Nuove posizioni, spuntano i dolori articolari

26.06.2023
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Qualche giorno fa, Federico Morini, per tutti Fred, massaggiatore ed osteopata della nazionale italiana, ci aveva parlato del mal di gambe. I dolori dei corridori però sempre più spesso non sono solo muscolari, ma anche articolari. E spesso questi sono correlati.

Le motivazioni alla base di questi “nuovi dolori” sono legati soprattutto alle posizioni moderne, se è corretto dire così.

Morini ha anche un suo studio (Physio Sport Clinic a Città di Castello, in Umbria). Eccolo con Simone Consonni
Morini ha anche un suo studio provato (Physio Sport Clinic a Città di Castello, in Umbria). Qui, eccolo con Simone Consonni
Fred, a quanto pare i dolori articolari sono in aumento. E’ così?

Il ciclismo ha sempre vissuto una costante evoluzione. Lo vediamo nei sistemi di preparazione, nell’abbigliamento, nelle posizioni e tutto questo alla fine ricade sul corpo umano. Corpo che viene bersagliato dagli stress, siano essi prestativi che legati alla posizione, almeno per quel che riguarda questo argomento.

Entriamo dunque subito nel merito e inevitabilmente partiamo dalle posizioni appunto.

Negli ultimi 10-15 anni si è cominciato a parlare sempre più di biomeccanica. Si è cominciato a portare le bici, prima quella cronometro poi quella da strada, in galleria del vento e questo perché? Per estremizzare il gesto, per cercare di guadagnare più velocità possibile, quindi per sprigionare sempre più forza. E questo però comporta uno stress non da poco sul corpo, che alla lunga muta in patologia. 

Patologia?

Il corridore soffre di una patologia che può essere un’infiammazione, magari di un’articolazione e di conseguenza si finisce sui tendini. L’atleta avverte un dolore in una parte del corpo dovuta ad una specifica posizione che è costretto a tenere. Per esempio, a cronometro si estremizza il tutto e non solo in termini di velocità, ma soprattutto in termini di posizione appunto. E questo fa sì che a volte ti trovi a gestire l’atleta non più solo con il tradizionale massaggio.

Cos’altro serve?

Il massaggiatore attuale deve avere più competenze perché le problematiche moderne sono diverse. E’ anche osteopata, sa usare dei macchinari, deve saper gestire problematiche lombari o del ginocchio perché magari ha un’infiammazione ai tendini rotulei. Quando prima, lo stesso massaggiatore si occupava dei muscoli e basta.

Oggi il massaggiatore è anche fisioterapista e a volte osteopata. E deve saper utilizzare i macchinari
Oggi il massaggiatore è anche fisioterapista e a volte osteopata. E deve saper utilizzare i macchinari
Le nuove posizioni quindi incidono parecchio?

Oggi devi intervenire a 360 gradi. Per esempio devi saper intervenire sull’articolazione temporomandibolare, cercare di detendere quella zona perché le nuove posizioni costringono l’atleta ad atteggiamenti forzati per più ore. Idem per la cervicale per esempio. L’evoluzione della “specie ciclista” ha sì portato più prestazionima alla fine c’è un biglietto da pagare.

Per la foto di apertura abbiamo scelto Adam Yates, che pedala molto in avanti. Una volta si diceva: quando il pedale in avanti è parallelo al terreno, la perpendicolare per la rotula deve cadere sull’asse del pedale stesso. Adesso stanno parecchio più avanti.

Esatto, io sto portando avanti una ricerca con alcuni corridori, anche della nazionale, con gli under 23, con i quali ho fatto dei test più sofisticati utilizzando degli elettromiografi di superficie, per verificare le buone o cattive attivazioni muscolari. Per capire perché si è  è generata quel tipo di infiammazione sul ginocchio o quel tipo di dolore alla schiena. Molto spesso ci accorgiamo che i muscoli hanno subito un “over use”, perciò uno stress eccessivo che con un tradizionale massaggio non si riesce più a risolvere.

Perché?

Perché ti trovi di fronte ad una vera patologia. Per questo è necessario che tu, massaggiatore moderno, debba ampliare le tue competenze. Cerchi di comprendere meglio il “network” del corpo… Anche chi lavora attorno al ciclista, massaggiatori, osteopati, fisioterapisti, devono cercare di studiare meglio “chi è” il corridore. La scarpetta rigida: benissimo, ma così come la macchina di Formula 1 che è super rigida richiede poi tanto lavoro sul corpo del pilota, lo stesso sta accadendo sul ciclista. E non a caso le squadre ormai hanno più figure professionali, c’è un lavoro più sistemico, più complesso.

Fred, prima hai parlato quasi più di patologia che di stress muscolare del momento. Allora viene da chiedersi: ma come può un corridore che ha una patologia vincere un Tour o una Sanremo?

I corridori a volte sono costretti, così come gli altri professionisti dello sport, a convivere con una situazione patologica. Per i motivi che abbiamo detto: posizioni “forzate” o gesti ripetuti in condizioni estreme o non ottimali. Nel caso di un ciclista, questo magari ha un’infiammazione, ma mancano tre tappe alla fine di un Giro e devi gestire quel problema.

E come?

Prima di tutto cercando di tranquillizzare l’atleta il più possibile. Secondo, togliendogli il dolore, perciò devi lavorare su una vera patologia. Oltre al massaggio devi cercare di risolvere il problema che porta a quello stato infiammatorio… che per noi del settore viene definito patologia. Poi possono esserci anche altre forme di patologie.

Tipo?

Contratture o lesioni più gravi. Ma si spera sempre di non arrivare a quel punto, di lanciare prima l’allarme. In questo caso, l’essere un ex corridore, mi fa comprendere il vantaggio di avere attorno delle figure preparate per gestire queste situazioni e parlare con gli atleti.

Per prevenire insomma… Fred ci hai dato un quadro completo: materiali e posizioni più estreme portano a dolori articolari. Quali sono i punti più stressati per te?

La zona cervicale, quella del basso lombare e le ginocchia. Stando così schiacciati e compressi queste sono quelle che più ne risentono.

Mal di gambe, cos’è? Ce lo spiega “Fred” Morini

19.06.2023
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E’ l’altra parte della medaglia, uno degli emblemi del ciclismo: il mal di gambe. Spesso si lotta con questo elemento più che con gli avversari e tante volte se lo si batte capita anche di vincere. Recentemente è stato Van Aert stesso a ricordarlo: «Riesco a soffrire molto, a battere il mal di gambe». Ma è sempre lo stesso? Ce ne sono vari tipi? 

Federico “Fred” Morini, massaggiatore ed osteopata della nazionale, ci aiuta a rispondere a queste domande. Proprio con lui in qualche modo avevamo iniziato a parlarne già questa primavera, quando ci raccontò dei dolori che lascia una Parigi-Roubaix nel corpo di un corridore.

Morini, incontrato al via dell’ultima Roubaix, è uno dei massaggiatori della nazionale
Morini, incontrato al via dell’ultima Roubaix, è uno dei massaggiatori della nazionale
Fred, partiamo proprio da dove ci “eravamo lasciati”, dal mal di gambe di una Roubaix. Che differenze ci sono rispetto a quello che magari lascia un tappone dolomitico?

Se partiamo da una Roubaix va detto che i primi classificati di mal di gambe ne hanno poco, ma gli altri ne possono avere tanto! Una corsa simile genera dei traumi, non si tratta solo di fatica. Quei sobbalzi creano appunto dei traumi muscolari che spesso si protraggono nel tempo.

Cosa succede nelle fibre muscolari? Ci sono delle differenze, proprio tu che poi magari ci metti le mani, le senti nei polpastrelli?

Sì, sono tante piccole contratture perché le fibre stesse vengono stressate a causa dello sforzo e delle tante vibrazioni. Nelle mani mi sembra di sentire come se l’atleta ha preso qualche colpo sulla coscia, sul polpaccio… Sento proprio un dolore traumatico, dovuto alle vibrazioni che creano traumi più esterni ma anche interni. E il muscolo ha bisogno ovviamente di più di tempo per poter drenare, ma soprattutto per poter recuperare. E’ diverso da una tappa dolomitica, perché quello è un mal di gambe generato da un insieme di fattori.

Quali?

Accumulo di acido che magari non sono stato in grado di smaltire bene perché la mia condizione non è ottimale. In quel caso dopo la gara o anche durante la notte a seguire, questo mal di gambe può dare delle sensazioni quasi di calore estremo, di bruciore… e quella è vera fatica. Si avverte una grande striatura della fibra muscolare.

La fatica di Filippo Zana al termine della crono del Lussari. Un grande accumulo di acido lattico
La fatica di Filippo Zana al termine della crono del Lussari. Un grande accumulo di acido lattico
Striatura…

Sì, l’acido lattico crea una sorta di striatura, di “striscia”. C’è una fibra molto “strofinata”, così si dice tecnicamente, nel senso che è molto stressata e al tempo stesso anche disidratata, perché il muscolo è carico di acido. In quel caso ci sono più fattori: l’accumulo di acido, la disidratazione, lunghe contrazioni per molto tempo, condizione fisica non ottimale… e chi non è uno scalatore in teoria ne soffre di più. Un po’ come i non-specialisti della Roubaix. Mentre chi ha una grande condizione, magari la mattina dopo  può sentire la gamba un po’ imballata, nel senso che ha perso quella qualità di elasticità, ma dopo i primi chilometri torna in condizioni buone. 

Gli specialisti recuperano prima…

Avendo accumulato meno acido lattico e avendo una condizione migliore, e quindi una fibra più ossigenata e più idratata, recuperano prima. Anche il battito cardiaco è migliore, pertanto il trasporto di ossigeno ai muscoli e la conseguente evacuazione dell’acido avviene più rapidamente rispetto ad un corridore che magari fa parte del cosiddetto gruppetto o tiene le posizioni con i denti.

Gli azzurri della velocità. Questa specialità richiede uno sforzo anaerobico e contrazioni muscolari violente
Gli azzurri della velocità. Questa specialità richiede uno sforzo anaerobico e contrazioni muscolari violente
Fred, abbiamo parlato del mal di gambe traumatico della Roubaix, quello da fatica e disidratazione di un tappone di montagna… Quale potrebbe essere un altro tipo di mal di gambe?

Penso a quello dei pistard, perché è un’altro tipo di sforzo. Uno sforzo concentrato in pochissimo tempo in una fase fisica chiamata anaerobica. Quel mal di gambe è creato dall’insieme di contratture che si formano all’interno del muscolo. I pistard sentono la gamba più rigida rispetto ad un “corridore standard” della strada. Anche se, senza fare nomi, posso dire che subito dopo il Giro d’Italia un atleta si è presentato a studio e aveva un mal di gambe di questo tipo.

E non aveva girato in pista…

Esatto, aveva un bruciore importante. E per sua stessa ammissione ce lo aveva forse anche un po’ prima della domenica. «Forse perché dopo l’ultima tappa dura mi sono un po’ rilassato», così mi ha detto. «Quando vado a letto sento un bruciore». Ecco, quello è un classico dolore dettato dall’accumulo di fatica ripetuto. Tanto accumulo di acido lattico e valori ematici meno brillanti… il muscolo diventa ricco di stanchezza e stress. Nell’altro caso dei pistard invece, il dolore può essere dato proprio da contratture. Soprattutto per i velocisti puri.

I polpacci sono tra i muscoli più stressati da parte dei velocisti. Qui un trattamento di digitopressione
I polpacci sono tra i muscoli più stressati da parte dei velocisti. Qui un trattamento di digitopressione
Perché?

Perché sono abituati a lavorare con rapporti importantissimi. Manifestano un dolore puntiforme. Loro stessi avvertono una contrattura. Come una lama puntata in quel punto. E se tu non li tratti, non li massaggi, non vai a fare degli allungamenti specifici, questa non passa così facilmente.

Altra tipologia di mal di gambe?

L’ultimo dei dolori può essere il dolore irradiato. Che cosa significa? Nel nostro corpo si formano delle zone di dolore… nella coscia piuttosto che nel polpaccio. Quelli sono dolori che sono generati dai cosiddetti “trigger point”.

Di cosa si tratta?

Sono delle aree di grande densità del tessuto. Il muscolo si “densifica” sia in superficie, che nel profondo delle fibre muscolari. Se lo si va a trattare con una digitopressione, il corridore stesso ti dice: “Sento fastidio in quel punto, ma se mi tocchi il dolore si espande”. Questo perché c’è tanta tensione concentrata in quel punto (trigger point, ndr) e questo richiama a sé un po’ tutte le fibre. Allora io massaggiatore devo cercare di allentarlo con delle tecniche di digitopressione. 

Morini: «Quando Pippo ha visto Van Aert prima del via…»

20.09.2021
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Ancora una vigilia di tensioni, di passioni, ma anche di gioie immense, per Federico “Fred” Morini. L’osteopata-fisioterapista umbro ormai è diventato una colonna portante della nazionale e di Filippo Ganna in particolare.

Anche ieri, a Knokke Heist, ha fatto con Pippo e per Pippo la spola tra l’hotel Nelson e la rampa di lancio iridata, che stava proprio sul Mare del Nord. E in questa mattina grigia e ben più fresca di ieri Fred racconta. Un divanetto all’esterno dell’hotel è il posto ideale per rivivere le emozioni. I ragazzi sono fuori per una sgambata e c’è un momento di tranquillità.

Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred, ormai hai più medaglie tu che tutti gli altri azzurri!

Sono un bel portafortuna e mi fanno anche divertire! Perché poi le medaglie le vincono e di conseguenza me le godo anche io.

Rispetto a quella olimpica che tipo di vigilia è stata? Meno tensione?

Mah, credo che ogni grande evento generi tensione. Ogni corsa è a sé stante. Ogni corsa ha un tipo di attesa, anche a di livello di nervosismo psicofisico. Tanto più quando c’è di mezzo un certo Filippo Ganna: l’obiettivo è sempre massimo.

Come ha fatto Pippo, secondo te, a trovare la concentrazione dopo la sbornia olimpica?

E’ stato facile ritrovarla, anche se alcuni dicono che sarebbe stato difficilissimo. Ganna sa di essere un grande atleta, sa di essere un vincente. Negli anni ha acquisito un grande livello di autostima e questa autostima fa sì che quando si mette in testa un obiettivo lo porta a casa. E dopo le Olimpiadi. sentendolo parlare, si è capito che il mondiale a crono sarebbe stato un altro suo grande obiettivo.

Non lo aveva dimenticato…

No, no… ce l’aveva in testa e il risultato ieri lo ha dimostrato ancora di più. Perché comunque per vincere ha avuto a che fare con un grande atleta. Ha vinto in casa sua e per riuscirci ha dovuto fare una super performance. Così come ha fatto a Tokyo in quella parte finale del quartetto.

Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato. Eccolo scherzare con Sobrero
Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato.
Vediamo le tue mani belle segnate dal lavoro: cosa sentivano nei suoi muscoli e nel fisico di Ganna alla Vigilia?

Quello che ho sentito la sera prima è stata la prontezza fisica, perché poi devo essere sincero sui suoi muscoli ci è passato prima Piero Baffi, il quale ha fatto un ottimo lavoro. Con me Pippo ha fatto più un trattamento osteopatico, forse anche per essere tranquillo. Quasi una sorta di rito scaramantico. Perché poi questo spesso accade. Però Pippo stava bene e non avrebbe avuto bisogno di me e degli altri per vincere. Si è presentato al Mondiale in grande condizione.

Non lo hai mai visto nervoso prima del via? Sai, quelle piccole incertezze che si hanno prima di partire…

Sempre tranquillo. Anche nel bus, prima della partenza, era molto rilassato (è arrivato in bici da solo, foto apertura, ndr). Poi ovviamente ha dei tempi e degli schemi da seguire: riscaldamento, indossare il body… A volte si denota un po’ di tensione, ma proprio negli ultimi minuti prima della partenza, come è stato anche a Tokyo. A quel punto comincia a chiudersi in sé stesso come è giusto che sia. In quelle fasi è sicuramente alla ricerca della concentrazione. Però Pippo ieri è stato scherzoso fino all’ultimo. E fino alla fine è stato lucido.

Cosa intendi?

Nella tensostruttura dietro la rampa di lancio, dove arrivavano gli atleti, è stato bello vedere come Pippo abbia studiato Van Aert con gli occhi. Si è proprio visto. Pippo lo ha osservato in tutto e questo mi ha affascinato. Era molto concentrato ma al tempo stesso ha seguito tutti i movimenti di Wout. Se glielo chiediamo oggi forse non se lo ricorda neanche…

Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Cosa è successo là sotto al tendone?

E’ arrivato prima Pippo di Van Aert, nonostante sarebbe partito dopo. Si è seduto e poco dopo è arrivato Van Aert. Si sono scambiati delle battute. Wout è andato subito a salutarlo, un bellissimo gesto. Poi c’è stato il check delle bici e la cosa ancora più bella è stata appunto vedere Pippo che lo ha ha spiato in tutto e per tutto. Per esempio è stato catturato da una sporgenza sul tallone delle scarpe di Van Aert, che poi abbiamo scoperto essere un “Boa” posteriore. Per dire quanto fosse lucido.

E poi ieri sera grande festa…

Nei limiti. Il nostro chef (Mirko Sut, ndr) ha preparato una torta e abbiamo stappato una bottiglia. Ma è finita lì, perché sappiamo che la settimana è ancora lunga e l’Italia è qui per per portare a casa dei risultati, a cominciare dal team relay di dopodomani.

Abbiamo iniziato scherzando dei tuoi tanti titoli, Fred. Ma davvero: quanti ne hai vinti?

Tanti, il merito non è mio, ma soprattutto dei ragazzi sulla strada o sulla pista. Da quando sono in Nazionale con Pippo siamo già al terzo Mondiale, due su strada e uno su pista, più un europeo. Poi un titolo europeo domenica scorsa con Colbrelli. L’Olimpiade e l’altra medaglia olimpica con Elia Viviani. Dai, sono diventato un po’ un talismano portafortuna!