Bianchi Impulso RC, per chi ha fame di competizioni gravel

07.12.2023
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Nonostante la giovinezza del gravel, stiamo assistendo ad una vera e propria scissione tra la competizione e l’utilizzo propenso all’esperienza. Se da una parte molti praticanti scelgono questa tipologia di bici per un utilizzo più disinvolto e orientato al bikepacking e all’esplorazione, dall’altra è netta la direzione che il gravel ha preso dal punto di vista competitivo. La nuova famiglia Impulso è la risposta di Bianchi a chi cerca nel gravel la velocità su qualsiasi tipologia di terreno, dallo sterrato compatto alla ghiaia, dal fango ai passaggi su asfalto. Il Reparto Corse si è focalizzato sul mantenere l’equilibrio tra prestazioni aerodinamiche, peso ridotto e capacità di guida ottimale nell’off-road con tre modelli RC, Pro e Comp.

Per competere

Il Reparto Corse ha ottimizzato nel dettaglio Impulso RC per affrontare le sfide delle competizioni gravel, trattando ogni aspetto come parte di un sistema proiettato alla massima prestazione. Questo approccio è sempre più centrale e caratterizzante nel pensiero progettuale della casa italiana. Il telaio in carbonio mantiene un design pulito ed essenziale, ispirato alle linee aerodinamiche dei modelli aero road Oltre. Il peso è redistribuito con sezioni maggiorate nella parte anteriore per massimizzare l’efficienza aerodinamica.

Il telaio di Impulso RC può montare pneumatici fino a 42 mm, per una guida più stabile nelle sezioni sconnesse. Il drop del movimento centrale è di 70 mm per il massimo del controllo e della versatilità davanti a qualsiasi sfida. La certificazione ASTM2 assicura la possibilità di affrontare gli sterrati più impervi e anche trail con pendenze moderate. La nuova piattaforma telaio Impulso beneficia dei vantaggi aerodinamici applicati nello sviluppo di Oltre RC e poi di Specialissima. A completare il pacchetto peformance, la forcella integrata con il tubo sterzo e il set di ruote RC aerodinamiche specificamente progettate rendono la Impulso una tra le gravel più aerodinamiche della categoria.

Modello di punta

Il telaio presenta una geometria progressiva, ispirata alla stabilità e alle prestazioni delle MTB racing da cross country. Rispetto a Specialissima RC, questo modello presenta un attacco manubrio più corto un reach maggiore.

Il lavoro del Reparto Corse ha garantito alla nuova Impulso RC un cockpit migliorato, più rigido, per una sensazione di gestione totale del mezzo. Il flare di 16° del manubrio offre controllo extra nelle discese più tecniche, mentre l’impiego di una fibra di carbonio estremamente leggera ha portato il peso del manubrio a soli 340 grammi. Come nei modelli di punta della gamma road, Bianchi ha posto particolare attenzione anche alla componentistica, che costituisce parte integrante del sistema bici e delle sue prestazioni. In particolare, Impulso RC monta una coppia di ruote RC43 con profilo da 43 mm e canale interno da 25 mm, sviluppate interamente in carbonio 3K.

Il telaio in carbonio di Impulso RC mantiene un design pulito ed essenziale
Il telaio in carbonio di Impulso RC mantiene un design pulito ed essenziale

Famiglia Impulso

Se Impulso RC è il modello di vertice, pensato per i professionisti che puntano a competere nelle UCI Gravel Series, la nuova famiglia si completa con i modelli Pro e Comp. Il modello RC è disponibile in un’unica colorazione celeste metallizzata, con un inserto nell’iconico celeste CK16 posizionato sul top tube. Impulso RC è in vendita a 6849 euro.

Per gli esperti del fuoristrada, quelli che puntano alle prime posizioni in ogni gravel fondo, c’è invece Impulso Pro, equipaggiata con ruote Velomann Terbium e sella Velomann Mitora. Impulso Pro è disponibile nel classico Celeste o in Grigio Acciaio con finitura matt, con un prezzo di 4249 euro. Per chi invece si affaccia per la prima volta al mondo delle competizioni gravel c’è Impulso Comp, con finiture lucide nell’iconico Celeste o in un elegante marrone-oro che si ispira alle intense tonalità della foresta. Impulso Comp è disponibile a 2999 euro.

Bianchi

eCrown Un Paved, la gamma che elettrizza il gravel

04.12.2023
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Pedalare nella natura, trainati dalla voglia di esplorare e spinti dalla tecnologia. Il neonato brand di bici elettriche eCrown è pronto a coinvolgere gli appassionati del gravel con le sue due proposte. Un Paved e Un Paved Light, sono i modelli creati dal marchio italiano per ampliare gli orizzonti del off-road gentile e della mobilità ibrida per il trekking. Costruite entrambe su telai in carbonio, vantano geometrie pensate per accompagnare il ciclista attraverso il comfort e prestazioni polivalenti per sterrato e asfalto. Più anime accomunate dal solo obiettivo di rispettare l’ambiente e godersi ogni pedalata. 

Per il gravel 

La nuova prospettiva del ciclismo e della vita sana ed ecologica, ha indotto molte aziende di settore ad investire nel gravel. eCrown risponde presente e lo fa con un approccio che rispetta l’ambiente e con una filosofia che abbraccia il Made in Italy. L’indole che accomuna i due modelli Un Paved è quella di offrire al ciclista tutta la libertà e il supporto che una e-bike può regalare.

«Le Un Paved – spiega Roberto Zanetti, Responsabile della Comunicazione eCrown – hanno un utilizzo trasversale, per un mondo nuovo, quello gravel, che sta crescendo molto. I due modelli condividono tanti pregi, però poi si differenziano in base all’utilizzatore. Sulla Light viene montato un motore diverso sulla ruota posteriore, quindi è pensata per un utente che ha un’esigenza diversa da un punto di vista della prestazione. Un approccio più rilassato più da viaggio. La Un Paved invece, ha un animo più avventuriero ed è stata pensata per affrontare percorsi anche più difficili».

Il brand di Pogno, un laborioso paesino in provincia di Novara, per la propulsione dei suoi modelli si è affidata all’esperienza di Polini e FSA. Due marchi che hanno come priorità l’affidabilità e le prestazioni. Concetti che si sposano a pieno con la mission di eCrown. Oltre alla performance, anche l’occhio vuole la sua parte, inconfondibile il verde che avvolge tutta la gamma e immerge ancora di più in un contesto naturale e off-road.  

Un Paved

Il primo modello che andiamo a scoprire è Un Paved. La versione più propensa al gravel, con manubrio dedicato e una geometria rigida, ma allo stesso tempo comoda e adatta alle lunghe distanze. Risalta agli occhi di tutti il cuore pulsante di questo modello, cioè il motore centrale Polini EP3 + EVO 250 watt, 75 Nm. Una garanzia di potenza e affidabilità con la batteria da 36V 14 Ah – 504 Wh e le sue cinque differenti mappature che permettono di modulare l’autonomia e affrontare percorsi con chilometraggi a tre cifre. Anche grazie al display a colori che fornisce tutte le informazioni necessarie per il proprio viaggio.

Le ruote sono FSA tubeless ready, con coperture Vittoria Terreno Dry da 40 mm. Le taglie selezionabili sono quattro da S a XL, da 155 cm a 195 cm di altezza dell’utilizzatore. Gli allestimenti proposti invece sono Shimano GRX 11v classico o Deore 11v Flat Bar. Altrimenti sono disponibili le rispettive versioni DI2. Il peso si attesta in soli 15 chili (16 per la versione con cambio meccanico) per una guidabilità che non viene quindi sacrificata come spesso capita in alcune e-bike.

Un Paved Light

Passando alla Un Paved Light, troviamo la versione più gentile. «Può essere utilizzata da chi vuole muoversi magari anche in città, grazie al manubrio flat perfetto per uno spostamento più agile all’interno di un contesto urbano. Sempre conservando la sua anima gravel». La Light si candida ad essere l’anello di congiunzione tra l’utilizzo cittadino e quello extra urbano. Versatilità che viene accompagnata da soluzioni tecniche mirate.

A partire dal peso che si alleggerisce notevolmente grazie alla sua silhouette più snella. Con i suoi 13,5 chili infatti, vanta una maneggevolezza aumentata. Il motore da centrale passa alla ruota posteriore. La tecnologia è fornita da FSA con il suo modello HM 1.0 da 45NM e la batteria da 36V 15 Ah-252 Wh. Anche nella versione Light le taglie sono quattro per andare incontro a tutti gli utilizzatori. 

eCrown

Com’è il gravel negli USA? Ce lo racconta Brennan Wertz

27.11.2023
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BOLZANO – Stiamo scendendo da Cavalese in direzione Ora, lo scricchiolio della strada ghiaiata sotto le ruote ci sta accompagnando in una discesa che ripercorre il vecchio percorso del treno. Le curve si susseguono e davanti a noi abbiamo un ragazzo classe ’97 alto 1,96 che danza tra le curve sulla sua bici in titanio. Si chiama Brennan Wertz, è californiano ed è un corridore professionista gravel. Ma cosa ci fa uno statunitense sulle Dolomiti? 

Brennan è sponsorizzato da Q36.5 ed è venuto in Italia per disputare il campionato del mondo gravel. La sua storia merita di essere raccontata, ex vogatore dell’Università di Stanford e della nazionale USA con cui è stato campione del mondo U23. In seguito a un infortunio ha iniziato a pedalare su una gravel e da lì è iniziato il suo percorso off-road. Così ci siamo fatti raccontare la sua storia e come sia il gravel negli Stati Uniti dove è nata questa disciplina.

La guida divertente è una delle caratteristiche che ha portato Brennan Wertz ad innamorarsi del gravel (foto Jim Merithew)
La guida divertente è una delle caratteristiche che ha portato Brennan Wertz ad innamorarsi del gravel (foto Jim Merithew)
Come sei arrivato al gravel?

Ho trascorso otto anni remando, viaggiando per il mondo, gareggiando con la nazionale oltre che con il mio team universitario. Penso che sia stato di grande aiuto per costruire il mio fisico attuale, è lì che ho messo le basi per il motore che ho oggi. Prima del gravel facevo MTB, anche se non ho mai corso. E’ sempre stato solo per divertimento.

Poi cos’è successo?

Poi è arrivato l’infortunio mentre remavo. Avevo un’infiammazione ai muscoli delle costole. La tipica storia di qualcuno che si infortuna e inizia a pedalare per recuperare. Così mi sono reso conto di quanto fosse divertente la guida di queste bici. Devo dire che il tempismo ha giocato a mio favore. Sono molto fortunato che questo tipo di scena gravel sia esplosa negli ultimi quattro o cinque anni negli Stati Uniti.

Com’è il gravel negli Stati Uniti?

E’ decisamente più comune. E’ una disciplina che è in circolazione da tanto. Alcune gare vanno avanti da oltre 10 anni, quindi vanta già un’esperienza consolidata. Penso che negli ultimi quattro o cinque anni il gravel sia diventato davvero più popolare e che ci siano alcuni corridori chiave che in un certo senso hanno attirato molta attenzione su di esso. Ragazzi come Ted King, Ian Boswell, sono arrivati direttamente dal WorldTour e sono diventati un esempio di specialisti del gravel.

Abbiamo intervistato Brennan durante il training camp organizzato da Q36.5 in Trentino (foto Jim Merithew)
Abbiamo intervistato Brennan durante il training camp organizzato da Q36.5 in Trentino (foto Jim Merithew)
Come sei arrivato ad essere un pro’?

Io penso di essere in una posizione unica, sono una delle prime persone a diventare professionista nelle corse gravel senza aver partecipato al WorldTour. Ancora oggi, molti dei ragazzi che corrono professionalmente nel gravel provengono da lì e forse sono in… pensione o hanno semplicemente deciso che ci sono più opportunità in questa disciplina o perché gli piacciono di più queste corse. Quindi lasciano la strada per andare sulla ghiaia. Io ho iniziato a pedalare a livello agonistico solo nel 2019, è ancora un periodo piuttosto breve. Penso che sia una scena che al momento gode di molto slancio, energia, entusiasmo e industrie che investono su di essa.

Lo praticano in molti il gravel in USA?

Sì, alle persone piace davvero. Quando vado alle gare, ci sono migliaia di partecipanti ed è davvero una bella opportunità. Possiamo stare tutti con lo stesso obiettivo sulla stessa linea di partenza e vivere un’esperienza condivisa.

Che idea ti sei fatto del gravel in Europa?

Penso che sia decisamente differente. E’ banalmente un habitat diverso dove praticare questo sport. Negli Stati Uniti, abbiamo queste strade agricole che sono semplicemente sterrate, dove ci potrebbero passare quattro auto in larghezza. Vai dritto per miglia e miglia, poi c’è una svolta e poi di nuovo dritto, e poi un’altra svolta e di nuovo dritto. Le curve che incontri sono sempre a 90° suddivise in una specie di griglia di strade che si incrociano. Credo che l’Europa sia anche semplicemente più piccola, con più patrimonio culturale e storia, le persone vivono qui da più tempo. Ci sono queste strade strette e tortuose, con tutte queste curve. Per esempio ai campionati del mondo in Italia, attraverso i vigneti, non siamo mai andati dritto per più di un minuto o due. Curva, contro curva, su e giù. Questo cambia lo stile delle corse. E’ più aggressivo, corri rilanciando ad ogni svolta. E’ uno sforzo molto diverso e di conseguenza anche il suo approccio è differente. Negli Stati Uniti basta spingere per ore e guidare tra i 300 e i 500 watt ininterrottamente. Qui invece si hanno dei picchi di potenza costanti. 

Ti è piaciuto il mondiale in Italia?

Sì, moltissimo.  Aveva un percorso che non mi si addiceva molto, per queste salite davvero ripide con punte a più del 20 per cento. Ma non ho mai visto fan come quelli che abbiamo avuto quel giorno. C’erano persone così appassionate. Urlavano e facevano il tifo per noi su ogni salita toccandoci e spingendoci. Ricordo che le salite quel giorno mi hanno penalizzato e sono finito nelle retrovie. Nonostante ciò, la gente urlava e mi incitava. Negli Stati Uniti le nostre gare sono davvero isolate, in mezzo al nulla e puoi passare ore senza vedere nessuno. E’ stata un’esperienza super divertente. Un percorso bellissimo dove non bastava essere forti, ma bisognava anche essere bravi a guidare la propria bici. 

Brennan Wertz vanta molteplici vittorie nel circuito gravel statunitense (foto Jim Merithew)
Brennan Wertz vanta molteplici vittorie nel circuito gravel statunitense (foto Jim Merithew)
Che bici usi?

Io pedalo su una Mosaic Cycle GT-1 45 in titanio. Ho avuto anche bici in carbonio, ma devo dire che questo materiale per me si sposa al meglio con il gravel per come lo intendo io. Posso fare un single track senza preoccuparmi, viaggiare senza stare in pensiero. E’ una bici robusta, leggera e molto comoda. Questo telaio lo uso dal 2021 e può fare ancora tante miglia. 

Come è nata la tua sponsorizzazione con Q36.5?

Negli Stati Uniti per correre non hai bisogno di una vera e propria squadra, ma devi crearti un nucleo di sponsor. Con Q36.5 ci siamo trovati d’accordo fin da subito, i nostri intenti erano gli stessi. Con loro collaboro anche per il test di prodotti e sono ambassador negli Stati Uniti. Mi piace davvero la tecnicità dei prodotti che hanno e lo studio che c’è dietro ognuno di esso. 

Cinelli torna a saldare l’acciaio nella sede di Milano

11.11.2023
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Cinelli ha recentemente annunciato l’avvio, presso il proprio stabilimento e la sede centrale di Milano, di una produzione interna di telai in acciaio. Dal mese di aprile di quest’anno, tutti i telai alto di gamma della famiglia Nemo vengono infatti prodotti in casa da un team di telaisti artigiani specializzati, sfruttando le tubazioni Columbus, realizzate nello stesso stabilimento. Il processo di produzione di telai Cinelli a Milano rappresenta una delle filiere più corte e sostenibili dell’intera industria ciclistica. 

La decisione di riportare all’interno di Cinelli la costruzione e la saldatura dei telai in acciaio è un’idea romantica, dettata dalla passione per l’artigianato delle biciclette di alta gamma per la “performance”. Tuttavia è anche una valutazione pragmatica, che offre all’azienda e ai suoi clienti tre vantaggi chiave. In primis, la capacità di costruire telai più resistenti, più leggeri e con caratteristiche uniche, grazie al dialogo costante e quotidiano tra i team di progettazione, saldatura e ingegneria. Poi lo sviluppo della filiera produttiva più corta e integrata al mondo per telai di biciclette ad alte prestazioni, grazie alla condivisione degli spazi del workshop di saldatura e costruzione dei telai Cinelli con Columbus. Infine il vantaggio per nulla trascurabile di offrire al cliente un servizio migliore, con consegne più rapide e una migliore assistenza post-vendita.

La novità per il nuovo anno è il modello Nemo Gravel
La novità per il nuovo anno è il modello Nemo Gravel

Nemo Gravel 2024 

Questo importante traguardo Cinelli lo ha recentemente celebrato a Londra, in occasione dell’evento Rouleur Live, attraverso la proiezione di Made in Milano: un breve video dedicato al processo di costruzione dei telai e alla storia di Cinelli. 

L’expo londinese è inoltre servito per il lancio ufficiale della Nemo Gravel 2024: l’ultimo gioiello Made in Italy di Cinelli per quanto riguarda il gravel. Nemo Gravel 2024 rappresenta il primo modello progettato in collaborazione diretta e quotidiana tra i team di costruzione del telaio, ingegneria e design. In linea con la tendenza a una guida sempre più estrema e tecnica, Nemo Gravel è in grado di offrire un elevato livello di supporto off-road, pur mantenendo la rigidità, la velocità e la maneggevolezza agile di una bicicletta di pure estrazione stradale.

Cinelli è tornata a saldare i tubi in Italia, nella sede di Milano
Cinelli è tornata a saldare i tubi in Italia, nella sede di Milano

In modo particolare, Nemo Gravel è caratterizzata da diverse nuove caratteristiche proprietarie, tra le quali: il passaggio ruote fino a 700×47 mm, la possibilità di scegliere tra due tipologie di forcella alternative (la HiRide Sterra con escursione idraulica reale di 20 mm, oppure la forcella rigida Columbus Disc in carbonio con sistema proprietario dual rake, che consente di personalizzare la maneggevolezza della bicicletta in base alle esigenze e alle preferenze del ciclista) il punto di saldatura del tubo sella ribassato, i nuovi foderi sagomati su misura per l’ottenimento di un comfort maggiore, e il collarino reggisella in alluminio CNC per una sua migliore manutenzione e durabilità.

Cinelli

Gravel, forcella ammortizzata e batteria. Si può fare

10.11.2023
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Forcella ammortizzata e reggisella telescopico: anche questo può essere gravel. Tecnicamente ci spingiamo verso una categoria di prodotti vicini alla mtb, ma di fatto in molti li usano (anche e semplicemente per essere più comodi).

Abbiamo provato il nuovo Sram Apex AXS 1×12, abbinato proprio al telescopico Reverb AXS (quello wireless) e alla forcella RockShox Rudy (con escursione di 30/40 millimetri) specifica per il segmento gravel. Oltre a questi componenti non ci siamo fatti mancare il test delle ruote (dal profilo “bassissimo”) Zipp 101 XPLR, un comparto rotante davvero sorprendente. Entriamo nel dettaglio della prova.

Look minimale, ma la forcella è ammortizzata
Look minimale, ma la forcella è ammortizzata

I limiti (forse) non esistono

Tutto può essere e tutto può diventare gravel. Lo si può praticare con una vecchia bici, con una da ciclocross e con una mtb con le ruote da 26. Lo possiamo fare con una normalissima bici da strada (magari con le gomme più grandi), oppure con una bici all’ultimo grido in fatto di componenti (come nel nostro caso).

«Ho fatto gravel», un’affermazione sempre più ricorrente. Semplicemente percorrendo un sentiero battuto, oppure un argine nei pressi di un contesto metropolitano (come se la parola gravel fosse il sinonimo di evasione).

«Ho fatto gravel», portando la bicicletta su quei sentieri scassati e sassosi che normalmente si affrontano con la mtb full. Una volta di più ci si rende conto che il più delle volte il limite può essere tecnico, legato principalmente al mezzo meccanico e al nostro approccio.

Il divertimento è alla base di tutto
Il divertimento è alla base di tutto

Forcella e telescopico

Una cosa è certa, con due componenti del genere non si parla di compromesso, ma di una pratica gravel che si spinge oltre. Strizza l’occhio ai percorsi tecnici ed esigenti, ma apre uno scenario rivolto al divertimento. Immaginare di percorrere velocemente (con tutta probabilità, ancora più veloce) gli stessi sentieri che si fanno con la mtb non è banale. Ci sono dei limiti, questo è sicuro, perché la bici gravel non può diventare una enduro. Un limite è il valore alla bilancia, che è maggiore (rispetto ad una forcella e ad una reggisella tradizionali). Eppure questi due componenti sono un valido aiuto per chiunque, perché assecondano (non poco) la guida con un’azione di comfort, particolarmente utile quando si è stanchi. Obbligano a spendere di più e alzano il prezzo della bici.

Nell’ottica di un’offerta sempre più ampia, tanto specifica quanto trasversale, è giusto pensare anche ad una sorta di ponte/collegamento, dove proprio una forcella ammortizzata e un telescopico uniscono due mondi differenti. Quello del gravel stradistico e quello che mutua le proprie origini dalla mountain bike. Quanto costa una forcella ammortizzata specifica per il gravel? La RockShox Rudy XPLR ha un prezzo di listino di 917 euro.

Trasmissione entry level

Chi acquista una trasmissione Sram Apex, oppure una bicicletta che porta in dote questo pacchetto lo fa per due motivi principali. Il primo è di sicuro contenere la spesa, cosciente del fatto che il valore alla bilancia non occupa il primo posto nella scala dei valori. Il secondo è avere un’ottima sostanza dei materiali e non curarsi troppo dei colpi proibiti che possono arrivare da un utilizzo (anche) scriteriato.

L’ultima versione AXS ha poco da invidiare al Rival e al Force (da questi mutua anche l’architettura dei manettini). Le modalità di attivazione della cambiata sono le medesime, così come la app Sram AXS di gestione (per aggiornamenti e verifiche del sistema). Ad esempio, le batterie sono le stesse e si possono intercambiare tra i vari gruppi cambio (ma anche con il reggisella Reverb wireless). I tempi di deragliata e di risalita della catena sono gli stessi? Le differenze sono minime, impercettibili e legate principalmente all’utilizzo di materiali differenti.

Una trasmissione che funziona con la batteria non è per i puristi della bicicletta (forse non lo è neppure il gravel), ma è pur vero che l’elettronica con tutte le sue forme ha invaso anche il mondo dello sport e la bicicletta non è esente. L’elettronica ha contribuito ad aprire il mondo della bici a diverse tipologie di utenti e questo è un dato di fatto. Quanto costa una trasmissione Sram Apex 1x AXS (freni a disco compresi)? 1371 euro di listino.

Ruote con il cerchio basso

Una bella sorpresa e dal punto di vista tecnico. Pensando ai vari stili di guida, modo di approcciare la bici e trasversalità di utilizzo, meno male che le ruote basse esistono ancora. E’ oggettivo il fatto che una ruota dall’alto e medio profilo veste meglio la bicicletta, ma comporta anche un impegno maggiore nella guida. Una ruota come la 101 XPLR ha senso e diventa la soluzione perfetta per chi vuole stare “più rilassato” ed essere in grado di “governare” il mezzo in ogni momento e contesto tecnico. Perdona qualsiasi cosa ed indecisione.

Oltre al cerchio in carbonio ed una raggiatura “morbida”, c’è un canale interno da 27 millimetri di larghezza, un’enormità. Cosa significa? Che qui si possono montare coperture tassellate di ogni genere e sezione (con o senza inserto), gestendo la pressione interna in base alle preferenze. Il prezzo di listino di queste Zipp non è basso (1491 euro), ma concettualmente sono un componente di alta gamma.

Nel fango è come giocare e tornare bambini
Nel fango è come giocare e tornare bambini

In conclusione

Massima libertà di interpretare la bicicletta, questo è il gravel. Il ponte che unisce l’offroad alla strada, due mondi sempre più simili tra loro, soprattutto per quanto concerne la tecnica e lo sviluppo del mezzo. Il gravel ha contribuito in maniera importante ad alzare ulteriormente l’asticella nella ricerca delle materie composite applicate alle bici road e, paradossalmente ha dato nuova linfa ad una categoria endurance che ha sofferto tanto nelle ultime stagioni.

Il gravel è anche marketing? Certo, tutto è marketing e tutto contribuisce al business, ma è pur vero che il gravel ha ampliato il numero di utenti/praticanti della bicicletta (così come le e-bike). «Il gravel fa parte di una fase di crescita», una delle affermazioni (che condividiamo a pieno) più utilizzate da diversi professionisti che hanno provato il gravel.

Sram

Gravellina, esperienza indimenticabile in una Valtellina senza tempo

09.11.2023
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Strade sterrate, lastricati, sentieri di media montagna, terrazzamenti e muretti a secco. Gravellina apre le porte ad una Valtellina ricca di storia ed enogastronomia da scoprire in sella alla propria gravel. Un evento pronto ad accompagnare il ciclista su itinerari unici, tracciati per addentrarsi nelle pagine di un’agricoltura antica e una viticoltura eroica. L’appuntamento sarà per il 21 e 22 settembre 2024, i tour si suddivideranno tra più scelte per disegnare la propria esperienza in base alle proprie possibilità. 

A fare da apripista è andata in scena un’anteprima con la presenza di media, opinion leader e aziende del settore invitati a provare gli itinerari. Dal capoluogo Sondrio, in direzione est quasi fino a Tirano, oppure a ovest verso il Lago di Como. Il risultato è stata una pedalata in compagnia con tanti commenti positivi ed entusiasti per percorsi non banali, a tratti impegnativi, ma soprattutto paesaggi che entrano nel cuore.

Voce della terra

I percorsi di Gravellina seguono le strade rurali dove la Valtellina coltiva e produce i suoi prodotti più noti, come i vini e le mele, e più tradizionali, come la segale e il grano saraceno. Le vie oggi come un secolo fa sono il manifesto del rapporto tra uomo e natura, qui in relazione e in equilibrio.

«La Valtellina – spiega Camillo Bertolini di DaysOff, agenzia di outdoor marketing che si occupa dell’organizzazione e della comunicazione di Gravellina – è un punto di riferimento nel cicloturismo. La si conosce per i passi mitici, i percorsi stradali e di MTB più famosi. Il contesto che ospiterà Gravellina invece, comprende la Media Valtellina. Un territorio stupendo dal punto di vista naturalistico. Il progetto è partito grazie ad un contributo di GAL Valtellina Valle dei Sapori che ha consentito la mappatura del territorio già da questa primavera. Questo evento nasce appunto con l’esigenza di dare giustizia a dei luoghi affascinanti e ricchi di tradizioni. La chiave di lettura sono le strade rurali e percorsi che hanno secoli di storia. Da sempre le vie dell’agricoltura, dei vigneti, dei meleti, della segale e del grano saraceno».

Gravel è l’ideale

Non solo mountain bike e conquista in bici da corsa dei grandi passi Alpini. La Valtellina è anche gravel. Con Gravellina si percorrono le secolari strade rurali nel cuore della Provincia di Sondrio ad un ritmo lento e amico dell’ambiente.

«Il gravel si sposa perfettamente – dice Bertolini – con questa tipologia di percorsi. Siamo in territorio alpino, però l’evento si sviluppa tra il fondovalle e la media montagna dove c’è questa rete di strade sterrate. Sono presenti anche tantissimi lastricati che sono poi le antiche vie che connettevano i borghi di media montagna di origine medievale, alcuni dei quali ancora esistono praticamente intatti e con questa atmosfera che ti riporta indietro di secoli di storia».

Le salite si inerpicano tra i vitigni, come la Fracia oppure quella del Vecchio Torchio lungo la Via dei Terrazzamenti. Il centro storico medievale di Ponte in Valtellina, i meleti di Chiuro, i mulini e i palazzi di Teglio. Poi ancora: il Castel Grumello che domina la valle, il monumentale santuario della Santa Casa a Tresivio. La passerella sulla gola delle Cassandre, il Sentiero Valtellina lungo il fiume Adda, le formazioni rocciose delle Piramidi di Postalesio, il quartiere storico di Scarpatetti a Sondrio. Il gravel in Valtellina non è solo ciclismo, ma un viaggio che trasuda storia e tradizione ad ogni pedalata e bellezze naturalistiche ad ogni sguardo.

Momenti di ristoro per assaggiare le tradizioni
Momenti di ristoro per assaggiare le tradizioni

Pedalare per degustare

Accompagnati da vigne e meleti, pedalare su questi territori lega ogni pedalata al desiderio di assaggiare e conoscere i sapori di questi luoghi.

«Abbiamo cercato il coinvolgimento – afferma Bertolini – delle produzioni agricole. La Valtellina ha tra i suoi punti di forza l’enogastronomia. Prima di tutto è sicuramente da citare il il vino che si coltiva su questi terrazzamenti che sono il simbolo della viticoltura eroica. Il loro tratto distintivo sono i muretti a secco, non a caso il logo di Gravellina rappresenta proprio il muretto che sostiene tutte le coltivazioni e le strade che si andranno a percorrere.

«Oltre al vino, le mele sono un’altra eccellenza della Valtellina. Con il coinvolgimento di Coldiretti riprendiamo anche tutta quella che è la produzione dei prodotti locali, come possono essere i pizzoccheri, i formaggi, le castagne e i funghi e tutto quello che la montagna può offrire. Un altro cenno interessante è il coinvolgimento delle strutture delle aziende agricole. In particolare modo chi ha buone pratiche di recupero delle coltivazioni tradizionali. Infatti i ciclisti incontreranno in uno dei punti di ristoro il Mulino Menaglio, proprietà di un’associazione che recupera i grani antichi della segale. Ci sarà l’occasione di assaggiare gli antichi cereali nella zona di Teglio, la patria del pizzocchero, ma anche conoscere associazioni che hanno recuperato tradizioni e prodotti che erano ormai stati abbandonati».

Alloggi e partenza

Gravellina sarà un evento aperto al pubblico nel 2024 e si svolgerà nel weekend del 21-22 settembre. L’evento proporrà diversi percorsi, duri per chi vuole sfidare le salite tra i terrazzamenti della viticoltura eroica, oppure più rilassati con meno dislivello per chi preferisce rimanere più ancorato al fondovalle.

«Abbiamo tre tipologie di tour: lungo, medio e corto. Il lungo misura 118 chilometri e ha come centro la città di Sondrio. I tour medi saranno due e rappresentano i due cerchi dell’otto che forma il giro lungo. Questo per far sì che uno possa fare il giro completo in un giorno, oppure fare il mezzo tour diviso in due giorni. Avremo invece un itinerario molto più facile completamente di fondovalle con pochissimo dislivello. Naturalmente questo per andare a cercare il coinvolgimento di tutti e rendere questa esperienza il più aperta possibile.

«La Valtellina è pronta ad accogliere tutti. Sondrio sarà il capoluogo di questo evento e sarà anche luogo di partenza dei tour in particolare all’interno del Parco Naturale Adda Mallero, dove sarà creato il villaggio di partenza e allestiti gli stand che coinvolgeranno gli agricoltori stessi. In più tra le due estremità dei tour, Ardenno da una parte e Bianzone dall’altra, ci sono molteplici strutture, molte delle quali nuove e moderne, pronte ad ospitare i cicloturisti».

Gravellina

Cecchini stregata dal gravel, per “colpa” di Pontoni!

08.11.2023
5 min
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«Caro Daniele mi hai fregato!». E’ questa la battuta che Elena Cecchini ha rivolto al cittì del cross – e del gravel – Daniele Pontoni. Una battuta che si riferiva proprio al gravel, specialità dalla quale l’atleta della  SD Worx sembra sia rimasta stregata.

I fatti. E’ estate e Pontoni chiede ad Elena se le va di provare il gravel. In palio dapprima la maglia azzurra agli europei e poi forse anche quella per i mondiali. Gli appuntamenti arrivano a fine stagione e Cecchini accetta. Curiosità, e il fatto di non fermarsi troppo presto per lo stacco invernale, inducono la friulana ad accettare. Da quel momento si apre un mondo.

Due friuliani in foto: Cecchini con il cittì Pontoni. Amicizia di lungo corso ma prima esperienza di lavoro insieme
Due friuliani in foto: Cecchini con il cittì Pontoni. Amicizia di lungo corso ma prima esperienza di lavoro insieme
Elena, e così Pontoni ti ha fatto innamorare del gravel, ti abbiamo visto pedalare sullo sterrato anche dopo questi due appuntamenti in azzurro…

Diciamo che mi è piaciuta tutta questa cosa! Le cose sono andate così: durante l’inizio dell’off-season volevo fare un’uscita e ho deciso di farla in gravel. Io ho fatto la mia primissima esperienza con questa disciplina giusto in Belgio, per l’Europeo. Lì c’erano anche i cugini De Marchi. Così ho chiesto a loro se in Friuli c’erano dei bei percorsi per fare gravel. 

E loro?

Mi hanno risposto: «Sì, sì… è bellissimo, abbiamo dei percorsi stupendi». In quei giorni ero ad Udine e così mi sono scaricata una traccia di una sessantina di chilometri e sono andata. Mi sono divertita molto. Ho intersecato spesso le strade che facevo su strada, ma con queste deviazioni gravel.

Quindi si può rifare?

Sì, sì… Alla fine la verità è che questa specialità è arrivata nel momento giusto. Ero a fine stagione, io dovevo comunque risalire in Olanda per fare alcune cose con la squadra e l’europeo non era troppo distante. Da sempre ho fatto solo strada e pista e non sapevo quanto questo potesse aiutarmi. Ma Barbara Guarischi, che è in squadra con me, mi ha detto di venire, di provare, che ci saremmo divertite. Lei aveva fatto questa esperienza anche lo scorso anno (era la tricolore in carica, ndr). Così mi sono ritrovata a debuttare all’europeo. Ed è stata una tra le gare più dure che abbia fatto in vita mia per l’intensità con cui si è corso.

Esordio col botto per Cecchini, terza all’europeo alle spalle della compagna di club Wiebes (prima) e della crossista Fem Van Empel (seconda)
Esordio col botto per Cecchini, terza all’europeo alle spalle della compagna di club Wiebes (prima) e della crossista Fem Van Empel (seconda)
Per il prossimo anno pensi che potresti valutare qualche evento?

In effetti ho dato uno sguardo al calendario, perché con il ranking se sei messa bene in classifica parti più avanti e questo ti consente di fare un grande sforzo in meno. Se in primavera o in qualche momento idoneo della stagione si potrà fare qualche gara magari ci si potrà organizzare.

Quindi l’interesse c’è…

Vediamo! La squadra ha dato l’okay. Specialized chiaramente è interessata, nessuno ci ha messo i bastoni tra le ruote, abbiamo tutte una certa libertà. E poi ho notato che è un ottimo allenamento per la strada: si fa parecchio endurance, perché comunque le gare durano ore, ma con tanta intensità. Un’intensità così prolungata non è cosa da poco. E ancora dico che in generale mi è piaciuto moltissimo. Mi è piaciuto anche l’ambiente.

Cioè?

E’ stato anche bravo Pontoni secondo me. Conosco Daniele da una vita, anche se non avevo mai lavorato con lui. E credo che lui si stata la chiave di volta di tutto. In nazionale si respirava davvero un clima di divertimento, pur mantenendo quella serietà necessaria visto che in palio c’erano delle medaglie. Pontoni ha creato un bel gruppo, nonostante fosse molto eterogeneo: c’erano stradisti, biker, crossisti… Forse ci ha aiutato anche il fatto che la componente friulana era corposa. Ma nel complesso tutti ci siamo divertiti tantissimo.

Anche tecnicamente Elena potrà trarre vantaggio da questa specialità (foto Instagram)
Anche tecnicamente Elena potrà trarre vantaggio da questa specialità (foto Instagram)
Insomma ci sono aspetti fisici e tecnici importanti in tutta questa vicenda. Ci puoi dire la cosa che ti è piaciuta di più in tutta questa nuova avventura?

Mi è piaciuto il fatto che da tanto tempo non riuscivo a divertirmi così in gara. Mi spiego: correndo solo su strada sei più concentrata, hai inevitabilmente qualche pressione in più. Queste volte invece sono stata più spensierata. Se sbagliavo una curva non era un dramma, non era un problema. Su strada questo non sempre è possibile in quanto è il mio lavoro. Ma questa esperienza mi insegnato questo nuovo approccio mentale alla gara.

Quindi agli aspetti fisici e tecnici dobbiamo aggiungere anche quelli mentali. E invece una cosa che non ti è piaciuta?

Non mi è piaciuto il fatto che si tratta di corse ufficiali in cui si assegnano maglie e medaglie e dopo 3 minuti partono atleti uomini “non-pro”. Ciclisti senza una licenza da professionisti, che poco dopo si sono mischiati nella nostra corsa. A quel punto per tutte noi si è trattato di sopravvivere alle loro ruote. Per fortuna al mondiale eravamo solo donne e infatti è andata meglio, anche da un punto di vista tattico. C’è stata una gara più lineare. Almeno so che l’UCI ci sta lavorando. Di certo questo gravel è una disciplina coinvolgente e che attira tante persone.

Malta, un’isola a misura di bici con l’aiuto della Eolo-Kometa

30.10.2023
5 min
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A metà tra Europa e Nord Africa, un’isola dalla storia antichissima ricca di misteri. Dai Cavalieri di Malta ai templari, dai primi missionari cristiani ai conquistatori arabi: 7.000 anni di storia che si possono respirare in sella alla bici perdendosi tra le vie storiche e la natura più viva. La Eolo-Kometa è approdata sull’isola di Malta per allenarsi e fare gruppo in un training camp di squadra. Alla guida oltre allo staff tecnico c’era Valerio Agnoli, anello di congiunzione tra il ciclismo dei professionisti e la meta turistica maltese. 

Un connubio che si sposa perfettamente, che ha trovato gli atleti della formazione italiana entusiasti di ogni metro pedalabile, aprendo la strada a un’opportunità proiettata a diventare bike destination davanti agli occhi dei cicloturisti di tutto il mondo

Ci siamo fatti raccontare l’esperienza proprio dall’ex professionista, ora figura chiave per le Relazioni Estere nella Federazione di Ciclismo del Vaticano e coordinatore dei progetti tra VisitMalta e il team Eolo-Kometa. 

Che impressioni hanno avuto gli atleti quando sono arrivati a Malta?

E’ stata un’impressione sicuramente più che positiva, per il semplice fatto che i ragazzi hanno potuto gustare le bellezze di Malta in un training camp proiettato sul 2024. I ragazzi hanno fatto attività di promozione e di team building. Ho creato grazie a VisitMalta, una caccia al tesoro nella città di Vittoriosa. Tramite degli iPad, i ragazzi erano divisi in gruppi per cercare i target, camminando e scoprendo la città in modo alternativo. 

Un modo per fare squadra anche giù dalla bici?

Sì certo, per fortificare un po’ quello che era sia un discorso dello staff che un discorso di nuovi corridori arrivati. E’ stato un team building di fine stagione, ma anche d’inizio perché hanno avuto modo di provare nuovo abbigliamento tecnico: scarpe, caschi e altri accessori. Si sono goduti l’isola non solo in maniera lavorativa, ma anche prendendosi un po’ di relax.

Malta è anche riposo…

Nonostante fosse metà ottobre, c’erano circa 30 gradi quindi molte persone si sono fatte anche il bagno, hanno avuto modo anche un po’ di godersi in modo diverso un training camp. 

Che luogo è Malta per un ciclista?

Fondamentalmente è un’isola dove si può fare ciclismo tutto l’anno. In inverno c’è un clima mite con temperature dai 15 ai 20 gradi e l’estate si sta molto bene. Malta è un paese dove il cicloturista può godere di molti percorsi e sentieri in mountain bike e in gravel. Ci sono itinerari spettacolari sulle scogliere e poi si ha la fortuna di avere tutti questi piccoli villaggi caratteristici, che sono una forte attrattiva sia turistica ma anche un riferimento per un discorso culinario.

I pro’ della Eolo-Kometa hanno apprezzato le strade di Malta?

Hanno avuto modo di uscire una giornata in bicicletta. Da ex professionista so che questo training camp aveva un’importanza maggiore per la dinamica del gruppo piuttosto che per quella dell’allenamento in sè. Hanno girato nei vari villaggi, hanno fatto la conferenza stampa a Valletta con il Ministro del Turismo e tutti i rappresentanti di VisitMalta. Hanno avuto modo anche di capire quanto sia importante l’interesse di Malta a investire nel mondo del ciclismo professionistico. Malta è una meta molto importante per il turismo. Abbiamo visto anche una delle più grandi navi al mondo, la MSC Europa. C’erano più di 6.000 persone approdate a Valletta per visitarla.

Il gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesi
Il gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesi
Quindi c’è tutto quello che serve a un ciclista, a un atleta per allenarsi, ma anche per eventualmente organizzare un ritiro come avete fatto voi?

Sì, diciamo che sul discorso ritiro è normale che non ci siano molte distanze che si possono coprire. Per un discorso offroad si può fare di tutto e di più. E’ un’isola che con il tempo si sta abituando ad accogliere cicloturisti che vorranno godersi una vacanza diversa dal solito, non solo mare.

Parlando con gli atleti che feedback ti hanno dato? 

Hanno potuto ammirare al 101 per cento le bellezze dell’isola. Molti corritori e anche parte dello staff mi hanno chiesto per la stagione 2024 di tornare, per gustarsi la storia, la cultura e le tradizioni con più tempo a disposizione. Malta è un’isola che ha più di 365 chiese, c’è tanto da vedere…

Paesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-road
Paesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-road
Com’è vista la bici a Malta?

Stanno creando già diverse piste ciclabli, quindi si stanno pian piano adeguando agli standard di sicurezza stradale. Basti considerare che negli ultimi tre anni hanno stanziato più di 700 milioni di euro per rifare tutte quante le strade, questo è sinonimo di come l’isola sia propensa e rispettosa nei confronti di tutte le persone che verranno.

E le strutture?

Malta si è affacciata da due anni grazie alla sponsorship nel mondo del ciclismo professionistico. Stanno cominciando a vedere anche loro l’importanza di avere sempre più ciclisti sull’isola. L’investimento coinvolge anche la nascita di bike hotel a misura di bici.

VisitMalta

Orbea Terra, nuovi look e allestimenti per tutti

26.10.2023
4 min
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Oltre alla performance anche l’occhio vuole la sua parte. Se questa Terra ha convinto per comfort e prestazioni fin dal suo primo giorno, oggi Orbea presenta nuove grafiche e colori. Progettata da cima a fondo per il gravel, la Terra non è una bici da strada adattata o una mountain bike più snella. Il suo unico obiettivo è accompagnare il ciclista verso nuove avventure. Oltre ai look rinnovati, la Terra godrà anche di nuovi allestimenti scelti per rendere l’esperienza in sella ancora più di alto livello e profonda. 

Per ogni avventura

La nuova Terra è ideata e progettata per soddisfare tre tipi di utilizzatore: il purista del gravel, che ama i percorsi lunghi e cerca velocità, comfort ed efficienza, qualsiasi sia la superficie. L’esploratore, che ama perdersi alla ricerca di nuovi sentieri e strade secondarie. Infine l’avventuriero, che cerca percorsi lunghi facendo bikepacking e avventurandosi in nuovi territori.

Tutte queste possibilità sono fruibili grazie ad una progettazione a 360° della bicicletta sotto ogni aspetto. Un esempio è la possibilità di montare ruote 700c con coperture da massimo 45 mm quando si cerca velocità ed efficienza in strade sconnesse. Oppure ruote 650B e coperture da massimo 50 se si è alla ricerca di durata, trazione e comfort estremo, specialmente indicato per la pratica del bikepacking leggero.

Le nuove grafiche si sposano con lo stile di lui e di lei
Le nuove grafiche si sposano con lo stile di lui e di lei

Nuove grafiche

Una ventata di freschezza ha abbracciato la gamma Terra: nuove grafiche e colori sia per la versione in carbonio che in alluminio. Tonalità che incalzano lo stile del gravel e rendono questo modello un pezzo unico da conservare nel tempo e personalizzare secondo i propri gusti. 

Nei modelli in carbonio, i nuovi colori sono il Cosmic Carbon View – Meta – Carbon e l’llic Olive Green (Gloss) Carbon, mentre nei modelli in alluminio le novità sono l’Artichoke (Matt) – Lilac (Matt), Blue Stone (Gloss) – Copper (Matt) e l’Infinity Green – Ivory White (Gloss). Come da tradizione, in Orbea tutti i modelli in carbonio sono personalizzabili con MyO per quanto riguarda i colori, l’ergonomia e i componenti.

La linea è disegnata per la performance
La linea è disegnata per la performance

Nuovi allestimenti

Progettare il telaio da zero ha dato l’opportunità agli ingegneri di Orbea di affrontare un problema presente in molti telai gravel. Vale a dire, fornire una gamma di opzioni di trasmissione senza compromettere la spaziatura degli pneumatici. Questo ha permesso una versatilità aumentata e la conservazione dell’animo avventuriero.

Un’altra novità di Terra per il 2024 è l’inclusione della gamma di ruote Oquo in praticamente tutta la gamma. Terra avrà le ruote RC25 Team o RC25 Pro della gamma Road Control. Inoltre, sarà possibile scegliere anche modelli della gamma Road Performance come le RP35 o le RP45. Infine, la linea Terra include il nuovo modello M22TEAM 1X montato con il Campagnolo Ekar, novità nel mercato delle due ruote.

Per tutti

La versione in alluminio si candida ad essere la compagna ideale per esplorazioni interminabili e avventure notturne, offrendo la massima versatilità all’interno della famiglia Terra.

L’avanzato alluminio idroformato e il dimensionamento ottimizzato dei tubi aumentano il comfort per le uscite più lunghe e i punti di montaggio integrati del portapacchi posteriore si adattano a una grande varietà di borse. La Terra H è pronta per stupire ad ogni uscita.

La Terra M è l’opzione più sportiva della famiglia, veloce e leggera, per avventure su strade secondarie o sterrate. Il telaio in carbonio fornisce la perfetta combinazione di peso, comfort e resistenza, mentre il sistema LOCKR consente di riporre gli oggetti essenziali all’interno del telaio protetti da tutto. 

I prezzi dei modelli partono con la serie M. Il top è la Terra M21eTEAM 1X: 5.999 euro. Segue la Terra M22TEAM 1X: 5.399 euro. Poi Terra M31eTEAM 1X: 3.899 euro. Quindi Terra M20 TEAM: 3.699 euro, Terra M41eTEAM 1x a 3.599 euro e Terra M30 TEAM: 3.199 euro. Segue la linea H, con la Terra H41 1X a 2.499 euro, Terra H30 a 2.399 euro, e infine la Terra H40 a 2.099 euro.

Orbea