Zanatta: «Contento se… Torniamo dal Giro con una tappa»

07.05.2025
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Stefano Zanatta e i corridori della Polti VisitMalta sono arrivati ieri sera in Albania, i mezzi e il personale era già lì da qualche giorno come ci ha raccontato Maurizio Borserini, creatore delle immagini per il team. Il tempo di prendere dimestichezza con l’asfalto albanese non è tanto, oggi la sgambata sarà nel primo pomeriggio, poi domani (giovedì, ndr) si dovranno trovare i ritagli di tempo per fare tutto. Il Giro d’Italia parte per la prima volta della sua storia ultracentenaria dall’Albania. Ci si accorge della grandezza di un evento del genere solamente quando deve “traslocare” dall’Italia. La carovana è immensa e tutto deve essere coordinato al meglio

Aurum ha pensato ad una livrea speciale per il Giro, realizzata da Lechler

Voci da Tirana

Questa mattina alle ore 10, a Tirana, c’è stata la riunione delle squadre. Il meteo è buono a differenza di quello che ci accompagna in questo inizio maggio nel nostro Paese. 

«In queste ore i ragazzi hanno visionato alcuni punti della prima tappa – dice Zanatta – come la salita finale che si andrà a ripetere due volte, mentre domani cercheremo di andare sul percorso della cronometro e della terza frazione. Il tempo a disposizione non è molto».

Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento
Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento

Da cinque edizioni

Per il team di Ivan Basso e Fran Contador sta per iniziare il quinto Giro d’Italia, da quando la squadra è diventata professional ha sempre partecipato alla Corsa Rosa. I risultati sono arrivati fin da subito: al primo anno, nel 2021, Lorenzo Fortunato ha vinto in cima allo Zoncolan. Successo bissato due anni dopo da Davide Bais a Campo Imperatore. 

«Lo spirito con il quale affrontiamo questo Giro – racconta Stefano Zanatta – è lo stesso delle stagioni passate. Portiamo corridori che sanno lottare e andare in fuga. L’obiettivo che mi pongo è quello di vincere una tappa, è una cosa che abbiamo nelle nostre corde. Con Davide Piganzoli daremo un occhio alla classifica ma la squadra non sarà a sua disposizione tutto il giorno. Anche lui dovrà essere bravo nel crearsi le occasioni per vincere una tappa. Va bene fare una bella classifica, ma vincere una tappa al Giro ti fa cambiare status». 

Un po’ come fatto da Fortunato quattro anni fa…

In un certo senso sì, la cassa di risonanza di quella vittoria in cima allo Zoncolan ha lanciato Fortunato nel ciclismo dei grandi. Sono corridori diversi, Piganzoli è molto più completo. Sa difendersi bene a cronometro e mentalmente arriva per lottare. I risultati lo dicono, al Gran Camino ha mostrato ottime qualità. 

Piganzoli è arrivato al punto di potersi giocare la vittoria con i migliori o deve andare in fuga?

Penso abbia fatto vedere che è capace di stare con i più forti. Al Tour of the Alps ha colto un bel piazzamento nella seconda tappa. Deve imparare a gestire meglio il finale ma ha fatto passi importanti in questo senso. E’ un atleta che ha il colpo di mano, il guizzo per spuntarla in uno sprint ristretto. 

L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
Ha mostrato anche di avere la solidità sulle tre settimane…

Senza dubbio. Il fatto principale è che il Giro è lungo, molto lungo. Può succedere di tutto. Comunque Piganzoli al suo primo Giro ha sfiorato la top 10, non è una cosa da poco. 

Parlaci degli altri sette corridori…

Non avremo nessun debuttante, questo credo sia un vantaggio in termini di esperienza e recupero. La squadra è più matura rispetto a un anno fa. L’uomo squadra, sembra scontato dirlo, sarà Maestri. Ha esperienza, forza e sa dare l’anima in bici. 

Ci saranno anche i fratelli Bais, Mattia e Davide. 

E’ il loro terzo Giro d’Italia insieme. Davide ha già vinto una tappa, mentre Mattia ci ha mostrato una crescita incredibile. Sa tenere in salita e inoltre è un attaccante nato. Non dimentichiamoci Pietrobon. Lui lo scorso anno ha sfiorato la vittoria a Lucca e ha vinto la classifica del più combattivo con quasi mille chilometri di fuga. 

Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
C’è anche il nuovo innesto Tonelli

Nuovo per il nostro team ma di esperienza al Giro ne ha da vendere. Nelle edizioni precedenti è andato vicino al successo di tappa in due occasioni: una nel 2022 con un terzo posto e nel 2023 ha fatto quarto nella tappa di Rivoli. 

In tanta Italia c’è spazio per uno spagnolo: Munoz.

Lui è il nostro jolly, è in grado di rimanere accanto a Piganzoli, ma è capace di dare un ottimo contributo per le volate, nelle quali avremo Lonardi. Lui fa fatica a vincere, tuttavia da un anno e mezzo ha trovato una costanza incredibile. Ha colto dodici top 10 e ha appena vinto la maglia a punti al Presidential Tour of Turkiye.

Casa Garofoli, una storia di passione, lavoro e ciclismo

07.05.2025
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Questa è una storia di famiglia, lavoro e ciclismo. Ha come protagonista la famiglia Garofoli di Castelfidardo, in provincia di Ancona. Quella di Gianmarco, per capirci, che sabato inizierà il suo primo Giro d’Italia con la Soudal-Quick Step, ma anche quella di suo padre Gianluca e del nonno Fernando, che per primo fu corridore (immagine Instagram in apertura).

Ce la racconta proprio Gianluca, che nel weekend vorrebbe raggiungere suo figlio in Albania e per questo si sta sottoponendo ai lavori forzati. L’azienda produce porte, armadi e pavimenti coordinati. Iniziò tutto nel 1968. Operavano nel settore del legno, producendo cornici per quadri e mobili e sub fornitura per antine da cucina. Finché negli anni 80 fu Fernando Garofoli, poi insignito del titolo di Commendatore della Repubblica, a creare un prodotto tutto suo e con un marchio tutto suo, dedicandosi alle porte, che gli mancavano, e industrializzando il lavoro di falegnameria.

«Adesso stiamo ritornando sull’interior design – prosegue Gianluca Garofoli – quindi alle porte abbiniamo armadi, cabine armadio, cucine. Facciamo un total look. Chi sceglie la porta Garofoli ha una scelta di complementi abbinabili».

Gianluca e Gianmarco Garofoli, padre e figlio: un selfie dalla Vuelta del 2024, ancora in maglia Astana
Gianluca e Gianmarco Garofoli, padre e figlio: un selfie dalla Vuelta del 2024, ancora in maglia Astana

Ciclismo, un affare di famiglia

Se qualcuno pensasse di essere capitato in una rivista di architettura, vogliamo tranquillizzarlo. Questo è infatti il momento in cui entra in scena il ciclismo, che per ora è rimasto sullo sfondo e invece in tutta questa storia ha un ruolo molto importante.

«Mio padre da piccolino ha corso anche lui – racconta Gianluca – all’epoca fece gli esordienti e gli allievi. Quando ho compiuto tre anni, mi ha comprato la prima bici, ma non era come quella degli altri bambini. Aveva le rotelle, ma anche il manubrio ricurvo, perché era una biciclettina da corsa. E così, finché ero piccolino, mi portava a fare le passeggiate con lui. Poi ho iniziato a correre da esordiente e subito dopo ha iniziato mio fratello Giacomo e alla fine di tutto è toccato a Gianmarco. Anche se a un certo punto ha dovuto scegliere fra calcio e ciclismo, perché d’inverno giocava a pallone ed era anche bravo».

Dalla bici all’azienda

Gli juniores, poi qualche corsa fra i dilettanti e alla fine lo slancio di Gianluca si arresta. Oggi va ancora in bici e talvolta si infila nei gruppi degli amatori, partecipa a qualche gran fondo e a Pasqua è stato a Tenerife con suo figlio e hanno pedalato insieme, almeno per la prima ora dell’allenamento.

«Così ho cominciato a lavorare – prosegue – e per fortuna non dovevo partire da zero. Fin da piccolino, mio padre mi portava con sé al lavoro e ho scoperto che tutto quello che avevo imparato con la bici era prezioso anche in azienda. Il sacrificio, lo stringere i denti sino alla fine, non mollare fino alla riga anche se la riga è dietro l’angolo e non la vedi. Secondo me qualsiasi lavoro fai, se sei stato uno sportivo, quella dedizione ti rimane attaccata addosso. Ti fa fare le scelte giuste al momento giusto. Facendo uno sport duro come il ciclismo, è come se iniziassi a lavorare prima. Una persona normale inizia a capire il valore del sacrificio a vent’anni, chi ha corso in bici lo conosce già da quando ne ha 12».

A Castelfidardo il Fan Club è super attivo, al punto da aver seguito Gianmarco anche al Tour of Oman
A Castelfidardo il Fan Club è super attivo, al punto da aver seguito Gianmarco anche al Tour of Oman

Un piccolo imprenditore

Per lo stesso motivo, anche Gianmarco Garofoli – lo stesso che sabato debutterà al Giro d’Italianei sei mesi in cui è rimasto fermo per far passare la miocardite, ha frequentato l’azienda e seguito suo padre per lavoro.

«Quando era bambino – racconta Gianluca – ogni volta che potevo, lo portavo con me. Ma quando è stato fermo 6-7 mesi per il cuore, mi ha detto: “Papà, voglio stare accanto a te per capire meglio il tuo lavoro”. E così siamo andati spesso in giro dai clienti, nelle aziende e alle fiere. E comunque, per il livello dove è arrivato, Gianmarco è già un imprenditore. Ha vedute superiori rispetto a molti altri che hanno sempre studiato. Ha una marcia in più. Mi ricordo quando a 14 anni era stato investito e si era rotto la clavicola. Un giorno venne un signore a farmi i complimenti perché non aveva mai visto un ragazzino così sveglio. Lavorava in un’azienda di abbigliamento e Gianmarco aveva ordinato da sé i completini da campione regionale, mandandogli il file jpg con il logo della squadra e degli sponsor. A me diede il conto, mi pare 1.000 euro. Restava solo da pagare, il lavoro era tutto fatto».

La Garofoli ha sede a Castelfidardo, in provincia di Ancona
La Garofoli ha sede a Castelfidardo, in provincia di Ancona

Il ciclismo nel cuore

Garofoli nel ciclismo è presente con diverse sponsorizzazioni, dalla Due Giorni Marchigiana a tutti gli eventi cui offre il suo supporto. Più d’un manager li ha cercati per mettere il nome sulle maglie di qualche squadra, ma finora hanno preferito muoversi diversamente.

«Avevamo l’azienda davanti all’arrivo della Due Giorni Marchigiana – ricorda Gianluca – quindi il coinvolgimento è stato sempre abbastanza importante. Parecchie persone nel direttivo delle varie gare erano nostri dipendenti, quindi è sempre rimasto tutto in famiglia. Non ci siamo mai tirati indietro. Qualche anno fa abbiamo avuto la squadra dei giovanissimi più grande d’Italia, abbiamo vinto tre volte il campionato giovanile italiano, ci abbiamo investito tanto. Fare una squadra più grande sarebbe un impegno troppo grande. Quando sei troppo visibile vengono a cercarti. Ad ora investiamo sulla televisione, ma non è detto che un domani di fronte all’occasione giusta non si decida di fare di più».

Quando Giannmarco partecipò ai mondiali di Harrogate nel 2019, suo nonno fermò il lavoro e accese la tv
Quando Giannmarco partecipò ai mondiali di Harrogate nel 2019, suo nonno fermò il lavoro e accese la tv

La televisione e il Giro d’Italia

Gianluca con suo padre Fernando, Gianmarco con Gianluca. Il ciclismo come una scuola di vita e come un affare di famiglia. Ci viene da ridere nel chiederglielo, ma la risposta è perfettamente in linea con l’aria buona che abbiamo respirato finora. Con il Giro d’Italia l’azienda si ferma per seguire Gianmarco?

«Quando ha fatto il mondiale da junior nel 2019 – ride lui di gusto – mio padre ha messo la TV in azienda, ha fermato il lavoro e hanno visto tutti insieme la corsa. Certo sarebbe bello rifarlo col Giro, ma ho paura che sarebbero un po’ troppi giorni e il lavoro è tanto. Però vediamo come va Gianmarco. Se le cose si avviano nel verso giusto, farebbe piacere anche a me portare uno schermo di là e fare tutti quanti il tifo per lui».

Ciccone: il cuore dice classifica, il cervello dice le tappe

07.05.2025
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Si fa presto a dire che vai al Giro per fare classifica. Se poi lo dicono e lo ripetono in televisione giorno dopo giorno, la gente potrebbe pensare che sia facile. Ecco perché spesso tanti si sono scottati: si era creata così tanta attesa, che l’insuccesso è diventato una sentenza inappellabile. Nello sport è così, nel ciclismo che cerca con assillo un nuovo Nibali è anche peggio. Per questo sentir dire in continuazione che se Ciccone non farà classifica quest’anno non potrà farlo mai più, inizialmente è parso un suono stonato. Poi però, volendo vederci chiaro, abbiamo intercettato Luca Guercilena che di Ciccone è il datore di lavoro e, da preparatore e direttore sportivo di lungo corso, è in grado di andare oltre i facili entusiasmi.

Luca Guercilena, classe 1973, è il general manager della Lidl-Trek
Luca Guercilena, classe 1973, è il general manager della Lidl-Trek
Ciccone farà classifica al Giro: adesso o mai più?

Secondo me, facendo un’analisi molto fredda, da ottobre a oggi Giulio ha dimostrato di essere molto competitivo nelle tappe e nelle corse di un giorno. Sappiamo tutti che vincere tappe o portare a casa la maglia della montagna per noi ha un valore importante. E’ anche chiaro che con questa conformazione di Giro, con delle belle tappe già all’inizio, nella nostra testa e anche nel cuore l’idea di riuscire a fare qualcosa in classifica c’è. Però è ovvio che stiamo parlando di una classifica da top 5, sennò non ha alcun senso. Le tappe sono molto più importanti e per come sta andando Giulio, per la condizione che ha, secondo me è fondamentale che come prima attenzione guardi a quelle.

Il podio del Lombardia dello scorso anno ha cambiato la sua dimensione?

Purtroppo ha avuto degli infortuni e delle malattie piuttosto pesantucce, che hanno sempre minato la preparazione dei Grandi Giri. Quest’anno invece Giulio è riuscito a fare un avvicinamento molto lineare e sicuramente ha una stabilità personale importante. Per questo è riuscito a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati. E’ chiaro che il Giro è tutto un altro discorso. Da ottobre scorso ha dato una certa solidità a tutte le prestazioni, per cui sappiamo che siamo arrivati al Giro nella condizione giusta. Detto questo, lo vivremo tappa per tappa.

La squadra è forte, ma non sembra disegnata unicamente per supportare un leader.

E’ chiaro che, senza ipocrisia, andiamo con un occhio principale per le tappe. Questo è abbastanza evidente, però abbiamo cercato di pareggiare nel modo opportuno le opportunità per le tappe miste piuttosto che per le tappe di salita. Per cui abbiamo la possibilità che la squadra lo supporti, sia che punti alle tappe, sia che si trovi in classifica. Anche un corridore come Mads Pedersen al Tour ha dimostrato di essere importante quando c’era in ballo la maglia a pois e lo stesso Giulio ha lavorato per lui quando è servito. Come sempre siamo abbastanza bilanciati e compatti nell’aiutarci, credo al Giro ci sarà la stessa situazione.

Fra Ciccone e Pedersen c’è sempre stata un’ottima collaborazione: qui al Tour del 2023, difendendo la maglia a pois
Fra Ciccone e Pedersen c’è sempre stata un’ottima collaborazione: qui al Tour del 2023, difendendo la maglia a pois
Apriamo una parentesi italiana sull’assenza di Milan, che in questa squadra sarebbe stato bene, non trovi?

A livello di performance pura, probabilmente avrebbe potuto fare anche il Giro. Ma essendo partiti con l’idea del Tour, abbiamo preferito focalizzarci nel modo migliore. Dobbiamo arrivarci preparati nel modo giusto, anche perché non sarà un tentativo di vedere come andrà in Francia. Dobbiamo andare e fare risultato, quindi la preparazione dovrà essere assolutamente mirata. Al Giro ci sarà Pedersen, è giusto che ci sia un bilanciamento. Se vogliamo essere competitivi davvero, dobbiamo esserlo su tutti i fronti, quindi concentrare tutti nella stessa corsa sarebbe un rischio.

Con il tuo passato da allenatore, pensi che Ciccone arrivi al Giro con una condizione troppo avanzata o c’è ancora margine?

Vi dirò, se facciamo una valutazione attenta della performance, Giulio al Tour of the Alps è andato bene, ma era evidente che non avesse una condizione al 100 per cento. Alla Liegi ha fatto un altro passo, ma siamo consapevoli che la gara di un giorno e un’altra cosa. Siamo convinti che al Giro possa mantenere la condizione, perché si sta seguendo un avvicinamento molto mirato.

Come vivrete le due cronometro del programma?

Quest’anno nelle cronometro che ha fatto, Giulio è andato in modo molto solido. Chiaramente non è un cronoman rispetto a certi altri uomini di classifica, magari pagherà qualcosina. Però diciamo che il suo trend di miglioramento nella cronometro è abbastanza solido, per cui ci aspettiamo che sarà più competitivo e meno fragile degli anni passati.

I miglioramenti di Ciccone a crono si sono visti. Alla Tirreno ha pagato una trentina di secondi da Ayuso e Tiberi
I miglioramenti di Ciccone a crono si sono visti. Alla Tirreno ha pagato una trentina di secondi da Ayuso e Tiberi
Ciccone è l’uomo degli attacchi imprevisti: credi che l’assenza di un faro come Pogacar renderà la corsa più aperta?

Credo che sarà una corsa lineare, controllata da un paio di squadroni che ne hanno l’interesse. Penso alla Red Bull e anche la UAE Emirates, che ha il gruppo giusto per controllare i colpi di mano. Queste due squadre la faranno da padrone. Sulla strategia generale di gara, essendo in un ciclismo dove le sorprese arrivano abbastanza di frequente, proprio perché parecchi corridori hanno come unica chance quella di attaccare, bisognerà stare molto attenti.

Quindi, riepilogando, si parte per vincere le tappe e se poi la classifica dovesse venire di conseguenza, si proverà a difenderla?

Esatto, non sarebbe corretto dichiarare che partiamo per fare una top 5 e poi per puntare alle tappe. A mio parere in questo momento abbiamo la dimostrazione chiara e lampante che su un certo tipo di percorsi Ciccone può far bene. Dopodiché la classifica può anche diventare la conseguenza di giornate positive in serie. Il nostro approccio sarà questo qui.

Romain Bardet: ultimi colpi al massimo, non è ancora un ex pro’

06.05.2025
4 min
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Non deve essere facile sentirsi dire ad ogni corsa in cui si presenta: «Romain, è la tua ultima gara qui». «Romain, tra poco termini la tua vita da corridore». E’ un po’ il destino di chi annuncia anzitempo il suo ritiro. E capiamo bene quando Alessandro De Marchi qualche giorno fa ci ha detto che prima di appendere la bici al chiodo c’è ancora tanto da fare.

Romain, era Bardet, chiaramente. Il francese del Team PicnNic- PostNL si appresta così a concludere la carriera. Ma vuol uscire dalla porta principale, con tutti gli omaggi del caso.

Romain Bardet (classe 1990) è pro’ dal 2012
Romain Bardet (classe 1990) è pro’ dal 2012

Ultimi assalti

La Liège-Bastogne-Liège è stata l’ultima Monumento per Romain Bardet. Il francese in qualche modo è stato preso d’assalto, tanto più che lui una Liegi l’ha sfiorata. Era proprio quella dell’anno scorso.

«La Doyenne è una corsa che mi piace molto, quindi è stato bello potervi partecipare un’ultima volta». Insomma il giro dei saluti è già iniziato. Ovunque vada il francese è ben voluto. In fin dei conti è stato un pezzo importante del ciclismo internazionale e francese soprattutto.

Lui, come Thibaut Pinot, ha portato il fardello dell’erede di Hinault e di chi doveva vincere il Tour de France a tutti i costi. Una pressione che assolutamente non li ha aiutati. Nonostante tutto parliamo di un corridore che ha messo nel sacco 11 vittorie, quasi tutte di peso, due podi alla Grade Boucle e per nove volte è entrato nella top dieci dei grandi Giri. Ma soprattutto ha fatto tutto questo da scalatore e gli scalatori che vanno forte trovano sempre uno spazio nel cuore dei tifosi.

Alla Liegi una caduta lo ha messo fuori dai giochi. Nonostante tutto ci ha tenuto a concludere la corsa
Alla Liegi una caduta lo ha messo fuori dai giochi. Nonostante tutto ci ha tenuto a concludere la corsa

Sotto col Giro

Ma torniamo all’attualità, a ben meno di una settimana dal via di Durazzo. Magari senza la caduta della Liegi poteva arrivare meglio al Giro, ma lui non si tira indietro.

«Per ora – ha detto Bardet – sto molto bene, non ho avuto i risultati che avevo sperato in questa prima parte di stagione, quindi ho ancora molto da fare. Ma anche per questo la motivazione non manca».

«Quali sono le risposte dopo il Tour of the Alps? Bene direi, stiamo ancora costruendo la condizione. Non sono ancora al top, ma c’è ancora un piccolo margine per crescere. Anche in squadra tutti seguono il proprio corso, quindi è positivo. Sono molto motivato all’idea di un grande programma come il Giro».

Il francese ha anche sottolineato l’importanza della terza settimana del Giro. «Attendo – ha detto il classe 1990 – particolarmente la terza settimana, con delle salite emblematiche. Voglio mostrare carattere e essere davanti in qualche modo per godermi la corsa, godermi la mia passione del ciclismo».

La prima vittoria al Tour. Era il 2015. Romain ha poi vinto anche una tappa alla Vuelta 2021. Manca all’appello quella del Giro
La prima vittoria al Tour. Era il 2015. Romain ha poi vinto anche una tappa alla Vuelta 2021. Manca all’appello quella del Giro

Sognando il tris

Quando gli facciamo notare che in Italia, soprattutto dopo le ultime stagioni in cui al Giro d’Italia è sempre stato presente, ha molti fan, lui annuisce e sorride. E’ il suo modo di ringraziare.

«Cosa puoi dire loro?», gli chiediamo. «Sono contento di poterli trovare al Giro – replica lui – in particolare la terza settimana, che si annuncia ricca di montagna. Sono contento che il mio ultimo grande tour sia il Giro e spero di raggiungere un livello molto alto. Tappe o classifica? Vedremo, sarà la strada a dircelo…»

«Di certo, abbiamo una squadra abbastanza forte per gli sprint (il riferimento è soprattutto Van Uden, ndr), e abbiamo due buone carte per la generale. Cercheremo di fare una gara piena sui 21 giorni che ci aspettano».

Stavolta neanche lo abbiamo toccato il tasto “vittoria di tappa”. E anche Romain (forse per scaramanzia) non ha detto niente in merito, ma è noto che il sogno più grande di Bardet sarebbe quello di vincerne una nella corsa rosa. E’ l’unica che gli manca dei tre grandi Giri e sarebbe un modo esaltante di chiudere la carriera.

5 minuti con Gee: nato in Canada, diventato grande in Europa

06.05.2025
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Derek Gee è alto e a differenza di tanti altri scalatori la sua fisionomia è ben più possente, o comunque dà l’idea di esserlo. Gli occhi stanchi con qualche ruga che li piega all’ingiù, accentuando la sensazione di essere davanti a un corridore provato da tante fatiche. Qualche capello grigio, tagliato corto, si fa largo da sotto al casco. Il canadese della Israel Premier Tech sembra molto più vecchio di quanto sembri, in realtà ha ventisette anni e tanto ancora da fare

Lo scorso anno il corridore di Ottawa ha preso parte al Tour de France mettendosi alla prova nella corsa a tappe più importante al mondo. Nonostante l’età nel 2024 Derek Gee, a Firenze, aveva iniziato il secondo Grande Giro in carriera. Il risultato non è stato affatto da poco, nono in classifica generale. La top 10 l’ha conquistata grazie alla fuga della tappa numero nove e l’ha consolidata man mano, affermandosi anche nella cronometro finale di Nizza. 

Il 2024 ha dato una grande consapevolezza a Gee nei propri mezzi
Il 2024 ha dato una grande consapevolezza a Gee nei propri mezzi

Direzione Grandi Giri

Il 2025 è iniziato in maniera altrettanto solida. Con il Gran Camino Gee ha fatto sua la prima corsa a tappe della carriera. Non un parterre di prim’ordine, ma ha vinto appena arrivato in gruppo e questa non è cosa da poco. Il passo successivo è arrivato alla Tirreno-Adriatico, nella Corsa dei Due Mari ha mostrato a tutti le sue doti da cronoman. Sesto nella prova contro il tempo a Lido di Camaiore, a soli cinque secondi da Tiberi e otto secondi da Ayuso

«Gran parte di questo cambiamento – racconta – è dovuto alla preparazione, alla maggiore attenzione per la classifica generale. Ovviamente devo ancora capire come raggiungere la forma migliore in determinati momenti». 

Il canadese è partito forte anche nel 2025, dopo aver vinto il Gran Camino è arrivato anche il podio al TotA
Il canadese è partito forte anche nel 2025, dopo aver vinto il Gran Camino è arrivato anche il podio al TotA
Com’è andata la preparazione verso il Giro?

Sicuramente speravo che le gambe andassero un po’ meglio, soprattutto al Tour of the Alps. Non mi sono sentito male in bicicletta, mi è mancata solamente dell’intensità, che però è arrivata con il passare dei giorni. Il podio finale mi fa capire di aver lavorato bene. 

Sei stato in ritiro prima?

Sono andato per la prima volta in carriera a Tenerife. E’ un posto bellissimo per andare in bicicletta. Mi avevano promesso un tempo soleggiato e invece ha piovuto più di quanto sperassi (dice con una risata, ndr). Ma a parte questo penso che il training camp sia andato bene

Com’è vivere in cima al Teide?

E’ piuttosto desolato lassù, ma è davvero fantastico. Si sta bene. Prima andavo ugualmente in Spagna ma in altre parti, come Sierra Nevada

Gee ha indossato la maglia di leader della generale al Giro del Delfinato 2024 dopo aver vinto la terza tappa
Gee ha indossato la maglia di leader della generale al Giro del Delfinato 2024 dopo aver vinto la terza tappa
La cosa che ha impressionato è la tua forza a cronometro. 

Ci abbiamo lavorato molto, anzi moltissimo sia l’anno scorso al Tour de France e questo inverno. E credo che abbia dato i suoi frutti, ho fatto un buona prova sia al Gran Camino che alla Tirreno-Adriatico. 

Pensi di essere pronto per vincere un Grande Giro?

E’ molto più importante essere attivi ogni giorno. Quando ho fatto la mia prima grande corsa a tappe due anni fa (il Giro d’Italia, ndr) puntavo alle tappe. Era molto meno stressante ed ero molto più concentrato su giornate specifiche. Mentre se guardi alla classifica finale non puoi prenderti un giorno di riposo, nemmeno in una tappa pianeggiante. Per vincere credo serva un altro step, è un processo lungo. Non si tratta solo di ottenere la giusta forma fisica, ma anche di fare esperienza e non commettere errori. Insomma migliorare fisicamente e tatticamente. 

Derek Gee ha trovato un alleato in Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour ha tanto da insegnare al canadese
Derek Gee ha trovato un alleato in Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour ha tanto da insegnare al canadese
Negli anni passati cosa hai imparato per essere un corridore da classifica?

Tantissimo. Non pensavo di diventare un corridore da Grandi Giri a inizio carriera. Ho imparato tutto man mano, prima non sapevo nulla. Non sono entrato nel ciclismo con quell’obiettivo. La squadra mi ha aiutato tanto, soprattutto i miei compagni più esperti come Froome o Fuglsang. Ragazzi che hanno ottenuto risultati ai massimi livelli. Ho apprezzato ogni minimo consiglio e sento di stare ancora imparando. 

Quali consigli hai chiesto?

Ci siamo parlati tanto lo scorso anno al Giro del Delfinato. Era la mia prima volta che lottavo concretamente per la classifica generale. Ho chiesto a Froome e Fuglsang ogni genere di domanda su come correre, in particolar modo tatticamente. All’inizio ero un po’ perso, ma sono molto fortunato ad avere questi ragazzi al mio fianco.

«Credo di aver fatto il grande passo per diventare un corridore da corse a tappe – ha detto Gee – nel 2024 ora si tratta di lavorare sui dettagli»
«Credo di aver fatto il grande passo per diventare un corridore da corse a tappe – ha detto Gee – nel 2024 ora si tratta di lavorare sui dettagli»
Arrivi dal Canada, come ti sei avvicinato al ciclismo?

Non è uno sport così famoso da noi. Tuttavia c’è un bacino di grandi appassionati e da quando sono professionista sento tanto il loro supporto quando torno a casa. Io vengo da Ottawa, che ha un’ottima scena ciclistica, ma nel complesso non è così grande. 

Con quali gare ti sei appassionato?

Il Tour de France è l’unica corsa che ho seguito quando ero più giovane, ma è anche l’unica che conoscono in Canada. Nel 2012 Hesjedal ha vinto il Giro e il ciclismo canadese è apparso sulla mappa.  

Il Giro della Tudor Pro Cycling: profilo basso e pronti a colpire

06.05.2025
6 min
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Di Storer e della sua nuova solidità abbiamo detto da poco, dell’australiano (foto di apertura) e dei progressi rilevati lo scorso anno dal diesse Tosatto dicemmo alla fine del 2024. Al tecnico veneto abbiamo anche chiesto in che modo la Tudor Pro Cycling si sia attrezzata avendo ricevuto l’invito per il Giro e anche per il Tour, ma ora con lui è il momento di entrare nella dimensione del Giro.

Stasera Tosatto salirà sul volo diretto da Treviso per Tirana, mentre i mezzi sono partiti domenica, hanno viaggiato ieri per tutto il giorno e poi hanno preso il traghetto per Durazzo. Forse, si ragiona, solo quelli del Team Bahrain Victorious che sono partiti dalla Slovenia potrebbero aver guidato fino all’Albania: per loro quale senso avrebbe avuto guidare fino a Bari?

Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Ma adesso parliamo di voi e del Giro, alla luce di questo Storer così solido…

L’anno scorso ha avuto una stagione consistente e sempre costante. Quest’anno è partito abbastanza bene. Ha perso la top 10 al UAE Tour per colpa di un ventaglio. Però si è rifatto alla Parigi-Nizza, vincendo una tappa e conquistando il quinto posto. Poi, come da programma, ha mollato un po’, quindi è andato al Tour of the Alps e ha vinto. Per noi era già importante aver vinto la tappa, ma è venuta anche la classifica ed è tanta roba. Ci dà morale, vuol dire che a casa ha lavorato bene, pur sapendo che il Giro è lungo.

Avere uno così vi ha costretto a far la squadra per supportarlo oppure correrete anche guardando ad altre possibilità?

L’anno scorso eravamo partiti con l’obiettivo di provare a fare la classifica con lui, perché aveva voglia. Quest’anno abbiamo costruito una squadra forte, che ha anche un velocista, ma che sarà in grado di dare a Storer il massimo appoggio, perché se lo merita. In più è convinto delle sue capacità e della sua condizione fisica attuale. Sarebbe un peccato non crederci.

Hai parlato del velocista, ma non c’è Dainese e manca anche Trentin: i due italiani della squadra, che al Giro d’Italia salta subito agli occhi.

Matteo è sempre andato al Tour, anche quando correva con altre squadre, perché facendo le classiche a tutta, ti viene difficile preparare al meglio il Giro. Con Alberto si era fatto un programma intenso in avvio di stagione, con la speranza dell’invito del Tour. Avevamo programmato di portare in Italia Arvid De Kleijn, che è un grande velocista e avrebbe fatto il suo debutto in un Grande Giro dopo le cinque vittorie dello scorso anno. Purtroppo invece si è fatto male al UAE Tour e non è ancora rientrato da metà febbraio e questo ha scombussolato i piani.

Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Non si potevano rivedere i piani a quel punto?

Non abbiamo avuto gli inviti del Giro e del Tour a dicembre, per cui abbiamo fatto i programmi praticamente al buio. Del Giro abbiamo saputo 35 giorni prima del via e il Tour è arrivato nello stesso giorno. In questo modo è difficile programmare. Per cui con Alberto avevamo deciso di sperare nel Tour e, casomai non ci avessero invitato, avremmo guardato magari la Vuelta. Mi dispiace non vedere i due italiani, penso che dispiaccia anche a loro, perché il Giro d’Italia è sempre il Giro d’Italia, però abbiamo scelto così.

Avrete due giovani come Brenner e Pluimers: l’obiettivo è fare esperienza?

Rick Pluimers ha dimostrato di essere forte. Ha vinto la Muscat Classic e ha fatto un secondo alla Tirreno. E’ il tipo di corridore che può tenere in salita, magari arriva in un gruppetto di 50, 60 corridori e ti fa un risultato. Marco Brenner è giovane, ma ha già l’esperienza di una Vuelta. Torna in un Grande Giro dopo due anni. E’ campione tedesco, ha una maglia importante in gruppo. Si darà da fare, ci sono delle tappe adatte a lui, per provare la fuga o giocarsela in un gruppo ristretto. E se invece non riusciranno a fare tutto questo, sanno che saranno a disposizione di Michael (Storer, ndr).

Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Chi farà le volate al posto di De Kleijn?

Ci giochiamo la carta di Maikel Zijlaard, che alla Tirreno ha fatto un secondo dietro a Milan.

Invece quale pensi possa essere l’uomo che aiuterà Storer in salita?

Può starci Brenner, come pure Yannis Voisard, che è al suo primo Grande Giro. E poi abbiamo un uomo di esperienza che è Larry Warbasse, che per le tappe in montagna sarò il nostro road captain, come si dice adesso. E poi c’è anche Florian Stork che abbiamo visto di grande supporto al Tour of the Alps. Quello che mi sento di dire è che in confronto all’anno scorso, la squadra in salita è molto più forte.

Con un leader che va molto più forte…

E’ un Giro in cui per le prime due settimane, il leader non deve perdere tempo nelle cadute e deve difendersi bene nella crono. Alla fine la prima è di 14 chilometri, la seconda è il doppio, ma sono facili. Secondo me i distacchi fra specialisti e scalatori non saranno enormi. Per questo il Giro si decide nell’ultima settimana, dalla tappa dopo l’ultimo riposo che arriva a San Valentino. Quel giorno capisci chi può fare il podio o la top 5. Poi il venerdì e il sabato finali, si può capovolgere tutto. Uno che è sesto può andare al podio e uno che è sul podio può andare fuori dai 10. Lo ha dimostrato Chris Froome nel 2018.

Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
E sulla sua ammiraglia c’era un certo Tosatto…

C’era il Colle delle Finestre e Simon Yates aveva oltre 3 minuti di vantaggio, eppure in quel solo giorno ha perso maglia, casco e guanti. Non credo che nelle tappe precedenti ci siano troppe occasioni, perché più o meno tutti reggono bene nelle prime due settimane. Mentre sono decisamente meno i corridori che arrivano bene alla terza. Faccio fatica a immaginare una fuga bidone come nel 2010, a meno che la Red Bull non voglia giocare a scacchi e mandare via Dani Martinez.

Credi sia possibile?

Dipende da quello che vogliono fare, difficile mettersi nei loro panni. Di certo hanno fatto grandi investimenti, ma ancora non si è visto molto. Roglic è forte, ha vinto il Catalunya e ora punta al Giro: non potranno correre in modo troppo strano. Anche la UAE ha una bella lotta interna con Ayuso e Yates, i direttori dovranno essere bravi, ma certo non è un mio problema. 

Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
L’assenza di un dominatore come Pogacar renderà il Giro più aperto?

L’anno scorso ha lasciato agli altri poco o nulla. Quest’anno ci sono veramente tanti nomi con ambizioni vere. Se dicessi che parto per vincere il Giro, sarebbe difficile da far credere, però possiamo lottare per un buon piazzamento finale e se Storer arriva al finale con le gambe giuste, potrà fare davvero bene. Per cui, pur lavorando per la sua classifica, l’obiettivo principale è provare a vincere una tappa. Tanto meglio se arriva anche un piazzamento nei primi dieci.

Pello Bilbao: «Bahrain forte? E’ vero, siamo tutti per Antonio»

05.05.2025
5 min
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E’ tutto pronto per il Giro d’Italia 2025 e la Bahrain-Victorious vi si presenta con una delle squadre più solide e complete. Dopo aver sentito Damiano Caruso, siamo tornati sul tema con un’altra pedina fondamentale del team, Pello Bilbao. Con la sua esperienza e il suo italiano fluente, il basco ci ha raccontato i piani per condurre Antonio Tiberi al podio.

Pello è convinto della forza del gruppo, tanto da mettere la squadra al livello di Red Bull-Bora e UAE Emirates. Abbiamo parlato della condizione di Tiberi, delle sue possibilità, delle tappe chiave per la classifica e del ruolo che avrà con Caruso. Tra l’altro tra i due l’intesa non è mai mancata. Basta ricordare quel Giro del 2021 e quel che combinarono verso l’Alpe Motta. Insomma due road capitan così farebbero gola persino a Pogacar.

Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello, il Giro d’Italia è alle porte. Vi presentate con una squadra davvero forte…

Sì, davvero. Per noi “forte” è una parola importante. Sappiamo che Antonio ha fatto un grande lavoro l’anno scorso e che essendo italiano dà naturalmente priorità al Giro. Anche a me personalmente piace molto questa corsa, tra i grandi Giri è quella dove mi trovo meglio. Caruso può confermarlo! Abbiamo la fortuna di essere un bel gruppo e tutti motivati. E dai, penso che possiamo davvero puntare al podio.

Chi sarà il leader designato visto che siete in tanti così forti?

Il leader senza dubbio è Antonio. Per me è quello che offre più garanzie. Gli manca un po’ di esperienza, ma con Caruso e me accanto possiamo dargli una mano in questo senso. Lui è fortissimo in salita e a cronometro. Che poi è il terreno dove possiamo sbagliare io o Damiano, lui invece può fare la differenza.

Al Tour of the Alps, però, non ha corso alla fine. Si è dovuto ritirare. Come sta?

Non ho idea precisa, però non sono preoccupato. Ha fatto una preparazione specifica per arrivare al top al Giro. Sì, ha avuto un problema di salute in quel periodo, che gli ha tolto la possibilità di testarsi contro avversari diretti, ma il lavoro svolto fin qui è stato ottimo. Alla Tirreno ha dimostrato di essere in grande condizione. Riponiamo il 100 per cento della fiducia in lui.

E tu come ti sei preparato?

Io non ho fatto altura. Sono nato al mare e non mi piace stare lontano da lì. Preferisco lavorare a casa, fare un altro tipo di preparazione, più intensità, dietro moto. Non ho nemmeno avuto tante occasioni per allenarmi a lungo: ho corso tanto e sempre al massimo. Anche per questo non punto alla classifica. Ho fatto un bel blocco di gare prima e ora il mio obiettivo è supportare Antonio e provare a cogliere qualche opportunità di tappa.

Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Quali tappe possono essere adatte a te?

Ce ne sono diverse, anche se il percorso non ha il classico tappone monster. Ci sono molte tappe miste, nervose, di quelle che ti spaccano le gambe. Quelle saranno le mie occasioni. Mi piacciono le frazioni dove si può anticipare o fare la differenza con un’azione nel finale. Ne ho già segnate alcune…

E per la classifica generale, dove pensi si possa decidere davvero il Giro?

Secondo me tra le due cronometro e l’ultima settimana. Ma occhio anche a tappe come quella di Siena e quella successiva in Toscana: sono giornate dove puoi perdere tutto. Sono tappe insidiose, con strade dure e difficili da controllare.

Intendi quella con il San Pellegrino in Alpe e arrivo a Castelnovo ne’ Monti?

Esatto, proprio quella. Non mi ricordavo il nome della salita, ma è quella lì. Sono tappe pericolose, dove succede sempre qualcosa. Quindi sì: credo proprio che le due crono e l’ultima settimana siano decisive.

Quelle toscane che dici tu sono precise, precise le tappe a trabocchetto del Giro.

Penso di si, ma spero di no. Io sono abbastanza convinto che possiamo entrare nella nella terza settimana in posizione già da podio, chiaramente con Antonio.

Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Pensate di arrivarci già ben piazzati?

Penso di sì, specie dopo la prima crono. Spero di non dover rincorrere. L’idea è di essere già nella terza settimana in una situazione di vantaggio, o comunque di controllo. Antonio ha i mezzi per farlo. Poi se ci sono difficoltà, ci siamo io e Caruso per gestirle. Ma, ripeto, l’obiettivo è quello di fare una terza settimana da protagonisti.

Red Bull-Bora e UAE Emirates sembrano le rivali più pericolose…

Sì, su carta sono le squadre più forti. La Red Bull-Bora di Roglic, la UAE di Ayuso, sono squadre da podio. Però anche noi lo siamo. Abbiamo esperienza, qualità e motivazioni. E abbiamo Antonio che ha un margine di crescita enorme. Se sta bene, può giocarsela alla pari.

Anche Damiano ci aveva parlato del podio: quindi è un obiettivo reale?

Assolutamente sì. Non sarà facile, perché la concorrenza è tanta, ma noi ci crediamo. E non è solo un sogno: è una possibilità concreta. Con Antonio al centro, ma anche con la forza del gruppo. Siamo pronti.

EDITORIALE / Un Giro che viene, un Giro che va…

05.05.2025
5 min
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Domani il check-in online e mercoledì si parte per la prima volta del Giro (e di chi scrive) in Albania. Qualche giorno fa abbiamo ritirato l’auto che ci accompagnerà per il resto della corsa, quando sarà tornata in Italia: una superba Peugeot E-5008 full-electric, nel segno della sostenibilità e di nuove abitudini da prendere fra ricariche e colonnine da trovare. Sta per partire la grande avventura con l’entusiasmo di ogni volta, ma siamo sospesi fra gli annunci delle squadre che si sono lanciate in insolite cacce al tesoro, anziché annunciare la formazione e permetterci di lavorare.

La Red Bull-Bora-Hansgrohe ha aggiunto ieri alla lista il nome di Nico Denz e nel momento in cui scriviamo questo editoriale (alle 8,30 del mattino) ha ancora due posti da annunciare. Saranno assai probabilmente quelli di Aleotti e Pellizzari, ma intanto hanno respinto tutte le interviste, per cui come glielo chiedi al corridore in che modo ci arriva e cosa verrà a fare?

Anche quest’anno, Marcar di Rimini ha messo a nostra disposizione l’auto del Giro. Ecco la consegna da Matteo Ciavatta a Emiliano Neri
Anche quest’anno, Marcar di Rimini ha messo a nostra disposizione l’auto del Giro. Ecco la consegna da Matteo Ciavatta a Emiliano Neri

Un Giro senza il cannibale

Nel Giro d’Italia senza Pogacar, si arriva alla partenza con lo zaino pieno di interrogativi. Qualcuno giocherà a fare il cannibale oppure vedremo una tattica più cauta fino ai momenti caldi della corsa?

Dice Garzelli che proprio l’assenza di un dominatore potrebbe (dovrebbe) indurre le squadre a non lasciare neppure un’occasione. A patto che le squadre si scrollino di dosso il trauma del dominatore che lo scorso anno le ha annichilite ogni volta e prendano coscienza del fatto che né Ayuso né Roglic siano invincibili (i due sono in apertura nella recente sfida del Catalunya, vinta dallo sloveno). Fateli sudare, ci sono il terreno e le occasioni. E se vorranno correre come Tadej, potrebbero dover fare i conti con il boomerang di ritorno.

Nel 2024 lo strapotere di Pogacar e del UAE Team Emirates di fatto bloccò la corsa in attesa dei suoi assoli
Nel 2024 lo strapotere di Pogacar e del UAE Team Emirates di fatto bloccò la corsa in attesa dei suoi assoli

Vecchie glorie, giovani speranze

Il percorso si conosce ed è interessante notare quanti vincitori di Giro saranno al via da Tirana. La Red Bull-Bora ha Roglic e Hindley, più Martinez che lo scorso anno arrivò secondo. La Ineos ha Bernal. La Movistar porta Quintana. La EF Education schiera Carapaz. Ragazzi e corridori meno giovani che hanno avuto l’onore e la responsabilità di portare sino in fondo la maglia rosa e troveranno nell’abbraccio dei tifosi una spinta ulteriore.

Quanti di loro saranno in grado di ripetersi? Ad ora si potrebbe parlare di Roglic, forse Carapaz e ci teniamo uno spicchio di fiducia per Bernal, perché magari il ciclismo senza i fenomeni si rivelerà meno spietato. Dovranno fare i conti con Ayuso e Yates, con Tiberi e Ciccone, con Piganzoli e Gee, forse con Van Aert e Pidcock. Il fatto che nessuno faccia paura in partenza fa pensare che la lotta sarà aperta. Ma per favore, non cominciamo a dire che sarà un Giro di poco conto, perché privo di Pogacar, Vingegaard e Remco. Saremmo pronti, nel caso, a tirare fuori i commenti stizziti di quando i suddetti ammazzavano gli avversari e si parlava di corsa noiosa.

Per il suo palmares, Van Aert sarà la star internazionale del Giro. Punterà alla prima rosa?
Per il suo palmares, Van Aert sarà la star internazionale del Giro. Punterà alla prima rosa?

Il Giro dei piccoli

In questo quadro di attesa e grandi manovre, forse è necessario far notare che finite le classiche di aprile, il gruppo degli under 23 sta per trasferirsi in altura in preparazione al suo Giro, quello ribattezzato Next Gen, di cui ancora non si sa molto. Anzi non se ne sa nulla.

Va bene che i nomi da schierare non cambieranno di molto, parlando di squadre con organici limitati, ma per il rispetto dovuto all’evento non sarebbe stato male arrivare al via della corsa dei grandi, avendo annunciato quella dei piccoli. Lo scorso anno raccontammo il nuovo percorso il 3 maggio, il giorno prima del via dei grandi da Venaria Reale. Da RCS Sport dicono che sarebbe tutto pronto, ma che non si riesca a trovare il giorno giusto per la presentazione.

Comprendiamo l’affanno nel dover organizzare il Giro dei pro’, delle donne e degli U23: il tempo non basta mai. Sta di fatto che da quando la Federazione ha ceduto il Giro dei giovani a RCS Sport, facendo in modo che Extra Giro non fosse più in grado di organizzarlo, si è avuta la sensazione di parlare di una manifestazione minore. La terza delle tre. Qualcosa da mettere insieme nei ritagli di tempo, quasi una nota stonata.

Il Giro Next Gen del 2024 è stato vinto da Jarno Widar, fresco vincitore della Liegi U23 e della Fleche Ardennaise (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen del 2024 è stato vinto da Jarno Widar, fresco vincitore della Liegi U23 e della Fleche Ardennaise (foto LaPresse)

Il regalo federale

Il Tour de l’Avenir, che si correrà dal 23 al 29 agosto (oltre due mesi dopo il Giro Next Gen) svelerà il percorso il 27 maggio. E’ scritto grande così nel sito dell’edizione 2025. ASO ne ha affidato l’organizzazione ad A-Velo, pur tenendoci sopra il suo sguardo attento. Si sussurra che RCS potrebbe affidare l’organizzazione del Giro Next Gen a coloro cui sono subentrati. Sarebbe una dimostrazione di buon senso, sia pure tardivo. E confermerebbe che il regalo federale sia stato poco gradito e anche poco lungimirante.

Team Polti, le armi segrete dei meccanici per bici tirate a lucido

05.05.2025
6 min
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Mancano sei giorni all’inizio del Giro d’Italia e nei magazzini delle squadre gli ultimi sono serviti per ripassare l’elenco dei materiali. Ieri i camion si sono avviati verso Bari, da cui saliranno sui traghetti per Durazzo. L’Albania ha aderito nel 2013 al Carnet ATA, il documento doganale internazionale che consente l’introduzione temporanea delle merci destinate a particolari eventi: la dogana dovrà essere informata di ogni oggetto in entrata nel Paese. Anche i camion e il noto pullman del Team Polti-VisitMalta sono già in viaggio.

Questo articolo è nato quasi per caso alcuni giorni fa, chiacchierando con il meccanico spagnolo del team – Ivan Moya – all’indomani del clamoroso blackout che ha letteralmente spento il Paese. Ed è stato così che ragionando di bici e ruote, alla fine siamo finiti a parlare anche dei lubrificanti in uso alla squadra.

Ivan Moya è uno dei meccanici spagnoli del Team Polti-VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Ivan Moya è uno dei meccanici spagnoli del Team Polti-VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Un tecnico in ritiro

Moya infatti si è messo a raccontare di quando nel primo ritiro di Oliva del Team Polti-VisitMalta si ritrovò a interagire con Massimiliano Brivio, uomo della ricerca e sviluppo di Arexons: la casa che produce i lubrificanti Svitol. Messo di fronte alla necessità di approfondire la conoscenza del ciclismo, il tecnico prese nota di ogni esigenza e proprietà richiesta per i prodotti da fornire alla squadra. E quando i cartoni contenenti le nuove forniture sono arrivati nel magazzino, i meccanici si sono resi conto che tutto era stato eseguito pressoché alla lettera. Si studia anche sui solventi e gli oli: quando si tratta di riportare all’efficienza la bici e poi tirarla a lucido, nulla può essere fatto a caso.

«Ero venuto qui in Spagna per riposarmi un po’ – racconta Moya, originario di Barcellona ma residente a Vigo – invece sono capitato nei giorni del mega blackout. E’ sembrato di essere tornati nel Medio Evo, solo con le candele. Un disordine incredibile. La gente senza telefono, senza internet e senza batterie. Poi per fortuna è tornato tutto a posto. Comunque, tornando a noi, Brivio è venuto per sviluppare il prodotto, capire le nostre esigenze e lavorare insieme per metterlo a punto. E’ tutto in continua evoluzione, stanno lavorando a qualcosa di cui non vi posso dire. Parliamo di prodotti per la rimozione dello sporco, ma hanno anche spazzole, spugne e diversi tipi di stracci per pulire qualsiasi parte della bicicletta. Vengono dalla pulizia degli interni e degli esterni delle auto, per cui hanno un sacco di prodotti che possono essere adattati al mondo della bicicletta con piccole modifiche».

Svitol ha sponsorizzato il Team Polti-VisitMalta per avere visibilità, ma anche sipporto in fase di sviluppo (foto Maurizio Borserini)
Svitol ha sponsorizzato il Team Polti-VisitMalta per avere visibilità, ma anche sipporto in fase di sviluppo (foto Maurizio Borserini)
Quindi vi danno anche prodotti per la pulizia?

Usiamo uno sgrassatore, che ci viene dato in due formati. C’è quello spray che va benissimo per chiunque voglia tenere bene la sua bici. Ci permette di sgrassare la catena, ad esempio, ma è anche un prodotto grasso. Si mette sui pignoni e sulla catena, si lascia agire ed è molto efficace. Lo usiamo anche per pulire alcune parti più piccole.

Fate tutto con lo spray?

Esiste anche la versione liquida, che sta in una bottiglia da cinque litri, che usiamo ogni giorno. Ma prima di tutto, le bici vanno lavate e per questo usiamo un sapone concentrato, che ha una consistenza quasi ceramica che usiamo anche per pulire il telaio e lascia una finitura decisamente buona.

Sapone che quindi si diluisce con acqua?

E’ un flacone e basta usarne un solo tappo, perché è un sapone molto concentrato, affinché faccia la schiuma e si possa applicare con una spugna.

La partecipazione di Zoccarato nella The Hills di Mattia De Marchi ha messo a durissima prova la bici (foto Chiara Redaschi)
La partecipazione di Zoccarato nella The Hills di Mattia De Marchi ha messo a durissima prova la bici (foto Chiara Redaschi)
Vi forniscono anche i lubrificanti?

Ci sono due versioni dell’olio. Quello Dry, per le condizioni di secco. E anche l’olio Wet, da bagnato. Li scegliamo a seconda delle situazioni e per ora ci sembra che funzionino bene. Non si tratta di cera o grafene, è un olio. Poi, a margine di tutti, stiamo sperimentando un grasso ceramico, ma non so ancora quando lo porteranno sul mercato. Per ora il grosso lo facciamo con un grasso bianco che contiene delle particelle di ceramica.

Anche i prodotti per catena vanno lavati dopo l’uso?

Sempre. Si applica il prodotto sulla catena e si fa agire per 15-20 secondi, non oltre un minuto. Poi si dà l’acqua per rimuovere il prodotto in eccesso.

Come si fa con i dischi dei freni?

Il prodotto che usiamo di più è un detergente a base di alcol isopropilico, che pulisce qualsiasi cosa e non la lascia bagnata. Evapora subito e va molto bene per i dischi e per qualsiasi altra parte della bici che possa sporcarsi di olio. Abbiamo dovuto ragionare su questo prodotto, dopo averne provati anche altri. Ad esempio nel catalogo auto avrebbero un solvente molto buono, che però danneggia le pastiglie dei freni. La bici frena bene, però fa un rumore troppo grande.

Una volta che la bici è stata lavata e lubrificata, viene spruzzata con un prodotto che la rende scintillante (foto Maurizio Borserini)
Una volta che la bici è stata lavata e lubrificata, viene spruzzata con un prodotto che la rende scintillante (foto Maurizio Borserini)
Servono prodotti specifici, chiaro…

Bisogna fare attenzione, deve essere specifico per la bicicletta. Le auto non danno questi stessi problemi, la bici è un altro mondo.

Per il carbonio delle ruote usate lo stesso sapone del telaio?

Sì, ma anche diverse spazzole e spugne. E alla fine, quando la bicicletta è pulita e lubrificata, abbiamo uno spray che lavora come un lucidante, sia per le bici da gara, sia per quelle di scorta che vanno sull’ammiraglia. E’ uno spray già miscelato con acqua e si usa perché la bici abbia una brillantezza superiore.

Avete la sensazione che la squadra sia il banco di prova per gli utenti che compreranno i prodotti?

E’ una certezza, non una sensazione. L’idea è nata quando abbiamo parlato nei loro uffici. E’ stato subito chiaro che volessero usare la sponsorizzazione per sviluppare il prodotto ed entrare maggiormente nel mercato del mondo delle bici. Per loro è abbastanza nuovo e il fatto che non siamo un team enorme, rende più svelti e precisi i feedback che ricevono.

Svitol appartiene ad Arexons: prodotti per auto che Polti-VisitMalta utilizza per la pulizia delle ammiraglie (foto Maurizio Borserini)
Svitol appartiene ad Arexons: prodotti per auto che Polti-VisitMalta utilizza per la pulizia delle ammiraglie (foto Maurizio Borserini)
Tutti questi prodotti sono sul camion oppure verranno riforniti durante il Giro?

Normalmente portiamo nel camion tutto quello che ci serve. Visto che stiamo andando in Albania, è necessario avere il Carnet ATA. Non si possono portare alcune merci e ripartire con altre a causa della dogana, quindi il camion deve essere carico di tutto ciò che ci serve. E di solito si va bene così, perché in un Grande Giro parto sempre con qualcosa in più di quello che è davvero necessario.