«Mi resi davvero conto di quanto fosse bella la mia terra proprio durante una gara. E che gara. Era il Giro d’Italia del 1999 e io ero in fuga. Mentre pedalavo vedevo la costa, i paesi, il mare e pensavo a che paesaggio straordinario avessi in casa». Elio Aggiano ci porta subito nel racconto delle strade di casa sua, in Puglia. Strade che quest’anno il Giro d’Italia solcherà in particolare nella quarta tappa, quando con la Alberobello – Lecce entrerà nel cuore di questa regione, tra le più bike friendly che abbiamo. Dalle colline del Brindisino al cuore del Salento, quante possibilità e quante storie per i ciclisti.
E queste sono state e sono tutt’ora le terre di due grandi professionisti del recente passato. Uno è Leonardo Piepoli, scalatore sopraffino, l’altro è appunto Elio Aggiano. Attaccante, passista… uno di quelli che vendeva cara la pelle e che tanto sarebbe piaciuto a Gianni Savio.
Professionismo ai giovani
Prima però di entrare nel dettaglio di queste strade, bisogna ricordare chi fosse Elio Aggiano e cosa fa ora. Elio, che poi il vero nome è Elisa, è nato a Brindisi e ha vissuto gran parte della sua carriera ciclistica lontano dalla sua terra. A lungo è stato toscano d’adozione. Ha corso tra i professionisti dal 1998 al 2007, vestendo tra le altre, le maglie di squadre prestigiose come Vitalicio Seguros, Mapei e Tinkoff.
Passista di talento e uomo da fughe, prima ancora era stato un ottimo pistard. Aggiano si è distinto per la sua combattività, tanto da essere spesso protagonista di attacchi da lontano, come accennavamo. Da parecchi anni è tornato nella sua Brindisi e ha deciso di restituire al ciclismo parte di quello che ha ricevuto.
Grazie al supporto della Leo Costruzioni, ha avviato tre scuole di ciclismo a Brindisi, a San Pietro Vernotico e a Lequile: «L’obiettivo – racconta Aggiano con grande passione – è quello di far rinascere il movimento ciclistico giovanile in Puglia, una regione che negli ultimi anni ha visto una drastica riduzione di squadre e atleti, per questo voglio lavorare con i bambini. Sono anche diventato tecnico regionale degli allievi. Ma serve gente appassionata come i miei amici di Leo Costruzioni per poter rialzare la testa».
Il vento e Pantani
Il Giro d’Italia 2025 attraverserà la Puglia con la quarta tappa, la Alberobello – Lecce, un percorso che promette velocità e, se il vento lo permetterà, anche attacchi da lontano.
La partenza dalla cittadina dei trulli introdurrà subito i corridori in un paesaggio collinare, tra Cisternino, Locorotondo e Martina Franca, dove il terreno ondulato potrebbe offrire il trampolino per qualche tentativo di fuga.
«E queste – riprende Aggiano – sono proprio le strade che facevo e che faccio ancora oggi per andare in bici ad allenarmi. La corsa poi si dirige verso Ostuni e scende verso la costa adriatica, affrontando strade esposte al vento che potrebbero spezzare il gruppo. Ecco, proprio il vento è una delle insidie del pedalare in Puglia. C’è quasi sempre e bisogna saperlo affrontare. Una volta, prima di una tappa da queste parti, mi trovavo accanto a Marco Pantani e anche se era di una squadra diversa gli dissi: “Marco, stai attento al vento nella zona tra Mesagne e Brindisi che lì sicuramente c’è vento e il gruppo si spezza”. E infatti il gruppo si spezzò e Marco rimase attardato, anche se poi rientrò a Lecce grazie all’aiuto dei suoi».
Tornando alla tappa del prossimo Giro, la seconda parte della frazione è decisamente più pianeggiante. Dopo Francavilla Fontana il gruppo si dirigerà verso le terre più basse di Terre Santa Susanna e Salice Salentino e infine Lecce, dove ci sarà un finale (in circuito) veloce. Di certo sarà una frazione per i sprinter, ma appunto il vento potrebbe rimescolare le carte, come già accaduto in passato.
Allenarsi in Puglia
Oggi Elio Aggiano si allena sulle stesse strade che hanno segnato la sua gioventù ciclistica: Ostuni, Conversano, Locorotondo, Martina Franca.
«Il nostro – dice – è un territorio pianeggiante, ma se si va un po’ nell’entroterra del brindisino, allora ci sono continui saliscendi. Le salite durano al massimo 3 chilometri… e infatti mi chiedo sempre come abbia fatto Piepoli a diventare uno scalatore così forte!
«C’è una stradina però che taglia diretta verso Ostuni che è molto ripida ed è quella dei mondiali del 1976 (vinse Maertens su Moser, ndr). Se si pedala in collina c’è una strada che chiamiamo panoramica. E’ davvero bella, ti fa vedere gran parte della lunga costa pugliese sull’Adriatico. Si sale da Fasano ed è un vero spettacolo, tra uliveti secolari verdissimi e il blu del mare».
Anche il traffico, soprattutto nella zona ancora più interna, è davvero scarso. Ad Ovest di Ostuni per intenderci, il paesaggio è di campagna. Sorgono di tanto in tanto questi “paesotti”, tutti abbastanza grandi e bianchi, che dominano il colle su cui sorgono. Qui le strade sono sinuose e dolci, rarissimamente le pendenze superano il 5-7 per cento.
“Il Circuito dei Mondiali del 1976”
Aggiano ha nominato il mondiale del 1976. Ancora oggi, quel tracciato rappresenta un punto di riferimento per chi si allena in zona. Lo stesso Elio lo ha affrontato più volte sia da giovane che da amatore ed è chiamato proprio il “Circuito dei Mondiali del 1976”, a Ostuni.
«E’ anche un granfondo e di recente l’ho anche vinta – racconta Elio che a 53 anni è ancora in forma – Questo anello impegnativo, con salite brevi ma intense, continua a essere un ottimo banco di prova per ciclisti di ogni livello».
E a proposito di mondiali, Aggiano ci ha confidato che giusto qualche giorno fa lo ha chiamato un ex collega che di mondiali se ne intende visto che ne ha messi nel sacco ben tre.
«Oscar Freire, con cui sono stato tre anni alla Mapei, dove eravamo anche compagni di stanza, mi ha telefonato e mi ha detto che questa estate verrà a trovarmi a casa, a Brindisi, la mia città che nel 2020 ha ospitato un arrivo di tappa del Giro. E’ stato bello – conclude Aggiano – ma al tempo stesso mi è dispiaciuto: mi sarebbe piaciuto tantissimo arrivare a casa mia col Giro, ma ormai mi ero già ritirato».