Demare 2011

Iridati Under 23: l’anticamera per grandi carriere

29.10.2021
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Qualche giorno fa abbiamo analizzato la storia dei mondiali nella categoria juniores per capire quanti, emersi in giovane età nella prova iridata, poi hanno avuto un lungo e soprattutto fruttuoso seguito fra i pro’. Il principio viene ora applicato alla categoria under 23, dove le differenze sono notevoli: parliamo infatti di corridori che spesso hanno già quantomeno “assaggiato” la vita da professionisti, disputato gare contro i campioni dell’epoca, un fattore che col passare degli anni è diventato pressoché abituale.

Non era così agli inizi: il primo mondiale U23 si disputò a Lugano nel 1996 e subito emerse il dominio azzurro, con addirittura una tripletta su podio firmata Giuliano Figueras, Roberto Sgambelluri e Luca Sironi. Tutti e tre hanno poi avuto una carriera professionistica, con il secondo vincitore anche di una tappa al Giro d’Italia nel ’97 e finito nella top 10 di classifica due anni dopo per poi dedicarsi alle Granfondo. E’ chiaro però che le speranze maggiori erano riposte sul primo, Figueras. La sua carriera durata una decina d’anni è stata contraddistinta da 14 vittorie ma senza quegli acuti tanto attesi.

Basso 1998
Basso fra Nocentini e Di Luca: di podi ne conosceranno molti altri, soprattutto i due a destra
Basso 1998
Ivan Basso e Danilo Di Luca: per loro tante vittorie tra i pro’, tra cui il Giro d’Italia

Anche qui è l’Italia a comandare

Due anni dopo, a Valkenburg, arrivò la clamorosa replica azzurra, ancora tre sul podio, ma questa volta quella tripletta portò davvero fortuna. Il titolo mondiale premiò Ivan Basso, davanti a Rinaldo Nocentini e Danilo Di Luca. I più attenti ricorderanno come proprio Basso e Nocentini finirono nello stesso ordine tre anni prima fra gli junior, battuti però da Valentino China. Tutti e tre hanno vissuto una fortunata carriera professionistica, con Basso e Di Luca entrambi capaci di ergersi fino alla conquista del Giro d’Italia.

In totale le vittorie italiane sono 6 per 16 medaglie in tutto e anche qui il medagliere è comandato dal tricolore. Oltre ai già menzionati, il titolo ha premiato Leonardo Giordani nel 1999, Francesco Chicchi nel 2002, Samuele Battistella e Filippo Baroncini nelle ultime due edizioni. Se per questi ultimi due è chiaramente ancora presto per fare bilanci (ma le premesse sono più che solide), per il laziale Giordani va detto che la sua carriera, seppur senza grandi acuti, è durata 13 anni mentre Chicchi ha corso dal 2003 al 2016 rimanendo poi nell’ambiente.

Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb
Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb

Mohoric e quella tripletta mancata

Nessuno è mai riuscito a bissare il titolo, eppure parliamo di una categoria nella quale si milita per tre anni. Uno solo invece è stato capace di conquistare la maglia iridata sia da junior che da Under 23: si tratta dello sloveno Matej Mohoric, primo nel 1992 nella categoria più piccola e subito in grado di fare il bis tra i più grandi l’anno successivo. A Leuven Mohoric avrebbe tanto voluto conquistare anche la maglia professionistica, la squadra slovena aveva corso per lui, ma le speranze sono naufragate in una giornata storta.

Scorrendo l’albo d’oro degli Under 23 (ricordiamo che per le donne se ne parlerà, forse, il prossimo anno e questa è un’assenza che nello sviluppo del ciclismo femminile pesa notevolmente) è evidente come la presenza di corridori capaci poi di valide imprese fra gli Elite sia maggiore rispetto agli junior. E’ proprio quell’abitudine a gareggiare contro i grandi a fare la differenza. La tendenza a cercare il grande talento in età sempre più giovanile sta però pesando sullo sviluppo di questa categoria.

Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui
Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui

Dal 2010 una sequela di campioni

I maggiori talenti sono emersi soprattutto nell’ultimo decennio, a cominciare dal trionfo casalingo di Michael Matthews, diventato poi uno splendido interprete delle classiche. L’anno dopo arrivò la volata vincente di Arnaud Démare (nella foto di apertura) rimasto poi un riferimento degli sprint, nel 2012 invece emerse il kazako Alexey Lutsenko, ancora oggi una delle punte dell’Astana dimostratosi molto valido anche sulla Gravel. Nel 2017 a Bergen arrivò la vittoria del francese Benoit Cosnefroy, rivelatosi protagonista anche in tempi di Covid tanto da finire secondo alla Freccia 2020 e conquistare il bronzo agli Europei di Trento.

In quella Freccia, Cosnefroy finì alle spalle di Marc Hirschi, il suo successore in maglia iridata. L’elvetico in quella stagione è stato uno dei maggiori interpreti delle classiche, ma il suo 2021 è stato in paragone molto deludente. E’ chiaro però che c’è tutto il tempo di rifarsi.

Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?
Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?

Samuele e Filippo: ora tocca a voi

Per Battistella e ancor più per Baroncini bisogna ora solamente attendere. Il primo intanto, capace di chiudere la stagione con il trionfo alla Veneto Classic, sembra seguire la strada giusta. Proprio l’analisi del mondiale dimostra comunque come la categoria under 23 abbia una precisa ragion d’essere. I team e soprattutto i procuratori dovrebbero tenerne conto per non disperdere talenti sull’altare di un’eccessiva fretta nel richiedere risultati e, di conseguenza, consumare corridori.