Nizzolo, il sorriso e i consapevoli passi dell’addio

20.08.2025
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Nella scatola delle cose che porterà via dal lavoro di corridore, oltre alle vittorie più belle, Giacomo Nizzolo metterà la tenacia e la capacità di rialzarsi dagli infortuni. Da quando ha annunciato che a fine stagione concluderà la sua carriera, iniziata nel 2011 alla Leopard Trek, il milanese ha continuato a fare la solita vita e col solito impegno.

«Mi sono imposto – dice – di essere inattaccabile fino all’ultimo giorno per cui sto facendo ancora tutto alla lettera. Non nascondo che non sia facile, perché ad esempio adesso mi aspetta quasi un mese senza gare, a un mese e mezzo dalla fine. Capirete che non è il massimo. Però mi ha sempre contraddistinto l’essere professionale e non voglio smettere di esserlo proprio adesso, anche se mi pesa un po’…».

E’ il 26 agosto 2020, l’anno del Covid. Tre giorni dopo il tricolore di Cittadella, arriva il titolo europeo a Plouay
E’ il 26 agosto 2020, l’anno del Covid. Tre giorni dopo il tricolore di Cittadella, arriva il titolo europeo a Plouay

La classe del 1989

Nizzolo è uno dei fantastici ragazzi del 1989, che con Ulissi, Viviani e Trentin (fra gli altri), ha caratterizzato gli ultimi quindici anni del ciclismo italiano. Tappe al Giro, maglie ciclamino, classiche, tre europei consecutivi, dal 2018 al 2020. E’ nato velocista, ma ha sempre lottato per trovare una dimensione più completa e l’ha dimostrato con le due maglie tricolori e quella di campione europeo a Plouay.

Ha sempre avuto buon gusto per lo stile e grande cura della sua immagine, ma non ha mai smesso di essere un atleta tosto e volitivo. Una persona seria e sempre a testa alta, nei momenti belli e anche in quelli brutti. Ha corso con la Leopard che poi è diventata Radio Shack, infine Trek. Nel 2019 è passato nella sudafricana Dimension Data, poi diventata Qhubeka. Se nel 2021 da campione europeo non avesse scelto di restarci, probabilmente l’anno dopo la squadra non sarebbe andata avanti. Quindi è passato per due stagioni alla Israel e le ultime due le ha fatti alla Q36.5. Il bilancio parla di 31 vittorie, l’elenco dei secondi posti è ben più lungo.

Giacomo Nizzolo è nato a Milano il 30 gennaio 1989 ed è professionista dal 2011
Giacomo Nizzolo è nato a Milano il 30 gennaio 1989 ed è professionista dal 2011
Come è nata la decisione di smettere?

Perché mentalmente sono veramente arrivato. E’ chiaro che il fisico non sia più quello di quando avevo 23 anni, però mi sono reso conto che i sacrifici sono diventati una forzatura e questo mi ha fatto capire che è arrivato il momento di chiudere. Trascinarmi oltre non sarebbe stato rispettoso nei miei confronti, ecco il motivo della decisione.

Una stagione senza grandi obiettivi, l’essere stato escluso dal team del Giro d’Italia, ha affrettato la scelta?

In realtà è stata una decisione arrivata da più lontano. Quando firmai il contratto con la Q36.5 sapevo che a un certo punto avrei dovuto valutare se fare il corridore fosse ancora quello che volevo fare. E quest’inverno, prima che cominciasse la stagione, dalle prime sensazioni mi sono accorto che era cambiato qualcosa. Ovvio che non mi abbia fatto piacere stare a casa dal Giro d’Italia e neanche dalla Sanremo, soprattutto dalla Sanremo, ma questo è un altro discorso.

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con Cassani commissario tecnico, Nizzolo è stato prima quinto ai mondiali del 2016 e poi campione europeo nel 2020
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con Cassani commissario tecnico, Nizzolo è stato prima quinto ai mondiali del 2016 e poi campione europeo nel 2020
Quanto hanno inciso la sfortuna e gli infortuni nella tua carriera?

E’ un tasto delicato, non vorrei passare per uno che cerca scuse. Sento di aver perso parecchio tempo, forse i miei anni migliori per problemi fisici. Dopo il campionato italiano del 2016, mi sentivo in una grossissima fase di crescita, soprattutto l’anno dopo con la maglia tricolore. Volevo andare alle classiche, avevo acquisito una fiducia importante, avevo fatto quinto al mondiale di Doha. Il 2016 era stato un anno importante, invece sono entrato in tre stagioni di buio totale, dove il carico di lavoro più lungo che ho potuto fare è stato di tre settimane. Dopo l’intervento al ginocchio del 2019, nel 2020 tornai competitivo come quattro anni prima e per me fu una grossissima rivalsa. Ero tornato finalmente ai livelli del 2016, ma non fu semplice. La sensazione di essere tornato al meglio fu veramente bella.

Cosa sono stati quei tre anni?

Sono impazzito, non sapevo dove sbattere la testa. Ti trovi a perdere tempo, mentre gli altri vanno avanti e tu torni a essere una persona normale, non più un atleta. Ricostruire l’atleta è un discorso, ricostruire un atleta competitivo è un altro: sono tutte fasi attraverso le quali ho dovuto passare e che mi sono costate tanti sforzi. Dai 27 ai 29 anni avrei potuto raccogliere molto, invece li ho passati cercando di guarire.

Le ultime due stagioni di Nizzolo hanno avuto i colori della Q36.5
Le ultime due stagioni di Nizzolo hanno avuto i colori della Q36.5
Cosa metti nella scatola delle cose che porti via?

Intanto il fatto di essere stato tenace, perché la mia carriera è segnata più dai piazzamenti che dalle vittorie. Poi ci metto i due campionati italiani, quello europeo, le due maglie ciclamino e la tappa al Giro d’Italia. Un’altra cosa che mi porto dentro e che magari non tutti ricordano, è quando al secondo anno da pro’ vinsi il Giro di Vallonia. Un risultato grande per uno che da dilettante era il classico velocista da circuiti piatti. Quando passai, Guercilena fu molto bravo e anche paziente ad aspettare la mia evoluzione. Io davo dei segnali di non essere solo un velocista. Nella mia terza gara a Mallorca, feci quinto. Era una gara mossa dove arrivammo in 40 corridori e per uno che fino a pochi mesi prima faceva il Circuito del Porto, bastava per dire che forse c’era dell’altro.

La stessa tappa del Giro che vincesti a Verona non fu la classica volata di gruppo…

Arrivavo da una serie infinita di secondi posti, significò sbloccare qualcosa che stavo rincorrendo da 10 anni. A un certo punto per vincerla, dovetti quasi accantonarla. Era una delle ultime occasioni, perché sapevo che di lì a poco sarei andato a casa. Fu una volata strana, davvero disordinata. Arrivai da dietro, fu una volata totalmente istintiva, senza troppi pensieri, che poi alla fine in volata non servono a molto. Ripresi Affini che aveva quasi vinto e gli dissi che mi dispiaceva, ma di tappe che avevo quasi vinto io ne avevo alle spalle 15 se non addirittura 18…

Verona, Giro 2021. Ripreso Affini che aveva attaccato all’ultimo chilometro, arriva la prima vittoria di Nizzolo al Giro
Verona, Giro 2021. Ripreso Affini che aveva attaccato all’ultimo chilometro, arriva la prima vittoria di Nizzolo al Giro
Hai immaginato quale sarà la tua ultima corsa?

Sì, però non l’ho ancora inquadrata. Se dovesse essere la Bernocchi, quindi una corsa dove potenzialmente potrei fare risultato, non so dire se cercherò di lottare fino all’ultimo metro oppure proverò a godermi gli ultimi chilometri. Me lo sto chiedendo io per primo, non so cosa rispondere.

Che cosa farai dopo aver smesso, a parte una lunga vacanza?

Una lunghissima vacanza. Il primo obiettivo sarà fare un reset. Staccare per un periodo che può essere di sei mesi come un anno e intanto valutare qualche progetto, ma senza mettermi assolutamente fretta. Godermi un po’ di riposo, perché credo che da lì si prendano le energie per ripartire con entusiasmo. Magari la bici ci sarà ancora, perché a me piace ancora molto. Il fatto è che chiaramente adesso c’è dietro una prestazione e ci sono delle responsabilità. E’ un lavoro, non posso andare in giro a divertirmi. Ogni pedalata è calibrata, ogni pedalata è quantificata. Nel momento invece in cui si tratterò di andare in giro con gli amici, sarò libero di fare due ore, come pure soltanto una o addirittura sette. A quel punto cambierà tutta la prospettiva.

Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Cittadella, 23 agosto 2020, nei tricolori organizzati da Pozzato, Nizzolo centra il secondo tricolore
Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Cittadella, 23 agosto 2020, nei tricolori organizzati da Pozzato, Nizzolo centra il secondo tricolore
Aver annunciato il ritiro con tanto anticipo può aver portato via un po’ di motivazione?

Non è cambiato nulla, anzi quando l’ho detto mi sono sentito a posto. Era la cosa giusta da fare e comunque non è che anche prima di annunciarlo morissi dalla voglia di allenarmi, la stanchezza era la stessa. Se arrivi a questa decisione, è perché hai già maturato dentro di te il fatto che non c’è più quella spinta. Anzi, è il contrario. Se prima pioveva, magari il primo giorno non mi allenavo, adesso invece esco lo stesso, perché so che l’acqua la prenderò ancora per poco. Sono molto sereno, mi sto godendo le gare. Respiro ogni centimetro di asfalto, perché poi non ci saranno più. Ma non lo vivo con malinconia, semplicemente per chiudere con un sorriso questa lunghissima parte della mia vita.

Nizzolo e la ricerca di quell’1 per cento per tornare a vincere

16.06.2025
4 min
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Per Giacomo Nizzolo questa stagione vuole essere quella della rinascita perché un corridore abituato a vincere i grandi sprint vuole tornare a gettarsi nella mischia con la testa curva sul manubrio e le gambe che spingono rapporti lunghissimi. Da fine gennaio a oggi il velocista della Q36.5 Cycling Team ha messo insieme lo stesso numero di gare della passata stagione. Il 2024 non è stato un anno semplice, tanti problemi e poca continuità hanno allontanato Nizzolo dalla sua forma migliore. Per tornare il cammino è lungo, ma anche a trentasei anni non manca la voglia di rimboccarsi le maniche e alzare la testa verso questa montagna da scalare.

Nizzolo aveva iniziato bene al Tour of Oman con un secondo posto nella quarta tappa alle spalle di Kooij
Nizzolo aveva iniziato bene al Tour of Oman con un secondo posto nella quarta tappa alle spalle di Kooij

Rispolverare lo sprint

In montagna ci andrà davvero a luglio, a Livigno. Un ritiro con il team nel quale capirà quali saranno i suoi piani nella seconda metà di stagione. Intanto Nizzolo punta ai campionati italiani di Gorizia. 

«Prima ancora – racconta mentre è a casa – sarò al Copenhagen Sprint il 22 giugno, poi andrò all’italiano. Il ritiro con la squadra darà qualche certezza sui prossimi impegni, ma non credo di fare la Vuelta. Visto il percorso non penso sia una buona idea, non credo vedremo grandi velocisti in Spagna. 

«Dopo la pausa di metà aprile – prosegue – sono rientrato nella mischia al Giro di Ungheria e alla Boucles de la Mayenne. Sono tornato di nuovo nella mischia, manca il guizzo e la velocità di gambe per provare a vincere. Però mi ritengo contento, arrivo bene alle volate e le approccio nel modo corretto. Mi serve lavorare per avere quella brillantezza negli ultimi metri, alla fine è quella che fa la differenza tra la vittoria e un buon piazzamento».

Durante l’inverno il velocista della Q36.5 ha lavorato tanto sul fondo in vista delle Classiche
Durante l’inverno il velocista della Q36.5 ha lavorato tanto sul fondo in vista delle Classiche
Come si colma questo gap?

Lavorando bene in altura e andando alle gare. Non è semplice perché non esistono più appuntamenti di secondo piano, soprattutto quest’anno. Siamo alla fine del triennio e le squadra cercano punti. In Ungheria, che è una corsa di categoria 2.Pro, c’erano Molano, Bauhaus, Welsford e Groenewegen.

Che effetto ti ha fatto tornare a lottare contro questi velocisti?

Sento di essere tornato in gioco, se dovessi usare una metafora calcistica direi che anche io tocco palla e non rimango a guardare. Manca un 1 per cento. Non è facile trovarlo, ma voglio provarci. E’ un discorso di fibre veloci che vanno richiamate anche in allenamento. All’inizio dell’anno il team e io ci siamo concentrati sul recuperare il fondo in vista delle Classiche. 

Dopo lo stacco di aprile Nizzolo è tornato a concentrarsi sugli sprint e lo ha fatto prima al Giro di Ungheria (qui in foto) e poi alla Boucles de la Mayenne
Nizzolo è tornato a concentrarsi sugli sprint e lo ha fatto prima al Giro di Ungheria (qui in foto) e poi alla Boucles de la Mayenne
Gabriele Missaglia, diesse della Q36.5, aveva fatto il tuo nome tra quelli possibili per il Giro, quanto era concreta la possibilità di vederti lì?

In realtà non era in programma. Il mio desiderio era quello di tornare competitivo su qualsiasi palcoscenico. E’ stato giusto portare Moschetti al Giro, da inizio anno ha dimostrato una grande crescita ed era davanti a me nelle gerarchie. Siamo due velocisti in squadra ed è giusto dividerci e avere ognuno il suo spazio. 

Riuscite a condividere gli spazi…

Abbiamo due percorsi diversi in termini di carriera. Moschetti è nei suoi anni migliori ed è giusto che voglia ambire a correre certe gare, come il Giro. Io sto cercando di tornare competitivo e non mi interessa la gara, ma voglio andare dove si può fare bene.

Moschetti e Nizzolo si dividono il ruolo di velocisti in squadra, ogni tanto capita di vederli correre insieme come al Criquielion
Moschetti e Nizzolo si dividono il ruolo di velocisti in squadra, ogni tanto capita di vederli correre insieme come al Criquielion
Avete anche corso insieme, che idea ti sei fatto di lui?

Ci eravamo sfiorati anche alla Trek nel 2018, lui era uno stagista e non abbiamo mai corso insieme. In questi ultimi due anni alla Q36.5 ci siamo incrociati di più anche alle corse. C’è un bel dialogo, lui è uno che ascolta, ma ha le sue idee. Nell’impostare lo sprint ci muoviamo in maniera diversa, ma sono dettagli. In una delle poche occasioni in cui abbiamo corso insieme lui ha vinto e io sono arrivato terzo, vedere Moschetti vincere ed essere lì con lui è stato bello, se lo merita. 

Ora prepari il finale di stagione con quali ambizioni?

Di scalare la classifica e dare un colpo decisivo. L’obiettivo è rimanere competitivo, chiaro che una vittoria mi renderebbe molto felice e potrebbe dare ulteriori conferme e un significato diverso al mio percorso di recupero.

Moschetti e Nizzolo, storia di una foto e un’esultanza

15.03.2025
5 min
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Una foto. Lo scatto di un attimo, un’istantanea nel mare di molte esistenze, che però ha il magico potere di raccontare una storia. Grand Prix Criquielion, a Lessines, una delle tante piccole classiche di primavera. La volata premia Matteo Moschetti, per la prima volta vincitore sulle strade belghe. Terzo arriva Giacomo Nizzolo, suo compagno di squadra, anche lui punta della Q36.5 per gli arrivi in volata. E quel gesto spontaneo che i due replicano inconsapevolmente dopo l’arrivo racconta non solo il presente, ma anche il passato di due corridori le cui strade professionali si erano già incrociate in passato, ma in maniera molto diversa.

Moschetti e Nizzolo sul podio belga, una gioia condivisa fra loro e con tutto il team
Moschetti e Nizzolo sul podio belga, una gioia condivisa fra loro e con tutto il team

Il primo incontro da stagista

Bisogna andare indietro di qualche anno. Era il 2017, Moschetti si stava affacciando nel ciclismo che conta, lo chiamarono per uno stage alla Trek-Segafredo come stagista, mentre Nizzolo era, anche allora, il velocista di punta: «Mi è spiaciuto, allora, non poter condividere qualche gara con lui, anche l’anno successivo quando mi richiamarono. Non avemmo modo di correre insieme, per me che ero ancora agli esordi era un riferimento. E’ uno che ha vinto tantissimo, il suo palmarés parla da solo. Poi siamo arrivati qui per strade diverse».

Nizzolo però quel ragazzo, milanese come lui, lo aveva notato: «Un’estate ci trovammo in ritiro insieme e anche le origini contribuirono ad avvicinarci. Si vedeva il suo interesse, la sua determinazione anche se Matteo non è uomo di tante parole. Poi io andai alla Vuelta e le nostre strade si divisero, non ci ritrovammo più insieme fino allo scorso anno, quando approdai alla Q36.5».

Giacomo Nizzolo aveva già incrociato Moschetti ai tempi della Trek Segafredo, nel 2017-18
Giacomo Nizzolo aveva già incrociato Moschetti ai tempi della Trek Segafredo, nel 2017-18

Uniti dalla sofferenza e il sacrificio

Oggi il diverso peso specifico di allora non c’è più, siamo in presenza di due corridori pienamente fatti: «Lui però è nel pieno della maturità, io ho ormai un po’ d’anni sulle spalle» afferma Nizzolo con Moschetti che rilancia: «Quel che ci unisce è che entrambi abbiamo avuto una carriera travagliata dagli infortuni. Ognuno di noi sa che cosa significa soffrire in bicicletta, affrontare la lunga risalita dopo una caduta. A febbraio abbiamo fatto un ritiro insieme, anche con Parisini e ci siamo confrontati sulle nostre storie trovando molti punti in comune. Non c’è rivalità, anche se siamo due velocisti diversi».

Fatte le debite proporzioni, potremmo rivedere quel che sta avvenendo all’Alpecin, con Groves al servizio di Philipsen? «Perché no – risponde Nizzolo – poi dipende molto da come si mettono le corse, dalle opportunità che si vanno costruendo avvicinandosi al traguardo. Ognuno di noi è disponibile, per far ottenere il massimo alla squadra».

Moschetti e Parisini. Il milanese è già alla sua seconda vittoria stagionale e mostra uno spirito diverso
Moschetti e Parisini. Il milanese è già alla sua seconda vittoria stagionale e mostra uno spirito diverso

Sprint diversi, puntando al massimo

«Quella belga è stata una volata strana – racconta Moschetti – avevamo una sola svolta, verso destra, negli ultimi 3 chilometri, una discesa su strada larga e rettilinea, poi gli ultimi 800 metri al 3-4 per cento di pendenza. Ho visto che Giacomo aveva perso posizioni per una caduta davanti a lui, ma un rallentamento ha permesso di recuperare anche se lo ha costretto a lanciare lo sprint da lontano. Io nel frattempo avevo trovato un varco sulla destra e ho potuto rimontare. Ognuno ha fatto il suo sprint, alla fine siamo stati entrambi bravi dando un bel bilancio al team».

Per Moschetti questa è la seconda vittoria stagionale. Che cosa è cambiato rispetto al 2024 quando tra tanti piazzamenti, il successo era rimasto sconosciuto? «Non è cambiato molto, neanche con l’avvicendamento del preparatore. Mattia Michelusi è andato alla Cofidis ma siamo rimasti in ottimi rapporti. Al suo posto è arrivato Theo Ouvrard che per ora non ha cambiato quasi nulla nella mia tabella, affidandosi ai lavori che sono solito fare già da qualche anno a questa parte».

Per Nizzolo finalmente un buon inizio stagionale, testimoniato anche dalla piazza d’onore dietro Kooij in Oman
Per Nizzolo finalmente un buon inizio stagionale, testimoniato anche dalla piazza d’onore dietro Kooij in Oman

Un podio in Belgio non si butta mai…

«Io credo che molto dipenda dall’atmosfera che si respira in squadra – sentenzia Nizzolo – è chiaro che lì davanti, come obiettivo c’è l’ingresso nel WorldTour, ma non ci poniamo l’assillo. Lavoriamo bene tutti insieme, anche la vittoria di Matteo sabato è stata frutto dell’impegno di tutti. Per ora andiamo avanti gara per gara, a giugno faremo il punto della situazione. Io da parte mia sono abbastanza soddisfatto di questo inizio stagione, in Oman ho colto una piazza d’onore dietro Kooij e un’altra Top 10, poi un podio in Belgio non si butta mai, perché il livello è sempre alto e un risultato simile non è mai banale. Tornando al dopo gara, mi è venuto naturale esultare per la vittoria di Matteo, per fortuna l’ho fatto dopo il traguardo…».

Nizzolo: l’inverno e la doppia operazione alla gamba

28.01.2025
4 min
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Il primo anno alla Q36.5 Pro Cycling Giacomo Nizzolo se lo sarebbe aspettato diverso. I giorni di corsa, in totale, sono stati solamente trentatré. Dopo l’avvio di difficile era arrivata anche la prima vittoria al Sibiu Tour e i mali sembravano essere alle spalle. In Spagna, prima alla Vuelta Castilla y Leon e poi a Burgos, il colpo di pedale era tornato a buoni livelli. Il finale di stagione era lì per essere… masticato, con ambizione e forze nuove.

«Poi gli ultimi due mesi di corse – racconta Nizzolo mentre si trova in macchina – non sono andati come mi sarei aspettato. Arrivavo da una serie di corse a tappe, fatte per migliorare la condizione in vista di settembre e ottobre. Durante una delle prime gare di un giorno che avevo in programma, il Grand Prix d’Isbergues, sono caduto. Il risultato è che mi è uscita un’ernia inguinale esposta. Mi sono ritrovato così, il 15 settembre, con la stagione finita e un’operazione da fare. Anzi due».

La volata vittoriosa a Sibiu, primo successo in maglia Q36.5 Pro Cycling per Nizzolo
La volata vittoriosa a Sibiu, primo successo in maglia Q36.5 Pro Cycling per Nizzolo

Ripartire

Gli interventi ai quali si è sottoposto il velocista della Q36.5 Pro Cycling sono diventati così due. Nizzolo ha deciso di racchiudere, nelle settimane di stop, anche l’operazione per sistemare gli effetti di una vecchia caduta.

«Dopo aver sistemato l’ernia inguinale – dice Nizzolo – ho anticipato di un mese abbondante la rimozione di placche e viti che mi erano state inserite per riparare la frattura del piatto tibiale. Un infortunio che risale quasi a un anno fa. Avrei dovuto fare questa seconda operazione a dicembre ma ho preferito anticipare per non perdere ulteriore tempo una volta risalito in bici». 

La condizione di Nizzolo era in crescita, alla Vuelta a Burgos un buon secondo posto nella tappa inaugurale
La condizione di Nizzolo era in crescita, alla Vuelta a Burgos un buon secondo posto nella tappa inaugurale
Che inverno è stato fino ad ora?

Non facile, mentre io ero fermo gli altri andavano avanti ed ero consapevole che poi mi sarei trovato a dover chiudere il gap. Sapevo di dover ottimizzare ogni allenamento per tornare a un livello che potesse essere giusto per competere. 

A quale punto senti di essere arrivato?

Credo di essere all’80 per cento. Penso anche che la condizione migliore sia frutto non del singolo inverno, ma degli anni di lavoro. Dato che mi sono fermato, ho perso questa continuità e il mio processo di crescita si è fermato. 

L’ultima gara del 2024 per il milanese è stata il Gran Prix d’Isbergues, nel quale una caduta lo ha messo KO
L’ultima gara del 2024 per il milanese è stata il Gran Prix d’Isbergues, nel quale una caduta lo ha messo KO
Manca il passo finale per arrivare al 100 per cento.

Sarà quello più difficile, ma insieme alla squadra abbiamo deciso che è importante correre, pur consapevoli che dovrò crescere. 

Mentalmente quanto pesa questo 20 per cento che manca?

Da questo punto di vista c’è consapevolezza. Chiaramente non ho rimpianti, però è come quando a scuola tornavi dalle vacanze e sapevi di non aver fatto i compiti. La speranza era che la professoressa non ti chiedesse proprio quel che non sapevi. 

Dopo la doppia operazione Nizzolo si è rimesso al lavoro (foto Instagram)
Dopo la doppia operazione Nizzolo si è rimesso al lavoro (foto Instagram)
Come si tramuta questa consapevolezza in gara?

La speranza è di salvarmi con l’esperienza, cercando di giostrare un po’ le mie qualità. Ma so che ci sarà da far fatica. 

Dove riprendi a correre?

Tra poco, dalle gare di Mallorca. Poi andrò al Tour of Oman, Almeria e Belgio. Da lì si apre la primavera con la Tirreno-Adriatico e la Sanremo, ma vedremo anche come risponderò una volta tornato in gara. 

Il morale per il velocista della Q36.5 è comunque alto, ma sa che dovrà lavorare molto
Il morale per il velocista della Q36.5 è comunque alto, ma sa che dovrà lavorare molto
La Q36.5 ha visto arrivare dei buoni corridori in vista del 2025, Tom Pidcock su tutti.

L’evoluzione è tangibile e porta tanta motivazione, anche se il team è arrivato da poco nel ciclismo si vede che vuole migliorare e crescere. 

Si parla anche dell’invito a qualche Grande Giro, ne ha parlato lo stesso Pidcock, da questo punto di vista si sente aria di cambiamento?

Sì tra noi ci confrontiamo, ma non sono i corridori che possono dire queste cose. Credo solamente che la nostra mentalità non debba cambiare, noi come Q36.5 dobbiamo aver voglia di crescere e migliorare come fatto fino ad adesso.