Il Rwanda di Sambinello: «Un’esperienza di vita che rifarei»

04.03.2025
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Il Tour du Rwanda si è concluso ed ha attirato tante attenzioni. Più che sulla corsa, gli occhi dei curiosi erano concentrati sul fatto che il Paese africano ospiterà i prossimi mondiali di ciclismo. Tante voci si sono susseguite a proposito della corsa iridata, dal fatto che non si sarebbe corsa per motivi di sicurezza alle smentite di questi giorni. La nostra curiosità, invece, era legata a questa gara a tappe e all’ambiente che lo circonda. Uno dei due italiani presenti sulle strade del Rwanda era Enea Sambinello, atleta del devo team del UAE Team Emirates-XRG. Per lui questo è stato il settimo appuntamento stagionale dopo le sei corse fatte tra Spagna e Portogallo (in apertura foto Tour du Rwanda). 

Per Sambinello questa è stata la prima gara disputata con il devo team (foto Tour du Rwanda)
Per Sambinello questa è stata la prima gara disputata con il devo team (foto Tour du Rwanda)

Malanni a parte

Un viaggio durato cinque delle sette tappe previste attraverso gli scenari che ospiteranno il campionato del mondo 2025. Per arrivare a Kigali, capitale del Rwanda, Sambinello ha impiegato otto ore e mezza di aereo con partenza da Parigi. Il ritorno, avvenuto la notte scorsa, lo ha riportato nella capitale francese. Da lì poi Sambinello volerà a Nizza e poi si sposterà al Trofeo Laigueglia.

«Sono stati giorni un po’ così – racconta quando ancora è in hotel a Kigali – a causa di un virus che mi ha debilitato. Non ho preso parte alle ultime due frazioni, quelle che si svolgevano sul percorso dei prossimi mondiali. Ancora non abbiamo capito quale sia stata la causa del virus, ma l’importante è che sia passato. Tra venerdì e sabato non ho chiuso occhio, la mattina era sfinito. Il medico della squadra, che per la trasferta ci ha seguito, mi ha dato un antibiotico e mi sono ripreso abbastanza velocemente».

Per il resto in Rwanda com’è andata?

Ho sofferto il caldo e l’altura. Specialmente le alte temperature che sono sempre state molto alte, c’erano tra i 30 e i 35 gradi centigradi. Non ho performato come avrei voluto, ognuno reagisce a modo suo.

A che quota eravate?

Dipende un po’ dalle zone del Paese. A Kigali abbiamo dormito intorno ai 2.000 metri. In certe tappe siamo arrivati oltre i 2.600 metri di quota e tante volte abbiamo scollinato salite con quota superiore ai 2.000 metri. Non ho mai fatto grandi sforzi in altura, ed è una cosa che mi manca. L’anno scorso per preparare il mondiale di Zurigo sono stato a Livigno ma abbiamo sempre lavorato a intensità relativa.  

Al Tour du Rwanda i ritmi erano alti?

E’ stata una corsa molto diversa da quelle a cui sono stato abituato fino ad ora. Qui le grandi squadre avevano tutte un velocista di riferimento e quindi tendevano ad abbassare i ritmi. Solamente noi e i ragazzi del devo team della Picnic PostNL abbiamo provato a movimentare la situazione. I numeri sul computerino erano bassi, ovviamente è una cosa legata all’altura. Le uniche due tappe in cui siamo andati davvero forte sono state la quarta e la quinta. 

Una corsa impegnativa a livello altimetrico?

Sicuramente quella con più dislivello che ho fatto in tutta la mia vita. A parità di dislivello ce ne siamo accorti un po’ meno rispetto a quando corriamo in Europa. Questo perché non c’è tanta pianura, quindi o si sale o si scende. In media facevamo tra i 2.000 e i 2.500 metri di dislivello. La tappa regina ne aveva 3.700. Il tutto con chilometraggi abbastanza ridotti, sempre compresi tra i 120 e i 150 chilometri.

Le salite come sono?

Bisogna partire dal presupposto che le strade sono tutte statali con la carreggiata larga e l’asfalto perfetto. Anche questo particolare riduce la percezione della fatica. Quando ti trovi a pedalare su tratti all’8 per cento di pendenza ma con l’asfalto favorevole è diverso. Da noi, al contrario, ti ritrovi su una strada stretta e mal ridotta e questo fa tanta differenza

Le strade sono sempre in perfette perfette condizioni (foto Tour du Rwanda)
Le strade sono sempre in perfette perfette condizioni (foto Tour du Rwanda)
Di pubblico ce n’era tanto?

Tantissimo. Diverso rispetto a quello a cui siamo abituati di solito perché non sono appassionati di ciclismo ma curiosi. E’ un paesaggio particolare, nel quale si attraversa una foresta e ogni due o tre chilometri ti trovi un villaggio pieno di gente sulle strade. In particolare bambini. Vi racconto un aneddoto. 

Dicci.

Non riguarda direttamente me ma un massaggiatore del team. La sera dopo la tappa è andato a correre e lo stavano seguendo tanti bambini. Ad un certo punto si è accorto che uno di loro aveva delle scarpe ai piedi, era l’unico. Però erano slacciate, nel fargli il nodo il bambino lo guardava ammirato e appena fatto non ha smesso di ringraziarlo. Da un lato è un gesto che magari può anche far sorridere però ti lascia qualcosa dentro. 

Entri in contatto con un mondo totalmente diverso…

E anche i valori cambiano. In questi giorni ho visto spesso delle persone, dei bambini, che per una borraccia vuota ti fanno un sorriso enorme. Per loro ha un valore altissimo, ma non perché siano tifosi, ma per il significato che questa gara rappresenta per loro. E’ una novità, un qualcosa che li incuriosisce. Dopo un’esperienza del genere cambia un po’ la percezione di cosa sono le cose importanti. 

Com’è il Rwanda al di fuori della capitale, Kigali?

Verde, anzi verdissimo. Poi ci sono dei posti immersi nella natura incontaminata. Durante la quinta tappa siamo passati in un parco naturale e c’erano dei posti che tra una fatica e l’altra ho alzato lo sguardo e sono rimasto a bocca aperta. Nelle città c’era tanta diversità rispetto agli hotel in cui eravamo noi che comunque erano di buonissimo livello. Nelle città intorno comunque c’è molta povertà, cosa che si trova meno a Kigali. Comunque è un’esperienza di vita che vale la pena vivere, sono contento di essere venuto.

Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
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Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Scottoni e la settimana con la UAE: un sogno che si realizza

27.12.2024
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Dopo avervi parlato del Premio Cesarini, una challenge dedicata ad allievi di secondo anno e juniores di primo anno e svolta sulla piattaforma per indoor cycling MyWoosh, è arrivato il momento di raccontare l’esperienza dedicata al vincitore. Il più veloce e il più forte è stato Pietro Scottoni, atleta del team Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata. Il laziale, grazie alle sue prestazioni, si è aggiudicato una settimana nel ritiro della UAE Team Emirates. Non da spettatore, ma da protagonista. Infatti Scottoni ha pedalato con i ragazzi del Team Gen Z ed ha vissuto sette giorni incredibili. Un’esperienza che spera possa essere solamente un antipasto del prossimo futuro. 

«Si è tratta di un’avventura spettacolare – ci dice quando ancora si trova a contatto con la realtà della UAE – una settimana nella quale si è pedalato tanto, con uscite lunghe e dure. Nei vari pomeriggi c’era tempo di riposare e fare qualche riunione, momenti nei quali ho comunque imparato tanto».

Un rapido selfie allo specchio prima di partire per il primo allenamento con il UAE Team Emirates Gen Z
Un rapido selfie allo specchio prima di partire per il primo allenamento con il UAE Team Emirates Gen Z

Dal giorno zero

Ma, come si dice, riallacciamo il filo e torniamo al primo giorno della sua avventura. Domenica 15 dicembre, quando l’aereo è atterrato nei pressi di Alicante ed è iniziato il tutto

«Il giorno stesso, domenica – racconta Scottoni – siamo usciti per una sgambata, chiaramente vista l’età mi hanno aggregato al Team Gen Z. Anche perché già loro vanno forte, immaginate i professionisti. Però è stato subito un bell’impatto e una grande emozione indossare la divisa della squadra che ha vinto la classifica UCI 2024. Non mi è mai mancato nulla, è stato davvero bello anche perché sono venuto a vivere l’esperienza da dentro. Non ero un ospite, ma uno di loro».

Scottoni ha seguito il programma dei ragazzi del devo team
Scottoni ha seguito il programma dei ragazzi del devo team
Tra i giovani c’eri solamente tu di nuovo?

No. Di ragazzi juniores eravamo quattro: due dagli Emirati, uno spagnolo e io. Seguivamo i ragazzi del devo team e il loro allenamenti. Ad esempio lunedì e martedì abbiamo fatto due uscite molto lunghe e dure, con tanta salita. Inizialmente è stata dura, anche perché non sono mai stato abituato a fare così tanti chilometri in questo periodo. 

Quanta curiosità avevi nel vedere da dentro una squadra del genere?

Tanta. Anche perché capire come vengono gestiti i corridori e vedere l’ambiente dall’interno non capita tutti i giorni. Da un lato anche gli allenamenti sapevo di doverli sfruttare bene, quando fai una settimana del genere torni che hai un’altra condizione. 

Pietro Scottoni, in primo piano, nel 2024 da junior primo anno ha vinto due gare (foto Valerio Pagni)
Pietro Scottoni, in primo piano, nel 2024 da junior primo anno ha vinto due gare (foto Valerio Pagni)
Cosa ti ha colpito maggiormente?

La logistica che c’è dietro. Basta vedere il salone a disposizione dei meccanici per capire la grandezza della squadra. Se un corridore ha anche il più piccolo problema tecnico si muovono per risolverlo. Questo poi non riguardava solo i meccanici, ma ogni ambito. 

Ci hai parlato anche di qualche riunione…

A livello teorico gli allenamenti che fanno sono gli stessi nostri, loro raggiungono un livello di specializzazione maggiore. Ma questo è normale. Tuttavia dai vari meeting mi porto a casa il fatto che mangiare prima e durante l’allenamento è davvero importante. Soprattutto quando si va sulle lunghe distanze. Alimentarsi male vuol dire finire presto la benzina. Se invece mangi bene quando torni dall’uscita senti di avere ancora energie. 

A Benidorm, Scottoni ha incontrato Sambinello, suo compagno alla Vangi
A Benidorm, Scottoni ha incontrato Sambinello, suo compagno alla Vangi
Hai avuto modo di incontrare anche i ragazzi del WorldTour?

Certo! Ho parlato un po’ con gli italiani: Baroncini e Covi. Mi chiedevano come fosse andata la giornata e cosa avessi fatto. Non sono entrato troppo nello specifico, anche perché sono uno a cui non piace disturbare. 

Con te c’era anche il tuo vecchio compagno di squadra Sambinello…

Siamo grandi amici, rivederlo con quella maglia mi ha fatto piacere per lui. Spero di fargli compagnia già il prossimo anno. 

La cosa che più ti è rimasta da questa settimana?

Stare in un ambiente del genere, dove tutto è grande ma allo stesso tempo non manca nulla. Anche se soltanto per una settimana fare questa vita mi è piaciuto molto.

Sambinello e Stella: il primo impatto con il mondo UAE

24.12.2024
5 min
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Enea Sambinello e Davide Stella stanno già assaporando le emozioni del loro primo anno da under 23. I due ragazzi italiani, classe 2006,  sono diventati parte del UAE Team Gen Z e hanno passato due settimane in Spagna. Un ritiro introduttivo ma con l’obiettivo già di pedalare insieme ai nuovi compagni.

Sulle calde sponde iberiche hanno trovato ad accoglierli il preparatore dei futuri campioni del UAE Team Emirates: Giacomo Notari. In questi giorni il team emiratino ha radunato tutti sotto lo stesso tetto: campioni affermati, giovani promesse e atleti esperti. 

Enea Sambinello a destra in prima fila, aveva già fatto qualche giorno di ritiro con il team UAE Gen Z nell’inverno della scorsa stagione (foto Instagram)
Enea Sambinello a destra in prima fila, era già stato in ritiro con il team UAE Gen Z nel 2023 (foto Instagram)

Un veloce ambientamento

Li abbiamo contattati l’ultimo giorno di ritiro, per farci raccontare in un’intervista doppia, in che modo si sono ambientati e che sensazioni hanno provato nell’indossare la maglia del team numero uno al mondo.

SAMBINELLO: «E’ andato tutto benissimo. Queste due settimane sono volate e non posso che essere contento di quello che abbiamo fatto. Anzi, è andato tutto oltre le mie aspettative. Arrivare nella squadra numero uno al mondo mette un po’ di timore. Soprattutto se arrivi da una realtà juniores a una internazionale». 

STELLA: «Sono arrivato in Spagna con un po’ di timore per i ritmi della preparazione. Qui c’è tanta salita e avevo paura di soffrire, invece ho retto bene. Quasi oltre le mie aspettative e ne sono felice».

Davide Stella, al centro, ha colpito per i risultati ottenuti su pista e per i suoi valori nei test
Davide Stella, al centro, ha colpito per i risultati ottenuti su pista e per i suoi valori nei test
Che impatto è stato?

SAMBINELLO: «Bello! Alla fine ti trovi a parlare con dei corridori che hai visto solamente in televisione. Però non ci sono barriere, è stato come se li conoscessi da sempre. Mi aspettavo che il salto fosse più disorientante, ma la grande organizzazione della squadra non ti fa mai sentire solo. Hai una figura di riferimento per ogni ambito: nutrizione, preparazione, massaggi, medici…».

STELLA: «Per me il primo impatto è stato forte, entrare in una squadra così grande inizialmente mi ha fatto sentire un po’ spaesato. Non sapevo bene dove fossi. L’ambientamento poi è proseguito bene, la fatica maggiore forse è con la lingua ma ci si abitua. Durante gli allenamenti, chilometro dopo chilometro ti sblocchi e tutto va meglio».

Come ti senti ad essere parte del team numero uno al mondo?

SAMBINELLO: «Quando mi fermo e ci penso è strano. E’ come realizzare un sogno che avevi fin da bambino. Da un lato vedi che è tutto vero e provi tanto entusiasmo. Con la UAE Gen Z avevo già firmato a inizio 2024, quindi ero sereno, con la mente libera».

STELLA: «Il contatto è arrivato verso maggio, quando ho fatto un bel salto di qualità sia in pista che su strada. Mi hanno chiesto di mandare i miei dati e sono rimasti piacevolmente sorpresi. Non ho vinto molto durante il 2024 ma i valori ci sono. Il salto è grande, per budget e capacità di lavoro, ma tutto è confortevole».

A sinistra Giacomo Notari, preparatore del devo team della formazione UAE Gen Z
A sinistra Giacomo Notari, preparatore del devo team della formazione UAE Gen Z
Con chi ti sei confrontato?

SAMBINELLO: «Con il nostro preparatore al team Gen Z, Notari. Con lui lavoravo già da fine ottobre. Mi sono trovato bene fin da subito anche perché essendo italiano c’è una migliore capacità di dialogo. Non che l’inglese sia una problema, ma parlare la propria lingua aiuta». 

STELLA: «Anche io con Notari. Non lo conoscevo ma da fine stagione mi ha preso in gestione. E’ una persona estremamente professionale che però riesce a metterti subito a tuo agio».

In che modo vi siete allenati?

SAMBINELLO: «Abbiamo fatto tante ore, una media di 20 o 22 ore a settimana. Si è deciso di sfruttare il clima favorevole per fare volume, c’è stato anche il tempo di fare qualche lavoro. Giusto per gettare le basi. 

STELLA: «Ci siamo messi subito in gruppo, non ero abituato a pedalare con così tanti compagni. E’ bello andare in gruppo, ci si diverte. Abbiamo fatto tanto dislivello durante le due settimane. Mentre l’ultimo giorno ci siamo dedicati alle volate, finalmente il mio terreno!».

Tra i nuovi compagni di Sambinello e Stella c’è Marcos Freire, figlio d’arte e junior molto promettente (foto Instagram)
Tra i nuovi compagni di Sambinello e Stella c’è Marcos Freire, figlio d’arte e junior molto promettente (foto Instagram)
Hai visto anche i corridori del team WorldTour?

SAMBINELLO: «Una sera a cena mi sono seduto accanto a Grosschartner, mi ha raccontato tante cose e mi ha dato qualche consiglio. Avere un contatto diretto con la prima squadra è bello perché ti rendi anche conto di cosa c’è dietro».

STELLA: «Proprio durante l’ultimo allenamento, nelle volate, c’erano anche i corridori del WorldTour. Ho fatto qualche sprint contro Molano. Pensavo di fare più fatica, invece un paio di volte l’ho battuto. So che non vuol dire molto ma ne sono uscito comunque soddisfatto».

Hai conosciuto anche i compagni della formazione Gen Z…

SAMBINELLO: «In queste due settimane si è creato un bel gruppo. Con gli spagnoli come Pericas e Freire mi sono trovato subito bene. Loro li conoscevo già visto che ci ho corso contro qualche volta. I primi di gennaio torniamo in Spagna per allenarci insieme».

STELLA: «Cambia solo la lingua, per il resto siamo ragazzi che condividono la stessa passione e con l’obiettivo di diventare professionisti. E’ strano pensare alle diverse nazionalità o che comunque arrivino da ogni parte del mondo, ma alla fine sono come noi. Però un pochino si vede la differenza, quelli che arrivano dal nord sono abituati a ritmi più elevati».

I consigli dei corridori del WT è importante per i giovani, come è successo tra Molano e Stella (foto Instagram)
I consigli dei corridori del WT è importante per i giovani, come è successo tra Molano e Stella (foto Instagram)
Quando inizierai a correre?

SAMBINELLO: «A gennaio, in Spagna con tre gare a Maiorca. Sarò già con i professionisti. Matxin ci ha detto che avremo spazio per fare esperienza visto che i corridori del WorldTour sono 29. Faremo un pochino di gare in meno con gli under 23».

STELLA: «Anche io partirò con i professionisti, ma dal Tour of Sharjah. Sarà tosta, le tappe finiranno in volata probabilmente ma la fatica si farà sentire comunque. Molano mi ha dato qualche consiglio su come affrontare gli sprint tra i grandi, speriamo di metterlo in pratica»

Le fatiche ripetute di Sambinello, pensando al tricolore

28.06.2024
5 min
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Parlare di fatiche d’Ercole suonerebbe esagerato, ma certamente la settimana appena passata è stata molto impegnativa per Enea Sambinello. Prima i campionati italiani a cronometro, poi le tre tappe del Giro della Valdera. Sono stati pochissimi ad affrontare il doppio impegno, molti guardavano già ai successivi campionati italiani in linea del 30 giugno a Casella (GE), Enea è stato l’unico a emergere in entrambi, con due podi che alla fin fine gli hanno pure lasciato dell’amaro in bocca.

Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)
Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)

La scelta del corridore della Vangi Sama Ricambi Il Pirata non è stata casuale, ma anzi faceva parte di un piano: «L’avevamo stabilita già a inizio stagione con il direttore sportivo Matteo Berti e il preparatore Flavio Camerin. Non è stato neanche così impegnativo considerando che c’era il giovedì di mezzo e anche che la cronometro è un impegno fisico molto relativo. Diverso il discorso a livello mentale, dove invece richiede molto sforzo».

Il progetto era legato anche alla tua costruzione come ciclista per gare a tappe?

Parzialmente sì. Già alla Corsa della Pace quest’anno avevo affrontato 5 tappe di seguito, l’obiettivo è abituarmi sempre più agli sforzi prolungati nei giorni perché si vede, guardando l’attività e le gerarchie estere, che sono quelli che servono di più nella costruzione di un corridore. Io mi trovo abbastanza bene, infatti anche questi due sforzi ravvicinati sono stati positivi, avrei solo voluto condirli con una vittoria.

Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Com’era il Giro della Valdera?

La prima tappa era per velocisti, sapevo che non avrebbe influito molto sulla classifica. L’importante era rimanere in piedi, infatti ci sono state un paio di brutte cadute con alcuni corridori coinvolti in maniera pesante e mi è spiaciuto molto, spero che si rimettano presto. Sabato era prevista la tappa più dura con una salita pedalabile da ripetere più volte. Sono stato proprio io a promuovere l’azione principale portandomi dietro 6 corridori, poi in volata Montagner ha fatto valere le sue doti veloci, sicuramente superiori alle mie. Nella terza tappa c’è stata tanta pioggia, ma io e i miei compagni abbiamo comunque provato a ribaltare la classifica, in discesa però c’è stato il ricongiungimento e non ho più avuto possibilità di fare la differenza, finendo così secondo a 10” da Montagner.

Come lo scorso anno…

Sì e nella cronometro sono stato pure secondo dietro Finn, l’anno scorso avevo chiuso al terzo posto. Non posso negare che cercavo la vittoria con tutte le mie forze e non esserci riuscito inizialmente mi ha fatto male, ma sono comunque cosciente di avere fatto tutto il massimo per riuscirci. Montagner ha caratteristiche diverse dalle mie, non posso che dirgli bravo per come si è gestito in salita, è stato lui bravo a tenere il mio forcing.

Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Tu hai già in tasca il contratto con il devo team della Uae per il prossimo anno. Con i dirigenti tu e la tua squadra vi sentite nel corso della stagione?

So che mi seguono con attenzione e ogni tanto ci sentiamo. Tra l’altro devo dire che sono molto attenti anche nella gestione del materiale, appena ho qualche esigenza anche per la bici sono pronti ad accontentarmi. E’ come se mi facessero sentire già ora parte della squadra e questo è importante. So che hanno molta fiducia sia in me che nel mio team, mi tengono tranquillo. Vogliono che cresca con calma, i risultati gli interessano fino a un certo punto. Quel che conta è che conservi margini di crescita per i prossimi anni, su questo sono stati molto chiari.

Che impressione ti fa sapere che passerai nel devo team della squadra numero uno del WorldTour, è più l’entusiasmo o il timore?

Questa è una bella domanda, perché in realtà convivono entrambe le sensazioni. Certamente sono molto contento e anzi impaziente di iniziare la mia avventura con loro perché so che è un’esperienza essenziale per fare il salto di qualità. Dall’altra parte però so anche quale impegno richiede, anche dal punto di vista della crescita umana, staccarsi progressivamente dalla famiglia e questo un po’ spaventa sempre. Si passa da un ambito famigliare a una realtà professionale dove giustamente si chiede molto. Io però voglio farlo, voglio scoprire cose nuove, mettermi alla prova.

L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
Domenica c’è il campionato italiano, ti senti pronto?

Sì, è un percorso che mi piace molto, lo trovo selettivo e adatto a inventarsi qualcosa. Lo scorso anno fui già protagonista finendo terzo alle spalle del vincitore Gualdi e di Bessega, ora ho un anno in più e parto per ottenere il massimo risultato perché ne ho tutte le possibilità.

A Sambinello la prima degli juniores, sotto gli occhi di Salvoldi

03.03.2024
6 min
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LAMPORECCHIO – Spianato sulla bici come Cavendish. Enea Sambinello è un falco sull’arrivo di Cerbaia di Lamporecchio (nella foto di apertura, la lunga volata). Il Gran Premio Giuliano Baronti è stato una sorta di campionato italiano. Che grande attesa che c’era per questo debutto stagionale della categoria juniores. Un parterre stellare, tanto da richiamare persino il cittì Dino Salvoldi. 

La giornata alterna vento e nuvoloni super minacciosi. In un inverno più mite che mai, forse questa è stata la giornata più fredda. Ma i motori dei corridori erano belli caldi. Mentre si radunavano, nella grande sala mensa ottimamente allestita da Neri Sottoli, che ha aperto i suoi stabilimenti, i ragazzi parlavano dell’impresa di Pogacar ieri alla Strade Bianche. Ma anche di allenamenti e stati di forma.

Giornata fredda, motori caldi

La corsa parte come se fosse una prova di velocità su pista. Dopo 200 metri il gruppo è allungatissimo. Complice anche il vento, i giri in basso si fanno più duri del previsto. Alla fine è un dolce ondulato, ma continuo. A ruota si risparmia tanto, altrimenti sono dolori.

Vangi, Team Franco Ballerini, CPS, Autozai, Team Giorgi… insomma le squadre dei favoriti, si alternano in testa. Solo due atleti alla fine riescono a scappare veramente. Riccardo Uderzo e Matteo Rinaldi arrivano a toccare i due minuti di vantaggio. Ma si sa che andare all’arrivo è difficile. 

Intanto Salvoldi segue la corsa dall’ammiraglia. Osserva e prende appunti: «In effetti c’è un grande parterre qui. Dopo il ritiro di gennaio, colgo l’occasione per vedere come stanno i ragazzi, soprattutto in vista del primo impegno internazionale, il trittico dell’Eroica».

In salita, verso San Baronto, scappano prima in cinque e poi nel finale in due: Andrea Bessega ed Erazem Valjavec, ma non guadagnano tanto. In discesa Giacomo Rosato, Enea Sambinello e Mattia Proietti Gagliardoni gli rientrano. Rientrano in un momento cruciale però, cioè proprio al termine della discesa. Altrimenti sarebbe stata dura.

Sambinello glaciale

A quel punto Sambinello è glaciale. Non si fa intimorire. Sa di essere il più veloce e sul rettilineo finale detta la sua legge. A dicembre lo avevamo lasciato tra le interrogazioni su Ariosto e il ritiro-premio con la UAE Emirates in Spagna.

«Abbiamo fatto il ritiro poco tempo fa con la squadra, la Vangi – racconta Sambinello – e avevo buone sensazioni. Questa settimana è iniziata male perché lunedì sono caduto e sono stato un po’ male, quindi non sapevo bene a che livello ero.

«Oggi però sulla salita ho visto che stavo bene. Ho preso un po’ dai primi, ma in discesa ci siamo buttati giù forte. Sapevo di essere tra i più veloci e sono riuscito a giocarmela bene. Sono rimasto tranquillo. Anche perché sapevo che dietro c’erano due miei compagni, pertanto potevo non dannarmi eccessivamente l’anima per portare avanti la fuga e al tempo stesso concentrarmi sulla volata».

Sambinello vince con due bici buone di vantaggio. Man mano che arrivano i suoi compagni, i ragazzi della Vangi si abbracciano. Si nota un certo affiatamento. Un affiatamento che, a quanto pare, c’è stato anche in corsa.

«In effetti devo ringraziare tantissimo i miei compagni – racconta Sambinello – soprattutto Giacomo Sgherri, perché mi ha aiutato veramente tanto a prendere la salita davanti. Ma in generale tutta la squadra ha lavorato bene e siamo stati molto uniti. Parlavamo spesso su come gestire la corsa. Comunque era la prima gara e c’era molto nervosismo in gruppo. Quindi cercavamo di stare davanti, di evitare le cadute. Ma qualche battuta l’abbiamo scambiata anche con gli avversari, più che altro per salutarci, per sapere come stavano dopo l’inverno».

«Se ho parlato con Salvoldi? Non ancora, ma spero sia contento». Sambinello ci congeda parlando dei prossimi impegni, quelli con la nazionale e quello già cerchiato di rosso: il GP Liberazione a Roma.

Salvoldi sorride

E a proposito di Dino Salvoldi, il cittì non si può lamentare. Il tecnico azzurro si è fermato sulla salita per osservare meglio i ragazzi e trarre nuovi spunti. Dino si era confrontato anche con Luca Scinto per la scelta del percorso.

«Un tracciato così – spiega il cittì – era ideale: in linea con i percorsi moderni per durezza e chilometraggio. Insomma non era il “circuitino”. I ragazzi oltre ad avere più possibilità di andare all’arrivo, potevano anche prepararsi meglio con più convinzione ad un appuntamento simile».

Il cittì è soddisfatto perché i nomi cerchiati di rosso non lo hanno “tradito” e questo è importante per proseguire il lavoro che ha in mente.

«Alla fine sono arrivati davanti tutti i ragazzi che mi aspettavo. Un buon segnale. Vuol dire che hanno lavorato bene. Ho sentito per radio che Sambinello è rientrato in fondo alla discesa. A quel punto era favorito. Mattia Proietti (un primo anno, ndr) è andato molto bene. Così come Giacomo Rosato, che in pianura ci ha provato. No, no… molto bene».

Stasera Salvoldi farà il giro di telefonate con i ragazzi. Anche se con la maggior parte di loro ha parlato faccia a faccia dopo l’arrivo.

«E’ molto importante questo dialogo, perché mi consente di capire meglio come stanno e soprattutto di sapere se qualcuno che poteva fare di più ha avuto qualche problema. Per esempio c’è stata una caduta prima della salita che ha spaccato parecchio il gruppo e per me è importante saperlo».

Sambinello: toccata e fuga nel mondo dei grandi

22.12.2023
5 min
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Enea Sambinello è tornato tra i banchi di scuola, come un normale ragazzo di 17 anni fa ogni giorno. Oggi, prima delle vacanze di Natale, ha fatto un’interrogazione di italiano su Machiavelli, Ariosto e Tasso. Ultima fatica prima di tornare tra i banchi l’8 gennaio. Prima, però, Sambinello, che si appresta ad iniziare il suo secondo anno da juniores, ha fatto un salto in Spagna. Più precisamente è andato nel ritiro del UAE Team Emirates, quattro giorni. Un’immersione totale nel mondo del team più vincente del 2024. 

Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna
Sambinello nel 2023 ha corso con la Work-Service, qui all’ultimo Giro della Lunigiana con la Rappresentativa Emilia-Romagna

Dei cambiamenti

Intanto Sambinello per il prossimo anno ha già messo in atto un cambiamento. Nel 2024, infatti, non sarà più con la Work Service Speedy Bike, ma con il team Pirata Vangi.

«Una decisione – racconta Sambinello – arrivata con il cambio di team da parte del mio diesse Matteo Berti. E’ stato lui ad andare al team Vangi, insieme a Fabio Camerin, ed io li ho seguiti. Mi è sembrata la scelta giusta, anche perché ero andato alla Work proprio perché c’erano loro, ed ho voluto continuare questo percorso».

«Mi è già arrivata la bici per il prossimo anno, una Guerciotti Eclipse S. Sto facendo qualche adattamento per la posizione, tra poco inizierò a spingere un po’ di più».

Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Il selfie mandato al presidente del Team Pirata Vangi, dove Ulissi ha corso prima di Sambinello
Come sei finito al ritiro della UAE in Spagna?

Conosco bene Andrea Agostini (con lui a sinistra in foto di apertura, ndr). Da esordiente ho corso con il team Fausto Coppi. Ero in squadra con suo figlio, che ha la mia stessa età e con il quale sono molto amico. Mi hanno contattato perché erano contenti di come stessi andando. Ho avuto questa occasione e l’ho colta al volo.

Che esperienza è stata?

Fantastica! Sono stato catapultato in un mondo surreale. Un qualcosa che sogni fin da quando sei bambino. Ho visto Pogacar da vicino, perché partecipavo anche alla riunione la sera. Era uno dei pochi momenti in cui sono stato in contatto con i grandi. Sono rimasto molto colpito dal fatto che tra staff e corridori si trattano tutti allo stesso modo.

Con chi hai parlato di più?

Ulissi. Ho parlato con lui perché ha corso da junior alla Vangi. Mi ha dato qualche consiglio e abbiamo mandato una foto insieme al presidente. Mi ha detto ottime cose sul team e mi ha chiesto di chiedergli qualche consiglio se vorrò.

Altri?

Un altro con cui ho parlato e che mi ha colpito per il suo atteggiamento è stato Del Toro. E’ al primo anno da pro’ ma ha una grande umiltà. Per farvi un esempio: eravamo in stanza insieme e sono venuti i ragazzi di Scicon a dargli gli occhiali. Lui avrà detto grazie una quindicina di volte, non ha dato per scontato che questa cosa gli fosse dovuta. Mi ha chiesto dove abitassi, perché lui vive a San Marino. Ci siamo ripromessi, questa estate, di fare una pedalata insieme. 

Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Sambinello, a destra, mentre pedala sulle strade spagnole con la maglia della UAE Emirates (foto Instagram)
Tu hai pedalato con il Devo Team in quei giorni? 

Sì, a parte il primo giorno che ero in ritardo a causa dell’aereo e ho pedalato con i ragazzi di un team junior spagnolo. Dei ragazzi del team Gen Z conoscevo già Luca Giaimi, quest’anno ci siamo incontrati tanto alle corse. Abbiamo parlato della gestione della squadra, dello staff, del calendario… Lui è super contento di come lo stanno trattando.

Tu arrivi da una squadra juniores e ti sei ritrovato catapultato in quel mondo, che cosa hai notato in quei giorni?

E’ tutto curato nei minimi dettagli, ed è giusto che sia così. C’è tantissimo staff, tra corridori e addetti ai lavori saremo stati più di cento. Anche i test sono a 360 gradi. Ad esempio abbiamo fatto dei test per misurare la “core stability” per capire quali aspetti migliorare anche al di fuori della bici.

Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Ayuso ha firmato il suo primo contratto da pro’ con la UAE quando era al secondo anno juniores
Eri lì nei giorni in cui Pogacar ha annunciato che verrà al Giro d’Italia, che aria si respirava?

C’era incertezza. Si percepiva che la decisione sarebbe stata quella di venire in Italia ma non c’erano certezze. Per il nostro Paese è un evento fantastico, non vedo l’ora che arrivi. Sicuramente andrò sulle strade a vederlo, non so ancora dove ma ci andrò. Vi racconto l’ultimo aneddoto.

Dicci pure. 

Quando c’è stato l’annuncio ero con due juniores spagnoli. Ci siamo confrontati e mi hanno detto che per loro il Giro è più bello del Tour. Anche per loro la presenza di Pogacar è un’ottima cosa, un evento bellissimo per il movimento italiano…

Sambinello e il primo (positivo) anno da junior

13.09.2023
4 min
Salva

Tra gli juniores che maggiormente si sono messi in mostra in questa stagione c’è Enea Sambinello. Classe 2006 al primo anno in questa categoria ha fatto vedere sprazzi positivi, accumulando tante corse e anche qualche esperienza internazionale. Nel mese di settembre in particolare, vista la sua partecipazione al Giro della Lunigiana e poi al Trofeo Buffoni di domenica scorsa, chiuso in settima posizione

Alla prima esperienza in Nation Cup un secondo posto di tappa e il podio nella generale (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Alla prima esperienza in Nation Cup un secondo posto di tappa e il podio nella generale (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)

Prendere le misure

«E’ vero – afferma Enea Sambinello – quest’anno è stato abbastanza positivo, ho fatto già qualche esperienza internazionale. Prima alla Nuova Eroica, con la Work Service Speedy Bike, e poi con la nazionale. Ho corso anche con la nazionale in Slovacchia in una prova di Nation Cup, dove sono arrivato secondo in classifica generale. A questo poi si è anche aggiunta la buona prova ai campionati italiani: con la squadra abbiamo vinto la cronometro e poi sono arrivato quarto nella prova in linea».

Enea Sambinello (a sinistra in maglia azzurra) al suo primo anno da junior ha già fatto esperienze importanti (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Enea Sambinello (a sinistra in maglia azzurra) al suo primo anno da junior ha già fatto esperienze importanti (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Ti aspettavi un inizio di stagione così?

Alla seconda gara sono caduto subito, quindi ho un po’ perso la prima parte della stagione, la primavera diciamo. Mi sono ripreso molto bene, e nel mese di giugno e luglio sono andato davvero forte, alla fine tutti i risultati importanti sono arrivati in questo breve periodo. 

Al Lunigiana non è andata benissimo, cosa è successo?

Correvo con una microfrattura alla spalla, non una cosa così grave da impedirmi di esserci, ma sicuramente non il migliore dei modi per preparare l’evento. Infatti non sono andato come speravo, ma è una bella esperienza, che sicuramente tornerà utile in vista del prossimo anno. 

Il passaggio con la Work come sta andando?

Bene, molto bene. Arrivavo da una piccola squadra della mia zona, la Fiumicinese, diciamo che è la squadra del mio paese. Il cambio è molto positivo, Alla Work abbiamo un metodo di lavoro più professionale, visto che cambia anche la categoria. Mi sono trovato molto bene fin da subito.

Tra fine agosto e inizio settembre ha corso il Giro della Lunigiana con la Rappresentativa dell’Emilia-Romagna
Tra fine agosto e inizio settembre ha corso il Giro della Lunigiana con la Rappresentativa dell’Emilia-Romagna
L’utilizzo dei rapporti liberi come lo avete gestito?

Passare da avere il 16 nel pacco pignoni a spingere l’11 non è facile. Abbiamo lavorato molto in palestra e sviluppato abbastanza la forza, ci siamo allenati facendo i classici esercizi come squat e stacchi. Anche ora pian piano stiamo cercando di “tirare” più il rapporto. Ad inizio stagione era più difficile, ora sembra essere meglio. 

Quindi all’inizio ti ha condizionato un po’?

Penso sia “pesato” a tutti. Ma alla fine lo ritengo giusto, la categoria juniores si è avvicinata molto al professionismo. Mi è sembrata un’evoluzione più che lineare, ci sono state molte critiche ma non ne vedo il motivo. 

Lo hai trovato positivo quindi?

Sì. Lo si vede anche nelle gare internazionali, il gap con gli stranieri si è chiuso in parte anche grazie a questo (già nel 2021 gli juniores francesi, Lenny Martinez in primis, si allenavano con i rapporti liberi, ndr). 

Il gruppo che si è formato in nazionale è unito e solido (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Il gruppo che si è formato in nazionale è unito e solido (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Quella in Slovacchia è stata la prima esperienza con la maglia della nazionale?

Sì ed è stato fantastico. Come gara è stata super positiva, sono arrivato secondo in classifica generale e in una tappa. Mentre nelle terza ed ultima frazione siamo riusciti a portare a casa un successo con Mattia Negrente

Com’è stato indossare l’azzurro?

Fantastico, un’emozione incredibile. Poi il gruppo che si è creato era molto unito, e quindi anche al di fuori delle gare con la nazionale ci vediamo spesso e ci sentiamo altrettanto volentieri. Anche se siamo avversari il rapporto è ottimo. Non vedo l’ora di ritrovarmi in squadra con loro.