Cecchini: «Elia meritava più rispetto e umanità»

27.02.2025
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Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto Cycling, abbiamo avuto modo di raccontarvi le emozioni e i pensieri del pilastro della pista azzurra di recente. Un’occasione arrivata alla fine di un periodo duro che lo ha messo alla prova, sia fisicamente che mentalmente. Il giorno dopo l’annuncio, era il 20 febbraio, Elia Viviani è volato in Belgio al service course della squadra per sistemare gli ultimi dettagli ed entrare finalmente nella sua nuova stagione su strada. 

La giusta dimensione

Pochi giorni dopo lo abbiamo visto pedalare insieme a Elena Cecchini e Vittoria Guazzini su Cipressa e Poggio. Delle storie su Instagram che raffiguravano i primi chilometri di Viviani con la maglia della professional belga. Insieme a Cecchini e Guazzini ha fatto da Cicerone sulle strade della Classicissima, spiegando per filo e per segno ogni curva di quelle strade. Elena Cecchini farà tesoro di quelle parole e della sua grande esperienza per pilotare le compagne della SD Worx-Protime. Insieme alla friulana, compagna di Viviani, abbiamo voluto entrare nel momento del velocista veneto per capire anche con il suo occhio cosa abbia attraversato il suo compagno. 

«Vederlo in maglia Lotto – racconta con un sorriso Cecchini – mi ha fatto piacere ma è stato anche un po’ strano. Quando si è aperta questa opportunità mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho risposto che per me è una bellissima squadra per ripartire dopo questo momento difficile. Io ho corso per il team femminile nel 2015 ed è uno degli anni che ricordo con più affetto. Ero veramente serena, a mio modo di vedere le squadre di matrice belga hanno qualcosa in più. Il ciclismo gli scorre nel sangue e vivi le cose in maniera diversa. Con più serenità, ma allo stesso tempo ti mettono voglia di andare in bici, di soffrire, di fare tutto con autenticità. Per questo sono contenta due volte, è una squadra senza tanti fronzoli. E’ quello che ho capito nel 2015 e che ha potuto capire anche lui fin da subito. Si tratta di una realtà semplice ma che allo stesso tempo lo considera molto ed è quello di cui Elia (Viviani, ndr) aveva bisogno in questo momento».

La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
Com’è stata la prima pedalata insieme con la nuova maglia?

All’inizio è strano perché comunque anche negli ultimi tre anni ha sempre indossato un’altra maglia, però l’ho visto tranquillo. Per lui, ma anche per noi, sono stati momenti difficili.

Qual è stata, secondo te, la cosa più difficile per lui?

Il fatto che non fosse pronto a smettere, non perché avesse paura di ciò che arriva dopo la carriera sportiva. Elia aveva anche moltissime opportunità giù dalla bici. Però la verità è che ama il ciclismo, gli piace andare in bici e ama la bicicletta. In questi mesi di attesa, in cui era difficile sapere cosa sarebbe accaduto, l’ho visto tutte le mattine vivere la routine da atleta: colazione, bici e allenamento. 

La pista è stata il suo salvagente…

Sicuramente la pista l’ha salvato, perché ha avuto modo di stare concentrato su un obiettivo. Questi traguardi da raggiungere non gli hanno dato modo di gettare i remi in barca e dire: «Ok basta non mi va più di aspettare». Da canto mio ho sempre creduto che poi avrebbe trovato una sistemazione.

Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
C’è stato un aspetto che ti ha creato dispiacere?

Che nel ciclismo di adesso si tende a incentivare la multidisciplinarietà che secondo me è fondamentale. Elia negli ultimi due anni ha lavorato tanto per l’Olimpiade di Parigi, sacrificando anche la strada. Nell’appuntamento olimpico ha fatto vedere che può ancora dire la sua. Nonostante ciò moltissime squadre hanno snobbato quello che lui ha fatto. 

Ci dicevi che è stato un momento difficile anche per voi, in che senso?

Lui mi ha sempre detto che gli sono stata di grande aiuto. E’ inutile nasconderlo anche Elia stesso ha avuto delle giornate no in questo periodo. Dal canto mio credo di essere stata brava a “normalizzare” la cosa. L’ho sempre trattato come uno che andava in bicicletta, anche quando non aveva un contratto. La mattina parlavamo di allenamento, di cosa avrei fatto io e gli chiedevo quali fossero i suoi programmi. La cosa che gli ho invidiato è la motivazione, a volte ci sono giorni in cui manca a me che ho un calendario pieno e ricco di appuntamenti stimolanti. Dentro di me dicevo: «Ma come cavolo fa a fare questa volata o la ripetuta in salita?». Lì ho capito di avere accanto una persona forte. 

Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
C’è stato un momento particolarmente difficile?

Secondo me è stato a dicembre quando io ho lasciato casa per andare al primo training camp. Lì c’era una situazione di incertezza totale. L’obiettivo degli europei era ancora lontano. Andar via di casa e lasciarlo solo quando gli anni scorsi andavamo quasi sempre via insieme ai ritiri mi è dispiaciuto molto. Ho avuto anche io un attimo di debolezza. Poi la sera quando ci mettevamo sul divano comunque si parlava di questo, lui era costantemente in contatto con Lombardi, il suo agente. 

Quanto è stato diverso vederlo pedalare prima e adesso?

Elia fino al 31 dicembre si è allenato in maglia Ineos, nonostante tutto è una squadra che ama. Non ha mai avuto dei sentimenti avversi, alla fine conta quello che hai dentro. Vederlo pedalare in maglia Lotto è stato fantastico. Anche se dall’1 gennaio si è allenato con la maglia della nazionale, cosa che gli ha dato tanta motivazione. 

Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Perché nonostante una bella olimpiade, e il suo palmares, Viviani ha fatto così fatica a trovare una squadra?

Quello che ho visto, tramite questa esperienza, è che tanti gli hanno detto: «Sei vecchio». Altri che lo sprinter non serviva. Nel ciclismo moderno, soprattutto in quello maschile, tutti si stanno concentrando nel cercare corridori per le classifiche generali. Poi ci sono tanti corridori di 25 o 26 anni e pensare a un corridore di dieci anni in più pensano sia decrepito. A livello sportivo il gap c’è, ma poi ci sono moltissimi altri componenti nello sport: l’esperienza, la motivazione, la voglia ancora di far fatica e di sacrificarti. Alcuni atteggiamenti li ho trovati poco umani. 

Viviani ha espresso la volontà di fare la Sanremo, sarebbe bello incontravi dopo la corsa…

Sì. So che lui sta parlando con la squadra per il suo calendario e c’è un punto di domanda. Ovviamente a lui piacerebbe molto correrla, le gare italiane gli mancano. Negli ultimi anni ne ha fatte poche, quindi cercherà di esserci. Sarebbe bello finire la mia gara e aspettarlo all’arrivo.

KASK si racconta con un nuovo sito

18.11.2023
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KASK si è dimostrato fin dalla sua nascita un brand capace di rivoluzionare il modo di sviluppare, progettare e realizzare caschi di alta qualità dedicati al mondo dello sport e della sicurezza. L’innovazione non passa però esclusivamente attraverso i prodotti ma anche dagli “strumenti” che un’azienda utilizza per presentarsi al pubblico. In Kask lo sanno bene e proprio per questo l’azienda di Chiuduno ha recentemente presentato il suo nuovo sito.

Non si tratta del restyling estetico del sito precedente, ma è qualcosa di totalmente nuovo. Si tratta infatti di un importante passo nel processo di trasformazione digitale intrapreso dall’azienda bergamasca per innovare il modo attraverso il quale presentarsi agli occhi dell’utente finale.

Il modello Protone è uno dei più iconici del brand
Il modello Protone è uno dei più iconici del brand

Vicino al cliente

In KASK sono estremamente consapevoli di quanto sia importante oggi avere dei punti vendita dove il consumatore finale possa trovare e scegliere il proprio casco, grazie anche al prezioso supporto del rivenditore. Spesso però non è semplice per il consumatore raggiungere i punti vendita, in quanto lontani dalla propria abitazione, oppure trovare il casco nella taglia e nel colore desiderato.

Per rispondere a tale problematica, KASK ha scelto di affiancare ai punti vendita di distributori e retail partner, il cui ruolo rimane comunque fondamentale, un nuovo sito con uno spazio rinnovato e dedicato all’e-commerce. Un’area dedicata alla vendita, dove l’utente ha la possibilità di acquistare tutti i prodotti KASK delle tre linee della sezione sport. Una vetrina che contiene tutti i prodotti disponibili nelle varianti taglie e colori, accessori compresi. E’ importante ricordare che si tratta di una sezione al momento disponibile soltanto per gli utenti in Europa. 

Kask ha aperto anche uno store a New York
Kask ha aperto anche uno store a New York

Voglia di raccontarsi

Per KASK il nuovo sito non è solo uno strumento per presentare le ultime novità di prodotto. Nelle intenzioni dell’azienda deve essere anche uno spazio virtuale attraverso il quale potersi raccontare. L’utente, oltre ad avere accesso immediato all’acquisto dei prodotti, può navigare tra le pagine che ospitano le esperienze degli atleti e ambassador KASK con contenuti che raccontano la passione per lo sport e le diverse discipline, mostrando come i prodotti KASK siano al fianco di ogni sportivo, professionista o meno. Non mancano poi i dietro le quinte e gli approfondimenti sulla storia di KASK e il processo che porta il prodotto finito all’atleta. Ricordiamo che KASK è partner tecnico del team Ineos e che tutti i successi della formazione britannica sono stati ottenuti da atleti che indossavano i loro caschi.

«Questo nuovo spazio rappresenta per noi un punto di svolta molto importante – spiega Diego Zambon, General Manager di KASK – grazie a questo progetto di digital transformation, saremo più vicini alle esigenze del cliente, più veloci nel rispondere creando allo stesso tempo un luogo dove raccontare KASK, non solo attraverso i prodotti, ma portando anche approfondimenti e testimonianze di atleti e testimonial. E’ stato costruito uno spazio che speriamo possa essere un nuovo punto di forza nel presentare i nostri caschi e la loro storia a tutti gli amanti dello sport».

Il nuovo sito è oggi disponibile in cinque lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco. Tra i tanti servizi offerti, anche uno store locator che permette all’utente di visionare una lista dei rivenditori dei prodotti KASK più importanti nel mondo e trovare quello più vicino a sé.

Kask

Mojito 3, il nuovo modello di Kask fra tradizione ed innovazione

27.09.2021
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Kask presenta il nuovo Mojito, arrivato alla terza generazione. Il casco è il primo elemento che ci viene in mente se pensiamo alla parola sicurezza. Un oggetto tanto leggero quanto fondamentale è ormai da molti anni al centro di studi. I continui sviluppi portano a scoprire materiali sempre più leggeri ed allo stesso tempo resistenti.

Questo iconico oggetto è anche fondamentale per l’aerodinamica. Con l’ausilio dei tecnici e della galleria del vento si scoprono nuove forme e prestazione migliori anno dopo anno. E’ anche il caso di Kask che rinnova uno dei suoi modelli migliori: ecco a voi il Mojito 3.

Il nuovo Mojito 3 mantiene le linee verticali che lo rendono un casco estremamente moderno
Il nuovo Mojito 3 mantiene le linee verticali che lo rendono un casco estremamente moderno

Continuo rinnovamento

Da molti anni Kask collabora con il team Ineos come abbiamo già avuto modo di raccontarvi sul nostro web magazine. Quel che l’azienda bergamasca ha fatto con la squadra britannica è un lavoro meticoloso e di ricerca quasi maniacale. La nuova imbottitura traspirante Blue Tech è quel che serviva per distinguersi e dare maggior comfort ai ciclisti, di qualsiasi tipologia. Fondamentale per aiutare a disperdere il calore in eccesso, soprattutto quando si pedala in salita. Chiedere a Sir Bradley Wiggins che ha portato il Mojito a vincere il suo primo Tour de France nel 2012.

Un pensiero allo stile…

Il retro del rinnovato Mojito rimane invece legato alla tradizione. Kask non rinuncia alla sua iconica forma arrotondata nella parte posteriore. Non perde neppure le sue linee verticali che rendono il Mojito 3 un casco molto “serio” e performante, ottimo per chi ricerca la massima performance.

Il Kask Mojito 3 ha una buonissima capacità aerodinamica ed un’ottima ventilazione tanto da avvicinarsi al punteggio massimo nei test effettuati.

La calotta permette una miglior dispersione del calore, anche grazie alle tre prese d’aria posteriori
La calotta permette una miglior dispersione del calore, anche grazie alle tre prese d’aria posteriori

… e uno alla sicurezza

Il sistema brevettato WG 11 Rotational Impact Test è un’analisi effettuata con studi di laboratorio per garantire la massima sicurezza in caso di impatto con il suolo. Qualora il ciclista dovesse cadere ed impattare il terreno con la parte frontale del casco questo ruoterebbe fornendo così un’area di impatto maggiore.

Il peso è davvero esiguo tanto che la taglia M porta la bilancia solo a 230 grammi. Il costo per il Mojito 3 è di 134€ ed è disponibile in ogni misura da 50 a 62 centimetri.

Pinarello ed Ineos-Grenadiers, ora si va a tutto disco!

20.09.2021
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Domani, martedì 21 settembre si correrà il GP de Denain, una tappa fondamentale nel percorso di avvicinamento alla Parigi Roubaix del prossimo 3 ottobre. La novità più importante in gruppo però sarà la scelta tecnica di Pinarello e della Ineos-Grenadiers. Ebbene sì, la squadra del campione olimpico Richard Carapaz e dell’iridato a cronometro Filippo Ganna approda nel mondo dei freni a disco.

Dettaglio sul freno posteriore della Dogma F Disc, anche Pinarello passa al freno a disco dopo mesi di sperimentazione e di perfezionamento
Dettaglio sul freno posteriore della Dogma F Disc, anche Pinarello passa al freno a disco

Ultimi a cambiare

La Ineos, che utilizza biciclette Pinarello, è sempre stata una delle squadre più attente al cambiamento e che portava in gruppo novità. Dopo la vittoria olimpica di Tokyo di Carapaz abbiamo parlato con Fausto Pinarello. Ci aveva detto che la Dogma F, nuova nata nella casa trevigiana, avrebbe avuto la doppia dotazione: freno tradizionale e disco.

Le sperimentazioni sarebbero partite dopo le Olimpiadi e così è stato, il lavoro non è stato facile, soprattutto per il fornitore di ruote e freni, ovvero Shimano. Sappiamo tutti che il Covid ha rallentato la fornitura di materiale e la produzione di componenti. Questo fattore deve aver sicuramente inciso sulle tempistiche del passaggio al freno a disco.

Freno anteriore della Dogma F Disc, impianto frenante del Dura Ace che ha richiesto una leggera modifica nel sistema di sgancio rapido
L’impianto frenante del Dura Ace ha richiesto una leggera modifica nel sistema di sgancio rapido

Scelta dettata dal mercato

Con l’arrivo di Diego Colosio come nuovo direttore commerciale di Pinarello l’azienda vincitrice di 7 degli ultimi 10 Tour de France ha deciso di puntare sul futuro. Una scelta ponderata che ha richiesto tanto tempo, settimane se non mesi, in cui si è pensato come sviluppare e progettare la Pinarello del futuro.

Il mercato delle biciclette è orientato ormai tutto sulla scelta di freni a disco a discapito di quelli tradizionali, il cambiamento è arrivato prima per gli amatori che per i pro’. Non un caso, come ha spiegato più volte Fausto Pinarello, i corridori hanno maggiori abilità tecniche e necessità diverse dagli amatori. I freni a disco pesano uno o due etti in più di quelli tradizionali e questo conta molto in un mondo in cui anche il grammo fa la differenza.

Dopo tanti anni con i freni tradizionali, Froome ha avuto difficoltà nel passaggio ai dischi
Dopo tanti anni con i freni tradizionali, Froome ha avuto difficoltà nel passaggio ai dischi

Corridori scettici

Un corridore uscito dalla Ineos e che ha trovato notevoli difficoltà nel passaggio al freno a disco è Chris Froome. Il kenyano bianco, passato alla Israel Start Up Nation ed a bici Factor, ha dichiarato ad inizio stagione come fosse difficile adattarsi a questo nuovo modo di frenare. Aveva infatti dichiarato come le prestazioni fossero eccellenti in qualsiasi situazione meteorologica ma che il processo di sviluppo era ben lontano dall’essere ultimato.

Egan Bernal è un altro corridore che non scherza per quanto riguarda la ricerca della perfezione nel suo mezzo. Il campione colombiano è, infatti, un maniaco del peso, tanto che la sua Pinarello Xlight12 supera di soli 60 grammi il limite di 6,8 chili imposto dall’UCI. Le esigenze di Egan hanno quindi influito nettamente sulla decisione di passare al nuovo sistema frenante. Siamo sicuri che i tecnici Pinarello abbiano studiato e perfezionato tutti i dettagli, così da garantire al team Ineos le stesse caratteristiche di peso.

Bernal è molto attento al peso della bici, la Dogma XLight12 del Giro superava di soli 60 grammi il limite UCI di 6,8 chili
Bernal è molto attento al peso della bici, la Dogma XLight12 del Giro superava di soli 60 grammi il limite UCI di 6,8 chili

Test importante

Le corse del Nord sono un banco di prova per le biciclette, molte squadre adottano telai e componenti appositi per queste gare. Pinarello ha deciso di sfruttare la nuova data della Parigi Roubaix per testare questo nuovo prodotto in gara e vedere che riscontro daranno i suoi corridori.