Ineos Grenadiers ha saputo generare un rinnovato entusiasmo in entrambi i protagonisti del nuovo accordo.

Diego Zambon, General Manager di KASK, si è espresso con le seguenti parole. «Siamo entusiasti – ha dichiarato – che la nostra collaborazione con Ineos Grenadiers sia stata prorogata, poiché il loro contributo al design e allo sviluppo dei nostri caschi è stato inestimabile sin dall’inizio della nostra partnership nel 2010. La loro meticolosa attenzione ai dettagli e l’approccio inflessibile alla performance ci hanno spinto a migliorare costantemente la nostra gamma di caschi e a soddisfare tali aspettative. Siamo davvero orgogliosi di estendere questa partnership e non vediamo l’ora di raggiungere molti altri successi insieme nel futuro».

Ecco invece le dichiarazioni John Allert, CEO di Ineos Grenadiers: «La nostra lunga e proficua collaborazione con KASK si è sempre basata sull’innovazione nel design dei caschi, per garantire sia la sicurezza che le prestazioni dei ciclisti. Insieme, abbiamo stabilito nuovi standard in entrambi gli ambiti nel corso delle ultime 15 stagioni. Prolungare questa importante partnership significa continuare con questa filosofia e assicurare ai nostri ciclisti i migliori caschi in ogni gara, per ogni terreno e in qualsiasi condizione meteorologica».

Kask

Viviani da Brema guarda agli europei su pista e al futuro su strada

14.01.2025
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Si è conclusa ieri la Sei Giorni di Brema, nella quale ha corso la coppia formata da Elia Viviani e Simone Consonni. Il duo che ha conquistato l’argento a Parigi 2024 è tornato sul parquet e ha rispolverato un’intesa ormai consolidata negli anni. Quando intercettiamo Elia Viviani sono le 11 di lunedì mattina (ieri), per completare la gara manca solamente una giornata (in apertura foto Arne Mill). La coppia azzurra arrivava con il secondo posto in classifica, il morale è alto e la consapevolezza nei propri mezzi anche. 

«Stiamo bene – racconta Viviani – oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è la parte finale di questa Sei Giorni, correremo in serata e finiremo verso mezzanotte. Arriviamo come secondi, anche se al termine della giornata più dura eravamo riusciti a conquistare il primo posto. Questa sera le prove saranno impegnative, quella che giocherà un ruolo chiave sarà un’americana da quattro ore, a sfinimento. Siamo tre coppie che si giocano la vittoria, quindi il podio è abbastanza certo, gli altri sono abbastanza lontani».

La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)
La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)

Competitivi

Viviani e Consonni sono arrivati a Brema pronti a gareggiare ad alti livelli. L’appuntamento principe della prima parte di questa stagione su pista saranno gli europei, che si correranno tra un mese esatto a Zolder. 

«Mi aspettavo di essere già competitivo qui in Germania – dice anche Viviani – il primo giorno è sempre uno shock però superato quello si entra a regime. La pista di Brema è corta, quindi bisogna prendere le misure con i rapporti e con l’agilità. A Montichiari, in questi mesi di preparazione, non ho lavorato molto con Simone (Consonni, ndr) ma l’affiatamento tra noi è forte. La grande differenza la fa sempre il primo giorno, superato quello si va avanti».

Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Cosa vuol dire correre su una pista corta come questa?

Che bisogna avere gambe ma anche le giuste tempistiche. Le prove sono tutte impegnative, nella giornata più corta abbiamo fatto 85 chilometri, in quella più lunga ben 140. Sono tante ore, minimo due nella giornata meno impegnativa, a ritmi folli. Su una pista corta come questa si prendono subito le misure. Si utilizzano dei rapporti più leggeri, ora pedaliamo con un 58 sulla corona anteriore e 17 nel pignone posteriore.

Alte velocità e tanta agilità?

Le medie sono comunque elevate, stiamo parlando di 55/57 chilometri orari a serata. Con questi rapporti vuol dire girare a 120 pedalate al minuto

Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Vi siete preparati in maniera particolare per questa Sei Giorni?

Su strada si fa sempre tanto fondo. Insieme a Marco Villa, nel classico ritiro in pista a Montichiari, abbiamo lavorato sempre allo stesso modo. L’unica differenza è stata nel dietro moto dove abbiamo alleggerito il rapporto di un dente per aumentare le pedalate al minuto. In genere su pista si gira tra le 105 e le 110 pedalate al minuto. 

Appena finito l’impegno di Brema mancherà meno di un mese agli europei su pista, come li preparerai?

Andrò a correre ancora sul parquet. Sarò a una gara di classe .1 ad Anadia il 25 e il 26 gennaio. Poi dovrei andare alla Sei Giorni di Berlino, che si correrà il fine settimana tra il 31 gennaio e l’1 febbraio. 

Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Che europeo sarà visto che molti dei protagonisti della pista non ci saranno?

Nella preparazione a Montichiari capiremo bene come agire. Il cittì Marco Villa sicuramente guarderà al futuro e lancerà un quartetto giovane. A mio modo di vedere non andiamo con tante ambizioni di medaglia, anche se poi abbiamo corridori in grado di fare buone prestazioni. Sarà un europeo rivolto al futuro, e con questo intendo a Los Angeles 2028, ovvero la prossima Olimpiade. 

Tu sarai uno dei riferimenti di questo gruppo…

Sì, ma non ci sono soltanto io. Abbiamo anche Lamon e Scartezzini come punti saldi. Se pensiamo al quartetto questo è in mano a Lamon, sia per il suo ruolo in gara che per la gestione del gruppo. Quando si parla di Olimpiadi bisogna guardare al quartetto, all’omnium e all’americana. Il primo come detto è in buone mani con Lamon. Mentre per l’omnium il riferimento sarà Simone (Consonni, ndr) lui a Los Angeles vorrà esserci e raccoglierà il mio testimone. 

L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
Il quartetto rimarrà la disciplina di punta?  

Sì, ma allo stesso tempo quando si riparte bisogna farlo dalle basi della tecnica. Quindi saranno importanti tutte le discipline come lo scratch, l’eliminazione, l’omnium e la madison. Corse che insegnano a stare in pista e muoversi sul parquet. Magari all’inizio non va tutto bene, ma sono passaggi utili per crescere e prendere la mano con questa disciplina. 

Quali discipline correrai agli europei?

Avrò la conferma a breve, ma dovrei fare l’eliminazione. Poi mi piacerebbe disputare la corsa a punti, ma decideremo insieme a Marco Villa. Certo che sarebbe bello farla, non essendo prova olimpica non ci sono molti momenti in cui mettersi alla prova in questa gara. 

Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Com’è stato il tuo inverno, vista anche la scadenza del contratto e l’addio alla Ineos?

Uguale a tutti gli altri. Mi sto allenando come tutti gli anni, ho fatto uno stacco di tre settimane, sono andato in vacanza con Elena (Cecchini, ndr) e ho ripreso a pedalare a Monaco. Ci sono delle cose che si stanno evolvendo, comunque sono pronto per correre. 

La tua preparazione non ne ha risentito quindi?

Assolutamente no. Comunque avrei fatto lo stesso programma di gare su pista e la stessa preparazione. Ora appena rientrerò da Brema farò un po’ di allenamenti su strada per non perdere il volume fatto in precedenza. L’avvicinamento agli europei prenderà la svolta decisiva negli ultimi dieci giorni. Una volta tornato da Berlino (che dovrebbe essere l’ultima gara prima della prova continentale, ndr) farò specializzazione in pista con allenamenti sul ritmo gara, studio dei rapporti e tutto il resto.  

Ganna a Gran Canaria, ore e chilometri puntando la Sanremo

10.01.2025
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Ganna si trova a Gran Canaria sotto la guida di Leonardo Basso, cercando sole e macinando chilometri (in apertura foto Ineos Grenadiers). Dario Cioni ci ha spiegato quali saranno i grandi obiettivi del 2025, sottolineando come la stagione sarà incentrata sulla strada e su tre sfide che, ciascuna a suo modo, rappresentano per il piemontese dei conti in sospeso: la Sanremo, la Roubaix e il Tour de France. Dopo il ritiro di dicembre, ecco pertanto quello delle Canarie e a seguire di nuovo in Spagna si rifinirà il lavoro prima del debutto.

«L’unica cosa in comune fra Sanremo, Roubaix e Tour – dice Pippo sorridendo – è che non le ho mai vinte, neanche una tappa, proprio niente. Quindi su questo sono un po’ indietro e spero che il 2025 sia l’anno giusto per mettere le spunte giuste vicino a questi tre nomi».

Tornano alla memoria il Ganna sfrontato e potente che vinse la tappa di Camigliatello Silano al Giro del 2020, come pure il guerriero che sul Poggio ha tenuto testa per due anni consecutivi alle sfuriate di Pogacar. Un Ganna capace di dire la sua anche al di fuori della sfera delle cronometro che lo vede da anni fra i dominatori mondiali. Il Ganna che i tifosi si aspettano, che i giornalisti esortano e che forse anche lui non vede l’ora di tirar fuori, per sottolineare (come farà in chiusura di intervista) che finora la sua non è stata solo una carriera da pistard.

Gran Canaria, un piccolo gruppo di corridori al lavoro (foto Ineos Grenadiers)
Gran Canaria, un piccolo gruppo di corridori al lavoro (foto Ineos Grenadiers)
Partiamo dalla Sanremo. In due anni hai dimostrato che sul Poggio riesci a tenere le accelerazioni. Il lavoro per questa prima gara è sulla resistenza, salita o sullo sprint?

Diciamo che c’è tanto lavoro, stiamo già lavorando. Stiamo cercando di aumentare i carichi di lavoro, facendo un po’ più di ore. Siamo qui a Gran Canaria con Leonardo Basso anche per questo, a fare ore, fare un lavoro di endurance per colmare il divario e arrivare freschi sotto i Capi. E da lì riuscire poi a essere competitivo come gli scorsi anni sul Poggio e poi vedere cosa si può fare una volta che si arrivasse in volata.

La Roubaix: due anni fa il primo assalto preparato per bene. E’ una gara al limite del selvaggio, ma quanto conta la cura dei dettagli?

La Roubaix è uno di quegli sport diversi, non è ciclismo secondo me. E’ un misto tra farsi del male e soffrire tanto, ma il ciclismo è un’altra cosa. Però è nel cuore di tanti sportivi, di tanti professionisti, di tanti ex corridori e dei nuovi che verranno. E’ una gara selvaggia, come dite voi, e ha bisogno della cura del dettaglio per arrivare al meglio. Poi trovi Sonny (Colbrelli, ndr) che ha fatto tutto a modo suo ed è riuscito a vincere la prima volta che si è presentato. Comunque in gara, che sia una classica o una corsa qualsiasi, la parte istintiva esce sempre. Quindi devi essere freddo e calcolatore, ma altre a volte devi seguire il tuo istinto.

Per preparare Sanremo e Roubaix servirà lavorare anche sulla bicicletta?

Credo che le due bici saranno uguali. Forse le uniche cose che cambiano per la Roubaix saranno i copertoni un po’ più grandi, sul 28 oppure 30, e anche un doppio giro di nastro manubrio, con il gel che assorbe le vibrazioni per risparmiare le braccia. Poi per il resto la bicicletta è quella.

«Ce n’è sempre uno- si legge su Instagram – e di solito è Filippo Ganna» (foto Ineos Grenadiers)
«Ce n’è sempre uno- si legge su Instagram – e di solito è Filippo Ganna» (foto Ineos Grenadiers)
Resta il Tour…

L’obiettivo intanto è cominciare a partire, arrivare là in forma, motivati, con le gambe pronte per far fatica. Una volta che si sarà in Francia, si penserà come agire giorno per giorno. Sicuramente le crono sono difficili, la seconda è una cronoscalata, quindi la escludiamo a priori. Vediamo cosa ci sarà per me.

La pista rimane nella preparazione, che cosa c’è di diverso dovendo puntare a obiettivi su strada?

Mi pare che dal 2017 faccio pista, ma corro anche su strada. Quindi non è che io corro su strada per preparare la pista o corro in pista per preparare la strada. Cerco di fare le due cose contemporaneamente e mi pare che ho vinto anche tappe al Giro d’Italia, tappe alla Vuelta, tappe anche nelle corse minori. Ho fatto 33 vittorie su strada, fra cui anche due corse a tappe, non mi pare che siano il bilancio di un corridore che corre solo in pista.

Come aver messo i puntini sulle “i”, casomai ce ne fosse bisogno. La preparazione prosegue. A Gran Canaria il tempo è buono e lo spirito è alto. L’Australia ha già aperto le danze con i campionati nazionali, presto sarà tempo di Tour Down Under. L’esordio di Ganna avverrà in Europa, probabilmente all’Etoile de Besseges dove vinse tre tappe fra il 2021 e il 2022. La lunga attesa è ormai agli sgoccioli.

Sanremo, Roubaix e Tour: il 2025 di Ganna prende forma

31.12.2024
7 min
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Dopo i mondiali di Zurigo, le ultime corse, le vacanze e il primo ritiro, ci sarà il tempo di festeggiare degnamente il capodanno, poi Filippo Ganna partirà per le Canarie. Dalle sue parti è troppo freddo per proseguire la preparazione. Per lo stesso motivo, nei giorni scorsi è andato in pista a Montichiari, ma per trovare la giusta intensità su strada, il piemontese ha organizzato un ritiro assieme a Dario Cioni, che lo raggiungerà di lì a pochi giorni. E proprio con il suo allenatore abbiamo fatto l’ultima chiacchierata del 2024 per capire in che direzione stia andando la preparazione del Pippo nazionale.

Il 2025 non dovrebbe vedere impegni agonistici in pista o quantomeno, se anche ci saranno, non saranno preminenti rispetto all’attività su strada, come invece è stato nel 2024. E’ il destino di tutti i pistard. Le squadre reclamano il diritto di averli a tempo pieno e anche per loro si aprono le porte su sfide di diversa forma e rinnovate ambizioni. Fra le novità della nuova stagione c’è già stata la nuova sede del primo ritiro. Dopo anni a Palma de Mallorca, infatti, la Ineos Grenadiers si è spostata su Oliva, in Costa del Sol, dividendo l’hotel con la Visma-Lease a Bike.

«Era già un pochino che se ne discuteva – spiega Cioni – e alla fine i corridori che sono in squadra da più tempo avevano fatto presente che si facevano sempre i soliti giri. Era nell’aria che avremmo cambiato per provare qualcosa di diverso».

Mondiali 2023, Cioni al lavoro sulla bici di Ganna con Matteo Cornacchione
Mondiali 2023, Cioni al lavoro sulla bici di Ganna con Matteo Cornacchione
E allora, visto che si parla di qualcosa di diverso, come è stata tracciata la stagione di Filippo?

Un po’ di cose erano già state dette a metà dell’anno scorso. Ad esempio, il discorso delle classiche. Per via delle Olimpiadi, nel 2024 non abbiamo fatto la Roubaix, perché Filippo voleva fare bene il Giro. Si disse subito che fosse solo rimandata e così l’abbiamo inserita come grande appuntamento per il prossimo anno. Come la Sanremo e anche il Tour, che l’anno scorso non era entrato nei suoi piani perché non coincideva con la programmazione olimpica. Filippo ha voglia di tornare in Francia dopo la prima esperienza. Nel 2022 non era andata come ci si aspettava, quindi penso che voglia cimentarsi in un Tour preparato bene. Stessa cosa per la Roubaix. L’aveva preparata un po’ meglio due anni fa, ora l’idea è di tornare perché delle classiche del Nord è quella che secondo noi gli si addice di più. E prima però c’è la Sanremo: vuole tornarci per vincere.

Il fatto di non avere gare su pista è importante?

Non cambia tanto, perché comunque la pista fa parte del suo modo di allenarsi, tanto è vero che anche l’altro giorno era a Montichiari. Sul discorso delle gare, è chiaro che le Olimpiadi, specialmente il quartetto, richiedono del tempo per lavorare insieme e quella forse è stata la difficoltà maggiore. Far coincidere i programmi di 4-5 corridori per fare le sessioni specifiche in cui trovare l’affiatamento e gli automatismi. Quello richiede del tempo in più, che quest’anno invece sarà a nostra disposizione.

In cosa sarà diverso il suo avvicinamento alle corse?

Nel 2024, che era un anno olimpico, era stata fatta una partenza un pochino più rilassata. Invece in qualsiasi altra stagione che ha fatto con il Team Sky e poi Ineos, Filippo era partito sempre bene e ha sempre anche vinto se non nella prima gara a tappe, almeno nella seconda. Quindi sarà importante partire bene e per farlo devi passare un buon inverno. Fra l’altro l’anno scorso non era andato proprio benissimo, perché si era ammalato. Ora è più avanti, anche per il fatto che si è allenato di più e ha ripreso anche prima. A fine 2023 aveva preso l’influenza e a dicembre era andato peggio di quest’anno e poi era partito per l’Australia.

Il fatto di non partire con l’Australia vi permetterà di lavorare meglio in ritiro?

Se non fai l’Australia, la prima corsa che puoi fare in Europa è la Valenciana o Besseges e la squadra le fa entrambe. Non conta tanto la data di quando cominci, ma come arrivi alla prima gara. Da tutti gli anni si impara qualcosa e così, visto com’era andata l’anno scorso, abbiamo affrontato l’inverno in modo diverso. Per questo si andrà alle Canarie, per non essere rallentati dal meteo delle sue zone. Sai che là è bello tutti i giorni, non perdi un giorno per l’acqua, non perdi un giorno per la neve, non perdi un solo giorno di allenamento. Sai che per due settimane non ti devi preoccupare del meteo e puoi andare avanti con il programma. Se devi fare un po’ di intensità, un inverno freddo come quello che sta facendo in Europa rischia di complicare parecchio le cose. Sarà un ritiro di qualità dove verrà fatto anche un po’ di lavoro dietro moto.

Il fatto di avere questi obiettivi importanti significa che si andranno a fare anche delle recon sui percorsi?

Penso che un salto alla Sanremo si farà, anche se non è stata ancora fissata una data, perché il calendario è piuttosto fitto. Quindi potrebbe decidere di non andarci perché si sente a posto o si fa una puntata come l’anno scorso, quando partimmo parecchio da lontano e ci fermammo sul Poggio. Invece andrà a vedere la Roubaix, probabilmente alla fine del primo blocco di classiche al Nord, che spezzerà in due parti.

Esisterà un gruppo Ganna per la Sanremo?

Proprio per Ganna non penso. Il gruppo classiche della nostra squadra non è amplissimo, quindi i ragazzi che fanno le classiche, magari sapendo che Filippo ha due obiettivi importanti a Sanremo e Roubaix, correranno in suo appoggio.

Sanremo 2024, Ganna resiste alla selezione su Cipressa e Poggio, ma viene fermato da un problema meccanico
Sanremo 2024, Ganna resiste alla selezione su Cipressa e Poggio, ma viene fermato da un problema meccanico
In tutto questo le cronometro restano un motivo d’attenzione?

Sì, nel senso che al Tour comunque l’obiettivo della crono c’è. E’ anche vero che quest’anno con quel tipo di mondiale in Rwanda avremo un obiettivo in meno. Quindi ci saranno tante occasioni di vincere a cronometro, ma non ci sono in giro percorsi troppo congeniali a uno specialista come lui, come appunto il mondiale.

Non lo correrà?

Non è ancora stata presa una decisione, però vedo difficile che Filippo ne farà un appuntamento. Il percorso è duro, ci sono costi non indifferenti e mille aspetti da considerare. Quello di Zurigo non era un percorso proibitivo, ma certo non era velocissimo. Le crono invece saranno da specialisti al Giro, quelle sì.

Secondo te avere davanti sfide così diverse in cui dare tutto, non a crono e non in pista, è una motivazione per Ganna?

E’ molto motivato. La Sanremo non è una novità, perché sono due anni che arriva davanti. Due anni fa fece secondo e quest’anno se non ci fossero stati la foratura e il problema meccanico nella discesa, aveva comunque retto bene alla selezione sul Poggio. Era nel gruppo che si andava a giocare la vittoria. Alla Sanremo sa già quello che deve fare, penso abbia le idee molto più chiare. La Roubaix sarà più da scoprire. Due anni fa era nel gruppo dei migliori, ma subì un po’ la corsa. Quest’anno spera di essere davanti per giocarsela. 

Perché fare la Roubaix e non il Fiandre?

E’ stata fatta la scelta di puntare tutto su una. Visto il Filippo di oggi, si pensa che la Roubaix sia più adatta. E provare a farle entrambe poteva andare a scapito della Roubaix. Le gare che farà al Nord prima della Roubaix vanno definite: potrebbe esserci la Gand, ma è da vedere. Quel che si può dire è che prima della Roubaix, farà due o tre gare al Nord.

Dopo le Canarie tornerete in ritiro in Spagna col resto della squadra?

Esatto. Filippo passerà per qualche giorno da casa e poi raggiungerà i compagni a Denia. Andremo dal 22 gennaio e da lì si partirà direttamente per le prime gare. Cos’altro dire? Buon anno e speriamo che tutto vada come speriamo.

Quanto vale Carlos Rodriguez? Il punto sullo spagnolo

09.12.2024
4 min
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Carlos Rodríguez ha chiuso la stagione 2024 con emozioni contrastanti. Se da un lato ha dimostrato di avere il talento necessario per competere ai massimi livelli, dall’altro è stato protagonista di un’annata costellata di alti e bassi. Rodríguez è considerato, giustamente, uno dei giovani più promettenti del ciclismo spagnolo, ma la strada per affermarsi tra i grandi non è mai facile, anche quando sembra che tutto stia procedendo per il meglio.

Pensiamoci un attimo: nel 2023 lo avevamo visto chiudere al quinto posto al Tour, con tanto di tappone di montagna in tasca. Quest’anno si pensava che dovesse essere l’esplosione definitiva. Carlos Sastre addirittura lo vedeva sul podio. E invece…

Tour 2023: Carlos Rodriguez stacca tutti sul Joux Plane e vince a Morzine davanti a Vingegaard e Pogacar
Tour 2023: Carlos Rodriguez stacca tutti sul Joux Plane e vince a Morzine davanti a Vingegaard e Pogacar

Alti e bassi 2024

La stagione 2024 di Carlos Rodríguez è stata caratterizzata da alternanza di momenti di splendore e difficoltà. È iniziata alla grande, con una vittoria alla classifica generale del Romandia, che aveva alimentato le aspettative. Una conferma delle sue qualità è arrivata anche al Criterium du Dauphiné, dove ha conquistato il quarto posto e una tappa, dimostrando che il viatico verso la Grande Boucle era ideale e prometteva grandi cose. In particolare, nel finale della tappa vinta, ha fatto tremare nientemeno che Primoz Roglic, un segnale evidente delle sue ambizioni.

Tuttavia, le cose non sono andate allo stesso modo al Tour de France, dove Rodríguez non è mai riuscito a inserirsi nella lotta per le posizioni di vertice. Ha fatto fatica in tante occasioni, a quel punto non ha potuto che correre di rimessa… con l’obiettivo di non saltare.

Che poi detta così sembra stata una debacle, in realtà Rodriguez è entrato, e benone, nella top ten. E’ che ha stupito non averlo visto mai aggressivo o fare un tentativo, quando invece l’anno prima più di qualche volta era stato “sfacciato” tra i super big.

Nonostante tutto la Ineos resta una corazzata con uomini di grande qualità, a partire aìda Castrovejo (il primo della fila)
Nonostante tutto la Ineos resta una corazzata con uomini di grande qualità, a partire aìda Castrovejo (il primo della fila)

Con la Ineos…

Le voci in Spagna non sono mancate: doveva restare alla Ineos o cercare fortuna altrove? Okay, ma dove? Se fosse andato, ammesso ce ne fosse stato interesse, in squadre in questo momento più forti avrebbe rischiato di dover fare il gregario, senza la possibilità di disputare una corsa in piena libertà. Alla Ineos, benché in fase transitoria, Carlos può contare su una struttura solida e su una squadra con esperienza nelle grandi corse. Il team inglese continua ad avere tutte le carte in regola per far crescere un giovane talento come lui.

Per Rodríguez, restare alla Ineos rappresenta la scelta migliore. Sinora la squadra non gli ha mai fatto pesare troppo la pressione di essere il leader assoluto, ma la situazione in tal senso è destinata a cambiare. La filosofia del team è chiara: prima o poi, chi indossa il ruolo di capitano di quel gruppo deve assumersi la responsabilità di portare la squadra verso la vittoria. La vera sfida per Rodríguez sarà proprio quella di saper gestire questa responsabilità e sopportare il peso di diventare il leader per davvero.

Un aspetto positivo per lui è l’arrivo di un corridore esperto come Bob Jungels. Il lussemburghese è stato a sua volta un giovane rampante prima di diventare un gregario al servizio di altri capitani. Senza dimenticare che gente come Puccio, Castrovejo o Fraile, spagnoli come lui, di consigli ne possono dare in quantità.

Carlos (a destra) e i suoi compagni allenamento nel primo ritiro stagionale (foto @cyclingimages)
Carlos (a destra) e i suoi compagni allenamento nel primo ritiro stagionale (foto @cyclingimages)

Verso il 2025

Nonostante le difficoltà, il 2024 di Rodriguez non va certo gettato alle ortiche. Ottenere risultati di spessore non è mai facile, nemmeno per chi è già ai vertici. Quest’anno hanno faticato persino Evenepoel e Vingegaard! E lo stesso discorso vale per Juan Ayuso, eterno rivale di Rodríguez, anche lui non ha brillato più di tanto in questa stagione. Il fatto che Carlos alla prima esperienza sui due grandi Giri in stagione, sia riuscito a concludere sia il Tour che la Vuelta nei primi dieci, dimostra che la sua crescita continua. Settimo al Tour e decimo alla Vuelta, piazzamenti che dicono di una grande solidità.

Piuttosto si potrebbe rivedere il suo calendario. Ipotizzare gare che possano permettergli di tornare a essere esplosivo come nel 2023. Analizzando la sua stagione infatti si nota che ha corso appena due gare di un giorno: su 76 giorni di gara figurano solo la Clasica de Jaén e il Mondiale come prove uniche. Tra l’altro la prima e l’ultima in assoluto. Forse un calendario più equilibrato, con qualche gara a tappe in meno e qualche classica di un giorno in più, pensiamo alla Liegi-Bastogne-Liegi o al Lombardia, potrebbero essere occasioni importanti, anche dal punto di vista tecnico e atletico.

La strada è ancora lunga, ma il talento c’è e questo è quel che conta. Intanto il 2025 per Carlos e la Ineos è già iniziato, visto che proprio qualche giorno fa era lui a guidare i compagni sotto la pioggia nel primo raduno della stagione.

Leonardo Basso e la nuova vita da diesse alla Ineos

28.11.2024
5 min
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In uno dei comunicati da parte dei team che arrivano solitamente tra la fine di una stagione e l’inizio di quella successiva ci ha colpito uno della Ineos Grenadiers. La squadra britannica ha cambiato un po’ di cose tra le file dello staff, e con grande piacere leggiamo che Leonardo Basso sarà uno dei diesse (in apertura foto Instagram Ineos Grenadiers). A dire il vero il comunicato dice che il veneto era già salito in ammiraglia con i granatieri nel 2024. E’ passato poco tempo da quando Leonardo Basso ha appeso la bici al chiodo ed è salito in macchina. I suoi 31 anni, che compirà proprio il giorno di Natale, lo rendono uno dei più giovani diesse del WorldTour.

Leonardo Basso ha concluso la sua carriera da corridore nel 2023, in maglia Astana
Leonardo Basso ha concluso la sua carriera da corridore nel 2023, in maglia Astana

Il ritorno tra i Grenadiers

Per tanti anni è stato uno degli uomini Ineos, dal 2018 quando il team era ancora Sky, fino al 2021 quando poi ha assunto la denominazione che conosciamo. Gli ultimi due anni di carriera, visto che Leonardo Basso si è ritirato nel 2023, li ha corsi all’Astana

«Già da corridore – racconta – avevo preso i tre livelli italiani per diventare diesse. Poi a fine 2023 sono andato in Svizzera per ottenere la licenza UCI. Il ritorno con la Ineos, anche se in ammiraglia, è avvenuto durante la stagione appena conclusa. Il team mi ha contattato a luglio chiedendomi se mi andasse di fare qualche esperienza da freelance. Ho accettato subito, tornare in questa squadra è stato un grandissimo piacere, così come l’essere stato confermato per la stagione a venire».

Basso Norvegia 2021
Il veneto per quattro anni ha corso con la Ineos: dal 2018 al 2021
Basso Norvegia 2021
Il veneto per quattro anni ha corso con la Ineos: dal 2018 al 2021
Che effetto fa essere dall’altra parte?

Vivere una gara dall’ammiraglia ti fa passare dall’essere attore a regista. Lo stacco è stato un po’ brusco, ti trovi a fare un altro tipo di lavoro, ma mi sono ambientato subito. La Ineos mi ha indirizzato subito bene spiegandomi cosa avrei dovuto fare e dandomi le giuste indicazioni sul ruolo da svolgere. 

Già da atleta avevi un’inclinazione per questo compito?

Diciamo che sono sempre stato un grande appassionato. Anche da corridore studiavo le tattiche di gara e dialogavo molto con i diesse. Una volta passato in macchina mi sono trovato subito a mio agio. 

Leonardo Basso già da corridore amava studiare le tattiche di gara e i percorsi (foto Instagram)
Leonardo Basso già da corridore amava studiare le tattiche di gara e i percorsi (foto Instagram)
Essere stato un corridore e aver chiuso la carriera da poco è un vantaggio?

Credo proprio di sì. L’approccio che ho avuto nel finale della scorsa stagione non è mai stato quello di un diesse vecchio stampo, uno che decide e si fa così per forza. Ora il ruolo è più vario, ha diverse sfaccettature. Non ultima quella di aiutare gli atleti attraverso il dialogo. Ho una sensibilità che mi permette di vedere certe cose, e grazie al fatto di essere stato corridore fino a 12 mesi fa posso avere uno sguardo più fresco. So cosa vuol dire essere un ciclista ora. 

Aver corso nella Ineos può essere un’arma in più?

So cosa vuol dire essere parte del team, avere quel DNA da corridore mi ha dato un plus sicuramente. Lo sport è fatto di cicli, come insegnano il calcio e il basket, che iniziano e finiscono. Se si vuole tornare sulla cresta dell’onda bisogna mantenere salda l’identità, guardare in una direzione e seguire un certo cammino. 

Leonardo Basso conosce perfettamente cosa vuol dire far parte del team Ineos
Leonardo Basso conosce perfettamente cosa vuol dire far parte del team Ineos
Quale pensi che sia il DNA Ineos?

La ricerca dell’eccellenza, cosa che fanno da quando sono nati, nel 2010. Cercare di vincere attraverso lo sviluppo e l’innovazione. 

Hai qualche figura dalla quale prendi ispirazione?

Sono uno a cui piacciono tanti sport, quindi più che una figura di riferimento nel ciclismo penso di avere un modello di lavoro che mi piacerebbe seguire. Carlo Ancelotti, l’allenatore del Real Madrid, è una figura dalla quale prendo esempio. Lui ha una grande qualità: saper creare un gruppo coeso, e sa farlo perché capisce le diverse personalità dei suoi ragazzi. E’ una cosa che vorrei fare anche io. Ma ce ne sono tante altre di figure che mi piacciono. Spesso leggo delle interviste o guardo delle conferenze stampa e cerco di prendere quel che mi piace, con l’intento di creare il mio stile. 

La Ineos Grenadiers nel mese di novembre ha svolto un team building a Manchester (foto Instagram/Ineos Graenadiers)
La Ineos Grenadiers nel mese di novembre ha svolto un team building a Manchester (foto Instagram/Ineos Graenadiers)
E quale pensi possa essere?

Simile alla mia personalità: sono uno che ascolta, penso sia fondamentale nello sport di alto livello. Se lo sai fare capisci i problemi e trovi dei margini di lavoro e di crescita. Penso di essere una persona dotata anche di buon senso, di essere educato e preparato. 

Puccio e la Ineos: evoluzione continua e si punta sempre in alto

20.11.2024
5 min
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Salvatore Puccio si appresta ad affrontare la quindicesima stagione da professionista, tutte trascorse con la Ineos Grenadiers. In questi tre lustri molte cose sono cambiate: il ciclismo, Puccio stesso e la Ineos. Recentemente si sono verificati diversi cambiamenti significativi: il ritorno di Rod Ellingworth si è concluso prematuramente e, in pochi anni, se ne sono andati direttori sportivi come Tosatto e Cummings (pare in rotta con Pidcock), mentre alcuni coach sono stati sostituiti. È in atto un cambio generazionale, con i giovani che si stanno facendo largo. L’arrivo di Joshua Tarling è stato il vero colpo.

Il siciliano trapiantato in Umbria ha già ripreso gli allenamenti. La prossima potrebbe essere la sua ultima stagione da professionista, motivo in più per fare bene e chiudere alla grande. Oppure, chissà, per continuare ancora. È anche il momento giusto per analizzare i cambiamenti di un team in costante evoluzione.

«Ho ripreso da poco – dice Puccio – e ho già un’idea di quello che dovrò fare, anche se con il probabile annullamento della Valenciana (a causa delle recenti inondazioni, ndr) potrebbe esserci qualche cambiamento nella prima parte della stagione. Dovrei correre in Spagna e poi in Francia. Vedremo… L’obiettivo principale dell’anno è il Giro d’Italia. Vorrei arrivarci in forma, perché in questa squadra non basta l’esperienza: il posto te lo devi guadagnare».

Puccio e Ganna sono gli unici corridori italiani nella Ineos 2025
Puccio e Ganna sono gli unici corridori italiani nella Ineos 2025
Salvatore, sei quindi già nel pieno: come stai lavorando?

Ho cambiato qualcosa. Con i nuovi coach è diverso: una preparazione più in linea con il ciclismo attuale. Prima facevo tanto fondo, ma ora bisogna velocizzare un po’. Ho già iniziato a lavorare in questa direzione. Magari non sarà la preparazione giusta, ma tanto sapevo già quella vecchia non sarebbe più andata bene.

Prima Salvatore hai accennato all’esperienza che non basta per essere al Giro, ma non è che i nuovi dello staff guardino “solo” i numeri e meno l’atleta? Noi per esempio ricordiamo quanto Brailsford ti tenesse in considerazione….

Ho avuto problemi alla Strade Bianche: una caduta mi ha provocato forti dolori per lungo tempo. Ho saltato la Tirreno e poi sono andato al Catalunya, ma non ero ancora a posto. Probabilmente non avrei dovuto partecipare, ma se non fossi andato sarei rimasto ancora più indietro. Questo ha compromesso la mia preparazione per il Giro. Ho fatto il Tour of the Alps, che non è una gara adatta a me, e lì non stavo ancora bene. Ho capito di non essere pronto per il Giro. E io non vado alle corse solo per esserci: questa non è una squadra che ti permette di farlo, visti i suoi standard.

Ineos: tu sei da sempre in questo team: quanto è cambiato?

Negli ultimi due anni siamo calati di livello, è innegabile. Però quest’inverno ci siamo mossi bene: nuovi coach, nuove collaborazioni, l’arrivo del Development Team. Per me sono segnali incoraggianti. È vero, dopo tanti anni di successi ci siamo ritrovati a fare le stesse cose. Cambiare era necessario e stimolante. Non voglio dare la colpa a nessuno, ma ora vedremo come andrà. L’importante è credere in quello che si fa e questo dà motivazione.

Nel classico ritrovo pre-stagionale la Ineos Grenadiers ha visitato l’Old Trafford, “casa” del Manchester United e di Brailsford (foto Instagram)
Nel classico ritrovo pre-stagionale la Ineos Grenadiers ha visitato l’Old Trafford, “casa” del Manchester United e di Brailsford (foto Instagram)
E’ chiaro…

In 12-13 anni abbiamo vinto ovunque. È normale che ci siano cali, come accade nel calcio o in Formula 1. Per anni gli altri ci hanno inseguito, ora ci sono altre squadre in cima. Vedremo però quanto dureranno.

Pensiamo alla Visma-Lease a Bike, anche se è vero che quest’anno hanno avuto sfortune enormi…

Lo avete detto voi. Io non volevo fare nomi, ma è così. Hanno avuto sfortuna, ma pensate che noi in tutti questi anni non abbiamo avuto infortuni o problemi? Eppure abbiamo sempre trovato ricambi: Wiggins, Froome, Thomas, Bernal… Sono stati tutti cambi molto rapidi. E oltre a loro mi vengono in mente corridori come Landa, Uran, Porte, che hanno sempre ottenuto ottimi risultati.

A proposito di calcio, Sir Dave Brailsford ora è molto impegnato con il Manchester United: si sente  la sua mancanza?

Brailsford è ancora a capo della squadra, ma si vede meno di prima. Ora la guida è affidata ai nuovi dirigenti, mentre lui ha più un ruolo di supervisione. È chiaro, per stare davvero dentro alle dinamiche devi viverle tutto l’anno. Ma comunque lui c’è.

In questa Ineos in evoluzione c’è stato l’annuncio della squadra giovanile, la Lotto-Kern-Haus, o devo team, come si dice oggi: cosa ci puoi dire di questo progetto?

Non sappiamo ancora molto. Sarà interessante vedere come funzionerà questo progetto.

E dei nuovi arrivi cosa ci dici?

Ci sono diversi giovani e devo dire che non è stato un brutto mercato. Che poi se andiamo a vedere i grandi nomi erano già sistemati… Secondo me abbiamo fatto buone scelte.

Puccio festeggiala conquista della maglia rosa di Bernal. Era il Giro 2021
Puccio festeggiala conquista della maglia rosa di Bernal. Era il Giro 2021
Uno di questi nomi era Pidcock

Per quanto riguarda Tom, si parlava di un suo trasferimento, ma ha un contratto di cinque anni: teoricamente non era neanche sul mercato.

A proposito di veterani: della Ineos 2025 non ci sarà Viviani. Ti mancherà Elia?

Dispiace per la partenza di Elia Viviani: il suo carisma si faceva sentire. Magari se non andrà male farà un altro anno ancora.

E tu?

Per quanto riguarda me, vedremo come andrà questa stagione. Già dalla prima parte si potrà capire molto: le gambe, il morale, la voglia. Se andrà bene, potrei continuare. Io non voglio trascinarmi in bici. Ho sempre avuto un ruolo preciso, al servizio di capitani importanti, e ho sempre cercato di essere al top. Per questo voglio essere competitivo: è l’obiettivo principale del prossimo anno.

La Lotto-Kern-Haus entra nell’universo Ineos. Scopriamola

18.11.2024
5 min
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L’indizio era arrivato dagli organizzatori del Tour of Rhodes, che nell’annunciare le squadre al via il prossimo anno aveva inserito la Lotto Kern-Haus PSD Bank come devo team della Ineos Grenadiers. L’ufficializzazione è di poche ore fa: la formazione Continental tedesca fungerà da vivaio del team WT britannico, dando modo ai più giovani di sviluppare le loro capacità per poter approdare al team maggiore. L’accordo s’inserisce nel più ampio quadro di sviluppo voluto dal team britannico chiamato “Ascent” e dal quale sono usciti fuori talenti come Tarling e Leonard

Ben Jochum, classe 2004, ha regalato al team la gioia di un bronzo mondiale con il quartetto
Ben Jochum, classe 2004, ha regalato al team la gioia di un bronzo mondiale con il quartetto

La formazione teutonica arriva a questo traguardo un po’ a sorpresa. Per saperne di più abbiamo quindi chiesto lumi a uno dei suoi direttori sportivi, Torsten Schmidt con un passato anche dalle nostre parti avendo militato nel 1997 nelle fine della Roslotto-ZG Mobili.

Qual è la storia della vostra squadra?

E’ stata creata da Florian Monreal. E’ il proprietario e ha 38 anni, per brevi periodi è stato anche professionista, poi ha corso in un piccolo club. Nel “land” intanto stava prendendo piede una lotteria e i responsabili hanno pensato di associarla a una squadra ciclistica. E’ stato 11 anni fa. Da allora molti corridori sono passati da queste parti e alcuni sono anche approdati al ciclismo professionistico, ad esempio Jonas Rutsch oggi all’Intermarché Wanty.

Torsten Schmidt, Head of Sports del team tedesco. Ha corso anche in Italia dove ha molti legami
Torsten Schmidt, Head of Sports del team tedesco. Ha corso anche in Italia dove ha molti legami
Come giudichi la stagione 2024 del team?

Devo dire che abbiamo avuto una buona stagione. Fra gli under 23 l’obiettivo principale è ovviamente fare risultati, ma d’altra parte dobbiamo anche pensare alla formazione professionale e anche umana dei giovani ciclisti. Non è come in un team WT dove conta solo una vittoria o il miglior risultato. E penso che questo sia quello che abbiamo avuto e di cui dobbiamo gioire. Non abbiamo vinto, ma ci siamo fatti vedere. Vogliamo che le persone, quando tornano a casa da un evento riconoscano la nostra maglia, sappiano che c’eravamo. Ho abbastanza esperienza sull’ammiraglia per sapere che non sempre si può lottare per la vittoria, ma che possiamo avere una funzione importante nel ciclismo odierno, dimostrare qualcosa.

Nell’ambiente si parla da tempo di un interesse della Ineos Grenadiers per associarsi a voi…

Ora è tutto ufficiale e confermato. Abbiamo una partnership di sviluppo molto bella. Questo cambia tutto, ci fa stare al centro dell’attenzione dei media. E’ stato premiato il nostro lavoro di formazione, continueremo su quella strada sapendo che ci siamo inseriti in un grande progetto di crescita che non riguarda solo noi.

Joshua Huppertz, 30 anni, ha corso nel team sin dal 2014
Joshua Huppertz, 30 anni, ha corso nel team sin dal 2014
La vostra è una squadra con una forte identità tedesca: questo cambierà in futuro, cioè prenderete più atleti stranieri?

Per forza, fa parte della nostra evoluzione. Avremo sempre un nocciolo tedesco, ma il numero di corridori di altre nazioni crescerà di sicuro. Io però devo dire che non guardo molto alle nazionalità, è un concetto che non mi è mai piaciuto. Quando correvo a 16 anni ero in nazionale e ho incontrato altre persone di altre nazionalità, avevo più amici e buoni colleghi fuori dalla Germania. Anche quando sono stato in Italia, ho mantenuto ad esempio legami con Gasparotto e Corti. Io guardo la persona, non il passaporto… Il nostro obiettivo è anche quello di prendere i tedeschi se sono bravi e vediamo per loro una prospettiva per il futuro. Ma per il resto ripeto, la nazionalità di un corridore non è un fattore.

In questo caso guardate anche al mercato italiano, potrebbero arrivare italiani da voi?

Sicuramente. A dir la verità, ce n’erano alcuni che mi hanno scritto. Li teniamo sott’occhio. Se potremo dar loro una possibilità, lo faremo. Io l’Italia la conosco bene, d’inverno mi allenavo da voi per il bellissimo clima. Penso che l’Italia sia un paese fantastico con tutte le possibilità per il ciclismo. Magari inizialmente potrà esserci qualche ostacolo con la lingua, per un italiano trasferirsi in Spagna può essere più affine. Ma per me come detto la nazionalità non è un problema, se un corridore vale ha le porte aperte.

Ole Thriller, uno dei tanti tedeschi passati per le file della Lotto Kern-Haus
Ole Thriller, uno dei tanti tedeschi passati per le file della Lotto Kern-Haus
Secondo la sua opinione qual è la situazione attuale del ciclismo tedesco?

È un problema complesso da affrontare. Abbiamo molto traffico in Germania. I problemi di sicurezza delle strade tedesche sono un ostacolo alla diffusione del ciclismo, i ragazzi prediligono altre specialità, come la pista o la mtb. Mettiamoci anche che il materiale è molto costoso e non tutti riescono a sostenere le spese. Quando correvo io c’erano tante gare e tanta concorrenza, si emergeva perché c’era modo di migliorare e mostrare il tuo talento. Oggi i praticanti sono molti meno. Speriamo che iniziative come la nostra diano nuovo impulso, visibilità, fiducia.

Nel vostro team c’è anche l’estone Romet Pajur che da junior ha anche vinto un Giro delle Fiandre. Come sta crescendo?

Il prossimo anno si unirà alla squadra Rookies della Red Bull Bora Hansgrohe. Significa che da noi ha proseguito nel suo cammino di crescita. Anche il ceko Martin Barta, molto promettente, ha trovato un nuovo approdo. Auguriamo loro buona fortuna per il futuro ed è giusto che le strade si siano separate. È un ciclo di un periodo della tua vita. Lavori insieme a qualcuno e poi lui sceglie il suo destino.

Pajur sul podio del GP Bade. L’estone torna ora nell’orbita della Red Bull Bora Hansgrohe
Pajur sul podio del GP Bade. L’estone torna ora nell’orbita della Red Bull Bora Hansgrohe
Quali sono i vostri obiettivi per la prossima stagione?

Continueremo su questa strada, mettendo il risultato in second’ordine rispetto alla crescita professionale e umana dei ragazzi, a introdurli verso il ciclismo che realmente conta. Ora per noi cambia molto, siamo inquadrati in un sistema più ampio. Dobbiamo anche cercare diverse impostazioni per portare i ragazzi nella giusta direzione per capire le tattiche, per capire come muoversi al momento giusto. Tutte queste cose, come lavorare insieme come una squadra saranno il nostro target: portare gli under 19 a crescere nella nuova categoria per prepararli all’ulteriore salto fra i grandi. Ci fa sorridere quando vediamo che un giovane passato da noi diventa un professionista. Significa che abbiamo vinto qualcosa di veramente importante, non una semplice gara.