Campionati Italiani Giovanili di cross, ecco perché piacciono

12.01.2025
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I campionati italiani di Follonica, un bell’esempio di promozione per il ciclocross e per il ciclismo giovanile in genere. Un plauso alla ASD Romano Scotti che arriva da più direzioni, non in ultimo da Fabrizio Tacchino (preparatore e anche tecnico federale) che abbiamo intervistato nel post evento. Fausto Scotti ed il suo staff hanno organizzato a Follonica la rassegna nazionale di ciclocross dedicata alle categorie giovanili.

Il ciclismo ha bisogno di tornare a crescere anche sotto il profilo della durezza, della tecnicità dei percorsi, ma sempre con le giuste proporzioni di sforzo legate alle categorie dei partecipanti, fattori che potrebbero riportarci al pari di nazioni che in questo periodo storico la fanno da padrone.

Fabrizio Tacchino con Nicolò Maglietti e Giovanni Bosio, campioni del team releay (foto Tacchino)
Fabrizio Tacchino con Nicolò Maglietti e Giovanni Bosio, campioni del team releay (foto Tacchino)
Ti sentiamo entusiasta dell’evento appena concluso!

Per me è stata una bellissima manifestazione, ben congegnata e ben fatta sotto tutti i punti di vista. Lo ritengo il sigillo di una stagione giovanile del ciclocross che è anche una sorta di rilancio vero e proprio. Un elogio a chi ha avuto il coraggio di organizzare un evento del genere, una manifestazione che diventa un’ottima base per una ricostruzione tecnica del ciclismo, a partire dai giovani.

Ti riferisci al percorso?

Anche. Di sicuro il tracciato è stato degno di una rassegna nazionale del ciclocross, impegnativo e tecnico per gli atleti, a tratti anche molto impegnativo, ma è giusto così. Comunque ben strutturato anche in base al modello di sforzo proporzionato all’età. Non bisogna dimenticare che hanno gareggiato le categorie esordienti e allievi. Un campionato nazionale non deve essere una gara fatta a caso. Bello per gli spettatori che hanno beneficiato di una panoramica di un tracciato come andrebbe fatto.

Tracciato completo, tecnico ed impegnativo, ma ben studiato per i ragazzi (foto ASD Scotti)
Tracciato completo, tecnico ed impegnativo, ma ben studiato per i ragazzi (foto ASD Scotti)
Per fare un paragone, un percorso degno delle gare del Belgio?

Con le dovute proporzioni e considerando che si tratta di categorie giovanili, direi di si. Anche se è necessario sempre fare delle considerazioni ben precise.

A cosa ti riferisci?

Spesso si celebrano, da una parte giustamente, i circuiti di Belgio e Olanda, ma è necessario considerare che in quelle Nazioni buona parte dei tracciati sono permanenti. Sono dei veri stadi e arene. In Italia questo non esiste, perché i percorsi da ciclocross vengono tracciati nei giorni antecedenti alla gara o comunque non sono permanenti. Non è una banalità, una variabile che influisce anche sulla tecnicità dei percorsi.

Ambire alla qualità dei tracciati?

Esattamente. In Italia dobbiamo tornare a disegnare, tracciare e far correre gli atleti all’interno di tracciati con una elevata tecnicità, partendo dalle rassegne nazionali ed eventi più importanti e poi a cascata un po’ ovunque. La semplicità non porta a nulla.

Una fase di partenza lungo il rettilineo che anticipava il tracciato vero e proprio (foto ASD Scotti)
Una fase di partenza lungo il rettilineo che anticipava il tracciato vero e proprio (foto ASD Scotti)
Un fattore che potrebbe aiutare a sfornare talenti?

Le gare facili abbassano il livello dei corridori o comunque non ci mettono al pari delle Nazioni che dominano. I percorsi tecnici divertono il pubblico ed i ragazzi, diventano al tempo stesso un’eccellente base di lavoro e per la guida. Fanno crescere il livello complessivo, danno motivazione. Un livello elevato permette di gratificare anche con la sola partecipazione. E’ un incentivo.

Pensi che abbiamo perso molte gare con un elevato tasso tecnico?

Sì e non solo in ambito ciclocross. Paradossalmente sono rimaste tante gare facili. I motivi sono diversi, sicuramente i costi recitano la parte del leone. Soprattutto a livello giovanile abbiamo perso, purtroppo, la maggior parte degli eventi che si svolgevano sui tre giorni. Manifestazioni che permettevano di fare una grande esperienza ai più piccoli, gare che invece sono un modello tanto utilizzato all’estero. Sono idee che andrebbero riprese, sicuramente ripensate in ottica più moderna, ma comunque utilizzate.

La rassegna di Follonica, un bell’esempio di organizzazione e promozione del ciclismo giovanile
La rassegna di Follonica, un bell’esempio di organizzazione e promozione del ciclismo giovanile
Si parla tanto di far pagare un biglietto, la ritieni una soluzione?

In Italia è difficile pensare di far pagare il biglietto ad una gara di bici, ma non è impossibile. Come accennato in precedenza, a mio parere, è giusto prendere spunto da quello che vediamo arrivare dalle nazioni trainanti, ma altrettanto giusto calibrare al contesto italiano. Gli eventi collaterali sarebbero una buona soluzione, solo per fare un esempio.

Tricolori di Follonica, sul ciclismo lo sguardo dei genitori

09.01.2025
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FOLLONICA – I Campionati Italiani Giovanili di Ciclocross, che si sono svolti lo scorso fine settimana a Follonica e che vi abbiamo raccontato, sono stati anche l’occasione per parlare con genitori e direttori sportivi e raccogliere le loro sensazioni di… adulti. Come vivono la scelta di questa disciplina da parte dei propri ragazzi e ragazze? Quanto ha inciso il fatto che il ciclocross sia più sicuro rispetto alla strada, in questo momento di scarsa sicurezza, soprattutto per quanto riguarda gli allenamenti?

A Follonica si sono sfidati esordienti e allievi: categorie ancora… tranquille
A Follonica si sono sfidati esordienti e allievi: categorie ancora… tranquille

Per divertimento

Già dopo la riunione tecnica del sabato sera, tenuta dall’organizzatore Fausto Scotti e dal suo staff presso il Villaggio Mare Sì, abbiamo ricevuto le prime risposte. 

«Sicuramente allenarsi in circuito è più sicuro», spiga Simone Tognetti, papà di Piercarlo dell’Uc Empolese, al primo anno tra gli esordienti. «Per ora, comunque, deve pensare solo a divertirsi, poi se la passione prende, sarà lui a decidere se continuare».

Elisa Barberis è invece la mamma di Davide Ghezzi della Salus Guerciotti: «Mio figlio pratica tutte e tre le discipline (ciclocross, mtb e strada) ma credo proprio che al primo posto metta il ciclocross. E’ da quando ha 4 anni e mezzo che gli piace stare nel fango… Da genitore un po’ di ansia ce l’abbiamo sempre e da questo punto di vista il ciclocross mi mette meno paura. Comunque lo sosteniamo sempre, dato che si impegna e, stando in gruppo, vediamo che si diverte. Fra qualche settimana lo porteremo in Belgio a vedere le gare dei suoi campioni. E’ il nostro regalo di Natale».

Tutti ad ascoltare Fasuto Scotti nella riunione tecnica del sabato nel Villaggio Mare Sì di Follonica
Tutti ad ascoltare Fasuto Scotti nella riunione tecnica del sabato nel Villaggio Mare Sì di Follonica

L’ammiraglia al seguito

I direttori sportivi sono come una seconda famiglia per questi ragazzi, come nel caso di Alessio Montagner, diesse della friulana Asd Libertas Ceresetto.

«Ho vissuto il dramma di Silvia Piccini (investita ed uccisa nel 2021 a soli 17 anni mentre era in bici, ndr) per cui quando facciamo allenamenti su strada abbiamo sempre una macchina al seguito. La disciplina del ciclocross, oltre ad essere più sicura, cerchiamo di insegnarla ai ragazzi anche per diversificare l’attività. Molti la vedono come un ripiego rispetto alla strada, invece io credo sia molto importante per la formazione tecnica dell’atleta». 

Gli chiediamo anche se per alcuni la bici sia ancora solo un gioco e se invece per altri sia qualcosa di ben più strutturato: «Magari capiterà che qualcuno farà uno sport completamente diverso, ma noto che il mondo sta correndo sempre più e la bici come gioco la vedo solo nelle categorie dei giovanissimi. Già dagli esordienti si comincia a lavorare sulla specializzazione. Per quanto riguarda il ciclocross, quando si arriva alle categorie internazionali (a partire dagli juniores, ndr) a malincuore vedo che molte società declinano questa specialità per puntare sulla strada. Si tratta di una cosa prettamente italiana – prosegue – tanto che ho avuto atleti che per poter continuare a fare ciclocross sono dovuti andare nei devo team nord europei».

Durante i tricolori di Follonica, genitori e tecnici si spostavano tra i punti più chiave del percorso
Durante i tricolori di Follonica, genitori e tecnici si spostavano tra i punti più chiave del percorso

Il fascino dei campioni

Più o meno gli stessi concetti sono stati ribaditi anche alla domenica, durante l’assegnazione delle 8 maglie tricolori individuali (4 maschili e 4 femminili tra esordienti ed allievi, entrambi di 1° anno e di 2° anno).

In più è saltato fuori, com’è nella natura delle cose, che l’esplosione mediatica dei vari Van der Poel e Van Aert ha avuto un certo riverbero nell’animo di questi adolescenti e pre-adolescenti. E’ normale: come il ragazzino che gioca a calcio e sogna le gesta di Mbappé o di Haaland.

L’incitamento del padre, lo sguardo attento della madre e l’impegno del ragazzo ai tricolori di Follonica
L’incitamento del padre, lo sguardo attento della madre e l’impegno del ragazzo ai tricolori di Follonica

Il costo delle trasferte

Non abbiamo tralasciato il discorso delle spese da sostenere da parte delle famiglie. Alcune società sportive per la disciplina stradale forniscono il materiale in comodato d’uso, mentre per il ciclocross bisogna arrangiarsi da sé. Anche le trasferte incidono, mentre per chi va su strada è più facile trovare gare vicino casa.

Pasquale Losciale e il papà di Gabriele, ad esempio, sono di Bisceglie (Bari): «Al Sud – ci spiega il genitore – abbiamo alcune gare grazie anche al Giro delle Regioni. Per le altre trasferte, dove possiamo lo accompagniamo. Altrimenti lui e gli altri ragazzi della Sc Cavallaro hanno la fortuna di avere degli allenatori che li “coccolano” anche dal punto di vista umano».

Mentre le gare della domenica si susseguono e i ragazzi trovano una leggera pioggerellina a rendere più scivolosi i tratti tecnici, raccogliamo il parere di un’altra mamma, Elisa Petri di Gorizia. Suo figlio Luca De Monte dell’Uc Caprivesi alterna cross e mtb: «Devo dire che mi spaventa un po’ più la mountain bike rispetto al ciclocross – ammette – perché è sempre più estrema, con sempre più salti. La bici da strada invece la pratico anche io ed è un po’ un punto di domanda pensando alla sicurezza di chi pedala».

La svolta degli juniores

Infine chiudiamo col parere di Marco Bettinelli, da Bergamo. Per suo figlio Francesco (che ha seguito la sua passione per le due ruote) vede un futuro di divertimento almeno fino alla categoria juniores.

«Si tratta di una categoria tenuta molto in considerazione in tutte e tre le discipline – dice – a discapito, credo, degli under 23. Ma per ora auguro a lui e a tutti i ragazzi che si stanno sfidando qui a Follonica di praticare l’attività senza troppo assillo per la prestazione. C’è ancora un po’ di tempo per impostare una vera e propria carriera».

Follonica, festa tricolore del cross al sapore di futuro

06.01.2025
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FOLLONICA – Vedere aggredire, una dopo l’altra, le dure rampe di fango dai giovani atleti e atlete che hanno partecipato ai Campionati Italiani Giovanili di Ciclocross di Follonica è stato un piacere per gli occhi. La loro fame, la loro voglia di dare il tutto per tutto al di là della posizione di gara è il ricordo più vivido che ci portiamo dietro. 

Impeccabilmente organizzata dall’Asd Romano Scotti, la manifestazione ha richiamato nell’Arena Centrale (ex ippodromo) di Follonica oltre 500 ragazzi delle categorie esordienti ed allievi, provenienti da tutta la Penisola. Basti pensare che l’organizzatore, Fausto Scotti, ha voluto che a delimitare gran parte dei 2.700 metri del circuito ci fossero le reti rosse come nelle prove di Coppa del mondo. Il fatto poi che dalla parte collinare dell’anfiteatro fosse possibile ammirare la totalità del percorso (una rarità) ha aggiunto spettacolo allo spettacolo.

«Vedere questi giovani correre è un grandissimo piacere – spiega Scotti – sono sei anni che veniamo su questo tracciato quindi lo conoscono un po’ tutti. Quest’anno abbiamo voluto colorarlo un po’. E poi abbiamo avuto autorità importanti come il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il presidente federale Dagnoni».

Di madre in figlia

In questa cornice anche i genitori si sono sentiti maggiormente coinvolti, tanto che alcuni hanno rincorso ed incitato i propri figli spendendo forse più energie di questi ultimi. Come è normale che sia in un campionato italiano. «Prendi il gel!». «Scendi e sali a spinta!». «Fai una linea più larga in curva». Sono alcuni dei consigli che sono andati per la maggiore, fino al quasi commovente «Dai che è finita!» di una mamma super tifosa. Sua figlia tredicenne è stremata dall’acido lattico in cima ad una delle rampe finali dell’ultimo giro. Ci arriva piangendo, con la bici in spalla sfiorando le transenne e aiutandosi con un grido per superare l’ultimo metro.

E come non ricordare il baccano di campane e trombette o addirittura di un motore di motosega acceso a sgasare al passaggio dei propri beniamini? 

Il futuro del movimento

Sin dalla gremita riunione tecnica del sabato sera (che ha fatto seguito alle gare a staffetta del Team Relay) che si è svolta presso il Villaggio Mare Sì, i commenti dei direttori sportivi confermavano la durezza del percorso. Dopo le ricognizioni, invece, anche i ragazzi hanno ribadito la sua difficoltà. Con una parte più tecnica ed esigente, quella delle rampe naturali dell’arena, ed una in cui bisognava spingere di più, quella dei rettilinei nel tratto pianeggiante.

Sulle alture di Follonica gli spettatori erano chiamati dallo speaker gli “indiani”, per via delle loro silhouette che si stagliavano sul tracciato. Mischiato tra di essi abbiamo agganciato anche il tecnico della nazionale maggiore, Daniele Pontoni.

«Questi ragazzi delle giovanili – ci dice fra una prova e l’altra di Follonica – sono il futuro del movimento e qualcuno di loro li ritroveremo nelle nazionali maggiori. Molti li conosco, ma in questi giorni avrò modo di vederli più da vicino. Soprattutto per le categorie allievi c’è già da guardare e cominciare a programmare per le stagioni prossime».

Fra Borile e Careri

Le prove del mattino, quelle degli esordienti, si sono corse in una giornata quasi primaverile, ma il cielo di Follonica si è poi coperto portando per un breve momento anche una leggera pioggerellina fine che ha rappresentato un ostacolo in più per le categorie allievi. A proposito di ostacoli: l’organizzazione non ha previsto la presenza di quelli artificiali. Però la lunga scalinata posta nella seconda parte del circuito è stata per molti una rasoiata nelle gambe, dovendo ovviamente portare la bici in spalla.

Nel frattempo i ragazzi e le ragazze, sul fango e l’erba del circuito imbastito dall’Asd Romano Scotti, non si sono risparmiati. Va segnalata la battaglia curva su curva, rilancio su rilancio tra Alessio Borile e Michel Careri, con quest’ultimo a spuntarla nella categoria allievi 1° anno. Tra gli allievi 2° anno si è invece imposto il già campione europeo Tommaso Cingolani, davanti al fratello gemello Filippo. Nella categoria donne allieve di 1° anno ci ha colpito la vittoria di Matilde Carretta del Gs Mosole che ha preso subito il largo, particolarmente a suo agio sul percorso scivoloso, e ha condotto la gara in solitaria fino al traguardo. 

Per tutti gli otto vincitori che sono saliti sul podio ed hanno indossato la maglia verde bianca e rossa c’è stato l’onore dell’inno nazionale, un’emozione per molti inedita che ricorderanno a lungo.

Follonica capitale del ciclocross. L’anno comincia alla grande

30.12.2024
5 min
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Neanche il tempo di stappare lo spumante che per Fausto Scotti e il suo staff sarà già tempo di tornare in azione. Per tre giorni, da venerdì 3 a domenica 5 gennaio Follonica sarà la capitale del ciclocross italiano per l’assegnazione dei titoli nazionali giovanili, con la prima giornata dedicata alle operazioni di segreteria e all’approccio con il percorso, la seconda alla sfida del Team Relay, la domenica alle 8 gare per le categorie esordienti e allievi. Teatro delle operazioni Follonica e per Scotti è quasi un tornare a casa.

Fausto Scotti, ex cittì azzurro oggi organizzatore di alcuni dei principali eventi di ciclocross
Fausto Scotti, ex cittì azzurro oggi organizzatore di alcuni dei principali eventi di ciclocross

«Nella località maremmana sono ormai 7 anni che torniamo pressoché ogni stagione – spiega l’organizzatore romano – era una tappa quasi irrinunciabile del Giro d’Italia, quest’anno abbiamo pensato proprio in virtù della conoscenza del luogo e dello stretto vincolo che abbiamo con due società locali (Free Bike Pedale Follonichese e Asd Impero, ndr) ma anche con gli enti e le associazioni del luogo. A Follonica hanno capito qual è l’importanza dell’evento e soprattutto la sua portata turistica in un periodo di bassa stagione».

Qual è il vantaggio di allestire un evento articolato su più giorni?

E’ un vantaggio reciproco. Possiamo innanzitutto sfruttare il Villaggio Mare Sì che può ospitare tutti i servizi ed essere il vero punto nevralgico dell’evento, poi abbiamo una serie di hotel a prezzi convenzionati. Per la località diventa quindi un richiamo importante con un forte ritorno economico. E’ diverso rispetto agli scorsi anni, quando si trattava di allestire una tappa della challenge, qui sono più giorni e noi interpretiamo l’evento come fosse una vera e propria tappa di Coppa del mondo, con un impegno organizzativo importante e strutturato considerando che siamo sul posto già da una settimana prima.

Il tracciato maremmano misura 2.700 metri per un dislivello di 58 metri a giro
Il tracciato maremmano misura 2.700 metri per un dislivello di 58 metri a giro
Il percorso com’è?

Non abbiamo cambiato molto rispetto alle ultime volte, il tracciato di Follonica è collaudato, con i suoi 2.700 metri e il suo dislivello di una sessantina di metri a giro. E’ un percorso diviso in due parti: la prima è pedalabile e piatta, dove un fattore importante può essere il vento, perché il dislivello è tutto nella seconda parte, più impegnativa anche nella sua guida, nella parte dell’ex ippodromo più tecnica. Stiamo anche valutando se reinserire la scala che da qualche stagione non utilizzavamo più, divisa in due parti nel senso che dopo la prima parte spiana ma poi propone altri scalini da affrontare.

Qual è la forza particolare di questo tracciato?

Ha una caratteristica precipua, che lo rende più appetibile per un evento di più giorni: è a 100 metri dalla parte più commerciale della città, con tutte le sue attrattive e questo lo rende appetibile per far arrivare tanta gente. Noi contiamo di avere al via almeno 600 atleti sparsi fra le 8 categorie di gara, maschili e femminili.

Un weekend tutto dedicato alle categorie giovanili, con la sfida a squadre e poi quelle individuali
Un weekend tutto dedicato alle categorie giovanili, con la sfida a squadre e poi quelle individuali
Il Giro delle Regioni è finito appena prima di Natale e vi siete subito rituffati nell’allestimento di un evento importante. In questi giorni avete riscontrato grande attesa?

Enorme, a dispetto delle feste perché è davvero un evento nazionale, al quale parteciperanno società di ogni angolo d’Italia. Noi abbiamo speso tante energie per la challenge e ci aiuta il fatto che Follonica abbia ormai una dimestichezza come poche altre sedi italiane. E’ vero che siamo un po’ di rincorsa, ma i giorni d’intervallo sono stati sufficienti e ci faremo trovare pronti per un evento così rilevante, l’appuntamento principale della stagione per molti sodalizi.

Smetti ora i panni dell’organizzatore e indossa quelli di tecnico: a Follonica ci saranno i migliori esponenti del ciclocross italiano giovanile e anche la posizione geografica della sede consente uno scontro a cielo aperto tra i migliori del nord e del sud. Secondo te a che gare assisteremo?

Una volta, qualche anno fa avrei detto che la preponderanza numerica del nord si sarebbe tradotta anche in un dominio tecnico. Oggi, anche alla luce di quello che ho visto a Gallipoli, non è più così: io penso che a Follonica ci sarà intanto un certo equilibrio quantitativo fra le varie zone d’Italia e anche dal punto di vista agonistico mi aspetto qualche sorpresa. Ci sono quei due-tre ragazzi meridionali che possono anche fare il colpo. Il problema però è dopo, per chiunque vinca.

Il giovanissimo pugliese Carrer, tricolore lo scorso anno fra gli Esordienti 2° anno e a caccia di un nuovo titolo
Il giovanissimo pugliese Carrer, tricolore lo scorso anno fra gli Esordienti 2° anno e a caccia di un nuovo titolo
Quale?

Torniamo a quello che nel mondo del ciclocross è un po’ un tormentone: perché un talento possa svilupparsi e realizzarsi è necessario che trovi un team che gli consenta di fare tutto, seguendo l’esempio di quanto fa la Fenix Deceuninck, alla quale giustamente è approdato Viezzi. Parliamoci chiaro: il sistema del prestito temporaneo è utile, anzi fondamentale nella situazione attuale per far fare attività ma è un palliativo. Il ragazzo va seguito sempre, su strada come nel ciclocross, deve avere sempre materiale a disposizione, essere preparato da un’unica mano che lo curi d’inverno come d’estate. Come già detto è importante avere i mezzi economici per farlo, ma se hai un team che si mette a disposizione per ogni disciplina, la gestione dei ragazzi sarà più semplice e mirata. Speriamo che anche da noi si arrivi a questi concetti base…

Francesco Chicchi: parola d’ordine direttore sportivo

02.11.2022
5 min
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Francesco Chicchi torna in ammiraglia e al tempo stesso si affaccia anche dalle fettucce del ciclocross. Il caldo autunno 2023 ha portato grosse novità per l’ex velocista toscano. La parola d’ordine per Francesco infatti è direttore sportivo. Diesse della #inEmiliaRomagna e dei giovani ragazzi della Michele Bartoli Academy nel ciclocross.

E proprio in questo contesto abbiamo incontrato Francesco. A Follonica, in occasione della quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross, il toscano faceva la spola fra il loro stand e le fettucce del campo di gara.

La chiamata di Bartoli

Un velocista nel ciclocross è una cosa strana. «Mi ha chiamato Michele – racconta Chicchi – e non potevo dire di no. Ho un rapporto particolare con la famiglia Bartoli, anche con Mauro e con lo stesso con Roberto Cecchi. C’era la voglia di tornare a lavorare con i ragazzi.

«Non siamo qui per vincere a tutti i costi, ma per dare una linea di comportamento. Nella riunione di poco fa (erano tutti a raccolti e i toni erano seri, ndr) li stavamo riprendendo. Riprendendo sull’impegno e la serietà.

«Per esempio, la volta scorsa c’era chi aveva dimenticato il casco sul furgone, chi si era presentato con la maglia lunga… Non va bene. E’ giusto che imparino a gestire queste cose. Se ci sono degli sponsor che forniscono materiali nuovi, questi vanno rispettati».

La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)
La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)

E la chiamata di Coppolillo

E questo modus operandi Chicchi è pronto ad esportarlo anche con i più maturi ragazzi della #inEmiliaRomagna. Si tratta di un avventura grossa, importante, tantopiù che la squadra ha un progetto a lungo termine. E’ diventata continental e il processo di crescita potrebbe nel tempo non fermasi lì. In ballo ci sono sponsor tecnici importanti e una spinta che ha nome e cognome: Davide Cassani

«La prima chiamata me la fece Michele Coppolillo, per sondare il terreno – racconta Chicchi – poi è arrivata la telefonata di Davide. E quando chiama lui… Davide mi ha spiegato che avevano l’esigenza di un altro direttore sportivo. Che volevano crescere facendo un passo per volta, ma nel modo giusto».

Ma da quel che abbiamo captato, avevano bisogno soprattutto di un direttore sportivo più giovane, di un ragazzo che non avesse smesso di correre da troppo tempo. Un direttore sportivo che in qualche modo avesse saggiato gli ultimi scampoli del gruppo moderno e del ciclismo attuale. Che sapesse destreggiarsi bene anche all’estero. Modi di correre, allenamenti, utilizzo dei nuovi strumenti.

«In effetti i ragazzi della #InEmiliaRomagna – dice Chicchi – mi vedono ancora come un ex corridore. Uscire con loro in bici è importante. E’ un altro parlare. Si aprono, quando fanno fatica ti raccontano tutto. Vorrei riuscire a trasmettere loro certe dinamiche di corsa, la serietà, la cattiveria agonistica».

Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie
Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie

Esperienze personali

E su questo ultimo punto Chicchi racconta un aneddoto che la dice lunga di come si possa imparare dai propri errori. E trasmetterlo agli altri.

«Io andavo forte – racconta Chicchi – ma spesso anche quando facevo secondo o terzo in volata ero contento lo stesso, non ero arrabbiato o famelico. Cipollini me lo diceva sempre: “Devi essere più cattivo in certe situazioni”».

Ed è da questi patrimoni tecnici ed etici che Chicchi potrà trovare il grimaldello per entrare nella testa dei ragazzi.

Francesco non vede l’ora d’iniziare. Intanto si gode i “bimbi” del cross. Anche questo serve. Ed è già entrato nella parte. Saranno le influenze di Mauro Bartoli che segue correndo i suoi giovani atleti e gli infonde una grinta senza pari, che anche Chicchi è attaccato alle fettucce.

Con la #inEmiliaRomagna non sarà alle fettucce ma in ammiraglia. Ammiraglia che condividerà con Coppolillo. Anche se l’attività principale sarà unica.

«Avremmo una dozzina di ragazzi – dice Chicchi – e sì, l’idea è di fare un’attività sola, ma fatta bene. In questo modo i ragazzi potranno programmare la loro stagione e i loro impegni e non correre tutte le domeniche. Chiaro che quando andremo a fare la Coppi e Bartali della situazione, magari nel weekend i più giovani faranno altre corse più piccole.  Ma posso garantire che faremo un ottimo calendario, anche internazionale. Abbiamo uno sponsor spagnolo e saremo spesso presenti in Spagna.

«E poi vedo che si lavora con serietà. C’è un bravo preparatore come Alessandro Malaguti. Lui insiste anche sul discorso della crono. Montefiori per esempio ha fatto dei test sulla posizione».

Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs
Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs

Entusiasmo e serietà

«Con i più piccoli del cross – racconta con entusiasmo – ci si trova una volta a settimana per l’allenamento tecnico. Io non ho grande esperienza in questa disciplina, ma sto imparando e un direttore sportivo esterno era quel che serviva per dare un po’ di ordine. La tecnica è importante e non è facile curarla perché vengono da diverse parti d’Italia, ma tutti hanno la loro tabellina di allenamento».

Chicchi però sa bene che con i grandi della #inEmiliaRomagna sarà tutt’altra storia… E per questo non vede l’ora di cominciare anche di là.

«Per ora ci siamo già visti una volta – conclude l’iridato U23 del 2002 – e inizieremo a lavorare bene in inverno. Intanto sono qui finché ci sarà il cross. In ogni caso tornare in ammiraglia su strada è un impegno serio e per questo credo proprio che non continuerò con Rcs. Forse seguirò il primo evento all’UAE Tour, ma vedremo. I ragazzi prima di tutto. E’ un bel progetto, ci crediamo molto».

Pavan e Gariboldi. Il Team Cingolani si prende Follonica

30.10.2022
6 min
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Due corse quasi identiche, per uomini e donne. E a gioire sono sempre i colori del Team Cingolani. Rebecca Gariboldi e Marco Pavan dominano nettamente la quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross, sotto il solleone di Follonica.

Come avevamo scritto in precedenza, il caldo si è preso la scena e per le due maglie rosa si è fatto sentire ancora di più. Rebecca e Marco infatti hanno dovuto indossare il body di leader e questo, ironia della sorte (o logica di stagione) era a maniche lunghe!

Gariboldi regina

«Se avessi potuto avrei corso in canotta – ha detto subito dopo l’arrivo la Gariboldi – mamma che caldo!».

Rebecca è stata sempre in controllo. Tranquilla. Chiamava le doppiate quando doveva passare con tutta calma. L’idea è che abbia cambiato qualcosa rispetto allo scorso anno. Tra l’altro ci è sembrata anche più “muscolata”.

«Cosa ho cambiato? Diciamo che ogni anno si cerca di migliorare e mi conosco di più. Quest’anno in particolare con la squadra e il mio allenatore, Giovanni Gilberti, stiamo lavorando molto sulla tecnica. Sono lavori che facciamo in gruppo con la squadra, che ci sta dando un grande supporto, grazie a Francesco Cingolani».

«E quando dico lavori tecnici intendo proprio degli specifici con la bici da ciclocross. Perché la parte a secco e quella di propriocezione già la curavo da anni».

«Più muscolata? Sono contenta che me lo diciate! Sono anni che cerco di mettere su un po’ di massa e un po’ di forza. Perché poi è quello che serve (e infatti nel tratto pedalato spingeva bene il rapporto, ndr) a livelli alti. Quando vedi in tv le ragazze che fanno ciclocross in Belgio spingono rapporti quasi da strada».

Anfiteatro top

Ma oltre al caldo, sul quale non ci si poteva fare nulla, il tema della quarta tappa è stato il percorso. Si è corso in un anfiteatro dal quale in ogni punto si vedeva l’intero tracciato. Tracciato disegnato da Fausto Scotti.

«Avevamo corso qui anche lo scorso anno – ha detto il patron del Giro d’Italia Ciclocross – ma poi ero tornato anche questa estate per un sopralluogo. Volevo fare, e si dovevano fare, per richiesta del Comune, alcune modifiche. E così ho inserito un paio di traversi in più. Credo che con tutte quelle rampe sia stato davvero duro».

E la Gariboldi conferma: «Tracciato veloce sì, ma davvero impegnativo. La parte delle rampe era tutta concentrata e bisognava dosare bene le energie. Anche perché non potevi rilassarti troppo in quella più pedalata».

«La scalinata – riprende Scotti – che non abbiamo potuto utilizzare, alla fine si è trasformata in una piccola tribuna per gli spettatori. E’ stato un tracciato ben ponderato anche per essere seguito dagli addetti della sicurezza, per i media… Ci sono 1.600 paletti di legno e una squadra è sempre pronta con la mazza ad intervenire in caso di necessità».

Rivincita Pavan

Ieri a Brugherio, Pavan non era stato fortunato. Aveva rotto i Boa delle scarpe. Oggi voleva a tutti i costi rifarsi. E ci è riuscito alla grande. Alla prima curva era terzo, alla quinta era secondo, a metà giro era in testa. E lì in pratica è finita la gara. Nonostante un ottimo e sempre grintoso Antonio Folcarelli. 

«Volevo rifarmi e fare vedere che ieri solo un problema mi aveva fermato – ha detto Pavan – Oggi volevo dimostrare quanto valgo. Nei primi giri ho cercato subito di creare un gap. Ho preso questi 15” e da lì ho pensato a gestire: senza né perdere né guadagnare».

La cosa che ci ha colpito del piemontese è che rispetto agli altri si presentava sotto le rampe con una velocità altissima. E in pratica fino a metà non pedalava, nonostante pendenze mostruose.

«Era un percorso molto impegnativo che presentava molte rampe lungo le quali non ti potevi risparmiare. Avere sempre un buon ritmo era fondamentale. Per questo cercavo di accelerare al massimo prima delle rampe: volevo spendere il meno possibile su di esse, perché se ti metti a spingere da sotto sprechi davvero tanto. Così un istante prima del “muro” cambiavo e allegerivo al massimo, per ritrovare il rapporto giusto (aveva un 42×33 come più leggero, ndr) quando finiva la spinta». 

«Le gomme? Stamattina avevamo provato quelle super scorrevoli ma erano troppo scivolose. Alla fine abbiamo scelto questo setup: scorrevole davanti, tassellata da fango dietro. In più avevo la borraccia… che con questo caldo e il body della maglia rosa lungo era d’obbligo».

Caldo anomalo: Fruet ci svela i rimedi dei crossisti

30.10.2022
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Caldo, caldo e ancora caldo. E’ questo l’elemento che ha tenuto banco a Follonica. Polvere e quasi 30 gradi nel campo gara ricavato nel catino dell’ex ippodromo della cittadina grossetana. A gironzolare di buon mattino per saggiare il percorso c’era Martino Fruet, il super veterano del circus, e già il sole picchiava.

Il corridore della Lapierre-Trentino Alto Adige Alé porta sul tecnico l’argomento caldo in questa quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross. E guarda caso mentre stiamo per parlarci ci chiede di spostarci nel lato all’ombra del loro pullmino.

Martino Fruet a torso nudo, segno che faceva caldo. Il trentino ha detto che dopo la corsa avrebbe fatto un tuffo al mare!
Martino Fruet a torso nudo, segno che faceva caldo. Il trentino ha detto che dopo la corsa avrebbe fatto un tuffo al mare!
Martino, a memoria tua (che è lunga), ricordi un caldo simile nel ciclocross?

Ricordo gare calde, ma non un periodo così lungo e con queste temperature. Ho già fatto quattro gare e non siamo mai scesi scesi sotto i 24 gradi. Oggi saremo sui 30° nel momento della gara. In più è tanto che non piove e c’è anche tanta polvere. No, questo caldo proprio non me lo ricordo. Sì, qualche gara sporadica ad inizio stagione, ma non c’erano queste temperature. Anzi, vi dirò di più, una polvere così fai fatica a trovarla in mtb d’estate. Il temporale estivo della sera un minimo di umidità la lascia. Poi magari da un giorno all’altro arriva l’inverno!

Come cambiano la guida e il setup con questi terreni così secchi? Terreni che immaginiamo siano anche più veloci…

La cosa è molto soggettiva, ma io per esempio viaggio mediamente con 0,3-0,5 bar in più a tubolare. Comunque fai una velocità totalmente diversa. Il terreno è duro e le deformazione e i cambi di direzione si sentono molto. Quando devi scendere da una contropendenza anziché scendere a 15-16 all’ora come quando c’è fango o terreno morbido, scendi a 25-30 all’ora. Aumenta il rischio di stallonare… come mi è successo ieri! Quasi tutti montano la tassellatura più scorrevole possibile. Anche se oggi è talmente duro che paradossalmente si può montare anche una gomma da fango, chiaramente ben pompata. Con quella gomma riesci a fare le rampe senza slittare. 

Tanta polvere diventa “simile” al fango…

Esatto e non è stupido montare una gomma da fango. Certo però che il terreno deve essere marmoreo come quello di oggi. Duro sotto, intendo e non solo sopra. Ma ripeto, sono scelte molto soggettive. La cosa che cambia per tutti è che si gonfia di più.

Riscaldamento. Abbiamo visto che in molti facevano i rulli all’ombra come in piena estate. Di solito invece nel ciclocross si cerca il sole…

Sì, è così. Ma su questo aspetto, magari sarò vecchio stile, ma quando ci sono giornate simili perché stare sui rulli? Meglio pedalare su strada, nei piazzali… Io dai 10° in su abolirei i rulli. 

Il riscaldamento è più breve?

Anche quello è soggettivo e non è legato strettamente alla temperatura. Ho visto comunque gente che ha fatto un’ora e mezza di bici: 30′ blandi, 30′ di lavoretti e poi lo scarico. Io resto dell’idea che chi fa cross dovrebbe essere abituato a partire leggermente “freddo”. Non è stato oggi il caso, ma tante volte si resta fermi non meno 15′ tra l’entrata in griglia, la chiamata e la partenza. 

Un gel più liquido per placare la sete e ingerire qualche prezioso zucchero
Un gel più liquido per placare la sete e ingerire qualche prezioso zucchero
Sul fronte dell’idratazione come ci si gestisce? Cambia qualcosa?

Qualcosa? Cambia parecchio. In tanti montano la borraccia e nel cross non si usa mai. Questo anche perché oggi il terreno lo consente in quanto non ci sono da affrontare tratti a piedi. Ieri, in una gara secca lo stesso c’erano però dei tratti a piedi e se non c’era la possibilità di mettere la borraccia al piantone era un problema. Io per esempio, che non potevo montarla lì (non tutte le bici da cx hanno il doppio alloggio, ndr) ho portato una bottiglietta di plastica. L’ho schiacciata e l’ho messa in tasca. Già bere 200 millilitri di acqua in un cross non è poco. Un’ora a tutta con 30° senza bere proprio niente è difficile da affrontare. 

Quindi prima del via avete bevuto di più, assunto più sali?

Sicuramente. A 30° bevi per la sete e anche per la polvere. Perché poi non ci si pensa, ma con un polverone simile dopo un po’ ti s’impasta la bocca e non va bene. Dovresti entrare nel box, ma chi lo farebbe su un tracciato tanto veloce? Io per esempio porto con me un gel isotonico che è più liquido e ti fa “da sorso d’acqua”. Ne prendi uno a metà gara e ti aiuta un bel po’.