Sulle strade del Valle d’Aosta. A Bionaz: lago, vini e una scalata dolce

27.07.2023
5 min
Salva

Continuiamo il nostro tour cicloturistico sulle strade del Giro della Valle d’Aosta. Dopo aver visitato Pré de Pascal, scopriamo la terza frazione, altra perla selvaggia di questa edizione della corsa under 23. Stavolta vi portiamo alla scoperta della Valpelline e di Bionaz.

Il Giro della Valle d’Aosta tocca da sempre località bellissime, ma molte, vedi Cervinia, sono già note. Mentre altre mete sono delle vere perle da scoprire. La tappa in questione misurava 138 chilometri e andava da Saint Vincent a Place Moulin, arrivando proprio alla diga di Bionaz. Quel giorno vinse il norvegese Tjotta.

Tra vino e “seupa”

Questa è forse la valle di Aosta per eccellenza. Si parte dal centro della città e rispetto alle altre valli laterali della Valle d’Aosta, la Valpelline è molto ampia, almeno all’inizio. Dalla città si sale dolcemente, per non dire che per alcuni chilometri neanche si sale: un po’ di pianura in Valle d’Aosta!

Ben presto ci si lascia alle spalle il “traffico” del capoluogo. Le case con giardini e molte con l’orto vicino sono forse gli aspetti che più ci hanno colpito. E anche qualche vigneto.

A proposito di vigneti, nella prima metà della Saint Vincent-Bionaz sono stati una presenza importante. E’ da qui, infatti, che vengono vini pregiati come il Clairet, della cantina Grosjean

La strada sale larga e senza fretta fino a Valpelline. Qui c’è una nota sagra a fine mese (29-30 di luglio) ed è la sagra della “Seupa di Valpelline”. Si tratta di una sorta di “zuppa”, di uno sformato, della tradizione contadina. Dicono sia una prelibatezza. Ma vista la sua composizione non troppo light meglio mangiarla al ritorno!

Fino alla diga

Oltre Valpelline la strada inizia a salire. E quando sale lo fa con decisione, ma nel complesso la scalata verso Bionaz, in tutto poco più di 30 chilometri fino alla diga di Place Moulins, è a “gradoni”: 2-3 chilometri di rampa e successiva spianata di un paio di chilometri. Alla fine è una salita perfetta per il cicloturista: è impegnativa, quindi lascia quel senso di conquista, ma non è impossibile.

All’inizio la vegetazione è variegata, poi ecco i larici, che d’autunno regalano alla Valpelline dei colori sublimi, e gli abeti. L’unico inconveniente, se dovesse fare molto caldo è che andando verso Nord si ha quasi sempre il sole sulla schiena. Le fontane però non mancano.

E poi a Bionaz, il borgo maggiore della Valpelline, nonché sede di un’importante centro di fondo e biathlon, ci sono numerosi locali a bordo strada per concedersi una sosta refrigerante.

Lasciata Bionaz, la strada si stringe un po’. Ci sono più pascoli, più rocce a bordo carreggiata e l’ambiente diventa di alta montagna. Zitti, zitti, siamo oltre i 1.600 metri di quota e la strada termina sul filo dei 2.000 metri (1.979) della diga.

Il lago di Place Moulin dalla parte opposta alla diga. Guardate che colori in autunno. Tutta quest’area è nel territorio di Bionaz
Il lago di Place Moulin dalla parte opposta alla diga. Guardate che colori in autunno. Tutta quest’area è nel territorio di Bionaz

Ancora più su

A quel punto, se si ha una bici gravel si può continuare a pedalare sulle sponde del lago Place Moulins.

La stradina, molto frequentata dagli escursionisti, è dolce ma ondulata e porta al rifugio Prarayer. E’ uno sterrato che volendo si può fare anche con la specialissima, ma non è il massimo.

La lunghezza di questo segmento gravel è di 4,4 chilometri. Lo scenario però è superbo: le acque turchesi del lago, il bianco del ghiacciaio de Dent d’Hérens, un over 4.000 metri, che separa questa valle da Cervinia, le cascate spumeggianti che si gettano nello specchio d’acqua. Giunti al rifugio la strada termina. Da lì inizia il regno dei camosci.

Questa, tanto più che vicinissima ad Aosta, è stata forse la sorpresa più grande di questa edizione del Giro della Valle d’Aosta. Sembra incredibile che una valle tanto bella sia così relativamente poco nota. Un itinerario quindi perfetto da scoprire con lentezza.