Shimano aggiorna le proprie calzature per il gravel: le RX8. Ora hanno una calzata specifica per uomo e donna e due nuove colorazioni: bronzo bruciato ed oro deserto. Laurens Ten Dam, ex ciclista professionista con alle spalle 19 anni di corse, le ha portate alla vittoria nella gara gravel più dura del mondo: la Unbound. Una prova di 200 miglia disputata sulle polverose e tortuose strade di Flint Hills, regione del centro est del Kansas, negli Stati Uniti.
Shimano RX8 in colorazione bronzo bruciato, le stesse usate da Ten Dam alla Unbound race
Questa è la colorazione oro deserto delle Shimano RX8, entrambi i colori sono ispirati alle sfumature della sabbia del deserto
Shimano RX8 in colorazione bronzo bruciato, le stesse usate da Ten Dam alla Unbound race
Questa è la colorazione oro deserto delle Shimano RX8, entrambi i colori sono ispirati alle sfumature della sabbia del deserto
Tutto bilanciato
Nella conquista di questa prestigiosa vittoria, le scarpe di Shimano hanno sicuramente giocato un ruolo chiave… Grazie al loro peso di solamente 265 grammi si piazzano abbondantemente al primo posto nella classifica delle scarpe gravel più leggere in casa Shimano. Un dato non indifferente quando si parla di gare endurance, soprattutto fuoristrada, dove il risparmio di energie è fondamentale.
Le RX8 sono dotate di uno stabilizzatore nella zona del tallone che garantisce un equilibrio maggiore nella fase di pedalata. La suola è la parte più studiata per essere performante nel gravel. Dispongono di una suola in composito di carbonio con pad antiscivolo nella parte della tacchetta. Ci sono, inoltre, delle comodissime alette in tpu nella parte del tallone e della punta per avere un grip migliore nei tratti a piedi.
La suola delle Shimano RX8 è studiata per essere il più performante e comoda possibileLa suola delle Shimano RX8 è studiata per essere il più performante e comoda possibile
Tomaia specifica
La tomaia è la parte della scarpa che permette una massima regolazione della temperatura interna. Le RX8, cucite con tomaia monopezzo, sono perforate e dotate di tecnologia “Stay fresh Silvadur” per mantenere la temperatura e l’umidità all’interno della scarpa sempre perfetto.
Disponibili in diversi numeri, dal 38 al 50. La versione femminile è disponibile dal 36 al 44. Entrambe le versioni sono in vendita dal primo novembre.
«Di solito quando sei in fuga c’è sempre l’ammiraglia dietro di te e la radiolina che parla. Oggi invece sono state quasi due ore di silenzio. Ad un certo punto ho salutato una signora a bordo strada». Con poche parole Alexey Lutsenko è riuscito a descrivere al meglio lo spirito della Serenissima Gravel. Combattimento, meno tecnologia da una parte, ma più da un’altra (pensando alle bici): in una parola, un qualcosa di diverso, ma dal sapore antico.
Quasi tutti hanno montato il fast dietro la sella, alcuni anche lungo l’orizzontalePer gli Astana oltre al “fast”, c’erano le bombolette di Co2Le pressioni? Quasi per tutti al di sotto dei 3 barSi sono visti anche i monocorona (in pieno stile gravel) con dentatura da 46Quasi tutti hanno montato il fast dietro la sella, per alcuni anche lungo l’orizzontalePer gli Astana oltre al “fast”, c’erano le bombolette di Co2Le pressioni? Quasi per tutti al di sotto dei 3 barSi sono visti anche i monocorona (in pieno stile gravel) con dentatura da 46
Organizzatori tenaci
E’ vero alla fine sono partiti 39 corridori. Meno, molto di meno, di quello che ci si aspettava, una sessantina. Tanti team non avevano le bici, questa è stata la voce unanime. Ma questo evento meritava di essere portato a termine e dopo lo spettacolo di oggi possiamo dirlo con maggior certezza. Un bravo quindi a Pozzato e Moletta che hanno ufficialmente aperto una nuova strada.
Il via era molto tecnico. E tra i corridori si è stipulato un patto di “non belligeranza”. Quindi gruppo compatto fino a Treviso, circa al chilometro 50, ma più che altro bisognava stare attenti ai primi 15, che erano i più tecnici. Un trattato al quale la Intermarché-Wanty sembrava non volesse aderire. I belgi erano venuti qui per vincere e anche con una certa attrezzatura. Poi però si sono allineati.
Appena giunti a Treviso però è scattata la cavalleria. Colonne di polvere si sono alzati come sotto le diligenze del far west. Si entrava e si usciva dai borghi in un lampo e si spariva nello sterrato successivo. E le facce erano sempre più impolverate.
Scorci suggestivi lungo i fiumi Sile e BrentaGruppo in caccia del kazako nel circuito di finale di 11 chilometri (ripetuto tre volte)Scorci suggestivi lungo i fiumi Sile e BrentaGruppo in caccia del kazako nel circuito di finale di 11 chilometri (ripetuto tre volte)
Astana vs Intermarché
A fronte di molti team che non si sono presentati perché non avevano le forniture tecniche, la Intermarché ma anche l’Astana erano super attrezzate. E anche Bardiani CSF Faizanée Vini Zabù non erano da meno.
Taco Van der Hoorn era il favorito, ma non dovevano far scappare Lutsenko. Questo almeno aveva detto Valerio Piva ai suoi ragazzi prima del via. E invece… Giuseppe Martinelli dal canto suo aveva detto ai suoi: «Ragazzi, si corre col coltello tra i denti perché in una novità ci si ricorda sempre del primo vincitore. Sapevamo che Lutsenko stava bene. E oggi ha fatto una vera impresa, quasi 70 chilometri di fuga da solo. Ma per me non è una sorpresa, ricordate la Sabatini del 2019? In quell’occasione ne fece 120».
Minali è impolverato. Lui ha fatto secondo. Ma alla fine è contento. «Mi sono divertito, ma ho anche faticato più del previsto. Non me lo aspettavo. Qui se sei oltre la terza posizione diventa durissima. Non vedi bene, rischi di più, prendi le frustate. E quanto è andato forte Lutsenko! Noi dietro tiravamo in tre a tutta, ma lui scappava. Valerio ce lo aveva detto: avete fatto uscire l’unico che non doveva.
«Noi volevamo spingere a tutta sin dall’inizio? Non eravamo gli unici a quanto pare… Penso che queste gare potranno avere sbocco nel WorldTour, oggi lo abbiamo dimostrato. Avvio tranquillo, ma poi è stata guerra vera. Ho fatto – e ci mostra il computerino – quasi 38 di media. E nelle prime fasi siamo andati tranquilli».
Il computerino di Minali segna 37,8 di mediaGli Intermarché a fine gara (da destra): Minali, Van Melsen, Van der Hoorn e il ds PivaIl computerino di Minali segna 37,8 di mediaGli Intermarché a fine gara (da destra): Minali, Van Melsen, Van der Hoorn e il ds Piva
Impresa Lutsenko
E queste parole si legano quelle del vincitore. Il kazako è stato protagonista nella polvere come nelle fughe dei pionieri. E non può che essere soddisfatto, se non altro è pieno di orgoglio per quel che ha fatto. Sull’arrivo ha alzato la bici al cielo, come si usa fare nelle gare di Mtb, forse anche perché voleva omaggiare Wilier. La casa veneta ci credeva moltissimo a questo evento. Lo stesso patron Gastaldello, che girava in bici con tutta la sua truppa, ci ha detto che la Rave è frutto di un lavoro di due anni.
«E’ qualcosa che in futuro si potrà riproporre – ha detto l’eroe di giornata – Penso a gente come Van Aert eVan der Poel, queste gare sarebbero perfette per loro».
Lutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul BrentaLutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta
Corridori spaesati
Una delle grandi novità era l’assenza di assistenza tecnica al seguito. Ma a quanto pare i materiali da gravel hanno fatto il loro, visto che non solo ci sono state pochissime forature, ma a fine gara i tubolari neanche avevano perso pressione.
«Come è stato andare senza ammiraglia e assistenza? Beh, un po’ ci sentivamo spersi – dice Lutsenko – di solito c’è sempre qualcuno che ci guida, che ci dà i distacchi, ci ricorda quando mangiare, ci dà i gel… Ogni tanto lungo il percorso incontravamo qualche massaggiatore che ci dava le informazioni e ci passava una borraccia. E’ stato strano ritrovarsi in fuga senza radiolina. C’era silenzio. Io pensavo solo a spingere, perché non credevo fosse così dura. Mantenere alta la velocità con queste ruote quasi da Mtb è davvero faticoso (ciò nonostante sugli sterrati hanno toccato i 48 all’ora, ndr)».
La bici gravel da gara di 3T si rinnova, arriva la Racemax2 Italia. Geometrie e alcune soluzioni migliorate con l'efficienza aerodinamica sempre al centro
Pochi giorni e sarà Serenissima Gravel,la prima gara gravel appunto riservata ai professionisti. Dal Lido di Jesolo a Piazzola sul Brenta, nel cuore del Veneto, tra costa, sterrati, argini, campagne e campanili. E’ uno degli eventi più attesi di Ride the Dreamland, che iniziano domani con il Giro del Veneto. Dietro a questa bella e coraggiosa iniziativa ci sono Filippo Pozzato e Jonny Moletta. E proprio con Jonny cerchiamo di capire cosa dobbiamo attenderci.
Da sinistra: Cordiano Dagnoni, Jonny Moletta, Filippo Pozzato e Roberto Ciambetti (regione Veneto) al lancio di Ride the DreamlandJonny Moletta con il presidente della FCI, Cordiano Dagnoni
Sul campo prima dell’Uci
«Quest’anno l’Italia – dice con entusiasmo Moletta – nello sport è stata storica visto quanto e cosa abbiamo vinto, e lo sarà anche da un punto di vista organizzativo con questo primo evento gravel per professionisti. Il prossimo anno l’Uci farà i campionati mondiali gravel e questo credo sia già un ottimo risultato».
«Cosa ci aspettiamo dunque? Che tutto vada al meglio! Il nuovo spaventa. Spaventa noi, gli atleti, le squadre… Alcuni team temevano per l’incolumità dei loro atleti e così abbiamo optato per team composti da quattro corridori e non avere così un gruppo troppo folto. Al via ci saranno 60 partenti e questo ci dà una certa tranquillità per quel che riguarda l’assistenza in gara e la sicurezza».
Un’iniziativa nel vero senso della parola dunque, questa Serenissima Gravel. Una gara che dà appunto inizio ad un nuovo ramo ciclistico. Un ramo che si spera sia anche prosperoso. Il gravel già esiste, ma in tante altre sfaccettature, tra cui quello americano (più wild e meno racing). Ma in questo progetto c’è veramente tanto, sia sul piano tecnico che su quello della promozione territoriale.
«Sul fronte del marketing – spiega Moletta – è stato fatto molto. E’ promozione. Abbiamo riscosso una grande sensibilità da parte delle aziende per il Ride the Dreamland e molta di questa sensibilità è dovuta proprio alla gara gravel. E’ un qualcosa di originale. L’idea è nata parlando con Pozzato. Avevamo il Giro del Veneto al mercoledì e la granfondo per gli amatori al sabato: volevamo riempire questo buco. In Veneto abbiamo la materia che sono i corridori e così ci siamo “solo” messi all’opera».
Oltre 50 chilometri di sterrati, tra i fiumi e le lagune venete (foto Veneto Gravel)Oltre 50 chilometri di sterrati, tra i fiumi e le lagune venete (foto Veneto Gravel)
Regolamento da scrivere
Un’opera vasta e al tempo stesso stimolante. Perché si fa presto a dire: “facciamo una gara gravel”. Ma poi bisogna realizzarla e se si tratta di un qualcosa di nuovo c’è anche un aspetto non secondario da valutare: il regolamento.
«Dopo aver individuato un percorso serviva un regolamento, che di fatto non esisteva per una gara gravel. E così abbiamo chiesto aiuto a Massimo Ghirotto, esperto del fuoristrada e della strada, perché il rischio molto elevato era quello di proporre la brutta copia di una Roubaix o di una Strade Bianche. Pertanto servivano anche dei limiti tecnici, come l’utilizzo di bici gravel e non da corsa. E la discriminante è stata quella di individuare come sezione minima gomme da 35 millimetri».
Il regolamento poi riguarda anche l’assistenza in gara, che di fatto non c’è. O meglio, non c’è nella maniera tradizionale in cui intendiamo noi. Ci saranno infatti delle feed e technical zone, rispettivamente per mangiare e bere e per ricevere assistenza tecnica. Il corridore deve essere in grado in caso di foratura o guasto meccanico di provvedere lui stesso.
«E credetemi, più di qualche diesse ci ha detto che i propri corridori non sapevano cambiare la gomma. Vogliamo così dare anche un messaggio diverso. Nell’era della tecnologia, si fa un piccolo passo indietro per riscoprire certi valori». Una scelta che ben s’intona con questo evento, ci sentiamo di aggiungere.
La Serenissima Gravel misura 126,8 chilometri
Partenza da Jesolo alle 12:50 del prossimo 15 ottobre
La Serenissima Gravel misura 126,8 chilometri
Partenza da Jesolo alle 12:50 del prossimo 15 ottobre
Percorso veloce
Infine uno sguardo al percorso. Come accennato, si va da Jesolo a Piazzola sul Brenta: 126,8 chilometri pressoché piatti, ma con oltre 80 chilometri di sterrato dipanati in 11 settori gravel.
«Il percorso attraversa luoghi splendidi. Il Veneto ha bellissime montagne e tante colline e si tende sempre a sottolineare quelle, anche in bici. Invece anche la parte bassa e costiera è molto bella. In tal senso l’aver individuato Jesolo come partenza non è casuale. Jesolo è un po’ la nostra “capitale del mare”. E lo stesso vale per Piazzola sul Brenta. Questo è il crocevia di due importanti piste ciclabili: la Treviso-Ostiglia e quella del Brenta. Senza contare che sempre qui c’è Villa Contarini, di proprietà della regione, da dove è già partito il Veneto Gravel, ideato da Roberto Polato, il quale ci ha aiutato non poco».
«Il percorso è veloce – conclude Moletta – Zero salite, ma con parecchi argini. Ci sono rettilinei lunghissimi ideali per i cronoman e zone in cui invece si deve rilanciare continuamente. Ciclabili e sterrati lungo fiumi importanti. E poi nel finale, nel momento clou, abbiamo deciso di introdurre un circuito da ripetere tre volte. In questo modo anche il pubblico potrà vedere di più i corridori, senza contare che la piazza di Piazzola è enorme e lì ci saranno anche molti espositori. Speriamo che la gente sia tanta lungo il percorso».
Veloplus pensa al gravel con il completo che riprende il nome della specialità. La maglia è realizzata con tessuti 100% made in Italy: poliestere ed elastomero
La CG1 è la prima scarpa di Crono dedicata al mondo gravel. Ideale per le uscite fuoristrada e per resistere sui terreni accidentati durante lunghi tour gravel o viaggi in bikepacking. Progettata e realizzata a Treviso, dove gli artigiani di Sabena Calzaturificio producono scarpe da oltre 45 anni.
La tomaia è in microfibra, rinforzata in PU sulla punta
La parte posteriore del tallone è rinforzata in TPU per sostenere la caviglia
La tomaia è in microfibra, rinforzata in PU sulla punta
La parte posteriore del tallone è rinforzata in TPU per sostenere la caviglia
Un design che richiama al passato del ciclismo con un sistema di chiusura a laccio in grado di offrire una perfetta vestibilità e un fascino d’altri tempi. In un segmento in continua espansione come quello del gravel, Crono si distingue per caratteristiche e bellezza che riesce a trasmettere attraverso i suoi prodotti specifici per ogni utilizzatore.
Caratteristiche e dettagli
Un prodotto resistente e performante è indispensabile per affrontare i percorsi gravel, la CG1 comprende queste caratteristiche e le valorizza al meglio.
Il plantare premium è il Crono Shock Absorbing System, in grado di ridurre le vibrazioni
La suola Mtb Crono CarboComp, realizzata in Nylon rinforzato al carbonio, è abbastanza rigida
Il plantare premium è il Crono Shock Absorbing System, in grado di ridurre le vibrazioni
La suola Mtb Crono CarboComp, realizzata in Nylon rinforzato al carbonio, è abbastanza rigida
La tomaia è in microfibra, rinforzata in PU sulla punta e dalla suola in CarboComp, progettata per prestazioni da gara. La calzata del piede è stabile e sicura grazie al profilo interno antiscivolo. La parte posteriore del tallone è rinforzata in TPU per sostenere la caviglia e avere un maggior controllo assorbendo vibrazioni e favorendo la mobilità.
Il fango non è un problema per la CG1, in quanto viene espulso grazie a un design ottimizzato. Lo stile e i dettagli non sono lasciati al caso, infatti sono inclusi 3 set di lacci di colore differente per personalizzare e adattare la scarpa al proprio gusto.
Tecnologia
Il plantare premium utilizzato per questa CG1 è il Crono Shock Absorbing System, in grado di ridurre le vibrazioni provenienti dalla strada per un miglior comfort durante la corsa e gli allenamenti.
La suola Mtb Crono CarboComp, realizzata in Nylon rinforzato al carbonio, è abbastanza rigida per la massima trasmissione di potenza sul pedale. Nonostante le caratteristiche di rigidità della suola, la scarpa consente di camminare comodamente durante ogni utilizzo. Grazie ai canali di deflusso i detriti e lo sporco non ostruiscono il sistema di aggancio SPD a due viti.
La punta e il tallone in gomma proteggono le scarpe garantendo una lunga durata di utilizzo.
Prezzo e taglie
Le Crono CG1 sono acquistabili tramite il sito e presso i rivenditori autorizzati a un prezzo consigliato di 159,90 euro. Selezionabili nelle taglie da 37 a 48.
Basso va oltre i confini delle gravel bike e presenta la nuova Palta II, una bici rivoluzionaria e capace di distinguersi seguendo una propria identità. Questo nuovo mezzo proposto da Basso è una scelta forte e determinata rispetto alla propria idea di bici gravel. Dopo anni di studio, progettazione e miglioramenti, la tecnologia delle bici da strada del marchio veneto entra nel mondo del gravel.
Nonostante l’enorme successo della prima generazione della bici Palta, Alcide Basso, ha deciso di rinnovare la gamma e di migliorarla. Non è stato un compito facile, ma alla fine ne è uscita la Palta II. La filosofia è quella di un profilo competitivo ed aggressivo perché esplorare è più piacevole con un mezzo dalle prestazioni competitive ed adrenaliniche.
La nuova Palta II detta la propria strada verso il mondo gravel, una bici aggressiva e performante ma con una grande affidabilità per i bike packing La nuova Palta II, aggressiva e performante, ma con una grande affidabilità per i bike packing
Piccole modifiche, ma decisive
Il telaio ha subito delle modifiche rispetto alla prima versione, l’angolatura del tubo orizzontale è aumentata di qualche grado. Questa modifica non rende la pedalata più comoda, non ce n’è bisogno, ma lascia una maggiore esposizione del tubo sella che è una delle parti flessibili ed in grado di attutire meglio i colpi. Il ciclista non dovrà più preoccuparsi del terreno dissestato ma potrà spingere a pieno mantenendo un controllo impeccabile sull’avantreno.
Si è cercato di rendere il telaio più aerodinamico, per questo in Basso hanno dedicato molto tempo allo studio della geometria dei tubi, in particolare quelli più esposti ai flussi d’aria. I tubi della nuova Palta II, infatti, hanno una coda tronca ed una parte anteriore più arrotondata per garantire un miglior scorrimento dell’aria.
La Palta II ha un tubo superiore più obliquo in modo tale da aumentare il reggisella espostoLa Palta II ha un tubo superiore più obliquo in modo tale da aumentare il reggisella esposto
Più versatile…
Tutti i miglioramenti sopra indicati permettono alla nuova nata in casa Basso di essere performante anche su strada, rendendola così una bici polivalente. Un altro cambiamento non indifferente ma non di primo impatto è l’aver nascosto tutti i cavi, questo li mette al riparo dagli agenti esterni ed in più riduce l’attrito aerodinamico.
La sezione della serie sterzo è maggiorata per permettere il passaggio dei cavi ma anche per aumentare la guidabilità del mezzo. I distanziatori sono impilabili al design split lock possono essere mossi senza dover intervenire sui cavi. Per chi ama una guida più aggressiva e sportiva i distanziatori possono essere tolti completamente, l’asta presente può essere usata anche come tappo per la serie sterzo non creando coì complicazioni.
Il manubrio della Palta II è stato abbassato per rendere la bici più aerodinamica e con una guida più aggressiva Il manubrio della Palta II è stato abbassato per rendere la bici più aerodinamica e con una guida più aggressiva
Per andare ovunque
Il manubrio, in fibra di carbonio, è stato sistemato ed appositamente studiato per il gravel, il dislivello da 122 millimetri rende la bici più aerodinamica e pronta per incorporare le borse manubrio se necessario.
Il nuovo design del telaio lo rende compatibile con tutti i gruppi dei migliori marchi in circolazione. La Palta II è studiata e progettata per rendere le vostre pedalate durature e improntate all’avventura, senza però disdegnare la performance. L’idea dell’azienda veneta è quella di lasciare il rider al centro del progetto. Per questo, nella fase di progettazione, si è pensato di rendere il telaio facile da modificare e sistemare. In questo modo, grazie all’utilizzo di pochi utensili, il ciclista può intervenire sulla bici in qualsiasi situazione, anche durante una delle proprie avventure.
Fulcrum si dedica al gravel e lo fa presentando le nuovissime ruote Rapid Red Carbon, pensate per chi ama affrontare sentieri sconnessi in totale sicurezza. Le parole d’ordine sono reattività, leggerezza e affidabilità. Per realizzare un prodotto che rispettasse in pieno tali concetti Fulcrum ha fatto ricorso al meglio della propria tecnologia.
Il cerchio 700C in carbonio con profilo (da 30 mm) asimmetrico “S-Shape” garantisce sia la leggerezza che la reattivitàIl cerchio 700C in carbonio con profilo (da 30 mm) asimmetrico “S-Shape” garantisce sia la leggerezza che la reattività
Bilanciamento ottimizzato
Il cerchio 700C in carbonio con profilo (da 30 mm) asimmetrico “S-Shape” garantisce sia la leggerezza che la reattività. Proprio grazie alla tecnologia S-Shape infatti si ottiene un migliore equilibrio tra la tensione dei raggi, riducendo la differenza nell’angolo di campata tra i raggi disposti su entrambi i lati della ruota: differenza dovuta alla presenza del disco all’anteriore e della cassetta al posteriore con il tiro catena. Il miglioramento del bilanciamento influenza inoltre in maniera positiva anche il mantenimento nel tempo delle prestazioni che sono in grado di garantire le Rapid Red Carbon. Merita poi una particolare attenzione la forma del profilo del cerchio che aumenta di circa il 2,5 per cento la rigidità laterale rispetto ad un profilo tradizionale a “U.”
Montaggio semplificato
Per garantire il miglior rendimento possibile in caso di utilizzo di coperture tubeless, il cerchio delle Rapid Red Carbon è stato dotato di ponte non forato 2-Way Fit. Si tratta di una soluzione studiata per facilitare il montaggio dei tubeless al punto che non sarà necessario applicare nessun nastro, andando così a beneficiare su praticità e riduzione di peso. Il ponte non forato è rifinito in C-Lux Finish, una finitura a specchio che facilita il montaggio del copertone. L’assemblaggio della ruota infine è completato dalla tecnologia “Mo-Mag”, brevettata dalla stessa Fulcrum, che prevede con semplici passaggi la messa in sede del nipplo sul foro del cerchio tramite un magnete.
Il cerchio presenta un profilo da 30 mm e un canale interno da 25 mm. È inoltre dotato del sistema “mini-hook” che permette di estendere la compatibilità ad un range più ampio di pressioni (l’unico limite è imposto dalla copertura stessa) e quindi anche di coperture.
La forma del profilo del cerchio aumenta di circa il 2,5% la rigidità laterale, migliorando la trazione in curva
Reattività, leggerezza e affidabilità: la ruota se la cava alla. grande anche in situazioni limite
La forma del profilo del cerchio aumenta di circa il 2,5% la rigidità laterale, migliorando la trazione in curva
Reattività, leggerezza e affidabilità: la ruota se la cava alla. grande anche in situazioni limite
Estetica top
Come si conviene per ogni prodotto Fulcrum, grande attenzione è stata riservata all’estetica. Le Rapid Red Carbon sono state realizzate con una finitura opaca denominata Direct Inmold Matt Finish (una novità per Fulcrum). Oggi, grazie ad un miglioramento del processo e dei materiali utilizzati, si ottiene una finitura opaca del cerchio direttamente dallo stampo. Tecnologia che contraddistingue i prodotti Fulcrum con finitura lucida evitando quindi superflue verniciature. L’impiego di resine e fibre di di carbonio unidirezionali di altissima qualità consente di stampare il cerchio con estrema precisione senza necessità di tagli o fori. Il risultato finale è un miglioramento della solidità strutturale del cerchio.
I mozzi “straight pull” dispongono di cuscinetti “cono-calotta” che garantiscono un’efficiente scorrevolezza, grazie alle sfere in ceramica ricambiabiliI mozzi “straight pull” dispongono di cuscinetti “cono-calotta” che garantiscono un’efficiente scorrevolezza, grazie alle sfere in ceramica ricambiabili
Mozzi di alta qualità
E’ arrivato il momento infine di parlare dei mozzi per i quali è stata adottata una soluzione di tipo “straight pull” che garantisce una ottimizzazione dei pesi e il perfetto montaggio radiale dei raggi. I cuscinetti a “cono-calotta” garantiscono una migliore scorrevolezza, grazie alle sfere con trattamento ceramico.
Non manca veramente nulla alle Rapid Red Carbon: hanno superato ogni test a cui sono state predisposte. Dopo i test in laboratorio sono state infatti messe alla prova anche nei deserti di Gorafe e Tabernas alla Badlands ad inizio settembre. Otto atleti infatti hanno corso l’evento di ultracycling gravel, con la fortuna di poter contare sulle Rapid Red Carbon, e le hanno testate nei 746km e 16.216 metri di dislivello conquistando il primo posto overall con Mattia De Marchi (Enough Team) e il primo posto donne con Marion Dziwnik (Votec Team). Il prezzo consigliato al pubblico è di 1.536 euro.
Trek lancia il manubrio GR Elite pensato per il gravel, leggero e a resistente. Realizzato in alluminio 6061-T6, offre prestazioni in termini di comfort
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Il lancio è planetario. Totale. Come totale è il terreno di utilizzo della Trek Checkpoint, la nuovissima gravel della casa del Wisconsin.
La cosa che ci ha colpito? Come siano riusciti a “fondere” il pieno stile Trek da corsa, con una bici che ha tutt’altra vocazione. E questo apre scenari nuovi per la categoria gravel. Associare concetti di aerodinamica all’offroard o il telescopico ad una bici veloce è un qualcosa d’inaspettato e innovativo.
L’abbiamo vista in anteprima nel dietro le quinte del Bike Festival a Rimini. A spiegarcela è stata Francesco Locatelli, del settore warranty di Trek Italia.
Passo lungo
Partiamo dal basso. Nel vero senso della parola. Le gomme che possono essere montate sulla nuova Checkpoint sono da 45 millimetri ed è così per tutti e tre i livelli di questa bici, come vedremo. E questo non è solo un dato “da sensazione”, ma ci dice immediatamente dell’utilizzo pressoché sconfinato, quasi da Mtb, che si può fare con questa gravel. I 45 millimetri corrispondono infatti ad una copertura da 1.8” da Mtb (che diventa 2,2 nel diametro da 27,5).
Passo allungato: grazie alle nuove geometrie, che mirano ad avere maggiore stabilità e comodità, l’interasse tra mozzo e mozzo è di ben 1.041 millimetri (nella taglia media) a fronte dei 995-1.000 (di un pari categoria e misura). Un dato molto significativo. E una differenza importante.
Sempre restando in basso, il fodero orizzontale del carro ha una spezzata. Di per sé questo non è un elemento innovativo, tuttavia tale “curva” è parecchio pronunciata e questo contribuisce ad abbassare il baricentro, ad aumentare il comfort e a limitare i “rimbalzi” sul fondo sconnesso.
Orizzontale allungato e attacco corto: è la Progressive Geometry
La spezzata del fodero basso
L’utile paratia nella parte inferiore dell’obliquo
Sempre nell’obliquo: il vano portaoggetti
La Checkpoint SL è quella “più offroad” e pronta anche a viaggiare
Sono davvero pochi i limiti con questa bici
Orizzontale allungato e attacco corto: è la Progressive Geometry
La spezzata del fodero basso
L’utile paratia nella parte inferiore dell’obliquo
Sempre nell’obliquo: il vano portaoggetti
La Checkpoint SL è quella “più offroad” e pronta anche a viaggiare
Sono davvero pochi i limiti con questa bici
Progessive geometry
Passiamo poi alla parte più alta. Apparentemente la Checkpoint, se non ci si lasciasse ingannare dalle “ruotone” potrebbe sembrare una belva pronta per il Giro d’Italia. Poi in realtà le geometrie, anzi la Progessive Geometry, fa fede al dogma dell’andare ovunque. Quindi ecco un avantreno nel complesso più lungo di 2 centimetri, ma che vengono recuperati con attacchi manubrio più corti. Una derivazione diretta della Mtb.
Sempre in tema di geometrie sono interessanti gli angoli. Soprattutto quello anteriore un po’ più “comodo”, cioè più aperto (nella taglia M, parliamo di 71,8°), mentre quello piantone è già più nella “norma” (73,2°). E non a caso questa Trek scappa via bene anche sull’asfalto.
Ma la guida è la cosa principale di una bici simile e allora il manubrio (Bontrager GR Elite) prevede un’angolo della curva verso l’esterno di 13°, il che consente una base di appoggio maggiorata e una grande manualità nei tracciati più tecnici.
Il reggisella è da 27,2 millimetri, quindi leggermente più “flessibile” (con tutte le virgolette del caso). E poi è davvero azzeccata la scelta delle ruote. Quelle “gommone” sono davvero ben ammortizzanti e allora perché non sfruttare un moderno cerchio in carbonio a medio profilo? Ecco quindi le Bontrager Aeolus Pro 3V (canale interno da 25 millimetri e peso del ciclista illimitato) che riprendono molti aspetti delle “sorelle” super aero, le RSL.
La Checkpoint SLR, sembra quasi da corsa (qui la versione SLR7 eTap)
La Checkpoint SL, quella più offroad (qui la versione SL 6 eTap)
La Checkpoint ALR, la “entry level” in alluminio (qui la versione ALR 5)
La Checkpoint SLR, sembra quasi da corsa (qui la versione SLR7 eTap)
La Checkpoint SL, quella più offroad (qui la versione SL 6 eTap)
La Checkpoint ALR, la “entry level” in alluminio (qui la versione ALR 5)
Una bici, tre livelli
La Trek Checkpoint è disponibile in otto modelli e due kit telai. Questi si ripartiscono in tre livelli: SLR, SL e ALR.
La versione SLR è la bici gravel più “spinta”, quella più leggera e veloce. Il telaio è in carbonio OCLV 700 Series, con tubi dal profilo aerodinamico ispirati al modello Emonda, al quale somiglia moltissimo. Prevede il classico sistema IsoSpeed di Trek, all’incrocio tra piantone e tubo orizzontale. Un sistema ammortizzante strutturale che si ritrova anche sulle Mtb della casa americana. Questa bici è dotata anche di vano portaoggetti interno, nel tubo obliquo.
La Checkpoint SL è rivolta agli amanti dell’avventura, come dicono in Trek stessa. Stesse geometrie e stessi tubi, ma con il carbonio OCLV 500 Series. Mantiene il sistema IsoSpeed ed in più è compatibile con il reggisella telescopico. Andiamo quindi nel mondo dell’offroad più spinto.
La versione ALR è invece un po’ la “entry level” (anche se questa dicitura forse non è pienamente corretta trattandosi di una gravel) della Checkpoint. Il suo telaio è in alluminio Alpha 300 Series. Anche questa versione prevede anche molti attacchi per parafanghi, borse e portapacchi.
A dir poco ampia la fascia dei prezzi. Per le bici complete si va dagli 11.999 euro della Checkpoint SLR 9 eTap ai 2.449 euro della ALR 5. Mentre i due kit telaio costano: 2.299 euro per l’SL e 1.049 per l’ALR. In listino non c’è un kit telaio SLR.
Moreno Moser è entrato a far parte del Team Cinelli Smith che si dedicherà al gravel. Ecco le sue sensazioni dopo i primi test su sterrato e su... acciaio
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Met presenta il nuovo Veleno Mips, un casco estremamente versatile, adatto quindi a più discipline a partire dal cross country fino ad arrivare al gravel, passando per l’All Mountain. Si tratta di una versione rinnovata di un modello che ha fatto la storia di Met rivisto oggi in chiave moderna. Il nuovo Veleno Mips unisce perfettamente la cura per il design al comfort, senza naturalmente dimenticare la performance.
Materiali top
Meritano una menzione speciale i materiali con cui il casco è stato realizzato, a partire dal policarbonato presente su tutto il perimetro che garantisce massima protezione ma anche una durata nel tempo maggiore. Si tratta di un aspetto da non trascurare soprattutto quando si parla di un casco da utilizzare anche in condizioni estreme che ne accentuano l’usura.
Il design è stato studiato nei minimi dettagli per rendere il Veleno Mips versatile e aerodinamico
La presenza di 26 prese d’aria posizionate in modo strategico garantisce la migliore traspirabilità
Il design è stato studiato nei minimi dettagli per rendere il Veleno Mips versatile e aerodinamico
La presenza di 26 prese d’aria posizionate in modo strategico garantisce la migliore traspirabilità
Sistema innovativo
Per fare le cose in grande, Met ha pensato di includere nel “pacchetto sicurezza” anche l’innovativo sistema Mips-C2. Si tratta attualmente della tecnologia in grado di garantire la migliore protezione in caso di impatti rotazionali, un’evenienza da non trascurare soprattutto quanto si praticano discipline estreme. Il Mips-C2 si integra perfettamente all’interno del nuovo Veleno Mips. Tutto questo è possibile grazie al Mips Brain Protection System (BPS) che è fissato all’interno del casco, tra l’imbottitura e l’EPS.
Il comfort è assicurato dall’imbottitura interna che riduce sensibilmente la pressione sul capo Il comfort è assicurato dall’imbottitura interna che riduce sensibilmente la pressione sul capo
Comfort elevato
Un altro degli aspetti di maggiore rilievo riguarda il comfort. Esso infatti è garantito dal sistema di ritenzione Met Safe-T Upsilon, che riduce sensibilmente la pressione sul capo e dona una piacevole sensazione di avvolgimento. Il nuovo Veleno Mips presenta infatti un sistema di regolazione micrometrica con tre posizioni verticali. Nella parte posteriore sono inoltre inseriti degli inserti in gel che favoriscono il massimo del confort.
Il Met Veleno Mips garantisce performance e comfort in ogni condizione meteorologica Il Met Veleno Mips garantisce performance e comfort in ogni condizione meteorologica
Ventilazione efficace
Massima attenzione è stata riservata al tema della ventilazione. Il nuovo Veleno Mips è infatti dotato di ben 26 prese d’aria posizionate in modo strategico. Lo scopo di queste ultime è quello di garantire un flusso costante d’aria così da mantenere fresco e asciutto il capo dell’atleta. Un altro particolare che ha attirato la nostra attenzione è rappresentato dalla visiera removibile che permette di passare facilmente dall’avere un casco adatto alle discipline off road ad un modello ideale per il ciclismo su strada. I punti di aggancio sono nascosti sotto la stessa visiera.
Per ogni utilizzo
Il nuovo Veleno Mips si conferma come la soluzione ideale per chi possiede nel proprio garage una mountain bike insieme ad una bici da strada o da gravel. A seconda del tipo di uscita che si desidera fare il Veleno Mips è la risposta perfetta. Il Met Veleno Mips pesa 290 grammi (se prendiamo in considerazione la taglia S) ed è disponibile in sei differenti colorazioni nelle seguenti misure: S, M, L. Il prezzo consigliato al pubblico è di 130 euro. Nel caso in cui si desidera la versione senza Mips il costo è di 100 euro. Il nuovo Veleno Mips sarà disponibile nei negozi a partire dalla metà di novembre.
Pika è il modello ideato da CST per gli amanti del gravel. Ciclisti che desiderano disporre di una copertura in grado di rispondere al meglio alle diverse condizioni di fondo che si possono incontrare nel corso di un’uscita. Una copertura quindi affidabile su asfalto e sterrato, ma anche su un fondo ghiaioso.
Tecnologia EPS
Per rispondere al meglio alle richieste dei praticanti in CST si sono concentrati sul battistrada che presenta tasselli “a rampa” per garantire grip e una scorrevolezza efficace. Il discorso invece cambia per i tasselli laterali a “U”, studiati per offrire il massimo della sicurezza e dell’aderenza nelle curve. Il segreto della copertura Pika però lo troviamo nella doppia mescola, che è più dura nella parte centrale del battistrada e più soffice sui fianchi, proprio per garantire più aderenza in curva. A tutto ciò si aggiunge l’impiego della tecnologia antiforatura EPS (Exceptional Punctures Safety).
Doppia mescola per il Pika: più dura nella parte centrale, più soffice sui lati per offrire più grip in curvaDoppia mescola per il Pika: più dura nella parte centrale, più soffice sui lati per offrire più grip in curva
Ecco la struttura
Si tratta di uno strato brevettato e leggero di poliestere ricoperto in gomma, inserito tra la carcassa e il battistrada, pensato appunto per limitare le forature. La trama è molto sottile, ma al tempo stesso resistente per impedire ai corpi estranei di penetrare all’interno della carcassa.
Il cerchietto (bead) lungo la circonferenza dello pneumatico varia a seconda dei modelli. Può essere rigido, in modo da garantire una copertura stabile lungo tutto il cerchio, o pieghevole (realizzato in Aramid). Ricordiamo infine che tutte le versioni dello pneumatico Pika sono TPI 60 (Threads per Inch) tecnologia che prevede dei fili di nylon per pollice quadrato, per una resistenza alle forature e ai tagli ancora maggiore.
Pika è disponibile nel colore nero o skinwall (con fianco di colore marrone chiaro). I prezzo al pubblico sono in fase di definizione. Ricordiamo che Agente esclusivo per l’Italia di tutti i prodotti CST è la commerciale B.I.S. Srl.