Chi paga di più le partenze forti? Ce lo spiega Pasqualon

17.05.2021
3 min
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La partenza folle di ieri rimarrà nelle gambe di molti. Nella frazione che portava a Campo Felice, la fuga ha impiegato quasi 70 chilometri prima di prendere il largo e di conseguenza si è corso per due ore a ritmi esasperati. Hanno fatto fatica, e tanta, persino gli uomini di classifica. Ciccone ha lamentato un grosso sforzo e l’ex maglia rosa Attila Valter ha detto che è andato in difficoltà sin dall’inizio. In più, c’erano parecchie salite da affrontare e la frazione di ieri avrà senza dubbio un certo peso nella tappa che si è corsa verso Foligno ed è quello che sostiene anche Andrea Pasqualon con cui abbiamo parlato prima del via da L’Aquila.

Andrea Pasqualon questa mattina al via di L’Aquila
Andrea Pasqualon questa mattina al via di L’Aquila

Gestione delle energie

Come ci si regola quando il gruppo parte forte? Quando la fuga non parte? Non è affatto facile, specie se il tracciato e mosso e se si è velocisti come il corridore della Intermarché-Wanty-Gobert.

«Ieri è stata davvero complicata. Non si pensa al giorno dopo, ma solo al giorno stesso. In queste situazioni, partendo anche in salita, noi velocisti cerchiamo di tenere il più possibile il gruppo. Se si resta da soli, diventa alto il rischio di finire fuori tempo massimo. Personalmente ci sono riuscito e anche relativamente bene, però ho speso molto. Mi sono potuto gestire solamente negli ultimi 30 chilometri. A quel punto non c’erano più pericoli e ho potuto risparmiare la gamba».

Ieri la fuga buona ha impiegato molti chilometri prima di partire
Ieri la fuga buona ha impiegato molti chilometri prima di partire

L’esperienza di Pasqualon

Certe situazioni vanno messe in preventivo. Lo si capisce dalla classifica, dal meteo, dal percorso: chi ha interesse ad andare forte? E in questi frangenti un corridore come Pasqualon la sa lunga. Tanto che prima di lasciare Castel di Sangro si è anche scaldato un po’.

«Non ho fatto i rulli – racconta – ma in previsione della partenza in salita ho iniziato a fare avanti e dietro per cinque minuti con la bici prima di schierarmi. Poi ho cercato di sfruttare il trasferimento che era di 5 chilometri».

Essere mentalmente preparati è vitale. Specie, lo ripetiamo, se si parte in salita.

«Ho visto un grande sparpaglìo di corridori – riprende il veneto – e il rischio di restare soli era molto elevato. Ho visto tanti velocisti far fatica e staccarsi presto e credo che oggi loro abbiano pagato, tanto più che ci sono alcune salite e molto vento laterale nel finale». E infatti Nizzolo, lo stesso Pasqualon e altri uomini veloci dopo il valico della Somma hanno alzato bandiera bianca.

Pasqualon in azione, un grande sforzo per lui
Pasqualon in azione, un grande sforzo per lui

Recupero rapido

E dopo la tappa come ci si è regolati con il recupero, soprattutto pensando che all’indomani le ruote veloci sarebbero state chiamate allo sprint?

«Noi velocisti in particolare abbiamo sprecato molto ieri, sicuramente in tappe del genere perdiamo anche potenza. La prima cosa che ho fatto è stata quella di recuperare dal punto di vista delle proteine. E a seguire ho aggiunto dei carboidrati a rapida assimilazione. Per il resto non cambiano le cose. Il massaggio è sempre quello».