Riunione all’ombra sulle sedioline da campeggio per gli azzurri di Marino Amadori, questa mattina a Pont Saint Martin. Il cittì ha dato ai ragazzi poche ma chiare indicazioni: correre compatti e tenere il più possibile “i due Fdj”. E “quei due”, Reuben Thompson e Lenny Martinez, ieri sera pensavano a come avrebbero esultato sull’arrivo di Coumarial, tanto erano “certi” della vittoria. Tuttavia non hanno ucciso la corsa del tutto. Dietro di loro ci sono stati due ragazzi italiani, Simone Raccani e Marco Frigo.
I due Groupama-Fdj alla vigilia del tappone pensavano anche a come avrebbero attaccato. Solo Lorenzo Germani, che doveva tirare, badava al concreto.
Prima del via il ciociaro ci aveva detto: «Basta solo che non ci sia qualche fuga difficile da controllare. Per il resto siamo tranquilli. Guarda Reuben – scherzava il campione italiano – quando lui vede le tappe così, che fanno su e giù, è contento. Si gasa».
Al via da Pont Saint Martin CFT il primo a firmare Prima del via si preparano le ormai celebri calze con ghiaccio
Al via da Pont Saint Martin CFT il primo a firmare Prima del via si preparano le ormai celebri calze con ghiaccio
Fdj sotto controllo
Il caldo morde anche oggi le valli e i passi del Giro della Valle d’Aosta, ma la sensazione è che ci sia un pizzico in meno di afa. A compensare le fatiche però, c’erano i tanti chilometri, 173, e il tantissimo dislivello, 4.600 metri.
Tutti temevano che la squadra francese potesse distruggere tutto, in realtà anche loro l’hanno presa con le pinze. Sì, hanno vinto. Sono arrivati in parata, ma forse qualche scoria della tappa di Santa Caterina al Giro U23 era rimasta.
Gannat, il loro diesse, li ha fatti scattare solo nel finale. O quantomeno quando non c’erano più insidiosi fondovalle da dover gestire, come la Valtellina al Giro appunto. E nella salita finale una volta rimasti soli hanno controllato. Non volevano assolutamente saltare stavolta. La sensazione almeno era questa.
L’arrivo in parata di Thompson e Martinez sanguinante dal naso nel finale. Un’irritazione lo infastidisce da qualche giorno (foto Courthoud) Jerome Gannat, diesse della Groupama-Fdj, si complimenta con i suoi ragazzi Thompson ha usato un 54-40 nonostante il dislivello. Lui aveva un deragliatore Dura Ace, mentre Martinez uno Ultegra
L’arrivo in parata di Thompson e Martinez sanguinante dal naso nel finale. Un’irritazione lo infastidisce da qualche giorno (foto Courthoud) Jerome Gannat, diesse della Groupama-Fdj, si complimenta con i suoi ragazzi Thompson ha usato un 54-40 nonostante il dislivello. Lui aveva un deragliatore Dura Ace, mentre Martinez uno Ultegra
Però Raccani
In tutto ciò Simone Raccani e Marco Frigo si sono difesi benone. Entrambi hanno dato l’anima.
Il corridore della Zalf Desirée Fior , per l’occasione in azzurro, ha dimostrato che quel posto in classifica, il terzo, non era stato affatto una casualità.
Quando taglia il traguardo ha la bocca spalancata e la maglia aperta. Non mette il piede a terra ma continua a girare disegnando dei cerchi con la bici. Chissà il cuore fin dove era arrivato e quanto premeva l’acido lattico dentro quei quadricipiti per non fermarsi subito.
«Sull’ultima salita ho preso il mio ritmo e sono venuto su del mio passo, dando tutto – dice Raccani dopo il traguardo – Dopo una tappa di 173 chilometri e con questo caldo sapevo che era un attimo dal sentirsi bene o male e viceversa».


Sognare è lecito
Raccani non solo ha mitigato le distanze da Martinez e Thompson, ma ha anche rimontato diversi avverasi che erano davanti con i due Fdj in precedenza.
«Ho sofferto il cambio di ritmo sulla penultima salita – racconta Raccani – e infatti devo dire grazie ai ragazzi che nel finale mi hanno aiutato a prendere la salita nel miglior modo possibile. Hanno tirato, mi hanno tenuto coperto. Poi è toccata a me».
Ma la corsa finisce domani a Cervinia e sognare è lecito. E’ lecito perché all’inizio della scalata finale, il distacco dai leader era sul minuto, forse appena meno. Ma all’arrivo il cronometro ha segnato 43” di ritardo per Raccani. Una quindicina secondi che danno speranza. E sui quali vale la pena riflettere.
Raccani ha spinto a tutta. Ma anche Lenny e Reuben non sono andati piano. Sì, forse hanno controllato in alcuni momenti ma, dice Thompson: «Non abbiamo controllato, abbiamo cercato di non saltare, perché comunque per staccare Onley e Berhe Hagos, abbiamo fatto dei grandi fuori giri».
E questo non fa che aumentare l’importanza dell’azione di Raccani. «Penso di essere salito bene – riprende Raccani – Ho recuperato parecchi secondi ai primi. Purtroppo non sono riuscito a riprenderli però… Sì, il Valle d’Aosta finisce domani: bisogna correre a tutta, bisogna osservarli e vediamo come andrà. Restano loro quelli da battere.
«Dopo un Giro under 23 sottotono sono venuto qui per riscattarmi. Sapevo di stare bene, ma non credevo di ritrovarmi questa condizione addosso. Sono davvero contento e darò tutto per concludere la gara nel miglior modo possibile».


Riecco Frigo
Ma le buone notizie non finiscono qui. Marco Frigo l’ultima volta che lo avevamo visto era “a spasso” al Giro d’Italia U23. Era venuto a salutare i suoi compagni della Israel Cycling Academy e lui aveva un braccio rotto, dopo la caduta al Giro dell’Appennino.
La sua grinta e la sua serietà non erano venute meno neanche in quei giorni. Pedalava sulla bici da crono perché gli consentiva di non gravare sul polso.
«Volevo fare l’italiano a crono – racconta Frigo – ma non è stato possibile. L’istante dopo aver preso la decisione di non farlo, ho prenotato un alloggio al Pordoi per fare l’altura. Mi sono allenato, ho ricostruito una buona base, ho cercato di fare volume. E per questo sono contento di essere qui adesso.
«Non è andata male. E’ stata una bella tappa. Ho reagito bene, meglio di quanto pensassi. Va già bene così per me questo Valle d’Aosta, visti i pochi giorni di allenamento che ho nelle gambe».


Verso l’Avenir
E questo “non cambio” di ritmo ce lo ha avuto anche Frigo. Anche lui, come Raccani, ha pagato l’attacco violento nella penultima salita.
«Ho perso quei trenta secondi, poi tutto sommato li ho tenuti bene fino ai tre, quattro chilometri dall’arrivo. A quel punto un po’ ho pagato dazio. Stasera sarà importante riposare bene e poi vediamo come starà il fisico domani».
Frigo forse è l’italiano con le spalle più grosse. Il prossimo anno passerà nel team WolrdTour della Israel e ha già una certa esperienza internazionale. Era con la nazionale di Amadori sia all’Avenir che al mondiale di Baroncini. Potrebbe essere lui la nostra carta proprio per l’Avenir. E la via passa dal Valle d’Aosta.