Il gravel è una disciplina in espansione, che come abbiamo detto più volte, si sta ritagliando un suo spazio specifico oltre a proporsi come disciplina da affiancare alla bici da corsa in alcuni periodo dell’anno. Non a caso anche alcuni professionisti salgono sulla bici da gravel per staccare la spina a fine stagione. In Italia c’è un marchio che ha puntato da subito su questo nuovo modo di pedalare, stiamo parlando di Guerciotti.
Dal ciclocross al gravel
Il marchio lombardo vanta unalunga esperienza nel ciclocross e ha messo in campo questa qualità per progettare le sue biciclette gravel. «Noi abbiamo sempre creduto nel gravel – ci spiega Alessandro Guerciotti – e abbiamo proposto fin da subito delle biciclette specifiche per questa disciplina. Siamo un marchio che viene dal mondo del ciclocross e abbiamo utilizzato le nostre conoscenze tecniche in questa disciplina per realizzare le biciclette gravel. Ovviamente le geometrie sono state adattate ad un altro tipo di utilizzo, più orientato al comfort e al divertimento».
La Guerciotti Brera La Guerciotti Brera ha un telaio completamente in carbonio
Per l’agonista
La gamma gravel di Guerciotti al momento vede due modelli: Brera e Greto. «Brera è un telaio completamente in carbonio che vanta una qualità e una struttura derivanti direttamente dal ciclocross. Anche la forcella ha una struttura che viene dalla nostra esperienza nel ciclocross. Parliamo di una bicicletta dedicata al “gravellista” evoluto a cui piace fare tanti chilometri. La potremmo definire la bicicletta per l’agonista evoluto del gravel».
Telaio in carbonio
Come ci ha detto Alessandro Guerciotti la Brera è una bicicletta con un telaio in fibra di carbonio rinforzato nelle zone di massima torsione. Questa lavorazione fa in modo di avere una bicicletta elastica e allo stesso tempo rigida in fase di rilancio. Il peso del telaio è di 1.270 grammi ed è dotato di occhielli per montare le borse e fino a due borracce per affrontare anche i viaggi. Il manubrio svasato oltre ad agevolare la guida sui terreni accidentati permette di montare un’ulteriore borsa. La forcella di derivazione ciclocrossista permette di montare cerchi larghi con pneumatici che possono arrivare fino a 42 millimetri di larghezza.
La Greto con telaio in alluminio e forcella in carbonioLa Greto vanta un telaio in alluminio idroformato con la forcella in carbonio monoscocca
La gravel versatile
«Il modello Greto ha un telaio in alluminio idroformato – ci spiega Alessandro Guerciotti – abbinato a una forcella in carbonio monoscocca come quella che c’è sulla Brera. Questa bicicletta l’abbiamo pensata per un pubblico più vasto, per quelle persone a cui piace farsi un bel giro durante il week end e usa la stessa bicicletta per andare a lavoro durante la settimana. Tanti hanno abbandonato la mountain bike per una gravel proprio perché quest’ultima è più versatile».
Gli occhielli per montare le borse sulla GretoNella parte superiore del tubo orizzontale della Greto ci sono gli occhielli per le borse
La più venduta
In questo momento di grande boom della bicicletta è importante offrire biciclette dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. «Greto sta riscuotendo un grande successo perché con 1.900 euro si può avere una bicicletta montata con lo Shimano 105 e una componentistica di qualità. Non a caso è il modello che vendiamo di più». Il modello Greto ha un telaio in alluminio 7075 che ferma l’ago della bilancia a 1.490 grammi. La geometria è orientata al massimo comfort ed è pensata per un pubblico di stampo amatoriale. Anche per questo modello sono presenti gli occhielli per montare le borse e due borracce. Il manubrio svasato permette di montare un’ulteriore borsa. Grazie alla forcella in carbonio si possono montare gomme fino a 42 millimetri di larghezza che permettono di affrontare qualunque terreno.
La Brera I.ON con motore PoliniLa Brera I.ON è dotata di motorizzazione Polini
C’è anche l’elettrico
Alessandro Guerciotti ci tiene a ricordare che a completare la gamma gravel c’è anche la Brera I.ON, la versione a pedalata assistita e dotato di motore Polini, di cui abbiamo parlato approfonditamente nel momento della sua presentazione. Infine, uno sguardo al futuro. «Il gravel per noi è molto importante – ci dice Guerciotti – e per il futuro stiamo preparando nuovi prodotti sia in termini di nuovi montaggi che di nuovi modelli. In questo modo vogliamo offrire la bici giusta ad ogni tipologia di utente, per soddisfare ogni esigenza».
Il gravel si sta evolvendo non solo per quanto riguarda le biciclette, ma anche negli accessori e nell’abbigliamento. E’ così che Sportful presenta la seconda versione della maglia e del pantaloncino Supergiara.
Aero e traspirante
Partiamo dalla Supergiara Jersey, una maglia a maniche corte realizzata con il tessuto poliestere DR tridimensionale che è dotato di una struttura che aumenta la traspirabilità rimanendo elastico e quindi favorendo la comodità. Il fitting aerodinamico ben aderente al corpo ne fanno una maglia adatta a chi piace essere competitivo anche sulle bici gravel.
La maglia Supergiara vanta un tessuto molto traspiranteLa maglia Sportful Supergiara è realizzata con un tessuto molto traspirante
Le tasche raddoppiano
Una caratteristica importante della Supergiara la troviamo nella parte posteriore, infatti capita spesso di vedere maglie dedicate al gravel con le tasche aggiuntive poste sui lati. Sportful ha optato per raddoppiare le tasche nella parte posteriore. Il ciclista può contare su sei tasche! Questo risultato è stato ottenuto grazie a degli inserti interlock 100% poliestere, che fanno in modo che le tasche non si deformino anche quando sono piene. Inoltre, è stato aggiunto un nastro grip sul fondo maglia che la tiene stabile anche sui sentieri accidentati. La zip lunga YKK permette di aprire e chiudere la maglia a proprio piacimento in base alle condizioni climatiche. Una caratteristica che va nella direzione della sicurezza è la presenza di elementi reflex sulle spalle, sui fianchi e sul retro della maglia.
Le sei tasche nella parte posterioreLa Supergiara è dotata di ben sei tasche nella parte posteriore
Per le uscite lunghe
I Supergiara Bibshort hanno un fitting piuttosto racing e sono realizzati con un tessuto molto elastico e resistente alle abrasioni e alle cadute, che nel gravel possono essere più frequenti rispetto alla strada. Le qualità dei tessuti uniti al taglio da gara ne fanno un capo perfetto anche per chi vuole affrontare lunghe distanzesulla strada. Un’altra caratteristica che rende i Supergiara Bibshort adatti alle uscite lunghe è la presenza di due tasche posteriori e di una tasca laterale in rete sulla gamba sinistra. In questo modo il ciclista avrà ulteriore spazio dove riporre barrette, gel e altri oggetti.
La tasca laterale del pantaloncino SupergiaraIl pantaloncino Supergiara è dotato di tasca laterale sulla gamba sinistra
Fondello dedicato
Sportful ha lavorato molto sul fondello dotando i Supergiara del DMS. Un fondello specifico per il gravel, che unisce diversi livelli di densità e una forma più ridotta rispetto ad altri modelli dedicati al settore strada. Anche il posizionamento è stato studiato specificatamente per il gravel in modo che combaci con la posizione del corpo e con i movimenti che si fanno quando si è su strada sconnesse. Come per la maglia anche per i pantaloncini sono presenti diversi inserti riflettenti sui lati delle gambe.
La maglia e il pantaloncino Supergiara sono disponibili in diversi coloriLa maglia Supergiara è disponibile in cinque colori mentre il pantaloncino in tre colori
Prezzi e colori
Infine, diamo uno sguardo ai prezzi e ai colori disponibili. Per quanto riguarda quest’ultimi, per la maglia sono disponibili cinque colori: Black, Blu Sea, Blu Sky, Red Rumba e Yellow. Mentre per i pantaloncini abbiamo tre colori: Black, Cacao e Red Wine.
Il prezzo della maglia Supergiara è di 99,90 euro, mentre i pantaloncini si attestano a 139,90 euro.
All4Cycling ridisegna i pantaloncini per il gravel. Via le bretelle. Girovita elastico. Tasche a scomparsa. Un modo di vestire funzionale e iper tecnico
Qualche giorno fa Cannondale ha presentato la nuova Topstone Neo SL con telaio in alluminio e provvista di motore. Una bicicletta pensata per divertirsi e viaggiare con un ottimo livello di comfort.
Maestri delle leghe
Quando si parla di alluminio Cannondale risulta fra i marchi con più esperienza nel mondo del ciclismo e non poteva mancare la bici gravel a pedalata assistita realizzata in questo materiale. Ricordiamo che con Neo vengono identificate le biciclette elettriche di Cannondale.
La Cannondale Topstone Neo SL 1La Cannondale Topstone Neo SL 1 equipaggiata con lo Shimano GRX 600/800
Motore al mozzo
Nello specifico della Topstone Neo SL troviamo il motore Mahle Ebikemotion X35 posto nel mozzo della ruota posteriore con una potenza di 250 Watt. La batteria integrata nel tubo obliquo ha una capacità di 250Wh, ma con una batteria supplementare si può arrivare fino a 450Wh, in modo da avere un’autonomia maggiore. Tre sono i livelli di assistenza disponibili, che possono essere controllati tramite il pulsante iWoc One posto nel tubo orizzontale e di facile portata.
Il motore Mahle Ebikemotion X35 è posto nel mozzoIl motore Mahle Ebikemotion X35 è situato nel mozzo della ruota posteriore
Geometrie da endurance
A livello di geometrie Cannondale ha ripreso quelle delle Synapse, la bici endurance per eccellenza del marchio americano, in modo da unire un assetto più rialzato che strizza l’occhio al comfort e alla stabilità, con una posizione più aerodinamica che vuole favorire la velocità. Grazie anche alla soluzione del motore nel mozzo della ruota, il look di questa bicicletta assomiglia molto alla versione tradizionale e si rivela una scelta congeniale per affrontare lunghe pedalate in pieno divertimento.
Il pulsante iWoc One per il controllo dell’assistenza motoreIl pulsante iWoc One posto nel tubo orizzontale serve per controllare l’assistenza del motore
Ottima per i viaggi
Da non dimenticare che la Topstone Neo SL si presta anche come compagna ideale di viaggi, infatti è equipaggiata con tutti gli attacchi necessari per portare tre borracce e una borsa al tubo orizzontale. Inoltre, questa nuova bici di Cannondale può ospitare pneumatici fino a 42 millimetri di larghezza, che permettono di affrontare qualunque tipo di terreno in tranquillità.
La Topstone Neo SL 2 con Shimano GRX 400/600La Topstone Neo SL 2 è equipaggiata con lo Shimano GRX 400/600
Due versioni
Cannondale propone due versioni: la Topstone Neo 1 SL e la Topstone Neo 2 SL. La prima è montata con lo Shimano GRX 600/800 con un prezzo di 3.399,00 euro, mentre la seconda con lo Shimano GRX 400/600 ad un prezzo di 2.899,00 euro.
Siamo nel pieno della stagione invernale e molti stanno utilizzando le biciclette gravel per ovviare alle giornate fredde e uggiose. Santini ha presentato questa estate una linea specifica e di recente l’ha completata con i capi invernali: una calzamaglia, una maglia a maniche lunghe, una giacca antivento, uno smanicato, uno scaldacollo e una camicia in misto lana da usare anche nel tempo libero.
Tante tasche
Iniziamo dalla calzamaglia Gravel realizzata con la termofelpa Blizzard e il trattamento water-resistant Acquazero. Le bretelle sono senza cuciture per non creare nessun fastidio durante la pedalata. La parte della schiena è composta da un doppio strato di tessuto. Sempre nella parte posteriore ci sono due tasche a cui si aggiungono altre due tasche in mesh ai lati della coscia per portare facilmente barrette, gel e vari accessori. Il fondello è il C3 con superficie ergonomica 3D a densità differenziata per un grande comfort in sella.
La comoda tasca laterale della calzamaglia GravelLa comoda tasca laterale della calzamaglia Gravel
Sempre in posizione
Passando alla parte alta del corpo troviamo la maglia a maniche lunghe Gravel realizzata in termofelpa. Questo capo è dotato della vestibilità slim con una doppia banda siliconica a fondo maglia che la tiene sempre in posizione. Nella parte posteriore c’è una tripla tasca. Disponibile in tre colori: salvia, grigio e arancio.
La maglia a maniche lunghe Santini GravelLa maglia a manica lunga Santini Gravel
Al riparo dal vento
Santini propone anche una giacca e uno smanicato antivento. Entrambi sono realizzati con un design camouflage che si abbina agli altri capi della linea Gravel, ed inoltre, sono stati prodotti con una membrana leggerissima che protegge dal vento e allo stesso tempo è altamente traspirante. Una bella qualità di questo materiale è che i capi si possono richiudere nella loro stessa tasca e quindi sono facilmente trasportabili. Lo smanicato e la giacca antivento sono disponibili nei colori: verde militare e grigio.
La giacca antivento nel colore camouflage verde militareLa giacca antivento nel colore camouflage verde militare
Per più utilizzi
Lo scaldacollo è uno degli accessori più ricercati dai ciclisti durante l’inverno: si può tenere intorno al collo, appunto, oppure lo si può indossare come sotto casco. Lo scaldacollo Santini Gravel è realizzato con un mix di lana merino e poliestere, risultando caldo ed elastico al tempo stesso. Dal design camouflage e in due varianti colori: verde militare e grigio.
Lo scaldacollo che può essere usato anche come sotto cascoLo scaldacollo che può essere usato anche come sotto casco
Non solo in bici
Versatile e ideale sia in bici, sia in città: la camicia Gravel di Santini è confezionata in un tessuto misto lana e poliamide che unisce le proprietà termo-regolatrici e anti-batteriche della lana all’elasticità della fibra sintetica. Realizzata con una taschina nascosta sul retro e bottoni sul fronte, per un look sportivo e casual.
La camicia Gravel in tessuto misto lana e poliamideLa camicia Gravel in tessuto misto lana e poliamide
Prezzi
Infine, il capitolo prezzi. La calzamaglia Gravel ha un prezzo di 159 euro, la maglia a maniche lunghe si attesta a 99 euro, mentre la giacca ha un prezzo di 109 euro e lo smanicato di 85 euro. Lo scaldacollo Gravel si può avere per 29 euro e la camicia per 129 euro.
Ai primi di ottobre, un mesetto dopo la fine del Tour, Jerome Cousin ha caricato la sua gravel con tutto quello che gli serviva ed è partito per l’Algarve con la sua ragazza Fiona. Per la terza volta. Le prime due a maggio e giugno. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato delle imprese di Lachlan Morton, di Nibali che sulla gravel ha montato le gomme da Mtb e di Aru che l’ha usata mentre nevicava. Questa volta ci premeva però raccontare che cosa spinga un professionista che nell’anno somma nelle sue gambe migliaia di chilometri a mettercene altri quando finalmente potrebbe riposarsi. Come Oss, come De Gendt e Wellens, come altri prima di loro
Jerome Cousin, Parigi-Nizza 2018, Sisteron
Al Tour del 2018, sul pavè della tappa di Roubaix
Al Tour 2020 in fuga verso Sisteron: conquisterà il numero rosso
Parigi-Nizza 2018, vince a Sisteron
Tour 2018, nella tappa del pavè verso Roubaix
Tour 2020, fuga verso Sisteron e numero rosso
Come è nata l’idea del viaggio in bicicletta?
Ho trascorso il primo confinamento in Algarve, Portogallo. Un Paese e una regione che non conoscevo molto bene. Quindi ogni giorno guardavo la mappa e mi dicevo: questo villaggio sembra carino, questa montagna è bella. Voglio andare a vedere questo fiume o assaggiare questo piatto tipico. Perciò dopo una breve settimana di allenamento per rimettermi in forma, ho equipaggiato le bici con le borse. E ho iniziato con la mia ragazza il viaggio di 12 giorni e 1.200 chilometri che avevo immaginato durante la chiusura. Quello è stato il mio primo viaggio.
Il secondo?
Il secondo è stato totalmente improvvisato. Stavamo guidando nel Sud del Portogallo e ho visto che c’era questa strada, la N2. La terza più lunga del mondo e la strada più lunga d’Europa. Mi sono detto perché non attraversiamo il Paese? Per cui di nuovo ho messo le bisacce, la mia ragazza mi ha lasciato a Chaves (città di partenza) e sono sceso a Faro in 4 giorni, facendo 200 chilometri al giorno. E due!
L’Atlantico di fronte, solitudine quasi perfetta e temperature mitiL’Atlantico di fronte, il silenzio intorno
E poi c’è stato il terzo…
L’ultimo viaggio volevo farlo a piedi, in autonomia. Però pedalando nei dintorni di casa, ho visto che i sentieri erano percorribili con una gravel, quindi sono partito per questa nuova avventura. Ci siamo attrezzati con sacco a pelo e qualcosa che ci permettesse di essere autonomi per qualche giorno. E poi siamo partiti.
Pro’ da nove anni
Cousin un tempo portava i baffi, ma quest’anno ha sempre avuto il barbone lungo da antico esploratore. E’ nato a San Sebastien sur Loire, vicino Nantes, ma vive a Lione, a quasi 2.000 chilometri dall’Algarve. Classe 1989 come Nizzolo e Viviani, è professionista dal 2011 e veste attualmente la maglia della Total Direct Energie. Come i fratelli Bonifazio. La sua ripresa dopo il lockdown è stata piuttosto difficile e di fatto ha chiuso la stagione finendo fuori tempo massimo al Tour nella tappa di Villard de Lans.
Utilizzi la gravel da tanto tempo?
No, per niente, ho ricevuto la mia Wilier poco prima di partire. Ma prima a casa mia, a Lione, facevo gare di cross su una bici che somiglia parecchio a una gravel.
Cousin quasi in cima a Monchique, col buio, dovendo ancora fare due ore di stradaBuio sul Monchique, mancano due ore di strada
Quanto tempo prima hai iniziato a pianificare il viaggio?
Solo pochi giorni, perché inizialmente volevo farlo a piedi. Ho studiato la situazione nei punti fondamentali, mi sono attrezzato con un buon equipaggiamento e ci ho provato. Amo l’avventura e gli incontri inattesi. Sono state proprio tre belle giornate. Veramente non facili in bici, con alcuni passaggi a piedi perché normalmente si trattava di un sentiero escursionistico. Ci sono un sacco di bei paesaggi.
Hai guidato solo in fuoristrada?
Il 95 per cento della Via Algarvianasi snoda su piccoli sentieri. Tuttavia ho fatto un po’ di strada tra Sagres e Lagos, in modo da prendere il treno e tornare a casa l’ultimo giorno.
Quanti chilometri avete percorso in media ogni giorno?
Circa 100 al giorno, per quasi 8-9 ore di bicicletta. E’ stata davvero dura. E tanto di cappello alla mia ragazza, a proposito. Spesso finivamo le tappe con le luci accese.
Cousin e gli agrumi. Ci si rinfresca lungo la strada: guardate che spettacolo!Lungo il viaggio, ci si rinfresca come capita
Hai trovato caldo o freddo?
In Algarve il clima è generalmente molto buono. Abbiamo dormito sotto le stelle, di notte si scendeva a 10 gradi e di giorno al massimo siamo arrivati a 30.
Qual è stata la tappa più lunga?
L’ultima. Non era molto difficile, ma una volta a Sagres abbiamo dovuto affrettarci a prendere l’ultimo treno per Lagos, che distava 40-50 chilometri. Abbiamo dovuto pedalare abbastanza velocemente per prenderlo. Quindi quel giorno 110 chilometri di sterrato e 50 su strada.
Quale la tappa più difficile?
Le prime due, perché c’era molto dislivello. E a volte abbiamo dovuto fare le salite a piedi.
Il viaggio di Cousin ha seguito la Via Algarviana: 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao VicenteVia Algarviana, 300 km da Alcoutim a Cabo de Sao Vicente
Ti piace la gravel?
Mi piace la bicicletta in tutte le forme. Faccio pista, mountain bike, gravel, fixie… Sono fortunato grazie a Wilier ad avere un’ottima bici per tutte le discipline. Quello che mi piace della gravel è l’aspetto dell’avventura. Puoi andare quasi dovunque, non è faticoso e pedali bene sulla maggior parte dei percorsi.
Quali rapporti avevi sulla bici?
Ho messo un 40 davanti, ho provato gli sviluppi prima di partire e mi bastava.
Hai la stessa posizione sulla gravel e sulla bici da strada?
Sì, faccio attenzione a questo genere di cose. Uso la stessa sella e ho riportato le stesse misure.
Il Covid ha reso le cose più difficili per l’accoglienza?
Dormivamo fuori, quindi nessun problema. E abbiamo usato una mascherina classica per andare nei luoghi pubblici
Avevate un obiettivo?
Amo l’avventura, sono anche molto fortunato. La mia ragazza è molto atletica e ama anche lei le avventure. Scoprire nuovi posti e prendersi il tempo per fermarsi è importante. Volevo anche testare la mia attrezzatura e acquisire esperienza in viaggi in autonomia, per affrontare avventure nuove e un po’ più esotiche in futuro.
Una notte ha barato: così ha detto Cousin. Si dorme in una roulotte, anziché per terra Notte in roulotte grazie a un ristoratore
Qual è il paesaggio più bello che ricordi?
In cima alla montagna a Monchique. La notte stava calando, mancavano 20 chilometri per arrivare. E’ stato magnifico, ma un po’ pericoloso.
Portavi con te del cibo con te o ti fermavi ogni volta?
La mia ragazza portava molto cibo per paura di trovarsi senza. Sennò ci fermavamo per mangiare qualcosa per pranzo e in un ristorante la sera. La cucina portoghese è molto buona e i portoghesi sono un popolo molto caldo e accogliente.
Come eri vestito?
Ho usato i capi che uso tutto l’anno in gara. Nalini ha prodotti molto buoni, sono molto versatili. Ho preso dei pantaloni da trekking extra e un piumino nel caso la temperatura fosse scesa.
Avevi anche il necessario per riparare i guasti tecnici?
Un classico kit di riparazione, ma ho forato poco. I tubeless Hutchison hanno resistito.
Più di 100 chilometri al giorno, per circa 8-9 ore di sellaUna media di 8-9 ore di sella al giorno
Hai avuto incontri particolari lungo il percorso?
Sì, molti. Il Portogallo è un paese meraviglioso per questo. Le persone sono incredibilmente gentili. Una notte ho un po’ barato. Un ristoratore ci ha offerto il suo garage per dormire e dentro c’era una roulotte. E dato che era aperta ho preferito dormire dentro piuttosto che sul materassino con il sacco a pelo.
Hai usato questo viaggio come ripresa per la preparazione invernale?
Avevo già ripreso da qualche settimana, ma l’ho inserito nella mia preparazione, perché ho fatto parecchie ore sulla bici e questo mi fa stare bene di testa. Amo l’avventura di scoprire cose nuove e lasciare la mia comfort zone.
Pensi che sarebbe immaginabile una tappa gravel durante il Tour de France?
Una tappa intera? Mi sembra complicato che si utilizzino bici gravel. Il Tour de France deve restare il Tour de France. I brevi tratti di sterrato lungo la strada aggiungono pepe e questo è abbastanza credo. Non dobbiamo cadere negli estremi.
In attesa che l’argomento gravel incuriosisca i grandi organizzatori (se mai accadrà) e dopo aver sentito corridori e costruttori, è stato interessante rendersi conto che qualcuno ci aveva già pensato: Marco Selleri. Il romagnolo, anima e motore del Giro d’Italia U23 e dei campionati del mondo di Imola, già un anno fa si era messo a fare domande. Poi il Covid e una serie di considerazioni tecniche molto pertinenti gli hanno fatto cambiare idea. Ma il fuoco sotto la cenere non è affatto spento.
Giro d’Italia U23 del 2019, si corre con bici da strada su strade biancheGiro d’Italia U23 del 2019 su strade bianche
Che cosa ne pensa Marco Selleri?
Ho letto quello che avete scritto e devo dire che qualcosa del genere mi era già passato per la testa. Ma bisogna essere obiettivi e la prima cosa da valutare è l’omologazione della bicicletta, per capire se è una bici da strada o fuoristrada. In una corsa ci sono anche queste regole da osservare. Per cui la prima cosa che mi viene in mente è immaginare un Giro solo per bici gravel, su percorsi adatti. Altrimenti la corsa di un giorno.
E’ un’altra cosa…
Lo so, come so che non abbiamo mai avuto paura di sperimentare. Al Giro abbiamo fatto la crono Real Time in cui il distacco alle partenze era quello effettivo della classifica. Ma ad esempio parlando degli under 23 il problema è che non tutte le squadre avrebbero la bici gravel e non è pensabile che corrano con marchi diversi. Eppure al di là di tutto, l’anno scorso il mio giro di domande ai direttori sportivi l’ho fatto.
Babini e Fabio Vegni nella riunione del mattino: la tappa gravel sarebbe dura da gestireLa tappa gravel sarebbe impegnativa da gestire
Come mai?
Perché ad esempio la Strade Bianche di Romagna con gli opportuni adattamenti del percorso potrebbe benissimo essere una corsa U23 per gravel. Più che i professionisti, all’inizio vedo il mondo giovanile, è più facile sperimentare. Non mi dispiacerebbe la corsa di un giorno con corridori di valore. Non amatori, sia chiaro.
Interessante. Quindi escludi che sia fattibile in una corsa a tappe.
Una tappa intera mi sembra complicata. Se ne potrebbe immaginare una in cui gli ultimi chilometri in salita prevedono l’uso della gravel. E bisogna anche stabilire bene se non basterebbe una bici da strada con le gomme più larghe. Per cui si arriva al punto in cui comincia lo sterrato e per ogni squadra si predispone un gazebo. Cambio bici e arrivo in gravel.
Non lo vedi come un eccesso il cambio in stile triathlon?
Un po’ lo sarebbe, ma sarebbe anche una grande vetrina. Quando con il Giro dovevamo arrivare a Malga Dimaro, si poteva andare oltre su una strada bianca messa male. Con le bici da corsa non si poteva, perché c’erano dei sassi che affioravano. Quell’arrivo sarebbe stato adatto.
Quindi il Selleri organizzatore esclude la tappa intera?
Secondo me non si può fare. Non si possono dimenticare le ambulanze. E se fai un single track, l’ambulanza dove passa?
Ma uno come Pidcock, re del Giro U23, iridato di Mtb e cross, si divertirebbe…Pidcock, re del Giro U23, e iridato di cross e Mtb si divertirebbe
Forse a questo punto funzionerebbe meglio una cronoscalata.
Ecco, sarebbe il compromesso ideale che risolve tanti problemi (in apertura Arroyo in maglia rosa nella cronoscalata di Plan de Corones al Giro del 2010. I meccanici salivano in moto con le bici in spalla, ndr). Trovi il percorso giusto su cui magari la bici da strada davvero non va bene. Con i diesse al Giro del 2019 parlai di questo, ma per ora resta un’idea nel cassetto.
E poi c’è Cassani
A corollario delle parole di Selleri, Davide Cassani (cui non dispiace sperimentare) rimette a fuoco la questione.
«Per adesso – e lo dice sottolineando l’avverbio – per adesso non è il caso. Non è opportuno aumentare i costi per le squadre dei dilettanti. Non in questo momento. Voler fare qualcosa di diverso mi piace, ma così non è più ciclismo su strada. Se non puoi usare la bici da strada. Mi piace il concetto di passare sulle strade bianche, ma senza che si trasformi in un circo».
Una calzatura adeguata cambia la percezione dello sforzo e contribuisce a migliorare la performance ed il benessere. La scarpa gioca un ruolo fondamentale nella termoregolazione corporea. La Q36.5 segue la filosofia dell'azienda bolzanina, in prima linea per lo studio dei tessuti
Faccia a faccia con Marco Selleri alla fine del Giro U23. Finito il contratto di Extra. Giro, chi organizzerà? La porta è aperta, ma qualcosa deve cambiare
La suggestione di inserire una tappa gravel all’interno di un grande Giro e più nello specifico durante il Giro d’Italia sta suscitando un notevole interesse. Dopo aver sentito cosa ne pensano alcuni corridori, direttori sportivi e meccanici, abbiamo contattato alcune aziende per sapere i loro pareri.
Userebbero la bici endurance
Siamo partiti da Rudy Pesenti responsabile Media & Events di Trek Italia che ha anche la fortuna di sentire spesso Vicenzo Nibali. «Per noi che la guardiamo sul divano da casa sarebbe una cosa bellissima, certo per i corridori non so».
La domanda che ci poniamo è quale bicicletta potrebbero usare i professionisti su un terreno più accidentato: «Io penso che userebbero la Domane, d’altronde si possono montare pneumatici fino a 38C e ha il sistema IsoSpeed sia anteriore che posteriore. La Domane è nata per affrontare la Roubaix. Non penso che utilizzerebbero la Checkpoint, è troppo morbida per i professionisti».
Poi Rudy Pesenti ci fa notare un aspetto interessante «Più che altro devi pensare che ogni corridore dovrebbe avere almeno due biciclette, questo vuol dire caricare tanto materiale in più per affrontare una sola tappa. Per noi non sarebbe un grosso problema, però non so le squadre più piccole se riuscirebbero ad affrontare uno sforzo logistico tale».
Ma a livello di marketing i vantaggi sarebbero notevoli: «Per noi sarebbe molto bello far vedere un modello di bici che di solito non è usato dai professionisti, se non alla Roubaix».
La Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialitàLa Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialità
Basta non massacrare i corridori
Un altro marchio che ha una gamma molto ampia che va dalle mountain bike fino alle cronometro è Scott. Nicola Gavardi Communication & PR Manager di Scott Sports è anche un appassionato ciclista, sia su strada che off road. «Sarebbe bellissima da vedere, però mettiti nei panni dei corridori, sai quanti rischi correrebbero? Non credo che gli farebbe molto piacere».
La sicurezza dei corridori è un argomento molto sentito anche dalle aziende, d’altronde gli investimenti sono importanti e vedere perdere un proprio corridore a causa di un tracciato troppo spinto non fa molto piacere.
«L’importante è non mandare al massacro i corridori. Se si parla di fare un Colle delle Finestre con un fondo non lavorato con l’aggiunta di altri tratti in salita allora il discorso è valido. Ma se parliamo di fargli fare anche delle discese, allora il gioco diventa pericoloso, perché loro spingono».
E a livello logistico? «Se dovessero usare delle bici gravel allora alcune squadre più piccole farebbero fatica ad organizzarsi e ad avere tutto il materiale. Ma io penso che non cambierebbero i telai, al massimo userebbero altri cerchi con gomme più larghe e altri rapporti. Te pensa che noi abbiamo vinto una Roubaix con la Foil».
Il manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica da gravelIl manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica studiata per i tracciati gravel
Magari su strade bianche
Il gravel richiede anche dei componenti specifici e allora abbiamo sentito Davide Guntri di Deda Elementi e Responsabile dei Team riforniti dal marchio italiano. Davide è un ex corridore che ancora oggi pedala ed esordisce così: «Io mi metto nei panni dei corridori e ti dico subito di no. Ho fatto le Strade Bianche e ti posso assicurare che quando arrivi sei già bello stordito. Se vogliamo dirla tutta quello è già gravel, poi oggi si sta andando verso dei livelli esagerati. Se mi dici di mettere qualche tappa come quella di Montalcino vinta da Evans o un Colle delle Finestre non lavorato, allora ti dico che va bene, fanno bene allo spettacolo e non fanno correre troppi rischi ai corridori». E poi c’è la questione dei materiali e anche Davide Guntri sottolinea un aspetto già accennato in precedenza: «Si aprirebbe un divario incredibili fra le WorldTour, che sono ben rifornite, e le squadre professional che non avrebbero lo stesso livello di materiale. Questo è un aspetto da tenere in conto, i corridori non partirebbero alla pari».
Le ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravelLe ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravel
Sulla stessa linea FSA
Un altro marchio che rifornisce molte squadre professionistiche ed ha una gamma di prodotti specifica anche per il gravel èFSA. Abbiamo parlato con Alessandro Confalonieri Responsabile Marketing di FSA e praticante gravel. «La suggestione è sicuramente interessante, ma anche parlando con Claudio Marra (Vice Presidente di FSA), la logistica sarebbe proibitiva, soprattutto per i produttori di biciclette e ancora di più per noi fornitori di componentistica, in quanto prevedrebbe una fornitura completa di tutt’altra tipologia di prodotti per tutti i team supportati».
E poi rilancia: «Un’ottima idea sarebbe invece condividere alcuni tratti gravel in qualche tappa, come per il Tour de France con la Parigi Roubaix e per lo stesso Giro la tappa di Montalcino, questo aumenterebbe l’effetto scenografico di qualche tappa piatta e genererebbe sicuramente ottimo materiale di marketing senza sforzi esagerati da parte degli sponsor».
Un altro incontro con Roche, questa volta parlando di biciclette. La bici da gara con ruote alte è solo per grandi “manici”. E Bardet lo prende in giro...
Questo articolo nasce da un commento su Facebook all’intervista con Lachlan Morton pubblicato su bici.PRO il 20 novembre. Davide Falcioni, ex corridore e giornalista di Fanpage, ha postato un’idea che evidentemente gli frullava per la testa e che gli abbiamo chiesto di approfondire…
Il pezzo con Lachlan Morton ha richiamato i commenti su Facebook (foto Olivergrenaa)Morton vince Badlands prima del Giro (foto Olivergrenaa)
E se al prossimo Giro d’Italiasi disputasse una tappa gravel? L’idea saltò fuori in un piovoso pomeriggio di fine autunno. La bici montata sui rulli, la maglia lercia da far schifo, una pozza di sudore sul pavimento di marmo, le gambe stanche senza aver percorso neanche un metro. Perché fuori da quelle quattro mura – oltre al freddo e alla pioggia – c’erano il Covid-19, la paura di ammalarsi e le relative restrizioni per contenere i contagi.
Lupi catturati e chiusi in un recinto, cicloturisti e campioni tutti allo stesso modo. Così abbiamo pensato e scritto poi su Facebook che nel percorso del prossimo Giro d’Italia – che verrà presentato al pubblico tra qualche settimana – ci piacerebbe da morire vedere un tappone su strade bianche, vecchie mulattiere, attraversamenti di boschi e passi militari su cui le auto faticherebbero persino ad avanzare.
Finestre e Assietta
Niente di estremo, per carità. Nessun single track, nessun tratto eccessivamente tecnico, niente che non si possa fare con una bicicletta non ammortizzata. Un esempio? L’accoppiata, in un solo giorno, di Colle delle Finestre e passo dell’Assietta (foto di apertura di Ca’ San Sebastiano). Più di 60 chilometri, tutti gravel e tutti oltre i 2.000 metri di altitudine. L’assistenza tecnica la garantirebbero degli appositi fuoristrada e delle moto da enduro. Pensateci: non si snaturerebbe l’essenza del ciclismo “su strada” che, anzi, ne verrebbe solo valorizzato.
Quel tappone gravel rappresenterebbe infatti un improvviso e salutare viaggio nel tempo. Un salto indietro di mezzo secolo e oltre, a quando le biciclette da corsa erano “solo gravel”, con gomme più larghe di quelle di oggi, telai un più distesi e strade asfaltate rarissime. Per un po’ dimenticheremmo i misuratori di potenza, la ricerca ossessionante del peso e il calcolo “al watt” di ogni accelerazione e scatto. Per un giorno i corridori sarebbero davvero in balia di mille imprevisti, perché se devi percorrere 60-70 chilometri su strade bianche non levigate – ma volutamente lasciate un po’ all’abbandono e frequentate abitualmente solo dai pastori e dai bikers – può succederti veramente di tutto.
Colle delle Finestre, come sarebbe scalarlo senza il lavoro di preparazione del fondo?E se il Finestre al Giro non venisse lisciato?
Record di ascolti
Sarebbe un viaggio nel tempo, sì, verso il passato ma anche verso il futuro. Il ciclismo non è nuovo a queste novità un po’ folli.
Ricordate il capolavoro di Chris Froome nel 2018 sul Colle delle Finestre? Alla partenza il britannico era solo quarto in classifica generale, con un ritardo di circa 4 minuti da Simon Yates, ma attaccò sullo sterrato, percorse ottanta chilometri da solo e vinse il Giro. Yates andò alla deriva. Quel giorno quasi 3 milioni di telespettatori (il 23,60% di share) rimasero incollati alla tv per assistere all’impresa di Froome. Perché il ciclismo epico è quello che tutti vogliono vedere e perché ne abbiamo fin sopra i capelli di ragionieri in bicicletta.
E ricordate Vincenzo Nibali quattro anni prima al Tour De France? Ricordate la sua maglia gialla lorda di fango nel pavè della Parigi-Roubaix? Quel giorno lo Squalo compì un capolavoro e ipotecò un pezzo di Tour. Le immagini di Nibali sulle pietre appartengono ormai in modo indelebile alla storia del ciclismo.
Una pista, una traccia. Quello è ancora Morton a tre settimane dal Giro (foto Juan Barros)Ancora Lachlan Morton (foto Juan Barros)
Addio schemi
E ancora: come se la caverebbero Roglig e Pogacar, i due terribili sloveni fortissimi in salita e a cronometro? E che cosa combinerebbero Tao Geoghegan Hart e l’australiano Jai Hindley? Forse vedremmo una corsa molto più bella: Giro, Tour e Vuelta del 2020 si sono conclusi con distacchi inferiori al minuto tra il primo e il secondo. Fino all’ultima tappa i leader della corsa si sono guardati in cagnesco, soppesando attentamente le energie nei chilometri finali di ogni singola frazione. Ma che cosa accadrebbe con un tappone gravel piazzato all’inizio dell’ultima settimana? Che succederebbe se iniziassero a volare minuti di distacco quel giorno imponendo poi nei giorni seguenti di andare all’attacco per recuperare? Probabilmente assisteremmo a un ciclismo un po’ più spettacolare, meno equilibrato forse ma sicuramente più epico.
Una bella tappa gravel sulle Alpi al prossimo Giro d’Italia, quindi. Perché no? Portiamola fuori da Facebook e andiamo a vedere…
Il gravel in casa Cinelli ha origini lontane, infatti già nel 1989 il Passatore veniva definito come “Re della Strada, Re della foresta”, un mezzo nato per esplorare l’outdoor e andare oltre i confini dell’asfalto. Oggi Zydeco da il nome a un’intera gamma gravel con Zydeco, Zydeco Lala e King Zydeco. Per il 2021 Zydeco fa un passo avanti seguendo le ultime tendenze gravel e bikepacking.
Si inizia con l’introduzione del freno a disco idraulico e il gruppo Shimano GRX 2×10 specifico per il mondo gravel. Tra le caratteristiche di questo gruppo c’è il sistema dumper di stabilizzazione della catena Shadow RD+ e un’ergonomia dei comandi pensata per il gravel con la curva delle leve accentuata e un grip innovativo della presa.
Il telaio della Zydeco è realizzato in alluminio a triplo spessore Columbus Zonal con un interasse che è stato pensato per evitare il rischio di overlapping anche con i parafanghi montati. La Zydeco permette di montare pneumatici fino a 40 millimetri, anche se viene fornita con i WTB Riddler da 37 millimetri. Sul tubo orizzontale sono presenti due occhielli fast fuel eyelet che permettono di montare le borse senza usare lo strap in velcro. A completare il look c’è anche la sella San Marco Era con grafica custom Zydeco.
Ben visibili i due occhielli fast fuel eyeletBen visibili i due occhielli fast fuel eyelet per agganciare le borse senza usare il velcro
Nuova anche la forcella monoscocca Columbus Futura Gravel con sterzo conico 1-⅛” e 1-¼” che offre stabilità di guida. Il passaggio dei cavi freno è interno e la presenza degli occhielli permettono di montare dei parafanghi leggeri con coperture fino a 35 millimetri per un uso che può essere anche urbano.
Per finire segnaliamo il peso totale che è di 10,3 chilogrammi e la nuova colorazione 2021 Chasing After Rainbows.
Arriva la Impulso Pro in casa Bianchi ad arricchire la gamma gravel. E' una bici leggera e resistente che offre notevoli vantaggi in termini di performance