Giovanni Visconti, Giro d'Italia 2020

evil eye, un debutto al Giro da ricordare

12.11.2020
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evil eye, brand di alta gamma nel mondo degli occhiali per uso sportivo di proprietà di Silhouette International (25 anni di esperienza nel settore tecnico-sportivo) ha fatto quest’anno il suo debutto al Giro d’Italia come sponsor tecnico del team Vini Zabù-Ktm.

La prima volta

Con la stagione su strada appena archiviata, abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con Floriana Di Cesare, Marketing Manager di evil eye, per sapere come è andata questa prima esperienza nelle vesti di partner tecnico di un team ciclistico professionistico.

«Come evil eye possiamo tranquillamente affermare di essere ampiamente soddisfatti dell’esperienza vissuta con la Vini Zabù-Ktm e non solo per quel che riguarda il Giro d’Italia ma più in generale per tutta l’intera stagione, una stagione che non va dimenticato ha dovuto convivere con le problematiche legate al Covid».

Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm
Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm

Social scatenati

«La cosa che ci ha maggiormente colpito in positivo, è stato l’approccio e la professionalità dimostrata dal team e dal suo ufficio stampa nei giorni del Giro, con contatti continui ed un’interazione a livello social che ci ha permesso di dare ulteriore visibilità al nostro brand, soprattutto nei giorni in cui Giovanni Visconti è stato leader della classifica di miglior scalatore».

«Gli atleti sono stati sempre disponibili nel fornirci i loro feedback sull’occhiale da loro indossato, il vizor pro, il nuovo modello evil eye che ha fatto il suo debutto durante il Giro d’Italia, studiato appositamente per discipline sportive come il ciclismo che vedono l’atleta esposto al mutare improvviso delle condizioni atmosferiche».

Inseguendo Wackermann

Concludiamo la breve intervista chiedendo se c’è stato qualche episodio particolare da ricordare.

«Direi di sì e riguarda Luca Wackermann, vittima di una caduta rocambolesca negli ultimi metri della quarta tappa del Giro d’Italia. Era da giorni che cercavamo di consegnargli un nuovo paio di occhiali della sua misura ma la consegna avveniva sempre con un giorno di ritardo quando il Giro si era ormai messo in moto verso una nuova sede di arrivo. Alla fine abbiamo deciso di farglieli comunque avere recapitandogli a casa sua, dove stava trascorrendo la convalescenza. Un modo per dimostrargli che gli eravamo vicini in un momento per lui difficile».

evileye.com 

Giovanni Visconti, Etna, Giro d'Italia 2020

Il Marine da Reverberi: tutto da scoprire

05.11.2020
3 min
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Giovanni “Marine” Visconti alla Bardiani fa notizia, perché non era mai successo che il leader di una professional italiana diventasse leader di un’altra. Come fra parrocchie contrapposte, raramente si sono visti scambi di figure carismatiche. Ma Visconti cercava un contratto da firmare e i dirigenti della Vini Zabù-Ktm facevano finta di niente. All’ultimo incontro, il 2 novembre, nessuna proposta. Per questo quando è passato il treno dei Reverberi ed è stato chiaro che alle sue spalle c’erano sponsor disposti a farsi carico dei costi, Giovanni ha firmato. Alla Bardiani-Csf serviva una figura di riferimento per i tanti giovani del team e così Visco ha accettato la sfida.

«Sarei rimasto con Scinto a vita – racconta – ma la realtà è che non ho mai ricevuto proposte di rinnovo. Rischiavo di smettere di correre e questa cosa non riuscivo a digerirla. Ovviamente quando è uscita la notizia che avevo firmato, qualcuno si è affrettato a dire che gli stessi soldi avrebbe potuto darmeli anche lui. So quello che lascio. So che in quella squadra ero il figlio prediletto, ma a 37 anni avevo bisogno di qualche certezza in più. San Baronto resta il posto in cui ho scelto di vivere e dove sto benissimo, ma il lavoro è un’altra cosa».

Giovanni Visconti, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Alla partenza da San Daniele del Friuli, ma la maglia dei Gpm è segnata
Giovanni Visconti, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Assorto al via da San Daniele del Friuli

Vita nuova

Pare che Reverberi sia gasato per l’arrivo del siciliano: un corridore di questa levatura da quelle parti non si vedeva probabilmente dall’ultimo Colbrelli.

«La Bardiani – dice Visconti – è una squadra ben organizzata, ai corridori non manca nulla. Però gli mancava un leader che unisse il gruppo dei giovani. Bruno Reverberi mi ha preso in simpatia. Lo so che è un cagnaccio, ma io so parlare la sua lingua. E se divento uno che allinea la squadra alla sua filosofia, la cosa funziona. Sono euforici. Ho parlato anche con i Bardiani. E’ come ricominciare e trovare stimoli nuovi. Con tutte le proporzioni e scusandomi per il paragone, Froome alla Ineos era soltanto il vecchio Froome, mentre alla Israel sarà il campione più desiderato. Dopo un po’ si ha voglia di sentirsi importanti. Ho voglia di misurarmi con un tecnico grintoso come Rossato.

Al minimo

Sembra un altro. Voi non c’eravate a sentirlo parlare negli ultimi giorni del Giro, prima che si ritirasse. Il cielo era nero e, complici complesse vicende familiari, il ritiro era l’unica carta da giocare.

«Fino a tre giorni fa – conferma – ero arrabbiato con tutti. Ho pensato di smettere. Sono stato tutto l’anno con grinta e testa, ma gambe schifose. L’Etna è stata una mazzata. Però mi sembrava ingiusto non ricevere offerte, per tutto quello che ho fatto vedere. Soprattutto che le offerte non arrivassero dalla mia squadra. Alla fine i Carera hanno girato, ma intorno era pieno di squadre che volevano prendere i corridori al minimo. Se devo correre al minimo, per i sacrifici che devo fare a 37 anni in questo ciclismo in cui tutti vanno forte, tanto vale fermarsi. Meglio puntare a un altro ruolo. Forse avrei guadagnato di meno, ma mi sarei stancato anche di meno…».

Un anno ancora

Questo è Visconti, prendere o lasciare. Dalle stelle alle stalle in una notte. E forse pensando al suo rapporto con Reverberi, speriamo che ingrani subito bene. Perché Bruno è un… molosso vecchio stampo e sono tanti i corridori che l’hanno deluso che lui ha scaricato.

«In due giorni – dice Visconti – mi è cambiata la vita. Sono uscito a correre per un’ora e quasi non sentivo la fatica. Dovrò ripartire senza esagerare. Ieri sono andato a funghi, a camminare. Il ginocchio sta bene, ma soprattutto avevo bisogno di ritrovare la serenità. A casa nostra va così: quando io non sono calmo, anche mia moglie diventa nervosa e litiga con tutti. Invece finalmente inizia un inverno sereno. Ho sempre detto che avrei voluto fare ancora un anno e poi avrei valutato. Il 2020 è andato come sappiamo, vediamo di fare un bel 2021. Che arrivi la nuova bici e che finalmente si ricominci».

Luca Wackermann, Agrigento, Giro d'Italia 2020

Wackermann, la luce in fondo al buio

30.10.2020
3 min
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Il 6 ottobre, staccatosi per scelta a 10 chilometri dall’arrivo, Luca Wackermann pedalava con alcuni compagni verso il traguardo di Villafranca Tirrena. Il giorno dopo sarebbe andato in fuga nella tappa di Camigliatello Silano: era evidente che un attacco ben portato sarebbe infatti andato all’arrivo. Ganna può confermarlo.

«Mi ricordo bene tutta la corsa – racconta – molto poco del finale. Solo che pedalavo e c’era questo elicottero davvero molto basso. L’ultima cosa che vedo è una transenna che decolla e mi arriva in faccia. Poi il buio. L’ho riguardata due giorni dopo in televisione con Citracca che parlava e vedermi immobile per terra a quel modo è stato brutto. Capisco cosa possa aver provato mia moglie, che era al lavoro ed è stata per un’ora e mezza in attesa di notizie. Per fortuna è riuscita a raggiungermi tramite il telefono del dottore mentre mi stavano portando in ospedale. Dice che abbiamo parlato e ha capito che ero vivo, ma io non ricordo nulla. Anche delle telefonate del viaggio verso casa non ricordo nulla. C’era solo da pedalare e avere un po’ di fortuna perché il Giro fosse la ciliegina sulla torta, ma di nuovo la fortuna…».

Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
La transenna si sposta e investe i corridori della Vini Zabù, Wackermann resta a terra
Luca Wackermann, caduta Villafranca Tirrena, Giro d'Italia 2020
Caduta a VIllafranca Tirrena, Wackermann resta giù

Wackermann è a casa, ci sentiamo di mattina presto perché poi ha un’altra serie di visite. Ventotto anni, è professionista dal 2013. La prima risonanza ha evidenziato due ematomi in fase si assorbimento, si spera che la prossima confermi che tutto è posto. Certo qualche mal di testa c’è ancora e la schiena duole, ma il corridore avrebbe già voglia di tornare in bici. E questo è un buon segno.

Il Giro stava andando bene…

Il quinto posto di Agrigento con una bella azione in finale diceva proprio questo. Il morale era alto, per me e per la squadra. E da lì in avanti ci sarebbe stata la possibilità di andare in fuga. Avevo corso molto prima del Giro. Sesto a Sibiu, la corsa della ripartenza. Poi avevo vinto il Tour du Limousin. Quindi ho fatto Coppi e Bartali e Tirreno e a seguire dieci giorni in altura. C’era tutto per fare bene.

Hai parlato di fortuna.

Qualcosa che non ho sempre avuto nella mia carriera. Sono partito dalla Lampre, ma è stata una lunga serie di alti e bassi. La squadra WorldTour è grande, ma se non sfondi, hai la sensazione di essere un numero in mezzo a tanti. La professional è più una famiglia, anche se meno organizzata. E’ stato Visconti, che è un amico e compagno di allenamento, a volermi alla Vini Zabù-Ktm. Una tappa al Giro sarebbe stata una gran cosa, ma per come è andata, mi sarei accontentato di arrivare sano a Milano e di poter fare un buon inverno.

Radio mercato lo vedrebbe dal prossimo anno con la maglia della Eolo-Kometa, la squadra sognata, progettata e finalmente creata da Ivan Basso e Alberto Contador. Si vede che Luca vorrebbe dire, ma non può sbilanciarsi.

«E’ un bel progetto – dice – una bella realtà italiana, ma non c’è ancora nulla di certo. Di certo posso confermare che un contatto c’è stato».

Giovanni Visconti

Visconti beffato, ma la gamba c’è

07.10.2020
4 min
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Le nubi inghiottono l’Etna, quando Visconti arriva al pullman della Vini Zabù-Ktm. La mantellina pesante, le braccia che si allargano. Ha creduto di vincere fino a 5 chilometri dall’arrivo. Poi Caicedo lo ha staccato e la sua rincorsa si è andata spegnendo. Secondo a 21 secondi dall’ecuadoriano. Rabbia e insieme le sensazioni giuste.

Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna
Jonathan Caicedo, Giro d'Italia 2020, Etna
Jonathan Caicedo, campione dell’Ecuador, stacca visconti e vince sull’Etna

La rabbia di Scinto

Durante l’attesa, Scinto era ancora furibondo con il giudice di gara che gli ha impedito di dare acqua a Giovanni. Al toscano in serata arriverà anche una multa di 500 franchi svizzeri per aver scagliato la borraccia al suolo in segno di stizza.

«Mi hanno chiamato a 10,5 chilometri dall’arrivo – diceva – ma fra moto e ammiraglie, non sono riuscito a passare. Quando ci sono riuscito, ho chiesto al giudice di chiudere un occhio. Il limite è a 10 chilometri, eravamo a 9,9 dall’arrivo, cosa cambia? Gli ho detto: se non mi dai il tempo di passare, come faccio? Non so se non poter bere ha danneggiato Visconti. Non ha mai chiesto un cambio, ma si sentiva talmente forte da aver creduto che Caicedo non ce la facesse più…».

Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…
Giovanni Visconti_Giro 2020_ Etna
Il palermitano sull’Etna e intorno poche mascherine…

Lite dopo Agrigento

Visconti si avvicina alla transenna. Ha addosso la calma della rassegnazione e insieme il tono duro. La partenza da casa sua, a Monreale, lo ha emozionato. Ma le cose vanno veloci. Ieri hanno discusso e forse non se lo aspettava da parte di chi gli è più vicino. Da una parte la sua voglia di restare coperto sull’arrivo di Agrigento, dall’altra le pressioni della squadra perché si butti ogni giorno.

«Cosa me ne faccio di un decimo posto? Volevo provare la fuga oggi. Speravo ci lasciassero più spazio, anche se alla fine non è successo. Abbiamo dovuto guadagnarcela. Ai 10 dall’arrivo non ero convinto di arrivare, perché erano vicini. Invece abbiamo fatto una gran bella scalata noi due davanti».

La finta di Caicedo

L’Etna lo ha abbracciato. E mentre dietro Matteo Fabbro picchiava duro sui pedali, davanti sono rimasti in due. Chi aveva visto correre Caicedo al Tour Colombia sapeva che fosse un corridore forte. Visconti laggiù non c’era ed ha abboccato alle tattiche tutte sudamericane del campione dell’Ecuador.

«Mi sono fatto ingannare – dice – perché lui faceva le smorfie, faceva finta di farsi staccare. Quando andava avanti rallentava e io pensavo che fosse a tutta. Così ho fatto due, tre, quattro scatti… e alla fine mi ha lasciato lì! Prima dell’arrivo c’è stato un momento in cui pensavo di riprenderlo, perché lui si era un po’ piantato e io avevo il tifo per me. Una cosa da brividi, ma non è bastato».

Tornato al pullman, Visconti è deluso, ma ha tempo per scambiare due parole
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna
Giro dItalia 2020_Giovanni Visconti_Etna

La svolta attesa

Visconti ha lavorato tanto e bene, ma non era ancora riuscito a sbloccarsi. La mancata vittoria ha lasciato l’amaro in bocca, ma se non altro è stata un grandioso segno di vita.

«Io mi devo gestire – dice – non sono scalatore come lui. Sapevo di avere queste sensazioni sulle salite lunghe. Sono consapevole di non essere più esplosivo come una volta, quindi qualcuno quando mi vede arrivare in certi arrivi, storce la bocca. Passano gli anni e io sono ancora forte. Sto molto bene da una ventina di giorni. Solo che è un momento storto mentalmente, non fisicamente. Sto bene. Ho bisogno di azzeccare la giornata giusta. Magari spero che questa giornata mi faccia cambiare il Giro e la mentalità. Quando manca la testa, manca poi tutto il resto».

Giovanni visconti, crono Monreale-Palermo, Giro d'Italia 2020

Visconti, quel giorno a Monreale

Giada Gambino
15.09.2020
4 min
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Giro d’Italia 2020, prima tappa a cronometro Monreale-Palermo. Uno dei corridori più attesi si trova sulla rampa, pronto a scattare: è Giovanni Visconti

Trenta secondi al via

Aspetto in sella alla mia bici da crono. Chiudo gli occhi per concentrarmi, mancano pochi secondi al via della tappa nella mia terra. Non sento più le voci delle persone che mi circondano, il tempo si congela e, inevitabilmente, mille ricordi iniziano a riaffiorare…

Suona la campanella di scuola, esco velocemente per arrivare il prima possibile a casa, alla Molara, una borgata ai piedi di Monreale. Mentre mangio mi metto il completino, le scarpette, il casco, afferro la bici e vado via. Ad aspettarmi c’è l’altro Visconti, mio cugino Agostino, ogni volta che mi alleno con lui devo andare a tutta, non si può pedalare sotto i 30 all’ora. E’ veramente forte e ho fatto tanti, forse anche troppi, secondi posti in volata dietro di lui; quel 27 aprile (1996), davanti la mia scuola elementare, a 300 metri da casa a Borgo Molara, che soddisfazione quando sono riuscito a mettergli la ruota davanti!

Giovanni Visconti, Coppa Sabatini 2018
Ha conquistato tre maglie tricolori, la prima con la Quick Step. E’ pro’ dal 2005.
Giovanni Visconti, Coppa Sabatini 2018
Ha vinto tre maglie tricolori, la prima con la Quick Step. Pro’ dal 2005.

Un tifoso urla: «Forza Visconti!»

La voce di un tifoso rompe la bolla dei ricordi in cui ero immerso e mi riporta ad oggi. Ripenso al Giovanni ragazzino e a quanti sacrifici ha dovuto fare. La mattina andavo a correre a piedi, poi andavo in mountain bike e concludevo l’allenamento con la piscina e la palestra. La fatica e le rinunce che ho dovuto fare non tutti i ragazzi sarebbero riusciti ad affrontarle.

Da piccolo ho escluso ogni forma di divertimento dalla mia vita, esisteva solo la bicicletta. Pensandoci non conosco un locale a Palermo, non so cosa significhi divertirsi in questa città. Eppure non cambierei nulla del mio passato. E’ proprio grazie a tutti questi sacrifici se oggi sono un professionista, se oggi sono qui, pronto ad iniziare il mio undicesimo Giro d’Italia a trentasette anni.

Per la seconda volta ho la fortuna di partecipare alla Corsa Rosa con partenza dalla Sicilia, ma il fatto di poter partire, oggi, dai luoghi in cui ho messo le basi mi fa venire i brividi.

Giovanni Visconti, padre Antonino Visconti
Suo padre Antonino lo avviò al ciclismo e lo ha seguito spesso alle corse
Giovanni Visconti, padre Antonino Visconti
Giovanni Visconti e il padre Antonino che lo ha avviato al ciclismo

Il silenzio di mio padre

Penso a mio padre e a quanto, in silenzio, sia orgoglioso ed emozionato. Questi sono i luoghi dove mi faceva allenare, speranzoso di vedermi un giorno tra i professionisti e devo riconoscergli che i miei sacrifici sono anche i suoi. Abbiamo condiviso tanti momenti e ha sempre creduto tanto in me, anche quando pensavo di non potercela fare. Lui, con il suo carattere forte da vero palermitano, mi spronava affinché uscisse il meglio di me: riuscendoci. E per lui, far vedere che suo figlio, a differenza di come molti pensano, è ancora competitivo… è motivo di grande orgoglio.

Il siciliano Giovanni Visconti

Sono legato a questi posti, ma non perché mi hanno dato qualcosa o mi hanno facilitato in qualcosa; il sudore versato su questa terra è tutta roba mia, ma sono inevitabilmente legato alla mia isola perché mi ha fatto crescere e mi ha insegnato il vero sacrificio, dal momento che per riuscire ad emergere, noi siciliani, dobbiamo impegnarci molto più degli altri. La Toscana mi ha lanciato nel mondo del professionismo, mi ha dato la mia famiglia, la considero la mia terra di adozione, ma io mi sento siciliano a tutti gli effetti e mi piace, anzi, esigo essere chiamato “ il siciliano Giovanni Visconti”.

Giovanni Visconti, Giacomo Nizzoli
Agli europei a Plouay è stato uno dei baluardi di Nizzolo
Giovanni Visconti, Giacomo Nizzoli, Matteo Trentin
Agli europei di Plouay abbraccia Nizzolo, che ha vinto. A destra, c’è Trentin

Apro gli occhi, una mano davanti a me fa il conto alla rovescia con le dita. Cinque, quattro…

E’ arrivato il momento, respiro profondamente, guardo davanti a me focalizzando la strada. Questa crono non è adatta alle mie caratteristiche, ma sono nella mia terra e darò tutto me stesso per onorare le strade su cui da bambino ho tanto lottato.

Tre, due, uno… inizia la mia corsa. Sarà un’apnea, tra i tanti ricordi.