Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red

Filante SLR ID2: una nuova bici “fiammante” per la Groupama

13.12.2025
4 min
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La ricerca della massima prestazione e della continua evoluzione tecnica guida l’anima di chi disegna, progetta e realizza biciclette. Se a questo si aggiunge quel pizzico di competizione che arriva dal fatto di essere parte di un team WorldTour allora il senso della sfida si amplifica. In casa Wilier Triestina è andata esattamente in questo modo, quando si è trattato di realizzare la Filante SLR ID2 Firelight Red che sarà in dotazione agli atleti del team Groupama-FDJ

Partiamo dall’aspetto maggiormente in evidenza: il colore. Rispetto alle passate stagioni il bianco lascia spazio a un rosso vivo, da qui il nome Firelight Red, che rappresenta il momento esatto in cui il calore del fuoco incontra l’ossigeno e sprigiona la sua massima energia. 

Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red, Groupama-FDJ
La nuova Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red sarà la bici ufficiale del team Groupama-FDJ
Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red, Groupama-FDJ
La nuova Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red sarà la bici ufficiale del team Groupama-FDJ

Uniti

La Filante SLR sarà ancora la bicicletta che Romain Grégoire e compagni utilizzeranno anche nella stagione 2026, con debutto previsto al Tour Down Under, in Australia. Con la nuova Filante SLR ID2 Wilier ha voluto però unirsi ancora di più con la formazione WorldTour francese, realizzando un telaio e una livrea capaci di unirsi e creare un’identità visiva chiara e ben radicata tra atleti e bicicletta. 

Un apporto importante è arrivato proprio dagli atleti della Groupama-FDJ, impegnati in maniera attiva nella realizzazione della Filante SLR ID2. La loro esperienza e sensibilità tecnica ha permesso di creare una bicicletta ancora più performante e veloce, un mezzo con il quale sfidare i migliori ciclisti al mondo. 

Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red
Uno dei punti rinnovati nel telaio è il tubo obliquo, con il nuovo sistema portaborracce Aerokit
Wilier Filante SLR ID2 Firelight Red
Uno dei punti rinnovati nel telaio è il tubo obliquo, con il nuovo sistema portaborracce Aerokit

Nuovi standard

La ricerca della prestazione e della massima performance tecnica quando si sviluppa e si progetta una bicicletta non deve essere esclusivamente fine a se stessa, ma improntata all’utilizzo da parte di chi pedala. Efficienza, ma anche comfort e controllo diventano fattori fondamentali, così da avere una guida sicura e stabile in ogni momento e in tutte le fasi della corsa. 

Le novità e gli aggiornamenti tecnici non mancano, soprattutto nella realizzazione del telaio. Una delle zone più delicate dal punto di vista progettuale, il tubo obliquo, è stato sviluppato con l’obiettivo di avere la minor resistenza aerodinamica possibile. Inoltre in Wilier si sono concentrati molto anche sul ridurre il più possibile l’esposizione all’aria delle borracce. Il sistema prende il nome di Aerokit ed è stato realizzato in collaborazione con Elite Cycling in modo da fornire un kit funzionale e attento alla performance. 

Dal punto di vista tecnico, l’Aerokit funziona come un vero e proprio alettone, capace di mantenere l’aria più stabile e meno perturbata attorno al telaio. Rispetto ai sistemi tradizionali la resistenza aerodinamica si abbatte di oltre due terzi.

Vantaggi in numeri

Nel ciclismo moderno la performance si traduce in numeri e dati. La nuova Wilier Filante SLR ID2 vede un telaio diverso nelle forme ma sempre con lo stesso peso: 860 grammi in taglia M. Le novità però arrivano quando si tratta di analizzare la prestazione e tradurla in dati tecnici. La rigidità è aumentata del 7,49 per cento rispetto al modello precedente. 

Per quanto riguarda la resistenza aerodinamica i numeri evidenziano un vantaggio estremamente elevato, che per la Filante SLR ID2 si attesta con un guadagno del 13,1 per cento. Se a ciò si aggiunge l’atleta il vantaggio in termini aerodinamici rimane nell’ordine del 5,22 per cento rispetto alla Filante SLR ID1

Se si guarda ai watt il risparmio di energia necessario per tenere una velocità di 40 chilometri orari è del 4,91 per cento. Ultimo dato significativo: per percorrere 70 chilometri a 290 watt il tempo impiegato dalla Filante SLR ID2 è di 1 ora, 43 secondi e 15 centesimi. Con un risparmio di 1 minuto e 45 secondi. 

Wilier

IGPSPORT, ciclocomputer

iGPSPORT e Groupama-FDJ: una nuova partnership tecnologica 

20.11.2025
3 min
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Un nuovo accordo strategico segna un passo importante nel mondo della tecnologia applicata al ciclismo. iGPSPORT, marchio internazionale specializzato nella produzione di ciclocomputer smart, ha difatti annunciato la definizione di una una partnership pluriennale con il Team Groupama-FDJ. L’intesa sancisce l’ingresso ufficiale del brand cinese nel panorama delle competizioni WorldTour, portando nel gruppo professionistico soluzioni tecnologiche avanzate e sviluppate per le esigenze del ciclismo moderno.

Il Team Groupama-FDJ è una delle squadre più longeve e titolate del ciclismo internazionale. Fondato nel 1997, è stabilmente nel WorldTour dal 2005. La formazione francese vanta un palmarès di alto livello: 29 partecipazioni al Tour de France, 40 vittorie di tappa nei Grandi Giri, 3 Classiche Monumento e una media di oltre 20 successi stagionali. Una storia costruita con continuità, qualità e un costante investimento nelle performance.

iGPSPORT nasce invece nel 2012 con una missione chiara: progettare, sviluppare e produrre ciclocomputer intelligenti e accessori dedicati ai ciclisti. In pochi anni il marchio ha costruito una presenza globale, superando i 2 milioni di utenti nel mondo e raggiungendo più di 40 Paesi, tra cui Francia, Germania, Spagna, Giappone e Corea del Sud. La partnership con Groupama-FDJ rappresenta un riconoscimento internazionale della qualità dei suoi prodotti e un passo decisivo per la crescita nel settore professionistico.

Lorenzo Germani, Groupama-FDJ
iGPSPORT dal prossimo anno sarà partner tecnologico del team Groupama-FDJ
Lorenzo Germani, Groupama-FDJ
iGPSPORT dal prossimo anno sarà partner tecnologico del team Groupama-FDJ

Piattaforma tecnologica completa

A partire dalla prossima stagione agonistica 2026, la squadra francese utilizzerà l’intera gamma di dispositivi iGPSPORT per allenamenti e gare. Tra questi spiccano il BiNavi Bike Navigator, ciclocomputer di nuova generazione con funzioni di navigazione avanzata, e il BSC300T, un modello “touch screen” ultra sottile pensato per chi cerca massima leggerezza. La dotazione include anche il cardio frequenzimetro HR50 e il fanalino radar SRmini, evoluzione della sicurezza attiva su strada.

Il ciclismo professionistico è da sempre un banco di prova estremo per la tecnologia. Velocità oltre i 40/45 km/h, vibrazioni continue, temperature variabili, pioggia, luce diretta e condizioni imprevedibili richiedono strumenti affidabili, leggibili e precisi. Il BiNavi risponde a queste necessità con un display da 3,5 pollici, perfettamente visibile in ogni condizione. Le sue funzioni si basano su algoritmi proprietari iGPSPORT e su una piattaforma tecnologica progettata per offrire dati completi, rapidi e stabili.

IGPSPORT, ciclocomputer
IGPSPORT realizza dispositivi all’avanguardia capaci di sostenere al meglio gli atleti durante allenamenti e gare
IGPSPORT, ciclocomputer
IGPSPORT realizza dispositivi all’avanguardia capaci di sostenere al meglio gli atleti durante allenamenti e gare

Affidabilità al top

«Siamo sempre alla ricerca dell’attrezzatura migliore per i nostri corridori – hanno dichiarato dal quartier generale del Team Groupama-FDJ – ed abbiamo testato il BiNavi in allenamento, rimanendo positivamente colpiti dalla stabilità, dalla chiarezza dei dati e dalla sua capacità di adattarsi alle nostre esigenze. Siamo convinti che iGPSPORT sia il partner giusto per affrontare le sfide delle prossime stagioni».

«Il nostro obiettivo – hanno ribattuto da iGPSPORT – è quello di fornire al team i ciclocomputer più avanzati, garantendo un supporto tecnico affidabile per ottenere grandi risultati. Questa partnership va oltre la collaborazione commerciale: vogliamo contribuire allo sviluppo della cultura ciclistica globale. Insieme continueremo a creare prodotti innovativi, di qualità e facili da usare. Questo accordo rafforzerà la presenza internazionale di iGPSPORT e introdurrà un modello di collaborazione basato su competenze condivise e innovazione tecnologica. Un approccio capace di portare nuova energia all’intero movimento ciclistico e di accelerarne l’evoluzione nei prossimi anni».

iGPSPORT

Lorenzo Germani

Germani: «La crescita continua. Ora serve più sicurezza»

30.10.2025
6 min
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Come spesso accade in questo periodo, è tempo di bilanci. Uno della sua stagione lo traccia Lorenzo Germani. Bilancio, ma anche e soprattutto sguardo al futuro. Le esperienze fatte per guardare avanti. In questi giorni il laziale della Groupama-FDJ è in pieno recupero. Qualche giorno di relax in località esotiche per farsi trovare ancora più pronto.

Germani ha chiuso bene il suo 2025 facendosi vedere parecchio soprattutto nella corsa finale, la Veneto Classic . Forse mai come prima in questi primi anni di professionismo è andato vicino alla vittoria, nonostante vanti diverse top 5. Si stava giocando quella che prima è una classica, dove in tanti corrono col coltello tra i denti alla ricerca di un contratto per l’anno dopo. Ma può bastare il quarto posto in questa corsa? Quanto può dare di più Lorenzo? Perché è cosa indiscussa che il talento c’è. Sentiamo cosa ci dice.

Lorenzo Germani
Lorenzo Germani (classe 2002) ha appena concluso la sua terza stagione da pro’
Lorenzo Germani
Lorenzo Germani (classe 2002) ha appena concluso la sua terza stagione da pro’
Lorenzo, che stagione è stata?

Direi prima di tutto che è stata una stagione lunghetta, iniziata a febbraio in Oman e conclusasi un paio di settimane fa alla Veneto Classic. La chiudo con 80 giorni di corsa, nonostante nel mezzo ci sia stato anche qualche ritiro con conseguente stop per delle cadute. E tante di queste gare le ho fatte nella seconda parte di stagione, il che non è stato facile pensando soprattutto agli allenamenti col caldo delle mie parti.

E come la giudichi dopo tre anni di professionismo?

E’ stata la mia miglior stagione. Vedo che sto continuando a crescere e a migliorare. Lo dicono i numeri, ma anche i risultati. Sono molto più costante. Anche al Giro d’Italia ho colto le mie fughe. Quindi direi più che soddisfacente rispetto all’anno scorso, quando ebbi molti problemi ad inizio stagione che in qualche modo mi portai dietro a lungo. Poi è vero: anche quest’anno ho avuto degli alti e dei bassi, ma se penso alle richieste della squadra ho sempre dato il mio contributo e alla Veneto Classic si è visto.

Tu, Lorenzo, sei passato con le stimmate del campioncino. Maglia tricolore, eri nell’infornata ristretta con Lenny Martinez e Romain Grégoire. Poi cosa ha funzionato e cosa ha funzionato meno secondo te?

Attenzione, sono passato professionista con loro, ma non ero comunque tra i fenomeni. Anche le corse che avevo vinto non le avevo vinte perché avevo distrutto gli altri, ma perché con la squadra (il riferimento è alla Groupama-FDJ Continental, ndr) visto il buon lavoro svolto avevo ottenuto il via libera. Non ho mai corso da leader, né da campione che va via di forza. Questa è la differenza fra me, Lenny e Romain. Io già facevo il mio lavoro in loro supporto. Solo che poi in quella categoria era una cosa e tutti ci vedevamo di più. Da pro’ invece è tutto più difficile. E’ più complicato trovare spazio per sé.

Germani ha vinto il campionato italiano U23 nel 2022
Germani ha vinto il campionato italiano U23 nel 2022
Quindi può essere anche una questione mentale?

Diciamo che io ci metto più tempo a trovare sicurezza ed equilibrio e ad arrivare così al mio massimo livello. Ma vedo che nel complesso miglioro anche grazie all’esperienza.

Cosa intendi?

Che adesso capisco cosa mi fa bene e cosa no. Cosa devo fare e cosa devo evitare. Che sia un cibo, un’azione in corsa, un allenamento.

Hai detto ci metto più tempo per arrivare al mio massimo: cosa manca dunque per raggiungere il tuo top?

Vorrei saperlo anche io! Se lo avessi saputo avrei vinto di più. Quel che posso dire è che continuo a crescere, ad impegnarmi e a fare del mio meglio.

Parlando tra di noi, spesso si diceva che dovevi avere più “cattiveria agonistica”: come la vedi?

Più che cattiveria, direi sicurezza in alcuni frangenti, specie quando sei là davanti in fuga. Essere più sicuro di quello che puoi e che devi fare. Vi faccio un esempio.

Come diceva Germani: «Alla Veneto Classic mi sono ritrovato con Ulissi e Vermeersch»
Vai…

Prendiamo proprio la Veneto Classic. Quando mi sono ritrovato davanti, per radio aspettavo il momento in cui mi fermassero e mi dicessero di aspettare Gregoire per riportarlo sotto. Invece questo ordine non è arrivato. Anzi, mi hanno detto che potevo fare la mia corsa. Così all’improvviso mi sono ritrovato con Ulissi, Veremeersch che in questo periodo va come una moto, ed altri che non sono proprio gli ultimi arrivati… Non sapevo come posizionarmi. A questo mi riferisco quando dico che mi serve maggiore sicurezza.

Sei stato chiaro e soprattutto sincero. Ma magari quella sicurezza arriva anche a forza di stare là davanti…

Chiaro, ma come ho detto non è facile trovare spazi. In quel momento non sapevo cosa fare. Tra l’altro Romain mi ha detto per radio, ma sul momento non l’ho sentito, me lo ha riferito a fine corsa: “Vai Lorenzo, oggi può essere il tuo giorno”. E mi dispiace non averlo sentito, perché mi avrebbe caricato tantissimo. Con Romain siamo molto amici. Io, ogni giro che passava, stando lì davanti prendevo più confidenza e fiducia.

E cosa hai fatto?

Ad un certo punto ho spento il cervello e ho pensato solo a dare il massimo.

Germani e Gregoire corrono insieme ormai da sei stagioni, anche quando non erano pro’. Tra i due c’è grande amicizia
Germani e Gregoire corrono insieme ormai da sei stagioni, anche quando non erano pro’. Tra i due c’è grande amicizia
Questo della sicurezza dunque può essere un aspetto su cui lavorare in vista dell’imminente stagione 2026 o è qualcosa che si acquisirà automaticamente col tempo?

Entrambe direi. Un po’ è qualcosa del tuo essere su cui devi lavorare e per farlo servono anche dei risultati concreti, che a loro volta ti aiutano. Poi è anche vero che quando ho avuto fiducia i miei risultati li ho ottenuti, sono entrato nelle fughe, ho svolto il mio lavoro. Quel che vorrei è che la Veneto Classic fosse un punto di partenza.

Sin qui Lorenzo abbiamo parlato di aspetti mentali, invece da un punto di vista fisico su cosa dovresti secondo te migliorare? I 5’, la resistenza, lo sprint…

Per come vanno oggi le corse dico la resistenza. Per me lì ci si può lavorare. Si va talmente forte che se riesci a fare i tuoi migliori valori a fine gara puoi davvero ottenere qualcosa di buono, ma non è facile visto il dispendio che c’è prima. Sempre alla Veneto Classic, per dire, ho stabilito il mio secondo miglior valore di sempre sul minuto. E l’ho fatto dopo una stagione lunga e una giornata durissima. Se invece arrivari nei finali di corsa sempre cotto quei numeri non riesci a farli. Credetemi, sembra una cosa banale, ma non è così.

Hai ribadito della tua amicizia con Gregoire: ti piace comunque lavorare per lui?

Romain è uno stimolo ed è un privilegio lavorare con lui. Ti spinge sempre verso l’alto. Se una corsa gli va male è il primo ad essere arrabbiato, ma anche il primo a dire che ci rifaremo. Mi ha stupito questa estate in Lussemburgo. Andò male una tappa. Sul bus ci disse: domani vinciamo. Poi non vinse il giorno dopo perché c’era una crono, ma quello successivo. Se hai 100 lui ti tira fuori 120… soprattutto quando stai bene.

E Germani presenta la Groupama-FDJ a Matteo Milan

22.08.2025
5 min
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Matteo Milan arriva alla Groupama-FDJ. Giusto qualche giorno fa, dopo che era uscita la news di questo passaggio dalla continental della Lidl-Trek alla WorldTour francese, ne avevamo parlato col diretto interessato. Adesso invece andiamo oltre e in qualche modo già lo portiamo in Francia.

A fargli da Cicerone è Lorenzo Germani, l’italiano del team: Lorenzo che proprio in questi giorni purtroppo non se la sta passando benissimo. Il ciociaro ha dovuto lasciare anzitempo il Tour du Limousin a causa di una caduta nella quale ha riportato problemi alle costole e una forte botta all’inguine. Nonostante questo non ha perso la voglia (e il buonumore) per accogliere Matteo Milan.

Tra l’altro la foto d’apertura che ritrae Lorenzo col microfono in mano è perfetta per l’occasione. Quel giorno, era la tappa finale del Giro d’Italia, lo speaker lo chiamò giusto per presentare la sua squadra, i suoi compagni al pubblico romano. Chi avrebbe mai detto che quello scatto sarebbe stato premonitore?

Matteo Milan (classe 2003) ha firmato un triennale con la Groupama-FDJ Tours (foto Paris Tours Espoirs)
Matteo Milan (classe 2003) ha firmato un triennale con la Groupama-FDJ Tours (foto Paris Tours Espoirs)
Lorenzo, tu sei qui alla Groupama-FDJ già da diversi anni, sei ormai quasi un veterano, visto le rotazioni che ci sono. Che squadra è la Groupama per un ragazzo che arriva e vuole fare bene?

Una squadra che ti permette di crescere con, tra virgolette, la giusta pressione. Nel senso che non c’è quella pressione che deve esserci per forza: il risultato prima di tutto. In alcune squadre si sente questo tipo di stress, intenso, che viene posto dai direttori o da chi dirige. Invece a noi viene messa la pressione giusta dal punto di vista della crescita.

Qual è la giusta pressione?

Secondo me è quella che ti fa crescere, perché se uno dà tutto non c’è bisogno di mettergli pressione in più. Quando gareggi dai tutto te stesso, perché la prima cosa che vuoi è il risultato personale. Prendere la pressione in modo negativo non fa altro che peggiorare la situazione psicologicamente. Matteo troverà un ambiente molto familiare, sia a livello di staff che dirigenziale, e al tempo stesso molto professionale. Qui si vede molto l’aspetto umano, soprattutto con i giovani: la crescita è la parte più importante.

Insomma è la squadra ideale…

Per me sì, perché potrà fare certe corse, avere i suoi spazi. Qui un’opportunità alla fine c’è sempre e, ripeto, non avrà uno stress eccessivo.

Tu ci raccontasti del centro della vostra squadra? C’è una vera e propria sede: immagini che lui al primo anno ci starà parecchio?

No, Matteo essendo nel WorldTour non è obbligato a stare lì.

Ma magari una settimana gliela consiglieresti per entrare nel mood della squadra, anche se non è nella Continental?

Sinceramente no, perché il clima e i percorsi per allenarsi non sono super… Almeno per tempi prolungati. Anche se le strade sono belle. Magari gli potrebbe essere comodo inizialmente per qualche aspetto legato allo staff, ma non penso gli sia necessario. Lì ci sono gli uffici degli allenatori e i ragazzi della continental, ma al di fuori di questo non ci vedo tutta questa utilità.

Convivialità, ambiente familiare e professionalità: Matteo Milan troverà tutto ciò secondo Germani (foto Instagram)
Convivialità, ambiente familiare e professionalità: Milan troverà tutto ciò secondo Germani (foto Instagram)
Lorenzo, torniamo al discorso della giusta pressione: tradotto poi in concreto che cosa è? Non è il diktat “devi vincere la Sanremo” o andare forte per forza, ma obiettivi alla portata?

Esatto, ci sono obiettivi concreti. Magari non sarà bello da dire, ma è vero che in alcune corse sappiamo già chi vince o quasi. Alcune volte è giusto andare in gara sapendo dove ti collochi. Sapendo qual è il “tuo posto”. A quel punto sai anche quale obiettivo è fattibile. E su quello punti, piuttosto che pensare di spaccare il mondo e ritrovarti con un pugno di mosche in mano.

Tu conosci un po’ Matteo Milan?

No, e a memoria penso che non abbiamo mai corso insieme. Da quando ho saputo che sarà alla Groupama-FDJ c’è stato uno scambio di follow reciproco, però non abbiamo ancora parlato. Magari ci vedremo a Besancon, sede del team. Posso dire che sono davvero contento che sia venuto con noi e di avere dopo tanti anni un compagno di squadra italiano. Certo in Italia siamo un po’ distanti per allenarci insieme. Lui è del Nord e io sono parecchio più giù (Germani vive a Cassino, in provincia di Frosinone, ndr)

Da un punto di vista tecnico pensi che con la vostra bici, la Wilier, Matteo si troverà bene? Lui è uno grosso, potente…

La nostra è una bici (la Wilier Filante, ndr) molto versatile, quindi adatta a qualsiasi situazione. È abbastanza leggera e allo stesso tempo aerodinamica e rigida. Soprattutto le ruote sono molto rigide e vanno bene dappertutto. E questo per uno come lui è importante. Matteo può stare tranquillo: a livello di materiale trova componenti che gli si addicono.

Sicuramente Matteo sarà chiamato a fare qualche corsa della Coppa di Francia. In questo senso cosa gli vuoi dire?

Penso che siano le corse molto adatte al suo profilo. Da quello che ho visto è veloce, ma tiene sui percorsi un po’ più duri. Quindi ottimo direi… In più, avendo disputato parecchie gare di categoria .2 si troverà bene, sia dal punto di vista altimetrico che tattico.

Matteo Milan, rispetto al fratello Jonathan è più “passista” e meno velocista. Non a caso eccolo lo scorso anno agli europei gravel (foto Instagram)
Matteo Milan, rispetto al fratello Jonathan è più “passista” e meno velocista. Non a caso eccolo lo scorso anno agli europei gravel (foto Instagram)
Lorenzo, che consiglio ti senti di dargli per approcciare al meglio la Groupama-FDJ?

Io la vedo come una squadra molto aperta e familiare ed è una cosa che a me piace. Quindi il consiglio è di integrarsi bene e in fretta, perché danno grande importanza all’aspetto umano. E’ importante anche che sappia parlare francese, tanto più che si è impegnato per tre anni. Deve fare uno sforzo a livello di lingua. Se lo ritroverà e sarà anche più sereno.

E’ una squadra dove se hai un problema, magari una tattica su cui non sei d’accordo, un fraintendimento, un problema con la bici… lo puoi dire in modo sincero oppure è meglio tenerselo?

Può stare tranquillo e parlare. Qui sono aperti al dialogo. E’ importante per entrambi, per lui e per la squadra, perché alla fine l’interesse è che il corridore vada forte. Se una cosa può aiutarlo ad andare più forte è tutto a suo vantaggio.

Ultima domanda. Ma la pasta ormai la fanno bene? Può stare tranquillo Matteo Milan?

Sì, sì… i cuochi la fanno bene. Mi hanno detto che è arrivato uno nuovo che la scuoce un po’, ma appena lo becco lo metto in riga!

Tre anni con la Groupama: il giovane Milan si mette in proprio

18.08.2025
5 min
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La notizia che Matteo Milan lascerà l’ambiente Lidl-Trek per un contratto triennale nel WorldTour con la Groupama-FDJ è stata fra quelle che è passata nei giorni alla vigilia di Ferragosto. Il cambiamento è importante e fa capire che il giovane friulano, 22 anni e ottimi numeri, abbia scelto di investire su se stesso (in apertura, l’immagine ufficiale della vittoria a Jons nell’Alpes Isere Tour).

Nella Lidl-Trek che ha già Mads Pedersen e suo fratello Jonathan, l’unico spazio possibile sarebbe stato probabilmente il treno di uno dei due. E forse prima di mettersi a tirare le volate per altri, Matteo vorrà provare a farle per sé. Non è un mistero che la Groupama, chiuso il capitolo Demare, volesse rifondare il settore velocità, per questo lo scorso anno era stato sondato anche Daniele Bennati. Investire sul giovane friulano è il segnale che l’obiettivo rimane.

La scelta della Groupama è stata di Matteo, dopo aver consultato la famiglia: il fratello Jonathan, la madre Elena e il padre Flavio
Insomma Matteo, dopo l’inglese, ti toccherà imparare anche il francese?

Eh sì, ci sto provando (ride, ndr), ho già iniziato a studiarlo. Sarà un’esperienza nuova, una lingua nuova, un obiettivo che mi sono posto per i prossimi anni.

Come è andata? Tre anni di WorldTour sono un bel margine di sicurezza…

Era una mia piccola richiesta. Qualunque fosse la squadra, avrei voluto un contratto lungo. Non si tratta di avere meno pressioni, perché quelle ci saranno in ogni caso, piuttosto si tratta di non avere troppa fretta nel fare le cose. Due anni nel WorldTour passano facilmente. Il primo serve per ambientarsi e scoprire nuove corse. L’anno dopo sei già lì a dover fare risultato perché devi rinnovare il contratto. Non volevo ritrovarmi con l’acqua alla gola già dal secondo anno e la mia visione ha coinciso con quella della squadra. Cioè fare un nuovo step con un velocista giovane, in un gruppo di corridori giovani.

Si vuole ricreare il gruppo degli uomini veloci?

Vogliono riassortire il reparto. Io nel frattempo ho un po’ rivisto il mio identikit di corridore, dopo qualche mese in cui facevo fatica a trovare una dimensione precisa. Dall’anno scorso ho un po’ cambiato me stesso e ho preso la direzione di diventare velocista, anche perché i risultati portavano a quello. Le mie sensazioni erano migliori nelle volate e quindi mi sono detto di puntare su questo, sapendo che però tengo un po’ meglio in salita. Riesco ad arrivare con gruppi più selezionati, in cui le volate posso essere diverse da quelle di gruppo compatto. Credo di poter diventare un velocista completo.

Lasci la Lidl-Trek in cui sei cresciuto: una scelta difficile?

Il mio obiettivo era trovare la strada e la Groupama mi ha offerto l’opportunità di cercarla, assecondando e condividendo l’idea di percorso che ho sulla mia carriera. Hanno visto in me del buono, sono arrivati veramente in piena. Hanno spinto per avermi, forse perché hanno visto che in Francia ho fatto dei buoni risultati. La squadra punta alle corse di casa, hanno forte l’appartenenza al ciclismo francese e hanno voluto un corridore che possa fare bene anche sui loro percorsi.

Tre anni di WorldTour sono un bel contratto, ma anche un bell’impegno. Dove credi di dover crescere per sopportare bene l’impatto?

Secondo me sarà importante avere un buon feeling con la squadra e con i corridori: alla fine, è tutto quel che serve. Ci sono velocisti e velocisti. Qualcuno ha bisogno di meno supporto, qualcuno di più. Io devo ancora capire quello che sono. Per i prossimi anni cercherò di essere supportato il più possibile dalla squadra. E se trovi corridori affiatati che come te vogliono fare il meglio in volata e si crea un bell’ambiente, sicuramente si fa uno step in più e magari si diventa anche più veloci.

Jonathan ti ha aiutato nella scelta? Ne avete parlato?

Certo che mi ha aiutato. Mi ha aiutato lui, come tutta la famiglia, anche se poi la scelta finale ovviamente l’ho fatta io. Un punto di vista esterno ci sta sempre bene e mio fratello mi ha aiutato anche in questo. Vedevo che la Groupama è una delle squadre più solide, che esiste da tanto e negli anni ha avuto dei buonissimi velocisti come Demare. Io da parte mia ho questa attitudine per le volate e anche per le classiche e i nostri progetti si sono sposati.

Il 2025 si concluderà con la Parigi-Tours U23: lo scorso anno ci fu la coda degli europei gravel di Asiago (foto Paris Tours Espoirs)
Il 2025 si concluderà con la Parigi-Tours U23: lo scorso anno ci fu la coda degli europei gravel di Asiago (foto Paris Tours Espoirs)
Hai parlato direttamente con Madiot o con Philippe Mauduit?

Con Philippe, si occupa lui della gestione sportiva. Mi sono tanto affidato a lui, anche perché parla bene anche l’italiano, e al fratello di Pinot che segue la preparazione.

Come proseguirà ora la tua stagione?

Ho il mio programma con la Lidl-Trek. La prossima corsa sarà il Tour Poitou Charentes dal 26 agosto. Poi farò il Giro del Friuli e tutta la parte finale con le classiche italiane, il Piccolo Lombardia, la Coppa Città di San Daniele e la Paris-Tours U23.

In allenamento vi capiterà di sfidarvi di certo, immagini che il prossimo anno potresti ritrovarti in volata contro Jonathan il grande?

Spero magari di non trovarmici da subito (ride, ndr). Magari sarebbe meglio all’inizio fare un paio di corse differenti, giusto per avere il tempo di ambientarmi e prendere le misure. Però sarà divertente. Lo sto studiando negli allenamenti che ogni tanto facciamo insieme. Sto studiando la tattica per battere mio fratello…

I destini incrociati di De Lie e Gaudu. Due storie su cui riflettere

29.06.2025
5 min
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Potrà sembrare strano, ma le strade di Arnaud De Lie e David Gaudu in qualche modo s’intrecciano, si somigliano, pur restando distanti. Uno è un velocista belga, l’altro uno scalatore francese. Entrambi hanno talento, e lo hanno dimostrato, ma allo stesso tempo portano con sé fragilità importanti.

Ma senza divagare: perché i destini di De Lie e Gaudu s’incrociano? Il primo sta uscendo da un periodo nero e la sua squadra, la Lotto, lo ha annunciato al Tour de France. L’altro, invece, resta fuori. Viene dunque da chiedersi: il talento basta?

Dopo essersi rimesso in sesto De Lie ha lavorato sodo allo Svizzera. Qualche giorno oprima era stato 3° alla Brussels Classic
Dopo essersi rimesso in sesto De Lie ha lavorato sodo allo Svizzera. Qualche giorno oprima era stato 3° alla Brussels Classic

La situazione del belga

De Lie non ha avuto una grande primavera (ed è già la seconda, dopo i problemi fisici dell’anno scorso). Il belga, per sua stessa ammissione, ha avuto difficoltà mentali. Si è caricato di troppa pressione e questo a cascata lo ha portato completamente fuori forma. La Lotto lo ha quindi fermato del tutto, lo mise proprio fuori squadra, e resettato ancora una volta.

«Il mio stato d’animo – ha detto De Lie qualche giorno fa – è completamente diverso ora. Dopo la Gand-Wevelgem giravo a vuoto. Ero in un circolo vizioso, ma ora va molto meglio. La cosa più difficile, la prima per risollevarmi, è stata accettare quei momenti. Ora cerco di trarre il positivo da quelle fasi negative. E’ su questo che mi concentro, lo scatto deve venire da sé stessi. Gli altri possono incoraggiarti, ma se sei convinto che non funzionerà, allora non funzionerà mai».

De Lie ha parlato dei suoi prossimi obiettivi: le volate e le tappe ondulate del Tour: «I miei obiettivi non devono essere per forza incentrati sui risultati. Devo essere soddisfatto e orgoglioso. Ero sempre arrabbiato per i miei piazzamenti all’inizio della stagione, ma quell’atteggiamento non mi ha aiutato. A un certo punto ho pensato: per chi sto pedalando? La gente ha delle aspettative, ma io lo facevo quasi per gli altri, non per me stesso. Se do il massimo nella cronometro in salita in Svizzera, per dire, allora potrò essere orgoglioso di me stesso. E questo mi dà molta più soddisfazione.

Gaudu ha concluso un Giro d’Italia nel quale è stato quasi invisibile. Era al di sotto del suo talento
Gaudu ha concluso un Giro d’Italia nel quale è stato quasi invisibile. Era al di sotto del suo talento

E quella del francese

«Dato il mio livello attuale, sono stato trasparente con la squadra. Conoscono i miei dati, quindi abbiamo deciso insieme di saltare il Tour quest’anno», ha detto senza troppi giri di parole David Gaudu, scalatore della Groupama-FDJ e grande speranza del ciclismo d’Oltralpe.

E dire che l’inizio di stagione del bretone non era stato affatto male. Aveva vinto una tappa e chiuso terzo al Tour of Oman.

«Da allora – ha raccontato il team manager della FDJ, Marc Madiot, che si trova a rivivere qualcosa di molto simile che gli accadde con Pinot – è stato costantemente in difficoltà: cadute, spirali negative. Abbiamo cercato di recuperarlo gradualmente portandolo anche al Giro d’Italia, ma è ricaduto.

E a proposito di Giro, anche noi abbiamo una testimonianza diretta. In più di una partenza e arrivo lo abbiamo visto quasi “non presente”. In particolare il giorno della crono di Pisa. Eravamo dietro l’arrivo in attesa di Pellizzari per un’intervista concordata. Gaudu era partito un paio di corridori prima. Quando è arrivato, era stanco ma non sfinto, come chi dovrebbe fare una cronometro a tutta, ma magari non erano queste le direttive. Il massaggiatore gli ha chiesto più volte se volesse l’acqua o il recupero, quelle bevande viola ormai familiari, e lui non ha risposto. Continuava solo a legarsi i capelli, ora lunghi, con l’elastico. Alla fine, lo stesso massaggiatore gli ha messo l’asciugamano sul collo e gli ha indicato la via per il bus.

Una scena che potrebbe anche non significare nulla, ma col senno di poi il linguaggio del corpo era eloquente.

Per il Tour bisogna essere al 100 per 100 – ha concluso Madiot – piuttosto che inseguire il tempo, stiamo facendo un reset. L’obiettivo è riportarlo al suo livello migliore per la Vuelta e per il finale di stagione, fino alla Cina.

La mente degli atleti può essere forte nei momenti di sforzo, ma anche fragilissima al di fuori della stretta attività. Lì possono sorgere problemi che fanno crollare il castello
La mente degli atleti può essere forte nei momenti di sforzo, ma anche fragilissima al di fuori della stretta attività. Lì possono sorgere problemi che fanno crollare il castello

Talento sì, ma di cristallo

Per certi aspetti i due ricordano i classe 1990 di cui tanto si è parlato: forti, estri puri, ma in tanti, chi per un motivo e chi per un altro, si sono persi strada facendo. Solo Romain Bardet e Mattia Cattaneo, che comunque hanno avuto i loro momenti tempestosi, sono rimasti in pista a lungo. Mattia ancora va avanti…

«I miei obiettivi non devono essere per forza incentrati sui risultati», anche questa frase di De Lie fa riflettere. E’ un capitano, un leader e sentirlo parlare così magari non è il massimo per gregari o sponsor. Tuttavia è un pensiero che va rispettato, almeno in questo momento di “convalescenza”.

E ancora. Circolo vizioso, spirale negativa, ricaduta… sono termini che fanno riflettere. Tante volte si pensa che la vita del corridore sia semplice: basta allenarsi, mangiare bene e riposarsi, e automaticamente si vada forte. Ma non è così. Ci sono equilibri ben più sottili.

E forse lo sono ancora di più quando c’è il talento e si ha la consapevolezza di poterlo (e di doverlo) dimostrare.

FLR: un Giro da protagonista “ai piedi” di Vine e Paleni

16.06.2025
4 min
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Nello specifico panorama delle calzature tecniche per il ciclismo, il nome FLR è sinonimo di innovazione, tecnologia e performance. L’azienda, con sede internazionale e una lunga esperienza nello sviluppo di calzature sportive, ha difatti nel tempo saputo costruire la propria reputazione attraverso un approccio ingegneristico orientato alla qualità e al miglioramento continuo.

Specializzata nella produzione di scarpe per diverse discipline – dalla corsa al calcio, dal canottaggio fino appunto alle due ruote – FLR ha saputo trasferire competenze trasversali al mondo del ciclismo su strada. Il risultato? La proposta commerciale di una gamma completa di scarpe da ciclismo ad alte prestazioni, progettate per offrire efficienza, comfort e durata.

La tomaia della FLR F-9 è costruita in microfibra leggera seamless
La tomaia della FLR F-9 è costruita in microfibra leggera seamless

Ingegneria della performance

Quello che distingue FLR nel competitivo mercato delle scarpe da ciclismo è il controllo totale sul processo produttivo. Dalla progettazione delle suole in carbonio alla realizzazione di solette ergonomiche, passando per la produzione di fibbie, forme, stampi e fustelle, tutto è sviluppato internamente. Questo approccio diretto consente di ottimizzare ogni singolo componente per garantire un’esperienza di calzata davvero superiore, sia per i ciclisti amatoriali quanto per i professionisti del World Tour.

Non a caso, la collaborazione di FLR con atleti di alto livello è un elemento chiave del successo del brand. Il marchio lavora difatti fianco a fianco con corridori professionisti per raccogliere feedback concreti su materiali, fit, resistenza e trasmissione della potenza. Questo scambio costante alimenta l’innovazione e rende ogni prodotto un’evoluzione naturale delle esigenze reali del ciclista moderno.

La suola R5000 è realizzata interamente in fibra di carbonio a garantisce un trasferimento di potenza elevato
La suola R5000 è realizzata interamente in fibra di carbonio a garantisce un trasferimento di potenza elevato

F-9: la prima scelta dei professionisti

All’interno della collezione FLR, il modello F-9 rappresenta la punta di diamante tra le scarpe da ciclismo da strada di livello alto. Scelta da numerosi ciclisti professionisti, la F-9 è stata recentemente utilizzata dall’australiano Jay Vine (UAE Team Emirates XRG) e e dal francese Enzo Paleni (Groupama-FDJ) durante il Giro d’Italia 2025, a conferma del suo posizionamento top di gamma nel circuito World Tour.

Il cuore tecnologico della F-9 è la suola R500 interamente in fibra di carbonio, sviluppata per massimizzare il trasferimento di potenza durante la pedalata. Con un indice di rigidità pari a 14, una delle misurazioni più elevate del settore, questa suola garantisce difatti la massima efficienza energetica, riducendo le dispersioni di forza e migliorando il rendimento sui pedali.

Non manca l’attenzione al comfort e alla ventilazione: la suola integra difatti una presa d’aria frontale di grandi dimensioni per aumentare il flusso d’aria e mantenere il piede fresco anche nelle condizioni più calde. Il battistrada antiscivolo consente una camminata sicura, mentre la foratura standard a tre fori, e la scala laterale per l’allineamento delle tacchette, offrono la massima compatibilità con i principali sistemi di aggancio.

La tomaia della FLR F-9 è costruita in microfibra leggera seamless per eliminare i punti di pressione e garantire un fit aderente ma confortevole. Il materiale avvolge il piede come una seconda pelle, mentre gli inserti traspiranti distribuiti tra la punta e i pannelli laterali favoriscono una ventilazione costante su tutta la superficie del piede. Per quanto riguarda la chiusura, FLR ha scelto un sistema a doppio rotore Atop per così consentire una regolazione indipendente di due zone fondamentali:arco plantare/avampiede, e tallone/caviglia.

Pensata per chi punta al massimo, la F-9 di FLR si distingue anche per l’approccio aerodinamico e l’ergonomia avanzata. Il design slanciato, la calzata anatomica e la suola rigida la rendono ideale per ciclisti che vogliono affrontare competizioni ad alta intensità o allenamenti quotidiani senza compromessi.

La chiusura delle FLR è affidata a due rotori Atop
La chiusura delle FLR è affidata a due rotori Atop

FLR Shoes

PuntoRosso: il nuovo volto del negozio di biciclette secondo Wilier

10.06.2025
3 min
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Nel cuore pulsante della tradizione ciclistica italiana, Wilier Triestina ha ridefinito il concetto stesso di negozio di biciclette attraverso la creazione di PuntoRosso, una rete di hub specializzati dedicati a tutti gli appassionati delle due ruote. Da Rossano Veneto fino a Vicenza, Piacenza e Alessandria, questi spazi rappresentano molto più di un semplice punto vendita: sono veri e propri “experience center”, dove la passione per il ciclismo incontra la tecnologia, l’assistenza personalizzata e il design.

Ogni singolo PuntoRosso è pensato per offrire un’esperienza immersiva nel mondo Wilier Triestina. Con oltre 40 modelli esposti in ciascuna sede, gli appassionati possono letteralmente toccare con mano l’eccellenza del marchio italiano e scoprire l’ampia gamma di biciclette road, gravel, mtb e pedalata assistita. Le collezioni includono anche le top di gamma come la Urta MAX SLR – Team Edition, la Supersonica SLR progettata con Stefan Küng per le cronometro, e la Filante SLR, frutto della collaborazione con il team Groupama FDJ.

Ma ciò che rende davvero speciale ogni PuntoRosso è la cura per il dettaglio. Le sedi, dal design moderno con pareti antracite e illuminazione mirata, sono arredate per accogliere i clienti in un ambiente elegante e funzionale. I visitatori possono accomodarsi nei salottini per un caffè, sfogliare riviste di settore o dialogare con meccanici specializzati, creando così una vera community ciclistica.

Nei vari PuntoRosso di Wilier sono vengono esposti una gran serie dei modelli del marchio triestino
Nei vari PuntoRosso di Wilier sono vengono esposti una gran serie dei modelli del marchio triestino

Una rete al servizio del ciclista

Negli ultimi mesi, la rete PuntoRosso si è ampliata con due nuove aperture a Vicenza e Villafranca Padovana, portando a sette il numero totale dei concept store attivi. Presenti anche a Farra di Soligo, Cerea, Marostica, Piacenza e Alessandria, queste sedi rappresentano un presidio fisico fondamentale per il brand, offrendo servizi su misura e consulenze tecniche d’eccellenza. Ogni PuntoRosso ospita un’officina certificata Wilier Triestina, con tecnici formati direttamente dall’azienda. Il cliente trova qui non solo la bici dei propri sogni, ma anche supporto post-vendita, assistenza professionale e la possibilità di personalizzare ogni dettaglio del proprio mezzo.

Il progetto PuntoRosso nasce circa dieci anni fa su iniziativa della famiglia Gastaldello, alla guida dell’azienda dal 1969, quando Giovanni Gastaldello rilevò all’asta lo storico marchio fondato nel 1906. Oggi sono i tre fratelli Andrea, Enrico e Michele a condurre l’azienda: rispettivamente presidente del CdA, direttore commerciale e responsabile della produzione. Uniti da una visione comune, puntano a riaffermare il valore dell’esperienza diretta e del contatto umano nel rapporto tra brand e consumatore.

«Con i PuntoRosso – ha dichiarato Andrea Gastaldello – vogliamo riportare l’esperienza fisica, umana e tecnica al centro. Non si tratta solo di vendere biciclette, ma di costruire relazioni, offrire competenza e creare un luogo di incontro per la community ciclistica».

Gli store PuntoRosso sono ideati per offrire un’esperienza totale all’utente
Gli store PuntoRosso sono ideati per offrire un’esperienza totale all’utente

Un format che guarda al futuro

La crescita di PuntoRosso non si ferma ai confini italiani. Wilier ha già avviato l’espansione internazionale con corner dedicati in Germania, Austria, Spagna, Svezia, Svizzera e nei mercati emergenti come Cina e Taiwan. 

Fondata nel 1906, Wilier Triestina è l’ultima grande realtà produttiva italiana rimasta completamente indipendente. Con 28.000 biciclette prodotte ogni anno, e un fatturato che supera gli 80 milioni di euro (inclusi i ricavi delle aziende satellite Miche e Youn Live Bike), il brand è presente in oltre 50 Paesi. L’estero rappresenta l’80% del business, con i mercati europei in crescita costante e un’espansione asiatica in pieno sviluppo.

A supportare i piani di crescita dal 2020 c’è il fondo svizzero-canadese Pamoja Capital, che ha acquisito una quota di minoranza, mantenendo però il controllo saldamente in mani italiane.

Con i PuntoRosso, Wilier Triestina firma una rivoluzione nel mondo retail del ciclismo. Non più semplici negozi, ma veri e propri hub esperienziali che uniscono vendita, consulenza, assistenza e community. Un progetto ambizioso che guarda al futuro, restando fedele alla tradizione artigianale e alla passione che da oltre un secolo contraddistinguono il marchio.

Wilier

Miche: prima volta al Giro d’Italia assieme a un team WorldTour

23.05.2025
3 min
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Dalle officine di San Vendemiano alle grandi salite del Giro d’Italia, Miche firma un esordio molto atteso del ciclismo professionistico: l’azienda veneta è entrata ufficialmente nel circuito WorldTour in qualità di partner tecnico del team Groupama-FDJ, portando sulle strade della corsa rosa tutto il “know-how” italiano nella produzione di ruote e componentistica ad alte prestazioni.

Fondata nel cuore della provincia di Treviso, Miche ha difatti siglato un accordo triennale con Groupama-FDJ, storico team francese precedentemente legato a Shimano. Il debutto in occasione del Giro d’Italia avviene dunque in una stagione che segna una svolta strategica nella storia dell’azienda. In un settore dominato da player asiatici sin dagli anni Ottanta, la scelta di un marchio italiano rappresenta un segnale forte di rilancio del Made in Italy nel ciclismo d’elite.

I corridori del team Groupama-FDJ affrontano il Giro con le nuove Kleos RD (Race Division), ruote sviluppate da Miche in galleria del vento per ottimizzare aerodinamica, affidabilità e robustezza. Il set comprende tre profili – 36, 50 e 62 mm – per adattarsi ai diversi scenari di gara, dalle tappe pianeggianti alle grandi montagne.

Il profilo da 50 mm è il più versatile: garantisce equilibrio perfetto tra peso, rigidità e penetrazione aerodinamica, risultando la scelta preferita da molti atleti. Realizzate in fibra di carbonio T700 e T1000, con mozzi in alluminio Ergal e raggi in acciaio, le ruote si distinguono per la scorrevolezza, più che per la leggerezza estrema: la RD 36 pesa 1.380 grammi, la RD 50 si ferma a 1.455 grammi, mentre la RD 62 arriva a 1.560 grammi.

Miche e i suoi prodotti sono al loro primo Giro d’Italia, lo stanno correndo con la Groupama-FDJ
Miche e i suoi prodotti sono al loro primo Giro d’Italia, lo stanno correndo con la Groupama-FDJ

Tecnologie integrate con Wilier

Il team Groupama-FDJ pedala su biciclette Wilier Triestina, altra eccellenza veneta oggi parte dello stesso gruppo industriale di Miche. La collaborazione consente lo sviluppo di soluzioni integrate tra telaio e ruote, con vantaggi tangibili in termini di prestazioni. Nelle tappe in linea, i corridori utilizzeranno la Filante SLR, mentre per le cronometro è prevista la Supersonica SLR con ruote Miche specifiche: Kleos RD SPX3 a tre razze all’anteriore e Kleos RD Crono al posteriore.

Per le tappe di montagna, la squadra sarà dotata della Verticale SLR, bici ultra leggera e rigida, costruita con tre differenti tipi di fibra di carbonio Toray.

Miche ad oggi fa parte del Gruppo Wilier Triestina, che fornisce le bici alla Groupama-FDJ
Miche ad oggi fa parte del Gruppo Wilier Triestina, che fornisce le bici alla Groupama-FDJ

Innovazione 100% italiana

Oggi parte del gruppo Wilier Triestina, Miche è un’azienda moderna e profondamente legata al territorio. Con 42 dipendenti specializzati, e una produzione annuale che include oltre 25.000 coppie di ruote e 50.000 pacchi pignone, ogni fase – dalla progettazione al collaudo – si svolge nella sede unica di San Vendemiano (in Provincia di Treviso), dove tecnologie avanzate e robotica convivono con la passione artigianale.

Il 95% del fatturato Miche proviene dall’estero, con il 71% dedicato al settore strada, l’8% al Gravel, l’8% alla E-Bike, il 6% alla Mtb e il restante alla pista.

Il debutto al Giro d’Italia nel WorldTour rappresenta per Miche non solo una sfida tecnica, ma un’opportunità strategica per consolidare il proprio brand a livello globale. Il Giro d’Italia è la prima grande corsa a tappe di un percorso ambizioso che vede il Made in Italy protagonista sui tracciati più duri del ciclismo mondiale.

Miche