Primo anno WorldTour finito: cosa sappiamo di Gaia Realini?

06.10.2023
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Matteo Azzolini è uno degli allenatori di Mapei Sport, che da quest’anno è stato distaccato alla Lidl-Trek, per integrare il lavoro dei tecnici. Fra gli atleti da seguire, gli è stata assegnata Gaia Realini: un diamante da raffinare affinché possa splendere al suo massimo. Di lei e delle sue possibilità avevamo già parlato con Josu Larrazabal, responsabile degli allenatori, ma sentire dopo un anno insieme colui che effettivamente lavora con l’abruzzese ci ha permesso di avere un’idea più definita.

Gaia Realini è nata il 19 giugno 2001 a Pescara. E’ alta 1,50 e pesa 40 chili. Quest’anno, il primo nel WorldTour, è stata terza al Giro, alla Vuelta, al Tour de l’Avenir e alla Freccia Vallone, seconda al UAE Tour e ha vinto una tappa della Vuelta e il Trofeo Oro in Euro. Sabato scorso è arrivata quarta al Giro dell’Emilia (foto di apertura) e ha chiuso nel primo gruppo alla Tre Valli Varesine.

Matteo Azzolini lavora per Mapei Sport, ma è stato distaccato alla LIdl-Trek (foto Mapei Sport)
Matteo Azzolini lavora per Mapei Sport, ma è stato distaccato alla LIdl-Trek (foto Mapei Sport)
Qual è stato il tuo approccio con lei?

L’approccio e la professionalità che si mette è uguale per tutti gli atleti. Nello specifico di Gaia, chiaramente era molto interessante, perché dai risultati e dalle caratteristiche fisiche, si presentava come un’ottima scalatrice. Quindi iniziare ad allenarla è stato anche molto curioso. Andando avanti si è sviluppato ancora più interesse.

Dopo un anno, che idea ti sei fatto di Gaia?

Come atleta, secondo me dobbiamo ancora scoprirla al 100 per cento. E’ un atleta molto giovane, sta crescendo. Quest’anno ha fatto una stagione eccezionale. E’ riuscita a stupire non solo per le prestazioni in salita, ma anche per la sua capacità di resistere in pianura, che magari sarebbe il terreno a lei meno favorevole. E’ sicuramente molto professionale, totalmente dedita al ciclismo e questo per un’atleta professionista è un aspetto a mio modo di vedere fondamentale.

Sul traguardo di Comano Terme, Realini vince il tricolore U23, nella gara vinta da Elisa Longo Borghini
SUl traguardo di Comano Terme, Realini vince il tricolore U23, nella gara vinta da Elisa Longo Borghini
Si ragiona già di margini di crescita?

E’ difficile individuarli già. Però quest’anno abbiamo impostato bene la stagione, nonostante sia stata comunque impegnativa. Se continuiamo a rispettare la sua fase di crescita, aspetto cui la squadra e anch’io stesso teniamo molto, secondo me in futuro potrà stupirci ancora.

Oggi si vive sul rapporto watt/chilo. Gaia è leggerissima, si può pensare che aumenti la sua potenza?

Sicuramente con la maturazione fisica potrà guadagnare un po’ di potenza. La cosa che mi ha stupito, al di là delle prestazioni in salita e degli ottimi numeri che ha fatto, è come dicevamo che già adesso è forte in pianura. Anche con lei prendo sempre come punto di riferimento Ellen Van Dijk, che è sua compagna di squadra e in pianura e a cronometro è una delle atlete più forti del gruppo. Le dico che non dobbiamo diventare come lei, però dobbiamo continuare a lavorare per esempio sulla cronometro, perché ha la base per fare bene. Il punto sarà cercare di perdere il meno possibile.

La crono non è per Realini così penalizzante: secondo Azzolini può lavorarci e anche bene
La crono non è per Realini così penalizzante: secondo Azzolini può lavorarci e anche bene
E’ davvero così forte in pianura?

Credo che già oggi non sia un grosso fattore limitante nella sua prestazione. E’ chiaro che diventando più abile in gruppo e con la crescita, sicuramente qualche nuovo watt nelle gambe riusciremo a metterlo. Sono abbastanza tranquillo del fatto che la sua composizione fisica da scalatrice pura non sia un fattore limitante per le sue prestazioni anche in pianura.

Durante l’inverno quindi lavorerete sulla crono?

Gli allenamenti con la bici da cronometro cerchiamo di inserirli con una cadenza regolare, anche quando siamo abbastanza lontani dalle gare, facendo qualche uscita di scarico o qualche allenamento sulla bici aerodinamica, anche se a Gaia non piacciono molto. Serve più che altro per mantenere gli adattamenti alla posizione e il feeling nel guidare quella bici.

Il terzo posto del Giro e della Vuelta dicono che potenzialmente potrebbe essere già vincente
Il terzo posto del Giro e della Vuelta dicono che potenzialmente potrebbe essere già vincente
E come farà invece per migliorare in discesa, che è un tallone d’Achille?

Durante i training camp, la squadra mette a disposizione un tecnico che dà informazioni a tutti i ragazzi sull’allenamento in discesa. Quello che noi facciamo è prendere le informazioni che ci vengono date sia sul campo sia in video, ad esempio su come distribuire il peso o come affrontare le traiettorie. Dopodiché cerchiamo di utilizzarle e di allenarci anche durante la stagione. Negli allenamenti facciamo tanta salita e di conseguenza c’è la discesa. Anche quello diventa un momento per prestare attenzione, anche se si sta recuperando fisicamente. Il modo di curare la tecnica finché tutti quegli apprendimenti fatti sulla carta diventano degli schemi consolidati, che vengono in automatico senza pensarci troppo. Gaia ha grossi margini di miglioramento anche in discesa ed è un aspetto che stiamo curando.

C’è anche palestra nella preparazione di Gaia Realini?

Ne abbiamo parlato proprio l’altro giorno, quando ci siamo incontrati. Quest’anno siamo riusciti a fare un buon allenamento in palestra, sia durante il periodo invernale che durante la prima parte della stagione, fino ad arrivare al Giro d’Italia. Poi per i viaggi, gli spostamenti e i ritiri, abbiamo un po’ ridotto. Nei nostri ragionamenti e anche in previsione della futura stagione, una cosa che ci piacerebbe fare sarà mantenerla durante tutta la stagione.

Terza alla Freccia Vallone, alle spalle di Vollering e Lippert: la salita è il suo pane quotidiano
Terza alla Freccia Vallone, alle spalle di Vollering e Lippert: la salita è il suo pane quotidiano
E’ giovanissima, ma è anche già vincente nei grandi Giri o ha bisogno di crescere?

Credo che quest’anno abbia dimostrato che le grandi corse a tappe le si addicono e che può fare bene. Il fatto di vincere è dettato anche dal percorso e tante situazioni di gara. L’obiettivo per l’anno prossimo sarà prima di tutto riconfermare i risultati di quest’anno, che è già abbastanza difficile. La riconferma è sempre molto difficile. La squadra d’altra parte la supporta nella crescita, quindi potenzialmente potremmo anche aspirare alla vittoria in una grande corsa a tappe. Però chiaramente non abbiamo la pressione di doverlo fare per forza, l’obiettivo principale è che cresca, che metta un altro tassello e consolidi quello che ha fatto quest’anno.

Ha una grinta pazzesca…

E’ motivata in tutti gli allenamenti, dallo scarico a quelli più intensi. L’altra cosa che mi piace, ne abbiamo discusso anche diverse volte, è il fatto che quando per esempio c’è qualcosa in corsa che non funziona, la testa ragiona da vincente. Nonostante magari abbia fatto una buona prestazione e lei ne è consapevole, capisce che c’è un margine di miglioramento. Così pensa subito a come colmare quel margine. Con questo approccio, va sempre a curare anche i dettagli o gli aspetti della prestazione che possono farla migliorare ancora.

Cosa farà durante l’inverno?

Ne abbiamo discusso proprio pochi giorni fa. Abbiamo tracciato le linee generali della preparazione invernale, soprattutto la prima parte: quella legata al recupero. Per impostare l’allenamento invece, stiamo aspettando il programma gare dell’anno prossimo, che sarà deciso dalla squadra, che detterà la distribuzione delle fasi di carico e scarico.

Nel weekend Gaia Realini affronterà il mondiale gravel. La sua provenienza dal cross potrebbe aiutarla a fare bene
Nel weekend Gaia Realini affronterà il mondiale gravel. La sua provenienza dal cross potrebbe aiutarla a fare bene
Nel weekend correrà il mondiale gravel, cosa ne pensi?

Potrà essere una bella esperienza, perché si presenta con la buona condizione dimostrata al Giro dell’Emilia (quarta all’arrivo, ndr). Ha tutte le carte in regola per divertirsi e fare l’ultimo sforzo della stagione. Nella settimana che segue il mondiale gravel faremo ancora qualche sessione di allenamento, ma molto tranquilla per avvicinarci alla fase di recupero completo che sarà di circa 15-20 giorni.

L’hai vista convinta nell’accettare la convocazione?

E’ in un buon momento, non va a accavallarsi con altre corse, in quanto la stagione su strada è finita. Il percorso pare sia molto duro e di conseguenza potrebbe essere adatto alle sue caratteristiche. Sfruttando il fatto che ha un buono stato di forma e che, venendo dal ciclocross, un po’ di abilità anche sullo sterrato ce l’ha, la convocazione è stata ben accettata. Vediamo come andrà…

Gregaria ma non solo. Pellegrini cresce bene

12.09.2023
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Avevamo lasciato Francesca Pellegrini in procinto di salire di categoria, portandosi dietro quell’immagine di terza intrusa nella lotta fra Ciabocco e Venturelli che aveva contraddistinto la scorsa stagione italiana fra le juniores, con belle soddisfazioni anche in consessi internazionali. Approdata all’Uae Development Team con un contratto biennale, la bergamasca si è fatta strada e nella Picto-Charentaise dove la Basilico era stata terza lei era finita poco dietro, quinta.

I suoi piazzamenti e soprattutto la sua abnegazione per le compagne ne hanno fatto un punto fermo della nazionale di categoria, con Sangalli che l’ha chiamata nel team del Tour de l’Avenir dov’è stata una spalla ideale per la Realini. Ma la Pellegrini è questo e altro ancora…

«Rispetto alla ragazza dello scorso anno, alle sfide con Ciabocco e Venturelli molto è cambiato – racconta la Pellegrini – Entrare in un Devo team ti dà la possibilità di crescere piano, attraverso le esperienze che fai anche, anzi soprattutto al cospetto delle più grandi. Ma non è un salto nel buio come poteva essere fino a qualche anno fa, il calendario è commisurato al proprio livello».

Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Gareggiando in una gara di categoria come l’Avenir, hai notato differenze rispetto alle altre prove, dove ci sono cicliste più anziane e smaliziate?

Sinceramente non tante, perché il livello della corsa a tappe francese era molto alto. Successivamente ho corso due classiche francesi di livello 1.2 e devo dire che sembrava un po’ la stessa cosa. Diverso è il discorso quando si gareggia contro squadre WorldTour di primo piano, si vede che hanno un ritmo diverso nelle gambe. Per questo i tecnici vogliono che facciamo un calendario commisurato alle nostre possibilità.

Come ti hanno inquadrato nel team?

Nella maggior parte dei casi ho fatto da gregaria alle mie compagne, ma ci sono state occasioni nelle quali i ruoli si sono invertiti. Proprio alla Picto-Charentaies, ad esempio, colei che era stata prescelta come capitana non era in giornata, così la squadra ha deciso di puntare sulla mia volata e il 5° posto è stato un risultato di valore, il migliore in una stagione un po’ particolare.

Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Perché?

Si sapeva già dall’inizio che avrei dovuto privilegiare lo studio nella prima parte dell’anno, avendo la maturità al Liceo Scientifico. In primavera sono stata due mesi senza gareggiare. Ora sono più libera, potrò continuare ad allenarmi a casa e voglio investire tutte le mie energie nel ciclismo, anche se ho intenzione di continuare gli studi e fare un corso universitario online. Ma almeno non avrò difficoltà ad allenarmi anche la mattina, prima era davvero impossibile: ad esempio ho fatto tutta la preparazione invernale sui rulli, ora invece potrò uscire anche d’inverno e fare palestra.

In questa stagione però sei risultata un elemento prezioso nelle cronosquadre, facendone vincere addirittura due al tuo team…

Io non sono certo una specialista delle cronometro, ma nelle prove a squadre riesco a dare il meglio, sfruttando il fatto di poter recuperare quando tirano le compagne. Non è molto diverso da quel che si fa nelle gare, quando si danno lunghe tirate per portare davanti la leader.

La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
Viste le difficoltà, sei soddisfatta finora della tua stagione?

Non è stata male, considerando appunto che non ho gareggiato sempre e non mi sono potuta concentrare sull’attività. La stagione era iniziata bene, ma poi mi sono dovuta fermare. In estate ho ripreso trovando presto la forma e mi sto rifacendo.

Come ti sei trovata al Tour de l’Avenir nel correre per la Realini?

E’ stata una bellissima esperienza e sono grata al cittì Sangalli per avere avuto fiducia in me. Io avevo il compito di lavorare nelle prime parti delle tappe, permettendo a Gaia di risparmiare energie. Si vede che ha accumulato esperienze in un team WT, ha un altro passo. Io sono stata contenta del suo podio e anche di come me la sono cavata.

Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il vostro era un gruppo composito, con cicliste del WT insieme ad altre come te, meno avvezze a quel livello…

E la differenza si vede. Io ad esempio arrivavo ai -30 dall’arrivo che sentivo la stanchezza accumulata lavorando nella prima parte, ma altre, quelle già presenti abitualmente nelle prove del massimo circuito, hanno un altro passo, un’altra resistenza. E’ per questo che dico che il WorldTour cambia molto le cose.

E ora?

Ora mi aspetta un’altra trasferta con la nazionale, per una gara a tappe in Olanda, anche questa solo per under 23 in programma dal 15 al 17 settembre, la Watersley Womens Challenge. Poi la mia stagione dovrebbe essere conclusa, a meno che non arrivi una chiamata per la sfida continentale, ma per averla dovrò davvero dare tutto nelle gare che restano…

Realini, l’Avenir addentato in salita e perso in discesa

06.09.2023
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Gaia Realini ha sferrato l’attacco deciso alla classifica del Tour de l’Avenir Femmes, il primo della storia, nell’ultima tappa. Il giorno prima aveva vinto a Megeve (foto Anouk Flesh in apertura), la gamba era giusta. La aspettava un vero tappone, con il Col de Saisies e il Cormet de Roselend. Era la più forte in salita, ma ha scoperto che la discesa a volte può essere più incisiva. E la sua compagna di squadra Shirin Van Anrooij, che lo sapeva, l’ha messa nel mirino e alla fine si è portata a casa la maglia gialla delle under 23.

Ora Gaia è a casa in Abruzzo e si allena per il Giro di Romandia che inizia il 15 settembre e poi per gli europei, ma a quei giorni ci pensa ancora. Come in precedenza al Giro d’Italia, sul podio di Sainte Foy Tarentaise c’è salita al terzo posto, dietro all’olandese e alla britannica Shackley. E questo, al netto del rammarico per la vittoria mancata, le offre uno spiraglio su quello che sarà il suo futuro. Il primo anno nel WorldTour ha ancora tanto da offrirle, ma certo è stato una bella sorpresa.

«Direi proprio di sì – sorride – se all’inizio stagione mi avessero detto che avrei fatto tutto questo, sicuramente non ci avrei creduto. Tre vittorie, bei piazzamenti, il bilancio è positivo. Da questa annata devo solo apprendere per migliorare, è solo un punto di partenza».

Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Che esperienza è stato il Tour de l’Avenir?

Come prima edizione è stata… sperimentale anche per loro. Non è stata al top, però non ci hanno fatto mancare nulla. Per cui con alcuni accorgimenti e i suggerimenti dati dalle varie nazionali, sono certa che l’anno prossimo ci saranno sicuramente dei miglioramenti. Quanto a me, sapevo da tanto che lo avrei corso. Era uno dei degli obiettivi di stagione, tanto che avevo studiato il percorso sia con il cittì Sangalli sia con il mio preparatore. Sapevamo che la tappa più sfavorevole era la prima, perché comunque era una cronometro di 15 chilometri e avrei dovuto difendermi al massimo e così ho fatto. Però so di avere anche un altro punto debole che è la discesa…

Forse lo sapeva anche Van Anrooij? 

Diciamo che essendo mia compagna di squadra, Shirin ha giocato d’astuzia e intelligenza. Ha detto: «Okay, tu ci hai attaccato in salita, guadagnerai anche un minuto e mezzo, ma poi con 20 chilometri di discesa, ti faccio vedere io». E infatti me ne ha fatte vedere di tutti i colori, ma lo stesso  mi ritengo più che soddisfatta.

La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
Perché?

Perché ho vinto una tappa e sono riuscita a portare a casa un bel piazzamento con la maglia azzurra, che ha tutto un altro sapore.

C’è differenza fra il terzo posto del Giro e questo dell’Avenir?

Diciamo di sì, perché il terzo posto al Giro d’Italia l’ho ottenuto davanti a tutte le migliori al mondo, a partire da Van Vleuten e altri nomi di grande rilievo nel panorama mondiale. C’erano avversarie forti anche all’Avenir, penso a Van Anrooij, Shackley e Van Empel, ma il livello generale era mediamente più basso.

Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
C’è più da mangiarsi le mani per la crono o per la discesa?

Ma assolutamente per la discesa.

Di solito si dice che quelli che vengono dal ciclocross sono dei maghi a guidare…

Ma non è vero che chi viene dal cross è bravo nelle discese, perché è completamente diverso. Secondo me in discesa scatta il fatto di buttarsi e di tentare: chiudo gli occhi e tento il tutto per tutto. Io non sono una di quelle, ho ancora questo freno a mano. Quindi diciamo che è il mio punto debole, lo riconosco. Però con la squadra ci lavoreremo e se riuscirò a migliorare anche su questo fronte, poi ne vedremo delle belle.

Può dipendere anche dalla posizione in bici?

Sicuramente anche il fatto di tenere le mani sopra e di non avere tanta sicurezza con le mani sotto dà meno stabilità alla guida, però lo ripeto: ci sto lavorando e cercherò di migliorare il più in fretta possibile.

Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Van Anrooij alla fine ti ha chiesto scusa o ti ha preso in giro?

No, assolutamente: nessuna presa in giro. Soltanto tanti complimenti a lei e anche a me, per la tappa che ho vinto. In questa corsa eravamo avversarie, quindi ognuno ha guardato a sé, però poi amici più di prima, assolutamente.

Tanto più che sembrate un bel gruppo di amiche, prima che compagne di squadra…

E’ proprio così. Sicuramente nel WorldTour ci sarà più tensione e ci sono pretese maggiori, ma tra noi ragazze alla Lidl-Trek abbiamo creato un clima familiare. Quando ci mettiamo in sella, lavoriamo per un unico obiettivo. Se vince una, vincono tutte. Se perde una, perdono tutte. E nessuno dà la colpa all’altra. E’ fantastico lavorare così.

La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
Cosa ti porti via da questa stagione?

Ha fatto uscire in me altre caratteristiche e quindi con la squadra lavoreremo per migliorarle e insieme anche per superare i punti deboli.

Ultima cosa: sapendo di avere quel punto debole, le discese di quell’ultima tappa le hai vissute serena o continuavi a voltarti?

Sicuramente sapendo di avere questa difficoltà, anche se il cronometro in cima alla salita dava un grande vantaggio, poi vedevo che svaniva sempre. Quindi ero lì, molto in tensione. E quando è così, non riesci a scendere serena, diventa tutto più complicato. Si sommano difficoltà a difficoltà. Che cosa ci volete fare? Questa volta è andata così. Ma non abituatevi…

Masetti, Avenir da protagonista grazie alla svolta di maggio

04.09.2023
7 min
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Il Tour de l’Avenir Femmes appena concluso è solo l’ultima tappa del suo percorso di crescita esponenziale. Da qualche mese Gaia Masetti si è calata in una stabile dimensione nella quale pare trovarsi a proprio agio. Te ne accorgi ogni volta che le parli a scapito dei suoi appena ventuno anni di età.

Se il 2022 era stato l’anno del passaggio all’estero nella AG Insurance-Soudal-Quick Step, con tutto quello che comporta per un’atleta giovane, questa stagione per la ragazza di Fiorano Modenese (in apertura, foto Vaucouleur) ha decretato un netto salto di qualità. La vera fine dell’ambientamento agonistico c’è stato probabilmente il 5 maggio quando Masetti ha conquistato in solitaria La Classique Morbihan ed il giorno successivo ha centrato una top 10 da capitana. Si sa, la vittoria è un interruttore che accende la forma psicofisica del corridore e le sue relative speranze. Ed è stato così anche per Gaia finora. Durante il suo rientro dalla Francia con la nazionale U23, ne abbiamo parlato con lei, che ci ha anche anticipato un’importante notizia del suo futuro.

Sul traguardo ondulato di Val d’Epy, Masetti sta bene e chiude terza dietro a Van Empel e Wlodarczyk (foto Mabyle/DirectVelo)
Sul traguardo ondulato di Val d’Epy, Masetti sta bene e chiude terza dietro a Van Empel e Wlodarczyk (foto Mabyle/DirectVelo)
All’Avenir Femmes l’Italia è stata protagonista. Da dove vogliamo cominciare?

Iniziamo dalla fine, visto che è più fresca. All’ultima tappa forse ci aspettavamo tutte noi qualcosa in più. Dovevamo tenere chiusa la gara. Il nostro piano prevedeva che Realini dovesse attaccare sulla prima salita, il Col de Saisies. In effetti è andata così e quando lei a 5 chilometri dal gpm è scattata la corsa è esplosa e c’è stata subito selezione. Nel gruppo dietro eravamo in una ventina dove Barale ed io siamo riuscite a restare agganciate. Invece nella successiva discesa Van Anrooij, Shackley e Van Empel hanno attaccato Gaia, sapendo che quello è il suo punto debole. Lei stessa lo sa. In fondo alla discesa Barale ed io abbiamo tirato per ricucire sulle tre di testa e riportare Gaia davanti. E c’eravamo riuscite…

Cosa è successo da lì in poi?

Praticamente lo stesso copione di prima. Il Cormet de Roselend era lungo 20 chilometri pertanto Realini è riuscita ad scattare nuovamente e staccare tutte ai meno 5. Ma nella seguente discesa Van Anrooij, che la conosce bene visto che è sua compagna di squadra, l’ha attaccata da sola e si è involata verso il traguardo e verso la vittoria dell’Avenir. Peccato, Gaia ha pagato gli scatti continui, gli sforzi della tappa precedente, quella che ha vinto (a Megeve, ndr) e forse non era nella sua giornata migliore. Ma al netto di questo, lei è andata molto forte e noi siamo soddisfatte di come abbiamo corso. Non potevamo fare di più.

Venendo a te, nella terza frazione avevi centrato un bel terzo posto…

E’ stato un piazzamento che un po’ mi rammarica, chiaramente, ma che tuttavia mi rende felice perché non me lo aspettavo. Il finale della tappa era piuttosto mosso altimetricamente, non proprio adattissimo alle mie caratteristiche. Però quando ho visto che ero nel gruppo di testa e che mi sentivo bene, abbiamo deciso che avrei fatto io lo sprint. E’ andato così ma come dicevo prima, sono contenta.

Sei stata sempre nel vivo di tutte le tappe, anche le ultime di montagna. Sei sorpresa del tuo rendimento oppure no?

Dopo la fine del Giro Donne sapevo che avrei disputato l’Avenir Femmes e quindi ho cominciato subito a concentrarmi. Ho lavorato davvero tanto e molto duramente. Sapevo a cosa sarei andata incontro anche perché alcune tappe le conoscevo un po’. Ero consapevole che sarei andata in Francia per lavorare per Gaia (Realini, ndr) ma mi sono preparata come se fossi io a curare la generale. In ogni caso sapevo anche che avrei avuto la possibilità di giocarmi le mie carte. In tutto questo devo ringraziare il mio preparatore Gaetano Zanetti (che è anche il diesse della Arvedi Cycling, ndr) che mi segue ormai da diversi anni. Sono arrivata alla fine del programma di lavoro che quasi piangevo dalla fatica fatta, ma devo dire che ne è valsa la pena e che ho sentito tanto i benefici.

Torni dall’Avenir Femmes con qualche riferimento in più?

Posso dire che rientro dalla Francia con un ulteriore grande bagaglio di esperienza, ma non spiazzata più di tanto. In questo senso mi sento di aver fatto un salto triplo in avanti. Ho notato che da una gara all’altra mi sentivo più pronta sotto il profilo della consapevolezza. L’anno scorso ho fatto tante classiche del Nord e quando corri in sequenza gare come Amstel, Freccia Vallone e Liegi o Fiandre e Roubaix, cresci per forza di cose. Senti i benefici e ti accorgi che la differenza rispetto alle settimane precedenti c’è. Poi va detto che correndo all’estero si prendono belle batoste che fanno bene per la tua crescita (sorride, ndr).

Quindi non hai mai rimpianto la scelta di andare in una formazione belga.

No, assolutamente. Sì, forse qualcuno può avere pensato inizialmente ad una scommessa, ma ribadisco che un anno all’estero vale come cinque in una squadra italiana. Se una ragazza vuole fare del ciclismo il suo mestiere, allora deve andare all’estero. E questo è sempre stato il mio obiettivo da quando corro. Nella mia squadra sto completando il mio processo di crescita, mi sento molto maturata. Con i miei tecnici ne parliamo spesso. Qui alla AG Insurance-Soudal-QuickStep mi trovo molto bene, tanto che da pochi giorni abbiamo allungato il mio contratto di altre due stagioni (quindi fino al 2025, ndr). Inoltre l’anno prossimo dovremmo ottenere la licenza WT grazie ai punti conquistati, anche se devo dire che finora siamo stati un team continental sui generis per qualità ed organizzazione.

Facendo un passo indietro di qualche mese, la vittoria di maggio a Morbihan cosa ha rappresentato per Gaia Masetti?

Mi ha sbloccato, finalmente direi (sorride, ndr). Ci voleva quel successo, per tanti motivi. Ed è arrivata per una serie di circostanze. Un po’ di fortuna ma è vero anche che ero in giornata di grazia. Di sicuro è stata una vittoria che mi aveva dato tanto morale e che mi era servita per guardare agli obiettivi successivi con più fiducia. Il campionato italiano, il Giro Donne, l’Avenir Femmes sono andati bene. Ora invece ci sono quelli della seconda parte di stagione, un paio di essi ancora con la maglia azzurra.

Come ti presenti a queste nuove sfide?

Starò a casa qualche giorno per recuperare e poi continuare con gli allenamenti. Con la nazionale U23 farò il Watersley Ladies Challenge (dal 15 al 17 settembre, ndr). Correremo nel sud dell’Olanda, una zona con qualche rilievo e che conosco piuttosto bene. Spero di poter avere più spazio per giocarmi le mie carte. Poi resteremo su per l’europeo (la prova in linea ci sarà il 22 settembre, ndr). Sarà la mia prima volta che lo correrò e sarà la mia prima volta anche sul Vamberg.

Masetti guarda con più fiducia agli obiettivi prefissati. E intanto con la AG Insurance Soudal QuickStep ha prolungato fino al 2025
Masetti guarda con più fiducia agli obiettivi prefissati. E intanto con la AG Insurance Soudal QuickStep ha prolungato fino al 2025
Un percorso che ti si addice?

So che il Vamberg è una collinetta artificiale dove c’è anche del pavè e so che è adatta alle mie caratteristiche. Non so se sarò una punta, ma voglio farmi trovare pronta come ho fatto ultimamente. Ho avuto la riprova che quando ti prepari a dovere e ti presenti alle gare con un’ottima condizione, puoi fare risultato e grandi prestazioni anche sui terreni più difficili.

Avenir Femmes, Sangalli punta su Realini, ma occhi aperti…

26.08.2023
7 min
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In queste ore c’è un altro gruppo azzurro in viaggio sulle strade francesi. E’ la nazionale U23 femminile pronta a dare battaglia al Tour de l’Avenir Femmes che partirà lunedì 28 agosto, all’indomani della fine di quello maschile. Barale, Ciabocco, Masetti, Pellegrini, Realini e Tonetti sono le sei ragazze selezionate dal cittì Paolo Sangalli per le cinque tappe che assegneranno la maglia gialla delle giovani.

La nuova corsa suscita curiosità e contemporaneamente anche tanta considerazione da parte delle venti nazionali partecipanti. La lista delle atlete presenta nomi importanti, ma la categoria U23 è spesso imprevedibile perché di gare solo dedicate a loro ce ne sono ancora poche, figurarsi di questa importanza. Bisognerà tenere sott’occhio più di una formazione anche se l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una dei fari della gara. L’impressione è che l’Avenir Femmes possa essere la prima occasione per Sangalli e il suo staff di prendersi una piccola rivincita morale dopo il mondiale di Glasgow per poi tornare sugli standard tipici delle azzurre all’europeo. Alla vigilia della trasferta in Francia ne abbiamo parlato col cittì.

Il percorso

Apertura dal dipartimento di Saona e Loira con una crono vallonata di 15 chilometri. La seconda frazione strizza l’occhio a sprint di gruppo o colpi di mano nel finale, poi si inizierà a salire. Antipasto nel finale del terzo giorno sulle colline del Giura. Quarta tappa corta ed esplosiva (circa 2.000 metri di dislivello in meno di 80 chilometri) per giungere in cima a Megeve, già sede di traguardi maschili.

Venerdì primo settembre ultima giornata sulle Alpi dal profumo di vero Tour de France. Si parte da Saint Gervais Mont Blanc, si attraversa Combloux (teatro della super crono di Vingegaard) e si scaleranno due montagne importanti dove Ciccone ha ipotecato la maglia a pois: il Col de Saisies e la Cormet de Roselend (la vetta de l’Avenir con i suoi 1.968 metri). In pratica si ricalcano i primi 85 chilometri di quella 17esima tappa col finale arricchito da un gpm di seconda categoria a pochissimo dalla fine che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo per le contendenti alla generale.

Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Tutto pronto per la Francia?

Direi proprio di sì. Partiamo con due massaggiatori, due meccanici e tutta l’attrezzatura necessaria. Non vogliamo lasciare nulla al caso col nostro staff, che fa sempre un lavoro encomiabile ed è un vanto per noi. Ai mondiali, ad esempio, considerato lo stato delle strade non abbiamo avuto forature o troppi problemi meccanici, a parte il guaio a Persico. E nessuna ha risentito di infortuni o dolori muscolari. Io faccio la mia parte ma senza di loro farei molto poco. Inoltre, sapendo che alcune notti si dormiranno tutte assieme in convitti o strutture simili, la Federazione ci mette a disposizione il bus con la cucina per avere pasti più adeguati, specie a colazione. Sarà importante mangiare e recuperare bene. Sono tutti aspetti che possono fare la differenza. Ma non ci fermiamo qua…

Cosa farete in più?

Domani mattina, mentre ci recheremo alla sede della prima tappa dove ci saranno tutte le operazioni preliminari, dovremmo riuscire a vedere il percorso dell’ultima tappa. Visto che stasera non dormiamo troppo distanti, vogliamo cercare di capire come sarà il percorso e studiare le eventuali tattiche da attuare.

Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Quindi si parte per puntare al bersaglio grosso?

Tutti questi dettagli, se possibile, si curano a prescindere, soprattutto se quello è il tuo metodo di lavoro. All’Avenir vogliamo fare del nostro meglio in ogni tappa, poi vedremo come si metterà la corsa. Non ci siamo solo noi, ma penso alla Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna o altre nazionali che possono essere più di outsider. Bisogna tenere conto che controllare una corsa del genere con sei atlete non sarà semplice. Noi partiamo con un profilo molto basso però è ovvio che con Realini non possiamo nasconderci più di tanto.

Sarà lei la leader unica o hai pensato ad una seconda punta per la generale?

Con i podi conquistati a Vuelta e Giro Donne Gaia (Realini, ndr) parte con i gradi di capitano inamovibile. Ha preparato molto bene questa corsa e per questo devo ringraziare molto la Lidl-Trek, che sotto questo punto di vista lo trovo un team illuminato. In alternativa potrebbero esserci sia Barale che Ciabocco. E’ tutto l’anno che tirano per le loro leader, quindi sanno prendersi delle responsabilità. Anche per loro vale lo stesso discorso di Realini e pertanto ringrazio la DSM. Ma questo discorso è il medesimo anche per i club delle altre ragazze.

Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Loro avranno il compito di svolgere un lavoro più oscuro?

Dipende da come andrà la crono. Masetti è cresciuta tanto quest’anno e ha dimostrato di andare forte anche in gare impegnative. Ha accumulato già molta esperienza internazionale. Pellegrini è una ragazza giovane che conosco bene, di grande prospettiva. Le abbiamo fatto fare la maturità senza pressione e adesso ha una condizione giusta. Tonetti è un’altra ragazza veloce, che non ha paura né di tirare né di andare all’attacco. Anche lei potrebbe avere la possibilità di fare qualcosa. In generale però ognuna delle sei ragazze sarà al servizio delle compagne. In questo caso devo dire che sta uscendo l’ottimo lavoro dei training camp invernali in Spagna dove alcune di loro non si conoscevano ed ora sono diventate ottime amiche. Questo è già un risultato per quello che mi riguarda.

Guardando le tappe il cittì Paolo Sangalli ha pensato a qualche tattica in particolare?

Come dicevo prima, vedremo come andrà la crono iniziale, sperando di limitare i danni. Anche se le tappe non sono lunghissime, se si vuole c’è comunque spazio per recuperare eventualmente il terreno perso. In ogni caso credo che quasi certamente si deciderà tutto negli ultimi due giorni, se non addirittura nella frazione finale. Ci saranno tre gpm per un totale di 40 chilometri di salita su 98 di gara e di pianura ce ne sarà poca. Un corridore come Realini è tagliata per una tappa così però vediamo come arriveremo in fondo. Ora pensiamo solo a partire bene.

Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Avvertite un po’ di pressione?

L’Avenir Femmes è praticamente come un mondiale a tappe per le U23 con tutte le migliori, fatta qualche eccezione come l’iridata Vas (l’Ungheria non partecipa, ndr). Noi vogliamo onorare una gara importante che tra i maschi ha lanciato fior di campioni. Sono già contento che ci diano come la squadra più forte (sorride, ndr) ma non sarà semplice. Non voglio responsabilizzare troppo le ragazze. Di sicuro so che ci vorrà attenzione. Non voglio che succeda più una situazione in cui dobbiamo inseguire come è successo a Glasgow quando non abbiamo centrato la prima fuga. E’ stata un’eccezione per noi ma abbiamo imparato la lezione.

Gaia Realini, la sua bici e alcune scelte tecniche

17.08.2023
4 min
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Dopo un Giro Rosa corso da protagonista, in salita è stata tra le pochissime a tenere testa a Van Vleuten, Gaia Realini ci racconta alcune scelte tecniche e qualche particolarità della sua bicicletta.

Quali rapporti utilizza? Perché il reggisella con off-set positivo e girato in avanti? Perché tiene la mani alte anche in discesa? Abbiamo posto alcuni questi allo scricciolo terribile che in salita è un riferimento.

La Emonda di Gaia Realini, usata per le frazioni più impegnative
La Emonda di Gaia Realini, usata per le frazioni più impegnative
Come stai prima di tutto?

Sto bene, grazie. Dopo il Giro mi sono goduta qualche giorno a casa, in pieno relax con la mia famiglia e amici. Poi è stato tempo di ricominciare sono andata in ritiro con la nazionale a Livigno.

Quale è stato, se c’è stato, il momento più difficile?

Il momento più difficile al Giro è stata la quinta tappa. Era una delle più dure di questa edizione, io ed Elisa Longo Borghini eravamo nel primo gruppo, poi nel finale, sull’ultima ascesa lei e Van Vleuten si sono avvantaggiate di qualche metro. Ho iniziato la discesa una decina di secondi dietro a loro e, dopo uno dei primi tornanti, ho visto una bici rossa che sbucava da dietro un accumulo di terriccio. Ho subito avvertito l’ammiraglia dicendo che Elisa era caduta e loro mi hanno rassicurata dicendomi di continuare.

In gara Realini usa la Emonda, ma c’è anche la Madone
In gara Realini usa la Emonda, ma c’è anche la Madone
Ti ha condizionato del prosieguo della tappa?

Sinceramente non ero molto tranquilla, ma sono riuscita a finire la tappa a ridosso delle prime. Dopo la tappa cercavo Elisa e speravo mi dicessero qualcosa ma con le premiazioni è stato difficile. Appena rientrata al bus l’ho vista e mi ha detto che aveva male ovunque. Insomma, è stata una giornata non facile da mettersi alle spalle.

Gaia Realini e la sua bici, usi sempre la Emonda?

La scelta della bici in gara dipende dal tracciato. Se è prevalentemente pianeggiante, veloce e scorrevole, utilizzo volentieri anche la Madone. Se però il tracciato è vallonato e con salite lunghe o di media lunghezza, utilizzo la Emonda. Per entrambe ho la taglia 47.

Hai chiesto delle modifiche specifiche per adattare la bici alle tue esigenze?

Sinceramente no, non ho fatto richiesta particolari. Mi sono fidata molto della parola e del consiglio dei nostri tecnici e meccanici. Diverse accortezze sono state rese necessarie per rendermi performante in sella, perché sono un po’ fuori misura. Ad esempio si è adottata la soluzione del reggisella con off-set avanzato.

Quali sono invece i rapporti che normalmente usi?

Normalmente i rapporti sono 52-39 e 10-33. Opto quasi quasi sempre per questa combinazione. Quando si vanno ad affrontare salite con pendenze più arcigne, la variabile sta nella combinazione delle corone, 50-37. Dietro invece sempre i pignoni con scala 10-33.

Mani alte anche in discesa, ma si lavora per cambiare assetto
Mani alte anche in discesa, ma si lavora per cambiare assetto
Una cosa che non cambieresti mai sulla tua bici?

La bici nella sua interezza. Veramente, mi trovo benissimo con tutta la componentistica che abbiamo e fin da subito, grazie al consiglio dei tecnici, ho trovato un ottimo feeling in sella. Che si tratti di Madone o Emonda, ho sempre il comfort di cui ho bisogno per andare forte.

Perché tieni sempre le mani alte, anche nelle discese veloci?

Il fatto di tenere le mani alte anche in discesa non ha un motivo preciso. Mi rendo conto che questa posizione non è l’ideale, ma ho iniziato così e ora mi sto allenando per cambiare.

Teutenberg, il suo credo e un’idea precisa su Realini

12.07.2023
4 min
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Da atleta è stata una delle velociste più forti in assoluto. Un osso duro per tutte le sue avversarie fino al ritiro a trentotto anni. Anche una volta salita in ammiraglia Ina-Yoko Teutenberg ha mantenuto il proprio carattere deciso. La diesse della Lidl-Trek viene considerata un sergente di ferro, ma in realtà ha quella giusta dose di sensibilità per ottenere il massimo dalle sue ragazze.

Al Giro Donne l’abbiamo sempre vista contemporaneamente concentrata e serena a cavallo della riunione pre-gara, così come nei momenti più concitati delle tappe. Un esempio ce lo ha fornito Gaia Realini il giorno di Ceres in cui è caduta in discesa Longo Borghini.

«Non vedo Elisa, cosa faccio?» domanda con apprensione la pescarese alla sua diesse.

«Tu vai avanti e non preoccuparti, sto arrivando io da lei» la risposta di Teutenberg.

In quell’attimo preciso la diesse tedesca sapeva di non poter più vincere il Giro, ma era altrettanto consapevole di poter arrivare al podio finale con la giovane italiana. Abbiamo quindi avvicinato Teutenberg per capire il suo modo di dirigere la Lidl-Trek anche in vista del Tour Femmes.

Teutenberg in carriera ha ottenuto 123 vittorie. Qui bronzo mondiale nel 2011 dietro Bronzini e Vos
Teutenberg in carriera ha ottenuto 123 vittorie. Qui bronzo mondiale nel 2011 dietro Bronzini e Vos
Ina hai adottato spesso tattiche diverse dal solito per il ciclismo femminile. Come nascono?

La mia filosofia è quella di cercare sempre di imparare qualcosa. E’ per questo che spesso faccio in ammiraglia le gare degli uomini. E’ bello ed interessante vedere come loro si avvicinano alla corsa e seguire quindi tutto il resto. Tuttavia penso che molti aspetti tecnici siano differenti. Il ciclismo maschile potrebbe prendere qualcosa dal femminile, ma si applicano più situazioni nel senso inverso. Sapete, alla fine se si vogliono vincere gare in bici, penso che si debba andare avanti con questa soluzione.

A proposito di filosofia, quali sono le tue convinzioni da diesse?

Non ne ho tante a dire il vero. Parto dal presupposto che ogni corridore può vincere una gara, però la vittoria è molto difficile da ottenere come risultato finale. Penso che molte volte tanti atleti non vedono veramente le proprie potenzialità. Spesso capita che facciano fatica a tirarle fuori. A quel punto bisogna provare a farli correre il più possibile per far prendere loro una maggior confidenza e consapevolezza di se stessi. Ecco, se i corridori iniziano a trovare questa condizione mentale, allora si può lavorare meglio in senso assoluto o comunque più facilmente nel mettere in pratica alcune tattiche.

Teutenberg (qui a Le Samyn) spesso fa le gare maschili. Un buon modo per imparare nuove tattiche
Teutenberg (qui a Le Samyn) spesso fa le gare maschili. Un buon modo per imparare nuove tattiche
Come siete arrivate al periodo ravvicinato Giro Donne-Tour Femmes?

E’ stato un po’ particolare quest’anno. Il Giro Donne lo abbiamo preparato il più in fretta possibile. Le tracce gpx delle tappe le abbiamo ricevute solo due settimane prima del via e non potevamo fare più di tanto. Solitamente cerchiamo di vedere cosa ha senso o chi portare ad una corsa. Ad esempio alla Vuelta non avevamo Gaia (Realini, ndr) che partiva per fare la gara. Conoscevamo però come fosse il suo stato di forma e quello delle compagne. Alla fine abbiamo cambiato il modo di correre e fortunatamente lei ha vinto una tappa e conquistato il podio (terzo posto finale, ndr). Così abbiamo fatto per il Giro stesso. Abbiamo dato un’occhiata ai percorsi e abbiamo deciso di portare chi era in condizione, parlando con le atlete e con Paolo (Slongo, l’altro diesse, ndr).

Il 23 luglio inizia il Tour Femmes. Come ci arriva la Lidl-Trek?

Il Tour è la più grande corsa che c’è, proprio come per gli uomini. Noi proveremo a vincerlo, naturalmente. La lotta per il podio sarà tosta perché tutte le migliori atlete puntano forte al nostro stesso obiettivo. Tuttavia noi saremo al via con un team competitivo, come sempre. Le ragazze si stanno preparando bene, comprese Balsamo e Longo Borghini che stanno recuperando dai relativi infortuni. Ci auguriamo di poter fare una grande corsa, tra generale e tappe.

La Lidl-Trek ha dovuto rivedere i propri piani dopo il ritiro di Longo Borghini, centrando poi il podio con Realini
La Lidl-Trek ha dovuto rivedere i propri piani dopo il ritiro di Longo Borghini, centrando poi il podio con Realini
Al Giro Donne dopo il ritiro di Longo Borghini, Ina-Yoko Teutenberg temeva che Realini non potesse più arrivare al podio?

Gaia ha bisogno ancora di un riferimento. Elisa in questo senso è una delle sue idole. Lei sa guidarla, è un’ottima insegnante in gara e fuori. Ma anche Spratt è stata molto importante per Gaia alla stessa maniera. Realini l’anno scorso era già molto forte, però adesso ha attorno a sé una squadra che crede molto in lei. E’ per questo che in questa stagione ha conquistato risultati sorprendenti. Sta continuando ad imparare dalle più esperte, ma è anche vero che per Realini correre con Longo Borghini è importante perché le toglie parecchio pressione. Ecco, per Gaia finire il Giro e con quel risultato, senza Elisa, è stato un importante step per la sua crescita. Quando c’è stato il ritiro, Gaia era quinta ad un minuto dal terzo posto. E personalmente ero convinta potesse centrare quell’obiettivo, anche se stava già andando bene così il suo Giro.

Sotto lo sguardo di Borgato: tre top e tre flop del Giro Donne

12.07.2023
6 min
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Lo ha seguito, lo ha commentato, lo ha vissuto: con Giada Borgato (nella foto di apertura) torniamo sul Giro d’Italia Donne. Una sorta di resoconto che ci porta ad analizzare i tre top e i tre flop della corsa rosa al femminile.

Grosse sorprese non ce ne sono, ma è interessante conoscere il perché dei giudizi elargiti dalla padovana. Giudizi sempre tecnici e mai banali, tipici di chi ha corso fino a pochi anni fa.

Van Vleuten versione Cannibale: tre tappe, maglia rosa, maglia della classifica a punti e quella dei Gpm
Van Vleuten versione Cannibale: tre tappe, maglia rosa, maglia della classifica a punti e quella dei Gpm

Van Vleuten famelica

Partiamo dai top, dalle ragazze che si sono ben distinte. E in pole position Borgato mette Annemiek Van Vleuten. 

«Una Annemiek prendi-tutto, una cannibale – spiega Giada – si è dimostrata di un altro livello con prestazioni top grazie alle quali lasciava sul posto tutte le altre. Lo ha mostrato sin dalla seconda tappa. Ha preso la maglia rosa, non l’ha più mollata e ogni volta che ha avuto la possibilità di dimostrare di essere la più forte lo ha fatto: nessun regalo a nessuna».

Il cannibalismo dell’atleta della Movistar è per Borgato forse l’unico aspetto negativo di questa formidabile atleta. Giada sostiene che almeno nella tappa di Alassio, Annemiek poteva lasciare andare.

«Aveva già un grande margine sulla seconda, poteva restare con le altre – magari riaccendendo un filo di souspence, aggiungiamo noi – e lasciare quel traguardo parziale. Poteva far vedere che stava facendo un pizzico di fatica anche lei.

«Okay che decide di vincere in maglia rosa sul Santuario di Madonna della Guardia, ma per il resto… Ma lei è sempre stata così, per di più è all’ultimo anno di carriera e voleva lasciare un segno forte. Di un’altra categoria».

Gaia Realini ha mostrato sangue freddo quando si è ritrovata leader
Gaia Realini ha mostrato sangue freddo quando si è ritrovata leader

Brava Gaia

L’altra promossa, e non poteva non essere così, è Gaia Realini. Borgato non si limita ad inquadrarla in questo Giro Donne. La sua escalation l’abruzzese l’ha mostrata sin dall’inizio della stagione.

«Ha vinto quest’inverno all’UAE Tour, si è ripetuta alla Vuelta. Oltre al podio, mi è piaciuto il suo atteggiamento: sempre propositiva, sempre attiva… anche per la squadra. Un podio al Giro Donne a 22 anni è un successo. In più ha conquistato la maglia di miglior giovane e quella di migliore italiana. Credo che neanche lei se lo immaginava prima di partire».

Borgato esalta anche un altro aspetto di Realini, vale a dire la tenuta psicologica. Di fatto Gaia si è trovata ad essere leader, ma ha tenuto bene.

«Si è ben comportata in questo ruolo, doveva lavorare per Elisa Longo Borghini e si è ritrovata capitana, che è tutt’altra cosa. Altre pressioni e non era in una squadretta.

«E’ anche vero che le ragazze sono state compatte. La Deignan, esperta, era la sua ombra. Nella Lidl-Trek, mi diceva anche Slongo, c’era tanto affiatamento, ma si vedeva anche da fuori, si percepiva. Davvero un bel salto di qualità per questa ragazza, che ha ancora grandi margini di crescita».

Borgato ha esaltato la crescita del movimento. Una crescita che si riscontra nelle prestazioni e anche fisicamente con strutture più corpose
Borgato ha esaltato la crescita del movimento. Una crescita che si riscontra nelle prestazioni e anche fisicamente con strutture più corpose

Ciclismo femminile: si vola

Il terzo top Borgato lo assegna, con un certo piacere, non ad un’atleta ma… al movimento ciclistico femminile. 

«Ogni volta – dice Borgato – resto stupita di quanto sia cresciuto. Cammino nelle aree dei parcheggi e vedo bus, ammiraglie, motorhome dei meccanici. Oggi gli organizzatori quando devono preparare un evento devono sedersi bene ad un tavolo. Una volta bastava un piccolo parcheggio, arrivavano qualche auto e qualche furgone ed era fatta. Ora servono spazi ampi davvero».

«Anche gli staff sono cresciuti. Alcune squadre arrivavano a venti persone fra diesse, massaggiatori, meccanici… Venti persone per sette ragazze. E tutto questo porta ad un incremento delle prestazioni. Adesso per le cicliste è un lavoro vero. Tutte hanno fatto dalle due alle tre settimane di altura prima del Giro Donne. Ai miei tempi se ci andavi, salivi una settimana l’anno e a tue spese.

«Sono felicissima di questo aspetto e ammetto che provo anche un pizzico d’invidia! Ma ben venga questo livello».

Marta Cavalli ha chiuso il Giro Donne in 14ª piazza. «Eppure – ha detto Borgato – a giugno aveva dato segnali di ripresa»
Marta Cavalli ha chiuso il Giro Donne in 14ª piazza. «Eppure – ha detto Borgato – a giugno aveva dato segnali di ripresa»

Forza Marta

Passiamo invece a chi in questo Giro Donne è stato “bocciato”. Tra i flop, Giada parte da Marta Cavalli… Tutti ci aspettavamo tanto dalla “Marta nazionale”, ma sappiamo le difficoltà che sta vivendo in questa stagione.

«Marta è la prima che mi viene in mente – dice Borgato – Nulla di preoccupante, ci siamo anche parlate. Veniva da un super 2022: una campagna del Nord ottima, il Giro Donne… Però questa stagione non è partita con il piede giusto per lei. Ha sempre avuto qualche problema e non è mai riuscita a prendere un buon ritmo, anche se dopo i risultati di giugno un po’ ci ha fatto sperare che la rotta fosse cambiata. E’ stata una delusione per lei stessa, in primis, e poi anche per i suoi tifosi».

«In questo Giro è anche caduta e avvertiva dei dolori al bacino. Mi ha raccontato che anche in virtù di questa caduta, per restare attaccata al gruppo in certi frangenti ha dovuto fare dei fuorigiri che poi ha pagato. Di fatto, poverina, non si è mai vista».

La grinta non manca a Mavi Garcia, ma tatticamente sono riemerse le solite lacune
La grinta non manca a Mavi Garcia, ma tatticamente sono riemerse le solite lacune

Garcia indomabile

Bollino rosso anche per Mavi Garcia. Passano le stagioni ma certi errori, a quanto pare, sono gli stessi.

«Attacca e si stacca. Lo scorso anno è stata terza, quest’anno settima: c’è qualcosa da rivedere. Per Garcia il discorso va oltre la “giornata no”, per me si è gestita male. Se non sei super è inutile che attacchi. A quel punto meglio stare tranquilla, non saltare e magari riuscire a fare quinta».

«In una tappa ha provato a rientrare su Van Vleuten e Longo Borghini, ha speso l’ira di Dio, gli è arrivata a 100 metri, non ha chiuso e si è piantata. Idem verso il Santuario di Madonna della Guardia, quando ha attaccato sulla salita (velocissima, ndr) precedente. Okay che è arrivata tardi al ciclismo, ma ormai è esperta. Mi dicevano i suoi tecnici che lei è così. Anche Giorgia (Bronzini, la sua diesse, ndr) mi ha detto che non è facile da gestire».

Marianne Vos (a destra) e Fem Van Empel… in questo Giro non hanno reso come ci si aspettava
Marianne Vos in questo Giro non ha reso come ci si aspettava da una leonessa qual è

Vos e Jumbo, pollice verso

L’ultimo pollice verso Giada lo indirizza a Marianne Vos e alla sua Jumbo-Visma.

«Partiamo da Marianne. Ha commesso degli errori quasi da principiante. Okay, nella prima volata Wiebes l’ha battuta, ha trovato chi era più forte, ma nella seconda su un arrivo che tirava e quindi perfetto per lei, è partita lunghissima e alla fine si è letteralmente piantata. Ha fatto un gestaccio, ma se la doveva prendere solo con sé stessa. O al massimo con la sua squadra che l’ha lasciata sola. Si è dovuta arrangiare, cosa che sa anche fare bene, ma ha sprecato energie e forse non era lucida. E poi oggi conoscono gli arrivi per filo e per segno. Fanno le riunioni, hanno strumentazioni specifiche… non è come una volta che lo scoprivi quando ci arrivavi».

«Parlando della Jumbo-Visma invece è mancata nella generale. Qualcosa dovranno analizzare. Hanno ottenuto un piazzamento (undicesima, ndr) con Fem Van Empel, ma in generale per uno squadrone come il loro c’è da rivedere la campagna acquisti. Puntavano su Marianne okay, ma anche Vos non può portare sempre tutto il peso del team».

Giro Donne, Van Vleuten cannibale e Realini da podio

06.07.2023
6 min
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ALASSIO – C’è solo un sostantivo che ci viene in mente per Annemiek Van Vleuten: cannibale. Nella settima tappa del Giro Donne la maglia rosa non lascia nulla a nessuna ed in cima al santuario della Madonna della Guardia di Alassio trionfa nuovamente in solitaria ottenendo il terzo successo parziale nella corsa. Dietro di lei ad una manciata di secondi arrivano Labous e Realini che ora la seguono nell’ordine anche nella generale (rispettivamente a 3’56” e 4’25”).

Alla presentazione della corsa, la frazione savonese era stata indicata come la più insidiosa nonché ultima occasione per giocarsi l’all-in per la classifica. Tutto o niente come era successo nel 2016 quando, in una tappa praticamente identica vinta da Evelyn Stevens, Megan Guarnier riuscì a spodestare Mara Abbott ed ipotecare quella edizione della corsa rosa. E le aspettative non sono state tradite anche se stavolta è capitato a metà o quanto meno per le posizioni alle spalle di Van Vleuten. Ewers, seconda al mattino, è andata in crisi sulle ultime due ascese ed è scivolata di due posti. Uguale per Mavi Garcia, mentre Magnaldi, zitta zitta, entra nella top five con pieno merito.

Gaia sul podio

Realini quando taglia il traguardo è letteralmente sfinita. Scende dalla bici sorretta dalla massaggiatrice della Lidl-Trek che la fa sedere per terra per farle riprendere fiato. Le versa addosso una bottiglietta d’acqua fredda che evapora sul suo motore ancora caldo. Gaia non ha fatto un fuori giri, ma sul santuario di Alassio la sua cilindrata è andata ad alti regimi. Pochi minuti e sotto il podio Realini è un’altra persona. Sorridente e speranzosa perché attende la conferma di essere terza nella generale. Non appena lo apprende diventa anche più chiacchierona di quello che lei è di solito con le interviste.

«Oggi l’obiettivo – racconta Gaia sembrando anche più leggera moralmente – era quello di entrare nella top 3 e lo abbiamo portato a termine, quindi sono felicissima. Nella riunione pre-gara di stamattina avevamo detto che questa era la tappa dove si poteva fare la differenza e mettere più minuti possibili in classifica. Ce l’ho messa tutta fino alla fine ed è stata davvero dura. Tutte noi atlete abbiamo sette tappe nelle gambe che si fanno sentire. Ci riposiamo per un giorno con un po’ di relax psico-fisico ma restando comunque super concentrate sulle ultime due tappe perché in Sardegna dovremo restare con gli occhi bene aperti».

«Nella penultima salita – prosegue la classe 2001 che è anche maglia bianca del Giro Donne – Van Vleuten ha fatto il passo. Labous ed io abbiamo stretto i denti per tenerla scollinando con lei. All’ultimo chilometro noi eravamo a tutta. Nella mia testa pensavo a resistere per allungare il più possibile su Ewers. Van Vleuten ha avuto quelle forze in più per staccarci e darci quei secondi di distacco all’arrivo. Ma va bene così, sono super contenta. Adesso mi godo il giorno di riposo».

Per Elisa

Realini quest’anno ha trovato subito feeling con le sue compagne, specialmente con Longo Borghini. E‘ come se la campionessa italiana avesse preso Gaia sotto la sua ala protettrice per insegnarle a spiccare il volo da sola. Dopo il ritiro forzato di Longo Borghini, c’era curiosità di vedere Realini come si sarebbe comportata in corsa senza la sua capitana. Eccoci accontentati.

«Il giorno in cui è caduta Elisa – spiega Gaia, che in stagione ha già fatto terza alla Vuelta nella generale con una tappa – avevo avvertito subito l’ammiraglia. Come vi ho detto due giorni fa, mi ero molto preoccupata. Alla sera quando è tornata in hotel e ci hanno detto che non sarebbe ripartita, l’ho presa un po’ male. Moralmente per me è stato un brutto colpo. Per me lei è un punto di riferimento in tutto. Tuttavia Elisa mi ha tranquillizzata dicendomi che avrei potuto giocarmi le mie carte al meglio. Anzi lei mi ha incitato a credere che il podio era alla mia portata. Ho creduto fino in fondo alle parole di Elisa e oggi questo podio di tappa e della generale li dedico a lei».

Realini chiude terza a 20″ da Van Vleuten ed ora è terza anche nella generale
Realini chiude terza a 20″ da Van Vleuten ed ora è terza anche nella generale

La cannibale

La voracità agonistica di Van Vleuten divide la platea. Vincere ogni volta che si presenta l’occasione oppure lasciare qualcosa anche alle altre? La risposta esatta non ci sarai mai, forse bisogna contestualizzare sempre ogni circostanza. Di sicuro possiamo dire che dietro al sorriso che ha nelle vittorie e davanti al microfono c’è un carattere deciso come mostra nel post-cerimoniale. Diciamo che l’ordine del protocollo tra antidoping e interviste lo stabilisce lei con buona pace (ed attesa) di chi vuole farle due domande rapide nella mixed zone. Aspettano anche gli inviati del canale dell’UCI e non c’è tanto da fare, soprattutto se nel frattempo ha iniziato a piovere con vigore.

«Abbiamo corso come squadra – dice Van Vleuten sul suo successo – e anche oggi siamo state perfette nel difendere la maglia. E’ stato fatto un grande lavoro. Nel finale di oggi si è creata una situazione favorevole. Labous e Realini stavano lottando per il podio della generale e per me è stato perfetto per attaccare ancora. Non avevo programmato di farlo perché non pensavo di trovarmi così nel finale. Le mie compagne si sono messe a tirare per chiudere e abbiamo pensato a Lippert per fare la corsa. Poi siamo rimaste davanti in un gruppetto, allora a quel punto ho pensato a vincere. Ieri sera quando siamo arrivati abbiamo fatto una ricognizione e avevo visto che per salire c’era una bellissima vista. Mi sono goduta il panorama e oggi sono veramente contenta di avere vinto quassù».

Van Vleuten attacca salendo verso la Madonna della Guardia di Alassio. Niente da fare per Labous e Realini
Van Vleuten attacca salendo verso la Madonna della Guardia di Alassio. Niente da fare per Labous e Realini

«Non penso di essere una cannibale – ci confida Van Vleuten con grande spontaneità – sono solo un’atleta che si allena tanto per tante ore e per tanti chilometri. Posso dirvi che la mia voglia di vincere nasce dalle motivazioni. Ottenere il meglio da me stessa e questo mi rende felice. Inoltre vincere rende felici anche la mia squadra e le mie compagne, che fanno sempre un gran lavoro. Credo che sia un giusto riconoscimento che voglio dare ogni volta a loro. A Ceres ad esempio ho spinto al massimo fino sul traguardo ma non sono riuscita ad andare a riprendere Niedermaier. Capita a volte di dare tutto e non vincere. In ogni caso spesso la miglior tattica è quella di attaccare per mettersi al sicuro da eventuali rischi. Posso aggiungere che vincere in Italia mi piace molto e mi dà sempre una grande emozione. Ma non chiamatemi cannibale».